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Journal articles on the topic 'Natura umana'

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1

Colombo, Roberto. "La natura e lo statuto dell’embrione umano." Medicina e Morale 46, no. 4 (August 31, 1997): 761–67. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.874.

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Abstract:
L’articolo argomenta sulla appartenenza dell’embrione umano alla categoria degli esseri dotati di una vita umana personale. Infatti, la sua soggettività umana incontra delle difficoltà nel venire accettata. Diversi mettono in dubbio che sia possibile definire l’embrione - fin dal suo stadio unicellulare - come un essere umano a pieno titolo o persona. Il Magistero cattolico ha affrontato il problema con due argomenti: uno di carattere antropologico, basato sull’affermazione della sostanziale unità tra corpo e anima nell’essere umano e sulla evidenza biologica che dal momento della fecondazione dell’ovocita, inizia una nuova vita con una sua propria crescita. Il secondo argomento è probabilistico e si riscontra nella incontestabile osservazione di Giovanni Paolo II secondo la quale basterebbe la sola probabilità di trovarsi di fronte ad una persona per giustificare la più netta proibizione di ogni intervento volto a sopprimere l’embrione umano. Ma la natura umana dell’embrione, già dallo stadio zigotico, è testimoniata dalla genetica moderna, che ha mostrato come dal primo istante si trovi fissato il programma di ciò che sarà questo vivente. In conclusione, le evidenze della scienza non possono, da sole e in alcun modo, attribuire all’embrione umano lo statuto ontologico di essere umano a pieno titolo o persona, perché l’essere e la persona non appartengono al campo dei concetti biologici e non sono oggetti formali di indagine empirica. La genetica e la biologia dello sviluppo suggeriscono però con sempre maggiore documentazione che l’embrione non sia altro che un individuo della specie umana nella fase iniziale del suo ciclo vitale, che lo condurrà a divenire un adulto come noi.
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2

Dewey, John, and Matteo Santarelli. "Cultura e natura umana." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 67 (June 2020): 110–20. http://dx.doi.org/10.3280/las2020-067009.

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3

Miglietta, Guido M. "Donum Vitae ten years later." Medicina e Morale 47, no. 5 (October 31, 1998): 909–34. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.819.

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Abstract:
Un esame globale dell’istruzione vaticana Donum Vitae sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione esige una preliminare corretta comprensione dei principi generali posti a sostegno di tutta l’argomentazione “Essi dipendono fondamentalmente da un’antropologia, ossia da una visione dell’uomo, della sua natura e dignità, della sua origine e del suo destino, la quale è a fondamento della soluzione dei vari casi trattati” (J. Ratzinger). Si possono riassumere qui di seguito: l’esser umano è creatura di Dio e la vita umana è un personale dono dall’Amore nell’amore; la persona umana è una totalità unificata; la dignità dell’atto coniugale si situa in unità di pienezza umana. Questi principi sono stati fatti oggetto di speciale attenzione da parte di tutti quegli autori che hanno sviluppato approfondite ricerche, commenti e studi sul documento. La risposta data dalla Chiesa Cattolica ha tenuto presente il futuro dell’uomo e la sua fondamentale dignità – radicata anche a livello biologico -, come pure i valori di base che stanno all’origine della genitorialità: e questo al fine di valutare la moralità di chiamare all’esistenza nuovi esseri umani mediante tecniche artificiali. Una tale valutazione consente di attualizzare gli importanti temi di bioetica affrontati nel 1987 da documento vaticano della Congregazione per la Dottrina della Fede.
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Costa, Gustavo. "Natura umana, società e linguaggio." New Vico Studies 3 (1985): 190–93. http://dx.doi.org/10.5840/newvico1985324.

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Cesari, Giuseppe. "La fecondità nella sterilità." Medicina e Morale 42, no. 1 (February 28, 1993): 283–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1079.

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Abstract:
Fecondità e fertilità non sono sinonimi: la prima appartiene ad una dimensione propria ed esclusiva della "natura umana"; la seconda riguarda la sola dimensione biologica della fecondità. Partendo da questa affermazione l'Autore sottolinea come la natura umana, che non si esaurisce nelle dimensioni organica e psichica, trovi una sua completa realizzazione nella dimensione noetica o del logos. L'uomo, infatti, è l'unico essere vivente che si interroga sul senso e sul fine delle sue azioni. E' in questa terza dimensione che si trovano le chiavi di lettura dei comportamenti e dei desideri umani, come ad esempio il desiderio di un figlio. Ma avere un figlio non dipende necessariamente dal farlo: essere madre e padre è, prima e più che un fatto biologico (somatopsichico), una realtà noetica.
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Vescovi, A. L., and L. Spinardi. "La natura biologica dell’embrione." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 53–63. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.652.

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Abstract:
Il dibattito sulla fecondazione assistita, l’esistenza di un numero imprecisato di embrioni umani congelati e la scoperta che è possibile clonare esseri viventi di varie specie, primati ed uomo inclusi, solleva un numero enorme di questioni, non solo di natura biologica, ma anche etiche e, non ultime, legislative. L’aspro dibattito che si è acceso attorno a questi argomenti, sconfina spesso in scontri esasperati, non solo su giornali, televisione ed altri mezzi di comunicazione, ma anche in sede istituzionale e perfino in ambito accademico. Un elemento comune a tutti questi scontri è riscontrabile nella frequente carenza di criteri logici e scientifici a supporto delle tesi proposte da alcuni dei contendenti. Il dibatto si sviluppa quindi attraverso arroccamenti più o meno definitivi, basati su posizioni dogmatiche, spesso di natura strettamente ideologica o persino politica. Questo breve articolo intende quindi fornire una disamina, il più possibile oggettiva e scientifica, della natura, fisiologia ed identità dell’elemento fondamentale che si trova alla base di tutte le discussioni sulla fecondazione assistita, clonazione ed uso di cellule staminali embrionali, vale a dire l’embrione umano. Senza volere essere in alcun modo esaustivo, il presente articolo si prefigge di illustrare chiaramente le varie fasi dello sviluppo di una vita umana, fin dai sui stadi iniziali – la fusione tra gameti (fecondazione) – ed attraverso la crescita dell’embrione a dare origine ad un individuo maturo. È nostra speranza che questo documento fornisca spunti di riflessione e materiale di approfondimento sia agli addetti ai lavori che a coloro, per amor di scienza, cultura o aspirazione alla crescita interiore, si interessano di questo argomento di vitale importanza per l’umanità intera.
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Ferraroni, Tiziano. "L’ENEMIGO DE NATURA HUMANA NELLA PROSPETTIVA DI IGNAZIO DI LOYOLA." Perspectiva Teológica 53, no. 2 (August 30, 2021): 301. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v53n2p301/2021.

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Abstract:
A differenza di molti autori spirituali della sua epoca o delle epoche precedenti, Ignazio di Loyola predilige, per parlare del demonio, il termine “nemico” o ancora di più l’espressione “nemico della natura umana”. In questo nostro contributo investighiamo tale espressione: ne analizziamo le ricorrenze negli scritti ignaziani ed esploriamo le fonti da cui Ignazio potrebbe averla ereditata. La difficoltà a rintracciarne l’origine ci spingerà ad approfondire separatamente il significato di “nemico” e di “natura umana” nell’orizzonte semantico/culturale di Ignazio, per poi congiungere questi termini e formulare qualche ipotesi sull’accezione che Ignazio attribuiva all’espressione indagata. Ne emerge la visione di un combattimento escatologico che si svolge nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, e in cui ciò che è in gioco è proprio l’interpretazione della natura umana e la piena realizzazione dell’uomo in Dio.
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Maletta, Sante. "Vulnerabilità umana e razionalità pratica. Una prospettiva bioetica macintyriana." Medicina e Morale 68, no. 3 (October 15, 2019): 297–312. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.588.

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Abstract:
Questo articolo prende in esame alcuni testi di Alasdair MacIntyre, compresi in un arco temporale di circa trent’anni, a partire dai quali si può ricostruire una prospettiva bioetica che fa perno su un’etica delle virtù. Tale prospettiva “ricentra” la bioetica sulla medicina come pratica sociale e quindi sul rapporto paziente/medico considerato all’interno della concreta trama sociale nella quale agiscono forme di dipendenza tanto alienanti quanto liberanti. Il perseguimento del bene umano non passa quindi attraverso un’utopica emancipazione da ogni forma di dipendenza ma bensì attraverso la pratica delle virtù etiche e dianoetiche resa possibile dai rapporti di dipendenza biologica e razionale. L’esercizio della razionalità pratica indipendente, che costituisce un fattore importante della realizzazione del bene, non viene intesa come autonomia assoluta ma piuttosto come capacità di dar conto delle proprie scelte e azioni dal punto di vista narrativo. In tale prospettiva bioetica la disabilità, in quanto manifestazione della dipendenza e della vulnerabilità umane, diviene un’opportunità per l’esercizio delle “virtù del dare e del ricevere” che realizzano il bene individuale e il bene comune e quindi spinge nella direzione di un ripensamento della condizione umana e della natura del legame sociale e dei suoi criteri di giustizia.
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Misiarczyk, Leszek. "Początki chrześcijańskiej nauki o wcieleniu w pismach Ojców Apostolskich." Vox Patrum 38 (December 31, 2000): 21–40. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7228.

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Abstract:
S. Ignazio di Antiochia polemizzando con i doceti giudaizzanti difende energicamente la realta dell'incarnazione sottolineando che Cristo ha assunto una vera e non fittizzia carne umana, e nato veramente dalla Vergine Maria dalla stirpe di Davide, veramente pati sulla croce, veramente e morto e risorto nei tempi di Ponzio Pilato e di Erode. Perfino dopo la sua risurrezione si e comportato hos sarkikos. Ignazio prende come punto di partenza delle le sue riftesioni sull'incarnazione di Cristo la realta delle sue sofferenze e della morte sulla croce negati dalle correnti del pensiero che con difficolta accettavano il Messia sofferente. Vescovo di Antiochia non adopera mai il termine soma per descrivere la vera carne di Cristo, ma sempre sarks intendendo con quest'ultimo la vera natura umana di Cristo. Egli difende quindi anche contro i sudetti doceti giudaizzanti e le speculazioni gnostiche la realta sia della vera natura umana che quella divina in Cristo. Di conseguenza il termine agennetos lo riferisce non alla persona di Dio Padre come sara fatto piu tardi, ma alla natura di Cristo. Il mistero dell'incarnazione Ignazio lo descrive secondo lo schema pneuma-sarks; intendendo con pneuma la natura divina e con sarks la natura umana di Cristo. Infine nel suo testo chiave definisce Cristo perfino come en sarki genomenos theos. E' importante notare che nelle Lettere di Ignazio troviamo l'esempio di una cristologia pneumatica conforme ai dati della rivelazione, quindi „ortodossa".
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DeLaine, Janet. "The Temple of Hadrian at Cyzicus and Roman attitudes to exceptional construction." Papers of the British School at Rome 70 (November 2002): 205–30. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002154.

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Abstract:
IL TEMPIO DI ADRIANO A CYZICUS E L'ATTEGGIAMENTO ROMANO VERSO LE COSTRUZIONI COLOSSALIPartendo dalPanegirico su Cyzicusdi Elio Aristide, questo articolo esplora l'atteggiamento romano verso le imprese costruttive colossali. La struttura di questo contributo è data prima dall'idea delle Sette Meraviglie del Mondo, che suggerisce come tali imprese costruttive venissero ammirate per la loro grandezza e per il livello di sofisticazione tecnologica, in particolare quando realizzate su una scala che andava ben oltre il regno delle normali esperienze umane. Questo tipo di costruzioni sembrava sfidare la natura ma, allo stesso tempo, dimostrava i limiti dell'ingenuità umana e dava unostatusa coloro per i quali questi lavori erano stati creati. Allo stesso tempo, l'atto della costruzione era visto come un simbolo di esistenza civilizzata, e viene dunque dimostrato come le rappresentazioni sia scritte che pittoriche degli edifici avessero un'importanza speciale. Ciò conduce alia discussione dellamagnificentiae del valore della costruzione per il mecenate romano come contributo alia vita della comunita. L'articolo si conclude con un esame delle implicazioni morali delle costruzioni su grande scala, collocandolo all'interno di un discorso più ampio sulle idee romane conflittuali sul rapporto tra umanità e natura, e sul'antico dibattito sulle origini della civilizzazione e l'idea del progresso umano.
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Di Francesco, Michele. "Gli ingredienti dell'io." PARADIGMI, no. 1 (April 2010): 143–52. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-001012.

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Abstract:
La riflessione contemporanea sulla coscienza si č concentrata sul problema dei qualia, assumendone il carattere fondamentale e sottolineandone la natura di hard problem. Senza voler sottovalutare la rilevanza di questo problema per temi quali la tenuta del fisicalismo o la natura del nesso psicofisico, č sorprendente come uno spazio molto minore sia stato dedicato a un fenomeno altrettanto complesso e problematico, quello dell'auto-coscienza umana. Prendendo spunto dal testo di Pietro Perconti, L'autocoscienza. Che cosa č, come funziona, a cosa serve, nel presente lavoro argomento come l'autocoscienza umana sollevi questioni metafisiche e scientifiche non meno cruciali di quelle associate alla spiegazione dell'esperienza soggettiva.
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Ghezzi, Morris L. "Bioetica tra scienza e superstizione." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 2 (November 2010): 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-002001.

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Abstract:
Questo articolo tratta dei limiti che la bioetica deve imporre alle normative statali nella regolamentazione dei comportamenti da tenere in situazioni riguardanti il tema della vita e della morte dell'essere umano. Ovviamente per individuare tali limiti č necessario in via preliminare procedere alla definizione dei concetti di vita e di morte da un punto di vista sia filosofico, sia giuridico. Negli Stati democratici e laici la legge deve rispettare le libere scelte dei cittadini in materie che coinvolgono esclusivamente la dimensione individuale dell'essere umano. Pertanto, poiché la vita e la morte sono proprio dimensioni specificatamente soggettive ed individuali, di fronte alle quali la collettivitŕ deve fermarsi ad ascoltare l'opinione del diretto interessato, la legge piů che formulare imperativi, deve tracciare spazi di libera scelta entro i quali il singolo individuo possa trovare difesa per la realizzazione delle proprie ultime volontŕ. Nella cultura umana la distinzione tra naturale ed artificiale č priva di significato, poiché la creativitŕ culturale produce artificialitŕ, ma č naturale per l'essere umano. Dunque, non esistono parametri oggettivi per indicare scelte naturali in bioetica, ma ogni visione č possibile, ogni posizione etica č rispettabile. In materia bioetica non puň esistere eteronomia, ma solo autonomia del singolo individuo e ciň impone anche che la ricerca scientifica resti libera da qualsiasi vincolo di natura superstiziosa, religiosa o politica e trovi limiti esclusivamente nell'eguale libertŕ di scelta di tutti gli esseri umani.
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Gennart, Michèle, and Marco Vannotti. "Umane fratture, ambiti di cura, ambiti di formazione." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2022): 13–46. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001002.

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Abstract:
La formazione in psicoterapia è intrinsecamente modellata dal nostro modo di pensare all'essere umano. Che cosa, nell'esistenza umana, ci espone alla (psico)patologia? Cosa può essere considerato benefico e trasformativo nello scambio terapeutico? E analogamente quale atteggiamento nella formazione, così come nella terapia, potrebbe essere più umano? Facendo riferimento al pensiero fenomenologico, gli Autori esaminano lo statuto singolare attorno al quale ruotano la psicopatologia e la terapia: il fenomeno patico. Il "patico" si riferisce alla multiforme vulnerabilità che contraddistingue la nostra condizione umana e che segna anche la nostra apertura, la nostra fondamentale sensibilità a ciò che accade nell'incontro. La dimensione patica della malattia - più che i sintomi - costituisce la realtà immediata e pregnante per il paziente. La terapia può essere definita come un movimento intersoggettivo di incontro, di comune cammino e di scambio, dove il terapeuta mette le sue conoscenze teoriche, il suo saper fare e la sua presenza al servizio della persona in cura, per tendere ad uno stare meglio con se stesso, con gli altri e nel mondo. Allo stesso modo, la formazione è chiamata a realizzare un incontro trasformativo tra formatori e studenti. La formazione in psicoterapia si baserebbe su questa iniziazione viva e pensante alla condizione umana: alla sua fondamentale natura "patica", segnata dalla possibilità sia della perdizione e dell'annientamento, che della fiducia e del compimento. Nel suo cammino, l'allievo deve poter contare non solo sull'esperienza, ma anche sulla relazione con formatori impegnati che lo sostengono e lo guidano, e sulla solidarietà attiva, sullo spirito cooperativo del gruppo dei compagni per affrontare il ‘meraviglioso' e lo ‘sconcertante' dell'incontro con il pathos.
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Tagliagambe, Silvano. "Vivere (e non solo teorizzare) la transdisciplinarità." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 36 (February 2022): 64–77. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036007.

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Abstract:
È essenziale per avanzare sul terreno della transdisciplinarità, transitare dal piano dei processi cognitivi a quello dell'affettività, assumendo la transdiscipli-narità come esperienza vissuta. Assumere la transdisciplinarità come esperienza vissuta impone come questione fondamentale non quella del "come" ma quella del "perché" farlo, indagando le motivazioni profonde che ci spingono ad operare questo passaggio. Confortati dal pensiero di Pauli e di Jung, si pone la domanda cruciale che riguarda la transdisciplinarità: quali riflessioni e scoperte delle scienze della natura e delle scienze umane è necessario coinvolgere per su-perare il differenziale dettato da Dilthey tra scienze della natura e scienze dello spirito? Una versione non ristretta della razionalità fa accostare affettività e cognizione; le recenti scoperte delle neuroscienze confortano le ipotesi di Pauli e Jung che mente, corpo, psiche e materia costituiscano una unità inscindibile, contro ogni ipotesi dualistica dell'esperienza umana.
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Tallacchini, Mariachiara. "Il corpo e le sue parti. L’allocazione giuridica dei materiali biologici umani." Medicina e Morale 47, no. 3 (June 30, 1998): 499–544. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.834.

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Abstract:
Lo statuto del corpo umano sta cambiando rapidamente sotto le pressioni dei nuovi sviluppi delle biotecnologie, e pone dilemmi inediti al diritto. Si tratta, in particolare, delle dicotomie tra: corpo-soggetto e corpo-oggetto, uguaglianza o diversità delle parti del corpo, naturalità e artificialità dei prodotti derivati da materiali biologici umani. L’articolo dedica attenzione allo statuto delle parti distaccate del corpo, per valutare la coerenza e l’adeguatezza del loro inquadramento giuridico attuale. Anche se la configurazione proprietaria delle componenti corporee viene generalmente respinta - perché lesiva della dignità umana - le nozioni impiegate nella configurazione degli atti di disposizione e acquisizione delle parti del corpo non riescono veramente a restare immuni dall’idea di proprietà. Benché la connotazione del corpo come res extra commercium indichi la chiara volontà di escludere da questo ogni considerazione economica, paradossalmente il mercato finisce con il divenire l’unico tratto unificante e determinante la disciplina degli atti dispositivi. Una coerente tutela giuridica del corpo e delle sue parti -e la sottrazione al mercato- può passare attraverso nozioni giuridiche che ne sottolineino la natura di bene comune e condiviso, pur nel rispetto della libertà e dignità degli individui.
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Kaczmarek, Tomasz. "Tajemnica wcielenia w nauczaniu Leona Wielkiego." Vox Patrum 38 (December 31, 2000): 323–31. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7256.

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Abstract:
Lo studio ha di mira segnalare i tratti principali di cristologia di s. Leone Magno, maturata nel contesto di due tradizioni teologiche: alessandrina e quella antiochena. Muovendosi nel solco di una precisa terminologia teologica di Agostino, Leone delinea una visione di cristologia „integrale" che parte dallo schema di tre elementi: natura divina, natura umana e l'unione in persona del Verbo.
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Carrasco de Paula, Ignazio. "Dignità e vita umana: due concetti fondamentali dell'etica medica." Medicina e Morale 44, no. 2 (April 30, 1995): 213–22. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.984.

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Abstract:
L'articolo, muovendo dalla constatazione della attuale difficoltà di costruire un progetto etico comune per l'uomo anche a causa degli equivoci insorgenti già a partire dal significato attribuito alle parole, si propone di analizzare il senso ed il significato dei termini vita e dignità umane. Dopo avere esaminato storicamente l'attribuzione di significato alla parola vita in epoca pre-cristiana, cristiana e post-cartesiana, l'Autore argomenta che essa è qualcosa di più di quel che appare e ci è possibile grazie ad altre due proprietà costitutive dell'essere persona umana: l'integrità e l'identità. Il primo termine viene definito come ciò che si riferisce ad una interezza naturale, armonica e sinergica, mantre il secondo comporta la pertinacia nell'essere se stesso lungo il divenire nel tempo. Se integrità e identità sono costitutivi della persona, allora ogni tentativo ordinato alla loro distruzione si pone come una demolizione delI'uomo stesso. Vengono così a definirsi i primi principi della Bioetica: 1. il rispetto dell'inviolabilità della vita umana; 2. il rispetto della sua integrità; 3. il rispetto della sua identità. Riguardo, alla parola dignità, questa va riferita a qualcosa o qualcuno che per natura possiede pregio, nobiltà, eccellenza. Riferito all'uomo, il termine indica un bene che non può essere commisurato con altri beni. L'uomo, cioè, non ha prezzo essendo lui stesso la misura di valore per tutte le cose. Egli è un soggetto individuale, unico ed irripetibile. Asserire la dignità della vita umana, infine, significa riconoscere il valore unico dell'uomo in quanto singola e concreta persona vivente.
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Botter, Barbara. "Se il corpo fosse una cetra, l’armonia sarebbe la sua anima." Revista Archai, no. 30 (August 6, 2020): e03024. http://dx.doi.org/10.14195/1984-249x_30_24.

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Abstract:
L’obiettivo del testo è di indagare se sia possibile attribuire a Platone una concezione dualista della natura umana, quindi se il filosofo possa essere inscritto nella linea dei pensatori che si sono posti il cosiddetto “Mind-Body Problem”. In molteplici passi dei dialoghi platonici si rinviene l’affermazione che il corpo e l’anima costituiscono due nature differenti e, in certa misura, incompatibili. D’altro canto, la relazione fra corpo e anima è costitutiva dell’uomo e si rende manifesta nell’atto della percezione. La presente riflessione si svilupperà in tre momenti. Dapprima esporremo le ragioni per cui è giustificato affermare che esiste in Platone una differenza fra anima e corpo; quindi analizzeremo l’unione di anima e corpo come attributo essenziale della natura umana; termineremo l’indagine attraverso la ricerca della “ghiandola pineale platonica”, ossia l’elemento che permette di parlare di anima e corpo come di una relazione duale che si costituisce non come una unità indifferenziata, né come una giustapposizione di fattori estranei l’uno all’altro. La nostra proposta consiste nel mostrare che lo scambio di informazioni fra anima e corpo avviene attraverso una modifica nelle proporzioni matematico armoniche che articolano entrambe le potenze.
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Anfilocchi, Silvia. "Potrŕ la politica tenere conto dell'interpretazione psicoanalitica della guerra?" GRUPPI, no. 2 (October 2010): 109–17. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002012.

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Abstract:
La psicoanalisi ha cercato di spiegare la guerra indagando le ragioni profonde che danno origine ai conflitti (processi primari), occultate sotto le ragioni dichiarate e manifeste: motivazioni politiche, economiche, sociali (processi secondari). Solo un'analisi complessa, che riesca a tener conto sia dei fattori interni, inconsci e narcisistici, alla base della distruttivitŕ umana, sia dei fattori esterni, puň favorire una comprensione esaustiva della natura dei conflitti e della distruttivitŕ umana e ispirare una politica per la convivenza pacifica (Freud, Fornari, Green, Volkan). "Se la psicoanalisi non puň pensare onnipotentemente di sconfiggere la distruttivitŕ umana, puň perň almeno "aiutarci a capire che quella inconscia č la piů pericolosa", puň aiutarci ad "abbassare il tasso d'angoscia, rompendo il rinforzo reciproco che si stabilisce tra odio e paura": se non puň rendere gli uomini piů buoni, puň perň almeno cercare di renderli meno "stupidi"" (Mariotti, 2007; Argentieri, 2003).
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Longo, Mario. "Il corso della storia come graduale "emancipazione" della ragione dal "grembo materno" della natura: L'alternativa kantiana a herder." Trans/Form/Ação 37, no. 3 (December 2014): 143–58. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-31732014000300012.

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Abstract:
L'immagine del "grembo materno della natura" da cui la ragione umana si deve emancipare per guadagnare la libertà è usata da Kant in uno scritto polemico contro Herder, Mutmasslicher Anfang der Menschengeschichte (1786), che può essere considerato una risposta al libro decimo delle Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit, uscito nel 1785. Seguendo il racconto biblico, anche Kant pone la prima coppia umana in un "giardino", un luogo sicuro e ben fornito di alimenti; ma il vero inizio della storia è fatto consistere nella rottura di questo equilibrio ad opera della ragione che gradualmente si è sottratta alla tutela della natura, imparando un po' alla volta a dominarla. Kant dichiara di condividere l'ideale rousseauiano di una cultura che non neghi la natura dell'uomo ma la promuova in quella che dovrà diventare la sua condizione fondamentale di esistenza, che è la libertà. Pone tuttavia questo ideale come termine finale del processo storico, non come condizione da recuperare nella sua purezza iniziale, ritornando alle origini, come invece appariva nella visione della storia proposta da Herder, che avrebbe su questo punto frainteso il pensiero di Rousseau.
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Forte, Bruno. "Considerazioni teologiche intorno all'ingegneria genetica." Medicina e Morale 41, no. 6 (December 31, 1992): 1063–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1081.

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Abstract:
Lo studio, prendendo le mosse dalla considerazione che l'ingegneria genetica tocca la relazione tra uomo, natura e cosmo, nonché quella tra l'uomo ed i suoi simili, prende atto della diversità di ritmi che i tempi biologici hanno rispetto a quelli storici per via delle rilevanti possibilità che l'uomo ha di intervenire sulla realtà. L'ingegneria genetica è, così, inquadrata nella più generale "crisi ecologica", dalle profonde radici filosofiche che sono tratteggiate dall'Autore. Vengono poi valutate criticamente le accuse che la filosofia ha mosso alla tradizione ebraico-cristiana riguardo al rapporto uomo-natura. Lo studio evidenzia ed analizza, infine, come tale tradizione si fondi non sull'autonomia bensì sull'eteronomia dell'uomo, ovvero sulla relazione tra l'essere umano e il Creatore nella solidarietà con tutto il creato, visto nella sua "interiorità". Alla luce di tali premesse saranno eticamente accettabili quegli interventi di ingegneria genetica che riconoscono come premessa l'eteronomia fondatrice prima citata, cioè il rispetto della centralità ed il valore assoluto della persona umana, in una dinamica di etica della solidarietà e della responsabilità.
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Mazzone, Marco. "Linguaggio, intelligenza, modularitŕ." PARADIGMI, no. 1 (April 2010): 125–34. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-001010.

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Abstract:
Linguaggio e intelligenza ci appaiono come caratteristiche tipicamente umane. Perché non siamo speciali di F. Ferretti si propone di indagare, attraverso queste caratteristiche, la natura umana, argomentando che essa č certamente specifica ma non "speciale": va collocata a pieno diritto entro il quadro dell'evoluzionismo darwinista. Linguaggio e intelligenza vengono perciň analizzati in una prospettiva teorica di continuitŕ con le altre specie: secondo l'autore č necessario "darwinizzare Chomsky". Questa posizione generale č argomentata solidamente nel libro. Tuttavia, č discutibile che Chomsky sopravviva del tutto indenne all'operazione, ed alle trasformazioni in corso nella linguistica attuale. Inoltre l'adozione di un modularismo troppo rigido porta Ferretti a rifiutare la nozione di intelligenza generale, che perň sembra difficilmente eliminabile e di fatto č chiamata a svolgere un ruolo non marginale nella strategia del libro.
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Nocoń, Arkadiusz. "Przyjaźń w ujęciu Jana Kasjana." Vox Patrum 49 (June 15, 2006): 471–81. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8229.

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Abstract:
Dal punto di vista antropologico, l’amicizia fu sempre considerata come una delle relazioni necessarie della natura umana. Di tale relazione scrissero vari autori pagani e cristiani, ma tra i Padri e Dottori della Chiesa nessuno ne aveva fatto un trattato speciale prima di Giovanni Cassiano, grande maestro di ascesi monastica.
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Tarantino, Antonio. "Eutanasia e diritto alla vita: problemi etico-sociali." Medicina e Morale 41, no. 2 (April 30, 1992): 199–217. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1105.

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Abstract:
Il problema dell'eutanasia nella società odierna non si caratterizza più per la sua natura eugenetica, ma trova il suo fondamento nell'ambito di un movimento ideologico, nella secolarizzazione, dove si afferma il diritto del malato ad essere protetto dalla sua malattia, dove ciò che si privilegia non è il diritto alla vita ma il diritto alla qualità della vita. L'autore, dopo aver affermato che il diritto del malato a essere protetto dalla sua malattia non può portare all'assurda conclusione del rifiuto della vita per evitare la sofferenza, in quanto la sofferenza e il dolore sono aspetti costitutivi dell'esistenza umana, conclude che soltanto nel rifiuto dell'eutanasia si attua il pieno rispetto dei diritti essenziali di ogni persona umana.
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Di Franco, Andrea. "Il carattere della cittŕ delle relazioni." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 45–61. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022005.

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Abstract:
La natura della cittŕ e i suoi processi di formazione dalle origini a oggi esprimono una primaria qualitŕ della nostra specie, quella umana, contesa tra l'appartenenza ad una collettivitŕ e l'affermazione del proprio carattere individuale. La bellezza e la bontŕ, la giustizia e la sicurezza, la libertŕ e la concordia vanno di volta in volta patteggiate, per quanto ne concerne il significato, la specifica formalizzazione, l'orizzonte di condivisibilitŕ. Sembra essere chiaro che nulla č frequentabile in campo urbano, in quanto settore principe del campo umano, al di fuori di un principio di relazionalitŕ. In questo orizzonte di senso, l'idea della tradizione come enciclopedia entro cui trovare o riscrivere una grammatica per la traduzione dei nuovi termini della cittŕ ecologica, del paesaggio urbano e della sostenibilitŕ abitativa, č la base del progetto comune, del progetto di un'architettura delle relazioni.
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Cinque, B., M. Pelagalli, S. Daini, S. Dell'Acqua, and A. G. Spagnolo. "Aborto ripetuto spontaneo. Aspetti scientifici e obbligazioni morali." Medicina e Morale 41, no. 5 (October 31, 1992): 889–910. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1090.

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Abstract:
Sebbene la letteratura sulla moralità dell'aborto sia abbastanza ampia il dibattito si riferisce quasi sempre all'aborto provocato. Poco si discute invece sulla rilevanza morale dell'aborto spontaneo, cioè dell'interrompersi della gravidanza indipendentemente dalla volontà della donna o dal fatto che ella sappia di essere gravida. Gli autori presentano dapprima una breve sintesi di ordine scientifico sull'aborto ripetuto spontaneo, considerando la sua incidenza le cause e il trattamento. In particolare essi presentano l'esperienza nella Divisione di Ginecologia disfunzionale dell'Università Cattolica di Roma nella quale alcuni di essi lavorano. Successivamente essi discutono ampiamente il significato morale dell'aborto spontaneo esaminandolo alla luce delle due principali e contrapposte posizioni circa l'aborto volontario. Per gli autori non è accettabile identificare tutti gli eventi naturali con i precetti morali così che l'esistenza di una patologia in natura (e tale è l'aborto spontaneo) non significa che si sia obbligati a indurla. In altri termini il richiamo alla natura come fondamento della legge morale naturale non deriva dalla osservazione dei fenomeni che si presentano in natura ma dal concetto di natura umana. Considerando il rispetto dovuto alla vita umana sin dal concepimento gli autori concludono che si è moralmente obbligati a cercare di prevenire l'aborto spontaneo come pure a ricercare nuove modalità per rilevare il più presto possibile il concepimento sin dal momento in cui si verifica. Ogni elusione di queste responsabilità potrebbe identificare una negligenza moralmente rilevante nel determinarsi dell'aborto "spontaneo".
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Lalatta Costerbosa, Marina. "“Dignità contro dignità”? Sulla natura antidemocratica della tortura." Revista de la Facultad de Derecho de México 69, no. 274-1 (June 21, 2019): 437. http://dx.doi.org/10.22201/fder.24488933e.2019.274-1.69954.

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Abstract:
<p>Questo documento si concentra sul recente dibattito sulla ri-legalizzazione della tortura nel contesto della cosiddetta “guerra al terrorismo”. Il saggio muove da una definizione del concetto di legge come limite della forza e della democrazia come ideale politico, non solo come metodo di governo. Sottolinea, inoltre, l’estrema violenza connessa alla tortura in quanto tale. Questi due elementi: il concetto di legge e la natura della tortura mostrano l’errore dei principali argomenti di tortura oggi. In particolare, l’A. critica la cosiddetta argomentazione “dignità contro dignità” (in tedesco, Würde gegen Würde) e la relativa premoderna interpretazione dell’idea di dignità umana.</p><div> </div>
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Vannozzi, Francesca, and Davide Orsini. "Il segnalamento del delinquente di Salvatore Ottolenghi." Acta medico-historica Adriatica 20, no. 1 (2022): 139–53. http://dx.doi.org/10.31952/amha.20.1.7.

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Abstract:
I dermatoglifi, essendo completamente diversi da un essere umano all’altro, segnalano la diversità umana. Per questo motivo, e per le loro caratteristiche di unicità, classificazione e inalterabilità, le creste papillari sulla punta delle dita rappresentano elementi di una sicura differenziazione tra una persona e l’altra. Di conseguenza, le impronte digitali sono molto utili nell’identificazione di un essere umano.Salvatore Ottolenghi fu il primo ad utilizzare il sistema di impronte digitali per identificare gli individui e introdusse questo sistema nel suo “Cartellino di riconoscimento” nel 1902. Essendo sicuro della validità scientifica di questo metodo, lo considerava libero da potenziale interpretazione personale. Secondo lui “le impronte digitali, per loro natura, formano disegni speciali dalla nascita; questi non cambieranno per tutta la vita e saranno assolutamente diversi da un essere umano a un altro”. Questo metodo di identificazione delle impronte digitali fu immediatamente perfezionato da Giovanni Gasti, scelto da Salvatore Ottolenghi come suo assistente personale presso la Scuola di Polizia Scientifica. Per questo motivo, il metodo è stato chiamato “Sistema Gasti (Sistema Gasti)”. Fu usato per tutto il Novecento.
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Cortina, Mauricio, and Giovanni Liotti. "Costruzioni sulla teoria dell'attaccamento Verso un modello multi-motivazionale della natura umana." PSICOBIETTIVO, no. 3 (December 2018): 55–68. http://dx.doi.org/10.3280/psob2018-003006.

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Kochaniewicz, Bogusław. "Tajemnica wcielenia w mowach św. Piotra Chryzologa." Vox Patrum 38 (December 31, 2000): 293–321. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7249.

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Abstract:
Il mistero dell’incarnazione presentato nei sermoni di Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna (380-450), occupa un posto importante, intorno al quale si svolge la riflessione teologica del Dottore della Chiesa. Tale mistero mette in rilievo il Verbo di Dio, generato dal Padre, consostanziale a Lui, che per la nostra salvezza assume la nostra natura umana nel grembo verginale di Maria.
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Angelini, Fabio Giuseppe. "La pubblicità sanitaria tra ethos ippocratico, diritto e concorrenza." Medicina e Morale 68, no. 4 (December 20, 2019): 455–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.598.

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Abstract:
La pubblicità sanitaria costituisce un ambito di particolare interesse per verificare quale sia il bilanciamento proposto nell’ordinamento nazionale e sovranazionale tra queste due dimensioni complementari della professione sanitaria che, richiamando valori diversi e talvolta contrapposti, permettono di far luce sui pericoli di una politica del diritto e di un’interpretazione giurisprudenziale sempre meno capace di anteporre alle ragioni dell’economia quelle della natura umana e della tutela, sul piano giuridico, della dignità umana. Il presente contributo, prendendo spunto dal recente intervento del legislatore in materia di pubblicità sanitaria, intende analizzare la disciplina della pubblicità nell’ambito delle professioni sanitarie sia sotto il profilo squisitamente deontologico che giuridico, soffermandosi sul problema della funzionalità dei limiti previsti dall’ordinamento professionale rispetto alla tutela dei diritti fondamentali della persona e della loro compatibilità con la tutela della concorrenza.
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Nicoud, Marilyn. "« La pelle umana » Micrologus. Natura, scienze e società medievali, XIII, 2005, 772 p." Annales. Histoire, Sciences Sociales 65, no. 1 (February 2010): 222–24. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900026408.

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Girgis, Christine. "La natura umana nella tragedia di 'Delitto all'isola delle capre' di Ugo Betti." Transcultural Journal of Humanities and Social Sciences 4, no. 1 (March 11, 2023): 0. http://dx.doi.org/10.21608/tjhss.2023.289795.

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Fromm, Erich. "Il concetto freudiano di sessualità (1957)." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (February 2022): 67–86. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-001010.

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Abstract:
Viene pubblicata per la prima volta in italiano una lezione che Erich Fromm tenne il 28 maggio 1957 alla New School for Social Research di New York. Questa era l'ultima di una serie di lezio-ni sui concetti principali della psicoanalisi freudiana, la maggior parte delle quali non furono regi-strate mentre quest'ultima fu registrata e trascritta. Fromm discute i seguenti argomenti: il concetto fisiologico di sessualità in Freud e la concezione biologica della sessualità proposta da Fromm; il ruolo della mascolinità e della femminilità; il concetto freudiano di libido; la teoria della natura umana secondo Fromm, in cui vengono concettualizzati diversi bisogni dell'essere umano così come sono stati descritti nel libro del 1955 Psicanalisi della società contemporanea (il bisogno di essere in relazione, il bisogno di radicamento, il bisogno di un senso di identità, il bisogno di tra-scendenza, il bisogno di una cornice di riferimento e di un oggetto di devozione); implicazioni per la comprensione dei pazienti; le associazioni libere; il rapporto tra analista e paziente; l'importanza dei sogni; la situazione attuale della psicoanalisi e il suo futuro.
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Finelli, Roberto. "NUOVE TECNOLOGIE, SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA E “MENTE ORIZZONTALE”." Revista Dialectus - Revista de Filosofia, no. 18 (October 25, 2020): 350–64. http://dx.doi.org/10.30611/2020n18id61190.

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Abstract:
La tesi di fondo è che le nuove tecnologie rappresentano un enorme sviluppo dell‟umanità sul piano della trasmissione e dell‟elaborazione delle informazioni. Ma questa gigantesca innovazione, per la cornice dell‟accumulazione capitalistica in cui viene svolta e sviluppata, dà luogo ad una antropologia e ad una formazione della soggettività umana in cui il “conoscere” prevale e domina sul “sentire”. La natura astratta della ricchezza del capitale, e la sua accumulazione, richiedono un individuo parimenti astratto, in cui la conoscenza diventa sempre più informazione. Questa fallace identificazione della conoscenza con l‟informazione è basata su una epocale distorsione del sentire, per la quale il senso del conoscere non proviene più dal corpo emozionale e interiore del soggetto umano ma dall‟esterno, secondo programmi e definizioni di senso in qualche modo già predefiniti e precompilati. In questo ambito di problemi il saggio utilizza una distinzione profonda di significato tra il lemma “tecnica” e il lemma “tecnologia”, a partire da sollecitazioni presenti nelle pagine del Marx maturo, per mettere in discussione una contestualizzazione “umana” e non “capitalistica” della tecnologia. Nello stesso tempo l‟autore svolge una critica profonda della concezione heideggeriana e della tecnica e del modo in cui le filosofie della postmodernità, soprattutto quelle della cosiddetta French Theory, sotto la guida di Nietzsche e di Heidegger, hanno registrato solo la superficializzazione del mondo messa in atto dalla nuova tipologia “flessibile” dell‟accumulazione capitalistica. La liquidazione di ogni forma di soggettività operata dai pensatori francesi, se ha avuto il merito di criticare giustamente forme troppo identitarie e dogmatiche di soggettività, ha nello stesso tempo del tutto liquidato l‟ipotesi marxiana del capitale come vero soggetto della società moderna e contemporanea, con la sua necessità intrinseca di creare un mondo sempre più omogeneo alla sua espansione e universalizzazione.
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Sobański, Remigiusz. "Znaczenie pojęcia osoby w kanonicznym porządku prawnym." Prawo Kanoniczne 40, no. 3-4 (December 10, 1997): 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.3-4.01.

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Abstract:
Nel concetto cristiano ogni uomo è una persona, cioè un essere dotato dell’intelletto e della volontà, e questo lo rende il soggetto dei diritti e dei doveri i quali hanno origine nella sua „natura” (in questo chi è) e percio universali, intangibili e inalienabili. L’uomo - la persona umana - nella immagine cristiana dei mondo creato prende il posto centrale e per questo „la persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e l’obbiettivo di tutte le organizzazioni sociali”. Questa dignità personale si deve a tutti gli esseri umani - l’essere umano è ,,l’unica creatura sulla terra il quale Dio voleva per lui stesso”, è „un segno particolare dell’immagine Divina”, è capace dell’autodecisione e non si puó trattarla come un mezzo per raggiungere (un qualsiasi) scopo, ma sempre come un obiettivo in sé stesso („la norma personalistica”). Nella filosofia cristiana la persona è un concetto dinamico, comprendente sia la costituzione biopsichica che la realizzazione esistenziale della natura umana. Il diritto canonico riconosce e presume che ogni essere umano è una persona, ma li dove si parla semplicemente della persona umana indipendentemente dal fatto se essa è battezzata, di solito si usa la parola homo (ma nel c. 1086 § 1 la „persona” significa anche una persona non battezzata), invece la „persona” è un termine tecnico che significa il soggetto della capacità giuridica. In questo significato è stato usato il termine persona nel c. 96 CIC/1983 e (indipendentemente dalle differenze tra c. 87 CIC/1917 e c. 96 CIC/1983) bisogna notare il complementare c. 204. Ci si presenta una domanda: perché due volte si dice lo stesso? Nei documenti della Commissione per la revisione del Codice troviamo la spiegazione che nel secondo libro CIC si parla delle persone come dei membri del Popolo di Dio e non delle persone nel senso giuridico. Allora ci si presenta la domanda: in che senso - se non nel senso giuridico - si parla delle persone nel Codice del diritto? Gli autori che difendono quella doppia - diciamo: a doppio aspetto - presentazione fanno notare che il termine „persona” un termine giuridico, statico e formale, il suo punto di riferimento è l’ordine giuridico, invece „christifidelis” un termine teologico, dinamico, contenente i diritti e i doveri dei fedeli e il suo punto di riferimento è populus Dei. Secondo questo concetto la „persona” - diversamente da „christifidelis” - non sarebbe in grado di esprimere adeguatamente uguale, in quanto riguarda la dignità e l’azione, posizione giuridica dei fedeli nella Chiesa, della quale nel c. 208. „Christifidelis” costituisce - secondo questo concetto - il fondamento per la „persona”. Si ammette invero che la „persona” puó essere sostituita con „christifidelis”, ma meglio lasciare la „persona” perché (1) la „persona” riguarda anche le situazioni regolate non risultanti dal fatto del battesimo e (2) rende più facile la comunicativa e la compatibilità con il diritto secolare. Bisogna perô notare che nella Chiesa un uomo diventa una persona proprio tramite il battesimo e da questo punto di vista questi termini sono intercambiabili, nel c.96 non si parla della capacità giuridica in genere, ma si parla della capacità giuridica nella Chiesa, cio non esclude la capacità giuridica dei non battezzati. La capacità, della quale nel c. 96, è l’effetto del battesimo ed è inseparabile dall’incorporazione nella Chiesa, ma per questa capacità il fondamento costituisce la persona umana: la „personalità” canonica si fonda su quella naturale, non la distrugge - un battezzato non ha la doppia personalità (una naturale e altra cristiana), ma corne un uomo (battezzato) è una persona nella Chiesa. Un uomo diventa cristiano tramite il donare che si effettua nel momento di esprimere la fede e di ricevere il battesimo. Questo dono lo rende capace di agire -lo rende capace e anche destina. Questa ontica capacità di agire poi diventa approfondita e indirizzata tramite altri sacramenti. Nella Chiesa la capacità di agire non è un aggiunta alle altre caratteristiche e attributi dell’uomo, ma caratterizza lo status ecclesiastico di un fedele in cui i doni del battesimo e le predisposizioni congenite si uniscono in un insieme. Nella nuova situazione, risultante dal battesimo, si trova un singolo, concreto uomo - e in questo senso essa ha il carattere personale. Ma nello stesso tempo essa ha anche il carattere comunitario - non solo perché con il battesimo l’uomo entra nella comunità, ma soprattutto perché questa situazione risulta dall’esistenza e dall’azione della comunità. L’uomo non avrebbe provato i frutti della redenzione, se la Chiesa non avesse funzionato come uno strumento della salvezza. Nella Chiesa e tramite la Chiesa si realizza la storica e sociale realtà della partecipazione di Dio nel mondo tramite Cristo, nella Chiesa l’uomo prova le grazie redentrici e ricevendole viene coinvolto nell’attività della comunità la quale da la prova della verità e dell’amore. Entrato nel communio, grazie ai doni che aveva ricevuto e con questi doni è diventato il soggetto dell’attività della Chiesa. Proprio questo fatto si cerca di esprimere nel diritto con il concetto della persona. Christifidelis non è che la „persona in Ecclesia”. Questi termini non devono essere differenziati perché altrimenti la riflessione sull‘uomo nella Chiesa seguirebbe il doppio corso, uno giuridico e altro teologico. Senza dubbio, per quanto riguarda l’imagine dell’uomo nella Chiesa, bisogna prendere in considerazione tutto ció che sull’uomo pue dirci la filosofia, psicologia, biologia e sociologia, ma non si pué perdere dalla vista le teologiche conseguenze del battesimo e trattarle come se non meritassero l’attenzione giurudica.
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Fisso, Maria Beatrice, and Elio Sgreccia. "Etica dell’ambiente. II." Medicina e Morale 46, no. 1 (February 28, 1997): 57–74. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.889.

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Abstract:
Gli autori, dopo aver esaminato le diverse teorie antiantropocentriche nella prima parte del loro scritto, procedono in questa seconda sezione con il presentare le teorie antropocentriche, alla base delle quali vi è il presupposto che l’uomo ha un ruolo principale all’interno del mondo naturale. Questo significa che la natura non è portatrice di un valore di per sè, ma possiede esclusivamente il valore che si rivela nell’atto attributivo dell’uomo. Questa attribuzione che è la causa dell’eventuale considerazione della natura sotto un profilo morale, può essere frutto di una scelta umana a carattere costitutivo, oppure può divenire, all’interno di una concezione creazionistica, un atto di riconoscimento. Per la verità, all’interno delle teorie antropocentriche vi è una pluralità di interpretazioni del rapporto uomo-natura. Si passa da un antropocentrismo cosiddetto “forte” che proclama il primato assoluto dell’uomo sulla natura negando qualsiasi carattere morale a tale relazione, ad un antropocentrismo “moderato” o “debole” fondato sull’idea di un dovere di protezione e di conservazione della natura che ammette una sorta di limitata rilevanza morale della natura nella sua relazione con l’uomo. All’interno di quest’ultima forma di antropocentrismo si colloca anche l’insegnamento di Giovanni Paolo II che nell’enciclica Centesimus Annus e più tardi nell’Evangelium Vitae attribuisce all’uomo il ruolo di “custode responsabile” della natura proprio in conseguenza della sua superiorità su di essa.
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Gallese, Vittorio, and Valentina Cuccio. "Il corpo paradigmatico. Simulazione incarnata, intersoggettività, Sé corporeo e linguaggio." SETTING, no. 43 (December 2020): 5–44. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-043001.

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Abstract:
In questo articolo proponiamo una modalità con cui la neuroscienza cognitiva può fornire nuovi insight su tre aspetti della cognizione sociale. Intersoggettività, Sé umano e linguaggio. Sottolineiamo il ruolo sociale del corpo, concepito come sor-gente costitutiva della coscienza preriflessiva del Sé e degli altri. Intendiamo fornire una visione critica della neuroscienza contemporanea cognitiva e sociale e soste-niamo che il livello neurofisiologico di descrizione è condizione necessaria ma non sufficiente per lo studio dell'intersoggettività, del Sé umano e del linguaggio; questi elementi possono essere chiaramente comprensibili solo in collegamento ad un pie-no riconoscimento della loro stretta inter-relazione con il corpo. Prenderemo in esame i meccanismi specchio e la simulazione incarnata per la loro importanza per una nuova concettualizzazione dell'intersoggettività e del Sé umano. In questo con-testo ci focalizzeremo su una forma specificamente umana di intersoggettività: il linguaggio. Discuteremo gli aspetti della cognizione sociale legati al linguaggio in termini di incarnazione, sottolineando sia il carattere innovativo sia i limiti di que-sto approccio. Sosterremo che un aspetto chiave del linguaggio umano consiste nel disaccoppiamento dal suo usuale uso denotativo, che ne manifesta la capacità di astrazione. Discuteremo queste caratteristiche del linguaggio umano come esempli-ficazione della nozione greca di paradeigma, originariamente studiata da Aristote-le, per riferirci ad una forma tipica di argomentazione retorica e per collegarla alla simulazione incarnata. La conoscenza paradigmatica connette il particolare al par-ticolare, passando da una particolare situazione contingente al caso esemplare. Al-lo stesso modo, la simulazione incarnata consiste nella sospensione dell'applicazione concreta di un processo: la riutilizzazione della conoscenza moto-ria in assenza di movimento che essa realizza è un esempio di "conoscenza paradig-matica". Questo nuovo approccio epistemologico all'intersoggettività consente la possibilità di previsioni circa la natura intrinsecamente funzionale delle nostre ope-razioni cognitive sociali, andando oltre e senza subordinazione ad una specifica ontologia della mente.
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Haas, John M. "Personalism in the cultural area of the USA." Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 329–34. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.647.

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Abstract:
L’articolo delinea in modo sintetico la situazione della bioetica negli USA, soprattutto alla luce della posizione personalista. In un contesto attuale carat- terizzato da un pluralismo piuttosto marcato, che si concretizza in un diffuso utilitarismo tradotto in giuspositivismo, le norme morali vengono concepite come o frutto di una convenzione sociale o come arbitrariamente imposte da un’autorità. Attraverso una serie di esempi concreti, riguardanti soprattutto temi come la contraccezione, l’eutanasia, la sterilizzazione, la fecondazione assistita, l’Autore mostra come un approccio personalista, ossia fondato sulla natura oggettiva e sulla dignità della persona umana, possa ovviare alle incongruen- ze del relativismo e del secolarismo.
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Di Silva, Maurizio Filippo. "La misura dell’amore in Agostino." Revista Ética e Filosofia Política 2, no. 24 (April 2, 2022): 145–61. http://dx.doi.org/10.34019/2448-2137.2021.37200.

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Abstract:
L’obiettivo del presente articolo è mostrare che, come sostentuto da Armstrong, il pensiero agostiniano si caratterizza per un’attitudine positiva nei confronti del mondo sensibile e del corpo. A tal fine, saranno analizzate le riflessioni di Agostino presenti nel primo libro del De Libero Arbitrio e nel decimo libro delle Confessioni. La presente indagine si articolerà in tre momenti. In primo luogo, esaminerò le analisi dell’Ipponate relative alla natura del peccato per mostrare che, per Agostino, agire bene è amare i beni eterni. In seguito, traccerò le riflessioni agostiniane dedicate al peccato e all’ordine della natura umana per chiarire perché, per l’Ipponate, dominare le passioni è realizzare la propria natura. Infine, esaminerò le analisi agostiniane dedicate ai concetti di uti e frui per mostrare cosa l’Ipponate intenda per uso corretto dei beni temporali e per dominio della ragione sulle passioni. Sarà così possibile evidenziare che, per Agostino, contenere le passioni non significa astenersi da esse e allontanarsi dalle creature, ma utilizzare entrambe correttamente. Parole chiave: Agostino; peccato; mondo sensibile; uti; frui.
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De Mori, Barbara. "Il moral distress dalla medicina umana alla medicina veterinaria: un’analisi comparativa." Medicina e Morale 68, no. 3 (October 15, 2019): 265–80. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.586.

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Abstract:
Gli studi sul disagio professionale nell’ambito delle professioni di aiuto sanitarie sono in continua crescita. Questi studi hanno identificato, tra le altre cose, diversi disturbi e disagi di natura squisitamente etica, come il moral distress, la cui diagnosi e cura rappresentano oggi un impegno di grande rilievo. Tuttavia, nell’ambito delle professioni d’aiuto che si occupano di animali, come quella del medico veterinario, difficilmente questi studi sono stati approfonditi, con ripercussioni anche gravi sull’esercizio professionale. In generale, infatti, la società fatica a comprendere quanto possa essere difficile per chi lavora con gli animali gestire i conflitti etici che si creano tra le esigenze professionali, le esigenze degli animali e le richieste di chi è proprietario o, comunque, referente per l’animale. Il moral distress è stato riconosciuto solo di recente in medicina veterinaria ed è provocato, come nell’ambito della medicina umana, dall’incapacità di trovare un accordo tra la propria vocazione e le tensioni morali che l’esercizio della professione procura ogni giorno. In questo contributo, attraverso una comparazione con gli studi realizzati nell’ambito delle professioni di aiuto sanitarie in medicina umana, viene esplorata la geografia morale del moral distress nel contesto della professione medico veterinaria, con uno sguardo alle specifiche problematiche etiche che sono coinvolte nella relazione triadica tra medico, paziente animale e proprietario.
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Francesco, Michele Di. "Universalità della scienza, democratizzazione della cultura e società aperta : da Feyeraband alla riscoperta della natura umana." Antiquité Tardive 9 (January 2002): 59–62. http://dx.doi.org/10.1484/j.at.2.300583.

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Carducci, Michele. "LE PREMESSE DI UNA “ECOLOGIA COSTITUZIONALE”." Veredas do Direito: Direito Ambiental e Desenvolvimento Sustentável 17, no. 37 (May 13, 2020): 89–111. http://dx.doi.org/10.18623/rvd.v17i37.1760.

Full text
Abstract:
L’articolo discute il tema del rapporto tra diritto e approccio ecosistemi-co nella prospettiva dei limiti del diritto costituzionale di fronte alla con-dizione attuale di “deficit ecologico” del Pianeta (“tirannia delle piccole decisioni”, disfunzionalità dei poteri, irresponsabilità). Questi limiti sono la conseguenza del carattere “fossile” del diritto moderno, definitivamente separato dai bisogni naturali di sopravvivenza della specie umana. Attual-mente esistono due tentativi di superamento di questi limiti in nome della “conversione ecologica” degli stili di vita e della “transizione ecologica” del sistema di produzione: il metodo “ottativo”, strutturato per obiettivi e regole secondarie; il metodo “prescrittivo”, fondato su regole primarie di nuovi doveri verso la natura.
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Carrasco De Paula, Ignacio. "La comunicazione medico-paziente: elementi per una fondazione etica." Medicina e Morale 51, no. 4 (August 31, 2002): 609–16. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.687.

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Abstract:
L’articolo prende in esame gli aspetti etici di un tipo particolare di comunicazione, quella tra il medico e il suo paziente. L’Autore introduce l’argomento con alcune osservazioni di natura storicodottrinale (dialettica tradizione-modernità) e prosegue con una riflessione sulle categorie e condizioni etiche pertinenti ad una attività specificamente umana e, pertanto, morale, quale è la comunicazione tra il medico e il paziente. In particolare, vengono trattate le seguenti questioni: a. pregi e limiti della comunicazione medico-paziente nella medicina tradizionale (Corpus Ippocratico); b. l’avvento della tecnologia nella medicina della modernità (conquiste e insidie); c. le basi etiche della comunicazione medico-paziente nel contesto clinico.
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Giorgini, Giovanni. "OAKESHOTT E IL RAZIONALISMO IN POLITICA." Il Politico 254, no. 1 (June 7, 2021): 131–33. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.568.

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Abstract:
L’attacco al razionalismo in politica costituisce il fulcro degli interessi teorici, e delle preoccupazioni pratiche, di Oakeshott negli anni Cinquanta. Con il termine razionalismo egli intende il supposto uso senza vincoli e senza pregiudizi della ragione e la fede che in questo modo si arriverà a un sicuro miglioramento della condizione umana. Nella sua ricostruzione, il primo autore a proporre l’uso della ragione, acuminata dal metodo induttivo e purificata da pregiudizi, come strumento della conquista della natura da parte dell’uomo fu Francis Bacon; una ragione strumentale che aveva fatto tabula rasa dei pregiudizi derivanti dalla società, dal principio di autorità, dalle opinioni comuni (i vari tipi di idola).
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Bompiani, A. "Riflessioni etiche sulla produzione e commercializzazione di organismi animali e vegetali geneticamente modificati." Medicina e Morale 49, no. 3 (June 30, 2000): 449–504. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.781.

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Abstract:
L’Autore esamina sotto l’aspetto etico il vasto dibattito in corso sulle biotecnologie, riferendosi in particolare agli organismi geneticamente modificati. L’Autore approfondisce l’attuale concorso delle biotecnologie allo sviluppo umano, soffermandosi sull’eticità della “manipolazione” della natura vivente secondo una visione antropocentrica moderata, nella adeguata tutela della biodiversità ambientale e di un sufficiente grado di benessere animale. L’articolo si sofferma poi sui “rischi”, che costituisce una delle principali domande etiche maggiormente avvertite dall’opinione pubblica. Riconoscendo la difficoltà attuale di una valutazione epidemiologica precisa del “rischio” derivante dall’uso di alimenti geneticamente modificati attualmente commercializzati per la salute umana, lo studio si conclude affermando che è necessario: 1. Promuovere una maggiore informazione pubblica sui temi complessi delle biotecnologie e degli organismi geneticamente modificati; 2. Sostenere il criterio della valutazione scientifica del rischio, adottando peraltro il “principio di precauzione” (che tuttavia va meglio specificato in senso giuridico nelle applicazioni biotecnologiche); 3. Prevedere uno sviluppo di armonici rapporti fra i diversi settori interessati dalle biotecnologie (produttori, università per le attività di ricerche e formazione, consumatori, etc.), anche mediante l’assunzione dei criteri di massima “trasparenza” e di facoltà di scelta; 4. Assicurare a tutti i popoli della terra i benefici che possono derivare dalle applicazioni biotecnologiche.
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Calabrò, Gian Pietro. "L’eutanasia nella prospettiva dello stato costituzionale tra principi e valori." Medicina e Morale 48, no. 5 (October 31, 1999): 885–902. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.793.

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Abstract:
In questo articolo l’Autore ha voluto sottolineare la strettissima connessione tra la tutela del diritto alla vita e la natura dello Stato di diritto costituzionale. Due sono gli ambiti entro cui questo legame sembra entrare in fibrillazione: l’inizio e la fine della vita. L’Autore contesta infatti la possibilità di una configurazione giuridica dell’eutanasia, quale diritto di morire. Dopo aver analizzato la situazione legislativa de iure condito e de iure condendo, esamina la nozione di indisponibilità del bene vita entro la prospettiva dei principi e dei valori costituzionali. In quest’ultima prospettiva emerge infatti come la “natura” dello Stato costituzionale sia ancorato alla nozione di persona umana e ai suoi diritti inviolabili, di cui il diritto alla vita rappresenta quel diritto previo, pre-condizione di ogni altro diritto. In questo senso esso allora è principium essendi dello stesso ordinamento giuridico, che trova in esso la sua ragion d’essere e il suo criterio di legittimazione
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Tarantino, Antonio. "Sul fondamento dei diritti del nascituro: alcune considerazioni bioetico-giuridiche (TI)." Medicina e Morale 44, no. 6 (December 31, 1995): 1209–48. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.959.

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Abstract:
L'articolo (che nella sua prima parte è stato pubblicato su "Medicina e Morale" 1995,5:951-984) analizza quale etica sia confacente alla definizione dello statuto biologico dell'embrione. Dopo aver illustrato criticamente le varie posizioni filosofiche al riguardo, l'Autore ritiene decisivo per la riflessione il riconoscimento del rapporto fra ordine biologico ed ordine etico. Tale legame risponde all'esigenza di trovare dei punti fermi naturali ai quali ancorare il ragionamento e le norme che disciplinano la vita individuale e l'ordine civile in materia di tutela del diritto alla vita. Si tratta cioè di affermare che l'ordine insito nella natura umana può costituire il punto di orientamento della condotta della persona. Lo studio prosegue argomentando a favore della titolarità, da parte dell'embrione, di diritti essenziali rispetto alla madre, primo fra tutti quello alla vita, a partire dalla fecondazione. Il nascituro, quindi, va tutelato giuridicamente come persona umana. Dopo avere esaminato, alla luce di quanto precedentemente affermato, se esista un diritto della donna all'aborto volontario - arrivando ad una conclusione negativa - l'articolo si conclude auspicando che gli organi competenti nei vari Stati emanino una "Dichiarazione dei diritti del nascituro", nel rispetto di quanto affermato all'art. 3 della Dichia razione Universale dei Diritti dell'Uomo: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona".
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Simporè, Jacques. "Il personalismo nell’area culturale africana." Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 353–60. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.649.

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Abstract:
< Ai nostri tempi, più che mai, il tema dell’essere umano sta al centro dei dibattiti. Ogni cultura, ogni tendenza filosofica cerca di svelare il mistero dell’uomo e di dare senso e valore all’agire umano. Perciò, il personalismo ha ricoperto più volti nella storia della filosofia. La presente relazione descrive quello africano prendendo come esempio il personalismo sociale dei Bantu e dei Mossi. Per i Bantu, non c’è dicotomia tra essere e Forza Vitale che anima quello che esiste e che sussiste. Poiché, secondo loro, senza questa Forza Vitale non si può immaginare un concepimento dell’essere. Ogni cosa che esiste ha la sua Forza Vitale. Ogni tentativo volto a diminuire o distruggere la Forza Vitale di una persona è una colpa che va punita, non solo dalla società ma anche dagli antenati nell’al di là. Al contrario, contribuire a rafforzare la Forza Vitale dell’uomo e della natura è un atto lodevole. I Mossi, volendo esprimere allo stesso tempo la ricchezza e l’ambiguità della persona umana, hanno elaborato una antropologia fondata su quattro elementi: “sigré”, Forza Vitale ancestrale che si eredita dagli antenati; “kinkirga”, Forza Vitale celeste, personale, immortale; “siiga”, Forza Vitale terrestre, ponte gettato tra il sigré e il kinkira; E “yinga”, Corpo, struttura carnale ove si uniscono queste tre forze della vita per costituire la persona che si esprime con ambivalenza in società. Ponendo la vita come principio primo e mettendo l’enfasi sull’agire della persona nella società, la filosofia africana “vitalista” ha elaborato un personalismo di tipo sociale.
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Pellegrino, Marina Pia. "Edith Stein. Verso la “comunita’ di destino” attraverso la liberta’ e la grazia." Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 4, no. 2 (August 22, 2021): 61–73. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v4i2.27974.

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Abstract:
Il saggio di Edith Stein Libertà e Grazia , nel quale si sviluppano le sue riflessioni sulla comunità didestino, è stato ritrovato come manoscritto inedito e ha subito un percorso problematico prima diessere definitivamente datato e intitolato. Risalente al 1921, poco prima che l’autrice entrasse nellachiesa cattolica con il battesimo, e avendo come nucleo tematico l’incontro tra libertà umana egrazia divina, questa trattazione di filosofia della religione s’inserisce nel percorso filosofico edesistenziale che, dalla tesi di laurea sull’entropatia, ai lavori sulla Causalità psichica, su Individuo ecomunità e sullo Stato, caratterizza il periodo di ricerca della Stein come assistente di EdmundHusserl e quello subito dopo le sue dimissioni da tale incarico. E’ opportuno seguire a grandi linee ipassi di questo cammino, per scoprire come all’interno dell’analisi fenomenologica, che Edith avevafatto propria, emergano approfondimenti sulla struttura dell’essere umano, in particolare sull’anima,e questioni ad essi collegate, come quella della comunità di destino. Tale tipo di comunità, si inseriscenella riflessione, mai abbandonata dalla Stein, riguardante la relazione con l’altro, la libertà di aprirsio chiudersi all’incontro; essa si fonda sugli atti liberi di ciascuno e insieme sulla responsabilità cheognuno ha nei confronti della salvezza di tutti gli altri e viceversa. L’essere umano porta in sé lavocazione di proteggere anche il mondo animale, le creature inanimate e la natura. Il percorso diEdith, in un’osmosi tra pensiero e vita, si conclude con la sua offerta come “vittima di espiazione” afavore del suo popolo e in nome della nuova alleanza in Cristo, unico vero Mediatore per la salvezzadi tutti davanti a Dio.
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