Dissertations / Theses on the topic 'Letteratura di viaggio'
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Brugiolo, Chiara <1992>. "La letteratura di viaggio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17985.
Full textNardari, Annamaria <1961>. "<> La scrittura di viaggio di Cino Boccazzi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18487.
Full textBrocardo, Chiara <1993>. "L’Italia nel diario di viaggio di Zhu Ziqing. La letteratura cinese di viaggio, traduzione di Ouyouzaji 欧游杂记 (Venezia, Firenze, Pompei e Roma)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15536.
Full textCaselli, Cristina <1990>. "Unterwegs: letteratura di viaggio e turismo. Dai periploi greci ai tagebuchen tedeschi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5189.
Full textNuzzo, Giulia. "Percorsi identitari nella letteratura di viaggio ispanoamericana. Ricardo Rojas e Gabriela Mistral." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/193.
Full textUna premessa non inedita, ma comunque importante, del lavoro di tesi è non soltanto la rilevanza della soggezione ad una vera e propria “ossessione identitaria” nella storia della cultura latinoamericana postcoloniale, ma anche, proprio in ragione della pressanza di tale “ossessione”, il fatto che questa sia stata estremamente feconda di creazioni intellettuali e artistiche. Il dibattito sulla “specificità” del “ser” latinoamericano, per la sua imponenza, per l’ampiezza degli ambiti teorici e discorsivi investiti, per l’intensità delle espressioni artistiche in cui si è riflesso, in particolare nelle sue più mature configurazioni novecentesche, probabilmente non conosce uguali in altri contesti storici segnati da dominazioni coloniali. La grandissima estensione e varietà di interventi sulla materia sollecita ulteriori contributi di studio su stagioni, vicende, autori, testi, meritevoli di indagine o approfondimenti critici, e la continuazione del dibattito attorno a più generali prospettive teoriche e metodiche. E, in questa prospettiva critica, sicuramente risulta del più grande interesse un lavoro di ricognizione sistematica che investa i modi in cui la letteratura odeporica, e più in generale l’insieme di scritture nate dall’esperienza diretta con i paesi europei (naturalmente a partire in primo luogo dalla “madre” ispanica), si sia resa un tramite privilegiato delle ricerche identitarie degli intellettuali latinoamericani. In questa direzione il lavoro di tesi aspira a presentare una prima ricostruzione analitica ed interpretazione organica dei principali testi che in proposito possono essere studiati di due diverse figure della cultura del mondo latinoamericano: l’argentino Ricardo Rojas e la ben più nota cilena Gabriela Mistral. Prima di inoltrarsi nella disamina della loro produzione segnata dalla cifra del viaggio, si è ritenuto però indispensabile disporre una sezione introduttiva che presentasse lo scenario problematico e concettuale delle discussioni attorno alle identità latinoamericane ripensate e discusse in primo luogo nel rapporto con le patrie europee, e quindi delle principali posizioni configuratesi sul versante europeo attorno alle identità nazionali, culturali, etc. In tal modo si è potuto anche presentare in iscorcio una ricostruzione dell’ampio spaccato di scritture di viaggio (e sul viaggio) di autori ispanoamericani in Europa: dunque una ricognizione di alcuni momenti nodali e altamente rappresentativi di esse è stata presentata a chiusura di tale sezione iniziale. Si è ritenuto che in tal modo questa, con tale ampia apertura panoramica, potesse assolvere alla funzione di introdurre adeguatamente le più specifiche disanime critiche delle esperienze “odeporico-identitarie” di Rojas, nella seconda sezione, e quindi della Mistral, nella terza e ultima. Tali ricognizioni possono così essere considerate anche come momenti significativi di un lavoro ulteriormente destinato all’esplorazione di un’importante costellazione di testi occasionati dall’esperienza del viaggio o dalla rivisitazione letteraria delle patrie europee nel vastissimo scenario della cultura ispanoamericana del primo ‘900. È in questo contesto problematico e critico che va rinnovatamente studiata l’importante esperienza intellettuale di Rojas, il cui impegno teorico rispose innanzitutto all’esigenza di rafforzare le strutture umanistiche della cultura della nazione argentina, della cui genealogia produceva un’impegnativa rappresentazione, certamente anche mitologizzata nel riferimento ad un principio atavico e indissolubile dell’argentinidad. L’impegno nazionalistico di Rojas non è dissociabile però da un afflato americanistico, dal riferimento ad una comune identità di vincoli genetici ed esperienze storico-culturali dei paesi ispanoamericani, dalla cifra di un “tellurismo” comune alla più parte delle coeve rivendicazioni autoctone del sud del continente: da cui la rivendicazione americanistica, peculiarmente sincretistica e universalistica, “eurindiana”, dello scrittore argentino. Rispetto a tale plesso problematico comunque è mancato nella letteratura critica sull’autore un esame adeguato delle opere emerse dal suo viaggiare, le Cartas de Europa, del 1908, ed il Retablo español, di trent’anni più tardo. Se va riconosciuta la sostanziale povertà letteraria di tali testi, non vanno elusi altri livelli in cui può essere colto un loro interesse: la dinamica gestazione della riflessione sulla “filosofia della nazione argentina” che si sarebbe espressa quasi contemporaneamente nella Restauración Nacionalista e poi in Blasón de plata, La argentinidad e Eurindia; il valore paradigmatico che assume in Retablo español l’esperienza “iniziatica” del viaggio in Spagna in direzione del processo di conciliazione tra il mondo ispaoamericano e la ex madrepatria spagnola; i caratteri e significati della profonda incidenza del debito assunto da Rojas verso l’esperienza degli intellettuali del regeneracionismo e della generación del 98 spagnola, oggetto di un sostanziale silenzio in sede critica. La vita nomadica di Gabriela Mistral si presta ad essere riattraversata, approfondita criticamente, in quanto rispose tanto alla ricerca delle forme dell’identità ispanoamericana, nelle sue radici autoctone, e nelle sue possibili coniugazioni alle culture del vecchio mondo, tanto a quella di una difficile inchiesta esistenziale, segnata dall’esperienza sradicante, ma allo stesso tempo ricca di spunti vitali, dell’«extranjería». Non è certo una novità critica che la Mistral assurse già in vita a figura esemplare del movimento americanistico, delle sue istanze telluriche, popolari e indigeniste. Tuttavia dell’essenziale navigazione di Gabriela Mistral tra diversi paesi dell’Europa sono testimonianza una serie di scritti di viaggio (di tutt’altra tempra letteraria rispetto a quelli di Rojas) anche questi non ancora sistematicamente affrontati dagli studiosi. Seguendoli ravvicinatamente si è cercato di mostrare come essi mettano sulle tracce della complicata trama di riferimenti alle patrie europee che sottendono e accompagnano la modulazione del suo ethos americanistico. L’esperienza di viaggio e d’identità della Mistral, ben diversamente da quella di Rojas, mette tra l’altro in luce un nazionalismo ispanoamericanistico in cui si copre un rapporto estremamente conflittuale con la patria cilena. D’altra parte la prosa e la poesia della poetessa cilena continueranno a nutrirsi del calore terrestre delle radici contadine della memoria della sua terra, in una vicenda complessa in cui giocano un ruolo di primo piano le esperienze delle terre mediterranee, valorizzate nel loro ancoraggio alle espressioni parche della civiltà contadina e della religiosità francescana. Nelle pagine dedicate alla Mistral si sostiene che quel suo peculiare “tellurismo” fu anche una chiave decisiva di esperienza e di lettura delle varie patrie europee divenute elettive, e che quel nomadismo avrebbe assunto infine il senso di uno stare al mondo nel contatto essenziale con la sua pura natura, irriducibile alla logica politica dell’appartenenza patria.
VIII n.s.
Montagnaro, Laura <1984>. "Interconnessioni tra spazio e tempo nella letteratura di viaggio. Tre casi di studio: Vittorini, Levi, Moravia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8232.
Full textVeneri, Toni. "Geografia di stato. Il viaggio rinascimentale da Venezia a Costantinopoli fra letteratura e cartografia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4590.
Full textIl procedimento innovativo di spazializzazione testuale che emerge a Venezia nel Cinquecento e caratterizza il nuovo trattamento rinascimentale delle informazioni geografiche, trova nell’Oriente e nel suo ampio e stratificato bagaglio di conoscenze precostituite un ambito privilegiato di applicazione, che si sviluppa lungo tre principali direttrici (Gerusalemme, Cambaluc, Bisanzio). Nel contesto di un declino delle utopie religiose (esemplificato dall’incontro fra il geografo Giovanni Battista Ramusio e il falso messia David Reubeni), di una rivalutazione dell’utopia politica imperiale (la riproposizione, da parte di Ramusio, dei viaggi di Marco Polo) e della tecnica di spazializzazione geografica del racconto medievale (il cronotopo storiografico dellla Quarta Crociata fissato dal figlio di Giovanni Battista, Paolo Ramusio), un importante investimento teorico e simbolico viene condotto nel Rinascimento – e attraverso i generi più diversi della produzione geografica e cartografica di cui la città è all’epoca capitale indiscussa – sull’itinerario che da Venezia si snoda lungo l’Adriatico orientale e, a seconda delle circostanze, attraversa i mari Ionio ed Egeo oppure valica per via di terra i Balcani, per raggiungere infine Costantinopoli, capitale dell’impero ottomano. Pellegrinaggio moderno e secolarizzato, questo viaggio si offre alla descrizione e al racconto, e quindi all’analisi, come oggetto unitario e discorsivo da contestualizzare nell’ambito umanistico del rinnovamento cinquecentesco delle conoscenze geografiche, della nascita dell’istituto diplomatico veneziano e dell’elaborazione di nuovi generi di scrittura letteraria. Il valore della ricerca e dell’individuazione di questo corpus si giustifica alla luce sia del suo significato quantitativo (l’itinerario da Venezia a Costantinopoli è quello che, soppiantando il tradizionale pellegrinaggio in Terrasanta, viene più descritto e narrato in assoluto durante il Rinascimento) sia del suo significato qualitativo (è il terreno di scrittura e rappresentazione in cui si sviluppa la moderna geopolitica, si promuove un discorso imperialista veneziano, si mettono alla prova nuove concettualizzazioni geografiche, si gettano le fondamenta del futuro discorso orientalista e della scrittura etnografica in generale). Oltre alle evidenti ragioni politiche ed economiche che giustificano la pratica di questo viaggio – ma non la sua incessante riscrittura – è possibile individuare gli elementi testuali che concorrono ad attribuire all’itinerario in questione un’immagine e una densità simbolica senza eguali: un contenuto utopico, veicolato principalmente dalla rappresentazione cartografica e dalle descrizioni impersonali, legato tanto al mito di Venezia quanto a quello imperiale di Costantinopoli e alla fortuna della rappresentazione idealizzata dell’isola come microcosmo; un corrispondente contenuto eterotopico che invece emerge dai racconti in prima persona che registrano l’esperienza materiale dei viaggiatori in quegli stessi spazi trasformati in luoghi dalla loro presenza; contenuti che vengono entrambi potenziati da drammatizzazioni storiografiche che svolgono un preciso ruolo politico e propagandistico nell’agenda governativa della Repubblica. Da un punto di vista metodologico questo corpus incoraggia l’integrazione di tre modalità di approccio critico (storico-letterario, teorico, interdisciplinare) che prevedono altrettanti terreni d’indagine: 1) L’analisi testuale delle descrizioni e dei racconti del viaggio cinquecentesco a Costantinopoli, nella loro graduale acquisizione di autonomia formale e nelle conseguenti possibilità di contaminazione, si articola in tre momenti, uno strategico (i quadri, le descrizioni), uno tattico (i racconti, le narrazioni), uno discorsivo (pellegrinaggi e viaggi in Oriente): dall’emergenza di una nuova inquadratura dell’area non contemplata in precedenza né dalla cartografia nautica né da quella tolemaica, alla visualizzazione in sequenza delle tappe del viaggio che negli isolari e nelle raccolte di vedute funge, oltre che da possibile alternativa cosmografica (la frammentazione in microcosmi insulari contro o a complemento della visione totalizzante della cartografia tolemaica), da inventario delle possessioni marittime veneziane, veicolo del mito di Venezia cui risponde l’immagine in bilico fra utopia e distopia della capitale ottomana; dalla pura descrizione degli scali offerta dai portolani e amplificata dalla stabilità e dalla razionalizzazione della pagina stampata, al graduale sganciamento, grazie al bilanciamento fra istanza narrativa e “medaglioni” geografici, del racconto di viaggio sia dai “blocchi” descrittivi tipici della prosa diplomatica e della trattatistica etnostoriografica sui turchi (il testo preliminare), sia dalla pura contingenza cronachistica praticata dagli stessi autori, tutti uomini di stato, ambasciatori, segretari o loro accompagnatori, nella scrittura dei loro dispacci al governo; dalla formalizzazione e standardizzazione dei capitoli descrittivi che permette di classificare le strategie all’opera nei racconti di viaggio, all’emergenza dei luoghi irripetibili dell’esperienza, ovvero delle tattiche dei viaggiatori, per i quali è possibile solo una casistica topologica in cui prendono risalto le eterotopie sottintese (Venezia), o annunciate ma raramente realizzate (Costantinopoli, il Serraglio), i luoghi della metastruttura rituale del viaggio, quelli che ne assicurano il regolare svolgimento (alloggi, luoghi di ristoro, mezzi di trasporto, chiese e luoghi istituzionali), le paratopie spesso drammatiche che invece ostacolano o ritardano il viaggio (tempeste, intemperie, aggressioni, incidenti), i luoghi che emergono per un salto nel tempo, in un passato collettivo o personale (eterocronie antiquarie, politiche, familiari), e luoghi invece in cui il viaggiatore valuta o gode direttamente del paese visitato senza descriverlo in maniera distaccata e impersonale. 2) A questa analisi storica e testuale si accompagna un’interrogazione teorica sulle nozioni applicate dalla critica per descrivere i cambiamenti epistemologici collegabili a questi testi: la scomparsa di elementi storici e religiosi (Lefebvre) da uno spazio rinascimentale fondamentalmente quantitativo e perciò da contrapporre al mondo prevalente in età medievale (Farinelli), a quello spazio di localizzazione (Foucault) strutturato su rapporti oppositivi fra luoghi qualitativi che si caratterizzano per una densità simbolica provocata dalla drammatizzazione e dalla presenza manifesta del corpo (Tuan), una competizione che dà vita al racconto di viaggio come bilanciamento o tensione fra strategie e tattiche (Certeau), fra descrizione e narrazione (Marin); l’elaborazione, in queste operazioni di spazializzazione rinascimentale, di un nuovo nesso fra spazio e tempo storiografico (il cronotopo), che chiama in causa il ruolo stesso di quest’ultimo nell’ambito della ricerca (i concetti neostoricisti di aneddoto e master narrative); infine l’utilità che queste categorie svolgono nell’individuare il viaggio da Venezia a Costantinopoli come un discorso che rappresenta storicamente uno sviluppo in controtendenza nella secolarizzazione di un precedente discorso sul viaggio (la peregrinatio medievale) sfociato nel meraviglioso periplo orientale, e allo stesso tempo una riserva di immagini che verranno risemantizzate, attraverso una loro esotizzazione, dal più tardo discorso europeo sul viaggio in Oriente (l’orientalismo). 3) L’individuazione e la valorizzazione di un corpus unitario e non univocamente letterario, ma anche cartografico e variamente scientifico o divulgativo, tanto manoscritto quanto a stampa, in relazione a un sistema umanistico di articolazione dei saperi mal tollerante rigide distinzioni disciplinari. Questo il contributo più importante che la tesi vuole offrire: oltre a indicare nella loro coerente totalità un insieme disperso di testi – alcuni dei quali per niente studiati o laddove oggetto di attenzione, frammentati in funzione di ristretti obiettivi disciplinari di volta in volta diversi – attirare l’attenzione sulle potenzialità teoriche ma anche storiografiche dell’analisi letteraria nella comprensione del ruolo politico e culturale svolto da questo corpus, fondamentale nella cultura europea per la definizione della propria geografia in base a una nuova idea di spazio e a nuove emergenti figure di alterità; mostrare che anche gli studi rinascimentali possono contribuire a dibattiti molto attuali su cosa sia lo spazio, dibattiti che sembrano esigere sempre di più operazioni di storicizzazione. Il repertorio bibliografico, pensato anche per alleggerire il discorso, offre infine uno stato aggiornato della bibliografia relativa ai testi e ai loro autori, permettendo di ripercorrerne il sostanziale intreccio in maniera più sequenziale.
XXII Ciclo
1981
Postiglione, Jessica. "Il popolo finlandese nella letteratura umoristica: proposta di traduzione di “Xenophobe's guide to the Finns”." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9821/.
Full textPasin, Chiara <1991>. ""Fra intime forèste de respiri" Viaggio nella poesia dialettale di Mario Meneghini." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15997.
Full textBevilacqua, Marco <1984>. "Tre vicentini in America. La scrittura di viaggio di Guido Piovene, Antonio Barolini e Goffredo Parise." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3418.
Full textGòrowska, Anna <1985>. "L'immagine dell'Africa negli scritti di viaggio di Alberto Moravia e Ryszard Kapuściński. Due visioni a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4811.
Full textNiccolai, Fiammetta. "Un viaggio alla scoperta del mondo della poesia per bambini. Animalario di María José Ferrada: proposta di traduzione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20864/.
Full textCecot, Federico. "Un viaggio tra pallacanestro e cultura: proposta di traduzione di Big Game, Small World di Alexander Wolff." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Find full textGandi, Charlotte <1994>. "Per fare odeporica. Il travel blog come narrazione di viaggio, turismo e cultura." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14510.
Full textGirotto, Alice <1987>. "Forme di rappresentazione del potere in Angola : viaggio dalla letteratura alle arti visive (e ritorno)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/15028.
Full textAttrovi, Linda <1986>. "Il tema del viaggio reale e mentale nelle Novelle per un anno di Luigi Pirandello." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1603.
Full textReverdito, Guido. "Giorgio Scerbanenco e il cuore nero del giallo di casa nostra. Viaggio al termine dell'ossessione di una vita." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423446.
Full textTra il 1966 e il 1969 Giorgio Scerbanenco pubblica quattro romanzi polizieschi ("Venere privata", "Traditori di tutti", "I ragazzi del massacro", "I milanesi ammazzano al sabato", tutti dominati dalla figura di Duca Lamberti, medico radiato dall'ordine a seguito di un'eutanasia e convertito in modernissimo poliziotto carico di rabbia esistenziale e assetato di giustizia sociale per quanti non la possono avere) con i quali rivoluziona dalle fondamenta gli spiriti e le forme del giallo italiano facendo irrompere in un genere fermo da anni alle scimmiottature di modelli americani la realtà del nuovo volto truce che l'Italia reduce dal boom economico aveva assunto in quegli anni. Grazie a quei quattro gialli duri e puri Scerbanenco è diventato in breve tempo una sorta di maestro per quanti hanno deciso di seguirne le orme cercando di usare gli schemi e i temi tipici del poliziesco per raccontare la realtà sociale del paese in continua e spesso contraddittoria evoluzione. Questo ruolo di Scerbanenco visto come liberatore della letteratura di genere (il giallo che trascolora nel noir) dalle servitù di passaggio del passato e di apripista verso un futuro di indipendenza narrativa possibile è ormai un dato di fatto consolidato sia presso la critica che presso il pubblico. Al punto da essere parte integrante di ogni rievocazione della storia del giallo nostrano che si rispetti. Ciò non ostante non è un azzardo affermare che raramente ci si è domandati che cosa stia dietro a questa improvvisa rivoluzione copernicana capace di rinnovarne il panorama uggioso e monotono con storie che puzzassero finalmente di vita vera dopo tanta letteratura plastificata straripante di adattamenti passivi e scodinzolanti di quelli che erano già brutti modelli americani di partenza. L'approdo di Scerbanenco all'equilibrio perfetto delle storie della serie di Duca Lamberti non è però un evento casuale verificatosi per una serie di fauste concomitanze storiche e letterarie (ovvero l'essere stato egli il primo a capire che la società italiana dell'immediato post-boom economico dei primi anni '60 era cambiata in maniera imprevedibilmente repentina e che le nuove forme di criminalità che iniziavano a piagare il paese meritavano di avere una loro visibilità nel solo genere letterario che le potesse ospitare trasformandole in vero "ambiente"). Se Scerbanenco avesse avuto soltanto il merito di questa brillante intuizione di sociologia amatoriale, senza poter contare su un adeguato magistero creativo durato anni, non avrebbe mai avuto la possibilità concreta di convertire la lucida visionarietà di quell'intuizione in un prodotto di letteratura di consumo di alto profilo. Lo scopo che questa ricerca si prefissa è appunto quello di proporre un viaggio di archeologia letteraria alle radici di un'ossessione. Ovvero esaminare le fasi più remote (e in parte confuse, oltre che ancora non adeguatamente studiate) della produzione scerbanenchiana per andare alla ricerca di quelle pagine nelle quali lo scrittore italo-ucraino dimostra sin dagli anni più imberbi di subire fortissima la fascinazione della dimensione poliziesca, cercando così di dimostrare come l'esplosione di fine anni '60 non sia affatto la ciambella uscita col buco perfetto dal forno dell'improvvisazione, quanto piuttosto l'inevitabile approdo di un lungo viaggio dentro le ossessioni del crimine trasferito sulla pagina.
RICCIO, Elena. "La ricezione di Leonardo Sciascia. Il viaggio dell'opera nello spazio e nel tempo attraverso la collezione Leonardo Sciascia - recensioni." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/394666.
Full textKovačević, Zorana. "Mediazioni culturali: letteratura e società italiane nell'odeporica serba ed europea tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10150.
Full textLo scopo di questo lavoro è rappresentare l’immagine dell’Italia, della sua società, della sua cultura e soprattutto della sua letteratura nell’ambito dell’odeporica serba ed europea dell’Ottocento e del Novecento. Nonostante una sorprendente presenza dell’Italia nella letteratura di viaggio serba, i saggi, le monografie, i libri, le antologie e gli altri testi che ne trattano non sono particolarmente numerosi tanto in lingua serba quanto in quella italiana. Al contrario di ciò che accade per altri viaggiatori stranieri, la presenza di testimonianze scritte dai serbi in visita in Italia è dunque studiata relativamente poco: infatti, considerando la bibliografia generale relativa al viaggio in Italia, colpisce subito una notevole asimmetria e una grande lacuna. La tesi è divisa in due parti. Nella prima, tramite le pagine dei viaggiatori serbi che dell’Italia hanno lasciato testimonianza scritta sono illustrati, privilegiando un taglio cronologico, gli elementi essenziali a un ritratto del Belpaese, fra Ottocento e Novecento. Attraverso cinque capitoli, che corrispondono ad altrettante fasi dello sviluppo dell’odeporica serba, viene messo l’accento sull’immagine dell’Italia, mentre tutte le informazioni fornite sui viaggiatori e le loro opere sono ridotte all’essenziale in quanto maggiormente pertinenti all’ambito della slavistica. L’Italia, soprattutto per le sue bellezze e tradizioni, è senz’altro una meta d’obbligo per chi proviene dalle terre slave. Per quanto riguarda l’area serba, la presenza dell’Italia si può osservare principalmente attraverso la letteratura di viaggio a cui hanno contribuito, in più di due secoli, scrittori curiosi di conoscere questo paese, che fin dai tempi del Grand Tour ha attirato schiere di viaggiatori da tutta Europa. La prima fase dell’odeporica serba sull’Italia si apre poco prima dell’inizio del secolo XIX e dura fino al Romanticismo, che ne costituisce la seconda fase, quando appaiono i notevoli contributi di Petar Petrović Njegoš e soprattutto il libro Lettere dall’Italia di Ljubomir Nenadović, che non rappresenta solo uno spartiacque nel genere, ma senza dubbio anche un passo notevole in tutta la letteratura di viaggio serba. La terza fase, che in qualche modo corrisponde al Realismo, si protrae fino all’apparizione di una generazione nuova che si afferma tra le due guerre mondiali e porta la letteratura di viaggio alla sua epoca d’oro in cui essa, ormai staccata e lontana dalla tradizione precedente, matura completamente. Siccome ripercorrendo le tappe dello sviluppo di questa tradizione risulta che il periodo tra le due guerre è fondamentale in quanto momento in cui avviene un grande cambiamento della poetica del viaggio stesso, si porrà l’accento proprio su questo quarto periodo, chiamato anche Modernismo, che costituisce una fase cruciale per l’odeporica serba. Infine, dopo la seconda guerra mondiale fino alla fine del secolo XX si snodano i decenni che corrispondo all’ultima e conclusiva epoca. A giudicare dai diari, dalle lettere, dai resoconti e da altro materiale riguardante il tema del viaggio, città come Napoli, Roma e Venezia confermano la loro prevedibile centralità in questa mappa, seguite a ruota dalle città toscane e da quelle siciliane. Anche se i viaggiatori serbi privilegiano le zone di cui si ha già una conoscenza dettagliata, soprattutto a partire dalla fine della prima guerra mondiale esse si moltiplicano e l’elenco dei nomi si arricchisce di località meno note. Mentre nelle pubblicazioni dedicate a questo tema, pur inquadrato da differenti angolazioni e metodologie, manca un approccio comparativo, nella tesi, sin dalla fase embrionale, si è cercato di descrivere il mondo dei viaggiatori stranieri che hanno deciso di rendere omaggio all’Italia con i loro scritti, stabilendo paragoni e confronti. Si inizia perciò una rapidissima panoramica sul viaggio raccontato nell’odeporica europea nel periodo che abbraccia l’Ottocento e il Novecento, soprattutto attraverso il più classico dei canoni il cui modello è diventato familiare anche all’odeporica serba. Partendo da Goethe, passando per Gogol’, arrivando a Stendhal, con qualche digressione sui viaggiatori meno conosciuti, si verifica in che modo le stazioni di un pellegrinaggio appassionato, e soprattutto le immagini dell’Italia e della sua cultura si sovrappongono con, o differiscono da, quelle relative ai viaggiatori serbi. Inoltre, all’occorrenza, come termine di paragone, si affronta anche il viaggio degli italiani in Italia. Invece la seconda parte, divisa in cinque capitoli, mostra l’immagine della letteratura italiana nelle testimonianze odeporiche, soprattutto del Novecento, un secolo cruciale per la presenza dell’Italia nella letteratura serba. Per quanto riguarda le preferenze dei viaggiatori, da un lato si nota la passione per i classici come Dante, Petrarca e Tasso, mentre dall’altro si manifesta anche l’interesse per scrittori come Gucciardini, Cecco Angiolieri, Santa Caterina da Siena o Giuseppe Gioachino Belli. Solo qualche sporadica menzione è riservata a D’Annunzio oppure al futurismo italiano. Il baricentro di quasi tutta la seconda parte della tesi è senz’altro il rapporto di Miloš Crnjanski con la letteratura italiana: egli, che ne fu un grande ammiratore e lettore, la affronta anche dal punto di vista critico utilizzando un ricco corpus di fonti che esamina con cura. Il primo capitolo è dedicato al rapporto di Crnjanski con Dante: nel corso del suo pellegrinaggio fiorentino che descrive nel libro L’amore in Toscana, lo scrittore approda a un’attenta lettura della Vita nuova, facendo, secondo consuetudine, alcune annotazioni a margine, grazie alle quali è possibile seguire un filo rosso che accomuna i due letterati, e rintracciare una serie di affinità tematiche che Crnjanski trova tra il suo diario di viaggio e quello che parla del primo amore di Dante. Se si osservano tutti i filoni tematici lungo i quali si dipana la ricezione di Firenze nell’odeporica serba, è evidente che in tale complesso manca un particolare interesse per la figura e l’opera di Dante, che è invece un topos importante affermatosi nella gran parte della produzione letteraria europea che ruota attorno all’Italia. È dunque proprio Miloš Crnjanski a colmare questa lacuna offrendo un piccolo ma piuttosto significativo tributo all’artefice della Commedia. L’immagine che Crnjanski ha di Firenze non consiste nella consueta descrizione della città e dei suoi itinerari, ma secondo la poetica del libro L’amore in Toscana l’idea di omaggiare Dante si realizza con l’inserimento all’interno della sua struttura di un saggio dedicato alla protagonista della Vita nuova intitolato appunto Sulla Beatrice fiorentina. Una lettura approfondita del saggio di Crnjanski rimanda subito alla sua fonte principale: lo studio di Alessandro D’Ancona del 1865 La Beatrice di Dante, le cui considerazioni preliminari sono servite allo scrittore serbo come punto di partenza da cui deriva anche il tono polemico con cui egli talvolta affronta l’argomento. Il secondo capitolo nasce sempre dal contatto con gli scrittori italiani avvenuto durante il pellegrinaggio descritto nell’Amore in Toscana, che mostra la particolare attrazione di Crnjanski per Siena, a cui dedica quasi la metà del libro, riservandole punti di vista e interpretazioni originali. Questo ritratto della città contiene diversi passaggi narrativi interessanti incentrati su alcuni momenti della vita degli scrittori e degli artisti italiani del medioevo tra i quali spicca Cecco Angiolieri, il più rappresentativo di quei poeti detti “giocosi” o “comico-realistici” che fiorirono in Toscana tra la seconda metà del Duecento e l’inizio del Trecento. Per affrontare sia l’universo poetico sia la vita privata del poeta senese Crnjanski si è servito dall’importante contributo di Alessandro D’Ancona intitolato Cecco Angiolieri da Siena, poeta umorista del secolo decimo terzo, del 1874. Per questo motivo, alla fine del capitolo è parso interessante soffermarsi brevemente su due saggi di Luigi Pirandello: Un preteso poeta umorista del secolo XIII e I sonetti di Cecco Angiolieri, scritti con lo scopo di confutare decisamente la tesi, protrattasi per secoli e sostenuta da D’Ancona, secondo cui Cecco sarebbe stato a tutti gli effetti un poeta umorista. Anche se queste pagine di Pirandello sono prive di punti di contatto con quelle dell’Amore in Toscana, esse completano il quadro della critica più antica sulla poesia di Angiolieri, e permettono di mostrare similitudini e differenze con la ricezione che ne ha Crnjanski. Anche nella seconda parte della tesi si privilegia un approccio comparativo, perché studiando i rapporti tra gli scrittori e i viaggiatori serbi e la letteratura italiana incrocia spesso il mondo di altri autori europei che viaggiando in Italia hanno affrontato temi legati alla letteratura del paese che stavano visitando. Così, per esempio, il terzo capitolo, incentrato su Tasso nell’odeporica di Miloš Crnjanski e Marko Car, è corredato da un capello introduttivo nel quale si affronta anche l’interesse per la figura e la vita di Tasso nella letteratura europea. È soprattutto tra Sette e Ottocento che la vicenda drammatica di Tasso offre elementi che entrano perfettamente in sintonia con il gusto del tempo e perciò proprio in quel periodo che egli diventa protagonista di un vero mito letterario, le cui radici, però, risalgono già al Seicento. Ma proprio nel Novecento, quando questa fortuna letteraria e anche figurativa, particolarmente duratura, che ebbe soprattutto echi internazionali, sembra ormai al tramonto, essa, invece, ebbe un suo ulteriore bagliore presso i letterati serbi, che non riuscirono a sottrarsi al fascino della vita di questo poeta, piena di laceranti contrasti che si inquadrano nella situazione politica e religiosa del suo tempo. Frutto di tale interesse sono due contributi non notevoli dal punto di vista della lunghezza, ma interessanti per un’impronta personale, nonostante talvolta si noti una significativa presenza delle letture fatte: si tratta di un capitolo delle Lettere estetiche di Marko Car intitolato Il monastero di Sant’Onofrio - Torquato Tasso - Panorama dal Gianicolo e di quello semplicemente intitolato Tasso parte del libro Presso gli Iperborei di Miloš Crnjanski. Similmente è impostato anche il quarto capitolo intitolato Crnjanski lettore dei sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli nel quale, oltre a approfondire il rapporto tra Miloš Crnjanski e Belli, è riservato un ampio spazio a quei grandi letterati europei che ebbero il merito di diffondere la fama dello scrittore romano oltre frontiera. Toccherà a Ivo Andrić chiudere la tesi, con un capitolo, il quinto, interamente dedicato al rapporto dell’unico vincitore jugoslavo del premio Nobel per la letteratura con la società, la cultura e soprattutto la letteratura italiane, che a più riprese hanno attirato l’attenzione di questo scrittore. Si tratta di un argomento poco indagato nel suo complesso, importante tuttavia per illustrare in che modo nel vasto corpus delle opere di Andrić si integri la passione per il Belpaese. Oltre al rapporto con il fascismo e con la letteratura italiana attraverso alcuni autori classici, un ampio spazio del capitolo è dedicato all’interesse dello scrittore per Francesco Guicciardini la cui vita e opera Andrić affrontò con una solida preparazione e nel cui pensiero riconobbe numerose affinità con il proprio.
XXV Ciclo
1985
Gallo, Marianna. "Proposta di traduzione del capitolo “La catedral de vidrio” tratto da Las Rosas de piedra di Julio Llamazares." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13746/.
Full textGherlenda, Carlo. ""Grandissime maraviglie et gran diversitadi": itinerari, spazio, alterità nel genere odeporico. Uno studio sul "Viaggio fatto in Spagna et in Francia" di Andrea Navagero." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425240.
Full textLa prima parte della tesi consiste in una ricerca relativa alle tematiche degli itinerari, della descrizione dello spazio e della rappresentazione dell'alterità nella letteratura di viaggio del secolo XVI. La seconda parte della tesi è costituita da uno studio sull'opera "Viaggio fatto in Spagna et in Francia" di Andrea Navagero.
Tinacci, Elena. ""Attraverso la Francia senza dimenticare il Belgio. Una guida sentimentale" Proposta di traduzione commentata di alcuni estratti." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Find full textTorelli, Gloria. "Proposta di traduzione commentata in italiano dell'opera teatrale "A viagem de um barquinho" della scrittrice brasiliana Sylvia Orthof." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18362/.
Full textDi, Donfrancesco Dario. "La vela, la ruota, il pedale e il vapore. Viaggi, paesaggi adriatici e mezzi di trasporto." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7411.
Full textTra le varie (e non ancora compiutamente classificate o precisate) modalità dell’interazione di un qualsiasi genere o sottogenere letterario con l’atto descrittivo (che spesso agisce sulla rielaborazione stilistico-descrittiva del paesaggio) o con l’eventuale assetto odeporico, è possibile individuare quella relativa agli stimolanti rapporti strutturali e multidisciplinari che queste scritture stabiliscono nell’impianto testuale generale con la presenza e l’azione dei mezzi di trasporto, considerabili nella gran parte dei casi come vere e proprie “scatole socioculturali” e mobili sorgenti visive. Questa interazione, preziosa e atipica, si rivela elemento letterario spesso ingiustamente trascurato nelle analisi critiche delle opere in prosa. L’idea centrale che sta alla base di questo studio è proprio l’applicazione di queste osservazioni all’affascinante conglomerato storico, sociale e letterario formato dall’area delimitata dal Mar Adriatico, con i suoi retaggi storici e socioculturali, qui intesa come territorio geograficamente molto ampio, dai contorni sfumati, non strettamente e acriticamente identificabili con i confini politici o con le rappresentazioni cartografiche delle mappe. Il mezzo di trasporto non è soltanto un elemento di cui la critica odeporica e quella tematica hanno sempre tenuto conto quando si è trattato di meglio delineare e approfondire i diversi filoni, generi e sottogeneri della cosiddetta “letteratura di viaggio”. Esso si inserisce in maniera determinante anche nel rapporto tra paesaggio, visione e rappresentazione letteraria, soprattutto dal punto di vista sociologico o antropologico, entrando non di rado a far parte integrante della fase panoramico-descrittiva adriatica, tramutandosi dunque esso stesso in elemento paesaggistico primario. Questa particolare modalità di interazione tra viaggio, paesaggio e mezzo di trasporto negli orizzonti adriatici o para-adriatici, non essendo definibile come “tema” per le ragioni teoriche che si esporranno nell’introduzione del lavoro, è stata qualificata come “sottomotivo” o “sotto-topos” adriatico, per meglio trasmettere e precisare il senso di originalità del fulcro tematico della tesi e soprattutto perché questa interazione, a mio parere, delinea una modalità adriatico-letteraria talmente soffusa e sfuggente, spesso così faticosamente intuibile nelle sue realizzazioni testuali, da non essere idonea a costituire un’autonoma tipologia di motivo o topos delimitabile con precisione classificatoria o definitoria. I testi-campione che costituiscono il corpus delle opere prese in esame si presentano in un certo senso “trasversali” rispetto a generi e forme, sebbene consistano soprattutto in resoconti odeporici e in produzioni della letteratura di viaggio in senso ampio, anche quella di finzione (e nell’introduzione alla tesi sarà dato conto di questo sdoppiamento definitorio da me prospettato), nonché su romanzi e racconti relativi all’area adriatica, tutti redatti a partire dalle prime decadi del XIX secolo, quando l’invenzione del vapore cominciava a modificare la navigazione, il viaggio e le comunicazioni, man mano che si perfezionavano invenzioni come la vaporiera, il treno, l’automobile, la bicicletta. Il primo capitolo della tesi, quello più corposo, è dedicato alle navi e ai mezzi nautici in generale ed è diviso in tre paragrafi: il primo si concentra sull’alto Adriatico, tenendo conto delle sottocategorie geografiche lagunari e fluviali, partendo dall’analisi di alcune opere di Biagio Marin, per arrivare a Claudio Magris o Emilio Rigatti. Si prosegue con i pochi testi relativi alla zona del medio e basso Adriatico occidentale, per concentrarsi poi su quella orientale, abbracciando un’area che va dal Quarnero all’Albania (compresa una porzione di territorio balcanico) e con estremi cronologici che vanno da alcune “scintille” di Tommaseo o dai resoconti di Mantegazza, fino a testi recenti come quelli di Paolo Rumiz o Hans Kitzmüller. Il secondo capitolo si concentra esclusivamente sui treni e presenta una struttura similare al precedente, con tre paragrafi che analizzano testi che non possono fare a meno di raccontare un Adriatico costiero tutto italiano, non essendo la strada ferrata una prerogativa del versante orientale. Si comincia anche in questo caso con l’Adriatico del nord, fotografato non solo tramite opere otto-novecentesche di una certa fama ma anche, per così dire, “minori”. Lo stesso impianto è utilizzato per il paragrafo dedicato all’area adriatica centro-meridionale, mentre il terzo paragrafo insiste sulla percezione del paesaggio dell’intero litorale italiano, colto nella sua dimensione di continuum geografico e costiero. Il terzo capitolo della tesi opera invece sulle interazioni tra l’area adriatica e i mezzi di trasporto a quattro ruote, a prescindere dalla loro tipologia di trazione o destinazione d’uso. Ad approfondire le interazioni letterarie con il paesaggio e la storia dell’Adriatico saranno dunque le autovetture, le carrozze, le vetture di servizio pubblico e, sorvolando sul cortocircuito tematico, una motocicletta (in viaggio per l’Albania). Il capitolo è diviso in quattro paragrafi, che analizzeranno rispettivamente l’area dell’alto Adriatico, il settore centro meridionale del versante italiano, l’Adriatico “fluviale” italiano con le foci del Po e il versante orientale, tra isole dalmate, area para-balcanica e Albania. Toccherà alla bicicletta chiudere la tesi, con un capitolo, il quarto, interamente dedicato a essa, dalla struttura interna meno articolata rispetto ai precedenti. Un estremo dell’arco cronologico tracciato è rappresentato dalle opere di Alfredo Oriani, l’altro, quello più recente, da cicloviaggiatori contemporanei come Emilio Rigatti o Matteo Scarabelli: è interessante notare come tutte le opere presenti nel quarto capitolo consistano esclusivamente in letteratura odeporica, trattandosi di resoconti inquadrabili nel true travel account, sebbene redatti in forme diverse. Ogni capitolo prevede un breve cappello introduttivo che inquadra la situazione storico-critica di quel mezzo di trasporto nella letteratura e illustra la metodologia adottata per delineare ed esporre il rapporto tra esso e il sottomotivo adriatico oggetto della tesi.
XXIV Ciclo
1975
FERRANDO, ANDREA. "Fiore dei conversi. Testo inedito di fine sec. XIV. Edizione critica e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1088484.
Full text"Fiore dei Conversi" is an anonymous poem in refrained sonnets (372 poems) dating back to the end of the 14th century and handed down by a single manuscript (B.A.V., Chig. M.IV.99). It tells an allegorical journey among the stars and to paradise, that the protagonist takes while he is still alive, accompanied by a wise and faithful guide, often called "duca". The thesis is intended as the critical edition of the poem: the first part deals with a general introduction of the text from a literary and linguistic point of view, and contains the codicological description of the manuscript. In this section a chapter is devoted to the influence of Dante's "Commedia" on the imagination and on the linguistic usus scribendi and register of the anonymous poet. Furthermore it is advanced the hypothesis of a geographical location of the poem on the basis of some relevant linguistic elements, whose presence suggests its provenance from central Italy, and particularly from Umbria. The second section of the work contains the critical edition of the sonnets: each poem is preceded by an introduction which summarizes its contents, and is followed by a comment that highlights the most curious literary aspects. The poem can be considered in all respects one of the most interesting and innovative example of the fortune and reworking of Dante's masterpiece, the "Commedia".
SEVERINI, SARA. "Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009536.
Full textThe doctoral thesis "Picturesque polygraphy. The eccentric writing of Marie Gamél Holten between Italy and Denmark in the early twentieth century" represents an archival-documentary and historical-literary survey of a minor figure in the Danish literary panorama, the polygrapher and Italianist Marie Gamél Holten (1855-1943). Italian-themed journalistic collaborations author, appearing in Danish newspapers and magazines since the 1910s, Marie Gamél Holten is the Danish translator of Grazia Deledda, of Giovanni Pascoli's work, as well as of Giuseppe Cesare Abba's "Noterelle!; in 1913 in Copenhagen, she published a travel book of Sardinia, "The Unknown Island, as the result of two historical journeys made on the Island. A regular traveler in Italy and a frequent visitor, albeit marginally, to the main cultural institutions of the time, such as the National Central Library of Florence, the GP Vieusseux Scientific Literary Cabinet in Florence, the Vittorio Emanuele Library in Rome (future Central National Library in Rome ), the Scandinavian Circle in Rome, Marie Gamél Holten moves from the center to the Italian suburbs and vice versa, gravitating around the main networks without becoming an integral part of them, and placing the city alongside smaller places of Italian geography and history, whose stories she returns in many ways and forms; as a librarian, in Copenhagen, she actively promotes the Italian culture by participating and organizing the library of the Copenhagen Committee of the Dante Alighieri Society, to which she remains linked until at least 1938. Her creative production, in particular the journalistic one, includes a variety of concise literary forms, from news article to creative writing, from historical-literary essay to travel letters: together with the translations that serve as training for a proper literary activity, and for the travel book, it is configured as a "picturesque polygraphy", both in the sense of the eighteenth-century erudition and in its ability to give back to the Danish reader small stories about minor Italy, fragments of a "parceled" trip to Italy, that becomes innovative with respect to the practices of the Grand Tour, under the pressure of modern tourism. This dissertation consists of three chapters, each addressed to a specific goal. After a more personal preface, and a methodological introduction, chapter I presents the reconstruction of the historical figure of the author, semi-unknown at the beginning of the research, the result of a detailed work of archival investigation and the recovery of material traces, where possible. This "literary archeology" operation allowed a first interpretation as well as a systematization of the aforementioned materials. Chapter II aims to frame Holten's creative production within the wider network between Denmark and Italy’s cultural relationships in the early twentieth century, a field in which systematic studies are currently lacking. Therefore, the Danish Italianist, becomes an 'opportunity' for a more in-depth study of this complex cultural network, which was configured as an authentic "civilization of courtesy” at the beginning of the First World War. Alongside her, in this section emerges the central figure of Johannes Jørgensen, next to a myriad of silhouettes of publishers and minor characters who nevertheless play a crucial role in the transmission of Italian culture in Denmark, both during the Giolittian age and in the fascist era. Chapter III, through a philological analysis of the Holtenian production, aims to restore to Holten's creative production a poetic dignity, as well as to its author, recognizing in the pictorial polygraphy an original contribution to the history of culture between Denmark and Italy in the early twentieth century, and also to the Danish travel literature on Italy: "The Unknown Island" is investigated both from a stylistic point of view and in its relations with cultural history and ideas, as well as the rising practice of tourism, which changes the very nature of odeporic writing . After a few brief conclusions, the thesis ends with Bibliography, Index of Names, Index of Places, and two appendices, respectively ASE (Exemplary Writings Appendix) and AMO (Original Materials Appendix): the first one presents, in the Italian translation of the candidate, some writings considered exemplary with respect to the contemporary Danish literary tradition; the second one shows, in addition to the archival documents (realia) found during the early stages of the research, the entire Holtenian creative production in the original scans and in the Italian translation of the candidate: this is not a literary but cultural translation, and translation should be intended to guarantee to the no-danish speaker a general understanding of the Holtenian polygraphy.
DELLAVEDOVA, ALBA. "L'EXPÉRIENCE DU NOUVEAU ENTRE LA CONSTRUCTION DE SOI ET LA DESCRIPTION DU MONDE : LE TEXTE COMME LA RENCONTRE D'EXIGENCES LITTÉRAIRES ET SCIENTIFIQUES. LE CAS D'ISABELLE EBERHARDT." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/532935.
Full textLa thèse étudie l'œuvre d'Isabelle Eberhardt, écrivaine-voyageuse qui explore l'Algérie et la Tunisie entre 1897 et 1904. La définition de l'œuvre originale demeure difficile étant donné que plusieurs éditeurs ont modifié les écrits d'Eberhardt. Une analyse des éditions disponibles et la consultation des manuscrits conservés aux Archives nationales d'outre-mer d'Aix-en-Provence ont permis de donner des éclaircissements à ce sujet, bien que la situation reste délicate. Isabelle Eberhardt voyage au Maghreb dans le but de s'établir en Algérie pour toujours, construire sa nouvelle identité, écrire des textes à publier et connaître les traditions locales. La variété de ses projets fait en sorte que sa démarche ait des implications personnelles, littéraires et scientifiques. La méthode de recherche mise en place par notre écrivaine au cours de ses voyages a été approfondie et résumée dans l'alternance entre participation et éloignement. La poétique eberhardtienne résulte également claire et elle se base sur la valorisation de la vitalité du milieu ainsi que sur la définition d'un espace existentiel et vivant. Les textes sont le résultat d'un riche processus de formation, de connaissance, d'écriture et ils ont été analysés à partir d'une interprétation critique et théorique. L'expérience eberhardtienne et les valeurs qu'elle encourage permettent de rapprocher l'écrivaine aux études concernant le rapport entre la géographie et la littérature.
Tanda, Alice <1992>. "我们为什么旅行 Perchè viaggiamo. Una proposta di traduzione del racconto di viaggio di Xiao Peng." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12399.
Full textMartino, Valentina. "Edizione critica dell' "Itinerario" di Ludovico de Vartema (1510)." Thesis, Lyon, École normale supérieure, 2011. http://www.theses.fr/2011ENSL0661.
Full textThe aim of this research is the preparation of an annotated critical edition of the de Ludovico de Vartema bolognese of Bologna (1st ed. Rome, 1510). This is a record written by Vartema on his way back from a journey which took him from Venice to the East Indies and through Arabia between 1503 and 1508. It gives an account of the first journey made by a western man after the Portuguese created their commercial empire. Although in the sixteenth century several editions of this work in many languages were issued, it has never before been the subject of a critical edition. Vartema’s Itinerario is the account of a charming man who was able to get inside the minds of people distant from the western mentality. He has left us a unique document since the way his experiences have been told is poised among many disciplines including: political philology, language history, text analysis, history and geography, science book history, travel literature
Copo del presente lavoro di ricerca è stata la realizzazione dell’edizione critica commentata dell’Itinerario de Ludovico de Vartema bolognese (Roma,1510). Si tratta del resoconto scritto da Vartema al ritorno dal suo viaggio, che lo portò da Venezia alle Indie orientali, passando per l’Arabia, tra il 1503 e il 1508. Si tratta del primo viaggio effettuato da un occidentale nel momento in cui i Portoghesi crearono il loro impero commerciale. Sebbene nel sedicesimo secolo questo testo abbia visto numerose edizioni in molte lingue, non è mai stato oggetto di un’edizione critica. Lo studio dell’Itinerario di Vartema - uomo affascinante che si cala facilmente in ruoli molto lontano dalla mentalità occidentale e che ci lascia un documento unico per il modo in cui l’esperienza vi è raccontata - si situa al centro degli sguardi incrociati di molte discipline: filologia politica, storia della lingua, analisi del testo, storia e geografia, storia del libro delle scienze, letteratura di viaggio
Gorini, Andrea <1981>. "My Place. Luoghi, viaggi, identità nei romanzi di Janet Frame." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2423/1/gorini_andrea_tesi.pdf.
Full textThe thesis is an analysis of the concept of space and its representations in the novels of Janet Frame. Geography, movements, travels, places and dwellings are the basic elements that are examined in order to reveal the cultural and philosophical background of the author. In this perspective, both as an intellectual and as a fiction writer, Frame reveals her extremely original position in relation to some crucial issues such as New Zealand identity and the cross-cultural ties between the English-speaking countries.
Gorini, Andrea <1981>. "My Place. Luoghi, viaggi, identità nei romanzi di Janet Frame." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2423/.
Full textThe thesis is an analysis of the concept of space and its representations in the novels of Janet Frame. Geography, movements, travels, places and dwellings are the basic elements that are examined in order to reveal the cultural and philosophical background of the author. In this perspective, both as an intellectual and as a fiction writer, Frame reveals her extremely original position in relation to some crucial issues such as New Zealand identity and the cross-cultural ties between the English-speaking countries.
Riillo, Telma Giuseppina <1988>. "Viaggio nell’interiorità dell’autore. Proposta di traduzione di due saggi di Zhang Chengzhi con commento traduttologico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4112.
Full textCappello, Emanuela <1991>. "La Cina di Kazantzakis: proposta di traduzione e commento della versione cinese delle sue memorie di viaggio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14491.
Full textTessarin, Sara <1995>. "L’Oriente: viaggi alla scoperta di un modo misterioso e affascinante." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19084.
Full textBartoccioni, Stefania <1973>. "Viaggi e Viaggiatori francesi nella Russia di Elisabetta Petrovna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1959/1/Stefania_Bartoccioni_-_Viaggi_e_viaggiatori_francesi_nella%E2%80%A6.pdf.
Full textBartoccioni, Stefania <1973>. "Viaggi e Viaggiatori francesi nella Russia di Elisabetta Petrovna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1959/.
Full textSforzi, Elena <1987>. "Questi anni sono stato sempre in viaggio: proposta di traduzione e commento di un racconto di Xu Zechen." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5063.
Full textBotticini, Federica <1993>. "In viaggio con San Mao. Proposta di traduzione di tre capitoli de “I cammelli che piangono”." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15168.
Full textBenedetti, Virginia <1990>. "Senza temere il vento e la vertigine. Viaggio nella scrittura-caleidoscopio di Calvino e Cortázar." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16625.
Full textRossi, Isabella <1994>. "Riscrivere le fiabe. Viaggio nella teoria dell’adattamento e la sua applicazione alla fiaba di Alice di Terayama Shūji e di Ogawa Yōko." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18700.
Full textPozzobon, Kiara <1997>. "Un viaggio nel backpacking: traduzione cinese-italiano e commento traduttologico di un articolo specialistico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21592.
Full textQiu, Zhenzhen <1993>. "Proposta di traduzione e commento traduttologico di alcuni capitoli del libro STORIA DEL VIAGGIO E DEL TURISMO IN ITALIA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15384.
Full textTurrini, Gaia <1995>. "Un viaggio nel Xinjiang remoto e multietnico. Proposta di traduzione e commento del romanzo Pascolo invernale di Li Juan." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16893.
Full textMarinucci, Clelia <1993>. "Un viaggio nel mondo dell'adozione internazionale fra Italia e Cina: iter legislativo e incontro di culture." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13671.
Full textNicoloso, Francesca <1989>. "Zhaxi Dawa e il suo Tibet: il viaggio di una vita. Proposta di traduzione e commento traduttologico di "Quel darchor blu di un mare antico. Inoltrandomi in Tibet"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3756.
Full textVassalli, Lucia <1994>. "Bubujingxin, il viaggio spazio-tempo nella scrittura online cinese. Traduzione e commento del romanzo di Tong Hua." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13261.
Full textPalla, Niccolo' <1995>. "Vita: un viaggio tra idillio amoroso e tragedia sociale. Traduzione integrale e commento del romanzo di Lu Yao." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15530.
Full textGiurgevich, Luana. "Il viaggiatore "ideale" di Alberto Fortis. Scritture e riscritture adriatiche fra Settecento e Ottocento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2607.
Full textLa grande varietà di scritti usciti dalla penna di Alberto Fortis consente di entrare nell’officina odeporica di un viaggiatore d’eccezione, che dimostra un costante e vivo interesse per la costa orientale dell’Adriatico. Un viaggiatore che, fino alla fine della sua vita, anche quando il sogno raguseo è ormai svanito e può solo «euganeizzarsi», non smette mai di raccogliere materiali e informazioni sulle terre adriatiche. La tesi si propone di analizzare gli interessanti itinerari testuali proposti dal viaggiatore padovano attraverso una serie di confronti che coinvolge, da un lato, gli scritti adriatici dello stesso autore, quelli che precedono e seguono la stesura del Viaggio in Dalmazia (ricordo le istruzioni scientifiche per i viaggiatori in Adriatico, le relazioni sullo stato della pesca stese per il serenissimo governo, il carteggio privato, le lettere odeporiche inviate a John Strange) e, dall’altro, le innumerevoli riscritture e traduzioni che prendono le mosse dal celebre resoconto di viaggio. Fra quest’ultime ricordo, in particolare, la Topografia veneta di Vincenzo Formaleoni e il resoconto odeporico di Ernst Friedrich Germar, due testi che rivelano una storia di intrecci, di travasi, di corrispondenze intertestuali. Il viaggio lungo la frastagliata linea adriatica indica, già nella sua mutevolezza, la ricchezza di spunti che il viaggiatore padovano trarrà dall’osservazione delle coste, delle montagne, dei corsi d’acqua zigzaganti verso l’interno della Dalmazia. Insomma di tutte quelle «piste» della Natura che lo condurranno all’incontro con l’Uomo morale morlacco. In una cornice adriatica, dove regna l’osservazione diretta e si fa strada una proposta di rettifica, che è anche reinterpretazione della nozione di spazio e dei viaggi verso Oriente, il naturalista padovano sviluppa un proprio ideale di viaggiatore e il suo resoconto di viaggio diventa, a sua volta, una vera e propria guida, un testo imprescindibile per i futuri viaggiatori in Adriatico.
XX Ciclo
1981
M, CASTORINA. "Breve relazione del viaggio in Occidente. Il resoconto del viaggio in Italia di Guo Liancheng." Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/2158/1144326.
Full textFabio, Ramasso. "Ulisse: ambiguità di un mito moderno Studio sulle riscritture del mito classico nella letteratura di lingua tedesca del XX e XXI secolo." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11562/1061750.
Full text