Academic literature on the topic 'Linguaggio'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Linguaggio.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Journal articles on the topic "Linguaggio"

1

Paolucci, Sandro. "Il linguaggio giuridico sloveno e il linguaggio giuridico italiano." Linguistica 61, no. 2 (December 30, 2021): 61–78. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.61.2.61-78.

Full text
Abstract:
Nel presente contributo si illustrano gli esiti di una ricerca avente per oggetto il linguaggio giuridico sloveno e il linguaggio giuridico italiano. In primis, si è proceduto allo studio di numerose fonti, da cui sono emerse le origini, l’evoluzione avvenuta nel corso dei secoli e l’influenza di altre lingue sui due linguaggi giuridici in esame. In riferimento a quest’ultimo punto, si pensi all’influsso del francese in seguito all’entrata in vigore del Code Napoleon nel 1804, del tedesco per effetto della dottrina pandettistica verso la fine dell’Ottocento e dell’inglese dall’inizio del Novecento in poi. Successivamente si è passati allo studio delle principali specialità lessicali e terminologiche dei linguaggi giuridici in generale e del linguaggio giuridico sloveno e italiano in particolare, rilevando talune analogie e differenze particolarmente significative. Per esemplificare, in ambito lessicale si pensi alla marcata presenza della polisemia (per esempio il termine italiano azione può corrispondere in sloveno a tožba, storitev o delnica). Segue una breve indagine a livello terminologico volta a individuare origine, evoluzione e influenza di altre lingue e di altri sistemi giuridici sulla scelta di determinati termini giuridici, che potremmo definire equivalenti funzionali, presenti rispettivamente nella Costituzione italiana e in quella slovena. Ne emergono elementi alquanto significativi che richiedono naturalmente ulteriori estensioni e approfondimenti.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Bancheri, Salvatore. "Elementi di plurilinguismo nell’opera di Filippo Orioles." Quaderni d'italianistica 36, no. 2 (July 27, 2016): 23–40. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26898.

Full text
Abstract:
La prima metà del Settecento — periodo in cui scrisse Filippo Orioles (1687–1793), autore del Riscatto d’Adamo — fu segnato in Sicilia da un continuo alternarsi di dominazioni e quindi anche da normale commistione di linguaggi. Di riflesso, i lavori dell’Orioles (La notte in giorno, La S. Rosalia, Il S. Alessio e Il San Basilio Magno), analizzati brevemente nella loro esemplarità linguistica, sono uno specchio di questa realtà. Nelle opere esaminate troviamo una mescolanza di lingue (italiano, spagnolo e latino), frequenti latinismi, dialetti (siciliano e napoletano). La contaminazione dei linguaggi si manifesta sia sul piano puramente linguistico, sia su quello dei codici e delle tradizioni culturali: abbiamo in contempo il linguaggio lirico e drammatico, colto e popolare, profano e religioso. Al linguaggio galante dei salotti si contrappone il dialetto schietto dei popolani; al tono epico si contrappone quello eroicomico dei servi. L’elemento più interessante delle commedie agiografiche dell’autore palermitano è il plurilinguismo — inteso in senso lato — grazie al quale va in scena, sia pure in modo anacronistico, la Sicilia del ’700, sia aristocratica che popolana. E sono proprio, e principalmente, i personaggi del popolo con il loro colorito dialetto che rendono meno pesanti, se non addirittura vivaci, le commedie dell’Orioles.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Lupieri, Sigrid. "Nazismo: corruzione del linguaggio e linguaggio di corruzione." FUTURIBILI, no. 2 (September 2009): 162–204. http://dx.doi.org/10.3280/fu2008-002016.

Full text
Abstract:
- Language is a powerful instrument of persuasion, able to influence the thoughts and actions of speakers. How did the German people react to Nazi ideology in the religious sphere? Against the expectations of the Nazis and Hitler himself, language proved reluctant to replace the terms of Catholicism with the new idiom promoted by the Nazi regime
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Tani, Ilaria. "Linguaggio e complessitŕ." PARADIGMI, no. 1 (April 2011): 145–62. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001009.

Full text
Abstract:
La ricerca degli ultimi decenni ha progressivamente messo in discussione alcune dicotomie utilizzate nello studio del linguaggio, prima fra tutte quella fra conoscenza e comunicazione. Tanto le nuove prospettive - tutte, a diverso titolo, riconducibili al paradigma della complessitŕ e alla cosiddetta "rivoluzione cognitiva di seconda generazione" o "della mente incarnata" - quanto i modelli che esse mettono in discussione possono essere ricondotti ad una tradizione filosofica che estende le sue radici nel pensiero settecentesco. Muovendo da alcune recenti pubblicazioni, l'articolo fa il punto su tale genealogia filosofica, affrontando questioni come il nesso tra cognizione e comunicazione, il rapporto tra individuo e comunitŕ linguistica, la rilevanza della diversitŕ delle lingue di fronte alla globalizzazione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Mazzone, Marco. "Linguaggio, intelligenza, modularitŕ." PARADIGMI, no. 1 (April 2010): 125–34. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-001010.

Full text
Abstract:
Linguaggio e intelligenza ci appaiono come caratteristiche tipicamente umane. Perché non siamo speciali di F. Ferretti si propone di indagare, attraverso queste caratteristiche, la natura umana, argomentando che essa č certamente specifica ma non "speciale": va collocata a pieno diritto entro il quadro dell'evoluzionismo darwinista. Linguaggio e intelligenza vengono perciň analizzati in una prospettiva teorica di continuitŕ con le altre specie: secondo l'autore č necessario "darwinizzare Chomsky". Questa posizione generale č argomentata solidamente nel libro. Tuttavia, č discutibile che Chomsky sopravviva del tutto indenne all'operazione, ed alle trasformazioni in corso nella linguistica attuale. Inoltre l'adozione di un modularismo troppo rigido porta Ferretti a rifiutare la nozione di intelligenza generale, che perň sembra difficilmente eliminabile e di fatto č chiamata a svolgere un ruolo non marginale nella strategia del libro.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Costa, Gustavo. "Mente corpo linguaggio." New Vico Studies 5 (1987): 169–72. http://dx.doi.org/10.5840/newvico1987513.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

WHITE, ALAN R. "Linguaggio e azione." Philosophical Books 24, no. 3 (February 12, 2009): 157–58. http://dx.doi.org/10.1111/j.1468-0149.1983.tb00217.x.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Voltolini, Alberto. "Pragmatica del linguaggio." Journal of Pragmatics 37, no. 6 (June 2005): 945–48. http://dx.doi.org/10.1016/j.pragma.2004.10.011.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Cardona, Giorgio Raimondo. "Il linguaggio dell'interiorita." La Ricerca Folklorica, no. 35 (April 1997): 13. http://dx.doi.org/10.2307/1480051.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Girelli, Francesca, Kathleen Gibson, and Tim Ingold. "Utensili e linguaggio." La Ricerca Folklorica, no. 35 (April 1997): 147. http://dx.doi.org/10.2307/1480064.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
More sources

Dissertations / Theses on the topic "Linguaggio"

1

Casamenti, Luca. "Il linguaggio Ceylon." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16788/.

Full text
Abstract:
La tesi si occupa inizialmente di analizzare la piattaforma Java e la sua evoluzione nel tempo attraverso le varie versioni del linguaggio, per passare poi allo studio del linguaggio Ceylon, mostrando nello specifico le caratteristiche principali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Paternoster, Alfredo. "Linguaggio e visione /." Pisa : ETS, 2001. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb389066124.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Abdul, Wahid Noor Nasser <1984&gt. "Il linguaggio diplomatico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3276/1/ABDULWAHID_NOORNASSER_tesi.pdf.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Abdul, Wahid Noor Nasser <1984&gt. "Il linguaggio diplomatico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3276/.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Rossato, Milena <1965&gt. "Il linguaggio umano come relazione. Il divenire del linguaggio nella comunicazione interpersonale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10373.

Full text
Abstract:
Il lavoro di tesi intende indagare un complesso fenomeno dell’esperienza umana straordinariamente avvincente e impegnativo come il linguaggio. Si articola in due parti: la prima dedicata alla ricerca teorica, la seconda, più contenuta, alla descrizione di un’esperienza. Il linguaggio viene presentato in tutte le sue sfaccettature: da una visione più propriamente linguistica alle implicazioni pragmatiche del parlare. L’analisi parte dal linguaggio come comunicazione. Esamina la questione del segno e del linguaggio umano nelle sue diverse connotazioni, dagli studi della linguistica sino allo sviluppo delle riflessioni psicolinguistiche. Cerca inoltre di comprendere cosa significhi comunicare. Prosegue con lo studio del linguaggio come parola e analizza la struttura di un processo comunicativo. Considera i diversi segni della comunicazione verbale e non verbale e il principio della creatività. A conclusione della parte teorica si approfondisce la relazionalità della comunicazione e del linguaggio. Si mette in rilievo come nel parlare le persone confermino o mettano in discussione la loro relazione sociale. La comunicazione nasce e si costruisce nella trama delle relazioni in un duplice senso: le relazioni sono generate e a loro volta generano comunicazione. Tra linguaggio, comunicazione e relazione vi è una sistemica interdipendenza: ciascuno di essi implica e conduce agli altri. Viene infine analizzato perché lo studio del linguaggio non possa limitarsi alla parola, ma richieda una visione più ampia, nella quale si assuma la dimensione comunicativa come luogo costitutivo tanto dell’identità personale, quanto del sistema delle relazioni.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Longo, Alice <1988&gt. "L'autismo e il linguaggio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12232.

Full text
Abstract:
Tesi sperimentale con un ragazzo che presenta diagnosi di autismo la cui area deficitaria è la produzione verbale orale. Si vuole dimostrare che un deficit di produzione non implica anche un deficit di produzione e che la lingua dei segni può essere una metodologia di supporto al deficit in questione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

CICARDO, Santi. "L’IMBUTO E IL MEGAFONO CORPO, VOCE, LINGUAGGIO ATTRAVERSO MERLEAU-PONTY." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90766.

Full text
Abstract:
Nell’omaggio commosso dedicato all’amico-nemico prematuramente scomparso, Sartre segnalava la forte risonanza che la storia personale di Merleau-Ponty aveva avuto nella scansione della sua filosofia, tanto forte da poterla considerare al limite un’autobiografia2. Il richiamo sartriano appariva tanto più credibile perché, nel delineare il profilo teorico-esistenziale dell’impresa merleau-pontyana, il padre dell’esistenzialismo francese sbozzava un suo personalissimo autoritratto. A corroborare quanto detto ci giunge puntuale il monito che lo stesso Merleau-Ponty affidava alla Premessa della Fenomenologia della Percezione: «[...] il pensatore non pensa mai se non a partire da ciò che è. La riflessione [...] sarà totale solo se realizza, [...] e se riesce a ricollocare le cause [...] in una struttura d’esistenza»3. Esiste, allora, un intreccio profondo tra biografia e filosofia che non è possibile trascurare, pena la rinuncia a una [auto]comprensione, se non completa, quantomeno tentata. È, perciò, sullo sfondo di questa assunzione che intendiamo compiere la prima mossa di questo lavoro allo scopo di manifestarne le questioni, il metodo e per così dire l’atmosfera filosofica che lo innervano. Procediamo con ordine, si diceva delle questioni. Se il vasto campo dei problemi entro cui questa ricerca intende istaurarsi, a volte suo malgrado, potessero condensarsi in una formula, crediamo che la migliore possa essere questa: muoversi sulla soglia dell’incessante sopravanzarsi tra costituente e costituito. Tuttavia, parafrasando Wittgenstein, le formule hanno spesso la consistenza di finti cornicioni che non reggono nulla4. Converrà, quindi, munirsi di pazienza e tentare di descrivere meglio le prese tematiche che s’agiteranno in questo lavoro. L’argomento centrale su cui esso intende aggrumarsi è l’intreccio tra corpo e linguaggio che, ancora, così illustrato non sfugge alla genericità delle espressioni-etichette spalancando, peraltro, uno spazio tematico tanto vasto, che la sola idea di non operare dei tagli prospettici si palesa vana o peggio pretestuosa. Dunque, riformuliamo nuovamente la questione apportandole le dovute cesure che ne circoscrivano l’ambito teorico. Parliamo di cesure al plurale perché sul nostro leitmotiv faremo reagire simultaneamente due diverse incisioni. La prima. guarderemo all’intreccio corpo-linguaggio dall’angolatura che sulla questione ha assunto Merleau-Ponty. La seconda: individueremo nello spazio tra di questa polarizzazione una nozione, quella di voce, che come avremo modo di mostrare si configura come il gorgo dinamico in cui sempre di nuovo si rinnova l’aggancio e sopravanzo dialettico cui accennavamo. Ma vediamo in dettaglio come ci prefiguriamo quest’intervento cercando di localizzare ulteriormente il campo d’azione per sgombrarlo da inutili fraintendimenti. È fuor di dubbio, invero, che trattare integralmente lo svolgimento della riflessione merleau-pontyana richiederebbe l’intero spazio concesso a una tesi di ricerca. Troppi gli aggregati storici-filosofici che la alimentano, troppi gli obiettivi teorici che la qualificano, troppi i paradigmi interdisciplinari che vi convergono, troppi persino i punti nevralgici su cui a più riprese il filosofo francese è spesso ritornato in direzione ostinata e contraria. Se a questo si aggiunge l’eclettismo e la frammentarietà5 che caratterizzano il suo pensiero più maturo, s’intuisce facilmente come nella scelta che qui si è perseguita si sia dovuto adoperare il bisturi. Non ingaggeremo, dunque, se non quando necessario e sovente relegandola in nota, alcuna disputa esegetica, né alimenteremo la già corposa bibliografia merleau-pontyana, in quanto la scommessa che ci apprestiamo a giocare non insiste su Merleau-Ponty ma con Merleau-Ponty.Si comprenderà, allora, come il tema di questo lavoro non intenda illuminare la riflessione del filosofo francese ma farsi illuminare da questa, come lo scopo qui agognato non sia quello di tagliuzzare e discutere schegge del suo pensiero, quanto piuttosto impossessarsi e dirigere altrove alcune sue linee di forza. Perciò, anche quando ci soffermeremo, come nel I capitolo, sui motivi ispiratori o su alcuni rapporti che attraversano la speculazione merleau-pontyana, la posta in gioco non sarà rappresentata da improbabili nuove acquisizioni interpretative ma dallo schiarimento delle ragioni e degli abbrivi argomentativi. Limitandoci a un esempio. Quando schizzeremo un ritratto filosofico di Merleau-Ponty e la sua polemica contro Cartesio e le filosofie empiriste, o la sua posizione nel campo della fenomenologia tra i due contendenti più celebri Husserl e Heidegger, lo scopo non sarà di discuterne la validità storico-teorica, bensì di evidenziarne i più ampi bersagli che la proiettano prepotentemente nel dibattito filosofico-scientifico odierno. Detto meglio: alla cartesiana dicotomia tra res cogitans e res extensa, che tutt’oggi si sgrava di nefaste conseguenze, Merleau-Ponty oppone una proposta che reinstalla la filosofia sulla soglia mobile di compimento che anticipa qualsiasi riflessione, in quel mondo-della-vita in cui l’intreccio tra storia e natura, tra soggetto e oggetto, tra anima6 e corpo è sempre già dato e sempre da compiersi. In definitiva, volendo sagomare meglio il nostro approssimarci al tessuto merleau-pontyano, diremo che in esso ci riconosciamo per la tensione di fondo che spinge o meglio retrocede la filosofia all’esistenza; di esso assumeremo alcune nozioni teoriche (carne, reversibilità, parola parlante/parola parlata, ecc.) in grazia delle quali svolgeremo il nostro discorso; con esso articoleremo tutti quei confronti e quegli innesti che ci consentiranno un qualsivoglia avanzamento nella ricerca per poi, alfine, da esso dipanare tutti i fili che aggrovigliano quell’interrogazione la cui stoffa coincide colla propria carne. Fin qui il primo dei due tagli prospettici. Vediamo l’altro, per introdurre il quale utilizzerò un frammento tratto dal racconto Un re in ascolto di Italo Calvino: «Quella voce viene certamente da una persona, unica, irripetibile come ogni persona, però una voce non è una persona, è qualcosa di sospeso nell’aria, staccato dalla solidità delle cose. Anche la voce è unica e irripetibile, ma forse in un altro modo da quello della persona: potrebbero, voce e persona non assomigliarsi. Oppure assomigliarsi in un modo segreto, che non si vede a prima vista: la voce potrebbe essere l’equivalente di quanto la persona ha di più nascosto e di più vero. [...] la vibrazione di una gola di carne. Una voce significa questo: c’è una persona viva, gola, torace, sentimenti, che spinge nell’aria questa voce diversa da tutte le altre voci. Una voce mette in gioco l’ugola, la saliva, l’infanzia, la patina della vita vissuta, le intenzioni della mente, il piacere di dare una propria forma alle onde sonore. Ciò che ti attira è il piacere che questa voce mette nell’esistere: nell’esistere come voce [...]»7 Non vogliamo per il momento soffermarci su un’interpretazione filosofica del brano, essa maturerà come leit motiv lungo tutto il terzo capitolo, piuttosto ci concentreremo sulle immediate sporgenze che esso ci offre per dettagliare il secondo dei nostri tagli prospettici: la voce. Nel passo citato Calvino descrive acutamente la voce come qualcosa di “sospeso nell’aria” e “staccato dalla solidità delle cose” e contemporaneamente come “la vibrazione di una gola di carne”. Essa ha dunque un’ambiguità d’aspetto: volatile e impalpabile è al contempo carnale, viscerale, colma d’intenzioni e pulsioni. È singolare e potenza differenziale, unica, propria, irripetibile; ma ancora, al contempo, ha sempre il piacere di esistere, di direzionarsi, di dislocarsi in un altro che è attirato da questo piacere. La voce, dunque, annuncia il corpo unico che la produce ma è pronta a scomparire, ad obliarsi lasciando alla sua eco “la patina della vita vissuta”. In essa si realizza un duplice movimento, mai concluso, che sposta e concentra reversibilmente me e l’altro; essa viene da un corpo vivo ma l’oltrepassa e lo tra-duce nell’evento del linguaggio. In altri termini, la voce “è pura esigenza […] aspira a riattualizzarsi incessantemente nel flusso linguistico che essa manifesta e a cui permette di vivere parassitariamente”8. Questi stessi luoghi, crediamo, abbia lambito Merleau-Ponty quando a più riprese nel corso della sua riflessione ha fatto cenno al “senso emozionale della parola”, alla “gesticolazione fonetica”, all’“espressione primordiale” o al “senso langagier”; e benché la voce non sarà mai, o molto raramente, un tema specifico del suo pensiero, sarà qui considerata come l’adombramento, l’implicito, il non detto del filosofo. Certo sarà compito di chi scrive mostrare come essa rappresenti il varco tra corpo e linguaggio, ma la via è tracciata, basta seguirla. Ma ricominciamo ancora una volta da capo articolando, questa volta in bell’ordine, il nostro tema di fondo di modo che almeno alla vista si faccia più luminoso ciò che al pensiero rimane per il momento opaco. C’è “una potenza generale di formulazione motoria”9 che scorre nel mio corpo, che lo spinge verso il mondo e glielo lascia abitare così come esso gli si offre. Questa potenza si polarizza nella percezione. Io vedo, tocco, odo che c’è qualcosa, perché esso si lascia vedere, toccare e udire. Percepisco ciò che vivo per adombramenti perché per adombramenti mi si manifesta. Alcuni profili mi si danno nella piena luce, altri mi si sottraggono e fanno casa nell’umbratile; alcuni dettagli vengono in primo piano quando tutto il resto s’adagia nello sfondo. Posso girarmi, spostami, abbassarmi; posso guardare, toccare, ascoltare o fare le tre cose insieme. In una parola, posso esplorare ciò che mi si manifesta e distribuire nel chiaro ciò che prima s’allungava nell’ombra o portare in primo piano lo sfondo che lo circuiva, ma senza questa dialettica di svelamento/nascondimento di vicinanza/lontananza la mia percezione non sarebbe possibile, poiché tutto si confonderebbe sul medesimo piano. C’è poi una volontà di descrivere, di interrogare, di giudicare questo qualcosa che io ho da sempre alla portata dei miei sensi, questo è ciò che compie il linguaggio. C’è un senso diffuso prima della parola, un’intesa tacita, “sacramentale”, come dirà suggestivamente Merleau-Ponty, tra me e il mondo e c’è un senso articolato, una ripresa che delimita il campo d’azione e pulsionale del mio contatto spontaneo col mondo, trasformando ogni vissuto in vissuto-parlato:Proprio questo lógos universale declinato innanzitutto come phoné, costituirà il varco che tenteremo di esplorare, descrivendo l’ambigua dialettica che dal silenzio corporeo fa emergere i giochi linguistici regolati per poi di colpo, nel prorompere del grido, del riso o del pianto inabissarli ancora nel residuo carnale che eccede ogni codifica
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Sabbatini, Stefano Marinucci Marcello. "I forestierismi nel linguaggio musicale /." Trieste : Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori, 1995. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb36960456q.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Miletti, Lorenzo. "Linguaggio e metalinguaggio in Erodoto /." Pisa : Serra, 2008. http://opac.nebis.ch/cgi-bin/showAbstract.pl?u20=9788862271301.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

di, Benedetto Simone. "Html 5 - evoluzione del linguaggio." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6188/.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
More sources

Books on the topic "Linguaggio"

1

Sartor, Giovanni. Linguaggio giuridico e linguaggi di programmazione. Bologna: CLUEB, 1992.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Agazzi, Evandro. Linguaggio comune e linguaggio scientifico. Milano: Franco Angeli, 1987.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Dalla mano alla bocca: Le origini del linguaggio. Milano: Raffaello Cortina, 2008.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Tagliagambe, Silvano. L' epistemologia contemporanea: Linguaggio, realtà, realtà del linguaggio. Roma: Editori riuniti, 1991.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Altini, Carlo. Leo Strauss: Linguaggio del potere e linguaggio della filosofia. Bologna: Il mulino, 2000.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Altini, Carlo. Leo Strauss: Linguaggio del potere e linguaggio della filosofia. Bologna: Il mulino, 2000.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Picardi, Eva. Linguaggio e analisi filosofica: Elementi di filosofia del linguaggio. Bologna: Pàtron editore, 1992.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Pragmatica del linguaggio. Roma: GLF editori Laterza, 2003.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Severino, Emanuele. Oltre il linguaggio. Milano: Adelphi, 1992.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Foschini, Luigi. Scienza e linguaggio. Ariccia (RM): Aracne editrice int.le S.r.l., 2015.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
More sources

Book chapters on the topic "Linguaggio"

1

Piccardi, Laura, Maria Rosa Pizzamiglio, Filippo Bianchini, Liana Palermo, Monica Risetti, Laura Zompanti, Cecilia Guariglia, and Simonetta D’Amico. "Linguaggio Spaziale." In Come impariamo a muoverci nell’ambiente?, 77–146. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1750-4_5.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Sabbadini, Letizia. "Disturbi specifici del linguaggio." In Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, 85–105. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5349-6_5.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Poggio, Alessandro. "Fregi come linguaggio del potere." In Das Heroon von Trysa, 73–92. Wien: Böhlau Verlag, 2022. http://dx.doi.org/10.7767/9783205214977.73.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Schiffer, Davide. "Il mondo microscopico e il linguaggio." In Attraverso il microscopio, 61–74. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1893-8_9.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Menicocci, Marco. "Il Linguaggio della Vagina Antropornologia 1." In Antrocom: Journal of Anthropology, edited by Marco Menicocci and Moreno Tiziani, 187–95. Piscataway, NJ, USA: Gorgias Press, 2010. http://dx.doi.org/10.31826/9781463235413-024.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Materassi, Letizia, and Silvia Pezzoli. "Migranti e rappresentazioni. Linguaggio, integrazione, discriminazione." In Migrazioni in Italia: oltre la sfida, 169–90. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-965-2.09.

Full text
Abstract:
Public discussion on migration is addressed through frame and signification processes in which journalistic production plays a crucial role. Compared to the past, more diversified and articulated frames are adopted in the current representation of migration. Publics grassroots productivity goes along and overlaps with journalistic contents. The chapter aims to investigate how discussion on migration develops, with a focus on the innovations introduced by digital technologies and social web and the new possibilities for access, participation and production of contents by the audience.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Maierù, Alfonso. "Linguaggio mentale e sincategoremi nel secolo xiv." In Chemins de la pensée médiévale, 3–25. Turnhout: Brepols Publishers, 2002. http://dx.doi.org/10.1484/m.tema-eb.3.2061.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Ferretti, Niccolò, and Alessandro Zito. "Introduzione al design in Italia: uno sguardo d’insieme." In Italienisches, europäisches und internationales Immaterialgüterrecht, 77–88. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2020. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-662-62179-0_3.

Full text
Abstract:
ZusammenfassungCos’è il design? Per dare una risposta a questa domanda viene in aiuto una definizione di un celebre architetto contemporaneo: „nel linguaggio corrente design indica sia il mestiere di chi trasferisce valore estetico e originalità a un artefatto fisico o virtuale sia quell’artefatto medesimo. Si dice infatti comunemente che un certo oggetto è di design. Entrambi, prodotto e mestiere, sono caratterizzati da ricerca espressiva, innovazione tecnologica, eterodossia formale, contemporaneità“. La tutela dei disegni e modelli è un bene fondamentale per le imprese di qualsiasi dimensione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Rava, Gabriella. "Traces and Their (In)significance." In Frontiers in Sociology and Social Research, 269–81. Cham: Springer International Publishing, 2022. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-031-11756-5_17.

Full text
Abstract:
AbstractThe concept of trace is useful for a semiotic reflection upon what is left behind. Similar to the concepts of index and footprint, traces are traditionally described as already signs, or more precisely as something recognized as a sign (Violi, Riv Ital Filos Linguaggio, 2016, http://www.rifl.unical.it/index.php/rifl/article/view/365; Mazzucchelli, Riv Ital Filos Linguaggio, 2015, http://www.rifl.unical.it/index.php/rifl/article/view/312). This act of recognition is fundamentally dependent on a community’s work of interpretation, in order to actualize a potential narration lying in the trace, but what if the promised sense is not grasped? Adopting the notion of intentionality (Greimas and Courtés, Sémiotique: dictionnaire raisonné de la théorie du langage. Hachette, Paris, 1979) to include partially unconscious traces within the sphere of semiotic investigation, the article considers the possibility to conceive traces as paradoxical signs standing for nothing, i.e., signs of insignificance (Leone, On insignificance. The loss of meaning in the post-material age. Routledge, 2020). Through the analysis of digital traces and trolling, (in)significance is disputed on the basis of a proposed paradigm, within which even such seemingly accidental traces may possess profound significance within a digital network constructed of distributed subjectivity. One conclusion drawn from the example is that strong normative claims about what may qualify as significant often conceal an ideologically charged agenda. For this reason in particular, a detailed account of digital traces should be the highest priority of semiotics today.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Villa, Maria Luisa. "Il linguaggio della scienza e la creazione della terminologia." In Proceedings e report, 15–21. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-364-2.03.

Full text
Abstract:
This paper aims to present an historical point of view and precisely exposes the reasons why the need for terminology has developed and gradually increased, without it nullifying the ability of scientists to invent words with freedom and imagination, sometimes even taking inspiration from literature, such as particle physicist Murray Gell-Mann (Nobel laureate 1969), who, for “quark”, was inspired by a passage from Joyce's Finnegans Wake.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Conference papers on the topic "Linguaggio"

1

NONATO, Rejane. "O ACONSELHAMENTO LINGUAGEIRO COMO FORMA DE INTERVENÇÃO E FORMAÇÃO DOCENTE." In VI Congresso Latino-americano de Formação de Professores de Línguas. São Paulo: Editora Blucher, 2017. http://dx.doi.org/10.5151/edupro-clafpl2016-057.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Roselli, Claudia. "Geografie della memoria e zone di transizione: interpretare le possibilità future di salvaguardia dei legami territoriali a Delhi." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7959.

Full text
Abstract:
Il futuro delle metropoli sarà quello di continuare ad aumentare in dimensioni ed estensioni, fagocitando territorio, oppure ci sarà un momento in cui le cose cominceranno a cambiare, nella consapevolezza collettiva e politica, che è necessario assimilare i concetti di limite e di sostenibilità? Sembra che le svolte economiche globali abbiano già allertato le menti sensibili verso un necessario cambiamento di rotta nella governance urbana. Non è più possibile ignorare le trasformazioni, talvolta molto pericolose, in atto nelle nostre città, ed è piuttosto necessario tentare un loro indirizzamento verso passaggi temporali che considerino l'importanza della memoria collettiva, attivando l'engramma giusto per costruire nuove relazioni antropologiche, culturali e sociali. Nello specifico il paper vuole esaminare la realtà della città di Delhi, la capitale indiana, svelando l'esistenza nel suo corpo di zone di confine territoriali: zone dove ancora è possibile trovare e riconoscere tracce della sua antica origine rurale fatta di mestieri agricoli e artigiani, forni di argilla e terre coltivate. Questa anima della città, costituita da memorie, saperi e relazioni territoriali è stata minacciata, negli ultimi anni, dal desiderio cieco di espansione di imprenditori senza scrupoli e da decisioni non monitorate capillarmente relative ai piani di sviluppo urbanistico, le quali hanno avuto ricadute non prevedibili a spese del territorio e dell'ambiente. Negli ultimi anni, dopo la fine delle aspettative create dai Giochi del Commonwealth, la città ha sviluppato una rete infrastrutturale più veloce, promuovendo l'utilizzo dei mezzi pubblici e creando una rete metropolitana molto efficiente, presupposto iniziale per riconquistare la sua antica fama di città verde. Oltre a queste nuove potenzialità infrastrutturali anche i tessuti connettivi, tra area ed area e le grandi zone di verde urbano ( giardini, parchi e foreste ) potenziano l'ipotesi di trasformare Delhi in una delle più competitive capitali del futuro. Per realizzare questa visione è necessario creare vocabolari, strade e linguaggi, capaci di suggerire lo sviluppo di nuovi modelli di insediamenti urbani sopratutto nelle zone più sensibili ovvero laddove avviene l'incontro tra l'urbano ed il rurale. The future of the metropolis will be to increase in dimension and extension phagocyting territory, or it will be a moment where the things will start to change, in the collective and politic awareness, that it is necessary to absorb the concepts of limits and sustainability? It seems that the global economic turns have already alerted the sensitive minds towards a necessary change of the course of the urban governance. It is not possible to ignore longer, the transformations, sometime very dangerous, in our cities, todays. Rather it is necessary try to addressed them in a time crossing, capable of understanding the importance of the collective memory, attracting the proper engramma to build new anthropological, cultural and social relations. Specifically the paper would like analyze the reality of the city of Delhi, the Indian capital, disclosing the existences, on its body, of some territorial boundaries. Zones where it is possible to find and to recognize tracks of its ancient rural origins made by crafts and agricultural artisan, clay ovens and cultivated lands. This soul of the city, made by memories, knowledges and territorial relations was menaced, on the last years, from the blind wish of expansions of unscrupulous businessman and from decisions not capillary monitored relatively to urban development plans, which have had unpredictable consequences for the territory and for the environment. After the end of the expectations created from the Commonwealth Games, on 2010, the city developed an infrastructural net more quick, promoting the use of the public transports and creating an underground net very efficient, initial assumption to regain its former glory of green city. Over these new infrastructural potentialities also the connective tissues, between area and area and the big zones of urban green, like gardens, parks and forests, they had great potential in themselves to make Delhi one of the most competitive capital of the future.To realize this visions it is necessary to create vocabularies, roads and languages, capable of suggesting the development of new models of urban settlements mainly on the sensitive zones, where it will happen the encounter between urban and rural.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography