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Masetti, Lucia. "Montagne e treni: due topoi purgatoriali nel secondo Novecento italiano Lucia Masetti." Quaderni d'italianistica 41, no. 2 (June 11, 2021): 71–92. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i2.36772.

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Abstract:
Tanto l’ascesa al monte quanto il viaggio via treno possono assumere nella letteratura contemporanea una valenza purgatoriale. La montagna in particolare riveste un duplice valore: è il luogo dell’affermazione e del perfezionamento del singolo, e insieme apre un passaggio verso la dimensione dell’eternità, dell’essenza. Similmente il viaggio ferroviario – ideale prosecutore del viaggio per mare – costituisce sia uno strumento di esplorazione, sia una via di collegamento con l’oltremondo. Entrambi dunque assommano in sé quelle che Freud chiama pulsione di vita e pulsione di morte, la prima intesa come istanza espansiva, la seconda come ritorno all’unità indifferenziata.
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Jaran, Mahmoud. "ELIAS CANETTI E TONI MARAINI A MARRAKECH: UN VIAGGIO NELLA MEMORIA." Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no. 14 (2013): 28–42. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2013.i14.03.

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Abstract:
Nel presente articolo, si prendono in esame due opere di due autori decisamente lontani l’uno dall’altra, ma che si incontrano negli stessi luoghi nei loro sentimenti. La prima opera è “Le voci di Marrakech” (1968), dello scrittore bulgaro di famiglia ebrea e premio Nobel per la Letteratura, Elias Canetti, mentre la seconda è “Ultimo tè a Marrakech”, un diario di viaggio uscito nel 2000, della scrittrice e poetessa italiana, Toni Maraini. Entrambi questi viaggi nel mondo arabo, sono ritratto socioculturale del Marocco contemporaneo, conditi da squarci di vita quotidiana, i quali in modi e forme differenti, offrono la possibilità di compiere una serie di analisi e di riflessioni che interessano la tesa relazione ontologica tra occidente e oriente, ma anche una vasta gamma di campi interdisciplinari: dal femminismo alla teoria postcoloniale;dalla politica ai cultural studies
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Cascio, Gandolfa, Ivana Cutugno, and Serena Vitulo. "Voci di viaggio. Un'esperienza di Photovoice con minori migranti." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (January 2021): 143–58. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-001009.

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Abstract:
L'articolo presenta un'esperienza di Photovoice realizzata nell'ambito di un programma di supporto psicosociale rivolto a un gruppo di minori stranieri non accompagnati (MSNA). Dopo una breve rassegna della letteratura, le autrici presentano il percorso, descrivendone finalità, analisi dei dati e risultati. A partire dalla proposta di raffigurare il proprio viaggio attraverso le dimensioni temporali del passato, del presente e del futuro, i 7 MSNA coinvolti hanno selezionato 20 foto esempli-ficative dei seguenti temi emergenti: l'importanza di fare advocacy sulle violenze della migra-zione forzata vissuta come esperienza disumanizzante al limite tra la vita e la morte, le peculia-rità delle identità in transito che richiedono al soggetto di integrare le esperienze fatte attraverso i luoghi e nel tempo, la questione dell'incertezza del futuro, dimensione che viene poco affron-tata nei termini di un progetto di vita, la necessità di tararsi sulla concezione occidentale della minore età, la difficoltà di stringere relazioni con gli autoctoni, le tendenze passivizzanti caratteristiche dei centri di accoglienza. In linea con le evidenze della letteratura internazionale sul Photovoice, anche rispetto al target group dei MSNA, l'esperienza realizzata suggerisce le potenzialità della metodologia con riferimento alle possibilità di esprimere il proprio punto di vista e promuovere empowerment. Le peculiarità del percorso realizzato, inoltre, hanno messo in evidenza che, accolte alcune variazioni metodologiche, il Photovoice può presentarsi come contesto capace di supportare i partecipanti nell'elaborazione dei vissuti traumatici caratteristici dei loro percorsi migratori.
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Iacobucci, Gabriella. "Il lungo viaggio di Ricci: vicende di una traduzione." Italian Canadiana 35 (August 18, 2021): 183–89. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37226.

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Abstract:
Dopo trent'anni circa dall'uscita della versione italiana di Lives of the Saints, il primo romanzo dello scrittore canadese Nino Ricci, questo articolo intende fare un bilancio di quello che ha significato per l’Autrice tradurre la trilogia di uno scrittore di origine molisana diventato poi uno degli autori più importanti della letteratura italocanadese. In esso si ripercorrono i momenti salienti di questa sua avventura letteraria e umana, spiegando quello che ha compreso, nel frattempo, a proposito della traduzione e del “ritorno”. Lo studio sottolinea inoltre, citando alcuni passi della versione italiana, con quanta originalità di invenzione poetica Ricci sia riuscito a raccontare i sentimenti racchiusi nella voce Nostos.
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Guagnini, Elvio. "Carlo Levi nella letteratura di viaggio del NovecentoAlcuni appunti." Italies, no. 17/18 (October 1, 2014): 221–35. http://dx.doi.org/10.4000/italies.4755.

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Benvenuti, Giuliana. "O novo realismo italiano: de Pasolini a Saviano." Remate de Males 34, no. 1 (April 28, 2014): 235. http://dx.doi.org/10.20396/remate.v34i1.8635844.

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Abstract:
Ridurre la comprensione della letteratura italiana contemporanea alla contrapposizione tra "ritorno al reale" e postmodernismo è perdere la complessità del quadro. Accanto ad autori che si sono mossi sulla scia di Calvino, come Tabucchi e Del Giudice, a una narrativa di consumo che ha recuperato gli schemi della letteratura di genere, a scrittori che reinterpretano in modi originali i dettami del postmodernismo, come Siti e Lagioia, convivono scritture che escono dagli schemi di genere e si ricollegano ad autori difficili da etichettare, come Pasolini, praticando nuove forme di critica. Tra gli autori di maggiore interesse c’è Roberto Saviano, in particolare la sua opera d’esordio, Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra (2006).
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Calzati, Stefano. "Cross-medialità odeporica: dai blogs all’intelligenza artificiale." Texto Digital 15, no. 1 (August 21, 2019): 95–111. http://dx.doi.org/10.5007/1807-9288.2019v15n1p95.

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Abstract:
In questo articolo si esplorano alcune forme di cross-medialità digitale della letteratura di viaggio: i blogs, i social network, le apps e il caso estremo in cui è una forma di Intelligenza Artificiale (IA) ad essere in controllo della stesura del testo. Dopo aver evidenziato la difficoltà di trovare una definizione condivisa degli scritti odeporici, si propone di considerarli non solo come un genere, ma anche come una prassi testuale che emerge dal viaggiare e dallo scrivere intese come pratiche sociali. Da questa prospettiva pragmatica si sottolinea il fatto che più la tecnologia è protagonista nel modo di concepire e mettere in forma (digitale) un viaggio, più tale esperienza e la sua testualizzazione sono oggettificate e trasformate in meri atti tecno-linguistici. Nel caso invece in cui un’IA è (messa) in controllo della narrazione, come l’esperimento 1 the Road mostra, si ritorna a una forma di testualizzazione che richiama gli hypomnemata degli antichi Greci, aprendo una nuova strada per una discussione sul piacere letterario, l’autorialità, e l’emergenza (forse) di un tecno-sé.
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Piastra, Stefano. "Da "necropoli" a capitale. Nanchino nella letteratura di viaggio italiana (1864-1937)." STORIA URBANA, no. 146 (July 2015): 69–93. http://dx.doi.org/10.3280/su2015-146004.

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Di Vittorio, Arianna. "Turismo 2.0: le community on line dei viaggiatori e la condivisione dell'esperienza turistica." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 4 (December 2011): 147–67. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-004010.

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Abstract:
Il paper affronta il tema della condivisione dell'esperienza turistica tramite lo strumento del web. Dallo studio di questo fenomeno emerge come aspetto chiave il significato e il ruolo che hanno le comunitÀ on line di viaggiatori nell'ottica di un nuovo scenario: il turismo 2.0. Il paper, costruito su un'ampia rassegna della letteratura č di tipo positivo-descrittivo, ma offre implicazioni prescrittive di management e policy per le imprese che operano nel settore turistico. Esso intende dimostrare il crescente valore delle attivitÀ di viral marketing in un contesto, quale quello turistico, dove il consumo del viaggio č diventato esperienza di vita che genera "valore". Tale "valore", se trasferito ad altri consumatori tramite il web, diventa fonte di informazione ed arricchimento per le altrui scelte di acquisto. Nella sua strutturazione il paper parte dal presupposto secondo cui il viaggio č esperienza e il consumatore cerca esperienze positive, per poi sostenere la tesi secondo cui le esperienze degli altri possono notevolmente influenzare le nostre scelte decisionali. Alla luce di questa rivoluzione globale dei nuovi consumatori, anche le organizzazioni turistiche colgono i nuovi risvolti di un nuovo processo d'acquisto, formulando nuove modalitÀ di promozione e vendita dei propri prodotti turistici.
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Bartolotta, Salvatore, and Mercedes Tormo-Ortiz. "Egeria, testimonie dello scambio epistolare tra donne nell’antichità cristiana." Estudios Románicos 28 (December 19, 2019): 47–63. http://dx.doi.org/10.6018/er/379691.

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Abstract:
Egeria was a traveler of antiquity, mulier fortis, traveler of race. Her trip took her to the end of the world, with a double motive: historical and spiritual. She left his homeland, in the Spanish Gallaecia, to his community, the uenerabiles sorores, with the Bible as a guide on his way. For three years, at the end of the fourth century, it will travel through the Holy Land and the Near East with one sole objective: the study of the Bible. The trip of Egeria is narrated in a manuscript called Peregrinatio Egeriae, found by Gamurrini in 1884 in the Italian city of Arezzo, which is actually a letter announcing a new literary style: travel literature. Egeria fu una viaggiatrice dell’antichità, una mulier fortis, una viaggiatrice di razza. Il suo viaggio la portò ai confini del mondo con una duplice motivazione, una storica e una spirituale. Lasció la sua patria, la Gallaecia hispana, la sua comunità, le uenerabiles sorores, portando con sé, durante il suo cammino, come guida, la Bibbia. Per tre anni, alle fine del IV secolo, percorse la Terra Santa e il Medioriente con un solo obiettivo: lo studio della Bibbia. Il viaggio di Egeria è narrato in un manoscritto chiamato Peregrinatio Egeriae, scoperto da Gamurrini nel 1884 nella città italiana di Arezzo, ma, in realtà, si tratta di una lettera che annuncia un nuovo genere letterario: la letteratura di viaggio.
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Cerutti, Stefania. "Il turismo backpacker nell'esperienza degli studenti universitari: analisi di un caso italiano." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 1 (April 2021): 61–85. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2021oa11643.

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Abstract:
Il contributo è dedicato al turismo backpacker, considerato parte del più ampio segmento del turismo giovanile. L'origine e l'evoluzione di questa forma di viaggio sono presentati e discussi attraverso l'analisi di parte della letteratura sul tema del turismo "zaino in spalla"; emergono elementi e approcci definitori, ad oggi mescolati a motivazioni ed esperienze mutate e mutevoli. La logica orientata al mercato viene, infatti, arricchita da prospettive di natura geografica, sociologica e antropologica, capaci di far emergere caratteristiche e dinamiche backpacking di grande interesse. La ricerca condotta si propone di offrire un contributo al dibattito scientifico su questo filone di indagine, presentando dati e risultati di un caso studio italiano basato sulla domanda turistica backpacker di un campione di studenti universitari.
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Bancheri, Salvatore. "Un viaggio nel mio nostos. La comunità siciliana globale di Delia tra tradizioni, teatro, dialetto ed italiese." Italian Canadiana 35 (August 18, 2021): 129–51. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37223.

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Abstract:
L'articolo prende avvio da una riflessione privata sul sentimento del nostos che ha caratterizzato (e continua a caratterizzare) la vita di migliaia di italiani in emigrazione. La dimensione privata è però solamente un input per considerare il nostos e la sua valorizzazione anche da un punto di vista istituzionale e accademico, sia di ricerca letteraria che linguistica. Sono analizzate le opere in chiave migratoria della letteratura siciliana moderna e contemporanea, in particolare di due scrittori di Delia: Stefano Vilardo e Lina Riccobene. Sul piano linguistico è proposto un riferimento all’italiese come linguaggio creativo del nostos, una lingua a sé stante nello spazio linguistico italiano globale, capace di creare identità personale e sociale a gruppi di persone intragenerazionali.
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Martucci, Rosina. "Vincenzo Consolo e Giose Rimanelli: quadri di letteratura comparata fra viaggio, emigrazione ed esilio." Recherches, no. 21 (November 6, 2018): 199–208. http://dx.doi.org/10.4000/cher.1278.

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Guida, Patrizia. "A bordo dell’Iris lungo le coste dalmate con Giuseppe Modrich." SPONDE 1, no. 1 (July 27, 2022): 137–54. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.3896.

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Abstract:
Nel presente saggio il volume La Dalmazia romana-veneta-moderna. Note e ricordi di viaggio (1892) dello scrittore di origine zaratina Giuseppe Modrich è analizzato nel suo rapporto con la letteratura pregressa, cogliendo gli eventuali nessi con gli scritti di Fortis relativi agli aspetti antropologici e storico-culturali. La Dalmazia è descritta da Modrich con dovizia di particolari relativi alle abitudini di vita degli abitanti delle varie province ma anche al patrimonio artistico-architettonico, proposto dall’autore quale testimonianza delle diverse dominazioni che nei secoli si sono succedute. Un capitolo è dedicato ai Morlacchi e alla loro cultura e, più in generale, all’entroterra dalmata, poco frequentato dai viaggiatori e, dunque, poco noto ai più. Un secondo ambito di analisi riguarda le strutture e le strategie narrative utilizzate dall’autore, che vanno dall’uso spinto del dialogismo, che si alterna a lunghe e dettagliatissime descrizioni, che rendono quasi tangibile al lettore gli scenari, siano essi paesaggi, monumenti o abitudini di vita, con cui lo scrittore intende promuovere la sua patria.
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RGI, Redazione. "Informazione bibliografica." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 2 (June 2021): 155–86. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12038.

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Abstract:
L'Informazione bibliografica del numero 2/2021 della «Rivista Geografica Italiana» presenta le recensioni dei seguenti testi. Rachele Borghi, Decolonialità e privilegio. Pratiche femministe e critica al sistema-mondo (Marcella Schmidt di Friedberg) Mauro Varotto, Montagne di mezzo. Una nuova geografia (Giacomo Pettenati)  Alberto Magnaghi, Il principio territoriale (Giuseppe Dematteis) Domenico Cersosimo, Carmine Donzelli, a cura di, Manifesto per riabitare l'Italia (Matteo Puttilli) Luca Gaeta, Alice Buoli, a cura di, Transdisciplinary Views on Boundaries. Towards a New Lexicon (Anna Casaglia) Massimiliano Grava, Camillo Berti, Nicola Gabellieri, Arturo Gallia, Historical GIS. Strumenti digitali per la geografia storica (Anna Guarducci) Stefano Piastra, Shanghai nella letteratura di viaggio italiana. Realtà e percezione di un emporio fluviale diventato megalopoli (Sara Giovansana) Simone Betti, Geografia sportiva del Nordamerica. La geografia sulle magliette (Anna Maria Pioletti) Per leggere i contributi integralmente, cliccare sul quadratino in alto denominato "PDF".
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Vázquez, Bandín Carmen. "Aspettami in cielo. Il processo del lutto in psicoterapia della Gestalt." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (October 2011): 45–64. http://dx.doi.org/10.3280/gest2011-001005.

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Abstract:
Questo articolo presenta il risultato di venti anni di studi, ricerche ed esperienze con il lutto condotte e vissute dall'autrice. Dopo un'introduzione sul tema della morte, sulla letteratura psicologica esistente e di come la discussione su queste tematiche si sia evoluta nella societŕ, l'autrice presenta il suo originale modello gestaltico di sostegno a persone che hanno subito un lutto. Descrive le fasi di questo processo che vanno dalla negazione all'accettazione, passando per contrattazione, ira e tristezza, e riportando anche degli spezzoni di sedute che aiutano a comprendere quali emozioni accompagnano e coinvolgono terapeuta e paziente in questo viaggio verso la rinascita. All'interno di questo lavoro, l'autrice non dimentica di rivolgere la sua attenzione al lutto nei bambini, tema questo su cui generalmente gli adulti sono spesso in difficoltŕ. L'ultima parte dell'articolo fa riferimento a quanto sia importante la sensibilizzazione tanto dei professionisti quanto della gente comune al tema della morte e a come una sua rilettura gestaltica possa aiutare a vivere meglio, godendo pienamente delle proprie esperienze al confine di contatto.
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LESTRINGANT, F. "Review. Lo Sguardo impedito: Studi sulle relazioni di viaggio in 'Nouvelle-France' e sulla letteratura popolare. Carile, Paolo." French Studies 45, no. 1 (January 1, 1991): 74. http://dx.doi.org/10.1093/fs/45.1.74.

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De Serio, Barbara. "Bambini testedure, adolescenti extraterrestri e nonni ciliegi. Un viaggio metaforico tra le infanzie di alcuni scrittori italiani contemporanei di letteratura per l'infanzia." Italica Wratislaviensia, no. 7 (July 2, 2016): 49. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2016.07.03.

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Del Vecchio, Annalice. "Mangiare e parlare: il cibo come simbolo in Conversazione in Sicilia." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 11. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67528.

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Abstract:
ABSTRACT: Questo articolo analizza il cibo come parte dei simboli e delle immagini presenti nel romanzo Conversazione in Sicilia, di Elio Vittorini. L’autore italiano utilizza il parlare di cibo, così come fa con altri temi del libro, per “dire senza dichiarare”, allorquando, metaforicamente, trasforma l’atto di mangiare, o di non poter mangiare, in critica sociale e politica, in un momento storico particolare per l’Italia, allora governata dal regime fascista. Il cibo, simbolo di abbondanza, quando non c’è diventa ancora più presente nel pensiero degli italiani poveri, come una smania, un’ossessione. Il cibo rappresenta anche un viaggio verso un tempo perduto, il tempo mitico dell’infanzia, quando i sapori, la consistenza e l’odore dei cibi fanno sì che il personaggio recuperi la memoria del passato e riacquisti in questo modo la capacità di sentire ciò che aveva perso durante un periodo di profonda apatia. Queste simbologie, da un lato politiche e sociali, dall’altro più psicologiche e soggettive, “si sovrappongono e si ripetono acquistando nuove sfumature”, come scrive Samy Ramez nell’articolo Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Parole chiave: Letteratura italiana. Neorealismo italiano. Elio Vittorini. Alimentazione. Cibo nella letteratura. RESUMO: Este artigo analisa a comida como parte dos símbolos e imagens que estruturam o romance Conversazione in Sicilia, de Elio Vittorini. Ao falar sobre comida, entre outros temas presentes no livro, o autor pode “dizer sem declarar”, criando metáforas que transformam o ato de comer (ou de não poder comer) em crítica social e política ao momento histórico que se vivia na Itália governada pelo regime fascista. O alimento, símbolo de abundância, quando ausente, torna-se ainda mais presente no pensamento dos italianos pobres, quase como uma obsessão. A comida também oferece uma viagem a um tempo perdido, o tempo mítico da infância, quando os sabores, a textura e os cheiros dos alimentos fazem o personagem recuperar a memória do passado e, assim, reconquistar a capacidade de sentir que havia perdido durante um período de profunda apatia. Essas simbologias, por um lado, políticas e sociais e, por outro, psicológicas e mais subjetivas, o tempo todo superpõem-se e se repetem “adquirindo novas nuances”, como escreve Samy Ramez no artigo Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Palavras-chave: Literatura italiana. Neorrealismo italiano. Elio Vittorini. Alimentazione. Cibo nella letteratura. ABSTRACT: This work analyses the presence of food among the symbols and images of Elio Vittorini’s novel Conversazione in Sicilia. The Italian author uses the act of talking about food, as he does with other subjects in the book, to “say without asserting”. He metaphorically transforms the act of eating (or not being able to eat) in a political and social critic to that historical moment in Italy when the country was governed by the fascists. When it lacks, food becomes even more alive in the mind of Italian poor people, like an obsession. Food also offers a trip to a lost time, the mythical time of childhood, as the flavors, the textures and the smell of food allow the character to recover the memory of his past and, doing so, regain the ability to feel. These symbols, on the one hand political and social, and on the other psychological and subjective, “overlap and repeat [throughout the book] gaining new nuances”, as writes Samy Ramez in the article Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Keywords: Italian literature. Italian Neorealism. Elio Vittorini. Food. Food in literature.
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Lagomarsino, Francesca, and Jacques Ramirez. "I coyotes del Pacifico. Quito-Los Angeles A/R." MONDI MIGRANTI, no. 2 (October 2009): 147–60. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-002010.

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Abstract:
In questo contributo presentiamo la storia di Luis (l'intervista qui riportata č stata raccolta a Quito nel 2008, dopo il suo rientro in Ecuador), giovane migrante ecuadoriano in transito verso gli Stati Uniti. Luis ha attraversato per alcune settimane paesi diversi, utilizzando mezzi di trasporto diversi, spesso nascondendosi, insieme ai suoi compagni, per non farsi prendere dalle polizie di frontiera dei numerosi paesi di transito. L'esperienza di Luis insieme a quella di migliaia di ecuadoriani e altri latinoamericani ripercorre quella che in letteratura viene definita "migrazione di transito". Partendo dall'esperienza di questo giovane migrante vogliamo qui riflettere sul significato che negli ultimi anni hanno assunto i cosiddetti "paesi di transito", paesi cioč che per la loro posizione geografica vengono attraversati da potenziali migranti diretti verso i paesi sviluppati del nord Europa o del nord America. Ci troviamo all'interno di un tema molto complesso, non a caso ad oggi non esiste una definizione universalmente accettata dei termini "migranti in transito" e i "paesi di transito" e soprattutto non esiste nel diritto internazionale una categoria specifica che li identifichi. Tuttavia il dibattito sul tema č oggi molto intenso non solo a livello accademico ma soprattutto a livello politico poiché la questione sul ruolo svolto dai paesi di transito nel controllo e nella gestione dell'immigrazione irregolare (come si puň osservare nel caso degli accordi tra Italia e Libia) appare sempre piů centrale e determinante. Come si puň facilmente intuire la preoccupazione politica attorno al ruolo dei paesi di transito č strettamente legata alle ansie sicuritarie e di controllo dei paesi ricchi loro confinanti; si parla di paesi di transito per lo piů da un punto di vista di politiche migratorie restrittive che cercano di bloccare flussi in entrata percepiti come pericolosi e sostanzialmente non desiderati. Č infine importante sottolineare che l'inasprimento dei controlli alle frontiere e le enormi difficoltŕ di accesso legale hanno agevolato lo sviluppo di un'industria della clandestinitŕ, in cui coyoteros, chulqueros, intermediari di vario tipo sono diventati soggetti indispensabili. In questo senso il caso del cammino verso gli Stati Uniti č paradigmatico: piů i controlli si sono inaspriti e piů si č sviluppato un sistema capillare e organizzato di gestione dell'immigrazione illegale. E cosě proprio quei paesi che retoricamente si dichiarano in lotta contro i trafficanti di esseri umani sono i primi a incrementare lo sviluppo di queste organizzazioni, attraverso politiche evidentemente fallimentari che non riescono a bloccare gli arrivi dei migranti ma rendono altamente rischioso il viaggio e violano i loro diritti innanzitutto come esseri umani.
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Benoît, Monique. "CARILE, Paolo, Lo sguardo impedito — Studi sulle relazioni di viaggio in « Nouvelle-France » e sulla letteratura popolare. Fasano, Schena Editore, Viale Stazione 177, 72015 FASANO (Brindisi — Italy). 1987." Revue d'histoire de l'Amérique française 42, no. 2 (1988): 268. http://dx.doi.org/10.7202/304683ar.

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Mahmood, Bahaa Najem. "Narrativa in viaggio e incontro con Boccaccio." Al-Adab Journal 1, no. 132 (March 15, 2020): 1–18. http://dx.doi.org/10.31973/aj.v1i132.600.

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Abstract:
L’articolo focalizza l’attenzione sul concetto dell’incontro tra le letterature mondiali, soprattutto la narrativa. Gli esempi che portiamo tendono a dare una visione storica su come il genere narrativo fece il suo viaggio lungo i millenni, partendo dai semplici antichi concetti orientali per arrivare al suo traguardo all’epoca di Giovanni Boccaccio, in Italia, e ripartire nuovamente come vera e propria arte tra le più note partecipanti alla comparsa del Rinascimento europeo. The article focuses the attention on the concept of meeting among world literatures, especially the Narrative. The examples we take tend to give us a historical look at how the narrative genre made its way through the millennia, starting from the simple ancient concepts to reach its goal at the time of Giovanni Boccaccio in Italy, and to resume again as true Art even among the important participants in the appearance of the European Renaissance
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Pomplun, Trent. "Dialogo sulla missione degli ambasciatori giapponesi alla curia romana e sulle cose osservate in Europa e durante tutto il viaggio. Alessandro Valignano. Ed. Marisa Di Russo. Trans. Pia Assunta Airoldi. Biblioteca dell’“Archivum Romanicum” Serie 1: Storia, Letteratura, Paleografia 450. Florence: Olschki, 2016. xvi + 668 pp. €68." Renaissance Quarterly 72, no. 1 (2019): 353–54. http://dx.doi.org/10.1017/rqx.2018.84.

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Di Nepi, Serena. "L'apostasia degli ebrei convertiti all'islam. Dalle carte del sant'uffizio romano (secoli XVI-XVIII)." SOCIETÀ E STORIA, no. 138 (November 2012): 769–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138005.

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Abstract:
La costituzione apostolica Antiqua Iudaeorum Improbitas (1581 e 1593) costituě un importante tassello nella storia delle relazioni tra gli ebrei italiani (o ebrei che in Italia abitavano) e l'Inquisizione romana. Grazie a questa disposizione, infatti, la Congregazione del Sant'Uffizio fu investita formalmente di pieni poteri di controllo sugli ebrei, allo scopo di conservare e proteggere quei principi di fede quae sunt communia tra ebraismo e cristianesimo. Tale assunto fu immediatamente usato per sorvegliare ogni aspetto della vita ebraica, dalle questioni di natura strettamente religiosa fino alla trattazione delle materie di ambito genericamente culturale o, addirittura, economico. Nella vasta gamma di casi affrontati su questa base, spiccano i viaggi degli ebrei nei territori turchi ed ogni conversione all'Islam; anche l'apostasia dall'ebraismo, infatti, venne considerata un tradimento di quei principi. Leggendo le confessione spontanee rese dagli ebrei, i dubbi e le risposte a questi stilati dai consultori sulla base della letteratura giuridica e della trattazione di casi precedenti, č possibile riflettere da una nuova prospettiva sia sulla storia degli ebrei italiani nell'etÀ del ghetto, sia sull'evoluzione della stessa Inquisizione romana.
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Monok, István. "Fiammetta Sabba, Viaggi tra i libri, Le bibliothece italiane nella letteratura del Grand Tour, Pisa–Roma, Fabrizio Serra, 2018 (Quaderni di „Bibliologia”, 4). 358 p." Magyar Könyvszemle 135, no. 4 (2019): 538–39. http://dx.doi.org/10.17167/mksz.2019.4.538-539.

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Fadda, Salvatore. "Una nota su due urne e un’ara cineraria romana recentemente apparse sul mercato antiquario londinese." Anales de Arquelogía Cordobesa 29 (January 11, 2019): 227–44. http://dx.doi.org/10.21071/aac.v29i0.10107.

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Abstract:
ItalianoNel corso di un’asta di antichità della casa Bonham’s tenutasi a Londra il 30 novembre del 2016 sono riapparsi alcuni cinerari romani: due urne e un altare dei quali si ignorava la collocazione da quando furono alienati dalla collezione di Lowther Castle nel 1947. Gli oggetti, tutti di provenienza urbana, hanno viaggiato per l’Europa attraversando diverse collezioni private rimanendo perciò lontani dal grande pubblico e dalle indagini storico-artistiche. La conseguente estrema penuria di letteratura su questi manufatti ha reso opportuna la realizzazione di questa nota, con la quale si vuole ricostruire la provenienza degli oggetti, individuarne il momento della produzione sulla scorta delle loro caratteristiche stilistiche e formali cogliendo l’occasione per affrontare alcune tematiche specifiche dell’iconografia funeraria romana. EnglishDuring an auction of antiquities held by Bonham's in London on November 30, 2016, some Roman cineraries reappeared: two urns and an altar, which were believed lost after they were alienated from the Lowther Castle collection in 1947. The objects, all of urban origin, traveled across Europe through various private collections, thus far away from the public and historical-artistic investigations. The extreme shortage of literature on these three artifacts leaded to the writing of this note which objective is to reconstruct the provenance of the cineraries, to identify the time of production by analyzing their stylistic and formal features while facing some specific themes of Roman funerary iconography. EspañolDurante una subasta de antigüedades celebrada por Bonham's en Londres el 30 de noviembre de 2016, reaparecieron algunos cinerarios romanos: dos urnas y un altar lo que se creían perdidos después de haber sido alienados de la colección de Lowther Castle en 1947. Los objetos, todos de origen urbana, viajaron a través de Europa pasando por varias colecciones privadas, lejos de el público y de la investigación histórico-artística. La extrema escasez de literatura sobre estos tres artefactos condujo a la redacción de esta nota cuyo objetivo es reconstruir la procedencia de los cinerarios, identificar el tiempo de producción analizando sus rasgos estilísticos y formales mientras se enfrenta a algunos temas específicos de la iconografía funeraria romana. Palabras Clave: Urnas cinerarias, escultura romana, arte funerario, coleccionismo de antigüedades.Keywords: Cinerary urns, Roman sculpture, funerary art, collection of antiquities.
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Maggi, Marco, and Vega Tescari. "«Credo che esista solo la letteratura». Conversazione con Olivo Barbieri." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 68 (October 22, 2021). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/68.2.11.

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Abstract:
Conversazione con il fotografo Olivo Barbieri sullo statuto delle immagini e il suo rapporto con la parola e la letteratura. A partire da Flippers (1977- 1978), proseguendo con la partecipazione a Viaggio in Italia (1984) e con le serie Artificial Illuminations (1980-2014), Virtual Truths (1996-2002), site specific_ (2003-2013), Parks (2006-2015), Real Worlds (2008-2013), Olivo Barbieri conduce un’originale riflessione sulla quantità di realtà presente nei sistemi di vita contemporanei e su quanto la nostra percezione sia in grado di assorbirne. Presente con le sue opere nei principali musei e collezioni del mondo, è inoltre attento e appassionato curatore di cataloghi e libri fotografici. Keywords: Olivo Barbieri, Letteratura e fotografia, Libro fotografico, Fototestualità.
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Auteri, Laura. "Elena Giovannini, L'immagine dell'Islam nella letteratura di viaggio tedesca tardomedievale: prospettive a confronto." Beiträge zur Geschichte der deutschen Sprache und Literatur (PBB) 129, no. 3 (January 2007). http://dx.doi.org/10.1515/bgsl.2007.531.

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Schweickard, Wolfgang. "Carte di viaggio. Studi di lingua e letteratura italiana 4 (2011) (Themenheft: Scandinavian Grand Tour. Il lontano nord visto dal sud dell’Europa, edd. Marco Gargiulo / Margareth Hagen), 134 p." Zeitschrift für Romanische Philologie 129, no. 4 (January 1, 2013). http://dx.doi.org/10.1515/zrp-2013-0144.

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Ankli, Ruedi. "Simona Bartoli Kucher: Scritture in viaggio nel Mediterraneo. Proposte di didattica, integrativa tra lingua, letteratura e film, Collana del Centro di Eccellenza della Ricerca. Studi di Linguistica Educativa, Pisa: Pacini 2019, 223 Seiten, € 18,00." Italienisch 43, no. 85 (August 9, 2021). http://dx.doi.org/10.24053/ital-2021-0016.

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Banjanin, Ljiljana. "Z. Kovačević, Andai in Italia per cambiarmi l’anima e il corpo. L’immagine del Belpaese nella letteratura di viaggio serba tra Ottocento e Novecento, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2020, pp. 166." Studi Slavistici, July 20, 2021, 301–3. http://dx.doi.org/10.36253/studi_slavis-10811.

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Zuliani, Federico. "En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek." Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (April 29, 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Abstract:
Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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