Academic literature on the topic 'Museo archeologico di Aidone'

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Journal articles on the topic "Museo archeologico di Aidone"

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Packer, James, and Luigi Sperti. "I capitelli romani del Museo Archeologico di Verona." American Journal of Archaeology 90, no. 2 (April 1986): 248. http://dx.doi.org/10.2307/505447.

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Williams, Hector, Annamaria Larese, Daniele Sgreva, Laurent Chrzanovski, and Denis Zhuravlev. "Le lucerne fittili del museo archeologico di Verona." American Journal of Archaeology 106, no. 3 (July 2002): 496. http://dx.doi.org/10.2307/4126304.

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3

Spivey, Nigel, and Luigi Donati. "Le tombe da Saturnia nel Museo Archeologico di Firenze." American Journal of Archaeology 95, no. 4 (October 1991): 752. http://dx.doi.org/10.2307/505911.

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4

Testa, Pietro. "Un 'Collare' in Faience nel Museo Archeologico di Napoli." Journal of Egyptian Archaeology 72 (1986): 91. http://dx.doi.org/10.2307/3821482.

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Testa, Pietro. "Un ‘Collare’ in Faïence Nel Museo Archeologico Di Napoli." Journal of Egyptian Archaeology 72, no. 1 (August 1986): 91–99. http://dx.doi.org/10.1177/030751338607200108.

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Abstract:
Publication of a faience ‘necklace’ composed of twenty-four plaques, inscribed on both sides with a magico-religious text in black hieroglyphs. Internal evidence suggests a Memphite provenance for the object, which can be dated by personal names to the Eighteenth or Nineteenth Dynasty. A cult or funerary purpose is suggested.
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Ammerman, Rebecca Miller, Lucia Amalia Scatozza Höricht, and Lucia Amalia Scatozza Horicht. "Le Terrecotte figurate di Cuma del Museo Archeologico Nazionale di Napoli." American Journal of Archaeology 94, no. 3 (July 1990): 511. http://dx.doi.org/10.2307/505825.

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Nicastro, G., and P. Puma. "VIRTUAL HERITAGE FOR THE DISSEMINATION OF THE BARATTI IN 3D PROJECT." ISPRS - International Archives of the Photogrammetry, Remote Sensing and Spatial Information Sciences XLII-2/W9 (January 31, 2019): 529–34. http://dx.doi.org/10.5194/isprs-archives-xlii-2-w9-529-2019.

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Abstract:
<p><strong>Abstract.</strong> The paper describes the final step of the Baratti in 3D project, aimed at the dissemination of the important archaeological heritage of the Etruscan city of Populonia (Tuscany, Italy). The chain of “data metrical surveying &amp;ndash; 2D and 3D representation &amp;ndash; communication” has been applied on the “Princes's tombs” of the monumental necropolis of San Cerbone and its finds to provide a detailed description of their context, workmanship, morphological characteristics and materials to realize the virtual recreation. The preservation of the finds from the excavations in two different museums far from the archaeological area (the Museo Archeologico Nazionale di Firenze and the Museo Archeologico del Territorio di Populonia, in Piombino) makes the understanding of the original context very difficult for visitors. Thus the “Baratti in 3D Project” has been conceived in order to document the tombs, their finds and produce the “virtual match” showing in its entirety the environmental and architectural provenance and material ritual context and in order to display in innovative visual approach this archaeological heritage. To complement the interactive platform, as a physical fallout of this project has been realized “A museum in every sense”, a permanent exhibition in the Museo Archeologico del Territorio di Populonia.</p>
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Martelli, Marina. "Roberta Gabrielli: Ceramica etrusco-corinzia del Museo Archeologico di Tarquinia." Gnomon 84, no. 3 (2012): 238–45. http://dx.doi.org/10.17104/0017-1417_2012_3_238.

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Izzo, Filomena. "Technological Innovation and Management Skills: Case Study of the Museo Archeologico di Napoli." International Business Research 10, no. 8 (July 4, 2017): 44. http://dx.doi.org/10.5539/ibr.v10n8p44.

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Abstract:
The aim of this article is to contribute to the debate on how management positions in museums can contribute in successfully implementing technological innovations within a museum. The results of a case study on the - Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) – which covers the theme of transferrable skills of a museum director for the successful implementation of technological innovations to improve the service the museum offers to the benefit of the public.
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Biella, Maria Cristina. "Fulvia Lo Schiavo, Antonella Romualdi: I complessi archeologici di Trestina e di Fabbrecce nel Museo Archeologico di Firenze." Gnomon 84, no. 02 (2012): 143–48. http://dx.doi.org/10.17104/0017-1417_2012_02_143.

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More sources

Dissertations / Theses on the topic "Museo archeologico di Aidone"

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Raffaelli, Davide. "Archeologia, paesaggio, architettura: il museo archeologico di Verucchio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4070/.

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Biondi, Alice. "Un museo archeologico per le necropoli villanoviane di Verucchio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5260/.

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Abstract:
Ogni luogo, ogni città, reca i segni dell’evoluzione e della trasformazione dettata dal tempo. In alcuni casi il passato viene visto con un’accezione negativa, in altri positiva a tal punto da monumentalizzarla. Nel caso della città di Verucchio non è possibile mettere in ombra il valore, e la forza della Rocca del Sasso, che per la sua storia e la sua posizione, che la rende visibile sia dall’interno che dall’esterno del centro storico, la attesta come simbolo della città. Allo stesso tempo questa città di piccole dimensioni possiede un ricco passato che non è rintracciabile all’interno della città storica ma che emerge dal verde, nonchè dagli spazi nascosti sotto il parco che cinge perimetralmente la città. Questi momenti della storia, importanti e riconoscibili, possono essere connessi nonostante sia notevole il salto temporale che li divide. Lo strumento deve essere una forma che li unisca, uno spazio pubblico, limitato ma aperto, distinguibile ma integrato nel paesaggio, un nuovo “layer” che si sovrapponga a quelli precedenti esaltandone il valore. Il tema della direzione, del percorso, è alla base dei ragionamenti e delle soluzioni proposte per la realizzazione di un museo archeologico. A differenza dei luoghi pubblici come la piazza o il teatro, in questo caso l’esposizione prevede che l’utente si muova negli ambienti, che segua in maniera dinamica una serie di spazi, di figure, di affacci, che devono essere in grado si susseguirsi in maniera fluida, attraverso un “respiro” che mantenga alta l’attenzione del visitatore. Adottato questo tema si ha la possibilità di declinarlo più volte, attraverso non solo la disposizione degli spazi ma anche con la posizione dei volumi e degli assi che li generano. Il progetto del nuovo museo si pone in una zona che può essere definita come “di cerniera” tra il centro storico e il parco archeologico. A livello territoriale questa può essere giudicata una zona critica, poiché sono più di trenta i metri di dislivello tra queste due zone della città. La sfida è quindi quella di trasformare la lontananza da problema a opportunità e relazionarsi con la conformazione del territorio senza risultare eccessivamente impattanti ed invasivi su quest’ultimo. Poiché la città di Verucchio possiede già un museo archeologico, inserito all’interno dell’ex convento e della chiesa di Sant’Agostino, il percorso archeologico, che vede il museo progettato come fulcro del tutto, prevede che il turista abbia la possibilità di conoscere la civiltà villanoviana visitando sia il museo di progetto che quello esistente, avendo questi differenti allestimenti che non creano delle “sovrapposizioni storiche”, poiché sono uno tematico e l’altro cronologico. Il museo esistente si inserisce all’interno di un edificio esistente, adattando inevitabilmente i propri spazi espositivi alla sua conformazione. La realizzazione di un una nuova struttura porterebbe a una migliore organizzazione degli spazi oltre che ad essere in grado di accogliere anche i reperti presenti all’interno dei magazzini dell’ex convento e dei beni culturali di Bologna. La necropoli Lippi è solo una delle necropoli individuate perimetralmente alla città e i reperti, rilevati, catalogati e restaurati, sono in numero tale da poter essere collocati in una struttura museale adeguata. Il progetto si sviluppa su più fronti: l’architettura, l’archeologia ed il paesaggio. Il verde è una componente fondamentale del sistema della città di Verucchio, risulta essere un elemento di unione, che funge talvolta da perimetro del centro, talvolta da copertura della nuda roccia dove l’inclinazione del terreno non ha permesso nel tempo la realizzazione di edifici e strutture urbane, si mette in contrapposizione con la forma e i colori della città.
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Morigi, Wladim, Marco Montalti, and Cristina Guarino. "Convento di San Domenico a Imola. Progetto di un nuovo Museo Archeologico della città." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15616/.

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Abstract:
Nato dall’esigenza di riorganizzare, accogliere e musealizzare i numerosi reperti restituiti dal ricchissimo palinsesto archeologico della città di Imola, il progetto per il nuovo museo archeologico della città prevede una nuova sistemazione dell’antico convento del San Domenico. Attraverso un’attenta rilettura degli spazi e dopo un’analisi storica che ha permesso di ricostruire la vicenda costruttiva di questo complesso, dalle sue origini ad oggi, la nuova riorganizzazione del museo avrà come obiettivo quello di valorizzare i reperti custoditi così come l’edificio che lo andrà ad accogliere. Ospitato in un luogo dalla storia complessa, testimone degli eventi che hanno modificato la città di Imola, il nuovo museo cercherà un dialogo tra i reperti e il contesto, accompagnando l’utente attraverso un’esperienza di visita dinamica e coinvolgente. Il nuovo museo proporrà dunque un itinerario in cui l’utente potrà organizzare autonomamente la visita tra le cinque aree tematiche proposte, approfondendo solo i temi inerenti ai propri interessi. Il progetto approfondirà nello specifico tre sezioni del museo che saranno collocate in tre spazi ritenuti di rilevante importanza all’interno del convento: Il nuovo ingresso, posto in sostituzione a quello attuale, costituirà la nuova interfaccia tra il museo, il convento, la città e il sito archeologico della domus del Galletto. Il lapidarium, ideato nel primo chiostro del convento proporrà una raccolta di importanti opere funerarie di particolare forza espressiva e rappresenterà l’evolversi del rapporto tra la città dei vivi e la città dei morti dall’epoca romana a quella medievale. Il museo del convento di San Domenico, collocato negli spazi più antichi del complesso, accompagnerà l’utente alla scoperta della storia del convento, da Forum Cornelii al complesso attuale attraverso i segni ancora presenti quali testimoni tangibili degli eventi.
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Del, Bianco Caterina. "Una nuova sede per il Centro Studi Vitruviani di Fano e Museo Archeologico. Progetto di un polo culturale sulle rovine di Fanum Fortunae." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2429/.

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Abstract:
Questa tesi di laurea nasce da una collaborazione con il Centro Studi Vitruviani di Fano, un’associazione nata il 30 Settembre 2010 nella mia città. Le note vicende riguardanti la Basilica vitruviana di Fano fanno della città adriatica il luogo più autorevole per accogliere un Centro Studi Internazionale dedicato all’opera di Vitruvio. Questa associazione è nata come contenitore di riferimento per eventi e iniziative legate al mondo della classicità intesa come momento storico, ma anche come più ampio fenomeno non solo artistico che interessa trasversalmente tutta la cultura occidentale. La creazione di un’istituzione culturale, di fondazione pubblico-privata, con l'obiettivo di porsi a riferimento internazionale per il proprio ambito di ricerca, è notizia comunque rilevante in un periodo in cui lo Stato vara l’articolo 7 comma 22 di una legge che ribadisce la fine dei finanziamenti agli enti, agli istituti, e alle fondazioni culturali. Il Centro Studi Vitruviani dovrà diventare presto sede di momenti scientifici alta, borse di studio, occasioni divulgative, mostre, iniziative didattiche. L’alto livello scientifico mi si è presentato subito chiaro durante questi mesi di collaborazione con il Centro, quando ho avuto l’occasione di incontrare e conoscere e contattare personalità quali i Professori Salvatore Settis, Pierre Gros, Howard Burns, Antonio Corso, Antonio Monterroso e Piernicola Pagliara. Attualmente nella mia città il Centro Studi ha una sede non adeguato, non è fruibile al pubblico (per problemi accessi in comune con altri Enti) e non è riconoscibile dall’esterno. L’attuale sede è all’interno del complesso conventuale del S.Agostino. Il Centro Studi mi ha proposto di valutare la possibilità di un ampliamento dell’associazione in questo edificio storico. Nel mio progetto è stato previsto un processo di acquisizione totale del complesso, con un ripensamento dell’accesso riconoscibile dall’esterno, e un progetto di rifunzionalizzazione degli spazi interni. È stata inserita un’aula per la presentazione di libri, incontri e congressi, mostre ed esposizioni, pubblicazioni culturali e specialistiche. Il fatto interessante di questa sede è che l’edificio vive sulle rovine di un tempio romano, già visitabile e inserite nelle visite della città sotterranea. Fano, infatti, è una città di mare, di luce e nello stesso tempo di architetture romane sotterranee. L’identità culturale e artistica della città è incisa nelle pieghe dei suoi resti archeologici. Le mura augustee fanesi costituiscono il tratto più lungo di mura romane conservate nelle città medio-adriatiche. Degli originari 1750 metri, ne rimangono circa 550. Di grande suggestione sono le imponenti strutture murarie rinvenute sotto il complesso del Sant’Agostino che hanno stimolato per secoli la fantasia e suscitato l'interesse di studiosi ed appassionati. Dopo la prima proposta il Centro Studi Vitruviani mi ha lanciato una sfida interessante: l’allargamento dell’area di progetto provando a ripensare ad una musealizzazione delle rovine del teatro romano dell’area adiacente. Nel 2001 l’importante rinvenimento archeologico dell’edificio teatrale ha donato ulteriori informazioni alle ricostruzione di una pianta archeologica della città romana. Questa rovine tutte da scoprire e da ripensare mi si sono presentate come un’occasione unica per il mio progetto di tesi ed, inoltre, estremamente attuali. Nonostante siano passati dieci anni dal rinvenimento del teatro, dell’area mancava un rilievo planimetrico aggiornato, un’ipotesi ricostruttiva delle strutture. Io con questo lavoro di Tesi provo a colmare queste mancanze. La cosa che ritengo più grave è la mancanca di un progetto di musealizzazione per inserire la rovina nelle visite della Fano romana sotteranea. Spero con questa tesi di aver donato materiale e suggestioni alla mia città, per far comprendere la potenzialità dell’area archeologica. Per affrontare questo progetto di Tesi sono risultate fondamentali tre esperienze maturate durante il mio percorso formativo: prima fra tutte la partecipazione nel 2009 al Seminario Internazionale di Museografia di Villa Adriana Premio di Archeologia e Architettura “Giambattista Piranesi” organizzato nella nostra facoltà dal Prof. Arch. Sandro Pittini. A noi studenti è stata data la possibilità di esercitarci in un progetto di installazioni rigorosamente temporanee all’interno del sedime archeologico di Villa Adriana, grande paradigma per l’architettura antica così come per l’architettura contemporanea. Nel corso del quarto anno della facoltà di Architettura ho avuto l’occasione di seguire il corso di Laboratorio di Restauro con i professori Emanuele Fidone e Bruno Messina. Il laboratorio aveva come obiettivo principale quello di sviluppare un approccio progettuale verso la preesistenza storica che vede l'inserimento del nuovo sull'antico non come un problema di opposizione o di imitazione, ma come fertile terreno di confronto creativo. Durante il quinto anno, ho scelto come percorso conclusivo universitario il Laboratorio di Sintesi Finale L’architettura del Museo, avendo già in mente un progetto di tesi che si rivolgesse ad un esercizio teorico di progettazione di un vero e proprio polo culturale. Il percorso intrapreso con il Professor Francesco Saverio Fera mi ha fatto comprendere come l’architettura dell'edificio collettivo, o più semplicemente dell’edificio pubblico si lega indissolubilmente alla vita civile e al suo sviluppo. È per questo che nei primi capitoli di questa Tesi ho cercato di restituire una seria e attenta analisi urbana della mia città. Nel progetto di Tesi prevedo uno spostamento dell’attuale Sezione Archeologica del Museo Civico di Fano nell’area di progetto. Attualmente la statuaria e le iscrizioni romane sono sistemate in sei piccole sale al piano terra del Palazzo Malatestiano: nel portico adiacente sono esposti mosaici e anfore sottoposte all’azione continua di volatili. Anche la Direttrice del Museo, la Dott.ssa Raffaella Pozzi è convinta del necessario e urgente spostamento. Non è possibile lasciare la sezione archeologica della città all’interno degli insufficienti spazi del Palazzo Malatestiano con centinaia di reperti e materiali vari (armi e uniformi, pesi e misure, ceramiche, staturia, marmi, anfore e arredi) chiusi e ammassati all’interno di inadeguati depositi. Il tutto è stato opportunamente motivato in un capitolo di questa Tesi. Credo fortemente che debbano essere le associazioni quali il CSV assieme al già attivissimo Archeclub di Fano e il Museo Archeologico, i veri punti di riferimento per questa rinascita culturale locale e territoriale, per promuovere studi ed iniziative per la memoria, la tutela e la conservazione delle fabbriche classiche e del locale patrimonio monumentale. Questo lavoro di Tesi vuole essere un esercizio teorico che possa segnare l’inizio di un nuovo periodo culturale per la mia città, già iniziato con l’istituzione del Centro Studi Vitruviani. L’evento folkloristico della Fano dei Cesari, una manifestazione sicuramente importante, non può essere l’unico progetto culturale della città! La “Fano dei Cesari” può continuare ad esistere, ma deve essere accompagnata da grandi idee, grandi mostre ed eventi accademici.
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Potente, Margherita. "Mhrauli, New Delhi, India: riqualificazione del parco archeologico e progetto di nuovi spazi museali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3628/.

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Abstract:
Lo spazio periurbano della città di Mehrauli è caratterizzato dalla massiccia presenza di reperti archeologici di importanza rilevante. L’intervento si pone come obbiettivo la valorizzazione di questo vasto patrimonio storico-culturale attraverso il progetto di un parco archeologico che alterna verde attrezzato ad un reticolo di percorsi connettivi. In particolare il parco archeologico individua un sistema museale capace di connettere il tessuto urbano della città ai reperti storici più rilevanti. Il sistema parco si connette quindi alla città attraverso la realizzazione di servizi, dove oltre al museo possono essere individuati: un mercato, un aggregato residenziale e differenti edifici che possono ospitare in maniera flessibile diverse attività.
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Fusco, Roberta. "Il Museo Civico Archeologico di Bologna e il progetto di Coriolano Monti nell'ex Ospedale della Morte. Linee guida per una revisione consapevole dell'impiantistica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il lavoro di tesi si pone l'obiettivo di analizzare criticamente e filologicamente il manufatto oggetto di studio, conosciuto come “Ex Ospedale della Morte”, attuale Museo Civico Archeologico di Bologna. Tale edificio deve la sua immagine architettonica principalmente ai radicali lavori di trasformazione condotti da Coriolano Monti, nella seconda metà dell’Ottocento. Nel periodo immediatamente successivo all'Unità d’Italia, Monti esprime la sua mirabile perizia grafica nello studio di diversi interventi urbanistici, progetti che modificarono ampiamente il tessuto urbano del centro storico della città di Bologna. Il progetto relativo all'ex Ospedale della Morte si configura come centrale per “l’abbellimento” della città e, per questo motivo, si è scelto di verificare e analizzare gli effettivi interventi eseguiti dall'Ingegnere Capo e quale fosse la concezione unitaria che egli aveva predisposto per i vari locali destinandoli alla nuova grandiosa funzione di Museo Civico. La perfetta corrispondenza tra disegni di progetto e costruzione è stata utilizzata come base per analizzare il metodo operativo di Monti e la logica economica regolatrice dei suoi progetti. Tale lavoro di tesi, si pone infine come obiettivo conclusivo un approfondimento sulle tematiche impiantistiche ed energetiche per ricercare un possibile compromesso tra restauro, adeguamento funzionale e sostenibilità dell’intervento, ponendo sempre al primo posto le necessità di conservazione. In particolare, è stata studiata una proposta di climatizzazione delle sale del primo piano del Museo che garantisse un giusto confort termico, all'interno dell’area di progetto, e che allo stesso tempo preservasse la bellezza e le peculiarità delle sale espositive. Secondo una logica di riconoscimento e conservazione degli edifici storici e artistici, si è cercato di proporre una soluzione progettuale che mirasse il più possibile alla pura e semplice mimetizzazione visiva del sistema tecnologico prescelto.
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Crecco, Brian. "Musealizzazione del villaggio preistorico nel parco Acque Minerali di Imola." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi ha come oggetto di studio il sito archeologico del villaggio preistorico situato a Imola, più precisamente, all’interno del Parco delle Acque minerali. Esso si trova sul rilievo del Monte Castellaccio e nasce dal lavoro svolto nel Laboratorio di Laurea di Architettura per l’Archeologia durante l’Anno Accademico 2016-2017. L'obiettivo del progetto è stato quello di permettere, attraverso l’esposizione dei resti archeologici, una rivisitazione dell’area, attualmente trascurata, per renderla funzionale e in grado di essere utilizzata come zona museale. Per questo si è cercato di realizzare, su quest’area, un parco archeologico che fosse caratterizzato da una serie di padiglioni espositivi e laboratori di archeologia sperimentale al fine di permettere, ai visitatori del parco, di venire a conoscenza dei reperti venuti fuori dallo scavo fatto dall'archeologo Scarabelli. La tesi, quindi, è suddivisa in tre parti: la prima parte comprende l’analisi e lo studio della città svolto in collaborazione con gli altri componenti del Laboratorio, la seconda parte di studio e analisi dell’area archeologica oggetto del lavoro di tesi ed infine una terza parte che riguarda le soluzioni progettuali proposte. Il progetto qui presentato rappresenta un modo per mettere in risalto e valorizzare, attraverso l’importanza dei reperti archeologici, tutta l’area analizzata conferendo, non solo ad Imola ma a tutto il territorio romagnolo, un valore storico, artistico e architettonico di altri tempi.
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Luppino, Angela. "Raffaele Gargiulo e la sua collezione di vasi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli : ricerche sul restauro dei vasi antichi nella prima metà del XIX secolo a Napoli : tecniche e materiali." Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100020.

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Abstract:
La recherche a analysé la figure éclectique de Raffaele Gargiulo, marchand d'antiquités célèbre en Europe, collectionneur, personnage complexe et controversé de l'histoire du Musée de Naples, dans le monde des Antiquités napolitaines de la première moitié du XIXème siècle. À partir de sa collection d’objets provenant de la Grande-Grèce; l'une des plus riches du Musée de Naples, et en examinant en particulier les vases peints, nous avons analysé ses méthodes de travail ainsi que ses techniques de restauration, les matériaux qu’il a utilisés et les choix qu’il a faits pour reconstruire et comprendre les critères qui ont guidé la pratique de la restauration des vases du musée Royal Bourbon dans la première moitié du XIXème siècle. La recherche a analysé les événements historiques qui ont conduit le Musée Royal à acheter l’intégralité de la collection de Raffaele Gargiulo et, en particulier, sa collection de vases. Le travail effectué est accompagné de documents d'archives qui illustrent les longues négociations concernant l'achat des matériaux, commencé en 1852 et achevé en 1855 et renseignent sur les tendances et les choix effectués par le Musée Royal de Naples en étroite collaboration avec la Commission des Antiquités et des Beaux-Arts. L’enquête a permis d’en savoir plus sur le restaurateur-marchand qu’était R. Gargiulo et sur les relations qu’il entretenait avec les personnes impliquées dans ces affaires. En partant des sources bibliographiques, des anciens inventaires et des documents d’archives, nous avons identifié les vases de la collection Gargiulo (environ 481 vases) et tous les “vases Gargiulo" achetés par le Musée de Naples. Nous avons compilé le catalogue des vases, en les classant par type de céramique et en rédigeant une fiche pour chacun d’eux. À travers le catalogage des vases, qui a permis la reconstruction de la collection, nous avons cherché à identifier et à mettre en évidence les goûts du collectionneur R. Gargiulo mais aussi des personnes impliquées dans les choix (ministre, directeur du Musée, experts), qui ont déterminé un certain style pour les collections du Musée de Naples
The research focuses on the eclectic figure of Raffaele Gargiulo, who was a dealer, an expert, a restorer, a collector, a controversial figure in the history of the Naples Museum and Neapolitan antiques market in the first half of the nineteenth century. Starting from his collection of antiquites, one of the richest coming from Magna Graecia and which arrived in the Naples Museum, we have primarily examined the vases and have tried to analyze the restoration methods, the materials used and the choices made to reconstruct the criteria that guided the practice of the vases restoration in the Royal Bourbon Museum in the first half of the nineteenth century. The research analyzes the historical events that led to the purchase, by the Museum, of Raffaele Gargiulo’s collection, focusing mainly on the study of the vases collection. The research, enriched by archival documentation aimed at illustrating the long negotiation in the acquisition of the objects, which began in 1852 and ended in 1855, has shown the judgements and the choices made by the Neapolitan Museum in cooperation with the Commissione di Antichità e Belle Arti. Furthermore, it has contributed to define the figure of the restorer-dealer Gargiulo and his relationship with the people interested in the deal. A combination of archival documentation, old inventories and surveys in the Museum’s stores has allowed us to identify the Gargiulo’s vases collection (about 481 vases) and all the "Gargiulo’s vases" in the Museum. The vases catalogue has been created, in order to classify them according to type of ceramic, with an individual file for each vase. Thanks to the catalogue, which has aimed to the reconstruction of the collection, we have been able to highlight the aspects related to the criteria and to the taste of the collector Gargiulo and of the figures involved (Minister, Director of the Museum, experts, etc.). They have all contributed to the enrichment of the collections of the Naples Museum through the variety of artifacts and provenance from different locations in the Naples Kingdom.The research has also investigated the figure of the restorer Gargiulo, his "career" and his activities at the «Officina dei Vasi Italo-greci» of the Naples Museum. The restoration methods have been analyzed on some vases that still preserve the ancient interventions, focusing on a comparative study between old photos and archival documentation
La ricerca ha analizzato l'eclettica figura di Raffaele Gargiulo, commerciante, abile restauratore, collezionista, figura controversa nella storia del Museo di Napoli e dell’antiquaria napoletana nella prima metà del XIX secolo. Partendo dalla sua collezione, una delle raccolte più ricche di materiali di provenienza magnogreca mai giunte nel Museo di Napoli, esaminando in particolare i vasi, si è cercato poi di analizzare i metodi di restauro, i materiali adoperati e le scelte attuate per ricostruire e comprendere i criteri che guidarono la pratica del restauro dei vasi del Museo Borbonico nella prima metà dell'Ottocento. La ricerca ha analizzato le vicende che hanno portato all’acquisizione da parte del Museo Borbonico della collezione di Gargiulo nella sua totalità e, in particolare, della collezione vascolare. Il lavoro, corredato da documenti archivistici volti ad illustrare la lunga trattativa nell'acquisizione dei materiali, iniziata nel 1852 e conclusa nel 1855, ha messo in evidenza le valutazioni, le tendenze e le scelte operate a Napoli presso il Museo in stretto rapporto con la Commissione di Antichità e Belle Arti e ha contribuito a delineare la figura del restauratore-commerciante Gargiulo e il suo rapporto con le figure che, più o meno appassionatamente, si interessarono alla vicenda.Sono stati individuati, sulla base delle fonti, degli antichi inventari e dei documenti archivistici, i vasi della collezione Gargiulo (481 vasi ca.) e tutti i “vasi Gargiulo” immessi nel Museo. Si è redatto il catalogo dei vasi, diviso per classi ceramiche e con la redazione di singole schede per ogni vaso. Attraverso il catalogo e quindi la ricostituzione della collezione, si sono potute individuare, nella sua varietà di classi ceramiche e di provenienze, gli aspetti relativi ai criteri e al gusto di Gargiulo e delle figure coinvolte (Ministro, Direttore del Museo, esperti, etc.) che hanno determinato anche una scelta di gusto e di rappresentatività per le collezioni del Museo di Napoli. La ricerca ha anche preso in esame la figura del restauratore Gargiulo, la sua “carriera” e la sua attività presso «l’Officina dei Vasi Italo-greci» del Museo di Napoli. Si sono esaminati i metodi di restauro su alcuni vasi che ancora conservano gli interventi antichi, anche attraverso uno studio comparativo tra le foto antiche e i documenti di archivio
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Books on the topic "Museo archeologico di Aidone"

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editor, Bonanno Carmela, ed. Il Museo archeologico di Morgantina: Catalogo. Roma: "L'Erma" di Bretschneider, 2013.

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Rastrelli, A. Museo archeologico di Chiusi. Roma: Vision, 1991.

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Vita, Antonino Di. Camarina: Museo archeologico. Palermo: Novecento, 1995.

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Graziella, Fiorentini, ed. Agrigento, Museo archeologico. Palermo [Italy]: Novecento, 1992.

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5

Museo archeologico nazionale. [Naples]: Electa Napoli, 2001.

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Marras, Luisa Anna. Il Museo archeologico di Carbonia. Sassari: C. Delfino, 1998.

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7

Pulacchini, Daniela. Il Museo archeologico di Dorgali. Sassari: C. Delfino, 1998.

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8

Marras, Luisa Anna. Il Museo archeologico di Carbonia. Sassari: C. Delfino, 1998.

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9

Pulacchini, Daniela. Il Museo archeologico di Dorgali. Sassari: C. Delfino, 1998.

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10

Museo archeologico regionale di Agrigento., ed. Museo archeologico regionale di Agrigento. Agrigento: Arcadia, 2006.

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More sources

Book chapters on the topic "Museo archeologico di Aidone"

1

"I VETRI DEL MUSEO DI TRIPOLI." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 11–12. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.8.

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2

"Lista di figure nel testo." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, ii. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.3.

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3

"ATTESTAZIONI, AREALI DI DISTRIBUZIONE, DIFFUSIONE." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 13–16. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.9.

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4

"Front Matter." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.1.

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5

"CATALOGO." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 17–64. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.10.

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6

"I VETRI E I LORO CONTESTI." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 65–90. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.11.

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7

"RUOLO E SIGNIFICATI SIMBOLICI DEL VASELLAME IN VETRO NEI CORREDI FUNERARI DI OEA." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 91–96. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.12.

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8

"CONCORDANZE." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 97–102. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.13.

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9

"FIGURE." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 103–46. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.14.

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10

"TAVOLE." In I vetri del Museo archeologico di Tripoli, 147–74. Archaeopress Publishing Ltd, 2014. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvqmp13g.15.

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Conference papers on the topic "Museo archeologico di Aidone"

1

Ventura, Paola, and Paola Maggi. "Importazioni di ceramiche fini orientali ad Aquileia. Nuovi dati dalle collezioni storiche del Museo Archeologico Nazionale." In 31st Congress of the Rei Cretariae Romanae Fautores, Cluj-Napoca, Romania. Archaeopress Archaeology, 2020. http://dx.doi.org/10.32028/9781789697483-16.

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2

Frasca, Francesca, Cristina Cornaro, and Anna Maria Siani. "A method for an effective microclimate management in historical buildings combining monitoring and dynamic simulation: the case of “Museo Archeologico di Priverno”." In 7th International Building Physics Conference. Syracuse, New York: International Association of Building Physics (IABP), 2018. http://dx.doi.org/10.14305/ibpc.2018.ie-1.01.

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