Academic literature on the topic 'Modi di dire'

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Journal articles on the topic "Modi di dire"

1

Corradini, Claudia, and Filippo La Porta. "Non c'e problema. Divagazioni morali su modi di dire e frasi fatte." Italica 75, no. 4 (1998): 600. http://dx.doi.org/10.2307/479618.

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2

Pittano (book author), Giuseppe, and Guido Pugliese (review author). "Frase fatta capo ha. Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni." Quaderni d'italianistica 14, no. 1 (April 1, 1993): 185–86. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v14i1.10201.

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3

Maffia, Gesualdo. ""Procurar sangue até num nabo": sulle traduzioni brasiliane delle Lettere dal Carcere di Antonio Gramsci." Revista de Italianística, no. 34 (November 7, 2017): 54. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i34p54-63.

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Abstract:
L’articolo ricostruisce i contesti e le scelte editoriali delle due edizioni brasiliane delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, rispettivamente del 1966 e del 2005. I due traduttori, svolgendo il proprio lavoro in situazioni storico-sociali molto differenti (Noênio Spínola durante la dittatura, Luiz Sérgio Henriques nel Brasile democratico), offrono al lettore traduzioni che si distanziano tra loro più che nelle scelte teoriche, nella resa empirica dell’epistolario gramsciano in lingua portoghese. Il testo si conclude analizzando alcune scelte di traduzione di modi di dire e proverbi italiani presenti in entrambe le edizioni brasiliane.
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4

Scotti Jurić, Rita, and Lorena Lazarić. "TRADUZIONE E TRADIZIONE. ALCUNE RIFLESSIONI SULLA POESIA DI DANIEL NAČINOVIĆ." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 175–93. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.11.

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Abstract:
C’è una differenza sostanziale tra chi si esprime con la lingua standard e chi lo fa in dialetto. Gli studi sulla traduzione della poesia dialettale sono pochi e le prospettive teoriche denunciano per lo più difficoltà implicite in una tale operazione, ma non forniscono modelli operativi soddisfacenti. La domanda che ci si pone è se sia corretto tradurre la poesia ciacava nel dialetto istroveneto o lo si debba fare in italiano standard. Nel saggio si discuteranno le peculiarità della scrittura poetica dialettale di Daniel Načinović: l'espressività della lingua orale legata alla concretezza e all’immediatezza, l'uso frequente di immagini e paragoni, di suoni onomatopeici, di forme allocutive e di modi di dire. In particolare si analizzeranno le tecniche traduttive che permetteranno di recuperare quell'orizzonte antropologico che può essere testimoniato non solo dal ciacavo che lo esprime, ma anche dall'istroveneto che questo mondo lo conosce e lo vive.
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5

Todorović, Suzana. "I TEMPI VERBALI DEL MODO INDICATIVO NEL DIALETTO ISTROVENETO DEL LITORALE SLOVENO." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 281–300. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.16.

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Abstract:
Nel presente contributo ci proponiamo di presentare l’impiego dei tempi verbali istroveneti del modo indicativo. Il lessico istroveneto (attinente all’area istriana nordoccidentale) è riportato in otto dizionari dialettali, ovvero Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria (Giulio Manzini e Luciano Rocchi, 1995), Dizionario del dialetto capodistriano (Dino Parovel, 2006), Voci della parlata isolana nella prima metà di questo secolo (Antonio Vascotto, 1987), Vocabolarietto del dialetto isolano (Antonio Delise, 2006), Dizionario del dialetto isolano: raccolta di parole e modi di dire della parlata isolana di ieri, di oggi e, forse, di domani (Silvano Sau, 2009), Le perle del nostro dialetto (Ondina Lusa e Marino Bonifacio, 2004, 2010, 2012). In alcuni dizionari gli autori riportano altresì una selezione di elementi grammaticali senza fornire un puntuale quadro grammaticale delle parlate prese in esame; oltre a ciò, non sempre vi è rispondenza tra gli elementi grammaticali riportati e quelli rilevati sul campo durante le nostre ricerche, essendo (stati) gli autori dei dizionari perlopiù amanti della parola dialettale e non linguisti o dialettologi. Le regole d’uso dei tempi verbali istroveneti (presente, imperfetto, futuro semplice, passato prossimo, imperfetto, trapassato rossimo, futuro anteriore) sono state definite mediante materiali testuali registrati sul campo durante le inchieste dialettali effettuate in sette punti d’inchiesta istroveneti. Tutti i testi ricavati sul campo sono stati corredati da traduzioni in italiano. Per ogni tempo verbale riportiamo le coniugazioni dei verbi ausiliari ˈeṡer ‘essere’ e ver ‘avere’ e le coniugazioni dei verbi regolari con infinito in -ar o -a (Pirano); -er (Capodistria), -e (Isola) o -i (Pirano e Strugnano); -ir (Capodistria, Isola) o -i (Pirano). Nel caso dei tempi verbali composti è stata messa in rilievo la loro modalità di formazione.
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6

Segatto, Matteo. "Recensione ad “aut aut”, numero 381, “Sartre/Merleau-Ponty. Un dissidio produttivo”." Chiasmi International 21 (2019): 389–93. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192135.

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Abstract:
Hanno ancora qualcosa da dirci Sartre e Merleau-Ponty oggi? Sessant’anni dopo i loro “contraccolpi” – consumatisi nella redazione di una rivista come “Les Temps Modernes” – vale ancora la pena di ripercorrere quella storia? È questa la domanda che apre l’ultimo numero di “aut aut” curato da Enrica Lisciani-Petrini e Raoul Kirchmayr. Si tratta di una domanda a cui è difficile rispondere e che ha a che fare con che cos’è la filosofia (oggi) e – soprattutto – che cos’è un filosofo (oggi). È una domanda che, nel caso di Sartre e di Merleau-Ponty, non chiama in causa soltanto due differenti scuole di pensiero, ma anche due modi differenti di intendere il mondo, la politica, gli altri e le relazioni con essi. Ma si tratta, in fondo, di una domanda che – con le parole di Sartre – ci porta a riflettere sul fatto che “si è filosofi quando si è morti”, poiché – in fondo – “fino a quando viviamo, siamo uomini che, tra l’altro, scrivono opere di filosofia”. E allora la risposta a quella domanda non può che essere affermativa: il loro “dissidio produttivo” (è questo il titolo del numero 381 di “aut aut”) è un atto vitale, un incontro-scontro necessario fra persone che fanno vivere la filosofia.Sartre et Merleau-Ponty ont-ils encore quelque chose à nous dire aujourd’hui ? Soixante années après leurs « contrecoups » – qui ont eu lieu dans la rédaction de la revue Les Temps Modernes – vaut-il encore la peine de reparcourir cette histoire ? Voilà la question qui ouvre le dernier numéro de la revue « aut aut », sous la direction d’Enrica Lisciani-Petrini et Raoul Kirchmayr. Il s’agit d’une question à laquelle il est difficile de répondre et qui est en rapport avec ce qu’est la philosophie (aujourd’hui) et – surtout – avec ce qu’est un philosophe (aujourd’hui). Il s’agit d’une question qui, chez Sartre et Merleau-Ponty, ne met pas seulement en cause deux courants de pensée différents, mais aussi deux différentes manières de concevoir le monde, la politique, les autres et les relations qu’on entretient avec eux. Mais il s’agit, au fond, d’une question qui – en employant les mots de Sartre – nous conduit à réfléchir sur le fait que « l’on est philosophes quand on est morts », parce que – après tout – « jusqu’à ce que nous vivons, nous sommes des hommes qui, entre autre, écrivent des oeuvres de philosophie ». Alors la réponse à cette question ne peut être qu’affirmative : leur « différend productif » (c’est le titre du numéro 381 de « aut aut ») est un acte vital, en même temps une rencontre et un affrontement nécessaires entre des personnes qui font vivre la philosophie.Do Sartre and Merleau-Ponty still have something to say to us today? Sixty years after their “breakup” – which took place in editing the journal Les Temps Modernes – is it still worthwhile to go over this history? This is the question that opens the last issue of the journal “aut aut,” under the direction of Enrica Lisciani-Petrini and Raoul Kirchmayr. It is a question to which it is difficult to respond and bears on what philosophy is (today) – and especially with what a philosopher is today. It is a matter which, according to Sartre and Merleau-Ponty, does not only call into question two different currents of thought, but also two different ways of conceiving the world, politics, others and the relations between them. But it is a matter, at its core, which – employing the words of Sartre – leads us to reflect on the fact that “we are philosophers when we are dead,” because – after all – “while we are alive, we are men who, among other things, write works of philosophy.” Thus, the response to this question can only be affirmative: their “productive difference” (this is the title of number 381 of “aut aut”) is a vital act, at the same time an encounter and necessary confrontation between persons who breathe life into philosophy.
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7

Gunes, Cengiz. "Political Representation of Alevi Kurds in Turkey: Historical Trends and Main Transformations." Kurdish Studies 8, no. 1 (May 24, 2020): 71–90. http://dx.doi.org/10.33182/ks.v8i1.522.

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Abstract:
This article explains the process of change in the political representation of Alevi Kurds in Turkey since the country held its first competitive election in 1950. It applies process tracing methodology to identify the dominant trends in Alevi Kurds’ political representation and highlights how the mode of their political participation evolved over time. The discussion presented here develops an explanation that connects the effects of key events and processes that shapes the outcome of this complex political phenomenon. The strong appeal among Alevi Kurds of the Turkish socialist movement and the political parties that are associated with the secular republican regime is discussed before the impact of the rise of Alevi and Kurdish movements on the Alevi Kurds’ political representation is assessed. The barriers Turkey’s restrictive political and legal order place on Alevi Kurds’ political representation are also highlighted. ABSTRACT IN KURMANJI Temsîliyeta siyasî ya kurdên Elewî li Tirkiyeyê: Meylên dîrokî û veguherînên esasî Ev gotar proseya guherîna temsîliyeta siyasî ya kurdên Elewî li Tirkiyeyê, ya ji wexta hilbijartina ewil ya pêşbazîdar a 1950an heta îro, rave dike. Gotar, rêbaza şopandina prosesê tetbîq dike ku meylên serdest ên di temsîliyeta siyasî ya kurdên Elewî de rave bike û li ser disekine ka şêwaza beşdarî û temsîliyeta wan bi demê re çawa vediguhere. Nîqaşa ku li vir hatiye diyarkirin ravekirineke wusa dike ku tesîra bûyerên û proseyên girîng yên ku şikl didin encama vê fenomena sîyasî ya tevlîhev bi hev ve girê dide. Daxwaza xurt a di nav kurdên Elewî yên di nav tevgerên sosyalîst ên tirk û partiyên siyasî yên têkilî rejîma komarî ya sekuler de tê nîqaşkirin berî nirxandina tesîra bilindbûna tevgerên Elewî û kurd ên li ser temsîliyeta siyasî a kurdên Elewî de. Herwiha, bal hatiye kişandin ser astengiyên nîzama qanûnî û siyasî ya sînorker a Tirkiyeyê ya ku li ser temsîliyeta kurdên Elewî bi cih dike.
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Sartori, Giovanni. "PLURALISMO, MULTICULTURALISMO E ESTRANEI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 3 (December 1997): 477–93. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200025077.

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Abstract:
IntroduzioneIl pluralismo è di moda. Ma le parole troppo popolari diventano oggetto di contesa e di conquista – dopotutto nomina numina – e così vengono abusate, distorte e trivializzate. Pertanto è bene ricostruire il concetto di pluralismo nella sua genesi e nel suo sviluppo storico, e così ancorare la parola alla storia della parola. Dal che risulterà che per quanto il concetto sia sempre stato, per così dire, elastico, non ne consegue che «pluralismo» sia una parola tuttofare atta a nobilitare quasiasi causa. A tirarli troppo anche gli elastici si rompono. Analogamente, più di tanto il concetto di pluralismo non può essere stiracchiato. O così sembra a me.
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Sinaga, Martin Lukito. "Umat Kristiani dan Politik Praktis di Indonesia: Dari Politik Minoritas ke Politik Pluralisme." Societas Dei: Jurnal Agama dan Masyarakat 1, no. 1 (October 24, 2017): 161. http://dx.doi.org/10.33550/sd.v1i1.51.

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Abstract:
Abstract: Theological attitude and political position of Christians in Indonesia is ambivalent, wich cause these people to be cornered as minority parasite. This situation needs to be adressed, and deeper understanding of Reformed heritage and Sam Ratulangis struggle in the dire era of Indonesian birth in 1945 can inspire a new mode of theology and Indonesian Christian political presence today. In this light, the strategic direction of Christian politics lies in the pluralism political movement. KEYWORS: incognito, civil obedience, minority politics, majoritarianism, politics of citizenship plurality
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10

Fantuzzi, Marco. "Ottavio Lurati,Per modo di dire … Storia della lingua e antropologia nelle locuzioni italiane ed europee." Zeitschrift für romanische Philologie (ZrP) 120, no. 1 (February 2004): 227–30. http://dx.doi.org/10.1515/zrph.2004.227.

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Dissertations / Theses on the topic "Modi di dire"

1

Lindecrantz, Ingrid. "Differenze tra il romanzo di Stieg Larsson Män som hatar kvinnor e la sua traduzione in italiano Uomini che odiano le donne." Thesis, Högskolan Dalarna, Italienska, 2011. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:du-6435.

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Gualdi, Valentina. "Analisi del linguaggio politico italiano nel periodo pre e post referendum costituzionale 2016." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12713/.

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Abstract:
Questo elaborato analizza le particolarità del linguaggio politico partendo dai resoconti stenografici dell’Assemblea della Camera dei deputati di novembre e dicembre 2016. Dopo aver introdotto la struttura delle sedute dell’Assemblea per comprendere il genere di evento comunicativo in cui i discorsi hanno luogo, l’analisi vera e propria inizia con l’esame del ruolo del Presidente e di come il suo modo di esprimersi sia profondamente legato alla prassi stabilita dal Regolamento della Camera. Successivamente sono analizzati aspetti dei discorsi quali i modi di dire, i forestierismi e le espressioni usate ripetutamente dai deputati, qui chiamati “futuri plastismi”. È poi prestata particolare attenzione alle scelte linguistiche dei deputati, considerando: l’uso dei pronomi personali soggetto (io, noi, voi e l’impersonale); le occorrenze di alcuni gli avverbi; e l’uso di alcune locuzioni preposizionali. Infine, questo elaborato affronta la questione della comunicazione conflittuale alla Camera dei deputati e di come questa influenzi le scelte linguistiche dei partecipanti, spiegando come affermazioni ironiche e modi di dire abbiano un’importante ruolo nella gestione del conflitto, concludendo con alcune considerazioni che “tireranno le somme” delle osservazioni fatte, descrivendo un discorso politico “tipo” di fine 2016. Lo scopo di questa tesi, al termine di un corso di laurea magistrale in interpretazione, è di fare chiarezza su alcuni fenomeni tipici del linguaggio politico che possono rendere i discorsi complessi da interpretare.
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Books on the topic "Modi di dire"

1

Dizionario dei modi di dire. Milano: Garzanti, 2001.

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2

Erasmus, Desiderius. Modi di dire: Adagiorum collectanea. Torino: Giulio Einaudi editore, 2013.

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3

Lurati, Ottavio. Modi di dire: Nuovi percorsi interpretativi. 2nd ed. Lugano (CH): Fondazione Ticino nostro, 1998.

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4

Martone, Mario. Proverbi detti e modi di dire lucani. Venosa: Appia 2 editrice, 2000.

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5

Martone, Mario. Proverbi detti e modi di dire lucani. Venosa (Potenza): Appia 2, 2000.

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6

Martone, Mario. Proverbi detti e modi di dire lucani. Venosa (Potenza): Appia 2, 2000.

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7

Martone, Mario. Proverbi detti e modi di dire lucani. Venosa (Potenza): Appia 2, 2000.

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Martone, Mario. Proverbi detti e modi di dire lucani. Venosa: Appia 2 editrice, 2000.

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9

Miniati, Valeria. Proverbi e modi di dire in Romagna. Ravenna: Longo, 1989.

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10

Rapelli, Giovanni. Si dice a Verona: 500 modi di dire del Veronese. Sommacampagna (Verona): Cierre, 2003.

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