Academic literature on the topic 'Museo della civiltà romana'

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Journal articles on the topic "Museo della civiltà romana"

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Ungaro, Lucrezia, Marco Sartini, and Paolo Vigliarolo. "Ricostruire l’antico. Dal Museo della Civiltà Romana al Museo dei Fori Imperiali." Virtual Archaeology Review 1, no. 1 (April 11, 2010): 55. http://dx.doi.org/10.4995/var.2010.4769.

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Ungaro, Lucrezia, Marco Sartini, and Paolo Vigliarolo. "Ricostruire l’antico. Dal Museo della Civiltà Romana al Museo dei Fori Imperiali." Virtual Archaeology Review 2, no. 4 (May 20, 2011): 123. http://dx.doi.org/10.4995/var.2011.4567.

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Tortosa, Trinidad, Lucrezia Ungaro, and Diego Suárez Martínez. "Los vaciados de arqueología hispana en el ‘Museo della Civiltà Romana’ y el valor futuro de estas colecciones." Ge-conservacion 20 (December 4, 2021): 228–40. http://dx.doi.org/10.37558/gec.v20i1.990.

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Abstract:
El presente trabajo tiene como objetivo profundizar en la importancia que ha tenido el vaciado de esculturas en la transmisión del conocimiento. Se inicia la digresión con una introducción a la historia de esta práctica desde la Antigüedad, pasando por la Edad Media y Moderna y llegando hasta las Exposiciones Internacionales de 1911 y 1937. Estos dos eventos celebrados en la ciudad de Roma muestran la estrecha relación existente entre el vaciado de originales y las inquietudes de la sociedad del momento. Éstas nos sirven, a su vez, como punto de inicio para exponer el estado de la cuestión de esta práctica en la museística actual a través de diversos casos de estudio que se están produciendo en la actualidad. Asimismo, se abordan sus retos y ventajas en el futuro inmediato.
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Onians, John. "Römische Tempelkultbilder. Eine Archäologische Untersuchung zur Späten Republik. By Hans Gunther Martin. 27·5 × 19 cm. 271 + 44 pls. + figs. Rome: ‘L'Erma’ di Bretschneider (Studi e Materiali del Museo della Civiltà Romana, 12) 1987. ISBN 88-7062-579-6. Price not stated." Antiquaries Journal 68, no. 2 (September 1988): 350–51. http://dx.doi.org/10.1017/s0003581500069808.

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Pastor Muñoz, Mauricio. "Epigrafía romana del Museo de Doña Mencía : (Córdoba)." Espacio Tiempo y Forma. Serie II, Historia Antigua, no. 25 (January 1, 2012): 103. http://dx.doi.org/10.5944/etfii.25.2012.10284.

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Martínez Mira, Isidro. "Hucha cerámica del S. III d. C. del Museo Arqueológico Municipal de Lorca (Murcia)." Lucentum, no. 21-22 (December 15, 2003): 163. http://dx.doi.org/10.14198/lvcentvm2002-2003.21-22.10.

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Barrionuevo, Francisco, Helena Gimeno, and Javier Del Hoyo. "Inscripciones sobre tegulae y ladrillos en el Museo de Jerez (Cádiz)." Onoba. Revista de Arqueología y Antigüedad, no. 10 (October 3, 2022): 225–30. http://dx.doi.org/10.33776/onoba.vi10.6878.

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Baena del Alcázar, Luis. "Nuevos datos sobre una escultura romana en el Museo de León." BAETICA. Estudios de Historia Moderna y Contemporánea, no. 35 (April 16, 2015): 137–48. http://dx.doi.org/10.24310/baetica.2013.v0i35.61.

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Carrasco Ferrer, Marta, and Miguel Ángel Elvira Barba. ""Hipno". El sueño en el Museo del Prado." Eikon / Imago 5, no. 2 (December 9, 2016): 27–38. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.73493.

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Abstract:
Hipno, en latín Somnus, el Sueño, es más una personificación que una figura mítica, aunque intervenga en ciertas leyendas. Sin embargo, aquí nos interesa porque aparece en tres esculturas del Museo del Prado, y cada una de ellas plantea problemas distintos, tanto iconográficos como históricos. El presente estudio analiza por separado con el fin de mostrar cuántos enfoques pueden adoptarse ante las esculturas ideales de época romana.
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Ghezzi y Alvarez, Alberto. "Ruina Montium: l’oro di Roma nelle miniere di Las Médulas." Firenze Architettura 26, no. 1 (September 26, 2022): 162–73. http://dx.doi.org/10.36253/fia-13944.

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Abstract:
Situate nel nord-ovest della penisola iberica, tra i monti coperti di castagni della comarca del Bierzo, tra Castiglia e Galizia, le miniere d’oro di Las Médulas rappresentano una documentazione unica di trasformazione diretta del paesaggio da parte della civiltà romana attraverso la tecnica di ruina montium descritta da Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale. Located in the northwest of the Iberian peninsula, among the chestnut-covered hills of the comarca of Bierzo, halfway between Castile and Galicia, the gold mines of Las Médulas offer a unique documentation of direct landscape transformation by the Romans using the ruina montium technique described by Pliny the Elder in his Naturalis Historia.
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Dissertations / Theses on the topic "Museo della civiltà romana"

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Marcato, Laura <1988&gt. "L'evoluzione di un piccolo museo: il Museo della Centuriazione Romana di Borgoricco." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13510.

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Abstract:
La nascita di un ecomuseo scaturisce dal bisogno della popolazione di un certo territorio di riappropriarsi della propria storia: il piccolo museo di Borgoricco, sorto negli anni Ottanta come semplice deposito, si sta evolvendo in un vero e proprio museo del territorio. Ripercorrendo la sua breve storia si nota il rapporto diretto tra l’incremento della collezione e l’importanza che esso acquisisce agli occhi dei cittadini, tanto che l’architetto Aldo Rossi lo inserisce, assieme a un teatro e ad ampie sale per le riunioni, nel nuovo Centro Civico di Borgoricco, cuore culturale del paese. Fin da subito il Museo della Centuriazione Romana non si è limitato ad essere un contenitore di reperti ma si è posto come punto di riferimento di tutto il territorio, ed è proprio in questa direzione che dovrà continuare a muoversi. Questo lavoro di ricerca nasce dal concreto bisogno di analizzare le varie proposte di sviluppo avanzate negli anni da istituzioni e associazioni culturali e, in relazione ad altri esempi di museo diffuso caratteristicamente vicini a quello di Borgoricco, si propone di abbozzare una nuova via che permetta a questo piccolo museo di farsi portatore attivo della millenaria storia che rappresenta e conserva.
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Ruotolo, Davide. "MoAN Museo dell'Antico Nilo - Progetto di un nuovo polo museale sulla proliferazione della civiltà egizia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15230/.

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Abstract:
La proliferazione della civiltà egizia è stata possibile solo grazie alla presenza del Nilo. Da qui lo spunto per indire un concorso sulla progettazione di un polo museale che racconti i motivi dello sviluppo della popolazione egiziana. Il concorso è stato preso come riferimento per questa tesi in quanto nata dall’esigenza di un confronto personale con un’architettura diversa da quelle affrontate in precedenza durante il percorso accademico. Ciò che oggi si conosce dell’architettura egizia è basato principalmente sui monumenti religiosi, da quelli di culto a quelli funerari, che sono stati oggetti di studio per comprenderne e rivisitarne gli stilemi, associandoli ad una tipologia di architettura differente, quella museale. La progettazione di un museo è accompagnata da notevoli difficoltà, quali la corretta distribuzione e la piena fruizione degli spazi espositivi, di intrattenimento e privati, una giusta illuminazione interna e un adeguato inserimento dell’opera nel contesto ambientale. Si è voluto infatti, in primo luogo, creare una relazione sia con il fiume che con il deserto presente a Nord dell’area indicata: il museo è stato disposto col suo sviluppo longitudinale in direzione dei due temi ambientali, in modo da creare un cannocchiale visivo attraverso la duna che li separa. Per realizzarlo, si è concepita l’opera come una frattura del terreno stesso, la cui morfologia ha reso necessario uno studio attento delle quote altimetriche, ottenendo così una corte centrale protetta su tre lati e scoperta verso il Nilo. La frattura è stata rappresentata attraverso una pelle geometrica che viene fuori dalla duna e che nella corte si solleva per unificare gli spazi esterni con quelli interni, per i quali è stato svolto uno studio approfondito. A differenza dell’aspetto impiantistico che, a causa della scelta di una scala elevata, non è stato analizzato dettagliatamente, l’elemento cardine di questo progetto di tesi è stato il rapporto con l’ambiente circostante.
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Ferretti, Laura, and Elisabetta Pedrelli. "Claterna Civitas Romana : Narrazione di una città sull'Aemilia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2192/.

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Abstract:
L’arteria principale dell’antica Regio VIII si è dimostrata l’elemento cardine per la fondazione delle città in epoca romana. Le città che nascono sulla via Emilia entrano in un rapporto di simbiosi e di dipendenza con la strada antica, tanto che quest’ultima diventa l’asse generatore di tutta la forma urbis. Questo tracciato generatore è rimasto immutato se non per alcune sporadiche eccezioni e si è consolidato, nella sua forma e funzione, andando a creare così un’integrazione perfetta con l’imago urbis. Anche la città di Claterna deve la sua fondazione alla presenza di questo importante segno, tracciato nel 187 a.C.; un segno che nasce da un’astrazione e dal possesso dell’idea di linea retta da parte dei romani, il cui compito è dare ordine allo spazio che consideravano un caos, e come tale doveva essere organizzato in maniera geometrica e razionale. La via Emilia diventa l’asse generatore della città, la quale segue appunto l’orientamento fornito dall’asse stesso che assume il ruolo di decumanus maximus per l’insediamento, e sulla quale si baserà la costruzione della centuriazione claternate. Il tracciato così forte e importante dal punto di vista funzionale assume però in contemporanea un ruolo di divisione della civitas, in quanto va a separare in maniera netta la zona sud da quella nord. Questa situazione è maggiormente percepibile oggi rispetto al passato, vista la situazione di incolto che prevale sull’area. L’area di progetto risulta infatti tagliata dalla strada statale ed è di conseguenza interessata da problematiche di traffico veicolare anche pesante; tale situazione di attraversamento veloce non permette al viaggiatore di cogliere una lettura completa e unitaria di quello che era l’antico insediamento romano. Inoltre la quota di campagna, che racchiude il layer archeologico, è più bassa rispetto alla quota di percorrenza della strada e non essendoci alcun elemento visivo che possa richiamare l’attenzione di chi percorre questo tratto di via Emilia, l’area d’interesse rimane completamente nascosta e inserita nel contesto paesaggistico. Il paesaggio diventa l’unico immediato protagonista in questo frangente di via Emilia; qui è diverso da molte altre situazioni in cui l’abitato si accosta alla strada, o ancora da quando la strada antica, e ciò si verifica nei maggiori centri urbani, viene ad essere inglobata nel reticolo cittadino fatto di strade ed edifici e con esso si va a confondere ed integrare. Infatti nella porzione compresa tra il comune di Osteria Grande e la frazione di Maggio, ci si trova di fronte ad un vero e proprio spaccato della conformazione geomorfologica del territorio che interessa tutta la regione Emilia Romagna: rivolgendosi verso sud, lo sguardo è catturato dalla presenza della catena appenninica, dove si intravede il grande Parco dei Gessi, che si abbassa dolcemente fino a formare le colline. I lievi pendii si vanno a congiungere con la bassa pianura che si scontra con il segno della via Emilia, ma al di là della quale, verso nord, continua come una distesa senza limite fino all’orizzonte, per andare poi a sfumare nel mare Adriatico. Questi due aspetti, la non percepibilità della città romana nascosta nella terra e la forte presenza del paesaggio che si staglia sul cielo, entrano in contrasto proprio sulla base della loro capacità di manifestarsi all’occhio di chi sta percorrendo la via Emilia: la città romana è composta da un disegno di tracce al livello della terra; il paesaggio circostante invece diventa una vera e propria quinta scenica che non ha però oggetti da poter esporre in quanto sono sepolti e non sono ancora stati adeguatamente valorizzati. Tutte le città, da Rimini a Piacenza, che hanno continuato ad esistere, si sono trasformate fortemente prima in epoca medievale e poi rinascimentale tanto che il layer archeologico romano si è quasi completamente cancellato. La situazione di Claterna è completamente diversa. La città romana è stata mano a mano abbandonata alla fine del IV secolo fino a diventare una delle “semirutarum urbium cadavera” che, insieme a Bononia, Mutina, Regium e Brixillum fino a Placentia, Sant’Ambrogio ha descritto nella sua Epistola all’amico Faustino. Ciò mostra molto chiaramente quale fosse la situazione di tali città in età tardo-antica e in che situazione di degrado e abbandono fossero investite. Mentre alcune di queste importanti urbes riuscirono a risollevare le loro sorti, Claterna non fu più interessata dalla presenza di centri abitati, e ciò è dovuto probabilmente al trasferimento degli occupanti in centri e zone più sicure. Di conseguenza non si è verificato qui quello che è successo nei più importanti centri emiliano-romagnoli. Le successive fasi di sviluppo e di ampliamento di città come Bologna e Piacenza sono andate ad attaccare in maniera irrecuperabile il layer archeologico di epoca romana tanto da rendere lacunosa la conoscenza della forma urbis e delle sue più importanti caratteristiche. A Claterna invece lo strato archeologico romano è rimasto congelato nel tempo e non ha subito danni contingenti come nelle città sopra citate, in quanto il suolo appunto non è stato più interessato da fenomeni di inurbamento, di edificazione e di grandi trasformazioni urbane. Ciò ha garantito che i resti archeologici non venissero distrutti e quindi si sono mantenuti e conservati all’interno della terra che li ha protetti nel corso dei secoli dalla mano dell’uomo. Solo in alcune porzioni sono stati rovinati a causa degli strumenti agricoli che hanno lavorato la terra nell’ultimo secolo andando ad asportare del materiale che è stato quindi riportato alla luce. E’ stata proprio questa serie di ritrovamenti superficiali e fortunati a far intuire la presenza di resti archeologici, e che di conseguenza ha portato ad effettuare delle verifiche archeologiche con sondaggi che si sono concluse con esiti positivi e hanno permesso la collocazione di un vincolo archeologico come tutela dell’area in oggetto. L’area di progetto non è quindi stata contaminata dall’opera dell’uomo e ciò ha garantito probabilmente, secondo le indagini degli archeologi che lavorano presso il sito di Claterna, un buono stato di conservazione per gran parte dell’insediamento urbano e non solo di alcune porzioni minori di città o di abitazioni di epoca romana. Tutto questo attribuisce al sito una grande potenzialità visto che i casi di ritrovamenti archeologici così ampi e ben conservati sono molto limitati, quasi unici. Si tratterebbe quindi di riportare alla luce, in una prospettiva futura, un intero impianto urbano di epoca romana in buono stato di conservazione, di restituire un sapere che è rimasto nascosto e intaccato per secoli e di cui non si hanno che altre limitatissime testimonianze.
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Buroni, Alice, and Elena Zonga. "Musealizzazione della citta romana di Suasa. Archeologia del paesaggio e archeologia urbana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9994/.

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Abstract:
Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare con una strategia diversa con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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Zonga, Elena, and Alice Buroni. "Musealizzazione della citta romana di suasa. Archeologia del paesaggio e archeologia urbana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9995/.

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Abstract:
Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare gli elementi presenti con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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Ugliano, Federica. "La collezione predinastica del Museo Egizio di Torino: uno studio integrato di archivi e reperti." Doctoral thesis, University of Trento, 2016. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1835/1/Tesi_dottorato_Ugliano_2016.pdf.

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Abstract:
The Predynastic collection of the Museo Egizio (Turin) was mainly acquired by the Italian Egyptologist Ernesto Schiaparelli (1856-1928), leader of the M.A.I. (Missione Archeologica Italiana) through archaeological investigations and purchases on the antiquarian market. Schiaparelli never published extensively the results of his excavation in Predynastic sites as Gebelein, Heliopolis and Hammamiya, and great part of the excavation records are still unedited. This study aims at tracing back the history of the formation of the Predynastic collection stored in the Museo Egizio and at defining its quantitative and qualitative nature by means of an integrated study of artefacts and archives.
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Ugliano, Federica. "La collezione predinastica del Museo Egizio di Torino: uno studio integrato di archivi e reperti." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368124.

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Abstract:
The Predynastic collection of the Museo Egizio (Turin) was mainly acquired by the Italian Egyptologist Ernesto Schiaparelli (1856-1928), leader of the M.A.I. (Missione Archeologica Italiana) through archaeological investigations and purchases on the antiquarian market. Schiaparelli never published extensively the results of his excavation in Predynastic sites as Gebelein, Heliopolis and Hammamiya, and great part of the excavation records are still unedited. This study aims at tracing back the history of the formation of the Predynastic collection stored in the Museo Egizio and at defining its quantitative and qualitative nature by means of an integrated study of artefacts and archives.
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Fabi, Marco, Andrea Lucchi, and Chiara Monterumisi. "Area archeologica di Classe : memoria e identità di un luogo sepolto." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2220/.

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Abstract:
Il progetto è incentrato sulla riqualificazione dell’area occupata dai vecchi stabilimenti dell’Eridania a Forlì risalenti al 1900, ora di proprietà della Cooperativa Muratori di Verucchio. L’area è situata in una zona a Nord del centro storico, adiacente alla linea ferroviaria. Attualmente verte in stato di forte abbandono dal 1973, anno della chiusura dello stabilimento: è la più vasta area dismessa in prossimità del centro storico, una ferita aperta nel cuore della città. Le dimensioni e la vicinanza al centro cittadino costituiscono il maggiore potenziale dell’area che si presta per questo all’introduzione di funzioni di pubblico interesse, spazi per la cultura e lo svago, edifici residenziali e commerciali; inoltre, essendo caratterizzata da una prevalenza di spazi verdi, nasce spontanea l’ipotesi di un nuovo grande parco urbano al servizio della comunità. Oltre al valore dell’area è da sottolineare il pregio architettonico di alcuni degli edifici che possiamo considerare come grandiosi esempi di archeologia industriale. Gli edifici, attualmente, versano in un notevole stato di degrado dovuto all’abbandono dello stabilimento e al grave incendio che nel 1989 ha distrutto i capannoni di deposito, risparmiando però il corpo principale dell’intervento. Nonostante ciò, gli edifici hanno conservato pressoché intatta la loro struttura e, di conseguenza, l’immagine originaria nel suo complesso. È quindi possibile ipotizzarne il mantenimento, una volta effettuati i necessari interventi di consolidamento strutturale e ristrutturazione architettonica. Il progetto di recupero dell’area nasce quindi da un’esigenza concreta e fortemente sentita dalla cittadinanza. Si deve inoltre considerare che, senza un intervento tempestivo, si va incontro all’aggravamento dello stato delle strutture superstiti, fino ad un possibile collasso, rischiando così di perdere definitivamente un prezioso bene del patrimonio architettonico della città. Il dibattito sull’ex Eridania e le sue possibilità di trasformazione si è riacceso negli ultimi anni, soprattutto in seguito all’incendio dell’89. In particolare, il PRG di Forlì del 2003, successivamente adeguato alla legge regionale 20/2000 nel 2007, definisce un nuovo piano di riqualificazione per le aree dismesse e le aree ferroviarie, con nuovi contenuti e procedure d’intervento. Nel 2008 la Cooperativa Muratori di Verucchio, proprietaria dell’area e degli stabilimenti, ha proposto un accordo di programma che prevedeva per il corpo centrale dello zuccherificio la destinazione a caserma delle forze dell’ordine, e per gli spazi circostanti la costruzione di case popolari, di un centro sportivo, di residenze private, edifici per uffici e negozi, oltre al mantenimento di ampie aree verdi. Il progetto non è stato finora realizzato a causa degli alti costi d’intervento per la messa in sicurezza degli edifici preesistenti. Nello steso anno l’associazione Italia Nostra ha proposto l’organizzazione di un concorso di idee per il recupero dell’area, ipotizzando per lo stabilimento principale la trasformazione in un ampio spazio coperto, aperto a diverse e numerose possibilità di destinazione rivolte alla collettività. Gli alti costi di recupero, insieme all’immobilismo amministrativo e ai limiti legati a una burocrazia complessa, e spesso inefficace, hanno finora invalidato qualsiasi tipo d’intervento e, ad oggi, la questione del riutilizzo dello zuccherificio rimane una domanda aperta ancora senza risposta. E’ quindi importante continuare ad interrogarsi sul futuro dell’area progredendo, se non con fatti concreti, con nuove idee e proposte, in attesa che si creino le condizioni necessarie ad intervenire e ridare alla città una parte di sé, arricchita di nuovo valore.
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Books on the topic "Museo della civiltà romana"

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Rosati, Franco Panvini. La moneta di Roma repubblicana: Storia e civiltà di un popolo : catalogo. Bologna: University Press, 1986.

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1942-, Dolci Enrico, and Museo del marmo (Carrara, Italy)., eds. Il Marmo nella civiltà romana : la produzione e il commercio : mostra/seminario, Carrara, maggio-giugno 1989, Museo del marmo. Carrara: Internazionale marmi e macchine, 1989.

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Rome (Italy). Assessorato alla cultura., International Water Supply Association, Azienda communale elettricità ed acque (Rome, Italy), Museo della civiltà romana, and International Water Supply Association. Congress., eds. Il Trionfo dell'acqua: Acque e acquedotti a Roma, IV sec. A.C.-XX sec. : mostre organizzata in occasione del 16° Congresso ed esposizione internazionale degli acquedotti, 31 ottobre 1986-15 gennaio 1987, Museo della civiltà romana, Rome. Roma: Paleani, 1986.

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(Italy), Roviano. Museo della civiltà contadina Valle dell'Aniene: Catalogo. Roma: Teseo, 2005.

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Bögli, Hans. Aventicum: La citta romana e il museo. Avenches: Associazione Pro Aventico, 2001.

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1956-, Barina Marco, ed. Museo di Pangea: Le civiltà immaginarie di Marco Barina. Fontanellato (Parma): Franco Maria Ricci, 2018.

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Roberta, Giunta. I metalli islamici: La collezione del museo delle civiltà : Museo d'arte orientale "Giuseppe Tucci". Roma: Artemide, 2022.

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Balil, Alberto. Escultura romana de Ibiza. [Eivissa, Baleares: Museo Arqueológico de Ibiza, 1985.

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9

Rumbao, Belén Lorenzo. Moeda romana no Museo arqueolóxico provincial de Ourense. Orense: Grupo Marcelo Macías, 2007.

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10

Filippo, Coarelli, Sisani Simone, and Museo archeologico di Terni, eds. Museo comunale di Terni: Raccolta archeologica, sezione romana. [Milan, Italy]: Electa, 2008.

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Book chapters on the topic "Museo della civiltà romana"

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Cuomo, Serafina. "Ars/Techne. Il manuale tecnico nelle civiltà greca e romana edited by M. S. Celentano." In Aestimatio: Critical Reviews in the History of Science (Volume 3), edited by Alan C. Bowen and Tracey E. Rihll, 90–97. Piscataway, NJ, USA: Gorgias Press, 2010. http://dx.doi.org/10.31826/9781463231989-014.

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2

Viliani, Andrea. "Prologue, Director of the Museo delle Civiltà." In The Submerged Site of La Marmotta (Rome, Italy), xii. Oxbow Books, 2023. http://dx.doi.org/10.2307/jj.2373310.6.

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González, Raquel Rubio, and M. Inmaculada Martín Martín. "El sarcófago antropoide masculino del Museo Nacional de Cartago:." In Estudios sobre el África romana, 121–34. Archaeopress Publishing Ltd, 2018. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv1nzfvf0.16.

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González, Raquel Rubio. "Los relieves de Victorias del Museo Nacional de Cartago (Túnez)." In Estudios sobre el África romana, 193–218. Archaeopress Publishing Ltd, 2018. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv1nzfvf0.20.

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Beltrán Fortes, José, and María Luisa Loza Azuaga. "Una excepcional cabeza romana de esfinge en el Museo Arqueológico de Jerez de la Frontera (Cádiz)." In No 4 (2020): Homenaje a la Profesora Carmen Fernández Ochoa, 247–52. Universidad Autónoma de Madrid, 2020. http://dx.doi.org/10.15366/ane4.ochoa2020.018.

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Abstract:
Se estudia una cabeza de esfinge, de época romana, que procede del yacimiento arqueológico de Gibalbín, situado al norte del término municipal de Jerez de la Frontera (Cádiz) y que corresponde a una ciudad romana; sin embargo, hay dudas sobre su identificación. A pesar del deterioro, responde a un modelo de esfinge egipcia, que se corresponde además con el empleo de granito rosa. Las grandes dimensiones que debió tener la escultura completa son una evidente singularidad, frente a las otras dos piezas de la Bética, de menor tamaño; de ahí deriva su singularidad. No sabemos en qué contexto se situaría, pero es muy posible que fuera un edificio religioso.
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Calles, José María Murciano. "Una estatua femenina con guirnalda en el Museo Nacional de Arte Romano de Mérida (Badajoz, España)." In Imágenes, lengua y creencias en Lusitania romana, 178–99. Archaeopress Publishing Ltd, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv1zckz60.13.

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"Le gemme d’età romana e post-antica nella collezione del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari." In Le gemme romane e post-antiche del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, 41–49. Archaeopress Publishing Ltd, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2x1npp3.11.

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O’Rourke, Donncha. "Elegies for Ireland." In Classics and Irish Politics, 1916-2016, 291–307. Oxford University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198864486.003.0015.

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Abstract:
This chapter investigates the reception of Roman elegy in the work of W. B. Yeats and Michael Longley, a continuum that brings to light both the constant presence and changing shape of classical reception in the century since the 1916 Rising. Ezra Pound’s anti-imperialist reading of Propertius mediates this reception for the Irish poets, but whereas Yeats takes a similarly partisan and anti-imperial line, albeit blended with his personal affairs, Longley’s approach is more ecumenical, albeit interwoven with the Troubles of his native Northern Ireland. As a genre born in civil war, but which views the world through an erotic lens, elegy is found to give Longley the lyrical form for his anti-war appropriation of epic. His versions of Tibullus and Sulpicia also expose cycles of brutality and the imbrication of public and domestic violence. Longley thus offers a more pacific model of the elegiac woman than Yeats’s revolutionary muse.
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Conference papers on the topic "Museo della civiltà romana"

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Castillo Alcántara, Gonzalo, Óscar González Vergara, and Alicia Fernández Díaz. "A PINTAR COMO LOS ROMANOS. Un taller didáctico para la villa romana de Portmán (Cartagena-La Unión)." In II Simposio de Patrimonio Cultural ICOMOS España. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/icomos2022.2022.14895.

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Abstract:
En los últimos años los especialistas en patrimonio cultural han centrado sus esfuerzos en acercar a la población general el conocimiento sobre nuestro pasado mediante distintas exposiciones y talleres que permitan conocer prácticas y aspectos comunes del día a día de las civilizaciones que nos han precedido y, de este modo, comprender mejor los restos arqueológicos recuperados y puestos en valor para su disfrute. Dentro de esta labor, el desarrollo de talleres didáctios destinados a enseñar a pequeños y adultos cuestiones concretas sobre el funcionamiento de aspectos como la construcción, el artesanado o la alimentación constituyen un recurso más, ya que permite no solo un aprendizaje dinámico sino también la creación de experiencias en grupo o en familia que refuerzan estas dinámicas. Entre las distintas opciones que se han implementado, el desarrollo de talleres de pintura cuenta con un gran interés al abordar aspectos técnicos y decorativos del mundo romano que permiten tanto el aprendizaje como el trabajo manual. En este trabajo exponemos una propuesta de taller didáctico para el Museo Arqueológico de Portmán y el yacimiento de la villa romana de Portmán (Cartagena-La Unión), con el doble objetivo de difundir entre el público general el funcionamiento del artesanado de la pintura y el proceso de decoración de un espacio y servir a la dinamización de la puesta en valor del yacimiento. De este modo se persigue crear conciencia social sobre el patrimonio arqueológico de Portmán y su entorno.
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Redondo Domínguez, Ernesto. "Intervenciones virtuales en un entorno urbano: la recuperación de la trama viaria del "call", barrio judío de Girona." In International Conference Virtual City and Territory. Barcelona: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7556.

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Abstract:
El Call de Girona, su barrio judío, es uno de los conjuntos monumentales más importantes de Cataluña y por su nivel de conservación de toda Europa. Caracterizado por sus estrechas callejuelas, herederas de la trama romana de la Gerunda original, unido al resto del casco antiguo de la ciudad, se configuran como el centro histórico-urbano más importante de Cataluña. La creciente afluencia de turistas, junto con la sucesiva mejora y ordenación de las viviendas y edificios singulares que configuran el barrio, totalmente habitado y lleno de vida, está propiciando una serie de medidas urbanísticas para mejorar la accesibilidad al mismo a la vez que se consolida su uso residencial y de equipamientos, mediante una normativa de especial protección urbanística. Por otra parte esta ciudad dispone de un extraordinario sistema de información geográfica, (UMAT) Unidad Municipal de Análisis Territorial, que permite disponer de toda la cartografía urbana de la misma e incluso de un modelo de reconstrucción cartográfica virtual desarrollada por un equipo de expertos bajo los auspicios del Ayuntamiento de Girona y el Museo de Historia de la Ciudad. Tomando como entorno esta zona e información, se propone el desarrollo de una investigación aplicada dentro del ámbito de la expresión gráfica arquitectónica, fundada primero en un trabajo de análisis y estudio de las fuentes bibliográficas, cartográficas e históricas en materia de desarrollo histórico-urbano de la zona y en segundo lugar, en un estudio de aplicación de las modernas técnicas de representación SBIM Sketch Based Interface and Modeling y la AR, Augmented Reality. Fundiendo todos estos registros y campos de trabajo, se lanza la hipótesis de que es posible ampliar la traza de callejuelas actualmente existentes mediante la catalogación y levantamiento de dos nuevos callejones, que denominaremos 1, conocido antiguamente como el callejón “d’Hernandez” que proponemos renombrar como el de la Última Sinagoga y otro callejón, el nº 2 que llamaremos de “Les Dones”, recuperando una referencia histórica anterior, que hasta la fecha tan sólo estaban documentados como paso cerrado el 1 y sin pistas del 2, y que con nuestro trabajo de campo y aportación se ha visto que son perfectamente recuperables. Esta recuperación se aborda en la investigación, mediante la simulación visual de los mismos usando las técnicas de SBIM y AR, antes citadas, de forma combinada y adaptadas a las especificidades del trabajo y habilidades de un arquitecto-urbanista, de manera que se desarrollan una serie de casos de estudio prácticos cuyo objetivo final es que un observador, situado ante la actual entrada tapiada del callejón, mediante un dispositivo tipo Tablet PC, conectado a una webcam y un programa de bajo coste, pueda hacerse una idea de cuál sería el aspecto de esa callejuela. Esta estrategia de pre-visualización, ha de servir además para que el diseñador pueda plantear las posibles alternativas a su recuperación, no siempre evidentes si no evalúan sobre el lugar. En ese sentido y como arquitectos proponemos una solución arquitectónica en cada caso junto con el ensayo del uso de información sobre el terreno (UMAT) con el objetivo último de facilitar la accesibilidad a los diferentes monumentos y edificios patrimoniales del casco histórico de Girona. Por otra parte como docentes de expresión gráfica arquitectónica, ensayamos nuevas estratégicas que permitan potenciar la creatividad. Por último, con nuestro trabajo aspiramos a facilitar a los investigadores informáticos datos y experiencias, que les permitan optimizar las nuevas herramientas y procesos, y a los arquitectos en general, darles a conocer las posibilidades actuales en materia de SBIM y AR. The Call of Girona, its Jewish quarter, is one of the most important monumental assemblies of Catalonia and by its level of conservation, from across Europe. It characterized by their narrow alleys, heirs of the Roman plot of the Gerunda original, along with the remainder of the old helmet of the city, they configure themselves as the most important historic-urban center of Catalonia. The growing affluence of tourists, along with the successive improvement and ordering of the dwellings and singular buildings that configure the neighborhood, completely inhabited and full of life, is giving a series of urban development measures to improve the accessibility to the same one, at the same time that their residential use is consolidated and of equipment, by means of a regulation of special urban development protection. On the other hand this city has an extraordinary system of information online that permits to have all the urban cartography of the same one and even of a model of Virtual cartographic reconstruction developed by a team of experts under them you promote of the City Hall of Girona and the Museum of History of the City. Taking as environment this zone and information, the development of an investigation applied inside the environment of the architectural graphic expression is proposed, founded first in a work of analysis and study of the bibliographical, cartographic and historic sources in matter of historic-urban development of the zone and in second place, in a study of application of the modern techniques of representation SBIM Sketch Based Interface and Modeling and the Augmented Reality. Melting all these registrations and fields of work, the hypothesis is thrown that is possible to expand the plan of at present existing alleys by means of the cataloguing and lifting of two new alleys, that will call 1, or "d' Hernandez", that we propose to rename as that of the Last Synagogue and 2, or "De les Dones", to date only documented to level of location but that with our work of field and contribution has been seen that they are perfectly recoverable. This recovery is undertaken in the investigation, by means of the visual simulation of the same using the techniques of SBIM and AR, before cited, of form combined and adapted to the specificities of the work and abilities of an architect-town planner, so that they develop a practical study cases series whose final objective is that a visitor, situated before the current entrance walled of the alley, by means of a device type Tablet PC connected to a webcam, can be get an idea of which would be the aspect of that alley, on the other hand inaccessible, given that at present is found walled. This strategy of pre-viewing, should serve besides so that the designer can present the possible alternatives to his not always evident, physical recovery. In that sense and as the architects we propose an architectural solution in each case along with the information devices trial on the land that facilitate the accessibility to the different monuments and hereditary buildings of the historic center of Girona. On the other hand as educational of architectural graphic expression, we practice new strategic graphic that permit to promote the creativity and as a group to facilitate the investigators data processing data and experiences that permit to optimize the new tools and processes, and to the architects in general, to bring to light the current possibilities in matter of SBIM and AR.
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