Academic literature on the topic 'Medicina del lavoro'

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Journal articles on the topic "Medicina del lavoro"

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Governa, Mario, and Lory Santarelli. "La medicina del lavoro tra passato e futuro nelle Marche." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 1 (April 2009): 64–73. http://dx.doi.org/10.3280/pri2009-001008.

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Violante, Francesco, and Vittorio Manes. "Le oscillazioni del concetto di causalità tra medicina del lavoro e diritto penale." Archivio penale, no. 1 (2021): 307–27. http://dx.doi.org/10.12871/978883318097714.

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Baldini, Valeria. "Saga filosofico antropologica del nursing: 3a parte.: Infermieristica, antropologia e storia: la memoria del gruppo professionale come atto fondativo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (June 14, 2013): 126–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1022.

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Abstract:
Dopo avere fondato l'infermieristica come disciplina e avere delineato la relazione tra antropologia e infermieristica, percorriamo una possibile etnografia del gesto di cura. Pro-iettando il lavoro di cura in una dimensione socioculturale, si è costruita una mappa concettuale dalla quale parte il percorso che incontra la medicina e il nursing narrativo.
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Woodall, George John. "Medicina veritatis: The Multi-Faceted Relationship between Truth and Medicine." Medicina e Morale 46, no. 4 (August 31, 1997): 739–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.873.

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Abstract:
Il lavoro cerca di valutare il rapporto tra la verità e la medicina. Parte dal riconoscimento dell’importanza fondamentale della verità e della veracità nella tradizione cristiana e nella promozione della dignità umana e nello sviluppo della società più generalmente. Il dibattito in seno alla teologia morale cattolica circa la veridicità in casi di conflitto fornisce il retroscena per l’analisi della responsabilità del personale medico, dei parenti e degli altri per la comunicazione della verità al paziente. La veridicità appare quale realtà pluri-dimensionale, che tocca tutte le sfere dell’attività medica e della ricerca scientifica in campo medico. In questo contesto si dà un’attenzione esplicita alla ricerca clinica. La scelta di focalizzare sull’oncologia scaturisce dalla percezione pastorale che tante vite umane ammalano di tumore ed anche il fatto che le questioni morali in gioco emergono più chiaramente una volta che si tratti di patologie potenzialmente letali. I contributi principali del testo sarebbero la dimostrazione della multiforme maniera in cui la verità e la veracità influiscono e dovrebbero influire sulla medicina e sostenere che la verità stessa funge da medicina al livello intrapersonale, interpersonale e trascendentale della vita umana dolente.
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Bertone, B. "Medico e stili di gestione del paziente." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 3 (January 26, 2018): 1–4. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1150.

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Abstract:
L'incontro di lavoro con un medico di medicina generale, avvenuto più di 30 anni addietro, offre lo spunto per trattare degli elementi che definiscono il controllo della comunicazione medico-paziente. L'articolo illustra gli stili di relazione col paziente: paternalistico, consumistico, della reciprocità e gli errori nella relazione. Vengono riportati i quattro stadi comunicativo-comportamentali che favoriscono l'instaurarsi della “reciprocità” nell'ambito della consultazione: a) stabilire un'atmosfera che favorisca la partecipazione; b) accertarsi degli obiettivi del paziente e delle sue attese; c) informare il paziente; d) ottenere il consenso informato.
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Vezzani, Gabriele. "Tracce: Medicina di base e gruppi Balint dagli anni 1970 a oggi / Alcune note sul rapporto medicina generale/psicoterapia (1991)." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (May 2012): 241–48. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-002005.

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Abstract:
Vengono fatte alcune considerazioni sul rapporto tra medicina generale e psicoterapia, sottolineando anche la importanza della formazione dei medici di base tramite il metodo dei gruppi Balint. Questo scritto č una sintesi dell'intervento tenuto al convegno "Psichiatria e medicina di base" (Reggio Emilia, 25 gennaio 1991) Qui č preceduto da una dettagliata nota introduttiva dell'Autore in cui viene ripercorsa la storia del rinnovamento nell'assistenza sociosanitaria, e dell'attenzione allora prestata dalle amministrazioni pubbliche verso la formazione dei medici di base, a Reggio Emilia negli anni 1970-80. Questo rinnovamento, che investiva anche altri settori (welfare, igiene ambientale, psichiatria, medicina del lavoro, ospedali, scuola, ecc.), piů tardi subě un arresto, le cui cause vengono qui brevemente discusse.
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Parietti, Piero, Elisa Faretta, Antonio Minervino, and Fausto Agresta. "La relazione interpersonale: un problema di formazione. I gruppi Balint." PSICOBIETTIVO, no. 2 (July 2011): 81–94. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-002006.

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Abstract:
La formazione degli operatori inseriti nei diversi ambiti istituzionali, specialmente in quello sanitario, si č andato sempre piů imponendo con il progressivo incremento delle conoscenze e della evoluzione tecnica. La impostazione della medicina psicosomatica, sorta dalla psicoanalisi, si č posta da tempo il problema della formazione del medico alla relazione interpersonale con il paziente, soprattutto a partire dall'opera di Michael Balint. Nel presente lavoro tratteremo il problema della formazione del medico nella relazione con il suo paziente, in riferimento alla particolare modalitŕ formativa: quella proposta da Balint e seguendo il percorso compiuto dalla Societŕ Italiana di Medicina Psicosomatica (SIMP).
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Rita Acone, Maria. "Dal profilo di rischio del lavoratore al profilo di rischio della persona: un metodo per la promozione della salute." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2021): 78–97. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-002007.

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Abstract:
L'Autrice propone una diversa organizzazione della sanità territoriale con una maggiore attenzione alla prevenzione grazie a una periodica valutazione dello stato di salute psico-fisico delle persone. Trae spunto da due discipline: la medicina del lavoro e la psiconeuroendocrinoimmunologia. Dalla prima estrapola il metodo relativo all'accertamento dei rischi fisici, chimici, biologici, psicologici e le modalità di monitoraggio dell'assistito. Dalla seconda le basi scientifiche per una visione olistica dell'individuo che tenga conto delle interazioni tra i sistemi dell'organismo e di quelle tra persona e ambiente fisico e sociale. La proposta si concretizza in un documento di valutazione del rischio, realizzato con i metodi noti nell'ambito della sicurezza sui luoghi di lavoro e in una cartella clinica della salute elaborata in base ai principi della Pnei caratterizzata, quindi, da un'anamnesi specifica per definire il profilo psico-socio-culturale dell'assistito e le sue relazioni con l'ambiente fisico e sociale in cui vive. L'Autrice, infine, auspica che la necessaria raccolta sistematica dei dati in formato digitale venga realizzata con il Fascicolo Sanitario Elettronico, già utilizzato in Italia anche se in modo disomogeneo tra le regioni.
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Alessio, Lorenzo, Ilenia Cortesi, Paola Materzanini, and Maria Barenghi. "One century of studies on lead poisoning in papers published inLa Medicina Del Lavoro." American Journal of Industrial Medicine 38, no. 3 (2000): 361–67. http://dx.doi.org/10.1002/1097-0274(200009)38:3<361::aid-ajim18>3.0.co;2-e.

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Sollami, Alfonso, Luca Caricati, Monica Bianconcini, Cinzia Guidi, and Tiziana Mancini. "Misurare la cultura della sicurezza: primo adattamento italiano del Safety Attitude Questionnaire (SAQ)." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002007.

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Abstract:
L'obiettivo dello studio č fornire un primo adattamento al contesto sanitario italiano del(SAQ), uno strumento largamente utilizzato nel contesto anglosassone per misurare la cultura della sicurezza. La versione italiana, tradotta e adattata dall'originale inglese, č stata somministrata a 660 professionisti sanitari (infermieri, ostetrici e fisioterapisti) provenienti da diverse aziende ospedaliere della Regione Emilia Romagna e impegnati in aree di lavoro diverse (Medicina, Chirurgia, Materno-Infantile e Sale Operatorie). I risultati hanno mostrato una struttura fattoriale solo in parte simile a quella originale. Tre fattori sono stati, infatti, estratti: un fattore Prossimale all'agire quotidiano (clima di sicurezza e clima di lavoro), un fattore Distale alla pratica professionale (organizzazione dell'azienda) e un fattore di Stress. Essi riaccorpano i sei riscontrati nelle ricerche condotte in altri paesi e mostrano una buona validitŕ di contenuto, indici di adattamento accettabili e invarianza strutturale tra le tre diverse aree di provenienza delle unitŕ operative. Seppure preliminari, i risultati evidenziano alcune specificitŕ che richiamano ai significati che la cultura della sicurezza assume nel contesto italiano.
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Dissertations / Theses on the topic "Medicina del lavoro"

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Rizzi, Carlo. "Medicina e lavoro medico: la diabetologia al lavoro." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2011. https://hdl.handle.net/11572/367837.

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Abstract:
Nella quotidianità di un ambiente di cura oggi è difficile pensare ad un’attività che non coinvolga l’uso di una o più tecnologie: si pensi ad esempio quanto nell’accettazione di un paziente, nelle attività di anamnesi, di test, di diagnosi e di refertazione le azioni dipendano dal supporto di strumenti (non solo informatici). In questo senso, il lavoro medico si poggia su un’infrastruttura di tecnologie e sulla complessità delle connessioni esistenti tra di esse in cui medici, infermieri ed operatori lavorano attraverso artefatti che disciplinano la pratica medica. Per questo documenti digitali, tracciati record, tecnologie diagnostiche, linee guida, standard clinici e numerosi altri artefatti si intrecciano nel lavoro quotidiano di medici e infermieri. Si potrebbe pensare che tali strumenti prendano parte alle azioni proprio perché il loro uso risulta adatto ai compiti dei medici e implicitamente si intende che tale utilizzo sia in sintonia con il contesto in cui vengono utilizzati. Ma con una più attenta osservazione emerge invece che l’utilizzo di questi oggetti e tecnologie richiede un lavoro di relazione per essere gestiti tra le diverse necessità presenti nella quotidiana esecuzione delle pratiche mediche. In sintesi si tratta di mettere a fuoco quale lavoro è necessario per usarle in relazione alla pratica a cui sono destinate.
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Morsillo, Filomena <1972&gt. "Sindrome del Tunnel Carpale: una meta-analisi degli studi osservazionali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2816/1/Morsillo_Filomena_tesi.pdf.

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Morsillo, Filomena <1972&gt. "Sindrome del Tunnel Carpale: una meta-analisi degli studi osservazionali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2816/.

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Indiveri, Paolo <1977&gt. "Sviluppo di tecniche di analisi ifenate per la quantificazione di biomarcatori di esposizione a tossici ambientali: gli acidi mercapturici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1393/1/indiveri_paolo_tesi.pdf.

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Abstract:
Human biomonitoring (HBM) is an ideal tool for evaluating toxicant exposure in health risk assessment. Chemical substances or their metabolites related to environmental pollutants can be detected as biomarkers of exposure using a wide variety of biological fluids. Individual exposure to aromatic hydrocarbon compounds (benzene, toluene, and o-xylene –“BTX”) were analysed with a liquid chromatography coupled to electrospray ionisation-mass spectrometry (μHPLC-ESI-MS/MS) method for the simultaneous quantitative detection of the BTX exposure biomarker SPMA, SBMA and o-MBMA in human urine. Urinary S-phenylmercapturic acid (SPMA) is a biomarker proposed by the American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) for assessing occupational exposure to benzene (Biological Exposure Index of 25 microg/g creatinine). Urinary S-benzylmercapturic (SBMA) and o-methyl S-benzyl mercapturic acid (o-MBMA) are specific toluene and o-xylene metabolites of glutathione detoxicant pathways, proposed as reliable biomarkers of exposure. To this aim a pre-treatment of the urine with solid phase extraction (SPE) and an evaporation step were necessary to concentrate the mercapturic acids before instrumental analysis. A liquid chromatography separation was carried out with a reversed phase capillary column (Synergi 4u Max-RP) using a binary gradient composed of an acquous solution of formic acid 0.07% v/v and methanol. The mercapturic acids were determinated by negative-ion-mass spectrometry and the data were corrected using isotope-labelled analogs as internal standards. The analytical method follows U.S. Food and Drug Administration guidance and was applied to assess exposure to BTX in a group of 396 traffic wardens. The association between biomarker results and individual factors, such as age, sex and tobacco smoke were also investigated. The present work also included improvements in the methods used by modifying various chromatographic parameters and experimental procedures. A partial validation was conducted to evaluate LOD, precision, accuracy, recovery as well as matrix effects. Higher sensitivity will be possible in future biological monitoring programmes, allowing evaluation of very low level of BTX human exposure. Keywords: Human biomonitoring, aromatic hydrocarbons, biomarker of exposure, HPLC-MS/MS.
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Indiveri, Paolo <1977&gt. "Sviluppo di tecniche di analisi ifenate per la quantificazione di biomarcatori di esposizione a tossici ambientali: gli acidi mercapturici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1393/.

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Abstract:
Human biomonitoring (HBM) is an ideal tool for evaluating toxicant exposure in health risk assessment. Chemical substances or their metabolites related to environmental pollutants can be detected as biomarkers of exposure using a wide variety of biological fluids. Individual exposure to aromatic hydrocarbon compounds (benzene, toluene, and o-xylene –“BTX”) were analysed with a liquid chromatography coupled to electrospray ionisation-mass spectrometry (μHPLC-ESI-MS/MS) method for the simultaneous quantitative detection of the BTX exposure biomarker SPMA, SBMA and o-MBMA in human urine. Urinary S-phenylmercapturic acid (SPMA) is a biomarker proposed by the American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) for assessing occupational exposure to benzene (Biological Exposure Index of 25 microg/g creatinine). Urinary S-benzylmercapturic (SBMA) and o-methyl S-benzyl mercapturic acid (o-MBMA) are specific toluene and o-xylene metabolites of glutathione detoxicant pathways, proposed as reliable biomarkers of exposure. To this aim a pre-treatment of the urine with solid phase extraction (SPE) and an evaporation step were necessary to concentrate the mercapturic acids before instrumental analysis. A liquid chromatography separation was carried out with a reversed phase capillary column (Synergi 4u Max-RP) using a binary gradient composed of an acquous solution of formic acid 0.07% v/v and methanol. The mercapturic acids were determinated by negative-ion-mass spectrometry and the data were corrected using isotope-labelled analogs as internal standards. The analytical method follows U.S. Food and Drug Administration guidance and was applied to assess exposure to BTX in a group of 396 traffic wardens. The association between biomarker results and individual factors, such as age, sex and tobacco smoke were also investigated. The present work also included improvements in the methods used by modifying various chromatographic parameters and experimental procedures. A partial validation was conducted to evaluate LOD, precision, accuracy, recovery as well as matrix effects. Higher sensitivity will be possible in future biological monitoring programmes, allowing evaluation of very low level of BTX human exposure. Keywords: Human biomonitoring, aromatic hydrocarbons, biomarker of exposure, HPLC-MS/MS.
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Barbieri, Anna <1969&gt. "Valutazione del danno da stress ossidativo come indicatore di effetto biologico dell'esposizione professionale a xenobiotici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2155/1/Barbieri_Anna_TESI.pdf.

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Abstract:
Oxidative DNA damages determine the activation of cell repair processes. These processes originate repair products, including the most studied one, 8-hydroxy-2’-deoxyguanosine (8-OH-dG). Several analytical techniques have been applied to measure urinary 8-OH-dG, but a discrepancy in basal urinary 8-OH-dG levels has been noted when comparing chromatographic techniques with immunoenzymatic assays (ELISA). Our laboratory has developed a fully validated, liquid chromatography-tandem mass spectrometry method presenting high sensitivity and specificity, which has participated in an inter-laboratory validation of assays for the measurement of urinary 8-OH-dG (ESCULA project). Mass Spectrometric techniques showed more accuracy and specificity than immunoenzymatic methods. Human spot urine samples were analyzed in order to investigate the possibility to correct urinary lesion measurements for creatinine and to evaluate the intra- and inter-day variability of 8-OH-dG excretion in urine. Our results confirm the opportunity to delve into these issues. Finally, we measured urinary 8-OH-dG in workers exposed to antineoplastic drugs and in a group of unexposed subjects to evaluate the relationship between occupational exposure and oxidative damage related to the internal dose. We found higher levels of 8-OH-dG in exposed nurses, but, as compared to the non-exposed subjects, the difference was not statistically significant, probably do to the very low level of exposure. The scientific literature is rapidly developing on the topic of DNA damage and related repair capacity. Nevertheless, further studies are needed to achieve a better understanding of the sources of DNA lesions in urine and their significance, both in clinical and occupational medicine.
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Barbieri, Anna <1969&gt. "Valutazione del danno da stress ossidativo come indicatore di effetto biologico dell'esposizione professionale a xenobiotici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2155/.

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Abstract:
Oxidative DNA damages determine the activation of cell repair processes. These processes originate repair products, including the most studied one, 8-hydroxy-2’-deoxyguanosine (8-OH-dG). Several analytical techniques have been applied to measure urinary 8-OH-dG, but a discrepancy in basal urinary 8-OH-dG levels has been noted when comparing chromatographic techniques with immunoenzymatic assays (ELISA). Our laboratory has developed a fully validated, liquid chromatography-tandem mass spectrometry method presenting high sensitivity and specificity, which has participated in an inter-laboratory validation of assays for the measurement of urinary 8-OH-dG (ESCULA project). Mass Spectrometric techniques showed more accuracy and specificity than immunoenzymatic methods. Human spot urine samples were analyzed in order to investigate the possibility to correct urinary lesion measurements for creatinine and to evaluate the intra- and inter-day variability of 8-OH-dG excretion in urine. Our results confirm the opportunity to delve into these issues. Finally, we measured urinary 8-OH-dG in workers exposed to antineoplastic drugs and in a group of unexposed subjects to evaluate the relationship between occupational exposure and oxidative damage related to the internal dose. We found higher levels of 8-OH-dG in exposed nurses, but, as compared to the non-exposed subjects, the difference was not statistically significant, probably do to the very low level of exposure. The scientific literature is rapidly developing on the topic of DNA damage and related repair capacity. Nevertheless, further studies are needed to achieve a better understanding of the sources of DNA lesions in urine and their significance, both in clinical and occupational medicine.
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Curti, Stefania <1980&gt. "Distacco di retina e lavoro manuale: utilizzo delle schede di dimissione ospedaliera per uno studio di incidenza." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4353/1/Curti_Stefania_tesi.pdf.

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Abstract:
Introduzione. La movimentazione manuale di carichi è stata recentemente proposta come un possibile determinante del distacco di retina. Al fine di confortare quest’ipotesi, sono stati analizzati i tassi di incidenza di distacco di retina regmatogeno (DRR) idiopatico, trattato chirurgicamente, tra i residenti in Toscana addetti ad attività lavorative manuali, non manuali e casalinghe. Metodi. Le schede di dimissione ospedaliera (SDO) della Toscana contengono anche informazioni codificate sulla categoria generica di impiego. Sono stati utilizzati i dati di tutti i pazienti residenti in Toscana con una SDO emessa da un qualsiasi ospedale italiano nel periodo 1997-2009, con diagnosi principale di DRR (ICD-9: 361,0-361,07 e 361,9) e con DRG 36 (“interventi sulla retina”). Dopo l’eliminazione dei soggetti che non soddisfacevano i criteri di eligibilità, è stato deciso di restringere la popolazione in studio ai soggetti di età 25-59 anni, successivamente classificati in addetti ad attività lavorative manuali, non manuali o casalinghe. Risultati. Sono stati identificati 1.946 casi. Tra gli uomini, gli addetti ad attività lavorative manuali hanno riportato un tasso di incidenza standardizzato per età 1,8 volte più alto rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (17,4 [IC95%, 16,1–18,7] vs. 9,8 [IC95%, 8,8–10,8]). Tra le donne, i tassi di incidenza standardizzati per età erano 1,9 volte più alti negli addetti ad attività lavorative manuali (11,1 [IC95%, 9,8–12,3]) e 1,7 volte più alti nelle casalinghe (9,5 [IC95%, 8,3–10,8]) rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (5,7 [IC95%, 4,8–6,6]). Conclusioni. Lo studio mette in evidenza come gli addetti ad attività lavorative manuali siano maggiormente affetti da DRR idiopatico rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali. Questi risultati supportano l’ipotesi che la movimentazione manuale di carichi, che difficilmente può ritrovarsi come compito di attività lavorative non manuali, possa avere un ruolo causale nella genesi della patologia.
Background. Candidate risk factors for idiopathic rhegmatogenous retinal detachment (RRD) include heavy manual handling (requiring Valsalva’s maneuver). We assessed incidence rates of surgically treated idiopathic RRD among manual workers, non-manual workers and housewives resident in Tuscany, Italy. Methods. In Italy, both public and private hospitals are obliged to compile coded discharge records (including day-cases) for archival in patients’ regions of residence; Tuscan hospitals additionally record employment information, allowing classification of patients as manual workers, non-manual workers or full-time housewives. We retrieved all discharge records bearing a principal diagnosis corresponding to RRD (ICD-9 code 361.0–361.07, 361.9) coupled with retinal surgery (DRG code 36) for any resident of Tuscany during 1997-2009. After elimination of repeated admissions and patients with coexistent, associated conditions (including recent trauma), subjects aged 25–59 years were classified as manual workers, non-manual workers or housewives. We extracted population data from the 2001 census and calculated age- and sex-specific rates as well as age-standardized rates (per 100,000 person-years) based on the WHO Standard European Population. Results. We identified 1,946 eligible cases (1,142 men). Among men, manual workers experienced a 1.8-fold higher age-standardized rate than non-manual workers (17.4 [95% CI, 16.1–18.7] vs. 9.8 [95% CI, 8.8–10.8]). Age-standardized rates among women were 1.9-fold higher for manual workers (11.1 [95% CI, 9.8–12.3]) and 1.7-fold higher for housewives (9.5 [95% CI, 8.3–10.8]) than in non-manual workers (5.7 [95% CI, 4.8–6.6]). Conclusion. This large population-based study suggests that manual workers are affected by idiopathic RRD requiring surgical treatment, more often than non-manual workers. The higher rates of surgically treated RRD experienced by manual workers accord with the hypothesis that heavy manual handling has a causal role.
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Curti, Stefania <1980&gt. "Distacco di retina e lavoro manuale: utilizzo delle schede di dimissione ospedaliera per uno studio di incidenza." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4353/.

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Abstract:
Introduzione. La movimentazione manuale di carichi è stata recentemente proposta come un possibile determinante del distacco di retina. Al fine di confortare quest’ipotesi, sono stati analizzati i tassi di incidenza di distacco di retina regmatogeno (DRR) idiopatico, trattato chirurgicamente, tra i residenti in Toscana addetti ad attività lavorative manuali, non manuali e casalinghe. Metodi. Le schede di dimissione ospedaliera (SDO) della Toscana contengono anche informazioni codificate sulla categoria generica di impiego. Sono stati utilizzati i dati di tutti i pazienti residenti in Toscana con una SDO emessa da un qualsiasi ospedale italiano nel periodo 1997-2009, con diagnosi principale di DRR (ICD-9: 361,0-361,07 e 361,9) e con DRG 36 (“interventi sulla retina”). Dopo l’eliminazione dei soggetti che non soddisfacevano i criteri di eligibilità, è stato deciso di restringere la popolazione in studio ai soggetti di età 25-59 anni, successivamente classificati in addetti ad attività lavorative manuali, non manuali o casalinghe. Risultati. Sono stati identificati 1.946 casi. Tra gli uomini, gli addetti ad attività lavorative manuali hanno riportato un tasso di incidenza standardizzato per età 1,8 volte più alto rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (17,4 [IC95%, 16,1–18,7] vs. 9,8 [IC95%, 8,8–10,8]). Tra le donne, i tassi di incidenza standardizzati per età erano 1,9 volte più alti negli addetti ad attività lavorative manuali (11,1 [IC95%, 9,8–12,3]) e 1,7 volte più alti nelle casalinghe (9,5 [IC95%, 8,3–10,8]) rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (5,7 [IC95%, 4,8–6,6]). Conclusioni. Lo studio mette in evidenza come gli addetti ad attività lavorative manuali siano maggiormente affetti da DRR idiopatico rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali. Questi risultati supportano l’ipotesi che la movimentazione manuale di carichi, che difficilmente può ritrovarsi come compito di attività lavorative non manuali, possa avere un ruolo causale nella genesi della patologia.
Background. Candidate risk factors for idiopathic rhegmatogenous retinal detachment (RRD) include heavy manual handling (requiring Valsalva’s maneuver). We assessed incidence rates of surgically treated idiopathic RRD among manual workers, non-manual workers and housewives resident in Tuscany, Italy. Methods. In Italy, both public and private hospitals are obliged to compile coded discharge records (including day-cases) for archival in patients’ regions of residence; Tuscan hospitals additionally record employment information, allowing classification of patients as manual workers, non-manual workers or full-time housewives. We retrieved all discharge records bearing a principal diagnosis corresponding to RRD (ICD-9 code 361.0–361.07, 361.9) coupled with retinal surgery (DRG code 36) for any resident of Tuscany during 1997-2009. After elimination of repeated admissions and patients with coexistent, associated conditions (including recent trauma), subjects aged 25–59 years were classified as manual workers, non-manual workers or housewives. We extracted population data from the 2001 census and calculated age- and sex-specific rates as well as age-standardized rates (per 100,000 person-years) based on the WHO Standard European Population. Results. We identified 1,946 eligible cases (1,142 men). Among men, manual workers experienced a 1.8-fold higher age-standardized rate than non-manual workers (17.4 [95% CI, 16.1–18.7] vs. 9.8 [95% CI, 8.8–10.8]). Age-standardized rates among women were 1.9-fold higher for manual workers (11.1 [95% CI, 9.8–12.3]) and 1.7-fold higher for housewives (9.5 [95% CI, 8.3–10.8]) than in non-manual workers (5.7 [95% CI, 4.8–6.6]). Conclusion. This large population-based study suggests that manual workers are affected by idiopathic RRD requiring surgical treatment, more often than non-manual workers. The higher rates of surgically treated RRD experienced by manual workers accord with the hypothesis that heavy manual handling has a causal role.
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Zanardi, Francesca <1979&gt. "Studio caso-controllo multicentrico su distacco di retina e movimentazione manuale di carichi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5728/1/zanardi_francesca_tesi.pdf.

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Abstract:
Obiettivo Valutare l’ipotesi secondo cui la movimentazione manuale di carichi possa essere un fattore di rischio per il di distacco di retina. Metodi Si è condotto uno studio caso-controllo ospedaliero multicentrico, a Bologna, (reparto di Oculistica del policlinico S. Orsola Malpighi, Prof. Campos), e a Brescia (reparto di oculistica “Spedali Civili” Prof. Semeraro). I casi sono 104 pazienti operati per distacco di retina. I controlli sono 173 pazienti reclutati tra l’utenza degli ambulatori del medesimo reparto di provenienza dei casi. Sia i casi che i controlli (all’oscuro dall’ipotesi in studio) sono stati sottoposti ad un’intervista, attraverso un questionario strutturato concernente caratteristiche individuali, patologie pregresse e fattori di rischio professionali (e non) relativi al distacco di retina. I dati relativi alla movimentazione manuale di carichi sono stati utilizzati per creare un “indice di sollevamento cumulativo―ICS” (peso del carico sollevato x numero di sollevamenti/ora x numero di anni di sollevamento). Sono stati calcolati mediante un modello di regressione logistica unconditional (aggiustato per età e sesso) gli Odds Ratio (OR) relativi all’associazione tra distacco di retina e vari fattori di rischio, tra cui la movimentazione manuale di carichi. Risultati Oltre alla chirurgia oculare e alla miopia (fattori di rischio noti), si evidenzia un trend positivo tra l’aumento dell’ICS e il rischio di distacco della retina. Il rischio maggiore si osserva per la categoria di sollevamento severo (OR 3.6, IC 95%, 1.5–9.0). Conclusione I risultati, mostrano un maggiore rischio di sviluppare distacco di retina per coloro che svolgono attività lavorative che comportino la movimentazione manuale di carichi e, a conferma di quanto riportato in letteratura, anche per i soggetti miopi e per coloro che sono stati sottoposti ad intervento di cataratta. Si rende quindi evidente l’importanza degli interventi di prevenzione in soggetti addetti alla movimentazione manuale di carichi, in particolare se miopi.
Background/Objectives To investigate the hypothesis that repeated lifting tasks could be a risk factor for retinal detachment. Methods Case-control study (case definition: surgically treated retinal detachment. Cases were identified among patients operated for retinal detachment in two large urban hospital in Bologna and Brescia. Controls were drawn from outpatients attending an eye clinic in the same catchment area. 104 cases and 173 controls (blind to the study hypothesis) responded to a structured questionnaire regarding individual, pathological and work-related factors possibly related to retinal detachment, including past/present occupational lifting tasks. Three lifting categories were defined based on the median “cumulative lifting index” (product of load, manoeuvres/hour and lifting-years) among manual workers: no lifting (reference category); light lifting; heavy lifting. Odds ratios for retinal detachment associated with “heavy”, “moderate” or “light” occupational lifting in an unconditional logistic regression model (adjusted for age and sex) were obtained. Results In addition to ocular surgery and myopia (known risk factors), an independent associations were recorded for heavy lifting (odds ratio 3.6, 95% confidence interval, 1.5 to 9.0). Likelihood ratio tests did not reveal interactions between heavy lifting, ocular/cataract surgery and myopia. Conclusions The results support the plausible hypothesis that heavy occupational lifting (involving Valsalva’s manoeuvre) may be a relevant risk factor for retinal detachment. Moreover these preliminary results confirmed, as reported in literature, an increased risk of retinal detachment for myopic subjects and for those who have undergone cataract surgery. Our observations emphasize the importance of prevention especially in subjects involved in the manual handling of loads, particularly if short-sighted.
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Books on the topic "Medicina del lavoro"

1

Castellino, Nicolò. Breve storia della medicina del lavoro italiana. Milano: ISU-Università cattolica, 2000.

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Comba, Pietro. Ricerche epidemiologiche in igiene e medicina del lavoro. 2nd ed. Roma: Istituto Superiore di Sanità, 1986.

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(Italy), Consiglio nazionale dell'economia e. del lavoro. Facoltà di medicina e servizio sanitario nazionale: Colloquio nazionale, Roma, 5-6 marzo 1987, CNEL, Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Italy. Milano, Italy: F. Angeli, 1988.

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4

Papini, Massimo, and Debora Tringali, eds. Il pupazzo di garza. Florence: Firenze University Press, 2004. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-119-5.

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Abstract:
Il libro è il risultato di un lavoro sulle esperienze delle malattie mortali dei bambini e sui loro risvolti psicologici ed etici condotto con giornate a carattere congressuale e seminari di approfondimento da parte di docenti e ricercatori appartenenti a discipline diverse della Medicina, della Psicologia, della Filosofia, delle Scienze Infermieristiche. Vi sono raccolti i contributi alle giornate congressuali e le relazioni dei ricercatori partecipanti ai seminari; in tal modo si è costruito un percorso ideale che, alternando riflessioni e testimonianze, porta a una nuova consapevolezza dell'assistenza sanitaria fondata sulla qualità del rapporto umano come prerequisito dell'atto sanitario.
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5

Carnevale, Francesco. Mal da lavoro: Storia della salute dei lavoratori. Roma-Bari: Laterza, 1999.

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6

Baldini, Gianni, ed. Persona e famiglia nell’era del Biodiritto. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-889-7.

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Abstract:
Il mutamento incessante che la scienza e la tecnologia hanno imposto alla società civile mette in discussione temi fondamentali come nascita, salute, morte, e con essi gli ‘strumenti giuridici’ pensati per autodeterminarsi. Non solo l’individuo è investito da questo tumultuoso processo ma anche la famiglia, come luogo principale in cui lo stesso esercita la sua personalità, ne risente gli effetti. In questo terzo volume di Verso un diritto europeo per la bioetica il focus dei contributi dei vari autori (giuristi, medici, bioeticisti) è centrato su temi quali: genitorialità consapevole e procreazione assistita, profili anticipatori assunti dalla salute e connesse esigenze di tutela, articolazione dei modelli familiari e ridefinizione del progetto genitoriale. Il tutto declinato nella logica del Biodiritto, disciplina autonoma ma anche metodo di indagine e di lavoro per coloro che intendano approcciarsi alle cosiddette fattispecie biotecnologiche.
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7

Chiaretti, Giuliana. C'è posto per la salute nel nuovo mercato del lavoro?: Medici e sociologi a confronto. Milano: FrancoAngeli, 2005.

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Tordini Cagli, Silvia. Principio di autodeterminazione e consenso dell'avente diritto. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg238.

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Abstract:
La tematica del consenso dell’avente diritto viene affrontata con particolare riferimento al fondamento, alla collocazione sistematica e ai limiti di efficacia di questo istituto, attraverso un percorso che coinvolge profili di diritto costituzionale, di filosofia morale e di criminologia, oltre, che, naturalmente, più prettamente penalistici. Il riconoscimento di una rilevanza alla volontà della vittima nell’ambito dell’ordinamento penale non è un dato di immediata evidenza, essendo il diritto penale ramo del diritto pubblico caratterizzato da un rapporto di subordinazione del singolo allo Stato; ciononostante il consenso ha sempre avuto un ruolo nella determinazione della responsabilità penale. Negli attuali ordinamenti democratici, soprattutto con l’entrata in vigore delle Costituzioni repubblicane, si riscontra una tendenza ad una sempre maggiore valorizzazione della libertà di autodeterminazione del soggetto in relazione alla gestione dei propri beni e/o diritti. Affrontare la questione del fondamento del consenso dell’avente diritto e della sua efficacia nell’ambito del diritto penale significa interrogarsi sul fondamento e sui limiti del diritto di autodeterminazione, essenza del consenso stesso. Poter individuare un fondamento costituzionale del diritto di autodeterminazione significa, oggi, garantire la massima estensione al consenso dell’avente diritto. È in questa ottica che si snoda il percorso di approfondimento seguito dall’autrice, al fine di ampliare l’alveo dei diritti disponibili, con un rifiuto netto del principio del c.d. paternalismo (forte) quale criterio di legittimazione dell’intervento penale e negazione, dunque, della legittimità di una tutela (penale) dell’individuo "da se stesso". Silvia Tordini Cagli è attualmente ricercatore di Diritto penale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bologna. È altresì titolare dell’insegnamento di Diritto penale generale e del lavoro nell’ambito del corso di laurea per Consulente del lavoro. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Diritto penale presso l’Università degli Studi di Parma ed è stata titolare di assegno di ricerca in Diritto penale presso l’Università degli Studi di Bologna. Tra le sue pubblicazioni si segnala: "Peculato e malversazione", voce in Digesto delle discipline penalistiche , vol. IX, Torino, 1995, 334 ss.; Condotta della vittima ed analisi del reato , in "Rivista italiana di diritto e procedura penale", 2000, 3, 1148 ss.; "La rilevanza penale dell’eutanasia tra indisponibilità della vita e principio di autodeterminazione", in Nuove esigenze di tutela nell’ambito dei reati contro la persona , a cura di S. Canestrari e G. Fornasari, Bologna, 2001; "Delitto preterintenzionale e principio di colpevolezza", in Casi e materiali di diritto penale , Parte generale, vol. I, a cura di A. Cadoppi, S. Canestrari, Milano, 2002; "Accanimento terapeutico o eutanasia neonatale?", in Medicina, bioetica e diritto , a cura di P. Funghi e F. Giunta, Pisa, 2005, 265 ss.; "Consenso dell’avente diritto", voce in Il Diritto , Enc. Giur. del Sole 24 ore, 2007, vol. III.
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Escudero Requena, Denisse Elizabeth, Jessica Lissette Flores Vega, Gema Paola Zambrano Andrade, Johang Mauricio Olivo Román, Génesis Carolina Vargas Párraga, Iván Mauricio Cevallos López, Yomara Catherine Benítez Ormaza, Marlon Enrique Allauca Yumiseba, Bismarck Stiven Pazmiño Antepara, and Lissett Stefania Condo Chaguay. Principios Básicos: Cirugía General. Mawil Publicaciones de Ecuador, 2020, 2020. http://dx.doi.org/10.26820/978-9942-826-40-4.

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Abstract:
PRINCIPIOS BÁSICOS DE LA CIRUGÍA EN GENERAL, es un libro de texto que de una manera simple pero directa, desarrolla temáticas que contribuyen al conocimiento y comprensión de los principios básicos de la cirugía, de los procedimientos quirúrgicos que se llevan a cabo dentro de la especialidad de cirugía general, según indicaciones precisas y de los aspectos que rodea el acto quirúrgico. Examina, asimismo, las reglas fundamentales para el uso del quirófano, el instrumental quirúrgico, el significado y cuáles son las áreas grises y blancas, estériles y las formas que deben guardarse dentro de la sala quirúrgica, aquello que se debe hacer para no estorbar durante los procedimientos y la importancia de la técnica de asepsia antes de entrar a una cirugía, como lo es un simple lavado de manos, para evitar incluso complicaciones. Estas y otras situaciones se ven explicadas con conexión, por parte del autor del texto. La Cirugía General, es una disciplina científica en la que se utilizan las manos, o instrumentos manejados por éstas, para curar enfermedades o mejorar la salud. De manera general, es entendida como una ciencia que abarca el tratamiento total de la enfermedad e incluye la intervención quirúrgica para la corrección de deformidades, reparación de defectos, reparación de lesiones, diagnóstico y tratamiento de enfermedades, mitigación del sufrimiento y prolongación de la vida. Por tanto, se dice, que descansa sobre dos bases: la base científica donde se incluye la técnica manual y la humanista encaminada a buscar el bien del enfermo. En el marco de éstas reflexiones, también se explanan en el libro, aspectos no menos importantes, como son su evolución histórica, la clasificación de las cirugías, los aspectos éticos y profesionalidad en la cirugía, la robótica como ciencia emergente en el campo de la cirugía, las infecciones adquiridas durante el acto quirúrgico y el uso de los antibióticos, la preparación preoperatoria del paciente, los riegos en la cirugía, los principios de la anestesia, el estado de choque, entre otros. El libro, ésta dirigido al lector interesado en conocer los principios básicos y fundamentales de la cirugía general, especialmente, para quién está iniciándose en el arte de la medicina, y de manera particular en la medicina quirúrgica, así como a quien le gusta mantenerse actualizado en los principios básicos y elementales. El texto que se presenta se pasea por diferentes temas de esta ciencia de manera breve, precisa y actualizada, revisada en conformidad con la expansión del conocimiento médico. Con él, se pretende hacer una contribución real a nivel teórico como herramienta de enseñanza – aprendizaje a través de 12 apartes que discurren estrictamente sobre contenidos específicos que gratamente vale la pena leer con atención: 1. La cirugía en general; 2. Especialidades en cirugía general; 3. Elementos del quirófano; 4. Principios de asepsia y antisepsia; 5. Preparación preoperatoria del paciente quirúrgico; 6. Principios de cirugía preoperatoria y operatoria; 7. Infecciones quirúrgicas y uso de antibióticos; 8. Complicaciones quirúrgicas; 9. Principios de anestesiología, tratamiento del dolor y sedación consciente; 10. Riesgo y seguridad del paciente quirúrgico; 11. Estado de choque y 12. Tecnologías emergentes en cirugía.
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Book chapters on the topic "Medicina del lavoro"

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St.Pierre, Michael, Gesine Hofinger, Cornelius Buerschaper, Robert Simon, and Ivan Daroui. "La chiave del successo: lavoro di gruppo." In Gestione delle crisi in medicina d’urgenza e terapia intensiva, 207–33. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2799-2_11.

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Blanc, Paul David. "The Crazy Years." In Fake Silk. Yale University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.12987/yale/9780300204667.003.0002.

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Abstract:
This chapter examines various incidents attesting to the toxic health effects of artificial silk production on workers employed in factories. The British Annual Report of the Chief Inspector of Factories and Workshops, published in 1925, was the first to capture carbon disulfide poisoning as a reportable disease. Fifteen cases of carbon disulfide toxicity were identified in that year. In that same year, La Medicina del Lavoro published a very brief notice of a British report on carbon disulfide exposure under the heading “Cause of poisoning in the artificial silk industry.” While the Italians were amassing important new information on the health risks of viscose rayon, a representative committee of U.S. textile manufacturers voted to discard “glos” and adopt “rayon” as the commercial term of choice for artificial silk. In 1931 the Statesman and Nation published a report by Sir Thomas Legge, “An Industrial Danger,” devoted to the subject of the artificial silk industry.
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González Velásquez, María Riguey, Jorge Alcides Quintero Quintero, Jorge Armando Muñoz-Ruiz, and Jesús Daniel Rico Buitrago. "Medición del grado de transparencia de las empresas pymes de la ciudad de Medellín, versión año 2019." In Capital contable. Perspectivas con enfoque investigativo, 121–49. Fondo Editorial Remington, 2020. http://dx.doi.org/10.22209/9789585321830.c5.

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Abstract:
El trabajo que a continuación se presenta, tuvo como objetivo principal realizar una medición del nivel de transparencia en las pymes de la ciudad de Medellín durante el año 2019. La investigación se basó en la aplicación del modelo de indicadores para la medición del nivel de transparencia empresarial diseñado por Quintero (2018). Este trabajo se desarrolló dentro del marco del plan operativo del grupo de investigación Capital Contable de la Facultad de Ciencias Contables de la Corporación Universitaria Remington. En su fase metodológica, la investigación se tipificó con un nivel descriptivo y explicativo. Como técnica de recolección de datos se empleó la encuesta y como instrumento, el cuestionario. Para la medición de este estudio se implementó la fórmula de alfa de Cronbach, cuyo coeficiente resultó ser de 0,871. Los resultados de este trabajo de investigación demostraron que, del 100 % de las pymes evaluadas, un 77 % se mostró mínimamente vulnerable en sus prácticas de transparencia, mientras que un 23 % se mostró completamente vulnerable. Las variables relacionadas a protección del empleado, colaboradores, soborno, lavado de dinero y lavado de activos, malversación y apropiación indebida de los activos y corrupción, fueron aquellas sobre las cuales las empresas objeto de estudio, mostraron mayor comportamiento ético y transparente en sus decisiones corporativas, mientras que las variables relacionadas con el uso del medio ambiente, fraude, protección a clientes o consumidores y extorsión, fueron las que mostraron un comportamiento poco transparente en el actuar dentro de las organizaciones objeto de estudio. En síntesis, este trabajo representa un gran referente científico y de gestión social por cuanto permitió clarificar, dentro de las pymes de la ciudad de Medellín, tanto las decisiones que se corresponden a acciones socialmente transparentes, como aquellas conductas que traen consigo acciones poco transparentes y cuyas realidades empresariales deben ser atendidas por la gerencia de las organizaciones sujetas a estudio a los fines de fortalecer su sistema de control interno dentro del cual se incluya, la existencia, divulgación y cumplimiento de políticas, normas y procedimientos orientados hacia una gestión ética y con responsabilidad social.
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Conference papers on the topic "Medicina del lavoro"

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Maria Martins Bastos Houben, Neusa. "Interações humano, animal e ambiente." In Congresso Online Acadêmico de Medicina Veterinária. Congresse.me, 2022. http://dx.doi.org/10.54265/iske2076.

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Abstract:
Este trabalho foi elaborado para investigar viabilidade de pontos positivos e negativos do Sistema de Integração-Lavoura-Pecuária e Floresta que envolve a produção de grãos, fibras, madeira, energia, leite ou carne na mesma área, no sistema de plantios em rotação, consorciação ou sucessão. Inúmeras são as indagações da implantação do sistema ILPF, suas vantagens e desvantagens na Introdução da Lavoura, Pecuária e Floresta, por pequenos e grandes produtores rurais e cada vez mais estes desafios que tem-se destacados buscando efeitos para sustentabilidade e adequação ambiental no programa das atividades rurais, além do uso de técnicas, qualificação dos profissionais envolvidos e o interesse do produtor pecuarista em adotar o sistema inovador já implantado no Brasil.E embora haja resistência por desinformação e falta de incentivo e políticas públicas voltadas aos pequenos e médios produtores com incentivos governamentais, suas vantagens e desvantagens na Introdução da Lavoura, Pecuária e Floresta, cada vez mais estes desafios vem-se destacando buscando efeitos para sustentabilidade e adequação ambiental no programa das atividades rurais, além do uso de técnicas, qualificação dos profissionais envolvidos e interesse do produtor pecuarista em adotar o sistema inovador. Segundo pesquisas com o plantio de culturas consorciadas os primeiros anos de plantio (3 a 4 anos), a inclusão do animal para pastejo na vegetação natural ou introduzindo-o na pastagem artificial implantada em sistema mais intensivos, a cultura do milho poderia ser utilizada como base para produção de forragem, utilizando-se preferencialmente o plantio direto na palha realizando-se o manejo da sua biomassa como cobertura morta após a colheita do grão. A utilização de maiores espaçamentos e a adoção de sistemas de plantio de eucalipto com espaçamento, a despeito de reduzir em 15% o número de eucaliptos por/área plantada, possibilitaria melhor aproveitamento da área disponível com outras culturas e/ou plantas forrageiras, com ganhos na produção como um todo e não haverá custos altos no replantio uma vez que o corte este se recompõe, diminuindo assim o gasto de mão de obra e a conservação de nascentes e o reflorestamento a o seu redor além do conforto animal, o gasto seria mínimo. A demanda por produtos agropecuários vem crescendo internacionalmente e acarreta impactos ambientais, mais usos de tecnologias na recuperação do solo, o reflexo da demanda da carne bovina com a criação de lavouras e floresta em áreas degradadas permite um impacto menos negativo. O uso de árvores e pastagens associados ainda não é muito aceito por alguns pecuaristas de pequeno porte exatamente por desinformação e ajuda técnica e financeira. Vários estudos provam a eficácia do manejo da associação do sistema de lavoura, pecuária e floresta, resta portanto incentivo do governo financeiro e estrutural e um sistema de conssorcio e parceiros para escoação de produtos. Todos unidos em uma rede de empreendedores rurais. Palavra chave: ILPF implementação lavoura, pecuaria e floresta, sustentabilidade,consorcio PALAVRAS-CHAVE: sistema ILPF, consorcio, sustentabilidade
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DA SILVA CAMARGO, DANIELA, and MIRIAN SILIANE BATISTA DE SOUZA. "HISTEROCELE INGUINAL EM CADELA COM PIOMETRA- RELATO DE CASO." In Congresso Online Acadêmico de Medicina Veterinária. Congresse.me, 2022. http://dx.doi.org/10.54265/inrm1059.

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Abstract:
1 INTRODUÇÃO A histerocele inguinal é uma afecção caracterizada pela protrusão do útero pelo canal inguinal sem ruptura do peritônio. Pode ser classificada como, histerocele inguinal, umbilical, diafragmática, podendo estar relacionado a gestação ou piometra sendo pouco frequente na espécie canina. Apresenta como fator predisponente o aumento da pressão intra-abdominal, acompanhado pelo enfraquecimento das estruturas do contorno adjacentes; associado ao desequilíbrio hormonal que enfraquece o tecido conjuntivo, alargando os anéis inguinais. 2 OBJETIVO O presente trabalho tem como objetivo relatar um caso de histerocele inguinal associada a piometra em um cão. 3 RELATO DE CASO Descreve um caso de histerocele inguinal em uma cadela com piometra, da raça Blue Heller, 5 anos, pesando 23kg. Animal foi atendido com queixas de apatia, anorexia e êmese. Ao exame físico, o animal apresentava apatia, desidratação 6% distensão abdominal com aumento de volume inguinal esquerdo. Foi realizado exames hematológicos que apresentou leucocitose 18.000 com desvio a esquerda de 5% e bioquímicos sem alterações. Na ultrassonografia abdominal foi evidenciado piometra com grave dilatação uterina comprimindo demais órgãos abdominais; hérnia inguinal esquerda com segmento uterino herniado; alterações renais compatíveis com insuficiência renal aguda. O animal foi então encaminhado para cirurgia. Como medicação préanestésica, foi utilizado a metadona na dose de 0,3mg/Kg, indução com cetamina 0,1mg/Kg e propofol 3mg/kg e manutenção anestésica com isofluorano. Realizado celiotomia mediana, visualizado grande aumento de volume uterino, corno esquerdo encarcerado na hérnia inguinal. Iniciado procedimento pela ovariohisterectomia (OH) no corno uterino direito com transfixação de pedículos ovarianos e coto uterino com fio nailon 2-0. Removido saco herniário e ampliado o anel inguinal para conseguir passar a parte do corno esquerdo que estava encarcerado, ordenhado conteúdo uterino em direção a parte do corno que estava na cavidade abdominal, para permitir a passagem do restante do útero pelo anel. Após finalização da OH, realizado herniorrafia inguinal utilizado nailon 2-0, sutura padrão Sultan na musculatura, subcutâneo com intradérmica, ambos com nailon 2-0 e pele sutura simples separado com fio nailon 3.0. Lavado a cavidade abdominal com solução NaCl 0,9% estéril aquecida. Após, foi realizado a celiorrafia (musculatura padrão Sultan com nailon 0, intradérmico nailon 2-0 e pele nailon 3-0.) 4 DISCUSSÃO Após procedimento cirúrgico animal foi encaminhado para internamento sendo instituído tratamento com fluidoterapia intravenosa com ringer com lactato 5ml/kg/h enrofloxacino 10mg/Kg SID, omeprazol 1mg/Kg SID, ondansetrona 0,5 mg/Kg BID, dipirona 25mg/Kg TID, cloridrato de tramadol 4mg/kg TID, dando continuidade com mesmas medicações em casa. Animal retornou em dez dias para retirada dos pontos e apresentava boa recuperação e ausência de sinais clínicos, recebendo alta médica. 5 CONCLUSÃO Conclui-se que a conduta clinicocirúrgica foi efetiva para recuperação do paciente. Enfatiza que se torna se suma importância ter conhecimento sobre à afecção, mesmo sendo de rara ocorrência, para assim encaminhar para conduta correta e sempre orientar tutores sobre a OH preventiva. PALAVRAS-CHAVE: hérnia inguinal, infecção, útero, cão
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