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Academic literature on the topic 'Modello distribuzione specie'
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Journal articles on the topic "Modello distribuzione specie"
De Nicola, C., G. Fanelli, G. Potena, L. Sammarone, M. Posillico, and A. Testi. "Distribution model of understory vegetation in beech forests from Central Apennines (Italy) in relation to edaphic parameters." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no. 4 (December 20, 2007): 439–49. http://dx.doi.org/10.3832/efor0496-0040439.
Full textBonavita, Paolo, and Augusto Vigna Taglianti. "Ocydromus subg. Nepha Motschulsky, 1864: revisione tassonomica, filogenesi e biogeografia (Coleoptera Carabidae)." Memorie della Società Entomologica Italiana 89, no. 1 (June 30, 2010): 7. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2010.7.
Full textVailati, Dante. "Revisione tassonomica delle «serie filetiche di Dellabeffaella e di Boldoria» con descrizione di quattro nuovi generi (Coleoptera Cholevidae Leptodirinae)." Bollettino della Società Entomologica Italiana, April 30, 2017, 3–32. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2017.3.
Full textDissertations / Theses on the topic "Modello distribuzione specie"
Zucchetta, Matteo <1977>. "Modelli di distribuzione dell’habitat per la gestione di specie lagunari di interesse alieutico e conservazionistico." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1000.
Full textCONSOLE, GIULIA. "Effetti dei cambiamenti climatici sulla distribuzione di specie sensibili dell’erpetofauna europea: modelli di previsione e proposte di conservazione." Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2021. http://hdl.handle.net/11697/169593.
Full textSignorini, Manuela. "Analisi ecologica dei flebotomi vettori della leishmaniosi canina in Italia nord-orientale attraverso l'utilizzo di Sistemi Informativi Geografici (GIS) e Modelli di Distribuzione di Specie." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423675.
Full textA partire dagli anni '90, sono stati evidenziati nuovi focolai autoctoni di leishmaniosi canina in Italia settentrionale, area fino agli anni precedenti considerata indenne. Gradualmente, la malattia si è diffusa nelle Regioni dell’arco alpino e i monitoraggi entomologici condotti, hanno evidenziato la presenza stabile di due vettori della malattia, P. perniciosus e P. neglectus, in diverse aree del Territorio. Il cambiamento della distribuzione della malattia sembra legato principalmente al movimento dei cani infetti dalle aree endemiche, all’aumento degli spostamenti di merci, animali e persone ed ai cambiamenti climatici, determinanti per la sopravvivenza dei vettori. Lo studio descrive i risultati di 12 anni di campionamenti entomologici, condotti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, analizzati attraverso l’utilizzo di strumenti GIS e modelli di distribuzione di specie (SDMs) basati su dati ambientali ottenuti tramite remote sensing. Sono state analizzate diverse caratteristiche climatiche ed ambientali, relazionandole con i dati relativi ai monitoraggi, con la finalità di comprendere meglio l’ecologia dei vettori e l’epidemiologia della malattia, per creare uno strumento di supporto alle attività di sorveglianza. Il monitoraggio è stato condotto dal 2001 al 2012 in 175 siti, utilizzando sticky traps (n=114 siti), CDC light traps (n=53 siti) e CO2 traps (n=66 siti). I siti sono stati geo-referenziati ed alcuni possibili fattori di rischio (altitudine, numero e specie di animali esca, tipologia di sito e livello di urbanizzazione) sono stati individuati e registrati sul campo. I dati di presenza/assenza dei flebotomi sono stati analizzati in funzione dei fattori di rischio considerati, di due variabili ambientali ottenute dal sensore MODIS (Normalized Difference Vegetation Index e Land Surface Temperature), di una mappa di uso del suolo (Corine Land Cover 2006), di un modello digitale del terreno (GTOPO30) e di una variabile climatica ottenuta dal data set WorldClim (BIO 18), relativa alle precipitazioni medie registrate nei trimestri più caldi. Le variabili risultate più rilevanti sono state utilizzate per elaborare un modello predittivo della presenza di P. perniciosus e dei flebotomi in Triveneto, utilizzando il software MaxEnt (Maximum Entropy Modeling System). In totale sono stati raccolti e identificati 6.144 flebotomi e P. perniciosus si è dimostrato essere la specie più rappresentata nel territorio (3.797 esemplari, 61,8%), con densità paragonabili a quelle registrate nelle aree endemiche del centro-sud Italia. L’analisi ecologica dei fattori di rischio ha individuato la fascia altitudinale tra i 100 e i 300 m s.l.m. come quella più idonea ai flebotomi. L’analisi delle variabili ambientali ha evidenziato che i flebotomi e P. perniciosus prediligono ambienti collinari, caratterizzati da un clima mite, elevata copertura vegetazionale e precipitazioni non abbondanti. Il modello di distribuzione di specie elaborato, ha mostrato un buon potere predittivo e si è dimostrato realistico, in quanto l’area risultata più idonea alla presenza dei flebotomi nel territorio si sovrappone in modo chiaro con le aree interessate da focolai di leishmaniosi canina. La visualizzazione dei pattern di distribuzione dei flebotomi vettori nello spazio ecologico, attraverso l’utilizzo di modelli di distribuzione di specie, si è dimostrata essere un valido strumento per comprendere quali fattori condizionano maggiormente la presenza degli stessi. Gli strumenti utilizzati possono essere considerati una nuova risorsa da integrare alle azioni di sorveglianza per la prevenzione della leishmaniosi canina, con il fine di destinare le risorse correttamente e di sviluppare strategie sempre più appropriate.
VAJANA, ELIA. "Studio della storia evoluzionistica e conservazione delle specie zootecniche attraverso analisi di genomica del paesaggio e modelli di nicchia ecologica." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19085.
Full textBiodiversity is quickly disappearing due to human impact on the biosphere, and to market pressure. Consequently, the protection of both wild and domestic species needs to become a priority in order to preserve their evolutionary potential and, ultimately, guarantee a sustainable future for coming human generations. To date, tens of methods have been proposed to prioritize biodiversity for conservation purposes. Here, an ontology for priority setting in conservation biology is provided with the aim of supporting the selection of the most opportune methodologies given specific conservation goals. Further, two case studies are presented characterizing neutral and adaptive genomic diversity in water buffalo (Bubalus bubalis L.) and indigenous Ugandan cattle (Bos taurus L.), respectively. In particular, two independent domestication centres (North-western India and Indochina) and separate migration routes are suggested for the ‘river’ and ‘swamp’ water buffalo types. In the case of indigenous Ugandan cattle, the integration of species distribution modelling and landscape genomics techniques allowed the identification of PRKG1 and SLA2 as candidate genes for local adaptation to East Coast Fever, a vector-borne disease affecting bovine populations of Sub-Saharan Africa. Results are discussed for their implications in water buffalo conservation and Ugandan cattle adaptive management.
VAJANA, ELIA. "Studio della storia evoluzionistica e conservazione delle specie zootecniche attraverso analisi di genomica del paesaggio e modelli di nicchia ecologica." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19085.
Full textBiodiversity is quickly disappearing due to human impact on the biosphere, and to market pressure. Consequently, the protection of both wild and domestic species needs to become a priority in order to preserve their evolutionary potential and, ultimately, guarantee a sustainable future for coming human generations. To date, tens of methods have been proposed to prioritize biodiversity for conservation purposes. Here, an ontology for priority setting in conservation biology is provided with the aim of supporting the selection of the most opportune methodologies given specific conservation goals. Further, two case studies are presented characterizing neutral and adaptive genomic diversity in water buffalo (Bubalus bubalis L.) and indigenous Ugandan cattle (Bos taurus L.), respectively. In particular, two independent domestication centres (North-western India and Indochina) and separate migration routes are suggested for the ‘river’ and ‘swamp’ water buffalo types. In the case of indigenous Ugandan cattle, the integration of species distribution modelling and landscape genomics techniques allowed the identification of PRKG1 and SLA2 as candidate genes for local adaptation to East Coast Fever, a vector-borne disease affecting bovine populations of Sub-Saharan Africa. Results are discussed for their implications in water buffalo conservation and Ugandan cattle adaptive management.
FARAONI, LORENZO. "Cambiamenti climatici e idoneità ecologica del territorio per le specie forestali: una indagine sulle pinete di pino nero in Toscana come supporto alla pianificazione." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/991606.
Full textRONDININI, CARLO. "Analisi comparative di Areali geografici e modelli di idoneità ambientale per i vertebrate africani: distribuzione delle specie e sistemi di riserve per la loro conservazione." Doctoral thesis, 2004. http://hdl.handle.net/11573/182291.
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