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Dissertations / Theses on the topic 'Letteratura di viaggio'

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1

Brugiolo, Chiara <1992&gt. "La letteratura di viaggio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17985.

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Abstract:
La letteratura odeporica è un genere riconosciuto recentemente dalla critica letteraria, nonostante il viaggio sia sempre stata una costante nella vita dell'uomo. L'elaborato, dopo aver trattato le principali tematiche della narrativa di viaggio, prende in considerazione un territorio specifico: quello calabrese. La calabria è una regione raccontata da molti autori, sia italiani che stranieri, ma in questo contesto sono stati analizzati autori autoctoni e autori italiani, confrontando le diverse visioni.
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2

Nardari, Annamaria <1961&gt. "<> La scrittura di viaggio di Cino Boccazzi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18487.

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Abstract:
La tesi si presenta come un primo studio sulla scrittura di viaggio di Cino Boccazzi medico, scrittore e viaggiatore (Aosta, 7 febbraio 1916 – Treviso, 6 agosto 2009). Lo studio si pone l'obiettivo di inserire la sua opera nella più grande tradizione della letteratura odeporica attraverso l'individuazione dei temi e degli elementi caratterizzanti del genere presenti nei suoi testi. La prima parte dell’elaborato ricostruisce il profilo biobibliografico dell’autore e presenta la sua attività di scrittore e pubblicista. La seconda parte verte sull’analisi della figura del viaggiatore. Dopo un inquadramento teorico, storico-letterario, sul tema del viaggio, vengono esaminate le motivazioni che hanno spinto l’autore a viaggiare. Viene poi affrontata l’analisi dei suoi testi odeporici cogliendo gli spunti sia di carattere letterario sia di carattere antropologico. Nella terza e ultima parte viene approfondito il suo personale itinerario attraverso i deserti, dalla raffigurazione e descrizione dello spazio paesaggistico alla rappresentazione dell’alterità, per cogliere gli aspetti narrativi, descrittivi e retorici di rilievo, al fine di dimostrare il grado di letterarietà della sua scrittura odeporica.
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3

Brocardo, Chiara <1993&gt. "L’Italia nel diario di viaggio di Zhu Ziqing. La letteratura cinese di viaggio, traduzione di Ouyouzaji 欧游杂记 (Venezia, Firenze, Pompei e Roma)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15536.

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Abstract:
Dall’inizio del ventesimo secolo numerosi intellettuali e scrittori cinesi guardano all’estero con un rinnovato interesse soprattutto verso il Giappone e poi l’Europa. In questo contesto l’Italia, essendo percepita dai cinesi come la culla della classicità e delle tradizioni più antiche, viene praticata perlopiù come meta di viaggi turistici e o di piacere rispetto ad altre destinazioni d’Europa (Francia, Germania) che erano mete scelte come approfondimenti della cultura occidentale moderna, volta al progresso scientifico, tecnologico e culturale-filosofico. In questo panorama è interessante prendere in considerazione lo scrittore cinese Zhu Ziqing, famoso poeta all’inizio del Movimento del Quattro Maggio e membro della Società di Ricerca Letteraria. Quest’autore oltre all’interesse primario per la poesia, si dedicò anche alla redazione di saggi e di testi o diari relativi ai suoi viaggi. Nel suo testo Ouyouzaji 欧游杂记 (Diario di viaggio in Europa) descrive le sue esperienze in giro per l’Europa. Nello specifico ha viaggiato anche in Italia e ha visitato le città di Venezia, Firenze, Pompei e Roma. In questa tesi, partendo dalle considerazioni generali dei cinesi che hanno viaggiato in Europa, mi concentrerò sull’autore Zhu Ziqing ed in particolare analizzerò il suo testo Ouyouzaji 欧游杂记 (Diario di viaggio in Europa) cercando di evidenziare e di far emergere l’immaginario, l’idea e la percezione dell’Europa e soprattutto dell’Italia che l’autore attraverso la sua produzione letteraria trasmetteva ai suoi lettori cinesi.
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4

Caselli, Cristina <1990&gt. "Unterwegs: letteratura di viaggio e turismo. Dai periploi greci ai tagebuchen tedeschi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5189.

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5

Nuzzo, Giulia. "Percorsi identitari nella letteratura di viaggio ispanoamericana. Ricardo Rojas e Gabriela Mistral." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/193.

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Abstract:
2008 - 2009
Una premessa non inedita, ma comunque importante, del lavoro di tesi è non soltanto la rilevanza della soggezione ad una vera e propria “ossessione identitaria” nella storia della cultura latinoamericana postcoloniale, ma anche, proprio in ragione della pressanza di tale “ossessione”, il fatto che questa sia stata estremamente feconda di creazioni intellettuali e artistiche. Il dibattito sulla “specificità” del “ser” latinoamericano, per la sua imponenza, per l’ampiezza degli ambiti teorici e discorsivi investiti, per l’intensità delle espressioni artistiche in cui si è riflesso, in particolare nelle sue più mature configurazioni novecentesche, probabilmente non conosce uguali in altri contesti storici segnati da dominazioni coloniali. La grandissima estensione e varietà di interventi sulla materia sollecita ulteriori contributi di studio su stagioni, vicende, autori, testi, meritevoli di indagine o approfondimenti critici, e la continuazione del dibattito attorno a più generali prospettive teoriche e metodiche. E, in questa prospettiva critica, sicuramente risulta del più grande interesse un lavoro di ricognizione sistematica che investa i modi in cui la letteratura odeporica, e più in generale l’insieme di scritture nate dall’esperienza diretta con i paesi europei (naturalmente a partire in primo luogo dalla “madre” ispanica), si sia resa un tramite privilegiato delle ricerche identitarie degli intellettuali latinoamericani. In questa direzione il lavoro di tesi aspira a presentare una prima ricostruzione analitica ed interpretazione organica dei principali testi che in proposito possono essere studiati di due diverse figure della cultura del mondo latinoamericano: l’argentino Ricardo Rojas e la ben più nota cilena Gabriela Mistral. Prima di inoltrarsi nella disamina della loro produzione segnata dalla cifra del viaggio, si è ritenuto però indispensabile disporre una sezione introduttiva che presentasse lo scenario problematico e concettuale delle discussioni attorno alle identità latinoamericane ripensate e discusse in primo luogo nel rapporto con le patrie europee, e quindi delle principali posizioni configuratesi sul versante europeo attorno alle identità nazionali, culturali, etc. In tal modo si è potuto anche presentare in iscorcio una ricostruzione dell’ampio spaccato di scritture di viaggio (e sul viaggio) di autori ispanoamericani in Europa: dunque una ricognizione di alcuni momenti nodali e altamente rappresentativi di esse è stata presentata a chiusura di tale sezione iniziale. Si è ritenuto che in tal modo questa, con tale ampia apertura panoramica, potesse assolvere alla funzione di introdurre adeguatamente le più specifiche disanime critiche delle esperienze “odeporico-identitarie” di Rojas, nella seconda sezione, e quindi della Mistral, nella terza e ultima. Tali ricognizioni possono così essere considerate anche come momenti significativi di un lavoro ulteriormente destinato all’esplorazione di un’importante costellazione di testi occasionati dall’esperienza del viaggio o dalla rivisitazione letteraria delle patrie europee nel vastissimo scenario della cultura ispanoamericana del primo ‘900. È in questo contesto problematico e critico che va rinnovatamente studiata l’importante esperienza intellettuale di Rojas, il cui impegno teorico rispose innanzitutto all’esigenza di rafforzare le strutture umanistiche della cultura della nazione argentina, della cui genealogia produceva un’impegnativa rappresentazione, certamente anche mitologizzata nel riferimento ad un principio atavico e indissolubile dell’argentinidad. L’impegno nazionalistico di Rojas non è dissociabile però da un afflato americanistico, dal riferimento ad una comune identità di vincoli genetici ed esperienze storico-culturali dei paesi ispanoamericani, dalla cifra di un “tellurismo” comune alla più parte delle coeve rivendicazioni autoctone del sud del continente: da cui la rivendicazione americanistica, peculiarmente sincretistica e universalistica, “eurindiana”, dello scrittore argentino. Rispetto a tale plesso problematico comunque è mancato nella letteratura critica sull’autore un esame adeguato delle opere emerse dal suo viaggiare, le Cartas de Europa, del 1908, ed il Retablo español, di trent’anni più tardo. Se va riconosciuta la sostanziale povertà letteraria di tali testi, non vanno elusi altri livelli in cui può essere colto un loro interesse: la dinamica gestazione della riflessione sulla “filosofia della nazione argentina” che si sarebbe espressa quasi contemporaneamente nella Restauración Nacionalista e poi in Blasón de plata, La argentinidad e Eurindia; il valore paradigmatico che assume in Retablo español l’esperienza “iniziatica” del viaggio in Spagna in direzione del processo di conciliazione tra il mondo ispaoamericano e la ex madrepatria spagnola; i caratteri e significati della profonda incidenza del debito assunto da Rojas verso l’esperienza degli intellettuali del regeneracionismo e della generación del 98 spagnola, oggetto di un sostanziale silenzio in sede critica. La vita nomadica di Gabriela Mistral si presta ad essere riattraversata, approfondita criticamente, in quanto rispose tanto alla ricerca delle forme dell’identità ispanoamericana, nelle sue radici autoctone, e nelle sue possibili coniugazioni alle culture del vecchio mondo, tanto a quella di una difficile inchiesta esistenziale, segnata dall’esperienza sradicante, ma allo stesso tempo ricca di spunti vitali, dell’«extranjería». Non è certo una novità critica che la Mistral assurse già in vita a figura esemplare del movimento americanistico, delle sue istanze telluriche, popolari e indigeniste. Tuttavia dell’essenziale navigazione di Gabriela Mistral tra diversi paesi dell’Europa sono testimonianza una serie di scritti di viaggio (di tutt’altra tempra letteraria rispetto a quelli di Rojas) anche questi non ancora sistematicamente affrontati dagli studiosi. Seguendoli ravvicinatamente si è cercato di mostrare come essi mettano sulle tracce della complicata trama di riferimenti alle patrie europee che sottendono e accompagnano la modulazione del suo ethos americanistico. L’esperienza di viaggio e d’identità della Mistral, ben diversamente da quella di Rojas, mette tra l’altro in luce un nazionalismo ispanoamericanistico in cui si copre un rapporto estremamente conflittuale con la patria cilena. D’altra parte la prosa e la poesia della poetessa cilena continueranno a nutrirsi del calore terrestre delle radici contadine della memoria della sua terra, in una vicenda complessa in cui giocano un ruolo di primo piano le esperienze delle terre mediterranee, valorizzate nel loro ancoraggio alle espressioni parche della civiltà contadina e della religiosità francescana. Nelle pagine dedicate alla Mistral si sostiene che quel suo peculiare “tellurismo” fu anche una chiave decisiva di esperienza e di lettura delle varie patrie europee divenute elettive, e che quel nomadismo avrebbe assunto infine il senso di uno stare al mondo nel contatto essenziale con la sua pura natura, irriducibile alla logica politica dell’appartenenza patria.
VIII n.s.
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6

Montagnaro, Laura <1984&gt. "Interconnessioni tra spazio e tempo nella letteratura di viaggio. Tre casi di studio: Vittorini, Levi, Moravia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8232.

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Abstract:
Il lavoro si propone di indagare le interconnessioni tra il piano spaziale e temporale nella letteratura di viaggio attraverso l'analisi di tre casi di studio collocabili nell'arco del Novecento: il resoconto del viaggio in Sardegna di Elio Vittorini (Sardegna come un'infanzia), quello esito dell'esperienza sovietica di Carlo Levi (Il futuro ha un cuore antico. Viaggio nell'Unione Sovietica) e i resoconti dei viaggi africani di Alberto Moravia (A quale tribù appartieni?; Lettere dal Sahara; Passeggiate africane). Il focus dell'attenzione è posto sulle modalità attraverso cui una realtà nuova e sconosciuta viene letta dall'autore attraverso le lenti del tempo. Sono analizzati i processi che attivano i richiami e i riferimenti al tempo passato, che può configurarsi come il tempo dell'infanzia e del sogno (Vittorini), del mito e della comunanza di origini (Levi), ma può assumere anche i tratti dell'assenza di storia (Moravia).
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7

Veneri, Toni. "Geografia di stato. Il viaggio rinascimentale da Venezia a Costantinopoli fra letteratura e cartografia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4590.

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Abstract:
2009/2010
Il procedimento innovativo di spazializzazione testuale che emerge a Venezia nel Cinquecento e caratterizza il nuovo trattamento rinascimentale delle informazioni geografiche, trova nell’Oriente e nel suo ampio e stratificato bagaglio di conoscenze precostituite un ambito privilegiato di applicazione, che si sviluppa lungo tre principali direttrici (Gerusalemme, Cambaluc, Bisanzio). Nel contesto di un declino delle utopie religiose (esemplificato dall’incontro fra il geografo Giovanni Battista Ramusio e il falso messia David Reubeni), di una rivalutazione dell’utopia politica imperiale (la riproposizione, da parte di Ramusio, dei viaggi di Marco Polo) e della tecnica di spazializzazione geografica del racconto medievale (il cronotopo storiografico dellla Quarta Crociata fissato dal figlio di Giovanni Battista, Paolo Ramusio), un importante investimento teorico e simbolico viene condotto nel Rinascimento – e attraverso i generi più diversi della produzione geografica e cartografica di cui la città è all’epoca capitale indiscussa – sull’itinerario che da Venezia si snoda lungo l’Adriatico orientale e, a seconda delle circostanze, attraversa i mari Ionio ed Egeo oppure valica per via di terra i Balcani, per raggiungere infine Costantinopoli, capitale dell’impero ottomano. Pellegrinaggio moderno e secolarizzato, questo viaggio si offre alla descrizione e al racconto, e quindi all’analisi, come oggetto unitario e discorsivo da contestualizzare nell’ambito umanistico del rinnovamento cinquecentesco delle conoscenze geografiche, della nascita dell’istituto diplomatico veneziano e dell’elaborazione di nuovi generi di scrittura letteraria. Il valore della ricerca e dell’individuazione di questo corpus si giustifica alla luce sia del suo significato quantitativo (l’itinerario da Venezia a Costantinopoli è quello che, soppiantando il tradizionale pellegrinaggio in Terrasanta, viene più descritto e narrato in assoluto durante il Rinascimento) sia del suo significato qualitativo (è il terreno di scrittura e rappresentazione in cui si sviluppa la moderna geopolitica, si promuove un discorso imperialista veneziano, si mettono alla prova nuove concettualizzazioni geografiche, si gettano le fondamenta del futuro discorso orientalista e della scrittura etnografica in generale). Oltre alle evidenti ragioni politiche ed economiche che giustificano la pratica di questo viaggio – ma non la sua incessante riscrittura – è possibile individuare gli elementi testuali che concorrono ad attribuire all’itinerario in questione un’immagine e una densità simbolica senza eguali: un contenuto utopico, veicolato principalmente dalla rappresentazione cartografica e dalle descrizioni impersonali, legato tanto al mito di Venezia quanto a quello imperiale di Costantinopoli e alla fortuna della rappresentazione idealizzata dell’isola come microcosmo; un corrispondente contenuto eterotopico che invece emerge dai racconti in prima persona che registrano l’esperienza materiale dei viaggiatori in quegli stessi spazi trasformati in luoghi dalla loro presenza; contenuti che vengono entrambi potenziati da drammatizzazioni storiografiche che svolgono un preciso ruolo politico e propagandistico nell’agenda governativa della Repubblica. Da un punto di vista metodologico questo corpus incoraggia l’integrazione di tre modalità di approccio critico (storico-letterario, teorico, interdisciplinare) che prevedono altrettanti terreni d’indagine: 1) L’analisi testuale delle descrizioni e dei racconti del viaggio cinquecentesco a Costantinopoli, nella loro graduale acquisizione di autonomia formale e nelle conseguenti possibilità di contaminazione, si articola in tre momenti, uno strategico (i quadri, le descrizioni), uno tattico (i racconti, le narrazioni), uno discorsivo (pellegrinaggi e viaggi in Oriente): dall’emergenza di una nuova inquadratura dell’area non contemplata in precedenza né dalla cartografia nautica né da quella tolemaica, alla visualizzazione in sequenza delle tappe del viaggio che negli isolari e nelle raccolte di vedute funge, oltre che da possibile alternativa cosmografica (la frammentazione in microcosmi insulari contro o a complemento della visione totalizzante della cartografia tolemaica), da inventario delle possessioni marittime veneziane, veicolo del mito di Venezia cui risponde l’immagine in bilico fra utopia e distopia della capitale ottomana; dalla pura descrizione degli scali offerta dai portolani e amplificata dalla stabilità e dalla razionalizzazione della pagina stampata, al graduale sganciamento, grazie al bilanciamento fra istanza narrativa e “medaglioni” geografici, del racconto di viaggio sia dai “blocchi” descrittivi tipici della prosa diplomatica e della trattatistica etnostoriografica sui turchi (il testo preliminare), sia dalla pura contingenza cronachistica praticata dagli stessi autori, tutti uomini di stato, ambasciatori, segretari o loro accompagnatori, nella scrittura dei loro dispacci al governo; dalla formalizzazione e standardizzazione dei capitoli descrittivi che permette di classificare le strategie all’opera nei racconti di viaggio, all’emergenza dei luoghi irripetibili dell’esperienza, ovvero delle tattiche dei viaggiatori, per i quali è possibile solo una casistica topologica in cui prendono risalto le eterotopie sottintese (Venezia), o annunciate ma raramente realizzate (Costantinopoli, il Serraglio), i luoghi della metastruttura rituale del viaggio, quelli che ne assicurano il regolare svolgimento (alloggi, luoghi di ristoro, mezzi di trasporto, chiese e luoghi istituzionali), le paratopie spesso drammatiche che invece ostacolano o ritardano il viaggio (tempeste, intemperie, aggressioni, incidenti), i luoghi che emergono per un salto nel tempo, in un passato collettivo o personale (eterocronie antiquarie, politiche, familiari), e luoghi invece in cui il viaggiatore valuta o gode direttamente del paese visitato senza descriverlo in maniera distaccata e impersonale. 2) A questa analisi storica e testuale si accompagna un’interrogazione teorica sulle nozioni applicate dalla critica per descrivere i cambiamenti epistemologici collegabili a questi testi: la scomparsa di elementi storici e religiosi (Lefebvre) da uno spazio rinascimentale fondamentalmente quantitativo e perciò da contrapporre al mondo prevalente in età medievale (Farinelli), a quello spazio di localizzazione (Foucault) strutturato su rapporti oppositivi fra luoghi qualitativi che si caratterizzano per una densità simbolica provocata dalla drammatizzazione e dalla presenza manifesta del corpo (Tuan), una competizione che dà vita al racconto di viaggio come bilanciamento o tensione fra strategie e tattiche (Certeau), fra descrizione e narrazione (Marin); l’elaborazione, in queste operazioni di spazializzazione rinascimentale, di un nuovo nesso fra spazio e tempo storiografico (il cronotopo), che chiama in causa il ruolo stesso di quest’ultimo nell’ambito della ricerca (i concetti neostoricisti di aneddoto e master narrative); infine l’utilità che queste categorie svolgono nell’individuare il viaggio da Venezia a Costantinopoli come un discorso che rappresenta storicamente uno sviluppo in controtendenza nella secolarizzazione di un precedente discorso sul viaggio (la peregrinatio medievale) sfociato nel meraviglioso periplo orientale, e allo stesso tempo una riserva di immagini che verranno risemantizzate, attraverso una loro esotizzazione, dal più tardo discorso europeo sul viaggio in Oriente (l’orientalismo). 3) L’individuazione e la valorizzazione di un corpus unitario e non univocamente letterario, ma anche cartografico e variamente scientifico o divulgativo, tanto manoscritto quanto a stampa, in relazione a un sistema umanistico di articolazione dei saperi mal tollerante rigide distinzioni disciplinari. Questo il contributo più importante che la tesi vuole offrire: oltre a indicare nella loro coerente totalità un insieme disperso di testi – alcuni dei quali per niente studiati o laddove oggetto di attenzione, frammentati in funzione di ristretti obiettivi disciplinari di volta in volta diversi – attirare l’attenzione sulle potenzialità teoriche ma anche storiografiche dell’analisi letteraria nella comprensione del ruolo politico e culturale svolto da questo corpus, fondamentale nella cultura europea per la definizione della propria geografia in base a una nuova idea di spazio e a nuove emergenti figure di alterità; mostrare che anche gli studi rinascimentali possono contribuire a dibattiti molto attuali su cosa sia lo spazio, dibattiti che sembrano esigere sempre di più operazioni di storicizzazione. Il repertorio bibliografico, pensato anche per alleggerire il discorso, offre infine uno stato aggiornato della bibliografia relativa ai testi e ai loro autori, permettendo di ripercorrerne il sostanziale intreccio in maniera più sequenziale.
XXII Ciclo
1981
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8

Postiglione, Jessica. "Il popolo finlandese nella letteratura umoristica: proposta di traduzione di “Xenophobe's guide to the Finns”." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9821/.

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Abstract:
Nel presente elaborato è analizzato il popolo finlandese attraverso la traduzione in italiano della guida umoristica "Xenophobe's guide to the Finns". L'analisi consiste in un primo capitolo sull'approfondimento del viaggio e della letteratura ad esso ispirata fino ai giorni nostri. Il secondo capitolo è incentrato sul popolo finlandese e gli stereotipi che lo caratterizzano, e il terzo analizza le difficoltà riscontrate nella traduzione.
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9

Pasin, Chiara <1991&gt. ""Fra intime forèste de respiri" Viaggio nella poesia dialettale di Mario Meneghini." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15997.

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Abstract:
Mario Meneghini, poeta vicentino inedito, si è fatto conoscere inviando i suoi lavori a numerosi concorsi letterari e ottenendo molti premi. Autodidatta, operaio saldatore di professione, ha accompagnato gli eventi più importanti e significativi della sua vita con poesie scritte nel suo dialetto, parole guidate da una visione originale, passionale e profonda di ciò che lo circonda. Il saggio introduttivo si preoccupa di indagare nella vita dell'autore, di cogliere gli spunti ambientali che possono averlo stimolato, di analizzarne le raccolte e i singoli componimenti sia dal punto di vista contenutistico che da quello della metrica e dello stile. Verrà data particolare attenzione all'uso peculiare del dialetto veneto (di origine vicentina e, nello specifico, scledense) e alle scelte effettuate dal poeta per rendere correttamente la grafia della lingua. Dopo qualche nota sullo studio delle fonti scritte, verranno inserite le raccolte e le poesie prese in considerazione nell'analisi precedente.
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10

Bevilacqua, Marco <1984&gt. "Tre vicentini in America. La scrittura di viaggio di Guido Piovene, Antonio Barolini e Goffredo Parise." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3418.

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11

Gòrowska, Anna <1985&gt. "L'immagine dell'Africa negli scritti di viaggio di Alberto Moravia e Ryszard Kapuściński. Due visioni a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4811.

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Abstract:
Il presente studio consiste nell’analisi e nel confronto degli scritti di viaggio di Alberto Moravia e Ryszard Kapuściński dedicati al continente africano. La tesi si prefigge l’obiettivo di individuare le somiglianze e le differenze nella rappresentazione dell’Africa creata dai due scrittori. La prima parte dell’elaborato presenta le nozioni di carattere generale concernenti l’esperienza di viaggio e il suo imprescindibile legame con la scrittura. Inoltre esamina come la letteratura abbia influito e partecipato alla creazione dell’immagine dell’Africa nel pensiero comune ed in particolare nella società italiana e polacca. La seconda parte della tesi è dedicata all’analisi degli scritti degli autori Alberto Moravia e Ryszard Kapuściński. Si pone una particolare attenzione agli aspetti riguardanti il linguaggio, la percezione dell’Altro, il rapporto con la storia e il genere letterario.
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Niccolai, Fiammetta. "Un viaggio alla scoperta del mondo della poesia per bambini. Animalario di María José Ferrada: proposta di traduzione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20864/.

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Abstract:
L’oggetto del presente elaborato è la mia proposta di traduzione dallo spagnolo all’italiano di un albo illustrato contenente ventuno poesie per bambini. Si tratta di "Animalario" della scrittrice cilena María José Ferrada, pubblicato nel 2012 dalla casa editrice Oxford University Press España. Dopo una breve introduzione mirata a sottolineare la poetica dell'autrice e il suo collegamento all’idea espressa da Pablo Neruda nella poesia "Oda a la Cebolla", mi sono dedicata all’analisi del testo di partenza, delineandone gli elementi paratestuali, oltre a dare spazio alla biografia dell’autrice e dell’illustratrice. Dopodiché, ho presentato la proposta di traduzione, trascrivendola a fianco delle illustrazioni di María Hergueta. Infine, ho commentato le scelte traduttive che hanno contraddistinto il mio lavoro e ho riportato l’intervista gentilmente concessami da María José Ferrada.
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Cecot, Federico. "Un viaggio tra pallacanestro e cultura: proposta di traduzione di Big Game, Small World di Alexander Wolff." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Negli ultimi secoli lo sport ha svolto un ruolo molto importante nella cultura di ciascun paese. La connessione tra sport e cultura è particolarmente evidente nel libro Big Game, Small World: A Basketball Adventure, scritto da Alexander Wolff. Il testo racconta del viaggio dell'autore in diciassette paesi del mondo e il resoconto di ogni tappa è finalizzato a scoprire cosa lega la cultura locale alla pallacanestro. Il legame tra basket, viaggio e cultura rende questo libro un’intersezione di generi, stili di scrittura e tematiche che di solito non caratterizzano i libri sportivi. La traduzione di un testo che presenta aspetti così diversi rappresenta pertanto una sfida interessante. Questa tesi è suddivisa in sei capitoli. L'obiettivo del primo è fornire una panoramica del libro e osservare la sua ricezione da parte di critica e lettori. Il secondo si concentra sulla definizione del genere a cui l’opera potrebbe essere ascritta per mezzo dell’analisi di altri testi dedicati alla pallacanestro e della connessione del libro con il genere della letteratura di viaggio. Nel terzo capitolo vengono esaminati alcuni aspetti culturali riguardanti tre stati visitati dall'autore, mentre lo stile dello scrittore è il tema principale del quarto capitolo. In seguito all'analisi di genere, contenuto e lingua, il quinto e il sesto capitolo forniscono la traduzione di due sezioni di Big Game, Small World e un commento sui problemi riscontrati e le strategie adottate durante il processo di traduzione.
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Gandi, Charlotte <1994&gt. "Per fare odeporica. Il travel blog come narrazione di viaggio, turismo e cultura." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14510.

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Abstract:
Elaborato sull'evoluzione che ha portato il diario di viaggio, forma tipica della letteratura odeporica, a diventare un diario di rete. Nel primo capitolo dell'elaborato si affronta la Letteratura di viaggio, un genere inconsueto, tenendo conto del suo sviluppo dall'antichità al Novecento. Nel secondo capitolo si pone l'accento sui mezzi di comunicazione moderni e contemporanei, per tracciare il profilo del blog e le sue varie classificazioni tematiche (tra cui il travel blog). Nel terzo capitolo viene affrontato il panorama dei blogs in Italia, approfondendo il ruolo dell'Italiano nei blogs. Nel quarto capitolo si approfondisce il tema del viaggio nell'era del diario-digitale, concentrandosi sui blog di viaggio in Italia e le loro caratteristiche. Nel quinto capitolo si analizzano i risultati ricavati tramite un questionario volto ad analizzare il travel blog in quanto mezzo per narrare il viaggio. Infine, nell'ultimo capitolo, vengono presi in esame tre casi di studio di blog emergenti a tema viaggio.
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Girotto, Alice <1987&gt. "Forme di rappresentazione del potere in Angola : viaggio dalla letteratura alle arti visive (e ritorno)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/15028.

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Abstract:
La lettura comparata di opere letterarie e artistiche proposta nella mia tesi ha lo scopo di rilevare preoccupazioni e tendenze comuni nella produzione culturale angolana contemporanea, intendendo per “contemporaneo” colui che percepisce le tenebre del suo tempo come un qualcosa che lo circonda e che lo interroga (Agamben). L’approccio interartes è particolarmente adeguato trattandosi di uno studio di tipo tematico, incentrato sulla rappresentazione del potere che, dopo la fine della guerra civile in Angola (2002), è stato al centro di numerose realizzazioni di scrittori e artisti. Alla definizione dei fondamenti teorici della ricerca e della metodologia usata per esaminare il corpus selezionato (opere letterarie in prosa – romanzi e racconti – e opere delle arti visive – pittura, scultura, fotografia, video e installazioni), seguono tre percorsi di analisi, secondo diverse “complicità narrative” che uniscono le opere. Il primo continua un precedente lavoro sulla città di Luanda in letteratura e si concentra sulle relazioni fra potere e spazialità, tentando una nuova lettura di un tema ormai classico attraverso la ridefinizione delle frontiere tradizionali e l’analisi delle interpretazioni distopiche della contemporaneità. Nel secondo percorso si evidenzia come le varie tecniche di rappresentazione abbiano realizzato la personificazione del potere mettendo in risalto un unico personaggio (“tipo” o icona politica) e ricorrendo a uno stesso stile ironico. Infine, articolando il concetto di utopia, nel terzo percorso si prendono in considerazione opere che propongono visioni di altri mondi possibili, in cui il potere si manifesta in modo alternativo rispetto ai due nuclei tematici precedenti.
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Attrovi, Linda <1986&gt. "Il tema del viaggio reale e mentale nelle Novelle per un anno di Luigi Pirandello." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1603.

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Reverdito, Guido. "Giorgio Scerbanenco e il cuore nero del giallo di casa nostra. Viaggio al termine dell'€™ossessione di una vita." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423446.

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Abstract:
Between 1966 and 1969 Giorgio Scerbanenco published four detective novels (Venere privata, Traditori di tutti, I ragazzi del massacro, I milanesi ammazzano al sabato, all of which were dominated by the figure of Duca Lamberti, a doctor struck off the medical register for performing euthanasia and converted into a policeman loaded with existential rage and hungry for social justice), thanks to which Scerbanenco deeply revolutionized Italian crime novel spirit by introducing in it the new and fierce reality of contemporary late 1960s Italy. These four toughest novels turned Scerbanenco swiftly into what can be described as a master to those who decided to follow his steps by trying to use scenes and themes of the crime novel to depict the social reality of a constantly evolving country (even if in a contradictory fashion). The role played by Scerbanenco in freeing Italian crime novel from past slavery and driving it to a future of possible independent production has been officially recognized by both literary critics and readers. To the extent that one can find this aspect mentioned in each respectable history of Italian crime novel. Nevertheless, only rarely investigated is what lies behind this sudden revolution that renewed the dull and monotonous Italian crime novel literature scene with stories that did eventually smell of real life after years in which there had been just passive imitations of American models (sometimes awkward themselves too). However, the perfect balance achieved in Duca Lamberti'€™s series is not to be seen as a random success due to social and historical concurrencies (that is the fact that Scerbanenco had been the first crime novelist to realize that late 1960s Italy had radically changed after the economic boom at the beginning of the decade and that new forms of crime, which were starting to wound the country, deserved to be given some kind of visibility in the only literary genre that could host them). Had Scerbanenco only adopted this brilliant sociological intuition with no previous and long-lasting writing experience, he would have never been able to turn such a visionary intuition into high quality entertainment literature. The aim of this research is to propose a journey to the beginning of an obsession. That is to examine Scerbanenco'€™s earliest production (somehow not adequately investigated by scholars), seeking those pages in which he demonstrates from the outset of his career as a novelist that the late 1960s revolution was not a lucky strike based on improvisation, but the unavoidable ending of a long journey through the obsessions of crime transferred onto the pages of novels.
Tra il 1966 e il 1969 Giorgio Scerbanenco pubblica quattro romanzi polizieschi ("€Venere privata", "Traditori di tutti", "I ragazzi del massacro", "I milanesi ammazzano al sabato", tutti dominati dalla figura di Duca Lamberti, medico radiato dall'ordine a seguito di un'eutanasia e convertito in modernissimo poliziotto carico di rabbia esistenziale e assetato di giustizia sociale per quanti non la possono avere) con i quali rivoluziona dalle fondamenta gli spiriti e le forme del giallo italiano facendo irrompere in un genere fermo da anni alle scimmiottature di modelli americani la realtà del nuovo volto truce che l'€™Italia reduce dal boom economico aveva assunto in quegli anni. Grazie a quei quattro gialli duri e puri Scerbanenco è diventato in breve tempo una sorta di maestro per quanti hanno deciso di seguirne le orme cercando di usare gli schemi e i temi tipici del poliziesco per raccontare la realtà  sociale del paese in continua e spesso contraddittoria evoluzione. Questo ruolo di Scerbanenco visto come liberatore della letteratura di genere (il giallo che trascolora nel noir) dalle servitù di passaggio del passato e di apripista verso un futuro di indipendenza narrativa possibile è ormai un dato di fatto consolidato sia presso la critica che presso il pubblico. Al punto da essere parte integrante di ogni rievocazione della storia del giallo nostrano che si rispetti. Ciò non ostante non è un azzardo affermare che raramente ci si è domandati che cosa stia dietro a questa improvvisa rivoluzione copernicana capace di rinnovarne il panorama uggioso e monotono con storie che puzzassero finalmente di vita vera dopo tanta letteratura plastificata straripante di adattamenti passivi e scodinzolanti di quelli che erano già  brutti modelli americani di partenza. L'approdo di Scerbanenco all'equilibrio perfetto delle storie della serie di Duca Lamberti non è però un evento casuale verificatosi per una serie di fauste concomitanze storiche e letterarie (ovvero l'essere stato egli il primo a capire che la società  italiana dell'immediato post-boom economico dei primi anni '60 era cambiata in maniera imprevedibilmente repentina e che le nuove forme di criminalità  che iniziavano a piagare il paese meritavano di avere una loro visibilità  nel solo genere letterario che le potesse ospitare trasformandole in vero "ambiente"). Se Scerbanenco avesse avuto soltanto il merito di questa brillante intuizione di sociologia amatoriale, senza poter contare su un adeguato magistero creativo durato anni, non avrebbe mai avuto la possibilità  concreta di convertire la lucida visionarietà  di quell'intuizione in un prodotto di letteratura di consumo di alto profilo. Lo scopo che questa ricerca si prefissa è appunto quello di proporre un viaggio di archeologia letteraria alle radici di un'ossessione. Ovvero esaminare le fasi più remote (e in parte confuse, oltre che ancora non adeguatamente studiate) della produzione scerbanenchiana per andare alla ricerca di quelle pagine nelle quali lo scrittore italo-ucraino dimostra sin dagli anni più imberbi di subire fortissima la fascinazione della dimensione poliziesca, cercando così di dimostrare come l'esplosione di fine anni '60 non sia affatto la ciambella uscita col buco perfetto dal forno dell'improvvisazione, quanto piuttosto l'inevitabile approdo di un lungo viaggio dentro le ossessioni del crimine trasferito sulla pagina.
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RICCIO, Elena. "La ricezione di Leonardo Sciascia. Il viaggio dell'opera nello spazio e nel tempo attraverso la collezione Leonardo Sciascia - recensioni." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/394666.

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Abstract:
In un ambito, come quello degli studi sciasciani, inevitabilmente imperniato sulla relazione tra scrittura e memoria intesa come strumento di conoscenza del reale e di svelamento delle «storture», urge ricercare un’osservazione della produzione che tenga primariamente in considerazione il lettore in quanto principale destinatario dell’intenzione autoriale. La complessità di restituzione della fortuna di Leonardo Sciascia è cagionata non solo dai molteplici volti e piani che concorrono a delinearne la figura (intellettuale, letterato, politico, collaboratore editoriale) e l’opera (favolistica, poetica, saggistica, narrativa, pamphlettistica, romanzesca, giallistica, documentaria), ma anche dal non sempre lineare posizionamento dei critici e dalla difficoltà di analisi che un ambito transdisciplinare come quello degli studi sulla ricezione trascina con sé. Per quanto la canonizzazione di Leonardo Sciascia stia seguendo il proprio iter anche e soprattutto per merito, nel corso di un solo trentennio, della pubblicazione delle Opere con due colossi dell’editoria italiana (Bompiani e Adelphi), può rivelarsi di grande importanza lo studio della Collezione L. S. - recensioni, affidata ai nostri studi dalla famiglia dello scrittore e proveniente dalla sua abitazione palermitana, da cui emergono (meta)dati di grande interesse. Con il presente lavoro si presentano dunque i risultati della ricerca che ci ha visti impegnati nell’inventario e nello studio della Collezione, costituita dallo stesso Sciascia nel corso di tutta una vita - «In passato mi sono dedicato a una contabilità, di cui ecco i risultati», diceva Sciascia intervistato da M. Padovani, riferendosi probabilmente proprio a queste carte - e ordinata dalla moglie, Maria Andronico. Nel solco del morettiano distant reading, con uno sguardo oscillante tra qualità e quantità, ha preso forma, attraverso i lavori inventariali, le descrizioni archivistiche, le analisi statistiche di frequenza, l’interrogazione dei metadati, la consultazione documentaria e la rappresentazione grafica, una linea della ricezione d’autore che muove i suoi passi tra le due coordinate di spazio e tempo.
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Kovačević, Zorana. "Mediazioni culturali: letteratura e società italiane nell'odeporica serba ed europea tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10150.

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Abstract:
2012/2013
Lo scopo di questo lavoro è rappresentare l’immagine dell’Italia, della sua società, della sua cultura e soprattutto della sua letteratura nell’ambito dell’odeporica serba ed europea dell’Ottocento e del Novecento. Nonostante una sorprendente presenza dell’Italia nella letteratura di viaggio serba, i saggi, le monografie, i libri, le antologie e gli altri testi che ne trattano non sono particolarmente numerosi tanto in lingua serba quanto in quella italiana. Al contrario di ciò che accade per altri viaggiatori stranieri, la presenza di testimonianze scritte dai serbi in visita in Italia è dunque studiata relativamente poco: infatti, considerando la bibliografia generale relativa al viaggio in Italia, colpisce subito una notevole asimmetria e una grande lacuna. La tesi è divisa in due parti. Nella prima, tramite le pagine dei viaggiatori serbi che dell’Italia hanno lasciato testimonianza scritta sono illustrati, privilegiando un taglio cronologico, gli elementi essenziali a un ritratto del Belpaese, fra Ottocento e Novecento. Attraverso cinque capitoli, che corrispondono ad altrettante fasi dello sviluppo dell’odeporica serba, viene messo l’accento sull’immagine dell’Italia, mentre tutte le informazioni fornite sui viaggiatori e le loro opere sono ridotte all’essenziale in quanto maggiormente pertinenti all’ambito della slavistica. L’Italia, soprattutto per le sue bellezze e tradizioni, è senz’altro una meta d’obbligo per chi proviene dalle terre slave. Per quanto riguarda l’area serba, la presenza dell’Italia si può osservare principalmente attraverso la letteratura di viaggio a cui hanno contribuito, in più di due secoli, scrittori curiosi di conoscere questo paese, che fin dai tempi del Grand Tour ha attirato schiere di viaggiatori da tutta Europa. La prima fase dell’odeporica serba sull’Italia si apre poco prima dell’inizio del secolo XIX e dura fino al Romanticismo, che ne costituisce la seconda fase, quando appaiono i notevoli contributi di Petar Petrović Njegoš e soprattutto il libro Lettere dall’Italia di Ljubomir Nenadović, che non rappresenta solo uno spartiacque nel genere, ma senza dubbio anche un passo notevole in tutta la letteratura di viaggio serba. La terza fase, che in qualche modo corrisponde al Realismo, si protrae fino all’apparizione di una generazione nuova che si afferma tra le due guerre mondiali e porta la letteratura di viaggio alla sua epoca d’oro in cui essa, ormai staccata e lontana dalla tradizione precedente, matura completamente. Siccome ripercorrendo le tappe dello sviluppo di questa tradizione risulta che il periodo tra le due guerre è fondamentale in quanto momento in cui avviene un grande cambiamento della poetica del viaggio stesso, si porrà l’accento proprio su questo quarto periodo, chiamato anche Modernismo, che costituisce una fase cruciale per l’odeporica serba. Infine, dopo la seconda guerra mondiale fino alla fine del secolo XX si snodano i decenni che corrispondo all’ultima e conclusiva epoca. A giudicare dai diari, dalle lettere, dai resoconti e da altro materiale riguardante il tema del viaggio, città come Napoli, Roma e Venezia confermano la loro prevedibile centralità in questa mappa, seguite a ruota dalle città toscane e da quelle siciliane. Anche se i viaggiatori serbi privilegiano le zone di cui si ha già una conoscenza dettagliata, soprattutto a partire dalla fine della prima guerra mondiale esse si moltiplicano e l’elenco dei nomi si arricchisce di località meno note. Mentre nelle pubblicazioni dedicate a questo tema, pur inquadrato da differenti angolazioni e metodologie, manca un approccio comparativo, nella tesi, sin dalla fase embrionale, si è cercato di descrivere il mondo dei viaggiatori stranieri che hanno deciso di rendere omaggio all’Italia con i loro scritti, stabilendo paragoni e confronti. Si inizia perciò una rapidissima panoramica sul viaggio raccontato nell’odeporica europea nel periodo che abbraccia l’Ottocento e il Novecento, soprattutto attraverso il più classico dei canoni il cui modello è diventato familiare anche all’odeporica serba. Partendo da Goethe, passando per Gogol’, arrivando a Stendhal, con qualche digressione sui viaggiatori meno conosciuti, si verifica in che modo le stazioni di un pellegrinaggio appassionato, e soprattutto le immagini dell’Italia e della sua cultura si sovrappongono con, o differiscono da, quelle relative ai viaggiatori serbi. Inoltre, all’occorrenza, come termine di paragone, si affronta anche il viaggio degli italiani in Italia. Invece la seconda parte, divisa in cinque capitoli, mostra l’immagine della letteratura italiana nelle testimonianze odeporiche, soprattutto del Novecento, un secolo cruciale per la presenza dell’Italia nella letteratura serba. Per quanto riguarda le preferenze dei viaggiatori, da un lato si nota la passione per i classici come Dante, Petrarca e Tasso, mentre dall’altro si manifesta anche l’interesse per scrittori come Gucciardini, Cecco Angiolieri, Santa Caterina da Siena o Giuseppe Gioachino Belli. Solo qualche sporadica menzione è riservata a D’Annunzio oppure al futurismo italiano. Il baricentro di quasi tutta la seconda parte della tesi è senz’altro il rapporto di Miloš Crnjanski con la letteratura italiana: egli, che ne fu un grande ammiratore e lettore, la affronta anche dal punto di vista critico utilizzando un ricco corpus di fonti che esamina con cura. Il primo capitolo è dedicato al rapporto di Crnjanski con Dante: nel corso del suo pellegrinaggio fiorentino che descrive nel libro L’amore in Toscana, lo scrittore approda a un’attenta lettura della Vita nuova, facendo, secondo consuetudine, alcune annotazioni a margine, grazie alle quali è possibile seguire un filo rosso che accomuna i due letterati, e rintracciare una serie di affinità tematiche che Crnjanski trova tra il suo diario di viaggio e quello che parla del primo amore di Dante. Se si osservano tutti i filoni tematici lungo i quali si dipana la ricezione di Firenze nell’odeporica serba, è evidente che in tale complesso manca un particolare interesse per la figura e l’opera di Dante, che è invece un topos importante affermatosi nella gran parte della produzione letteraria europea che ruota attorno all’Italia. È dunque proprio Miloš Crnjanski a colmare questa lacuna offrendo un piccolo ma piuttosto significativo tributo all’artefice della Commedia. L’immagine che Crnjanski ha di Firenze non consiste nella consueta descrizione della città e dei suoi itinerari, ma secondo la poetica del libro L’amore in Toscana l’idea di omaggiare Dante si realizza con l’inserimento all’interno della sua struttura di un saggio dedicato alla protagonista della Vita nuova intitolato appunto Sulla Beatrice fiorentina. Una lettura approfondita del saggio di Crnjanski rimanda subito alla sua fonte principale: lo studio di Alessandro D’Ancona del 1865 La Beatrice di Dante, le cui considerazioni preliminari sono servite allo scrittore serbo come punto di partenza da cui deriva anche il tono polemico con cui egli talvolta affronta l’argomento. Il secondo capitolo nasce sempre dal contatto con gli scrittori italiani avvenuto durante il pellegrinaggio descritto nell’Amore in Toscana, che mostra la particolare attrazione di Crnjanski per Siena, a cui dedica quasi la metà del libro, riservandole punti di vista e interpretazioni originali. Questo ritratto della città contiene diversi passaggi narrativi interessanti incentrati su alcuni momenti della vita degli scrittori e degli artisti italiani del medioevo tra i quali spicca Cecco Angiolieri, il più rappresentativo di quei poeti detti “giocosi” o “comico-realistici” che fiorirono in Toscana tra la seconda metà del Duecento e l’inizio del Trecento. Per affrontare sia l’universo poetico sia la vita privata del poeta senese Crnjanski si è servito dall’importante contributo di Alessandro D’Ancona intitolato Cecco Angiolieri da Siena, poeta umorista del secolo decimo terzo, del 1874. Per questo motivo, alla fine del capitolo è parso interessante soffermarsi brevemente su due saggi di Luigi Pirandello: Un preteso poeta umorista del secolo XIII e I sonetti di Cecco Angiolieri, scritti con lo scopo di confutare decisamente la tesi, protrattasi per secoli e sostenuta da D’Ancona, secondo cui Cecco sarebbe stato a tutti gli effetti un poeta umorista. Anche se queste pagine di Pirandello sono prive di punti di contatto con quelle dell’Amore in Toscana, esse completano il quadro della critica più antica sulla poesia di Angiolieri, e permettono di mostrare similitudini e differenze con la ricezione che ne ha Crnjanski. Anche nella seconda parte della tesi si privilegia un approccio comparativo, perché studiando i rapporti tra gli scrittori e i viaggiatori serbi e la letteratura italiana incrocia spesso il mondo di altri autori europei che viaggiando in Italia hanno affrontato temi legati alla letteratura del paese che stavano visitando. Così, per esempio, il terzo capitolo, incentrato su Tasso nell’odeporica di Miloš Crnjanski e Marko Car, è corredato da un capello introduttivo nel quale si affronta anche l’interesse per la figura e la vita di Tasso nella letteratura europea. È soprattutto tra Sette e Ottocento che la vicenda drammatica di Tasso offre elementi che entrano perfettamente in sintonia con il gusto del tempo e perciò proprio in quel periodo che egli diventa protagonista di un vero mito letterario, le cui radici, però, risalgono già al Seicento. Ma proprio nel Novecento, quando questa fortuna letteraria e anche figurativa, particolarmente duratura, che ebbe soprattutto echi internazionali, sembra ormai al tramonto, essa, invece, ebbe un suo ulteriore bagliore presso i letterati serbi, che non riuscirono a sottrarsi al fascino della vita di questo poeta, piena di laceranti contrasti che si inquadrano nella situazione politica e religiosa del suo tempo. Frutto di tale interesse sono due contributi non notevoli dal punto di vista della lunghezza, ma interessanti per un’impronta personale, nonostante talvolta si noti una significativa presenza delle letture fatte: si tratta di un capitolo delle Lettere estetiche di Marko Car intitolato Il monastero di Sant’Onofrio - Torquato Tasso - Panorama dal Gianicolo e di quello semplicemente intitolato Tasso parte del libro Presso gli Iperborei di Miloš Crnjanski. Similmente è impostato anche il quarto capitolo intitolato Crnjanski lettore dei sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli nel quale, oltre a approfondire il rapporto tra Miloš Crnjanski e Belli, è riservato un ampio spazio a quei grandi letterati europei che ebbero il merito di diffondere la fama dello scrittore romano oltre frontiera. Toccherà a Ivo Andrić chiudere la tesi, con un capitolo, il quinto, interamente dedicato al rapporto dell’unico vincitore jugoslavo del premio Nobel per la letteratura con la società, la cultura e soprattutto la letteratura italiane, che a più riprese hanno attirato l’attenzione di questo scrittore. Si tratta di un argomento poco indagato nel suo complesso, importante tuttavia per illustrare in che modo nel vasto corpus delle opere di Andrić si integri la passione per il Belpaese. Oltre al rapporto con il fascismo e con la letteratura italiana attraverso alcuni autori classici, un ampio spazio del capitolo è dedicato all’interesse dello scrittore per Francesco Guicciardini la cui vita e opera Andrić affrontò con una solida preparazione e nel cui pensiero riconobbe numerose affinità con il proprio.
XXV Ciclo
1985
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Gallo, Marianna. "Proposta di traduzione del capitolo “La catedral de vidrio” tratto da Las Rosas de piedra di Julio Llamazares." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13746/.

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Abstract:
All'interno di questo elaborato viene sviluppata un'analisi dell’opera Las rosas de piedra di Julio Llamazares dedicata alle cattedrali del nord della Spagna, e viene proposta una traduzione del capitolo "La catedral de vidrio" con commento alla traduzione. In primo luogo vengono presentati l'autore del testo e le caratteristiche di quest'ultimo, che viene inserito nel genere della letteratura di viaggio, di cui si espongono le caratteristiche che vengono delineate riflettendo sull'opera presa in esame. L'elaborato prosegue con un’analisi stilistica che si concentra in modo particolare sugli aspetti della scrittura che sono rilevanti dal punto di vista traduttologico. In seguito, viene proposta la traduzione del capitolo “La catedral de vidrio” dedicato alla descrizione della cattedrale di León. Infine, l'elaborato si conclude con il commento della traduzione, che espone le principali problematiche traduttive riscontrate, riporta la soluzione proposta nella traduzione in italiano e giustifica le scelte intraprese analizzando il testo in lingua originale in comparazione con quello tradotto.
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Gherlenda, Carlo. ""Grandissime maraviglie et gran diversitadi": itinerari, spazio, alterità nel genere odeporico. Uno studio sul "Viaggio fatto in Spagna et in Francia" di Andrea Navagero." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425240.

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Abstract:
The first part of the thesis is an investigation about itineraries, spaces and otherness in sixteenth century travel writing. The second part consists in a study about Andrea navagero's "Viaggio fatto in Spagna et in Francia"
La prima parte della tesi consiste in una ricerca relativa alle tematiche degli itinerari, della descrizione dello spazio e della rappresentazione dell'alterità nella letteratura di viaggio del secolo XVI. La seconda parte della tesi è costituita da uno studio sull'opera "Viaggio fatto in Spagna et in Francia" di Andrea Navagero.
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Tinacci, Elena. ""Attraverso la Francia senza dimenticare il Belgio. Una guida sentimentale" Proposta di traduzione commentata di alcuni estratti." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il presente elaborato consiste nella proposta di traduzione dall’italiano in francese di alcuni estratti di "Attraverso la Francia senza dimenticare il Belgio. Una guida sentimentale" di Roberto Giardina. Si tratta di una guida atipica in cui convivono in armonia la letteratura di viaggio e il linguaggio specialistico del turismo e che porta alla scoperta del territorio francese seguendo la filosofia dello slow travel. Il primo capitolo è dedicato alla presentazione dell’opera, in particolare all’autore, alla struttura del testo, ai contenuti della prefazione e alle caratteristiche che la rendono un genere ambiguo. Nel secondo capitolo viene presentata la proposta di traduzione degli estratti scelti. Infine, l’ultimo capitolo contiene il commento alla traduzione spiegando le varie difficoltà incontrate e le strategie traduttive utilizzate per superarle.
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Torelli, Gloria. "Proposta di traduzione commentata in italiano dell'opera teatrale "A viagem de um barquinho" della scrittrice brasiliana Sylvia Orthof." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18362/.

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Abstract:
Il seguente elaborato ha l’obiettivo di presentare una proposta di traduzione del testo teatrale per bambini "A viagem de um barquinho", della scrittrice brasiliana Sylvia Orthof. A tale scopo, nell’elaborato, composto da quattro capitoli, si illustrano la biografia dell’autrice, lo stile e il linguaggio che caratterizzano le sue opere ed i riconoscimenti attribuiti alla sua letteratura. Si prende, inoltre, in analisi l’opera originale "A viagem de um barquinho", esponendone la trama, i temi affrontati e l’interessante combinazione fra elementi della letteratura per l’infanzia e quelli della letteratura del viaggio. Alla proposta di traduzione italiana del testo seguono, infine, riflessioni e spiegazioni a proposito delle difficoltà incontrate, delle strategie applicate e delle scelte attuate durante il processo traduttivo.
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Di, Donfrancesco Dario. "La vela, la ruota, il pedale e il vapore. Viaggi, paesaggi adriatici e mezzi di trasporto." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7411.

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Abstract:
2010/2011
Tra le varie (e non ancora compiutamente classificate o precisate) modalità dell’interazione di un qualsiasi genere o sottogenere letterario con l’atto descrittivo (che spesso agisce sulla rielaborazione stilistico-descrittiva del paesaggio) o con l’eventuale assetto odeporico, è possibile individuare quella relativa agli stimolanti rapporti strutturali e multidisciplinari che queste scritture stabiliscono nell’impianto testuale generale con la presenza e l’azione dei mezzi di trasporto, considerabili nella gran parte dei casi come vere e proprie “scatole socioculturali” e mobili sorgenti visive. Questa interazione, preziosa e atipica, si rivela elemento letterario spesso ingiustamente trascurato nelle analisi critiche delle opere in prosa. L’idea centrale che sta alla base di questo studio è proprio l’applicazione di queste osservazioni all’affascinante conglomerato storico, sociale e letterario formato dall’area delimitata dal Mar Adriatico, con i suoi retaggi storici e socioculturali, qui intesa come territorio geograficamente molto ampio, dai contorni sfumati, non strettamente e acriticamente identificabili con i confini politici o con le rappresentazioni cartografiche delle mappe. Il mezzo di trasporto non è soltanto un elemento di cui la critica odeporica e quella tematica hanno sempre tenuto conto quando si è trattato di meglio delineare e approfondire i diversi filoni, generi e sottogeneri della cosiddetta “letteratura di viaggio”. Esso si inserisce in maniera determinante anche nel rapporto tra paesaggio, visione e rappresentazione letteraria, soprattutto dal punto di vista sociologico o antropologico, entrando non di rado a far parte integrante della fase panoramico-descrittiva adriatica, tramutandosi dunque esso stesso in elemento paesaggistico primario. Questa particolare modalità di interazione tra viaggio, paesaggio e mezzo di trasporto negli orizzonti adriatici o para-adriatici, non essendo definibile come “tema” per le ragioni teoriche che si esporranno nell’introduzione del lavoro, è stata qualificata come “sottomotivo” o “sotto-topos” adriatico, per meglio trasmettere e precisare il senso di originalità del fulcro tematico della tesi e soprattutto perché questa interazione, a mio parere, delinea una modalità adriatico-letteraria talmente soffusa e sfuggente, spesso così faticosamente intuibile nelle sue realizzazioni testuali, da non essere idonea a costituire un’autonoma tipologia di motivo o topos delimitabile con precisione classificatoria o definitoria. I testi-campione che costituiscono il corpus delle opere prese in esame si presentano in un certo senso “trasversali” rispetto a generi e forme, sebbene consistano soprattutto in resoconti odeporici e in produzioni della letteratura di viaggio in senso ampio, anche quella di finzione (e nell’introduzione alla tesi sarà dato conto di questo sdoppiamento definitorio da me prospettato), nonché su romanzi e racconti relativi all’area adriatica, tutti redatti a partire dalle prime decadi del XIX secolo, quando l’invenzione del vapore cominciava a modificare la navigazione, il viaggio e le comunicazioni, man mano che si perfezionavano invenzioni come la vaporiera, il treno, l’automobile, la bicicletta. Il primo capitolo della tesi, quello più corposo, è dedicato alle navi e ai mezzi nautici in generale ed è diviso in tre paragrafi: il primo si concentra sull’alto Adriatico, tenendo conto delle sottocategorie geografiche lagunari e fluviali, partendo dall’analisi di alcune opere di Biagio Marin, per arrivare a Claudio Magris o Emilio Rigatti. Si prosegue con i pochi testi relativi alla zona del medio e basso Adriatico occidentale, per concentrarsi poi su quella orientale, abbracciando un’area che va dal Quarnero all’Albania (compresa una porzione di territorio balcanico) e con estremi cronologici che vanno da alcune “scintille” di Tommaseo o dai resoconti di Mantegazza, fino a testi recenti come quelli di Paolo Rumiz o Hans Kitzmüller. Il secondo capitolo si concentra esclusivamente sui treni e presenta una struttura similare al precedente, con tre paragrafi che analizzano testi che non possono fare a meno di raccontare un Adriatico costiero tutto italiano, non essendo la strada ferrata una prerogativa del versante orientale. Si comincia anche in questo caso con l’Adriatico del nord, fotografato non solo tramite opere otto-novecentesche di una certa fama ma anche, per così dire, “minori”. Lo stesso impianto è utilizzato per il paragrafo dedicato all’area adriatica centro-meridionale, mentre il terzo paragrafo insiste sulla percezione del paesaggio dell’intero litorale italiano, colto nella sua dimensione di continuum geografico e costiero. Il terzo capitolo della tesi opera invece sulle interazioni tra l’area adriatica e i mezzi di trasporto a quattro ruote, a prescindere dalla loro tipologia di trazione o destinazione d’uso. Ad approfondire le interazioni letterarie con il paesaggio e la storia dell’Adriatico saranno dunque le autovetture, le carrozze, le vetture di servizio pubblico e, sorvolando sul cortocircuito tematico, una motocicletta (in viaggio per l’Albania). Il capitolo è diviso in quattro paragrafi, che analizzeranno rispettivamente l’area dell’alto Adriatico, il settore centro meridionale del versante italiano, l’Adriatico “fluviale” italiano con le foci del Po e il versante orientale, tra isole dalmate, area para-balcanica e Albania. Toccherà alla bicicletta chiudere la tesi, con un capitolo, il quarto, interamente dedicato a essa, dalla struttura interna meno articolata rispetto ai precedenti. Un estremo dell’arco cronologico tracciato è rappresentato dalle opere di Alfredo Oriani, l’altro, quello più recente, da cicloviaggiatori contemporanei come Emilio Rigatti o Matteo Scarabelli: è interessante notare come tutte le opere presenti nel quarto capitolo consistano esclusivamente in letteratura odeporica, trattandosi di resoconti inquadrabili nel true travel account, sebbene redatti in forme diverse. Ogni capitolo prevede un breve cappello introduttivo che inquadra la situazione storico-critica di quel mezzo di trasporto nella letteratura e illustra la metodologia adottata per delineare ed esporre il rapporto tra esso e il sottomotivo adriatico oggetto della tesi.
XXIV Ciclo
1975
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25

FERRANDO, ANDREA. "Fiore dei conversi. Testo inedito di fine sec. XIV. Edizione critica e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1088484.

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Abstract:
Il "Fiore dei Conversi" è un poemetto anonimo in sonetti ritornellati (372 poesie), databile alla fine del sec. XIV e tràdito da un solo manoscritto (B.A.V., Chig. M.IV.99). Vi viene narrato il racconto di un viaggio allegorico tra le stelle - e con meta il paradiso - che il protagonista, il cui nome resta sconosciuto, compie, mentre è ancora in vita, accompagnato da una guida saggia e fedele soventemente apostrofata con l'appellativo di "duca". La tesi consiste in una proposta di edizione critica e commentata del poemetto: la prima parte si sostanzia di alcuni capitoli introduttivi in cui il testo viene presentato sotto il profilo letterario, linguistico e codicologico (mediante un'accurata descrizione del testimone unico). Tra questi capitoli uno in particolare è dedicato all'influenza che la "Commedia" dantesca ha avuto nei confronti di questo testo. Viene inoltre prospettata una dettagliata analisi linguistica, sulla base della quale si avanza anche un'ipotesi di collocazione geografica dell'opera, che pare provenire dall'Italia mediana, e in particolare dall'Umbria; la seconda sezione della tesi presenta invece i testi in edizione critica: ciascun sonetto è preceduto da un'introduzione che ne riassume i contenuti ed è seguito da un commento che ne mette in luce gli aspetti più curiosi e innovativi nel panorama letterario e culturale di riferimento. Per le sue particolarità, il poemetto può a tutti gli effetti essere considerato uno dei risultati più interessanti del fenomeno dell'epigonismo e della libera rielaborazione del capolavoro dantesco della "Commedia".
"Fiore dei Conversi" is an anonymous poem in refrained sonnets (372 poems) dating back to the end of the 14th century and handed down by a single manuscript (B.A.V., Chig. M.IV.99). It tells an allegorical journey among the stars and to paradise, that the protagonist takes while he is still alive, accompanied by a wise and faithful guide, often called "duca". The thesis is intended as the critical edition of the poem: the first part deals with a general introduction of the text from a literary and linguistic point of view, and contains the codicological description of the manuscript. In this section a chapter is devoted to the influence of Dante's "Commedia" on the imagination and on the linguistic usus scribendi and register of the anonymous poet. Furthermore it is advanced the hypothesis of a geographical location of the poem on the basis of some relevant linguistic elements, whose presence suggests its provenance from central Italy, and particularly from Umbria. The second section of the work contains the critical edition of the sonnets: each poem is preceded by an introduction which summarizes its contents, and is followed by a comment that highlights the most curious literary aspects. The poem can be considered in all respects one of the most interesting and innovative example of the fortune and reworking of Dante's masterpiece, the "Commedia".
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26

SEVERINI, SARA. "Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009536.

Full text
Abstract:
La tesi dottorale "Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento", rappresenta una ricognizione archivistico-documentaria e storico-letteraria su una figura minore del panorama letterario danese, la poligrafa e italianista Marie Gamél Holten (1855-1943). Autrice di collaborazioni giornalistiche a tematica italiana comparse su quotidiani e riviste danesi a partire dagli anni ’10 del Novecento, Marie Gamél Holten è traduttrice danese di Grazia Deledda, dell’opera di Giovanni Pascoli, come anche delle "Noterelle" di Giuseppe Cesare Abba; nel 1913, ella pubblica a Copenaghen un libro di viaggio in Sardegna, "L’Isola Sconosciuta", frutto di due viaggi storici compiuti nell’Isola. Assidua viaggiatrice in Italia e frequentatrice, anche se marginalmente, delle principali istituzioni culturali dell’epoca tempo, quali la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux di Firenze, la Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma (futura Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), il Circolo Scandinavo a Roma, Marie Gamél Holten si muove dal centro alla periferia italiana e viceversa, gravitando intorno ai principali networks senza divenirne parte integrante, e affiancando nella pratica di viaggio come anche nella scrittura le grandi città ai luoghi minori della geografia e della storia italiana, le cui 'storie' ella restituisce in patria in vari modi e forme. A Copenaghen, ella promuove attivamente la cultura italiana partecipando e organizzando in qualità di bibliotecaria la biblioteca del Comitato Copenaghense della Società Dante Alighieri, cui resta legata fino almeno al 1938. La sua produzione creativa, in particolare quella giornalistica, comprende una molteplicità di forme letterarie brevi, dall’articolo di cronaca allo scritto creativo, dal saggio storico-letterario alla lettera di viaggio: essa, unitamente alle traduzioni che costituiscono il punto di partenza per l’attività letteraria propriamente detta e al libro di viaggio, si configura quale "poligrafia pittoresca", sia nel senso dell’erudizione settecentesca che nella sua capacità di restituire al lettore danese piccole storie sull’Italia minore, frammenti cioè di un viaggio in Italia “parcellizzato” che, sotto la spinta del turismo moderno, diviene innovativo rispetto alle pratiche di viaggio e di scrittura del Grand Tour. La presente Dissertazione consiste in TRE CAPITOLI, ciascuno indirizzato a un suo obiettivo preciso. Dopo una Prefazione, di natura più personale, e un’’Introduzione metodologica, il Capitolo I presenta la ricostruzione della figura storica dell’autrice, semisconosciuta ai primordi della ricerca, frutto di un lavoro di indagine archivistica in senso puro e di recupero, ove possibile, di tracce materiali. Questa operazione di “archeologia letteraria” ha consentito una prima interpretazione nonché una sistematizzazione dei suddetti materiali. Il Capitolo II mira a inquadrare la produzione creativa holteniana all’interno della più ampia rete dei rapporti culturali tra Danimarca e Italia nel primo Novecento, un settore di studio in cui attualmente mancano studi sistematici. L’italianista danese, dunque, diviene ‘occasione’ per uno studio più approfondito di questa complessa rete culturale, la quale ai primordi della Prima Guerra Mondiale si configura quale autentica “civiltà della cortesia”. Accanto a lei, emerge in questa sezione la figura centrale di Johannes Jørgensen, unitamente a numerose silhouettes di editori e personaggi che, se pure di tono minore, giocano un ruolo decisivo nella trasmissione della cultura italiana in Danimarca, sia durante l’età giolittiana che in epoca fascista. Il Capitolo III, attraverso un’analisi filologica della produzione holteniana, mira a restituire alla produzione creativa holteniana nonché alla sua autrice una sua dignità poetica, riconoscendo nella sua poligrafia pittoresca un contributo originale alla storia della cultura tra Danimarca e Italia nei primi anni del Novecento, come anche un originale contributo alla letteratura di viaggio danese sull’Italia: il libro "L’Isola Sconosciuta" è indagato sia dal punto di vista stilistico che nei suoi rapporti con la storia culturale e delle idee, nonché della nascente pratica del turismo, che muta la natura stessa della scrittura odeporica. Dopo alcune brevi Conclusioni, la tesi si conclude con Bibliografia, Indice dei Nomi, Indice dei Luoghi, e due appendici, rispettivamente ASE (Appendice Scritti Esemplari) e AMO (Appendici Materiali Originali): la prima presenta, nella traduzione italiana della Candidata, da intendersi quale postilla traduttiva di valore culturale, non già in quanto traduzione letteraria, alcuni scritti ritenuti esemplari rispetto alla tradizione letteraria danese coeva; la seconda presenta, oltre ai documenti archivistici (realia) reperiti nel corso della prima fase della ricerca, l’intera produzione creativa holteniana nelle scansioni originali, presentati ancora in postille traduttive a firma della Candidata, da intendersi non già quali tradizioni letterarie quanto come modalità per garantire al lettore non danofono l'accesso alla poligrafia pittoresca di Marie Gamél Holten.
The doctoral thesis "Picturesque polygraphy. The eccentric writing of Marie Gamél Holten between Italy and Denmark in the early twentieth century" represents an archival-documentary and historical-literary survey of a minor figure in the Danish literary panorama, the polygrapher and Italianist Marie Gamél Holten (1855-1943). Italian-themed journalistic collaborations author, appearing in Danish newspapers and magazines since the 1910s, Marie Gamél Holten is the Danish translator of Grazia Deledda, of Giovanni Pascoli's work, as well as of Giuseppe Cesare Abba's "Noterelle!; in 1913 in Copenhagen, she published a travel book of Sardinia, "The Unknown Island, as the result of two historical journeys made on the Island. A regular traveler in Italy and a frequent visitor, albeit marginally, to the main cultural institutions of the time, such as the National Central Library of Florence, the GP Vieusseux Scientific Literary Cabinet in Florence, the Vittorio Emanuele Library in Rome (future Central National Library in Rome ), the Scandinavian Circle in Rome, Marie Gamél Holten moves from the center to the Italian suburbs and vice versa, gravitating around the main networks without becoming an integral part of them, and placing the city alongside smaller places of Italian geography and history, whose stories she returns in many ways and forms; as a librarian, in Copenhagen, she actively promotes the Italian culture by participating and organizing the library of the Copenhagen Committee of the Dante Alighieri Society, to which she remains linked until at least 1938. Her creative production, in particular the journalistic one, includes a variety of concise literary forms, from news article to creative writing, from historical-literary essay to travel letters: together with the translations that serve as training for a proper literary activity, and for the travel book, it is configured as a "picturesque polygraphy", both in the sense of the eighteenth-century erudition and in its ability to give back to the Danish reader small stories about minor Italy, fragments of a "parceled" trip to Italy, that becomes innovative with respect to the practices of the Grand Tour, under the pressure of modern tourism. This dissertation consists of three chapters, each addressed to a specific goal. After a more personal preface, and a methodological introduction, chapter I presents the reconstruction of the historical figure of the author, semi-unknown at the beginning of the research, the result of a detailed work of archival investigation and the recovery of material traces, where possible. This "literary archeology" operation allowed a first interpretation as well as a systematization of the aforementioned materials. Chapter II aims to frame Holten's creative production within the wider network between Denmark and Italy’s cultural relationships in the early twentieth century, a field in which systematic studies are currently lacking. Therefore, the Danish Italianist, becomes an 'opportunity' for a more in-depth study of this complex cultural network, which was configured as an authentic "civilization of courtesy” at the beginning of the First World War. Alongside her, in this section emerges the central figure of Johannes Jørgensen, next to a myriad of silhouettes of publishers and minor characters who nevertheless play a crucial role in the transmission of Italian culture in Denmark, both during the Giolittian age and in the fascist era. Chapter III, through a philological analysis of the Holtenian production, aims to restore to Holten's creative production a poetic dignity, as well as to its author, recognizing in the pictorial polygraphy an original contribution to the history of culture between Denmark and Italy in the early twentieth century, and also to the Danish travel literature on Italy: "The Unknown Island" is investigated both from a stylistic point of view and in its relations with cultural history and ideas, as well as the rising practice of tourism, which changes the very nature of odeporic writing . After a few brief conclusions, the thesis ends with Bibliography, Index of Names, Index of Places, and two appendices, respectively ASE (Exemplary Writings Appendix) and AMO (Original Materials Appendix): the first one presents, in the Italian translation of the candidate, some writings considered exemplary with respect to the contemporary Danish literary tradition; the second one shows, in addition to the archival documents (realia) found during the early stages of the research, the entire Holtenian creative production in the original scans and in the Italian translation of the candidate: this is not a literary but cultural translation, and translation should be intended to guarantee to the no-danish speaker a general understanding of the Holtenian polygraphy.
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DELLAVEDOVA, ALBA. "L'EXPÉRIENCE DU NOUVEAU ENTRE LA CONSTRUCTION DE SOI ET LA DESCRIPTION DU MONDE : LE TEXTE COMME LA RENCONTRE D'EXIGENCES LITTÉRAIRES ET SCIENTIFIQUES. LE CAS D'ISABELLE EBERHARDT." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/532935.

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Abstract:
The thesis describes the work of Isabelle Eberhardt, a travel writer who explores Algeria and Tunisia between 1897 and 1904. The establishment of the original edition of her texts presents several problems considering that quite a number of publishers modified them. The analysis of the editions that are available today and the consultation of manuscripts retained in the Archives nationales d'outre-mer in Aix-en-Provence, allowed to obtain some helpful clarification on this subject, even if the situation remains delicate. Isabelle Eberhardt travels to the islamic Maghreb with the intention of living in Algeria for good, in the desire to construct her new identity, write publishable texts, learn more about local traditions. The diversity of projects means that there is a personal involvement as well a literary and scientific intention. The research method used by our writer during her journeys has been investigated and summerized by the alternation of engagement and estrangement. Eberhardt's poetics is equally clear and it is based on the valorization of the lieu's vitality as well as on the definition of an existential and living space. The texts are the product of a formation process knowledge-based and with a literary purpose. They have been analyzed with a critical and interpretative approach. Isabelle Eberhardt's experience and the values that it promotes make possible a rapprochement with the studies exploring connections between literature and geography.
La thèse étudie l'œuvre d'Isabelle Eberhardt, écrivaine-voyageuse qui explore l'Algérie et la Tunisie entre 1897 et 1904. La définition de l'œuvre originale demeure difficile étant donné que plusieurs éditeurs ont modifié les écrits d'Eberhardt. Une analyse des éditions disponibles et la consultation des manuscrits conservés aux Archives nationales d'outre-mer d'Aix-en-Provence ont permis de donner des éclaircissements à ce sujet, bien que la situation reste délicate. Isabelle Eberhardt voyage au Maghreb dans le but de s'établir en Algérie pour toujours, construire sa nouvelle identité, écrire des textes à publier et connaître les traditions locales. La variété de ses projets fait en sorte que sa démarche ait des implications personnelles, littéraires et scientifiques. La méthode de recherche mise en place par notre écrivaine au cours de ses voyages a été approfondie et résumée dans l'alternance entre participation et éloignement. La poétique eberhardtienne résulte également claire et elle se base sur la valorisation de la vitalité du milieu ainsi que sur la définition d'un espace existentiel et vivant. Les textes sont le résultat d'un riche processus de formation, de connaissance, d'écriture et ils ont été analysés à partir d'une interprétation critique et théorique. L'expérience eberhardtienne et les valeurs qu'elle encourage permettent de rapprocher l'écrivaine aux études concernant le rapport entre la géographie et la littérature.
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Tanda, Alice <1992&gt. "我们为什么旅行 Perchè viaggiamo. Una proposta di traduzione del racconto di viaggio di Xiao Peng." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12399.

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Abstract:
Dal 2001 Xiao Peng si considera un viaggiatore di professione. Nel corso di diciassette anni ha viaggiato in lungo in largo per il mondo, riportando assiduamente su carta esperienze ed emozioni, per un totale di sei libri pubblicati dal 2004 a oggi. Questo lavoro di tesi propone una traduzione di una selezione di capitoli tratti da 我们为什么旅行 (Women weishenme lüxing), il quarto lavoro di Xiao Peng, pubblicato in Cina nel 2012. I primi due capitoli dell’elaborato sono dedicati al panorama della letteratura cinese di viaggio e alla figura dell’autore, inquadrando lo stile e le tematiche principali delle sue opere. Segue la traduzione e il commento traduttologico, volto ad analizzare e motivare le scelte compiute in fase di traduzione. Chiude la tesi l’intervista all’autore.
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Martino, Valentina. "Edizione critica dell' "Itinerario" di Ludovico de Vartema (1510)." Thesis, Lyon, École normale supérieure, 2011. http://www.theses.fr/2011ENSL0661.

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Abstract:
Le travail a consisté à réaliser l’édition commentée de l’Itinerario de Vartema (Rome,1510), compte-rendu écrit par Vartema à l’issue de son voyage, qui le mena de Venise aux Indes en passant par l’Arabie (1503-08). Bien que ce texte ait donné lieu à plusieurs éditions dans plusieurs langues européennes, il n’a en effet jamais fait l’objet d‘une édition critique. Le voyage eut lieu au moment où les grandes découvertes bouleversèrent l’image du monde: il s’agissait du premier voyage par voie de terre effectué par un occidental au moment où les Portugais créèrent la route commerciale maritime des épices. Vartema est un homme fascinant qui a endossé avec aisance des rôles très éloignés de la mentalité occidentale, nous laissant un document unique dans sa manière de reformuler son expérience. L’objet de la recherche se situe au carrefour de plusieurs disciplines: l’histoire littéraire, la philologie, la littérature de voyage, l’histoire de la géographie, du livre et des sciences
The aim of this research is the preparation of an annotated critical edition of the de Ludovico de Vartema bolognese of Bologna (1st ed. Rome, 1510). This is a record written by Vartema on his way back from a journey which took him from Venice to the East Indies and through Arabia between 1503 and 1508. It gives an account of the first journey made by a western man after the Portuguese created their commercial empire. Although in the sixteenth century several editions of this work in many languages were issued, it has never before been the subject of a critical edition. Vartema’s Itinerario is the account of a charming man who was able to get inside the minds of people distant from the western mentality. He has left us a unique document since the way his experiences have been told is poised among many disciplines including: political philology, language history, text analysis, history and geography, science book history, travel literature
Copo del presente lavoro di ricerca è stata la realizzazione dell’edizione critica commentata dell’Itinerario de Ludovico de Vartema bolognese (Roma,1510). Si tratta del resoconto scritto da Vartema al ritorno dal suo viaggio, che lo portò da Venezia alle Indie orientali, passando per l’Arabia, tra il 1503 e il 1508. Si tratta del primo viaggio effettuato da un occidentale nel momento in cui i Portoghesi crearono il loro impero commerciale. Sebbene nel sedicesimo secolo questo testo abbia visto numerose edizioni in molte lingue, non è mai stato oggetto di un’edizione critica. Lo studio dell’Itinerario di Vartema - uomo affascinante che si cala facilmente in ruoli molto lontano dalla mentalità occidentale e che ci lascia un documento unico per il modo in cui l’esperienza vi è raccontata - si situa al centro degli sguardi incrociati di molte discipline: filologia politica, storia della lingua, analisi del testo, storia e geografia, storia del libro delle scienze, letteratura di viaggio
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Gorini, Andrea <1981&gt. "My Place. Luoghi, viaggi, identità nei romanzi di Janet Frame." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2423/1/gorini_andrea_tesi.pdf.

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Abstract:
Il lavoro si propone un’analisi dell’elemento spaziale e del movimento per ricostruire lo spazio della cultura neozelandese e lo spazio letterario di Janet Frame. La tesi si concentra in particolar modo sui romanzi con alcune incursioni nella fiction breve e nell’autobiografia. Si sviluppa in quattro capitoli nella forma di un itinerario attraverso la fiction dell'autrice preceduto da un capitolo che offre alcune coordinate teoriche e metodologiche sul concetto di spazio e la sua percezione. In particolare, una prospettiva fenomenologica e esistenziale alla questione appare congeniale all'analisi delle opere dell'autrice. Nell'ordine, quattro spazi concettuali si aprono a partire dai romanzi: linguaggio, etica, trascendenza e arte. Essi costituiscono i nuclei tematici e strutturali attorno ai quali si raccolgono i romanzi di Janet Frame e che consentono di analizzare i luoghi descritti nelle opere proponendo però una riflessione che va oltre la rappresentazione dello spazio per aprirsi sul retroterra culturale, intellettuale e filosofico dell'autrice. Emerge così l'originalità della sua posizione rispetto all'identità culturale del suo paese e alla relazioni che legano la Nuova Zelanda alla metropoli inglese e agli altri Paesi anglosassoni.
The thesis is an analysis of the concept of space and its representations in the novels of Janet Frame. Geography, movements, travels, places and dwellings are the basic elements that are examined in order to reveal the cultural and philosophical background of the author. In this perspective, both as an intellectual and as a fiction writer, Frame reveals her extremely original position in relation to some crucial issues such as New Zealand identity and the cross-cultural ties between the English-speaking countries.
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Gorini, Andrea <1981&gt. "My Place. Luoghi, viaggi, identità nei romanzi di Janet Frame." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2423/.

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Abstract:
Il lavoro si propone un’analisi dell’elemento spaziale e del movimento per ricostruire lo spazio della cultura neozelandese e lo spazio letterario di Janet Frame. La tesi si concentra in particolar modo sui romanzi con alcune incursioni nella fiction breve e nell’autobiografia. Si sviluppa in quattro capitoli nella forma di un itinerario attraverso la fiction dell'autrice preceduto da un capitolo che offre alcune coordinate teoriche e metodologiche sul concetto di spazio e la sua percezione. In particolare, una prospettiva fenomenologica e esistenziale alla questione appare congeniale all'analisi delle opere dell'autrice. Nell'ordine, quattro spazi concettuali si aprono a partire dai romanzi: linguaggio, etica, trascendenza e arte. Essi costituiscono i nuclei tematici e strutturali attorno ai quali si raccolgono i romanzi di Janet Frame e che consentono di analizzare i luoghi descritti nelle opere proponendo però una riflessione che va oltre la rappresentazione dello spazio per aprirsi sul retroterra culturale, intellettuale e filosofico dell'autrice. Emerge così l'originalità della sua posizione rispetto all'identità culturale del suo paese e alla relazioni che legano la Nuova Zelanda alla metropoli inglese e agli altri Paesi anglosassoni.
The thesis is an analysis of the concept of space and its representations in the novels of Janet Frame. Geography, movements, travels, places and dwellings are the basic elements that are examined in order to reveal the cultural and philosophical background of the author. In this perspective, both as an intellectual and as a fiction writer, Frame reveals her extremely original position in relation to some crucial issues such as New Zealand identity and the cross-cultural ties between the English-speaking countries.
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Riillo, Telma Giuseppina <1988&gt. "Viaggio nell’interiorità dell’autore. Proposta di traduzione di due saggi di Zhang Chengzhi con commento traduttologico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4112.

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Abstract:
Zhang Chengzhi è considerato lo scrittore mussulmano contemporaneo più influente in Cina. È un autore complesso e completo che crea opere d'arte spaziando in discipline e generi diversi, come la poesia, la musica, la pittura, la storia e la filosofia; con il suo stile unico, disinibito, profondo e solenne egli esprime al meglio il fascino e l'originalità della letteratura cinese contemporanea. Il presente elaborato propone la traduzione di due saggi informali di Zhang Chengzhi tratti dalla raccolta Huangwu yingxionglu – Zhang Chengzhi suibiji (La strada abbandonata dell’Eroe – Saggi informali di Zhang Chengzhi) pubblicata nel 1994. Si tratta di testi in cui i due livelli del racconto e della riflessione si intrecciano continuamente in un unico flusso di pensieri, quasi come se l’autore parlasse tra sé e sé attraverso l’uso di un linguaggio libero da restrizioni formali e di uno stile colloquiale; tuttavia, in realtà egli scrive per i suoi lettori al fine di offrire loro un’opera autentica e sincera che possa guidarli, aiutandoli a trovare la giusta via in un mondo dominato da decadenza morale e falsità letteraria. La proposta di traduzione è seguita da un commento traduttologico in cui vengono analizzate nel dettaglio le caratteristiche dei testi in questione e le strategie traduttive adottate per risolvere le problematiche incontrate nel processo traduttivo; l’analisi si avvale di strumenti teorici ed è corredata da esempi pratici tratti dai testi in questione. L’elaborato contiene, inoltre, tre capitoli compilativi che descrivono il contesto storico-letterario in cui l’autore opera e il suo stile peculiare, il genere letterario del saggio informale moderno e le tematiche affrontate nella raccolta in analisi.
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Cappello, Emanuela <1991&gt. "La Cina di Kazantzakis: proposta di traduzione e commento della versione cinese delle sue memorie di viaggio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14491.

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Abstract:
La presente tesi è incentrata sulla traduzione della versione cinese di un’opera di Kazantzakis, introdotta da una panoramica sul genere della letteratura di viaggio e sulla figura dello scrittore greco e accompagnata da un commento alla traduzione del testo. Kazantzakis rappresenta una grande personalità del panorama letterario mondiale. Poeta, scrittore, filosofo e giornalista fu al contempo un grande viaggiatore che fece confluire nella sua opera civiltà, luoghi, miti, religioni e filosofie provenienti da ogni dove. I suoi resoconti di viaggio costituiscono un esempio di travel literature di ampio respiro che ha visto numerose ristampe e traduzioni in varie lingue, tra cui il cinese. Zhongguo Jixing 中国纪行 (Viaggio in Cina) è una versione parziale del libro Viaggio in Giappone e Cina, tradotto in cinese da Li Chenggui che tratta del viaggio che lo scrittore cretese compì nel 1935. È stato condotto un lavoro di traduzione sui primi capitoli di questa sezione che si è diviso in due momenti principali: da una parte sono state messe in evidenza le caratteristiche della lingua cinese e le strategie adottate nella resa in italiano, dall’altra si è portato avanti uno studio critico della resa cinese del testo greco. Questo lavoro si propone di analizzare il genere della letteratura odeporica nell’opera di Kazantzakis e del suo valore all’interno del panorama letterario cinese, cercando di individuare quali peculiarità del linguaggio di Kazantzakis figurino al suo interno.
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Tessarin, Sara <1995&gt. "L’Oriente: viaggi alla scoperta di un modo misterioso e affascinante." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19084.

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Abstract:
il viaggio ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità, fin dalle origini; differenti possono essere le mete da raggiungere e le motivazioni che spingono a partire, ad esempio il lavoro, il turismo, la ricerca di qualcosa o qualcuno, la speranza di condizioni di vita migliori, e diversi sono i mezzi di trasporto che si possono utilizzare, per necessità o scelta, per raggiungere il luogo stabilito, ma l’elemento comune attorno al quale ruota tutto ciò è in ogni caso il viaggiare. Verrà preso in considerazione nello specifico l’ambiente orientale con le sue tradizioni, cultura, cibi, profumi caratteristici, visto attraverso gli occhi di scrittori di epoche diverse; tale confronto permetterà di osservare come siano cambiati nel tempo i modi di entrare in contatto con una realtà spesso per gli occidentali ignota, misteriosa, ma anche affascinante.
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Bartoccioni, Stefania <1973&gt. "Viaggi e Viaggiatori francesi nella Russia di Elisabetta Petrovna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1959/1/Stefania_Bartoccioni_-_Viaggi_e_viaggiatori_francesi_nella%E2%80%A6.pdf.

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Bartoccioni, Stefania <1973&gt. "Viaggi e Viaggiatori francesi nella Russia di Elisabetta Petrovna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1959/.

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Sforzi, Elena <1987&gt. "Questi anni sono stato sempre in viaggio: proposta di traduzione e commento di un racconto di Xu Zechen." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5063.

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Abstract:
Oggetto di questa tesi è la traduzione del racconto Zhe xie nian wo yizhi zai lu shang (Questi anni sono stato sempre in viaggio) di Xu Zechen. Il lavoro si apre con una panoramica su produzione e narrativa dell'autore e si conclude con un commento traduttologico, atto a evidenziare problematiche e strategie significative che hanno caratterizzato il processo traduttivo.
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Botticini, Federica <1993&gt. "In viaggio con San Mao. Proposta di traduzione di tre capitoli de “I cammelli che piangono”." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15168.

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Abstract:
Nonostante fu una delle scrittrici contemporanee più importanti in Cina, dove nacque, e a Taiwan, dove si trasferì con la famiglia, San Mao 三毛 (Chen Maoping 陳懋平 alla nascita) è purtroppo poco o per nulla conosciuta in occidente. Con questo elaborato si vuole quindi presentare questa importante scrittrice e la sua produzione letteraria attraverso la proposta di traduzione di tre capitoli contenuti in una delle sue più celebri opere: “I cammelli che piangono”. Sarà compresa una parte biografica sull'autrice e sulla sua vita tanto romantica quanto tragica attorno al mondo. Un'altra parte sarà dedicata invece alla letteratura di viaggio, alle sue peculiarità e a come le opere di San Mao si possano inserire in questo genere letterario.
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Benedetti, Virginia <1990&gt. "Senza temere il vento e la vertigine. Viaggio nella scrittura-caleidoscopio di Calvino e Cortázar." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16625.

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Abstract:
A quarant'anni dalla pubblicazione del primo romanzo - e al termine di una lunga carriera editoriale - Calvino dedica uno dei suoi ultimi interventi alla difesa delle ragioni della leggerezza in letteratura, senza tuttavia sottrarsi a quelle del peso. Il riferimento è chiaramente alla prima delle Lezioni americane, preziosa summa della poetica di uno degli autori più studiati del nostro Novecento. L'opposizione leggerezza-peso è uno dei fili da cui muove il presente lavoro, che percorre una parte della produzione narrativa e saggistica di Calvino. La fase di intensa sperimentazione formale e tematica che si apre a partire dagli anni Sessanta viene letta alla luce della progressiva dissoluzione della forma romanzo, dello sfilacciarsi dei confini e dei modi del racconto, dell'attenzione al ruolo del lettore nel farsi della storia. L'adesione al gruppo dell'Oulipo, il periodo parigino e un interesse sempre più vivo per la nuova generazione di scrittori sudamericani (dopo Borges) sono elementi che aprono a uno studio comparato tra Calvino e Cortázar: in questa sede si indagheranno alcuni tratti che avvicinano l'opera dell'argentino, accostata dalla critica perlopiù al surrealismo, alle istanze calviniane riconducibili alla letteratura potenziale.
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Rossi, Isabella <1994&gt. "Riscrivere le fiabe. Viaggio nella teoria dell’adattamento e la sua applicazione alla fiaba di Alice di Terayama Shūji e di Ogawa Yōko." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18700.

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Abstract:
L’intento dell’elaborato è l’analisi della nozione e delle caratteristiche dell’adattamento in letteratura, focalizzandosi in particolare sulla sua applicazione al genere della fiaba. Il fenomeno dell’adaptation è considerato strettamente connesso al concetto di intertestualità, che consiste nel riconoscere all’interno di un testo narrativo delle forti somiglianze o rimandi a un altro testo. Questa tendenza è emersa a partire dalla metà degli anni Novanta in concomitanza con il movimento post- strutturalista, caratterizzato dalla “riscrittura” di opere precedenti o di testi canonici, spesso considerando il testo adattato come una produzione subalterna e secondaria rispetto all’originale. Nella seconda parte dell’elaborato verrà presentata la riscrittura nel contesto della “letteratura giapponese” contemporanea, attraverso lo studio di alcuni esperti dell’ambito, tra cui Murai Mayako, Luciana Cardi, Lucy Fraser e Cristina Bacchilega. Infine, sulla base di quanto argomentato, verrà analizzata la fiaba di Alice riscritta e adatta dal drammaturgo e regista Terayama Shūji e dall’autrice Ogawa Yōko, operando un confronto tra le due diverse prospettive all’interno delle narrazioni dei suddetti autori.
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Pozzobon, Kiara <1997&gt. "Un viaggio nel backpacking: traduzione cinese-italiano e commento traduttologico di un articolo specialistico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21592.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi verte sulla traduzione dal cinese all’italiano di un articolo turistico tratto dal giornale “Tourism Tribune Vol. 36 No. 10, 2021”. Questo analizza il fenomeno sempre più diffuso del backpacking, ponendo però un’attenzione particolare all’analisi psicologica dei viaggiatori che adottano questo stile di viaggio e alla distinzione di questi con altre categorie di viaggiatori, in modo particolare i turisti di massa. Obiettivo ultimo è infatti quello di dimostrare, tramite un questionario, l’unicità dei backpackers, e capire in quali aspetti queste caratteristiche uniche si riflettono. Il capitolo dedicato alla traduzione è preceduto da un primo capitolo introduttivo che descrive questo fenomeno globale soffermandosi su come viene vissuto questo stile di viaggio in Cina. È poi seguito dal terzo capitolo composto dal commento traduttologico, in cui vengono spiegate le strategie adottate durante la traduzione, e dal glossario, contenente termini tecnici presenti nell’articolo.
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Qiu, Zhenzhen <1993&gt. "Proposta di traduzione e commento traduttologico di alcuni capitoli del libro STORIA DEL VIAGGIO E DEL TURISMO IN ITALIA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15384.

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Abstract:
Abstract With the rapid development of the economy and the progress of people's minds,Tourism has become an indispensable part of most people’s lives. And Italy, as one of the most famous tourist countries in the world, is very popular among the people of the world. The reason I chose this theme is that I have always been interested in the tourism industry in Italy and China, And my undergraduate thesis was about the tourism industry in Venice, So I have been wondering why the Italian tourism is so famous, when did it start, and how it developed. At the same time, it is also associated with the development of China's tourism industry. Now, under the guidance of Prime Minister Xi Jinping's policy of “the Silk Road Economic Belt and the 21st-Century Maritime Silk Road”, the tourism industry will also further develop. This thesis includes the translation of the third chapter of “STORIA DEL VIAGGIO E DEL TURISMO IN ITALIA” (The History of Italian Travel and Tourism). The author is Professor Andrea Jelardi of the Oriental University of Naples, who has been engaged in Italian tourism research for many years, and whose works can better let everyone understand the development of Italian tourism. The translated chapter tells about the 20th century Italian travel in terms of history, religion, transportation, travel types, etc. This thesis also explains how the economic recovery after the First World War, the industrial revolution, and religious development influence the people’s living habits, travel habits, and finally led to the popularity of travel.
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Turrini, Gaia <1995&gt. "Un viaggio nel Xinjiang remoto e multietnico. Proposta di traduzione e commento del romanzo Pascolo invernale di Li Juan." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16893.

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Abstract:
La presente tesi consiste in una proposta di traduzione di alcune sezioni del romanzo spiccatamente autobiografico Dong muchang 冬牧场 (Pascolo invernale) dell’autrice Li Juan 李娟 (1979-), scrittrice di etnia Han originaria del Xinjiang. Il cuore dell’intera produzione letteraria di Li Juan ruota attorno alla sua personale esperienza in quest’area geografica e alla descrizione degli usi e costumi di una delle molteplici minoranze etniche che popolano la Cina: l’etnia kazaka. Il lavoro di tesi si compone di tre capitoli. Il primo capitolo fornisce al lettore un quadro generale sulla letteratura delle e sulle minoranze etniche cinesi, soffermandosi poi sugli autori del Xinjiang nelle loro declinazioni artistiche, linguistiche e letterarie; prosegue, poi, con il presentare la biografia dell’autrice e la relativa produzione letteraria, analizzandone le peculiarità. Il secondo capitolo è incentrato sulla proposta di traduzione dal cinese all’italiano di alcune sezioni del libro Pascolo invernale. Il terzo capitolo, infine, è dedicato al commento traduttologico, evidenziando le problematiche affrontate in sede di traduzione e le strategie adottate per la risoluzione delle stesse.
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Marinucci, Clelia <1993&gt. "Un viaggio nel mondo dell'adozione internazionale fra Italia e Cina: iter legislativo e incontro di culture." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13671.

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Abstract:
La presente tesi è dedicata al tema dell’adozione internazionale e in modo particolare con un focus sulle relazioni che intercorrono fra Italia e Cina. Verrà effettuato un confronto tra legislazione italiana e cinese e affrontato quello che è un viaggio alla scoperta dei valori di accoglienza e solidarietà, che diventa testimone dell’unione di cammini che sono stati fino a quel momento separati e di un incontro di culture. La struttura del presente lavoro si articola in quattro capitoli: il primo capitolo tratta l’adozione internazionale nella prassi italiana, proponendo inizialmente un breve excursus storico delle adozioni internazionali dalle origini e i primi trattati ad oggi, per proseguire poi con l’iter legislativo e metodologico in materia di adozione internazionale, si concretizza nell’analizzare le leggi vigenti, la normativa e la disciplina nazionale di riferimento applicata in Italia, gli organismi addetti e le autorità competenti in materia, ed infine i criteri ed i processi procedurali dell’adozione internazionale. Il secondo capitolo ripercorre in modo parallelo il sistema dell’adozione internazionale in Cina, dalla tradizione e la sua evoluzione nel contesto storico e sociale, alla normativa attuale, i soggetti in causa, i requisiti e le procedure adottate. Il terzo capitolo si occupa delle relazioni fra Cina e Italia, evidenziando la Cina come Paese d’origine di minori adottati in Italia, degli enti e delle organizzazioni che lavorano su quest’asse, con particolare riferimento ad un ente autorizzato in Italia e alla sua esperienza con le adozioni in Cina, l’Associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi.). Il quarto capitolo tratta un case study, un’indagine rivolta ai soggetti coinvolti nell’iter adottivo e ai destinatari dell’adozione, finalizzata a raccogliere dati e informazioni sulle esperienze delle famiglie adottive e a comprendere meglio il loro vissuto nel cammino verso la genitorialità adottiva, l’andamento e le caratteristiche dell’adozione internazionale. Lo scopo di quest’ultima parte dell’elaborato è quello di dar voce ai protagonisti del percorso adottivo e avviene attraverso un confronto diretto tramite interviste frontali con alcuni operatori degli enti autorizzati e con le famiglie che hanno adottato in Cina. Si è ritenuto opportuno focalizzare l’attenzione sugli elementi fondamentali di questo importante tema, ovvero i genitori adottivi e i bambini adottati, grazie all’utilizzo di interviste e testimonianze che hanno permesso di approfondire il fenomeno delle adozioni italiane in Cina, il rapporto con la cultura diversa e i significati e valori legati a questa scelta.
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Nicoloso, Francesca <1989&gt. "Zhaxi Dawa e il suo Tibet: il viaggio di una vita. Proposta di traduzione e commento traduttologico di "Quel darchor blu di un mare antico. Inoltrandomi in Tibet"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3756.

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Abstract:
Il presente elaborato si focalizza sulla traduzione del diario di viaggio “古海蓝经幡。走进西藏” (Quel darchor blu di un mare antico. Inoltrandomi in Tibet) dello scrittore Zhaxi Dawa. Di madre cinese e padre tibetano Zhaxi Dawa presenta un’identità controversa, che risulta evidente in tutta la sua produzione letteraria in cui esplora le tradizioni del Tibet più autentico con le sue superstizioni e le sue credenze. Gli eventi surreali e le atmosfere magiche che caratterizzano i suoi racconti lo avvicinano al realismo magico di Gabriel Garcia Marquez, l’autore sudamericano che più lo ha influenzato. Alla fine degli anni Novanta Zhaxi Dawa lascia la produzione letteraria per dedicarsi alla realizzazione di documentari riguardanti la sua terra natia. I luoghi che ha visitato, le persone che ha incontrato durante questi viaggi sono state riportate in “Quel darchor blu di un mare antico. Inoltrandomi in Tibet”, pubblicato nel 2000. L’elaborato comprende la traduzione di sette capitoli rappresentativi dell’opera dello scrittore tibetano ed emblematici dell’interesse che nutre per il Tibet, a cui segue il commento traduttologico in cui vengono indicate le strategie traduttive applicate e in cui vengono riportati i problemi riscontrati e le soluzioni adottate per risolverli.
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Vassalli, Lucia <1994&gt. "Bubujingxin, il viaggio spazio-tempo nella scrittura online cinese. Traduzione e commento del romanzo di Tong Hua." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13261.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi si concentra sulla traduzione, corredata da relativa analisi traduttologica, di alcuni capitoli selezionati tratti dal romanzo cinese di Tong Hua "Bubujingxin". Precede una breve panoramica sull'ambiente della scrittura online in Cina, con particolare attenzione al ruolo svolto da Tong Hua e al filone dei viaggi spazio-temporali.
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Palla, Niccolo' <1995&gt. "Vita: un viaggio tra idillio amoroso e tragedia sociale. Traduzione integrale e commento del romanzo di Lu Yao." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15530.

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Abstract:
La seguente tesi di laurea magistrale consiste nella traduzione integrale del romanzo “Vita” di Lu Yao (1949-1992), autore cinese contemporaneo originario dello Shaanxi. Sebbene goda di pochissima visibilità in Europa, in Cina è largamente conosciuto per la sua opera “Mondo Ordinario”, ancora non tradotta in lingua italiana. Dopo una breve introduzione sullo scrittore, sull’opera e sul suo stile narrativo saranno presentate, attraverso una prefazione, alcune particolari scelte traduttive a livello linguistico: verrà dunque esaminata la scelta di tradurre i dialoghi del testo di partenza dal dialetto dello Shaanxi al vernacolo romano, aggiungendo cenni fonetici sull’ultimo per facilitare la lettura. Seguiranno poi la traduzione integrale del romanzo breve e un commento traduttologico che approfondirà ulteriormente le operazioni traduttive e le conseguenti rese finali.
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Giurgevich, Luana. "Il viaggiatore "ideale" di Alberto Fortis. Scritture e riscritture adriatiche fra Settecento e Ottocento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2607.

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Abstract:
2006/2007
La grande varietà di scritti usciti dalla penna di Alberto Fortis consente di entrare nell’officina odeporica di un viaggiatore d’eccezione, che dimostra un costante e vivo interesse per la costa orientale dell’Adriatico. Un viaggiatore che, fino alla fine della sua vita, anche quando il sogno raguseo è ormai svanito e può solo «euganeizzarsi», non smette mai di raccogliere materiali e informazioni sulle terre adriatiche. La tesi si propone di analizzare gli interessanti itinerari testuali proposti dal viaggiatore padovano attraverso una serie di confronti che coinvolge, da un lato, gli scritti adriatici dello stesso autore, quelli che precedono e seguono la stesura del Viaggio in Dalmazia (ricordo le istruzioni scientifiche per i viaggiatori in Adriatico, le relazioni sullo stato della pesca stese per il serenissimo governo, il carteggio privato, le lettere odeporiche inviate a John Strange) e, dall’altro, le innumerevoli riscritture e traduzioni che prendono le mosse dal celebre resoconto di viaggio. Fra quest’ultime ricordo, in particolare, la Topografia veneta di Vincenzo Formaleoni e il resoconto odeporico di Ernst Friedrich Germar, due testi che rivelano una storia di intrecci, di travasi, di corrispondenze intertestuali. Il viaggio lungo la frastagliata linea adriatica indica, già nella sua mutevolezza, la ricchezza di spunti che il viaggiatore padovano trarrà dall’osservazione delle coste, delle montagne, dei corsi d’acqua zigzaganti verso l’interno della Dalmazia. Insomma di tutte quelle «piste» della Natura che lo condurranno all’incontro con l’Uomo morale morlacco. In una cornice adriatica, dove regna l’osservazione diretta e si fa strada una proposta di rettifica, che è anche reinterpretazione della nozione di spazio e dei viaggi verso Oriente, il naturalista padovano sviluppa un proprio ideale di viaggiatore e il suo resoconto di viaggio diventa, a sua volta, una vera e propria guida, un testo imprescindibile per i futuri viaggiatori in Adriatico.
XX Ciclo
1981
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M, CASTORINA. "Breve relazione del viaggio in Occidente. Il resoconto del viaggio in Italia di Guo Liancheng." Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/2158/1144326.

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Abstract:
In this thesis I've analyzed and studied the situation of Chinese Catholics in China in the 19th century, with a particular focus on the city of Wuchang where some Italian priests run a school for the Chinese converts. The thesis comprehends also a complete and annotated version of a travel journal written by a young Chinese convert, whose name is Guo Liancheng, who went in Italy in 1859.
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Fabio, Ramasso. "Ulisse: ambiguità di un mito moderno Studio sulle riscritture del mito classico nella letteratura di lingua tedesca del XX e XXI secolo." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11562/1061750.

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Abstract:
L’obiettivo della tesi di dottorato è lo studio della figura di Ulisse nella letteratura di lingua tedesca del XX e del XXI secolo. In particolare, si intende evidenziare la valenza attuale del personaggio e di come esso viene rielaborato nelle riscritture, andando così a tracciare un’evoluzione che il personaggio compie attraverso il Novecento, per giungere fino a noi. A essere presi in considerazione sono soprattutto gli autori che hanno sfruttato il mito di Ulisse per descrivere e riflettere problemi esistenziali, sociali e antropologici della nostra contemporaneità, individuando nel viaggiatore per eccellenza un’erranza universale che riguarda tutti, indipendentemente dalla direzione che ognuno dei modelli ulissidi compie. Rilevanti ai fini dell’analisi sono, da un lato, alcuni tra i massimi scrittori della letteratura tedesca (Kafka, Brecht, Rilke), dall’altra, però, anche autori che stanno emergendo solo recentemente (Emine Sevgi Özdamar), senza escludere poi autori che si accostano al mito in maniera filosofico-speculativa (Adorno/Horkheimer, Hans Blumenberg). Una parte della presente tesi è anche dedicata alle figure ulissidi provenienti da altre letterature che forniranno la possibilità, al lettore, di ottenere una panoramica dell’utilizzo della figura ulisside in ambito europeo, scoprendo così con quali culture quella tedesca comunica e si influenza in modo reciproco. Attraverso un’analisi comparativa e puntuale dei testi si intende pertanto mostrare alcuni aspetti tematici ricorrenti relativi alla trasformazione del personaggio che assume a seconda degli autori sfaccettature anche molto diverse: Ulisse è infatti illuminista ante litteram, un borioso avventuriero di mare, un sovrano che torna nella patria usurpata e fa strage, una donna alla ricerca della propria verità in terra straniera. La forza di questo mito è proprio la poliedricità semantica che da sempre lo contraddistingue e che lo porta ad essere, in qualunque momento del nostro presente, una presenza letteraria essenziale per descrivere le conflittualità della nostra problematica modernità: il contesto migratorio, la frammentazione psicologia dell’Io, il capitalismo e la società malata dei consumi, l’incomunicabilità umana, tema urgente, questo, nella metropoli moderna, fino alla difficoltà stessa del narrare, del raccontare una storia, che oggi è compito più arduo che mai. Dal Novecento a oggi il mito non subisce nessun arresto; è coinvolto semmai in un’accelerazione che lo vede raccontato nelle più svariate forme della narrativa, pur prediligendo la forma breve e poetica che testimoniano anch’esse la difficoltà del dire, paradigma par excellence della contemporaneità. Il mito di Ulisse si inserisce allora in questo contesto, senza esigere credulità da parte del lettore (il mito di Ulisse è in fondo anche il mito della menzogna e della verità occultata), ma raccontando come da sempre il mito classico tout court sa fare: comunicarci, attraverso l’alterità distante delle proprie immagini, il senso urgente del nostro presente.
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