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Dissertations / Theses on the topic 'María Zambrano'

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1

Moretti, Manuela Giorgia. "La filosofia della nascita in María Zambrano." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2023. https://hdl.handle.net/11572/370547.

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Abstract:
Il presente lavoro intende approfondire il tema della nascita nella filosofia di María Zambrano, indagando le diverse possibilità aperte da una tale prospettiva. In contrasto con una pregressa tradizione filosofica che ha accordato un netto privilegio alla morte, la filosofa spagnola sposta infatti l’attenzione sull’evento natale, rimodulando così l’intero suo pensiero all’interno di un orizzonte che riconosce il tratto proprio dell’umano nel suo “essere-natale” piuttosto che nel suo “essere-mortale” In un pensiero, come quello che María Zambrano ci offre, sempre inscindibilmente legato all’esperienza, è a partire dalla sua intensa biografia che si è scelto di approcciare il tema della filosofia della nascita. Il punto di partenza del lavoro che qui viene presentato coincide così con l’istante in cui per la prima volta la filosofa apre gli occhi al mondo, quel reiterato incipit vita nova che scandisce tutto il suo pensiero. All’interno delle vicende che hanno segnato la sua travagliata esistenza, in queste pagine viene dato particolare rilievo alla sua esperienza della maternità, aspetto tralasciato dalla critica e qui considerato come non privo di importanti implicazioni filosofiche. Tornare con il pensiero alla morte, per la maggior parte della sua esistenza tormentata, ha coinciso infatti per María Zambrano con il ripercorrere l’evento della nascita di quel figlio, costringendola a pensare nascita e morte insieme, all’interno di un paradosso dove era impossibile continuare a sostare. Dopo aver delineato i principali aspetti biografici della filosofa, segnati da quegli stati di totale abbandono che sperimenta durante la malattia e il lungo l’esilio, il percorso qui proposto si propone di delineare i principali aspetti teoretici del suo pensiero, approfondimento imprescindibile per addentrarsi adeguatamente nel complesso tema della sua filosofia della nascita. Viene qui messa in luce la presa di distanza della filosofa dal razionalismo occidentale, quella decisa rinuncia all’astrazione che nasce dall’accettazione che il commento sistematico non sia l’unico approccio possibile per avvicinarsi alla filosofia. Riconoscendo nel sentire la radice stessa dell’essere, María Zambrano si allontana infatti dalle astratte categorie della ragione per nutrirsi delle immagini che incontra nel suo cammino di esperienza, attingendo dal linguaggio della mistica e della poesia. Emerge così la possibilità di seguire una logica differente, un vero e proprio cammino di trasformazione che scardina le modalità di pensiero a cui siamo abituati per mostrarci altre possibilità e aprire nuovi orizzonti di senso. Si tratta di un pensiero che, senza mai recidere il legame con la realtà oscura e generativa, si rivela in grado di portare alla luce, sempre e nuovamente, quelle verità che non si lasciano rinchiudere nella gabbia di concetti puramente astratti. Una “ragione poetica” dunque, quella che la filosofa porta alla luce, così come viene solitamente e reiteratamente sottolineato, ma anche una “ragione materna”, in grado di generare un pensiero autenticamente fecondo. L’invito non è dunque quello di rinunciare al rigore metodologico, ma piuttosto quello di trovare altre vie che si discostano dai discorsi puramente sistematici, nel tentativo di riavvicinare il pensiero alla vita. Un esercizio di coerente fedeltà alla realtà stessa dunque che, come si cerca di mostrare in queste pagine, consente all’uomo di ricominciare a pensare dall’esperienza, a partire dalle entrañas (viscere), termine imprescindibile all’interno del pensiero della filosofa spagnola che indica la realtà generativa e materna. Le entrañas sono anche, significativamente, il simbolo di quel fecondo sapere femminile che qui ci si propone di riportare alla luce. È in questa prospettiva che s’inserisce anche il capitolo che indaga la relazione tra l’orizzonte della nascita e quello della maternità, per mostrare come, all’oblio filosofico dell’orizzonte della nascita, se ne affianchi un altro, di eguale portata, che riguarda l’offuscamento della sapienza materna. Non solo dunque una “filosofia della nascita”, quella che qui si cerca di delineare, ma anche e significativamente una “filosofia della maternità”, che mostra la possibilità di seguire una logica differente, in grado di portare alla luce ciò che è altro da sé, lasciando spazio all’inedito. Se alla nascita il pensiero filosofico ha dedicato scarsissima attenzione, si è ritenuto infatti necessario sottolineare come anche la maternità, simbolicamente e fisicamente tutta femminile, non sia mai stata posta al centro dell’attenzione dei filosofi. Un duplice oblio dunque, sul quale si è cercato di soffermarsi per comprendere e portare alla luce il pensiero generativo che la filosofa spagnola ci offre. Si tratta di provare a ritrovare fiducia nella fecondità del pensiero stesso, abbandonando l’abitudine di seguire sistemi puramente astratti, incapaci di indagare la realtà nelle sue pieghe più recondite. Un metodo, dunque, che invita a un ripensamento in ambito fenomenologico non relegato alle teorie della soggettività, in grado di esprimere l’essere nella sua interezza. Il cammino che María Zambrano ci indica attraverso il suo pensiero si rivela così come un percorso che apre alla vita e porta alla rivelazione di una nuova ragione. Allontanandosi dai concetti astratti e dalle vuote nozioni, la filosofa spagnola invita a seguire dunque, come si cerca di delineare nella parte finale della tesi, un metodo differente che, nutrendosi, come abbiamo precisato anteriormente, delle immagini che la filosofa incontra nel suo cammino di esperienza, si muove per irradiazione, illuminando dunque dall’interno, a partire da un “centro”. Nel sostituire alla chiusura del concetto la trascendenza dell’immagine, María Zambrano trasforma infatti il limite in apertura, consentendo quel reiterato movimento del nascere che è allo stesso tempo fedeltà alla realtà e trascendenza insieme. Sarà nel reiterato tentativo di raggiungere quel “centro” di visibilità pura, lì dove essere e pensiero coincidono, che il movimento del nascere si esplica. Un movimento trasformativo dunque, dove quell’anelata unità che María Zambrano vede incarnata nei “beati”, come qui si cerca di mostrare, non potrà mai essere raggiunta. È proprio in questa tensione continua dell’uomo verso l’unità sempre anelata che si annida la speranza, sostanza e fondo ultimo della nostra vita. Una speranza creatrice, quella che muove la filosofia della nascita in María Zambrano che si rivela autenticamente generativa proprio grazie alla sua capacità di farsi vuoto, senza cadere in ciò che è pre-costituto, pre-fabbricato, ma lasciando sempre, e nuovamente, spazio all’inedito. Non una speranza illusoria dunque, quella qui descritta, ma al contrario profondamente consapevole della sua realizzazione. Nella rinuncia all’astrazione, senza cadere nella gabbia mortifera della rigidità del concetto, María Zambrano mostra così la possibilità di seguire una logica differente che, grazie alla sua generatività, apre a cammini inesplorati. Nell’ultimo capitolo qui presentato, il pensiero di María Zambrano viene messo a confronto con la filosofia della nascita di un’altra grande pensatrice del Novecento, la filosofa tedesca Hannah Arendt, con l’intento di ampliarne l’orizzonte tematico, senza tuttavia cadere in facili parallelismi o pericolose semplificazioni. Il presente lavoro si chiude infine con un’Appendice dove vengono riportati alcuni manoscritti inediti custoditi presso la “Fundación María Zambrano” di Vélez-Málaga, scelti dalla dottoranda sulla base della loro relazione con i contenuti della tesi.
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2

Bigardi, Sara. "El delirio en el pensamiento de María Zambrano." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2014. http://hdl.handle.net/10803/131943.

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Abstract:
Il mio lavoro articola un aspetto importante del pensiero di María Zambrano: il tema del delirio. La ricerca si propone di sviscerare tale tema nell’intento di contribuire alla riflessione filosofica con un’analisi che mira a coglierlo seguendo una doppia direzione. La questione del delirio è fondamentale in Zambrano. Il delirio costituisce infatti il punto di partenza che pone in movimento la sua ragione, in un’articolazione che si concretizza nell’attenzione all’esperienza vissuta e nell’utilizzo di un linguaggio innovatore. Ho scelto di argomentarlo, presentandolo sia come possibile chiave di lettura del filosofare zambraniano, sia come argomento vero e proprio: il tema centrale, l’elemento costituente di una razionalità intrinsecamente legata alla vita. Come chiave di lettura, il delirio è il passo di apertura, la traccia di un andamento di pensiero che può anche prendere diramazioni che si spingono oltre la traccia d’inizio. Questo superamento non è un andare fuori tema, che elude il corpo a corpo con il delirio, al contrario, è rimanere fedeli all’apertura per darle respiro, per non risolverla, ma per schiuderla ad altri spazi di ragionamento, nel guadagno di affermazioni che hanno a che vedere con la verità. Come argomento vero e proprio, cioè come tema centrale del mio lavoro, il delirio si struttura in modo tematico nella sua relazione con la razionalità. La scommessa simbolica proposta da Zambrano si gioca su due punti: scoprire in che modo delirio e ragione possono convivere, senza che l’uno venga abolito dall’altra, e viceversa, vedere come il delirio possa presentarsi sempre e di nuovo quale prologo di un logos, che è uno, ma in generi ed esercizi diversi. In altre parole, l’intento di Zambrano è quello di assumere il delirio come radice di un’idea di logos accogliente, incorporandolo così nel suo modo di comprendere la ragione, nei suoi differenti aspetti e nei suoi molteplici esercizi. Il mio lavoro si articola in tre capitoli, introdotti da una sorta di introduzione, costituita da Mirada e Poiesis, che ho desiderato chiamare Per iniziare, e dalle conclusioni: Per concludere, che sono i guadagni teorici del lavoro. Il primo capitolo si concentra sul Taglio del lavoro sul delirio e, partendo dalla motivazione della scelta dell’argomento, analizza la costellazione semantica che ruota attorno al centro aperto del delirio. Sottolineando l’importanza del delirio come arché del filosofare zambraniano («En principio era el delirio», scrive Zambrano), spiego come il delirio possa diventare l’elemento movilizador dell’esperienza umana, oppure come possa convertirsi in una prigione, in un carcere, che impedisce l’intrinseco movimento della vita. Qui la questione si gioca tutta prendendo in considerazione el ensueño, il risveglio, la temporalità, e due elementi che per Zambrano sono fondamentali: la necessità e la speranza. Il delirio da cui scaturisce l’azione essenziale è infatti quello che tiene unite, armonizzandole, necessità e speranza. Il secondo e il terzo capitolo sono legati all’idea di adoperare come chiave di lettura del filosofare di Zambrano il pensiero della differenza femminile, cercando di scandagliarlo come elemento essenziale per l’apertura dei testi ad aspetti imprevisti. Il terzo capitolo Il delirio negli archetipi femminili dà voce alle figure femminili di Diotima, Antigone, Nina, dando spazio alla storia dei loro deliri, che queste donne incarnano come evento che mette in moto una ricerca di mediazioni che testimoniano che c’è sempre qualcosa che va oltre, che trascende, il recinto dei fatti, per aprirsi, con amore, all’infinita disponibilità dell’essere. Seguire Zambrano nel delirio comporta un dislocamento esistenziale che eccede la classica divisione tra teoria e prassi, perché è l’esistenza tutta, nel suo complesso, ad essere orientata dal delirio. Questa situazione di dislocamento, se non diviene straniamento, è segno dell’essere che si fa storia.
My work develops an important aspect of Maria Zambrano’s thought: the theme of delirium. The research aims to uncover this theme and make a contribution to philosophical reflection with an analysis that follows two directions. Delirium is a fundamental issue in Zambrano. It represents the starting point of her thought via the articulation of her regard for lived experience and her use of an innovative language. I discuss this issue both as a possible key to Zambrano’s philosophy and as an issue worthy of inquiry per se: the core theme and constituent element of a rationality that is intrinsically linked to life. As a key to Zambrano, delirium is the beginning of a thought process that can take a different direction from its initial trace. This does not mean changing the subject in order to avoid the mail issue; on the contrary, il means keeping faith to the initial opening in order to let it develop, instead of resolving it. It means allowing further spaces of elaboration in orden to gain something from statements that deal with the truth. As an issue in and of itself, as the central theme of my work, delirium is structurally relates to the theme of rationality. Zambrano’s symbolic challenge rests on two points: discovering how delirium ad reason can coexist without one abolishing the other, and vice-versa, seeing how delirium can present itself time and again as prologue to a logos that is singular, but exists in different forms and exercises. In other words, Zambrano’s aim is to take delirium as the root of an idea of logos that is welcoming, so as to incorporate it in her way of understanding reason, in its different aspects and multiple exercises. By stressing the importance of delirium as the arché of Zambrano’s thought, I explain how delirium may become the element movilizador in the human experience, or how it may become a prison that impedes life’s intrinsic movement. The crucial issue here is to take into account el ensueño, the awakening, the temporality, and the two elements that are central to Zambrano: necessity and hope.
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3

ORDOÑEZ, GARCIA JESUS SAUL 233013, and GARCIA JESUS SAUL ORDOÑEZ. "Ética y poesía, una lectura de maría zambrano." Tesis de maestría, Universidad Autónoma del Estado de México, 2015. http://hdl.handle.net/20.500.11799/49499.

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Abstract:
En este primer capítulo analizaremos las relaciones, ciertamente problemáticas, pero nuncatanto como apunta María Zambrano en Filosofía y poesía, nunca de manera irresoluble,entre filosofía y poesía. La conjunción de ambas es uno de los motores e hilo conductor, talvez el más importante, de la obra de María Zambrano, tanto filosófica como literaria.
Hace ya varios años, de manera meramente casual –o, bien, si creemos que en realidad nohay casualidades, de manera causal–, tuve noticia de una filósofa española que escribiósobre la poesía, que era leída por poetas que son mis contemporáneos y cuyas reflexionesen la materia influían sobre su quehacer artístico. Era María Zambrano. Dado que soypoeta, que me dedico al arte cuya materia es el lenguaje, mi interés fue inmediato. En pocotiempo, ya tenía entre mis manos Filosofía y poesía y lo leía con avidez. No soy filósofo deformación, pero siempre me ha atraído esta disciplina, así que, aunque de forma autodidactay sin orden alguno, había realizado ya lecturas de obras filosóficas, por lo que de inmediatome di cuenta de que me encontraba ante un pensamiento sui generis.
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Limongi, Maria Isabel. "Autobiografía y Exilio en la Segunda República Española: María Zambrano, María Teresa León y Concha Méndez." Diss., The University of Arizona, 2012. http://hdl.handle.net/10150/228462.

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Abstract:
My dissertation focuses on the life-writing produced by three authors from the first half of the XX century in Spain. These autobiographical texts were written by women who were part of the cultural and political scene of pre-civil war Madrid, and who lived in exile, mainly in Latin America countries - Cuba, Mexico, and Argentina. Each of these authors start the reconstruction of the past in three distinct ideological projects: philosophic in the case of María Zambrano (1904-1991); leftist political thought in the case of María Teresa León (1903-1988); and feminist in the case of Concha Méndez (1998-1986). An interdisciplinary theoretical framework forms the basis for my analysis of these texts. This includes the ideas of Sidonie Smith, Sylvia Molloy, and Beatriz Sarlo, and premises of Mikhail Bakhtin, specifically the relationship between the author and the characters in artistic production, and the representation of space and time, as understood under the concept of chronotope. Reading these autobiographies under those theoretical principles allows me to elaborate some ideas about what was it like to be a woman, writer, and intellectual in the same historical and political time period. At the same time, it promotes a discussion about the appropriation strategies and the resistance possibilities against the hegemonic discourses of the era, mainly those related to literary creation as well as gender representation.
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Inestrillas, Maria del Mar. "Exilio, Memoria y Autorrepresentación: La Escritura Autobiográfica de María Zambrano, María Teresa León y Rosa Chacel." The Ohio State University, 2002. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=osu1039017903.

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6

Inestrillas, Maria del Mar. "Exilio, memoria y autorrepresentación: la escritura autobiogrαfica de María Zambrano, María Teresa León y Rosa Chacel /." The Ohio State University, 2002. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=osu1486463803603242.

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7

Palomar, Galdón Patricia. "El género literario en María Zambrano. Una propuesta interpretativa de la confesión." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2017. http://hdl.handle.net/10803/461404.

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Abstract:
Esta tesis doctoral propone una interpretación del género literario de la confesión en la filósofa María Zambrano. En concreto, la propuesta de la presente investigación es desplazar el estudio de la confesión hacia el aspecto metodológico, los efectos y la respuesta en quien la lee. Zambrano publica La confesión: género literario y método en la década de 1940. En este estudio, la confesión es entendida como algo más que un género literario, como un método capaz de mediar entre la vida y el pensamiento que, a juicio de la autora, se habían visto distanciados. Esta tesis basa su investigación en la idea de que la confesión se convierte en un método cuando consigue producir efectos sobre el lector. Solo una interpretación de la confesión que atienda a los efectos que dicho género puede tener en la realidad, puede comprender mejor su finalidad: ser ejecutiva. Con este propósito se interpreta la confesión en Zambrano desde la responsabilidad ética que tiene el lector, estableciendo un diálogo entre la teoría elaborada por María Zambrano y otros estudios teóricos.
This thesis proposes an interpretation of the literary genre of confession in the philosopher María Zambrano. In particular, this research focus on the methodological aspect of confession, effects and the response from the readers. Zambrano published La confesión: género literario y método in the 1940's. In this study, the confession is understood as something beyond the literary genre, as a method capable of mediating between life and the thought. This thesis bases on the idea that confession becomes a method when it gets to produce effects on the readers. An interpretation that focuses on the effects of confession in life can help to understand Zambrano’s work. The purpose of this thesis is to understand confession as an ethical responsibility for the reader, establishing a dialogue between the theory elaborated by Zambrano and other theoretical studies.
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Funes, Mariana [UNESP]. "Razão poética e mito em La tumba de Antígona de María Zambrano." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2014. http://hdl.handle.net/11449/115572.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2015-03-03T11:52:21Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2014-04-25Bitstream added on 2015-03-03T12:07:28Z : No. of bitstreams: 1 000810279.pdf: 358269 bytes, checksum: 3d7519aee4c9078e8519b30a77b9c384 (MD5)
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
A obra La tumba de Antígona (2012), da filósofa espanhola María Zambrano, se constrói por intermédio da razão poética – termo que nomeia o centro do pensamento zambraniano. Tratase de uma das poucas obras literárias da autora, reconhecida por sua produção ensaística de natureza filosófica. Através da ressignificação do mito da Antígona, de Sófocles, a pensadora outorga um novo destino à heroína, segundo a sua concepção do trágico, concedendo a possibilidade para que haja a anagnórisis da personagem antes de sua morte, reconhecimento esse que, da perspectiva zambraniana, fora relegado por Sófocles. Antígona é concebida recorrendo à razão poética, a qual se vale das esferas da poesia e do conhecimento, que é, em si, libertadora e criadora do real. O objetivo desta dissertação se centra, portanto, no intento de averiguar a forma como a pensadora malaguenha converge essas duas instâncias, separadas desde Platão, explorando, além do cisma platônico, a remitologização e a linguagem poética. Ademais de esquadrinhar a construção da heroína, que retrata tanto a esfera individual (dimensão ética), quanto a coletiva (dimensão política), realizaremos uma investigação no plano histórico concernente à origem da Antígona zambraniana, o que garante um forte sentido autobiográfico ao texto. Será analisado, portanto, a maneira pela qual se erige a Antígona de Zambrano que é, essencialmente, a personificação do método zambraniano da razão poética em sua completude
La obra La tumba de Antígona (2012) de la filósofa española María Zambrano se construye por medio de la razón poética –término que determina la centralidad del pensamiento zambraniano. Se trata de una de las raras obras literarias de la autora, reconocida por su producción ensayística filosófica. A través de la resignificación del mito de Antígona, de Sófocles, la pensadora otorga un nuevo destino a la heroína, conforme su concepto de lo trágico, concedéndole la posibilidad de una anagnórisis antes de su muerte, reconocimiento, según la autora, relegado por Sófocles. Antígona se concibe recurriendo a la razón poética, la cual se vale de las sendas de la poesía y del conocimiento, siendo al mismo tiempo, libertadora y creadora de lo real. El objetivo de esta disertación es pues, intentar averiguar el cómo la pensadora malagueña aúna las dos esferas separadas desde Platón, explotando, además del cisma platónico, la remitologización y el lenguaje poético. Además de escudriñar la construcción de la heroína, que representa tanto el ámbito individual (dimensión ética), como el colectivo (dimensión política), haremos una investigación desde el plano histórico, que concierne el origen de la Antígona zambraniana, lo que le otorga un fuerte sentido autobiográfico al texto. Analizaremos, por lo tanto, la manera como se erige la Antígona de Zambrano que es, esencialmente, la personificación del método zambraniano de la razón poética en su totalidad
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BALDAZO, DELGADILLO JONATHAN CHRISTY 472212, and DELGADILLO JONATHAN CHRISTY BALDAZO. "Vivir según la carne: La razón Poética a propósito de María Zambrano." Tesis de maestría, Universidad Autónoma del Estado de México, 2017. http://hdl.handle.net/20.500.11799/79910.

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Abstract:
En la tesis se aborda la crítica zambraniana a la racioanalida política-filosófica moderna y frente a ella se exponen las características de la razón poética que no renuncia ni al mundo, ni a la carne ni a sus paradojas
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Funes, Mariana. "Razão poética e mito em La tumba de Antígona de María Zambrano /." Araraquara, 2014. http://hdl.handle.net/11449/115572.

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Abstract:
Orientador: María Dolores Aybar-Ramírez
Banca: Wilma Patrícia Marzari Dinardo Maas
Banca: Maria Augusta da Costa Vieira
Resumo: A obra La tumba de Antígona (2012), da filósofa espanhola María Zambrano, se constrói por intermédio da razão poética - termo que nomeia o centro do pensamento zambraniano. Tratase de uma das poucas obras literárias da autora, reconhecida por sua produção ensaística de natureza filosófica. Através da ressignificação do mito da Antígona, de Sófocles, a pensadora outorga um novo destino à heroína, segundo a sua concepção do trágico, concedendo a possibilidade para que haja a anagnórisis da personagem antes de sua morte, reconhecimento esse que, da perspectiva zambraniana, fora relegado por Sófocles. Antígona é concebida recorrendo à razão poética, a qual se vale das esferas da poesia e do conhecimento, que é, em si, libertadora e criadora do real. O objetivo desta dissertação se centra, portanto, no intento de averiguar a forma como a pensadora malaguenha converge essas duas instâncias, separadas desde Platão, explorando, além do cisma platônico, a remitologização e a linguagem poética. Ademais de esquadrinhar a construção da heroína, que retrata tanto a esfera individual (dimensão ética), quanto a coletiva (dimensão política), realizaremos uma investigação no plano histórico concernente à origem da Antígona zambraniana, o que garante um forte sentido autobiográfico ao texto. Será analisado, portanto, a maneira pela qual se erige a Antígona de Zambrano que é, essencialmente, a personificação do método zambraniano da razão poética em sua completude
Resumen: La obra La tumba de Antígona (2012) de la filósofa española María Zambrano se construye por medio de la razón poética -término que determina la centralidad del pensamiento zambraniano. Se trata de una de las raras obras literarias de la autora, reconocida por su producción ensayística filosófica. A través de la resignificación del mito de Antígona, de Sófocles, la pensadora otorga un nuevo destino a la heroína, conforme su concepto de lo trágico, concedéndole la posibilidad de una anagnórisis antes de su muerte, reconocimiento, según la autora, relegado por Sófocles. Antígona se concibe recurriendo a la razón poética, la cual se vale de las sendas de la poesía y del conocimiento, siendo al mismo tiempo, libertadora y creadora de lo real. El objetivo de esta disertación es pues, intentar averiguar el cómo la pensadora malagueña aúna las dos esferas separadas desde Platón, explotando, además del cisma platónico, la remitologización y el lenguaje poético. Además de escudriñar la construcción de la heroína, que representa tanto el ámbito individual (dimensión ética), como el colectivo (dimensión política), haremos una investigación desde el plano histórico, que concierne el origen de la Antígona zambraniana, lo que le otorga un fuerte sentido autobiográfico al texto. Analizaremos, por lo tanto, la manera como se erige la Antígona de Zambrano que es, esencialmente, la personificación del método zambraniano de la razón poética en su totalidad
Mestre
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Cittadini, Lorenzo <1990&gt. "Historia e identitad mediterránea: el exilio en María Zambrano, Rafael Alberti y Luis Cernuda." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15386.

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Abstract:
Mediterranean history and identity: the exile of Maria Zambrano, Rafael Alberti and Luis Cernuda The following dissertation deals with the study of the main events that distinguish the history of the mediterranean area. The analysis aims at individuating differences and similarities between the several ways of living and thinking of the countries that share the same geographical area. The introduction and the first part works as an historical overview which helps to identify the main cultures that emerged along the centuries and how they mixed each other. The second one proposes the analysis of the main works of Maria Zambrano, her vision of the exile during the dictatorship of Franco in Spain. Thanks to her message and other Spanish authors like Rafael Alberti and Luis Cernuda who lived the same condition, the exile, although attempts of silencing, enhances a voice that is constantly listened in this places where the exiles were expelled from. The exile is a revelation and proposes a set of new possibilities that helps the man to abandon discriminatory positions in order to build a new system of beliefs. Finally, the third part is devoted to the concepts of identity, borders, memory, religion and globalization, the heritage of the millenarian collision-meeting in the Mediterranean. This section makes use of the most important sociological, anthropological and poetical points of view to know how this space has changed towards positions of closure and oppressions.
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Avendaño, de Aliaga María del Carmen C. "Palabra y lenguaje: La razón poética de María Zambrano y la teoría agustiniana de los signos." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2017. http://hdl.handle.net/10803/461354.

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Abstract:
El objetivo general de este trabajo es investigar tanto la génesis de la razón poética a través de las distintas obras de Zambrano cuanto su genealogía en correspondencia con los conceptos agustinianos con los cuales guarda semejanza, concordancia, cierto parecido o “aires de familia” (en un sentido wittgensteiniano del término). Mientras que la génesis pone de manifiesto las transformaciones por medio de las cuales se da el paso de un concepto a otro y en tal sentido, la génesis supone una investigación de las fuentes, la genealogía, no se reduce simplemente a una historia del concepto, aunque la suponga, sino que al intentar transparentar su origen, importa "una hermenéutica más esencial." En referencia con los términos que nos ocupan en relación con el tema del lenguaje -verbum interius y razón poética- a pesar que no puede obviarse su génesis tampoco es posible limitarse a ella, no sólo dado el enfoque filosófico del trabajo sino porque en dichos conceptos concurren ideas que proceden de fuentes diversas y que tanto Agustín de Hipona cuanto María Zambrano unifican en sus obras. De allí que nos hayamos centrado, fundamentalmente, en ciertos paralelismos o correspondencias entre sus filosofías. De entre los varios temas de raíz agustiniana que se encuentran en la obra de Zambrano hayamos escogido aquél cuya fundamentación teológica se encuentra en Juan I, 1-3, 14 y que busca la unidad de pensamiento y poesía, unidad a la que apunta con la formulación de la razón poética.
The aim of this work is to research the genesis of the poetic reason through Zambrano’s writings as well as its genealogy, in correspondance with the augustinian concepts with which it holds a “family resemblance” (in Wittgenstein’s sense of the term) . While the genesis manifests the transformations through which one concept gives birth to another, and implies an investigation of sources, the genealogy isn’t reduced to a simple history of the concept (even if it comprises it), on the contrary it entails a “more essential hermeneutic” as it tries to make the origin clear. In reference to the terms that occupy us in relation to the topic of the language –verbum interius and poetic reason- even if its genesis cant be omitted, it is not possible to limit our research only to it; not only because of the philosophical nature of the work but also being that in those concepts concur ideas that come from different sources, which Augustin of Hipo as well as María Zambrano unify in their writings. This is why we have based our research, fundamentally, in some paralellisms and correspondances between their philosophies. From the various topics of Zambrano’s work that have an augustinian root, we have chosen one that finds its theological fundament in John I, 1-3, 14 and looks for the unity of thought and poetry, the unity that is seeked in the formulation of the poetic reason.
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Trallero, Cordero Maria del Mar. "La huella de la amistad en los exilios de Concha Méndez." Texas A&M University, 2004. http://hdl.handle.net/1969.1/1530.

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Abstract:
The poet, dramatist, and scriptwriter Concha Méndez (1898-1986), like many of the women of the Spanish Generation of 27, has been forgotten by the scholars that have been working in this generation. Few articles analyze the work done by Concha Méndez, but there are still some of Méndez’s texts that are unknown and so many questions about her work that we already know. As far as we know Méndez was influenced by her generation’s colleagues, such as the poets Alberti and Lorca. We don’t know anything about the influence from her women colleagues. Concha Méndez was not only supported by her family, but she was condemned and rejected for being a woman who did not follow the social rules in those times in Spain. But she decided to be a poet and an independent woman. In order to pursue that, she had to suffer exile many times during her life. In her first exile Méndez met Maruja Mallo, a painter who was always breaking the socials rules and fighting for the liberation of women. Together they enjoyed an intellectual life and they contributed to enrich it and to destroy the image of woman as an obedient and submissive mother and wife. After that experience, she traveled to Argentina. She was in her second exile when she met Consuelo Berges, a writer. Berges offered her friendship to Méndez and also her influence in intellectual circles. Later, when Méndez had to suffer political exile after the Spanish Civil War, she reinforced her friendship with María Zambrano, a philosopher who also lived in exile and who was always there to advise her about her works and support her from the pain of many personal incidents. All these friendships are traces in her work. My thesis is going to study all these traces in order to better know Méndez’s works and also to expand the study of the women in the Generation of 27, which has been studied from a man’s perspective very well but still lacks study from a woman’s point of view.
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Zaldo, Rebollo José Luis. ""La luz que redime las tinieblas": Genealogía del elemento femenino de la divinidad en el pensamiento de María Zambrano." Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2018. http://hdl.handle.net/10803/665955.

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Abstract:
El pensamiento de María Zambrano es un intento por dotar de forma a todo aquello que el racionalismo ha dejado fuera de su estructura de mundo. Entre esas pérdidas se encuentra el sentir del hombre que, por una parte, ha sido arrinconado en la oscuridad de la conciencia -los instintos y las pasiones- y, por otra, ha sido maltratado y banalizado -la piedad, la esperanza o el amor-. Para rescatarlo es necesario el símbolo. En este trabajo recorreremos al pensamiento de Zambrano a través de una figura simbólica, el elemento femenino de la divinidad, intentando recoger, a través de esta imagen, los múltiples rostros que conforman su pensamiento, como pretensión por dotar de una unidad distinta, no violenta ni reductora, a todos los aspectos que conforman la vida humana.
The reflections of María Zambrano are an attempt to give shape to everything that rationalism has omitted from its world structure. Among these omissions can be found those human drives which, like instincts or passions, have been hidden away in a dark corner of consciousness or those like pity, hope and love, which have been mistreated and trivialized. Symbol is necessary to rescue them. This work looks at the thinking of Zambrano through a symbolic figure, the female element of divinity and tries to capture through this image the multiple facets of her thought as an attempt to provide a non violent, non reductive distinct unity to all that that constitutes human life.
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Wuensch, Ana Miriam. "Pensar o nascimento : contribuições política e poética de Hannah Arendt e Maria Zambrano para a Bioética." reponame:Repositório Institucional da UnB, 2017. http://repositorio.unb.br/handle/10482/31653.

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Abstract:
Tese (doutorado)—Universidade de Brasília, Faculdade de Ciências da Saúde, Programa de Pós-Graduação em Bioética, 2017.
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Esta tese propõe a consideração política e poética do nascimento humano por meio da apresentação da reflexão de duas filósofas contemporâneas, a pensadora alemã Hannah Arendt e a pensadora espanhola María Zambrano, como uma contribuição para um tratamento fenomenológico e existencial do nascimento na bioética. Nem a filosofia, em sua longa e ampla tradição ocidental, nem a bioética, em sua história recente como um novo campo de investigação de ética aplicada aos problemas persistentes e emergentes da vida e da saúde, pensou o nascimento como uma condição mais geral da existência humana. O que se observa nos materiais de referência como dicionários e enciclopédias de bioética é o predomínio de verbetes que incorporam as reflexões filosóficas sobre a morte e o morrer, e a condição mortal dos seres humanos, enquanto os temas do nascimento e do nascer, e a condição natal dos seres humanos é redirecionada para os aportes das ciências da vida e da saúde, reduzindo o fenômeno e o sentido do nascimento às considerações sobre a procriação, fertilidade, parto, relação mãe e bebê, com predominância da dimensão biológica e médica, técnica e deontológica sobre a condição existencial da natalidade. A contribuição de Hannah Arendt para pensar o nascimento contesta a redução da condição humana ao seu “ser para a morte”, e à sua finitude, afirmando a condição humana do “ser para o início”, a sua natalidade, como o começo de um ser no mundo humano, entre os demais. O princípio do começo que acompanha a nossa existência terrestre e mundana condiciona todas as atividades humanas, especialmente a ação. A sua teoria da ação é uma teoria política da liberdade, e da coexistência de seres capazes de começar algo por sua própria iniciativa. A contribuição de María Zambrano para pensar o nascimento também identifica esta relação entre nascer e viver, pela transcendência, no processo de individuação. Suas investigações examinam o fenômeno da humanização de alguém nascido e considera a incompletude do nascimento humano como o princípio do renascer que acompanha a vida. Tornar-se humano significa nascer continuamente de si mesmo, e renascer, exercendo a sua liberdade, na geração de si como pessoa entre pessoas. As contribuições políticas e poéticas para a bioética consistem em dimensionar as questões do início da vida para uma compreensão da vida como um início, considerando as tarefas envolvidas na recepção aos novos seres que nascem no mundo, e as tarefas que cada indivíduo tem que realizar para ser do mundo, incluido um aporte fenomenológico sobre o nascimento e o parto, na interface com as questões de saúde pública.
This academic work advances a political and poetic account on human birth through the reflection of two contemporary women philosophers, the German thinker Hannah Arendt and the Spanish Maria Zambrano, aiming to a contribution for a phenomenological and existential approach to the issue of birth in Bioethics. Neither the large occidental philosophical tradition nor Bioethics, as a recent field of research focusing on persistent and emergent questions of life, have developed a consistent reflection on the question of birth as the more general condition for human existence. The reflection on the issues of death and dying have been prevailing in dictionaries and encyclopedias entries, whereas birth and being born have not received the same attention by the side of practical philosophers and bioethicists. Birth is usually reduced to the empirical phenomena of procreation, fertility, delivery, mother/son relation and the like, in purely biological, medical or technical approaches with little attention, if any, paid to the existential dimensions of human birth. Hannah Arendt’s contribution in thinking birth challenges the reduction of human condition to “being-for-death” and finitude, affirming human condition as “being-for-beginning” and natality. Human birth is not something merely initial but a structure traversing the totality of human actions. Arendt’s theory of action is a political theory of human freedom, concerned with the coexistence of beings able to begin something radically new. Maria Zambrano’s poetic contribution to the issue of birth makes an expressive connection between to be born and transcendence and individuation. The Spanish thinker is concerned with the process of humanization of the newborn and the radical incompleteness of human birth, as a principle of permanent renaissance of life. Becoming human means to be constantly born exercising freedom in the self-generation of the own person among other persons. The political and poetic contribution of the two thinkers for Bioethics consist basically in the possibility of delivering philosophical comprehension of life as a beginning through the study of the beginning of life, pointing to the tasks involved in the reception of new people with a fresh look on the world which is receiving them, making a connection between the empirical concerns on public health and human condition as a radical background, to be taken into account for understanding birth in its existential source and meaning.
La presente tesis propone una consideración política y poética del nacimiento humano a través de la reflexión de dos filósofas contemporáneas, Hannah Arendt y María Zambrano, como una contribución para un tratamiento fenomenológico y existencial del nacimiento en la Bioética. Ni la filosofía, en su larga y amplia tradición occidental, ni la Bioética, en su historia reciente como nuevo campo de investigación de ética aplicada a los problemas persistentes y emergentes de la vida y de la salud, han pensado el nacimiento como una condición más general de la existencia humana. Lo que se observa en los materiales de referencia, como diccionarios y enciclopedias de bioética, es el predominio de las entradas que incorporan las reflexiones filosóficas sobre la muerte y el morir, y la condición mortal de los seres humanos, mientras que los temas del nacimiento y del nacer, la condición natal de los seres humanos, es redireccionada hacia los aportes de las ciencias de la vida y de la salud, reduciendo el fenómeno y el sentido del nacimiento a las consideraciones sobre la procreación, fertilidad, parto, relación madre y bebé, con predominio de la dimensión biológica y médica, técnica y deontológica sobre la condición existencial de la natalidad. La contribución de Hannah Arendt para pensar el nacimiento cuestiona la reducción de la condición humana a su “ser para la muerte” y su finitud, afirmando la condición humana del “ser para el comienzo” y su natalidad, a partir del hecho original del nacimiento físico, como el comienzo de un ser en el mundo humano, entre los demás. El principio del comienzo que nos acompaña en nuestra existencia terrestre y mundana participa de todas las actividades, especialmente de la acción. Su teoría de la acción es una teoría política de la libertad humana, y de la coexistencia de seres capaces de comenzar algo por su propia iniciativa. La contribución de María Zambrano para pensar el nacimiento también identifica esta relación entre nacer y vivir la trascendencia y la individuación. Sus investigaciones examinan el fenómeno de la humanización de los que nacen y considera la incompletud del nacimiento humano como el principio del renacer que acompaña toda la vida. El convertirse en humano significa nacer continuamente de sí mismo, y renacer, ejerciendo su libertad en la generación de sí como persona entre personas. Estas contribuciones políticas y poéticas para la bioética consisten, teóricamente, en dimensionar cuestiones del inicio de la vida para la comprensión de la vida misma como un inicio, considerando las tareas involucradas en la recepción de los nuevos seres que vienen al mundo, y las tareas que cada individuo tiene que realizar para ser de este mundo, incluyendo una consideración sobre el nacimiento y el parto en la interfaz con las cuestiones de salud pública.
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Amarís, Duarte Olga [Verfasser], and Bernhard [Akademischer Betreuer] Teuber. "La mística del exilio en la obra de Hannah Arendt y de María Zambrano / Olga Amarís Duarte ; Betreuer: Bernhard Teuber." München : Universitätsbibliothek der Ludwig-Maximilians-Universität, 2019. http://d-nb.info/1204365431/34.

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Galdames, Farías Paula. "Lo Absolutamente Otro en la conciencia del sujeto: sacralidad, filosofía y género en la filosofía de María Zambrano y Simone Weil." Tesis, Universidad de Chile, 2006. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/110401.

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Abstract:
El presente informe tiene como finalidad una investigación un tanto inusual en el área de la filosofía, aunque no por ello menos interesante. Se expondrá de manera crítica el pensamiento de dos filósofas del siglo veinte: María Zambrano y Simone Weil, autoras que destinaron parte importante de su producción filosófica a lo sagrado desde diversas aristas, pero siempre éstas en relación al sujeto. Es preciso señalar que no se está en presencia de dos feministas europeas, sino de dos mujeres que recibieron una instrucción bastante ortodoxa respecto de la filosofía occidental. Sin duda, su carácter de precursoras de luchas intestinas que toda mujer ha debido librar en el ámbito de la Filosofía, resulta ser toda una inspiración -en cuanto a entereza y carácter-, en esta ocupación que por siglos ha sido de dominio masculino y que ha tenido como su objeto central al hombre.
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Foehn, Salomé. "Les philosophes de l'exil républicain espagnol de 1939 : autour de José Bergamín, Juan David García Bacca et María Zambrano (1939-1965)." Thesis, University of St Andrews, 2012. http://hdl.handle.net/10023/2551.

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Abstract:
Spanish Republican philosophers in exile defended the Second Republic, legally proclaimed on April 14, 1931. They embraced the anti-fascist cause rising in the 1920s and the 1930s in Europe. During the Civil War, which lasted three years, they stood among the people. 1939 saw the victory of General Francisco Franco, supported by Nazi Germany and the Italy of Mussolini. Threatened with death, they had no choice but to escape from Spain. Some intellectuals experienced French concentration camps but, for the most part, they found refuge in Latin America, especially in Mexico and Venezuela. In exile, they swore to remain loyal to the Second Republic and to the spirit of the Spanish people. Moved by liberal views and humane ideals, these philosophers belonged to the vanquished, as those everywhere in Europe who rose against Fascist barbarity. As a result, their respective works are still widely unknown today – despite relentless efforts made to promote their thought to a larger audience for over half a century. In addition to the historical context of crisis during the interwar period, the situation of Spanish philosophy itself is suggestive. Indeed, Spanish philosophy was institutionalised at the beginning of the twentieth century only: the Schools of Madrid and Barcelona were created. These politics of cultural and intellectual renovation are first bestowed upon the generation of philosophers I study, born in the 1900s. When the Spanish War erupts, they had become professionals of international recognition. This shows the actual limits of academic philosophy, incapable of acknowledging unorthodox ways of philosophising. The experience of exile itself serves in my opinion as a catalyst: Spanish Republican philosophers in exile seek emancipation from academic conventions to philosophise freely; that is, in Spanish and according to the spirit of the people. No doubt “poetic reason” – the true invention of Spanish Republican exile – stems from this ideal of autonomous thinking.
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Foehn, Salome. "Les philosophes de l'exil republicain espagnol de 1939." Thesis, Paris 3, 2011. http://www.theses.fr/2011PA030151/document.

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Abstract:
Les philosophes de l’exil républicain espagnol appartiennent au camp des défenseurs de la Seconde république légitimement proclamée le 14 avril 1931, et plus largement, de la lutte anti-fasciste des années trente. Ils se trouvent au côté du "peuple" lors de la guerre civile, qui dure trois ans. La victoire en 1939 du Général Francisco Franco, soutenu par l’Allemagne nazie et par l’Italie fasciste, les forcent à fuir l’Espagne en 1939 – au péril de leur vie. Certains intellectuels connaîtront les camps de concentration français, mais la plupart trouveront refuge en Amérique latine, en particulier au Mexique et au Venezuela. En exil, ils jurent de rester fidèles à la Seconde république et à l’esprit du peuple espagnol. Ces philosophes appartiennent au camp des vaincus, à l’instar de tous ceux qui, mus par des idéaux progressistes et d’humanité, partout en Europe se sont élevés contre la barbarie fasciste. C’est pourquoi leurs œuvres respectives demeurent aujourd’hui encore inconnues dans leur quasi intégralité – malgré les tentatives de "récupération" menées tout au long des cinquante ou soixante dernières années pour promouvoir leur pensée auprès d’un lectorat plus large. Au contexte de crise historique de l’entre-deux guerres, s’ajoute la situation particulière de la philosophie espagnole proprement dite. En effet, celle-ci n’est institutionnalisée que dans le premier tiers du vingtième siècle : on voit alors apparaître l’École de Madrid et l’École de Barcelone. L’Espagne en ce sens rattrape le "retard" pris par rapport aux autres pays européens, notamment l’Allemagne. Aussi la génération des philosophes que j’étudie, nés autour de 1900, est-elle la première bénéficiaire de cette politique de renouveau culturel et intellectuel : au moment où éclate la guerre d’Espagne, ce sont des philosophes professionnels jouissant d’une reconnaissance internationale qui s’engagent dans le conflit. Par conséquent, l’oubli qui recouvre leurs noms n’est pas seulement dû aux dramatiques circonstances historiques et politiques de la première moitié du vingtième siècle : il est également dû aux limites de la philosophie dogmatique elle-même. L’expérience de l’exil elle-même, à mon sens, s’avère un catalyseur : ceux-ci visent à s’émanciper des conventions académiques pour philosopher de façon autonome, c’est-à-dire en espagnol et dans l’esprit du peuple. Cet idéal de liberté est à n’en pas douter à la source de la "raison poétique", véritable invention de l’exil républicain espagnol
Spanish Republican philosophers in exile sided with the Second Republic, legally proclaimed on April 14, 1931. They embraced the anti-fascist cause rising in the 1920s and 1930s in Europe. During the Civil war they stood among the people. The war lasted three years. 1939 saw the victory of General Francisco Franco, supported by Nazi Germany and the Italy of Mussolini. Threatened with death, they had no choice but to escape Spain. Some intellectuals experienced French concentration camps but, for the most part, they found refuge in Latin America, especially in Mexico and Venezuela. In exile, they swore to remain loyal to the Second Republic and to the spirit of the Spanish people. These philosophers belonged to the vainquished, as those everywhere in Europe who, moved by liberal views and humane ideals rised against Fascist barbarity. As a result, their respective works are still widely unknown today – despite restless efforts made to promote their thought to a larger audience for over half a century. In addition to the historical context of crisis during the interwar period, the situation of Spanish philosophy itself is suggestive. Indeed, Spanish philosophy was institutionalised at the beginning of the twentieth century only ; the Schools of Madrid and Barcelona were created. In this sense, Spain caught up on other European countries, Germany especially. These politics of cultural and intellectual renovation are first bestowed upon the generation of philosophers I study, born in the 1900s. When the Spanish war erupts, they had become professionals of international recognition. This shows the actual limits of academic philosophy, incapable of taking or unwilling to accept unorthodox ways of philosophising. The experience of exile itself serves in my opinion as a catalyst : Spanish republican philosophers in exile seek emancipation from academic conventions to philosophise freely ; that is, in Spanish and according to the spirit of the people. No doubt "poetic reason" – the true invention of Spanish republican exile – stems from this ideal of autonomous thinking
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Ricciotti, Adele <1980&gt. "Etica della ragione poetica: rinascita dell'uomo e rinnovamento filosofico in Maria Zambrano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2434/1/Ricciotti_Adele.pdf.

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Ricciotti, Adele <1980&gt. "Etica della ragione poetica: rinascita dell'uomo e rinnovamento filosofico in Maria Zambrano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2434/.

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Kreimann, Zambrana María Rosibel [Verfasser]. "Encontrando la equidad : El Comité de Agua Potable El Edén: la gestión y el control comunitarios del agua en Nicaragua / María Rosibel Kreimann Zambrana." Berlin : Freie Universität Berlin, 2017. http://d-nb.info/112650520X/34.

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Carvalho, Maria de Fátima Félix. "A razão poética : uma leitura da crítica da racionalidade em María Zambrano." Master's thesis, 2000. http://hdl.handle.net/10316/9810.

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fiume, valentina. "Al limite della parola: María Zambrano, Rina Sara Virgillito e la scrittura mistica nella letteratura femminile del Novecento." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1154800.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi dottorale analizza le nuove forme del lessico mistico nel panorama letterario e filosofico del Novecento, con particolare attenzione all’opera di Rina Sara Virgillito (1916-1996) e di María Zambrano (1922-1991). Di queste due autrici sono stati approfonditi due lemmi fondamentali per la scrittura mistica: luce e acqua. A conclusione, il lavoro presenta un repertorio di immagini topiche della mistica, presenti nelle autrici analizzate.
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Howes, Beth. "A generic study of Maria Zambrano's "Delirio y destino": "Delirio y destino" as an auto-biography." Thesis, 2004. http://hdl.handle.net/1911/17686.

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Abstract:
Critics have appointed various genres to Maria Zambrano's Delirio y destino. I write that Delirio y destino creates a new genre. The most encompassing generic framework for Delirio y destino is auto-biography, or an autobiography written with the added intent of biography. I present Zambrano's life and times, the context of Delirio y destino, and the importance of generic definition. I review key critics' generic propositions, and supply Zambrano's definition of autobiography and confession. After showing the other genres as sub-genres to auto-biography, the thesis focuses on the text's confirmations. I catalog Zambrano's generic postulations and goals in writing. I show Zambrano's life-writing as representative of the life-writing of peers, and her version of Spain. I expound Zambrano's individual self-discovery, and the national self-revelation and self-creation. I relate Zambrano's narrative style to auto-biography. My thesis reveals Zambrano's dual purpose of writing her life and that of her Spain, creating the assignment of auto-biography.
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Caterina, Diotto. "Mythos, o del rapporto tra romanzo e verità. Per una teoria del romanzo tra Bachtin, Benjamin e Lukács." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11562/1052197.

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Abstract:
Lo studio prende avvio da una domanda: può il romanzo dire qualcosa di vero sull’esperienza umana? Il percorso sviluppato si divide in due parti. La prima parte si occupa di comprendere l’evoluzione storica ed estetica del romanzo fino al Novecento, per definirne i caratteri. Quindi è affrontata la questione del rapporto tra l’esperienza e la verità con la costruzione di una teoria della conoscenza che non separi soggetto-oggetto, io-mondo, interno-esterno, ma che si fondi sulla relazione dell’essere umano con la realtà che lo circonda. Questa teoria è modellata secondo una metafora astronomica: Saggittarius A*, il buco nero al centro della Via Lattea. Sono così sviluppate, anche attraverso il confronto con la tradizione della filosofia antica, due modalità di darsi della verità: Epistéme e Alètheia. La prima è la verità argomentativa, logica e stabile, della scienza. La seconda è la verità prima di ogni giudizio che funge da fondamento a ogni altra verità, ma che è allo stesso tempo sempre in divenire, mutevole e fondata sulle relazioni tra le cose. La forma estetica che più si avvicina al nucleo di verità dell’esperienza è la poesia, che accoglie la fluidificazione dei rapporti tra segno e significato. Il romanzo si attesta invece come demone intermedio, al pari dell’eros platonico, tra il linguaggio del logos e il sentire, attraverso il quale può tralucere l’Alètheia. Tre sono i caratteri del romanzo: la prosa, la fine e il Mythos da cui è generato. Il Mythos è l’intreccio relazionale tra essere umano e mondo, attraverso cui l’umano cerca di comprendere sé stesso e la realtà che lo circonda. Il Mythos ha la forma della narrazione e si cristallizza nel romanzo. Nella lettura di un romanzo si crea un incontro tra il Mythos cristallizzato dell’artista e quello della lettrice o del lettore, da cui può generarsi una trasformazione del modo di interpretare la realtà. È sulla trasformatività della parola romanzesca che sono coinvolte e criticate le riflessioni di Michail Bachtin. La seconda parte di questa trattazione è dedicata al confronto con due filosofi fra loro contemporanei che si posero la medesima domanda che ha aperto questa riflessione: Walter Benjamin e György Lukács. Le loro teorie sono analizzate attraverso la lente dei concetti sviluppati nella prima parte. Poiché Benjamin non scrisse mai, al contrario di Lukács, un’opera unica dedicata alla teoria del romanzo, è stato necessario ricostruire gli elementi di tale teoria percorrendo l’intero corpus dei suoi scritti. Attraverso tale ricostruzione è stato possibile mostrare che anche il filosofo berlinese fonda il proprio pensiero su un concetto relazionale di esperienza in armonia con il divenire del mondo e sul rifiuto dei dualismi. Per contro, l’analisi dei testi della giovinezza fino alla Teoria del romanzo di György Lukács mostra come il pensatore ungherese resti ancorato a quei dualismi, sviluppando una teoria dell’autentico idealistica, fissa e completamente slegata dal reale. Per questo nella sua teoria il romanzo non può rappresentare altro che un’artificiosa illusione, che inganna i lettori e le lettrici con una finta pretesa di totalità. È proprio grazie ai fondamenti relazionali e dinamici della propria concezione che Benjamin può, nel Narratore, rovesciare la teoria lukácsiana dall’interno, configurando il romanzo come la forma in grado di provocare un risveglio dalla fantasmagoria del moderno. Questo studio dimostra quindi che la costruzione di una teoria della conoscenza radicalmente relazionale, priva di scissioni idealistiche, e la teorizzazione di diverse forme di verità sono i fondamenti necessari allo sviluppo di una teoria del romanzo che voglia cogliere la reale portata e complessità del rapporto di questa forma estetica con la cultura, con la politica e con l’esperienza degli esseri umani nel mondo.
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