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Dissertations / Theses on the topic 'Organizzazione'

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1

Orsina, Amalia. "La responsabilità da reato delle organizzazioni complesse tra colpa di organizzazione e colpa di reazione." Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/3983.

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Abstract:
La presente dissertazione, che si inscrive nel generale tema della responsabilità penale delle persone giuridiche, è preceduta da un Introduzione in cui si effettua l inquadramento contenutistico e metodologico dell indagine. In particolare l oggetto specifico viene individuato nella tematizzazione del criterio soggettivo di imputazione della responsabilità degli enti, in generale e con specifico riferimento a contesti particolarmente problematici come quelli di rischio da ignoto scientifico-tecnologico. Quale metodo di indagine si adotta lo strumento comparatistico, attraverso cui si procede ad un confronto tra il d.lgs. n. 231/2001 e i modelli di responsabilità degli enti vigenti in due ordinamenti di common law, il Regno Unito e la Federazione Australiana, nonché nel sistema giuridico tedesco afferente alla tradizione di civil law. Nel Capitolo I si muove dal proposito di riflettere problematicamente sul monito proveniente dalla dottrina per una maggiore valorizzazione della responsabilità degli enti nei contesti di rischio da ignoto scientifico-tecnologico; il tema della responsabilità penale delle organizzazioni complesse viene così contestualizzato nella prospettiva del diritto penale del rischio. Nel Capitolo II si riflette sullo statuto dell inedita forma di responsabilità del sistema 231, entrando nel merito della complessa natura di questo modello imputativo quale risultante della difficile coesistenza dei due paradigmi ascrittivi individualistico ed olistico. Nel Capitolo III, assumendo ad oggetto lo specifico versante della responsabilità collettiva da delitto colposo d evento, si riconsidera la vicenda evolutiva del paradigma punitivo in esame alla luce del contributo espresso dai tre principali formanti dell esperienza giuridica: il legislatore, la dottrina e la giurisprudenza. Nel Capitolo IV, si riflette sul dibattito dottrinale avente ad oggetto la costruzione di un paradigma di responsabilità da reato dell ente compiutamente personale. A tale riguardo si sviluppa un confronto comparatistico con l ordinamento tedesco ricostruendo il sistema di responsabilità degli enti ivi vigente; nonché si considera il rapporto tra responsabilità individuale e responsabilità dell ente in materia di salute e sicurezza sul lavoro ex art. 25-septies nel sistema 231. Nel Capitolo V si sviluppa la comparazione con l ordinamento del Regno Unito prendendo in esame il reato di Corporate killing, una figura di omicidio dell ente correlata alla normativa in tema di salute e sicurezza sul lavoro e rapportata alla persona giuridica quale suo autore esclusivo. Il Capitolo VI, infine, è suddiviso in due Parti. Nella Parte I si effettua una Ricognizione descrittiva del sistema di corporate criminal liability vigente nella Federazione Australiana, polarizzando l attenzione sulla proposta dottrinale dell Accountability model teorizzata da Brent Fisse e John Braithwaite, la quale trova il suo fulcro nella categoria della Reactive corporate fault quale inedito criterio ascrittivo del reato alle persone giuridiche. Nella Parte II, correlativamente a quanto esposto nella Parte I, si sviluppa una Riflessione critica, che si concretizza nell elaborazione di una proposta di valorizzazione della reactive fault quale meccanismo di adattamento del canone della colpa di organizzazione a quei contesti particolarmente problematici di responsabilità degli enti in cui, stante l inesigibilità da parte dell ente di un contegno prevenzionale diverso da quello tenuto, si palesano le insufficienze di un paradigma imputativo ancorato solo al canone dell organizational fault. Si prospetta pertanto la possibilità di una rilettura, già sul piano de iure condito, del paradigma ascrittivo dell ente configurato nel sistema 231, avanzando la proposta ermeneutica di un coordinamento del criterio della colpa di organizzazione con quello della colpa di reazione.
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2

CIAMPI, SONIA. "Il sindacato come organizzazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/513.

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Abstract:
Il lavoro, dopo una ricostruzione storica del fenomeno sindacale, è incentrato sull'analisi degli elementi costitutivi della fattispecie sindacale nonchè sull'analisi dello spazio ricoperto dalla contrattazione collettiva alla luce delle più recenti riforme in materia.
The work, further to the historical reconstruction of the trade unions, is focused on the analysis of the constituent elements of a trade union, as well as on the analysis of the position of collective bargaining in the light of the recent law reforms in regard.
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CIAMPI, SONIA. "Il sindacato come organizzazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/513.

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Abstract:
Il lavoro, dopo una ricostruzione storica del fenomeno sindacale, è incentrato sull'analisi degli elementi costitutivi della fattispecie sindacale nonchè sull'analisi dello spazio ricoperto dalla contrattazione collettiva alla luce delle più recenti riforme in materia.
The work, further to the historical reconstruction of the trade unions, is focused on the analysis of the constituent elements of a trade union, as well as on the analysis of the position of collective bargaining in the light of the recent law reforms in regard.
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Colucci, Vincenzo. "Organizzazione dell'interfaccia utente su Android." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3130/.

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Rinaldi, Anna <1979&gt. "Organizzazione produttiva e gruppi di imprese." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/765/1/Tesi_Rinaldi_Anna.pdf.

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6

Rinaldi, Anna <1979&gt. "Organizzazione produttiva e gruppi di imprese." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/765/.

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7

Faccioli, Marco <1979&gt. "Organizzazione strutturale della catena respiratoria mitocondriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2886/1/Faccioli_Marco_Tesi_PDF.pdf.

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Abstract:
La catena respiratoria mitocondriale è principalmente costituita da proteine integrali della membrana interna, che hanno la capacità di accoppiare il flusso elettronico, dovuto alle reazioni redox che esse catalizzano, al trasporto di protoni dalla matrice del mitocondrio verso lo spazio intermembrana. Qui i protoni accumulati creano un gradiente elettrochimico utile per la sintesi di ATP ad opera dell’ATP sintasi. Nonostante i notevoli sviluppi della ricerca sulla struttura e sul meccanismo d’azione dei singoli enzimi della catena, la sua organizzazione sovramolecolare, e le implicazioni funzionali che ne derivano, rimangono ancora da chiarire in maniera completa. Da questa problematica trae scopo la presente tesi volta allo studio dell’organizzazione strutturale sovramolecolare della catena respiratoria mediante indagini sia cinetiche che strutturali. Il modello di catena respiratoria più accreditato fino a qualche anno fa si basava sulla teoria delle collisioni casuali (random collision model) che considera i complessi come unità disperse nel doppio strato lipidico, ma collegate funzionalmente tra loro da componenti a basso peso molecolare (Coenzima Q10 e citocromo c). Recenti studi favoriscono invece una organizzazione almeno in parte in stato solido, in cui gli enzimi respiratori si presentano sotto forma di supercomplessi (respirosoma) con indirizzamento diretto (channeling) degli elettroni tra tutti i costituenti, senza distinzione tra fissi e mobili. L’importanza della comprensione delle relazioni che si instaurano tra i complessi , deriva dal fatto che la catena respiratoria gioca un ruolo fondamentale nell’invecchiamento, e nello sviluppo di alcune malattie cronico degenerative attraverso la genesi di specie reattive dell’ossigeno (ROS). E’ noto, infatti, che i ROS aggrediscono, anche i complessi respiratori e che questi, danneggiati, producono più ROS per cui si instaura un circolo vizioso difficile da interrompere. La nostra ipotesi è che, oltre al danno a carico dei singoli complessi, esista una correlazione tra le modificazioni della struttura del supercomplesso, stress ossidativo e deficit energetico. Infatti, la dissociazione del supercomplesso può influenzare la stabilità del Complesso I ed avere ripercussioni sul trasferimento elettronico e protonico; per cui non si può escludere che ciò porti ad un’ulteriore produzione di specie reattive dell’ossigeno. I dati sperimentali prodotti a sostegno del modello del respirosoma si riferiscono principalmente a studi strutturali di elettroforesi su gel di poliacrilammide in condizioni non denaturanti (BN-PAGE) che, però, non danno alcuna informazione sulla funzionalità dei supercomplessi. Pertanto nel nostro laboratorio, abbiamo sviluppato una indagine di tipo cinetico, basata sull’analisi del controllo di flusso metabolico,in grado di distinguere, funzionalmente, tra supercomplessi e complessi respiratori separati. Ciò è possibile in quanto, secondo la teoria del controllo di flusso, in un percorso metabolico lineare composto da una serie di enzimi distinti e connessi da intermedi mobili, ciascun enzima esercita un controllo (percentuale) differente sull’intero flusso metabolico; tale controllo è definito dal coefficiente di controllo di flusso, e la somma di tutti i coefficienti è uguale a 1. In un supercomplesso, invece, gli enzimi sono organizzati come subunità di una entità singola. In questo modo, ognuno di essi controlla in maniera esclusiva l’intero flusso metabolico e mostra un coefficiente di controllo di flusso pari a 1 per cui la somma dei coefficienti di tutti gli elementi del supercomplesso sarà maggiore di 1. In questa tesi sono riportati i risultati dell’analisi cinetica condotta su mitocondri di fegato di ratto (RLM) sia disaccoppiati, che accoppiati in condizioni fosforilanti (stato 3) e non fosforilanti (stato 4). L’analisi ha evidenziato l’associazione preferenziale del Complesso I e Complesso III sia in mitocondri disaccoppiati che accoppiati in stato 3 di respirazione. Quest’ultimo risultato permette per la prima volta di affermare che il supercomplesso I+III è presente anche in mitocondri integri capaci della fosforilazione ossidativa e che il trasferimento elettronico tra i due complessi possa effettivamente realizzarsi anche in condizioni fisiologiche, attraverso un fenomeno di channeling del Coenzima Q10. Sugli stessi campioni è stata eseguita anche un analisi strutturale mediante gel-elettroforesi (2D BN/SDS-PAGE) ed immunoblotting che, oltre a supportare i dati cinetici sullo stato di aggregazione dei complessi respiratori, ci ha permesso di evidenziare il ruolo del citocromo c nel supercomplesso, in particolare per il Complesso IV e di avviare uno studio comparativo esteso ai mitocondri di cuore bovino (BHM), di tubero di patata (POM) e di S. cerevisiae.
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Faccioli, Marco <1979&gt. "Organizzazione strutturale della catena respiratoria mitocondriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2886/.

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Abstract:
La catena respiratoria mitocondriale è principalmente costituita da proteine integrali della membrana interna, che hanno la capacità di accoppiare il flusso elettronico, dovuto alle reazioni redox che esse catalizzano, al trasporto di protoni dalla matrice del mitocondrio verso lo spazio intermembrana. Qui i protoni accumulati creano un gradiente elettrochimico utile per la sintesi di ATP ad opera dell’ATP sintasi. Nonostante i notevoli sviluppi della ricerca sulla struttura e sul meccanismo d’azione dei singoli enzimi della catena, la sua organizzazione sovramolecolare, e le implicazioni funzionali che ne derivano, rimangono ancora da chiarire in maniera completa. Da questa problematica trae scopo la presente tesi volta allo studio dell’organizzazione strutturale sovramolecolare della catena respiratoria mediante indagini sia cinetiche che strutturali. Il modello di catena respiratoria più accreditato fino a qualche anno fa si basava sulla teoria delle collisioni casuali (random collision model) che considera i complessi come unità disperse nel doppio strato lipidico, ma collegate funzionalmente tra loro da componenti a basso peso molecolare (Coenzima Q10 e citocromo c). Recenti studi favoriscono invece una organizzazione almeno in parte in stato solido, in cui gli enzimi respiratori si presentano sotto forma di supercomplessi (respirosoma) con indirizzamento diretto (channeling) degli elettroni tra tutti i costituenti, senza distinzione tra fissi e mobili. L’importanza della comprensione delle relazioni che si instaurano tra i complessi , deriva dal fatto che la catena respiratoria gioca un ruolo fondamentale nell’invecchiamento, e nello sviluppo di alcune malattie cronico degenerative attraverso la genesi di specie reattive dell’ossigeno (ROS). E’ noto, infatti, che i ROS aggrediscono, anche i complessi respiratori e che questi, danneggiati, producono più ROS per cui si instaura un circolo vizioso difficile da interrompere. La nostra ipotesi è che, oltre al danno a carico dei singoli complessi, esista una correlazione tra le modificazioni della struttura del supercomplesso, stress ossidativo e deficit energetico. Infatti, la dissociazione del supercomplesso può influenzare la stabilità del Complesso I ed avere ripercussioni sul trasferimento elettronico e protonico; per cui non si può escludere che ciò porti ad un’ulteriore produzione di specie reattive dell’ossigeno. I dati sperimentali prodotti a sostegno del modello del respirosoma si riferiscono principalmente a studi strutturali di elettroforesi su gel di poliacrilammide in condizioni non denaturanti (BN-PAGE) che, però, non danno alcuna informazione sulla funzionalità dei supercomplessi. Pertanto nel nostro laboratorio, abbiamo sviluppato una indagine di tipo cinetico, basata sull’analisi del controllo di flusso metabolico,in grado di distinguere, funzionalmente, tra supercomplessi e complessi respiratori separati. Ciò è possibile in quanto, secondo la teoria del controllo di flusso, in un percorso metabolico lineare composto da una serie di enzimi distinti e connessi da intermedi mobili, ciascun enzima esercita un controllo (percentuale) differente sull’intero flusso metabolico; tale controllo è definito dal coefficiente di controllo di flusso, e la somma di tutti i coefficienti è uguale a 1. In un supercomplesso, invece, gli enzimi sono organizzati come subunità di una entità singola. In questo modo, ognuno di essi controlla in maniera esclusiva l’intero flusso metabolico e mostra un coefficiente di controllo di flusso pari a 1 per cui la somma dei coefficienti di tutti gli elementi del supercomplesso sarà maggiore di 1. In questa tesi sono riportati i risultati dell’analisi cinetica condotta su mitocondri di fegato di ratto (RLM) sia disaccoppiati, che accoppiati in condizioni fosforilanti (stato 3) e non fosforilanti (stato 4). L’analisi ha evidenziato l’associazione preferenziale del Complesso I e Complesso III sia in mitocondri disaccoppiati che accoppiati in stato 3 di respirazione. Quest’ultimo risultato permette per la prima volta di affermare che il supercomplesso I+III è presente anche in mitocondri integri capaci della fosforilazione ossidativa e che il trasferimento elettronico tra i due complessi possa effettivamente realizzarsi anche in condizioni fisiologiche, attraverso un fenomeno di channeling del Coenzima Q10. Sugli stessi campioni è stata eseguita anche un analisi strutturale mediante gel-elettroforesi (2D BN/SDS-PAGE) ed immunoblotting che, oltre a supportare i dati cinetici sullo stato di aggregazione dei complessi respiratori, ci ha permesso di evidenziare il ruolo del citocromo c nel supercomplesso, in particolare per il Complesso IV e di avviare uno studio comparativo esteso ai mitocondri di cuore bovino (BHM), di tubero di patata (POM) e di S. cerevisiae.
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Callegaro, Federica <1994&gt. "La stabile organizzazione nel diritto tributario." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19455.

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Abstract:
Il presente elaborato si occupa, partendo dall'analisi del concetto di residenza di persone fisiche e giuridiche e del conseguente problema della doppia imposizione affrontato sia dal Modello Ocse che nelle normative interne, di esaminare l'istituto della stabile organizzazione nella normativa convenzionale e domestica, ponendo anche alcuni cenni sull'economia digitale e sulle recenti modifiche apportate dal Progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting). Infine, viene esaminata la particolare ipotesi di stabile organizzazione occulta con riferimento alle sentenze Philiph Morris (in cui per la prima volta si è affrontata la questione) e ad altre sentenze in cui la Corte di Cassazione si è pronunciata in merito all'argomento.
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10

Brescancin, Federica <1993&gt. "Stabile organizzazione: evoluzione normativa articolo 162 TUIR." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15650.

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Abstract:
L'elaborato approfondisce il tema della stabile organizzazione, ponendosi l’obiettivo di analizzare le novità normative introdotte sia a livello nazionale attraverso l'articolo 162, sia internazionale secondo le linee guida del Modello OCSE. Le considerazioni effettuate sono dettate dall’evoluzione degli attuali modelli di business in continuo aggiornamento (ad esempio la digital economy), e sulle prospettive di innovazione delle normative che rispondono alle nuove esigenze di attrarre il reddito conseguito da un soggetto non residente nel territorio dello Stato, al diritto impositivo. L'analisi svolta in merito alle modifiche apportate in tema di stabile organizzazione mira inoltre ad sottolineare come le stesse siano parte del progetto Beps di contrasto all’elusione e all’evasione fiscale.
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PASINI, ANNALISA. "Organizzazione scolastica e disagio giovanile. Un'analisi relazionale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1107.

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Abstract:
La tesi analizza il modo in cui le organizzazioni scolastiche affrontano il disagio giovanile, verificando se e dove si riscontrino caratteri di relazionalità nella sua gestione e nell’orientamento organizzativo, secondo l’approccio relazionale al welfare. Si tratta di una ricerca qualitativa ed esplorativa, condotta nel sistema educativo della Provincia Autonoma di Trento, attraverso interviste semistrutturate a dirigenti, docenti, ma anche altri professionisti, studenti e famiglie. L’analisi, preceduta da un inquadramento teorico e delle indicazioni istituzionali, focalizza il processo di aiuto sul caso secondo l’ottica relazionale e poi si centra sul piano organizzativo, per osservare in tre elementi – finalità, persone e mezzi dell’organizzazione – come l’assunzione di una prospettiva relazionale possa attivare nella scuola pratiche di care in grado di migliorare il benessere degli studenti. L’analisi mostra che, soprattutto nella formazione professionale trentina, il presupposto della care appare abbastanza condiviso ma spesso non si traduce in veri e propri processi relazionali. Un punto critico riguarda l’attivazione di reti riflessive paritarie con le famiglie e gli studenti. Una potenzialità innovativa è invece espressa in alcuni istituti dove l’assetto organizzativo funziona almeno in parte secondo logiche relazionali: ciò sembra sostenere la funzione formativa della scuola, coinvolgendola in una dinamica societaria di care diffusa.
The thesis analyses the way in which school organizations tackle the problem of young people in trouble, verifying if and where relational elements can be found in organizational orientations, following the relational approach to welfare. It is a qualitative and exploring research, conducted within the Province of Trento's educational system, through semistructured interviews with school executives, teachers, other professionals, students and families as well. Beginning with the theoretical framework and the institutional indications, the analysis focuses on individual helping process from the relational perspective; then moving to the organizational level in order to observe in three elements - goals, people and means - how the utilization of a relational approach can activate, in the school, practices of "care" capable of improving students well being. The analysis shows that, mainly in occupational training, the idea of "care" seems to be quite shared but it does not translate into true relational processes. A critical point refers to the activation of reflective networks with families and students. A potential innovation is expressed in certain institutes where the organizational framework reflects, at least partially, the relational approach: it does seam to support the school educational role, involving the school itself in a widespread society of "care".
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PASINI, ANNALISA. "Organizzazione scolastica e disagio giovanile. Un'analisi relazionale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1107.

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Abstract:
La tesi analizza il modo in cui le organizzazioni scolastiche affrontano il disagio giovanile, verificando se e dove si riscontrino caratteri di relazionalità nella sua gestione e nell’orientamento organizzativo, secondo l’approccio relazionale al welfare. Si tratta di una ricerca qualitativa ed esplorativa, condotta nel sistema educativo della Provincia Autonoma di Trento, attraverso interviste semistrutturate a dirigenti, docenti, ma anche altri professionisti, studenti e famiglie. L’analisi, preceduta da un inquadramento teorico e delle indicazioni istituzionali, focalizza il processo di aiuto sul caso secondo l’ottica relazionale e poi si centra sul piano organizzativo, per osservare in tre elementi – finalità, persone e mezzi dell’organizzazione – come l’assunzione di una prospettiva relazionale possa attivare nella scuola pratiche di care in grado di migliorare il benessere degli studenti. L’analisi mostra che, soprattutto nella formazione professionale trentina, il presupposto della care appare abbastanza condiviso ma spesso non si traduce in veri e propri processi relazionali. Un punto critico riguarda l’attivazione di reti riflessive paritarie con le famiglie e gli studenti. Una potenzialità innovativa è invece espressa in alcuni istituti dove l’assetto organizzativo funziona almeno in parte secondo logiche relazionali: ciò sembra sostenere la funzione formativa della scuola, coinvolgendola in una dinamica societaria di care diffusa.
The thesis analyses the way in which school organizations tackle the problem of young people in trouble, verifying if and where relational elements can be found in organizational orientations, following the relational approach to welfare. It is a qualitative and exploring research, conducted within the Province of Trento's educational system, through semistructured interviews with school executives, teachers, other professionals, students and families as well. Beginning with the theoretical framework and the institutional indications, the analysis focuses on individual helping process from the relational perspective; then moving to the organizational level in order to observe in three elements - goals, people and means - how the utilization of a relational approach can activate, in the school, practices of "care" capable of improving students well being. The analysis shows that, mainly in occupational training, the idea of "care" seems to be quite shared but it does not translate into true relational processes. A critical point refers to the activation of reflective networks with families and students. A potential innovation is expressed in certain institutes where the organizational framework reflects, at least partially, the relational approach: it does seam to support the school educational role, involving the school itself in a widespread society of "care".
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Schena, Giuseppe <1991&gt. "Organizzazione delle procure ed esercizi selettivi dell'azione penale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9343/1/Schena_Giuseppe_Tesi.pdf.

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Abstract:
L’elaborato propone una serie di riflessioni sull’esercizio effettivo dell’azione penale, in relazione al contesto organizzativo delle procure della Repubblica. Il potere di esercitare l’azione non è inteso nel limitato significato tecnico di formalizzazione dell’accusa, ma include altresì le attività che precedono quel momento e che, nel loro insieme, esprimono la funzione inquirente del pubblico ministero: organizzare, dirigere, gestire, condurre le inchieste giudiziarie. Sussiste uno iato tra il piano formale dell’organizzazione del pubblico ministero e gli aspetti pratici dell’esercizio dell’azione penale, così come esiste un distacco fra il principio e la realtà dell’azione penale stessa. Sotto la dimensione applicativa del principio di obbligatorietà, dunque, si discute di specializzazione investigativa e di criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, al fine di evitare sistematiche violazioni del dettato costituzionale per mezzo di esercizi arbitrari dei poteri discrezionali.
This paper offers a series of thoughts on the effectiveness of the prosecution in criminal proceedings, in relation to the organisational context of the public prosecutors' offices. For this purpose, prosecution should not be intended as filing the accusation in itself, but much more widely it includes the activities that precede that moment and which express the investigative function of the public prosecutor: to organise, direct, manage, conduct judicial investigations. There is a difference between the structural features of the prosecutors’ office and the prosecution, as well as a gap between the mandatory principle and the reality of the prosecution itself. Therefore, due to the problems raised by the compulsory prosecution, the specialisation and the priority criteria in the preliminary investigations are proposed in order to avoid systematic violations of the constitutional rights through the exercise of prosecutorial discretion.
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Cappellari, Romano. "Economia e organizzazione delle competenze d'impresa nell'abbigliamento italiano." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 1996. http://hdl.handle.net/10579/556.

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Bernardo, Carolina <1992&gt. "L'Acrobata, organizzazione e produzione di uno spettacolo teatrale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13650.

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Abstract:
La tesi racconta l’organizzazione e produzione di uno spettacolo teatrale, l’Acrobata di Laura Forti, diretto da Elio de Capitani, e analizza le diverse fasi che compongono un progetto di spettacolo: l’ideazione e l’attivazione, la pianificazione, l’attuazione e il completamento e valutazione. La tesi descrive, inoltre, la mia personale esperienza all'interno del teatro, che mi ha permesso di osservare in prima persona lo sviluppo dello spettacolo, dalle prove al debutto, fino ad arrivare alle ultime repliche, raccogliendo informazioni e relazionandomi con i professionisti coinvolti nella realizzazione.
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Vivian, Alberto <1994&gt. "Organizzazione e Controllo di gestione negli Studi Professionali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17183.

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Abstract:
L’obiettivo di questo elaborato è quello di unire ad uno studio teorico del Controllo di gestione e delle metodologie organizzative abitualmente applicate nei contesti aziendali, un’analisi di come questi concetti possano essere implementati al mondo degli Studi Professionali; nello specifico si farà riferimento alla Professione del Dottore Commercialista, dove fino ad ora solitamente si sono viste utilizzare tecniche di gestione totalmente differenti rispetto al mondo imprenditoriale. L’elaborato partirà con una riflessione su come sia mutato il settore dei Dottori Commercialisti negli ultimi anni, accompagnata da dati statistici e seguita da un tentativo di comprendere quali saranno le principali sfide per il futuro della Professione. Si cercherà così di individuare quali accorgimenti i Professionisti possano adottare nel tentativo di rimanere competitivi all'interno del mercato. Questa prima parte sarà seguita da un approfondimento teorico del Controllo Di Gestione e delle tecniche di gestione di una organizzazione. Con la seconda parte dell’elaborato si tenterà di comprendere attraverso quali modalità applicare quanto visto in precedenza al mondo degli Studi Professionali, portando in risalto punti di forza ,debolezza e conseguenze di una visione così diversa da quanto sono stati abituati fino ad ora i Liberi Professionisti.
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GRECO, ELIANA. "LA COLPA DI ORGANIZZAZIONE NEL DIRITTO PENALE DELL'IMPRESA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50309.

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Abstract:
L’indagine svolta si è proposta di realizzare un’analisi sistematica dell’illecito della persona giuridica, così come delineato dal decreto legislativo 231/2001, con lo scopo di ricercare, da un lato, un ordine metodologico funzionale alla lettura critica del concetto di colpa organizzativa e di evidenziare, dall’altro, i tratti di eccentricità – o di continuità strutturale – rispetto al modello della colpa penale pensato per la persona fisica. Il lavoro – che si è avvalso altresì del raffronto con la nozione di corporate criminal liability elaborata nell’ordinamento inglese – ha dimostrato come l’illecito della corporation ricalchi, benché con le peculiarità proprie del paradigma, le caratteristiche strutturali del tipo colposo d’evento, presentandosi anzitutto come inadempimento di un dovere prudenziale al quale segue la verificazione di un fatto lesivo in cui si concretizza il rischio specifico che lo standard cautelare era volto a scongiurare. All’analisi degli elementi costitutivi dell’illecito della persona giuridica hanno fatto seguito alcune proposte di revisione del sistema, sulla base delle problematiche e degli spunti emersi in relazione al meccanismo ascrittivo della responsabilità, ai criteri di verificabilità empirica del modello organizzativo, nonché all’ambito di estensione soggettiva della disciplina.
This research proposal aims to analyse the specific paradigm of corporate criminal responsibility with special regard to its consistency with the requirements of criminal negligence. The analysis has shown that the corporate crime foreseen by Legislative Decree No. 231/2001 should be considered as a “special” offense of negligence which essentially acts as a breach of a precautionary duty: namely, a violation of a rule with precautionary objectives that imposes to the corporation the adoption of compliance programs aimed to prevent the occurrence of harmful events. The research aspires – from a de jure condendo viewpoint and by using a comparative approach focused on the English system of corporate criminal liability – to elaborate some reform proposals in order to modulate the culpability criteria on the type of offense that may actually occur and in relation to the judicial determination of adequacy of compliance programs.
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GRECO, ELIANA. "LA COLPA DI ORGANIZZAZIONE NEL DIRITTO PENALE DELL'IMPRESA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50309.

Full text
Abstract:
L’indagine svolta si è proposta di realizzare un’analisi sistematica dell’illecito della persona giuridica, così come delineato dal decreto legislativo 231/2001, con lo scopo di ricercare, da un lato, un ordine metodologico funzionale alla lettura critica del concetto di colpa organizzativa e di evidenziare, dall’altro, i tratti di eccentricità – o di continuità strutturale – rispetto al modello della colpa penale pensato per la persona fisica. Il lavoro – che si è avvalso altresì del raffronto con la nozione di corporate criminal liability elaborata nell’ordinamento inglese – ha dimostrato come l’illecito della corporation ricalchi, benché con le peculiarità proprie del paradigma, le caratteristiche strutturali del tipo colposo d’evento, presentandosi anzitutto come inadempimento di un dovere prudenziale al quale segue la verificazione di un fatto lesivo in cui si concretizza il rischio specifico che lo standard cautelare era volto a scongiurare. All’analisi degli elementi costitutivi dell’illecito della persona giuridica hanno fatto seguito alcune proposte di revisione del sistema, sulla base delle problematiche e degli spunti emersi in relazione al meccanismo ascrittivo della responsabilità, ai criteri di verificabilità empirica del modello organizzativo, nonché all’ambito di estensione soggettiva della disciplina.
This research proposal aims to analyse the specific paradigm of corporate criminal responsibility with special regard to its consistency with the requirements of criminal negligence. The analysis has shown that the corporate crime foreseen by Legislative Decree No. 231/2001 should be considered as a “special” offense of negligence which essentially acts as a breach of a precautionary duty: namely, a violation of a rule with precautionary objectives that imposes to the corporation the adoption of compliance programs aimed to prevent the occurrence of harmful events. The research aspires – from a de jure condendo viewpoint and by using a comparative approach focused on the English system of corporate criminal liability – to elaborate some reform proposals in order to modulate the culpability criteria on the type of offense that may actually occur and in relation to the judicial determination of adequacy of compliance programs.
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19

Bruzzi, Nicola. "Gestione dell'emergenza cardiocircolatoria: organizzazione dei soccorsi e tecnologie utilizzate." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6133/.

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20

TAGLIABUE, IRENE. "Organizzazione e disciplina del mercato del lavoro di cura." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2022. http://hdl.handle.net/10446/213032.

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Maccolini, Vittoria <1980&gt. "Il settore del gas naturale: profili di organizzazione pubblicistica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1774/1/Maccolini_Vittoria__Tesi.pdf.

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Maccolini, Vittoria <1980&gt. "Il settore del gas naturale: profili di organizzazione pubblicistica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1774/.

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Fiocco, Emanuele <1988&gt. "Organizzazione di eventi, il caso del 3DaysInside Festival 2013." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4553.

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Abstract:
Partendo da un excursus sulla letteratura relativa all'organizzazione di eventi, il presente elaborato descrive il processo di creazione di un festival artistico nelle fasi che lo compongono (ricerca, ideazione, pianificazione, realizzazione e valutazione). Per corredare la parte teorica, si è scelto di trattare in maniera approfondita l'organizzazione del 3DaysInside Festival 2013, realizzato dall'Associazione di Promozione Sociale Giovanile "C'entro Dentro" dal 6 al 8 settembre 2013 presso il Castello di San Martino della Vaneza a Cervarese Santa Croce (PD), Italia.
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Ziraldo, Daniele <1992&gt. "La stabile organizzazione fra normativa italiana e disciplina comunitaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11559.

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Abstract:
L’elaborato tratta in cinque capitoli gli aspetti chiave della normativa vigente sia italiana sia comunitaria in materia di stabile organizzazione. L’argomento viene introdotto nel capitolo 1 mettendo in luce i motivi che hanno spinto il legislatore ad introdurre tale fattispecie. Nel capitolo 2 viene analizzata in modo dettagliato le disposizioni sulla stabile organizzazione secondo il Modello Ocse, ossia il modello di convenzione che si prefigge di disciplinare il fenomeno della doppia imposizione; il tutto con l’ausilio interpretativo del relativo Commentario. Essendo la stabile organizzazione un fenomeno globale, essa possiede più fonti di disciplina; nel capitolo 3 sono state dunque esaminate le differenze tra le disposizioni del Modello Ocse e la normativa italiana, tenendo conto del dettato normativo del TUIR (Testo unico delle imposte sui redditi), dell’orientamento giurisprudenziale e della prassi nazionale, accennando anche ai trattati stipulati dall’Italia. Viene, inoltre, dato un rapido riferimento al concetto di stabile organizzazione c.d. “occulta”. Vengono successivamente approfondite e analizzate nel capitolo 4 le più recenti modifiche alla stabile organizzazione ad opera del Progetto BEPS (“Base Erosion and Profit Shifting”) ed entrate in vigore con il Multilateral Agreement. Infine, nell’ultimo capitolo ci si è occupati della determinazione del reddito da attribuire alla stabile organizzazione sia secondo i principi delineati dall’Ocse, fra cui quello dell’at arm’s lenght, sia secondo il TUIR.
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Migliaccio, Dario. "Le nuove frontiere del Servizio Sanitario Penitenziario." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1008.

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Abstract:
2011 - 2012
L’indagine di ricerca sulla sanità penitenziaria costituisce un’esperienza assolutamente innovativa nel panorama nazionale sia per il campo di indagine che per la metodologia adottata in relazione al particolare focus organizzativo e manageriale con il quale la stessa è stata espletata. La complessità del lavoro di ricerca è stata determinata da una molteplicità di fattori legati sia alla difficoltà di accesso alle strutture detentive che alla contestuale sistematizzazione di dati del management sanitario e dei relativi assetti organizzativi che non sono stati mai oggetto di indagine scientifica nel nostro Paese. Ciò è dimostrato sia dalla rarità di studi di ricerca intrapresi nel settore, che dalla scarsità di contributi scientifici e della letteratura esistente in materia (Sangiacomo M., Ianni L., Degrassi F., D’Urso A. in Mecosan, Anno XVIII, n.° 72/ 2009). Il problema della sanità in carcere pur essendo, allo stato attuale, fra i temi più dibattuti sia nel mondo sanitario che in quello della giustizia penale soprattutto tra i “practioners” del settore (vedi atti Convegno Nazionale Simspe, 2007; Convegno Nazionale Amapi, 2009) stenta a trovare piena legittimazione in ambito accademico, in controtendenza rispetto ad altre realtà internazionali. L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare le principali implicazioni organizzativo – gestionali determinate dall’emissione del D.P.C.M. 1 aprile 2008, soprattutto cercando di cogliere i “driver” critici che non hanno consentito, allo stato attuale, di procedere ad un’implementazione effettiva del processo di riforma, sostanziandosi di fatto un “fallimento normativo” che non ha consentito un reale miglioramento dei servizi erogati dal servizio sanitario penitenziario. Il lavoro di ricerca cerca di trarre dall’individuazione delle leve organizzative critiche, le indicazioni necessarie per la riprogettazione di nuovi assetti organizzativi del sistema sanitario in carcere; l’inefficacia di quello attuale è conclamato da eventi che con straordinaria quotidianità manifestano l’inadeguatezza dell’attuale management sanitario di fronte alle nuove sfide di complessità che il contesto detentivo prepotentemente impone. Pertanto la ricerca ha la finalità di proporsi quale punto di partenza per l’implementazione di nuovi modelli organizzativi in grado di garantire un pieno ed effettivo diritto alla salute del paziente detenuto in una prospettiva di internazionalizzazione del sistema sanitario penitenziario italiano che, sulla base di esperienze “mature” sperimentate in altri Paesi dell’Unione Europea, ci dimostra come in analogia a quanto accaduto nel nostro Paese è possibile intraprendere un effettivo e progressivo processo di miglioramento organizzativo del sistema sanitario carcerario. L’articolazione del lavoro di tesi è stato strutturato fondamentalmente in tre parti: la prima, si è incentrata su un’analisi storica del sistema sanitario penitenziario con un focus specifico sulla strutturazione degli assetti organizzativi vigenti prima dell’emanazione del DPCM 1 aprile 2008. La seconda parte del lavoro ha analizzato altre esperienze internazionali (Francia, Norvegia, Inghilterra e Galles) in cui sia le modalità di transito del servizio sanitario dall’Amministrazione della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale che le dinamiche dei flussi detentivi e le criticità riscontrate per l’implementazione effettiva del processo di riforma, hanno rivelato particolare analogie con il caso italiano. La terza parte del lavoro, riporta i risultati dell’indagine di ricerca espletata sulle aree sanitarie degli istituti penitenziari campani, realtà fortemente significativa, sia per il numero di detenuti interessati che per la varietà delle istituzioni penitenziarie presenti sul territorio. L’indagine di ricerca oltre a monitorare lo stato di attuazione del percorso di riforma del servizio sanitario penitenziario, si propone quale base per l’individuazione delle leve organizzative sulle quali poter intervenire per l’avvio di un processo di re-design del sistema organizzativo sanitario carcerario nell’ambito della Regione Campania, in quanto l’alta significatività del campione esaminato ci consente di affermare come la realtà oggetto di indagine possa costituire un laboratorio di sperimentazione pilota per l’intero sistema sanitario penitenziario italiano. La differenziazione dei micro – obiettivi perseguiti in ciascuna parte del lavoro di tesi ha imposto una corrispondente differenziazione metodologica di reperimento ed analisi dei dati; nella prima parte, il percorso metodologico seguito, pertanto, si è basato su una sostanziale sistematizzazione del flusso documentale a disposizione (circolari, atti amministrativi, sentenze della Corte dei Conti, ecc.) reperito presso le singole istituzioni interessate, mediante la ricerca di dati sia di natura qualitativa che quantitativa che permettessero di tracciare un quadro “matriciale” in grado di porre in correlazione l’individuazione delle criticità, all’origine della mancata attuazione del processo di riforma, con le dinamiche del flusso “emergenziale” dei ristretti che, negli ultimi anni hanno caratterizzato il sistema penitenziario italiano e né hanno modellato il relativo assetto organizzativo. Nella seconda parte del lavoro, la scelta dei sistemi sanitari penitenziari, è stata dettata non solo dalla comune “ratio” nella definizione delle modalità relative al passaggio della medicina penitenziaria dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, ma anche dalla particolare significatività dei flussi detentivi, dell’articolazione territoriale delle strutture carcerarie, dalle politiche strategiche intraprese per l’effettiva attuazione del processo di riforma in ciascun Paese, secondo le direttive ed i principi normativi emessi a livello internazionale. A tal fine l’analisi è stata condotta secondo un approccio matriciale per il quale sono stati individuati tre assi di valutazione sulla base di fattori forniteci dalla letteratura classica : ambiente, strategia e struttura organizzativa; ciò ha consentito di poter procedere con dati sia quantitativi che qualitativi all’effettuazione di un’analisi comparativa tra le realtà nazionali oggetto d’indagine e di analizzare le interdipendenze, piuttosto complesse, tra il mondo carcerario e quello sanitario, soprattutto in chiave di riprogettazione degli assetti organizzativi del servizio. La modalità di indagine si è prevalentemente incentrata su un ‘analisi classificatoria e relazionale, considerata la mole di documenti artificiali raccolti per la ricerca per il quale era necessario dai testi un’informazione più sintetica e generale di quella presente nei singoli eventi osservati, al fine di descriverli e spiegarli. Si è proceduto ad organizzare il materiale raccolto nella ricerca effettuando confronti tra le sue parti affini, riassumendone l’opera svolta con lo scopo di giungere alla formazione di categorie, liste, matrici, grafi di varia natura (basati sugli eventi, sulle proprietà o sulle relazioni) atti a classificare ed a determinare le tipologie di esperienza, a volte anche con l’individuazione di cammini causali. Pertanto, il percorso di ricerca intrapreso sulle esperienze internazionali esaminate, ha consentito di evidenziare le dimensioni comuni che hanno caratterizzato il processo di riforma della medicina penitenziaria, individuabili nei fattori di complessità ambientale, azione strategica e di “design” della struttura organizzativa delle amministrazioni sanitarie carcerarie chiamate a garantire l’erogazione dei complessi e diversificati servizi nell’ambito delle stringenti limitazioni imposte dai regimi restrittivi. L’analisi dei dati sui flussi detentivi, acquisiti da documenti ufficiali delle amministrazioni penitenziarie oggetto dell’indagine, ha permesso di individuare i parametri di complessità ambientale in cui si trova ad operare il servizio sanitario; seguendo il paradigma classico ambiente – strategia - struttura, è emersa una sostanziale condivisione degli obiettivi delle azioni di politica strategica messe in campo dalle amministrazioni analizzate, seppur caratterizzate da tempi e modalità di attuazione piuttosto diversificati in relazione anche allo specifico contesto nazionale. Risulta evidente in tutti e tre i casi, come il nuovo modello normativo di sanità penitenziaria, abbia inciso significativamente sulla ristrutturazione degli assetti organizzativi del sistema sanitario penitenziario. La terza parte del lavoro è sfociata in un’indagine di ricerca sul sistema sanitario penitenziario in Campania; la significatività del campione di analisi prescelto induce con estrema ragionevolezza a ritenere come i dati emersi in tale realtà possano assumere notevole rilevanza sia a livello nazionale che internazionale, nel fotografare un “frame - work” di elementi sul quale poter intervenire per riprogettare gli attuali assetti organizzativi delle sanità penitenziaria in un ottica di miglioramento del servizio sia in termini di efficacia che di efficienza. L’indagine di ricerca è stata espletata sul “campo”, mediante accesso diretto alle singole strutture penitenziarie e con la somministrazione di un questionario strutturato, principalmente a risposte chiuse, ma con la possibilità di reperire anche informazioni con la formulazione di quesiti a risposta aperta, in cui i medici coordinatori del servizio, in qualità di destinatari dell’indagine di ricerca, hanno potuto fornire un quadro quanto più esaustivo e libero possibile, nell’analisi dei fattori di inerzia in cui si trova il settore nell’attuale contesto storico. L’accesso alle strutture detentive è stato reso possibile grazie alle sinergie attivate con le amministrazioni coinvolte nel processo di assistenza sanitaria ai detenuti, dai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria campana a quelli delle Aziende Sanitarie interessate dall’indagine, con la supervisione e la collaborazione della Regione Campania nell’ambito delle attività espletate dall’Osservatorio Regionale sulla Sanità Penitenziaria, per il quale è stata fondamentale un’opera di intermediazione del Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali dell’Università degli Studi di Salerno. Alla base dell’individuazione degli elementi di analisi, si è fatto ricorso ad una delle più recenti evoluzioni teoriche negli studi di organizzazione, che sviluppando i contributi di progettazione offerti dall’approccio configurazionista (Meyer, Tsui, Hinings, 1993) e dalla prospettiva della complementarietà (Milgrom, Roberts, 1995; Roberts, 2004) offrono un nuovo approccio di analisi delle organizzazioni, denominata “Chimica dell’Organizzazione”, in cui i suddetti filoni teorici si fondano su una visione sistemica dell’organizzazione che può essere analizzata come un sistema di pratiche ed elementi organizzativi, strettamente interconnessi tra di loro, al contrario di quanto proposto dalla teoria contingente, in cui l’analisi può essere effettuata anche singolarmente per ciascun elemento. La chimica dell’organizzazione sostiene che le forme organizzative possono essere descritte come <> (Grandori, 2004), in quanto tale, il filone teorico in esame, pur condividendo la visione sistemica dell’organizzazione e l’enfasi sugli effetti di interazione, propone una procedura diversa per l’identificazione delle complementarietà (ed eventuali sostituibilità) tra pratiche organizzative. Infatti gli approcci prima esaminati non sono giunti alla formulazione di una teoria delle combinazioni organizzative, in grado di predire ex ante quali pratiche organizzative possono essere combinate in generale per generare efficacia: la “forma organizzativa efficace” è il risultato di pratiche co-applicate empiricamente con successo originando una soluzione di progettazione nell’ottica di colmare al massimo, un gap tra la struttura della propria organizzazione all’archetipo identificato. Il punto di partenza dell’approccio “chimico” che lo differenzia rispetto agli approcci prima esaminati (configurazionista e della complementarietà) è l’identificazione di “elementi organizzativi di base”, che nelle loro molteplici combinazioni possano descrivere le organizzazioni come “composti” con un elevato indice di generalizzabilità. In quest’ottica un primo contributo della chimica dell’organizzazione è fornire un fondamento micro-analitico alla progettazione organizzativa. Tale approccio permette al progettista di spostare l’asse della ricerca dall’identificazione di una forma organizzativa o di un modello ideale ad individuare quali siano gli elementi di base ed in quale combinazione e dosi siano presenti in un’organizzazione, in altre parole come accade per la chimica, ci si pone l’interrogativo di quale sia la formula dell’organizzazione oggetto di indagine. Il passo successivo all’identificazione degli elementi organizzativi presenti nella formula, è quello di procedere all’individuazione delle combinazioni giuste; a tal punto è lecito chiedersi: quali combinazioni o formule organizzative sono efficaci?, si possono definire delle leggi di combinazione che guidino il progettista?. Nel presente lavoro cercheremo di illustrare come la chimica dell’organizzazione risponda a tali domande e come si possa pervenire alla individuazione di nuovi modelli organizzativi in grado di far fronte alle complessità originatesi nel sistema sanitario penitenziario campano e nazionale a seguito dell’emissione del DPCM 1 aprile 2008. [a cura dell'autore]
XI n.s.
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Pieroni, Giovanni <1957&gt. "Gli assetti dipartimentali ospedalieri tra strutture formali e organizzazione informale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1602/1/pieroni_giovanni_tesi.pdf.

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Abstract:
Il confronto in corso tra gli esperti di management sanitario sui dipartimenti ospedalieri, la crescente attenzione sui modelli di organizzazione a rete e le indagini sui servizi sanitari condotte con strumenti di analisi dei network hanno rappresentato la base su cui sviluppare il disegno dello studio. La prospettiva relazionale e le tecniche di social network analysis (Sna) sono state impiegate in un indagine empirica effettuata presso tre Dipartimenti Ospedalieri dell’Azienda USL di Bologna per osservare la struttura delle relazioni che intercorrono nell’ambito dei dipartimenti, tra le unità operative e tra i clinici, al fine di assicurare il quotidiano svolgersi dei processi clinico assistenziali dei pazienti. L’indagine si è posta tre obiettivi. Il primo è quello di confrontare la rete delle relazioni “reali” che intercorrono tra unità operative e tra clinici con le relazioni “progettate” attraverso l’afferenza delle unità operative nei dipartimenti e dei singoli clinici nelle unità operative. In sostanza si tratta di confrontare, con intenti esclusivamente conoscitivi, la struttura organizzativa formale – istituzionale con quella “informale”, che emerge dalle relazioni giornaliere tra i professionisti. In secondo luogo si intende comprendere se e come i fattori di natura attributiva che caratterizzano i singoli rispondenti, (es. età, sesso, laurea, anni di permanenza in azienda, ecc.) incidano sulla natura e sull’intensità delle relazioni e delle collaborazioni intrattenute con i colleghi all’interno dell’azienda. L’analisi ha un intento “esplicativo”, in quanto si cerca di indagare come le similitudini nelle caratteristiche individuali possano o meno incidere sull’intensità degli scambi e quindi delle collaborazioni tra professionisti. Il terzo obiettivo è volto a comprendere se e come i fattori attributivi e/o relazionali siamo in grado di spiegare l’attitudine mostrata dai singoli professionisti rispetto l’adozione di un approccio alla pratica clinica ispirato all’Evidence based medicine. Lo scopo è quello di verificare se la disponibilità / orientamento ad operare in una prospettiva evidence based sia più legata ad elementi e caratteristiche personali piuttosto che all’influenza esercitata da coloro con i quali si entra in contatto per motivi lavorativi. La relativa semplicità della fase di indagine ha indotto ad arricchire i contenuti e gli obiettivi originari del lavoro allo scopo di correlare indicatori relazionali e attributivi con indicatori di “performance”, in particolare di efficienza e appropriatezza. Le relazioni sono state rilevate attraverso un questionario sociometrico inserito in uno spazio web accessibile dalla rete ospedaliera e compilato online da parte dei medici. Il questionario è stato organizzato in tre sezioni: la prima per la raccolta di informazioni anagrafiche e dati attributivi dei clinici; la seconda volta a raccogliere i dati relazionali, funzionali e di consulenza, verso le equipe di professionisti (unità operative) e verso i singoli colleghi clinici; la terza sezione è dedicata alla raccolta di informazioni sull’utilizzo delle evidenze scientifiche a supporto della propria pratica clinica (consultazione di riviste, banche dati, rapporti di HTA, etc,) e sulla effettiva possibilità di accesso a tali strumenti. L’azienda ha fornito i dati di struttura e la base dati degli indicatori di attività delle UO arruolate nello studio. La compliance complessiva per i tre dipartimenti è stata pari a circa il 92% (302 rispondenti su un campione di 329 medici.). Non si sono rilevate differenze significative sulla compliance per i tre dipartimenti considerati. L’elaborazione dei dati è stata effettuata mediante specifici software per l’analisi delle reti sociali, UCINET 6 per il calcolo degli indicatori relazionali (centralità, densità, structural holes etc.), e Pajek per l’analisi grafica dei network. L’ultima fase è stata realizzata con l’ausilio del software statistico STATA vers. 10. L’analisi dei risultati è distinta in due 2 fasi principali. In primis è stato descritto il network di relazioni professionali rilevate, sono stai calcolati i relativi indicatori di centralità relazionale e verificato il grado di sovrapposizione tra struttura formale dei dipartimenti in studio con le relazioni informali che si stabiliscono tra di essi nell’ambito clinico. Successivamente è stato analizzato l’impatto che le relazioni esercitano sulla propensione da parte dei singoli medici a utilizzare nuove evidenze scientifiche I primi risultati emersi dallo studio forniscono interessanti evidenze, con particolare riguardo al dato di un discreto grado di “sovrapposizione” tra struttura formale e informale delle unità organizzative in studio e a correlazioni significative tra fattori relazionali e attitudine dei medici verso l’utilizzo dell’approccio EBM. Altre evidenze, in specie la correlazione tra “centralità” degli attori organizzativi e alcuni indicatori di performance /appropriatezza, meritano ulteriori approfondimenti e una definitiva validazione. In conclusione lo studio dimostra che la prospettiva relazionale e la Sna consentono di porre in evidenza caratteristiche dei dipartimenti, dei suoi attori e delle loro reti di reciproche relazioni, in grado di favorire la comprensione di alcune dinamiche ricercate proprio attraverso l’organizzazione dipartimentale e quindi di specifico interesse per il management, i clinici e quanti altri impegnati nella gestione e nello sviluppo di questo modello di organizzazione dell’ospedale.
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Pieroni, Giovanni <1957&gt. "Gli assetti dipartimentali ospedalieri tra strutture formali e organizzazione informale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1602/.

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Abstract:
Il confronto in corso tra gli esperti di management sanitario sui dipartimenti ospedalieri, la crescente attenzione sui modelli di organizzazione a rete e le indagini sui servizi sanitari condotte con strumenti di analisi dei network hanno rappresentato la base su cui sviluppare il disegno dello studio. La prospettiva relazionale e le tecniche di social network analysis (Sna) sono state impiegate in un indagine empirica effettuata presso tre Dipartimenti Ospedalieri dell’Azienda USL di Bologna per osservare la struttura delle relazioni che intercorrono nell’ambito dei dipartimenti, tra le unità operative e tra i clinici, al fine di assicurare il quotidiano svolgersi dei processi clinico assistenziali dei pazienti. L’indagine si è posta tre obiettivi. Il primo è quello di confrontare la rete delle relazioni “reali” che intercorrono tra unità operative e tra clinici con le relazioni “progettate” attraverso l’afferenza delle unità operative nei dipartimenti e dei singoli clinici nelle unità operative. In sostanza si tratta di confrontare, con intenti esclusivamente conoscitivi, la struttura organizzativa formale – istituzionale con quella “informale”, che emerge dalle relazioni giornaliere tra i professionisti. In secondo luogo si intende comprendere se e come i fattori di natura attributiva che caratterizzano i singoli rispondenti, (es. età, sesso, laurea, anni di permanenza in azienda, ecc.) incidano sulla natura e sull’intensità delle relazioni e delle collaborazioni intrattenute con i colleghi all’interno dell’azienda. L’analisi ha un intento “esplicativo”, in quanto si cerca di indagare come le similitudini nelle caratteristiche individuali possano o meno incidere sull’intensità degli scambi e quindi delle collaborazioni tra professionisti. Il terzo obiettivo è volto a comprendere se e come i fattori attributivi e/o relazionali siamo in grado di spiegare l’attitudine mostrata dai singoli professionisti rispetto l’adozione di un approccio alla pratica clinica ispirato all’Evidence based medicine. Lo scopo è quello di verificare se la disponibilità / orientamento ad operare in una prospettiva evidence based sia più legata ad elementi e caratteristiche personali piuttosto che all’influenza esercitata da coloro con i quali si entra in contatto per motivi lavorativi. La relativa semplicità della fase di indagine ha indotto ad arricchire i contenuti e gli obiettivi originari del lavoro allo scopo di correlare indicatori relazionali e attributivi con indicatori di “performance”, in particolare di efficienza e appropriatezza. Le relazioni sono state rilevate attraverso un questionario sociometrico inserito in uno spazio web accessibile dalla rete ospedaliera e compilato online da parte dei medici. Il questionario è stato organizzato in tre sezioni: la prima per la raccolta di informazioni anagrafiche e dati attributivi dei clinici; la seconda volta a raccogliere i dati relazionali, funzionali e di consulenza, verso le equipe di professionisti (unità operative) e verso i singoli colleghi clinici; la terza sezione è dedicata alla raccolta di informazioni sull’utilizzo delle evidenze scientifiche a supporto della propria pratica clinica (consultazione di riviste, banche dati, rapporti di HTA, etc,) e sulla effettiva possibilità di accesso a tali strumenti. L’azienda ha fornito i dati di struttura e la base dati degli indicatori di attività delle UO arruolate nello studio. La compliance complessiva per i tre dipartimenti è stata pari a circa il 92% (302 rispondenti su un campione di 329 medici.). Non si sono rilevate differenze significative sulla compliance per i tre dipartimenti considerati. L’elaborazione dei dati è stata effettuata mediante specifici software per l’analisi delle reti sociali, UCINET 6 per il calcolo degli indicatori relazionali (centralità, densità, structural holes etc.), e Pajek per l’analisi grafica dei network. L’ultima fase è stata realizzata con l’ausilio del software statistico STATA vers. 10. L’analisi dei risultati è distinta in due 2 fasi principali. In primis è stato descritto il network di relazioni professionali rilevate, sono stai calcolati i relativi indicatori di centralità relazionale e verificato il grado di sovrapposizione tra struttura formale dei dipartimenti in studio con le relazioni informali che si stabiliscono tra di essi nell’ambito clinico. Successivamente è stato analizzato l’impatto che le relazioni esercitano sulla propensione da parte dei singoli medici a utilizzare nuove evidenze scientifiche I primi risultati emersi dallo studio forniscono interessanti evidenze, con particolare riguardo al dato di un discreto grado di “sovrapposizione” tra struttura formale e informale delle unità organizzative in studio e a correlazioni significative tra fattori relazionali e attitudine dei medici verso l’utilizzo dell’approccio EBM. Altre evidenze, in specie la correlazione tra “centralità” degli attori organizzativi e alcuni indicatori di performance /appropriatezza, meritano ulteriori approfondimenti e una definitiva validazione. In conclusione lo studio dimostra che la prospettiva relazionale e la Sna consentono di porre in evidenza caratteristiche dei dipartimenti, dei suoi attori e delle loro reti di reciproche relazioni, in grado di favorire la comprensione di alcune dinamiche ricercate proprio attraverso l’organizzazione dipartimentale e quindi di specifico interesse per il management, i clinici e quanti altri impegnati nella gestione e nello sviluppo di questo modello di organizzazione dell’ospedale.
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Bigi, Nicola <1976&gt. "Semiotica e organizzazione. Un approccio narrativo allo studio dell'identità organizzativa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1603/1/bigi_nicola.pdf.

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Bigi, Nicola <1976&gt. "Semiotica e organizzazione. Un approccio narrativo allo studio dell'identità organizzativa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1603/.

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Balbinot, Andrea <1986&gt. "Il concetto di "stabile organizzazione" nel sistema delle imposte dirette." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4818.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della stabile organizzazione e come questo concetto si inserisca nel sistema delle imposte dirette. Il tema viene esaminato, inizialmente, partendo dall'analisi delle disciplina e della giurisprudenza internazionale, con particolare riferimento alle disposizioni del modello OCSE, successivamente viene proposto un confronto con la normativa interna, analizzando nello specifico le norme del TUIR. Vengono esaminate, quindi, le modalità di attribuzione del reddito sia considerando i principi nazionali sia le disposizioni internazionali ponendo l'accento anche sugli obblighi contabili e fiscali connessi. Infine si affrontano gli aspetti patologici e nello specifico la stabile organizzazione occulta, vengono esaminate le pronunce giurisprudenziali in materia e successivamente le modalità di accertamento del reddito.
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Stefanuto, Ludovico <1993&gt. "Digital economy ed evoluzione normativa del concetto di stabile organizzazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12246.

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Abstract:
L’elaborato ha l’obbiettivo di analizzare il concetto di stabile organizzazione all’interno dell’ordinamento nazionale e secondo le principali normative internazionali. Vengono considerate le maggiori innovazioni introdotte dal Decreto internazionalizzazione in materia di determinazione del reddito e, dal progetto BEPS per quanto riguarda le nuova formulazione dell’articolo 5 del Modello OCSE (Permanent Establishment). Nell’ultima parte vengono esaminati i nuovi modelli di business introdotti dall’economia digitale e, le problematiche riscontrate in ambito fiscale nel momento in cui si vuole identificare una taxable presence all’interno di una Paese.
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Gasparini, Nicolo' <1994&gt. "Il progetto BEPS: evoluzione normativa nella definizione di stabile organizzazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13569.

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Abstract:
L’elaborato si propone di analizzare l’evoluzione normativa della nozione di stabile organizzazione in ambito nazionale ed internazionale. In primo luogo, l’attenzione è rivolta ai nuovi trend internazionali generati dalla globalizzazione, con particolare riferimento alle problematiche in materia di pianificazione fiscale aggressiva e il conseguente fenomeno del Profit Shifting. In tale ambito, su proposta dell’OCSE/G20 è stato avviato il progetto BEPS sviluppato in 15 Action Plan con l’intento di limitare, per l’appunto, il fenomeno dell’erosione della base imponibile attraverso operazioni elusive e/o evasive da parte soprattutto delle imprese multinazionali di gruppo e i disallineamenti normativi (nazionali e convenzionali) che permettono queste operazioni. In secondo luogo, l’attenzione è rivolta al Final Report-Action 7, il quale contiene alcune proposte di modifica della definizione di stabile organizzazione di cui all’art. 5 del Modello OCSE (2014) aventi la finalità di impedire che una società non residente utilizzi le disposizioni nazionali e convenzionali per evitare la configurazione di una stabile organizzazione. Infine, dopo aver introdotto il nuovo modello convenzionale e, in particolare, le modifiche apportate all’articolo 5 del modello stesso, si è posta l’attenzione al concetto di stabile organizzazione. Tale nozione, anche a livello nazionale, è stata oggetto di modifiche attraverso la Legge di Bilancio 2018 e per tali motivazioni si sono analizzate nel dettaglio le novità e le modifiche alla base della ridefinizione dell’art.162 TUIR.
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Menon, Jennifer <1995&gt. "La stabile organizzazione nell'economia digitalizzata: minacce e opportunità di sviluppo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15792.

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Abstract:
Nasce una nuova concezione di economia ed anche un fenomeno che condiziona l’intero comportamento sociale; emergono nuovi modi di fare impresa che fanno della tecnologia il loro core-business, altri invece sono semplici adattamenti all’ambiente circostante con l’introduzione della tecnologia all’interno di attività esistenti dapprima dell’arrivo della digitalizzazione. Se prima le aziende creavano gran parte del valore aggiunto attraverso la lavorazione delle materie prime ed il contatto diretto col cliente, ora tutto il valore creato deriva da piattaforme digitali attraverso le quali le imprese si interfacciano con i clienti. Il mercato quindi si è trasformato anch’esso in una enorme piattaforma digitale all’interno della quale si trovano business che sviluppano altre piattaforme, altri più tradizionali che necessitano solamente di marketplace ossia luoghi dove offrire i propri prodotti. In questa realtà, gli elementi indispensabili che hanno fatto in modo che le aziende ad oggi predominanti nei mercati mondiali siano quelle dell’high-tech sono i dati: esiste ormai una profilazione degli utenti massiva, tutte le piattaforme chiedono ai loro utenti una semplice ma al contempo complicata cosa, ossia i loro dati. I colossi mondiali dell’economia creano valore grazie ai dati raccolti, ma per essere utilizzabili vengono elaborati fino ad arrivare ad un prodotto finito da rivendere: si tratta sempre e solo di dati ma elaborati con delle tecnologie mirate e rimessi sul mercato. Ecco fuoriuscire l’immaterialità dell’economia digitale che porta ad avere aziende ipertecnologiche in grado di raggiungere ogni angolo terrestre ma al contempo non individuabili in nessun paese mondiale se non in quello dove vi è il potere decisionale, il che porta anche ad un suo conseguente isolamento. Le imprese che oggi lucrano sui dati raccolti sono coloro che a mezzo della Digital Economy hanno ribaltato quello che era l’equilibrio fiscale trovato a livello mondiale, hanno oltrepassato quella che era la definizione di Stabile Organizzazione sulla cui base veniva ripartito una base imponibile equa per ogni paese in cui le imprese svolgessero attività economiche rilevanti. “Dematerializzazione e destrutturazione spazio-temporale costituiscono i pilastri sui quali si fonda la nuova economia, l’economia digitale e le sue nuove architetture di business, che costituiscono una nuova, non semplice sfida per il legislatore fiscale che deve ricercare le nuove forme di eventuale manifestazione di ricchezza generata dai nuovi modelli d’affari, da assoggettare ad imposizione, nel rispetto del principio della capacità contributiva, sancito dalla Carta costituzionale.” . La commercializzazione dell’immateriale ha messo tutto in discussione, ha ribaltato canoni e definizioni centenarie e destabilizzato i sistemi tributari di tutti i paesi. La fisicità è rilevabile solamente nei “palazzi del potere” dove vengono adottate le strategie e prese decisioni, ma tutto quello che riguarda l’elaborazione dei dati che richiede solamente il collocamento di un server sfugge ai complessi incentrati sui vecchi sistemi industriali ormai obsoleti.
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Presciuttini, Eleonora <1995&gt. "Todi Arte Festival: gestione e organizzazione di un evento culturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16184.

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Abstract:
Elaborato studiato, progettato e realizzato durante lo svolgimento del tirocinio per il riconoscimento dei crediti formativi. Breve storia del festival, analisi delle logiche gestionali di un evento culturale, sia teoriche che pratiche con particolare riferimento all'edizione 2019 iniziata il 24 agosto e conclusa il 1 settembre scorso.
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Di, Sebastiano Ilaria <1994&gt. "Organizzazione e produzione di uno spettacolo teatrale. Il Don Carlo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18102.

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Abstract:
Questa tesi si propone di fornire una descrizione del processo di organizzazione e produzione di un’opera lirica, prendendo in esame il caso del Don Carlo di Giuseppe Verdi. Lo spettacolo, in coproduzione con l’ Opéra di Strasburgo e il Teatro Aalto di Essen, è andato in scena nei mesi di novembre e dicembre 2019 presso il Teatro La Fenice di Venezia con la regia di Robert Carsen. Il testo ripercorre le fasi del progetto, partendo dall’ispirazione letteraria, il Don Carlos di Friedrich Schiller, passando per la trasposizione in libretto e la composizione musicale. Nel secondo capitolo si entra nel merito del progetto, attraverso la descrizione dei ruoli delle figure artistiche e tecniche coinvolte, del loro contributo per la realizzazione dell’opera e di alcune interviste che ho avuto modo di fare proprio durante la produzione dello spettacolo. Mi è stata, infatti, data la possibilità da parte del Teatro La Fenice di prendere parte al processo produttivo dell’opera e questo mi ha consentito di raccogliere il materiale necessario alla redazione della tesi. Il testo si concentra poi sulla fase di allestimento dello spettacolo, con un breve focus sull’alluvione che ha colpito Venezia nel novembre 2019. L’ultimo capitolo affronta il tema della promozione culturale e dell’attività di marketing che ha accompagnato la produzione dell’opera lirica.
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RAZZOLINI, ORSOLA. "Rapporti di lavoro, rapporti di impresa e organizzazione: variazioni prospettiche." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2006. http://hdl.handle.net/11565/4050977.

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Francescangeli, Eros. "La sinistra rivoluzionaria in Italia. Politica e organizzazione (1943-1978)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3425284.

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Abstract:
This dissertation analyzes that peculiar political front that in the 1970s called itself, and was generally called «revolutionary left», in alternative to the «official», «traditional», or «historical» left represented by the Italian Communist Party (Pci) and the Italian Socialist Party (Psi). The research, however, embraces a longer time span of Italian socio-political history and the international labor movement, starting with the anarchist movement and the dissident organizations that in 1943-44 appeared within the socialist-communist traditions (Trotskyites, Bordigists, socialist left, etc.), and ending with the Marxist-Leninist and operaista (“workerist”) organizations of the sixties and seventies. The cross-sectional analysis of the sources has revealed both continuities and discontinuities in the political activism of the revolutionary left before and after 1968. In any case, the former seem to outnumber the latter
Questa ricerca analizza quella peculiare area politica che negli anni settanta si rappresentò, e in genere venne rappresentata, come «sinistra rivoluzionaria», alternativa a quella definita «ufficiale», «tradizionale» o «storica» (Partito comunista italiano e Partito socialista italiano). La ricerca, tuttavia, abbraccia un arco temporale relativamente ampio della storia politico-sociale italiana e del movimento operaio italiano e internazionale. Partendo dal dissidentismo anarchico e social-comunista (trockisti, bordighisti, sinistra socialista, ecc.), che si manifesta a partire dal 1943-1944, si arriva alle organizzazioni rivoluzionarie degli anni sessanta e settanta: marxisti-leninisti e operaisti. Dallo studio incrociato delle fonti è emerso come il rapporto tra il Sessantotto e la militanza politica nei gruppi della sinistra rivoluzionaria pre e post-sessantottina fosse caratterizzato sia da elementi di continuità-omogeneità sia da elementi di rottura-eterogeneità. In ogni caso, i primi sembrano sopravanzare i secondi
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Rizzo, Giulia <1988&gt. "I processi di Innovazione nelle Organizzazioni Ambidestre." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1665.

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Abstract:
Imprenditori si nasce o si diventa? Le opportunità imprenditoriali sono frutto di scoperte casuali o di ricerche deliberate? Qual è la forma organizzativa più adeguata a stimolare l’innovazione? Questa trattazione inizia con gli studi sull’attività imprenditoriale. Se l’alertness consente agli imprenditori di cogliere e sviluppare le opportunità di mercato, la capacità di assorbimento permette alle organizzazioni di realizzare processi di innovazione che comprendono due attività contrastanti ma complementari: exploration ed exploitation. Numerosi studi hanno dimostrato che solo un equilibrio tra queste due attività consente alle organizzazioni di avere successo nel lungo periodo e di definirsi ambidestre. Per il tessuto economico italiano costellato da PMI, il concetto di rete assume una grande importanza nella formazione di tale equilibrio. Grazie, infatti, ad un ampio network di relazioni, anche le piccole e medie imprese possono contemporaneamente apprendere nuove conoscenze per fare innovazione e sfruttare le conoscenze già presenti nel gruppo per mantenere profittevole nel tempo il proprio modello di business. Come dimostrato dal caso Morellato, attraverso la costituzione di alleanze e una leadership forte, le organizzazioni del nostro territorio possono equilibrare le attività di esplorazione e sfruttamento ed applicare con successo la teoria ambidestra.
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Donadei, Silvia <1989&gt. "Sinodi ecclesiastici dell'impero romano d'Oriente (IV-VIII secolo). Organizzazione, spazi, cerimoniale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9900/1/Donadei_Silvia_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca aveva come obiettivo principale quello di esaminare i sinodi svoltisi nell’Impero Romano d'Oriente, in Italia e in Africa nel periodo compreso tra il 325 e 787. L’obiettivo era quello di porre particolare attenzione a tutti quei temi legati all’organizzazione, alla logistica, ai luoghi di svolgimento e agli aspetti cerimoniali collegati ai momenti di manifestazione dell’autorità ecclesiastica e civile, poco noti nella storiografia moderna. Poco, infatti, si conosce delle forme di convocazione dei presuli, degli itinerari e delle modalità di viaggio che essi affrontavano per raggiungere la sede conciliare; è inoltre particolarmente difficile ricostruire i regolamenti che caratterizzavano le discussioni del consesso riunito, le modalità di voto e la formulazione delle deliberazioni; poco si conosce ad oggi anche delle varie categorie di persone che prendevano parte attiva ai dibattiti con funzioni e ruoli differenti e le varie tipologie di luoghi e aule impiegate per le riunioni e per l’ospitalità dei partecipanti, delle modalità di sfruttamento degli spazi da loro occupati e del cerimoniale che doveva essere rigorosamente seguito dai presenti. Sulla base di una prima campionatura introduttiva basata sui primi tre volumi dell'opera di Hefele-Leclercq coniugati con la raccolta di atti conciliari del Mansi, sono stati censiti più di 300 sinodi di varia natura. Partendo da questo dato preliminare sono stati selezionati 80 casi per i quali è stato possibile risalire all’edificio in cui i dibattiti sinodali si svolsero e intorno ai quali è stata svolta l’intera ricerca.
The main objective of the research was to examine the synods held in the Eastern Roman Empire, in Italy and in Africa in the period between 325 and 787. The target was to investigate all items related to organization, logistics, places of performance and ceremonial aspects related to the moments of manifestation of ecclesiastical and civil authority, little known in modern historiography. Infact, we know a few things of the forms of convocation of the bishops, of the itineraries and modalities of travel in order to reach the conciliar see; it is also particularly difficult to reconstruct the different moments of the debates of the meeting and the voting methods; little is also known about the various categories of people who took an active part in the debates with different functions and roles and the various types of places and classrooms used for the meetings and for the hospitality of the participants, the methods of exploiting the spaces they occupied and of the ceremonial that had to be strictly followed by those present. On the basis of an initial introductory sampling based on the first three volumes of Hefele-Leclercq's work, combined with the collection of conciliar acts of the Mansi, more than 300 synods of various kinds have been registered. Starting from this preliminary data, 80 cases were selected for which it was possible to trace the building in which the synodal debates took place and around which the research was carried out.
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Poletto, Laura <1977&gt. "L'Esposizione internazionale d'arte di Venezia 1968-1997 : organizzazione, metodo, ricezione critica." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1242.

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Abstract:
La tesi delinea una ricostruzione storica dell'Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia dal 1968 al 1997, ovvero dalla Biennale della contestazione alla XLVII edizione della rassegna veneziana, curata da Germano Celant. Lo studio dell'Esposizione viene affrontato da diverse prospettive: le modalità organizzative e operative della rassegna, le mostre e gli approcci teorici e critici delle diverse edizioni, la relazione dell'istituzione veneziana con gli sviluppi artistici coevi e le attività espositive a livello nazionale e internazionale. Un altro aspetto a cui viene dato rilievo è la ricezione della Biennale da parte della critica e della stampa italiana e straniera lungo il periodo preso in esame, che offre anche l'opportunità di sondare di volta in volta lo stato nel dibattito artistico contemporaneo. La conduzione della ricostruzione storica sul medio periodo ha dato inoltre la possibilità di registrare i cambiamenti della formula espositiva della Biennale nei tre decenni presi in considerazione dalla ricerca; mutamenti che ciclicamente coinvolgono fini e funzioni della rassegna, e ridefiniscono la vocazione internazionale sotto i cui auspici è nata alla fine dell'ottocento.
The thesis outlines a historical narrative of the International Art Exposition of Venice from 1968 to 1997, in other words from the Biennale of contestation to the XLVII edition under the curatorship of Germano Celant. The research has been conducted by considering and encompassing several perspectives of the exposition: the modalities for its organization and operative, the different theoretical and critical concepts of its feature, the relationship of the Venetian Biennale with contemporary artistic movements and other expositions both at national and international level. Furthermore, the thesis focuses on the perception of the Biennale of arts as expressed both by the international and the Italian press. This offers the possibility to detect year by year the state of the contemporary artistic debate. Finally, the analysis goes through a timeline of three decades and it offers the possibility to track the changes in the exposition framework with significant modifications in the scope and in the purposes of the exposition. These are cyclical changes of its original international vocation upon which it was conceived in the late XIX century.
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Tosetto, Vincenzo <1986&gt. "L'implemetazione della BSC in un' Organizzazione No Profit: il Caso Panthakù." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2649.

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Abstract:
L'elaborato mira ad evidenziare concretamente l’opportunità di utilizzare gli strumenti del management a supporto di attività per le quali, in modo consapevole o no, ogni organizzazione culturale impiega risorse materiali ed immateriali. In particolare viene data trattazione alla sperimentazione di un particolare modello di implementazione della strategia e di controllo, la Balance Score Card. Il lavoro è stato suddiviso in due parte: la prima mira a fornire un quadro di riferimento della sperimentazione oggetto del lavoro; la seconda mostra alcune fasi si sviluppo strategico organizzate attraverso la Mappa strategica e la proposta di implementazione della BSC nel sistema di gestione strategica di un organizzazione no profit, l’Associazione Panthakù. Per una chiara comprensione dell’apporto innovativo alla gestione di tale strumento e della portata della sperimentazione vengono, inizialmente trattate, nel primo capitolo, l’importanza e la difficoltà nella gestione e nella misurazione dei beni immateriali, e il loro rapporto con la creazione del valore. Successivamente, nel secondo capitolo, è stata approfondita la struttura e il funzionamento della mappa strategica, strumento che presenta una forte relazione con la BSC, e che evidenzia il rapporto causa-effetto tra beni immateriali e valore di mercato, declinando le attività strategiche secondo quattro prospettive. Nel terzo capitolo sono state descritte specificità e opportunità di applicazione della BSC nel sistema di gestione strategico delle organizzazioni no-profit. Mentre nel quarto, nel quinto e nel sesto capitolo sono stati presentati lo strumento della Balance Score Card, le sue funzioni e le componenti fondamentali, come gli indicatori. Nella seconda parte, dopo una breve descrizione, nel sesto capitolo, delle specificità dell’Associazione Panthakù e del suo operare vengono delineati, nel capitolo settimo, i passaggi chiavi che hanno portato alla costruzione, secondo un percorso a più fasi evolutive di assestamento dello strumento, di una specifica mappa strategica dell’associazione studiata. Una parte rilevante del lavoro è stato dedicato, nel capitolo ottavo, alla costruzione degli indicatori che hanno reso possibile la realizzazione di una BSC dell’Associazione Panthakù. Il nono capitolo è dedicato al bilanciamento degli indicatori e al funzionamento della BSC nel corso della gestione,in cui vengono poste alcune perplessità sull'applicazione del modello di valutazione. In conclusione sono stati considerati i principali vantaggi e svantaggi derivanti dall'implementazione della Balance Score Card nel sistema di gestione strategica dell’Associazione Panthakù e più in generale nelle organizzazioni no-profit.
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Ceotto, Elisa <1988&gt. "Organizzazione di un festival cinematografico: il caso Far East Film Festival." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3337.

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Abstract:
Questa tesi analizza il Far East Film Festival di Udine, festival del cinema asiatico popolare, che a partire dal 1998 è diventato punto di riferimento per la cultura cinematografica asiatica in Europa. Nella prima parte viene fatta un’analisi dei festival cinematografi: un breve cenno storico, la loro organizzazione, l’ambiente in cui operano e il loro ruolo nella creazione del valore. La seconda parte è dedicata al Far East Film Festival: la sua organizzazione, il suo impatto sul territorio e il suo pubblico.
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Lanza, Leonardo <1986&gt. "IL JAZZ NEL VENETO: 3 MODELLI DI ORGANIZZAZIONE ARTISTICA NEL TERRITORIO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/3982.

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Abstract:
Partendo da un'analisi preliminare dei processi improvvisativi che sono all'origine della musica Jazz, considero 3 diverse realtà organizzative del territorio veneziano che si occupano di promuovere e dare impulso a questo genere musicale: Veneto Jazz, Vicenza Jazz e Caligola, con una breve premessa introduttiva, in riferimento ad Umbria Jazz, la madre di tutti i Festival Jazz che si sono succeduti in Italia. L'obiettivo di studio dell'elaborato, è quello di mettere in evidenza per ognuna delle 3 diverse organizzazioni i seguenti elementi: i problemi organizzativi e di gestione, i problemi economico-finanziari, gli aspetti comunicativi e le ricadute extra-artistiche sul territorio (turismo e immagine), la considerazione sociologica (tipo di pubblico che accede a queste manifestazioni, il comportamento degli Enti locali nei confronti di queste organizzazioni artistiche (in che modo vengono finanziati i Festival Jazz in funzione delle politiche turistiche), la promozione dei musicisti italiani oltre ai già affermati musicisti americani.
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Tramarin, Stefano <1989&gt. "Suoni di Marca 2015 Organizzazione e produzione di un festival musicale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7678.

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Abstract:
L’obiettivo di questo lavoro è indagare le nuove tecniche di produzione di festival musicali in riferimento al territorio italiano ed individuare alcune problematiche connesse alla sostenibilità e al gusto della produzione di musica leggera. L’elaborato verterà sull'analisi dei pubblici, delle nuove tendenze e dei nuovi canali di fruizione che lentamente stanno modificando la pratica organizzativa degli eventi culturali. In particolar modo, al fine di esplicitare le reali dinamiche di gestione, verrà condotto uno studio del processo organizzativo del festival musicale Suoni di Marca; tale evento sarà analizzato in primo luogo nella sua fase ideativa, riferendosi con ciò alle scelte artistiche effettuate negli anni precedenti e a quelle odierne. In seguito ci si occuperà della sostenibilità dell’evento e del processo di realizzazione e allestimento all’interno della cornice urbana. In ultima parte il festival sarà oggetto di studio per quanto riguarda le scelte effettuate in merito alla sua comunicazione e commercializzazione, studiando le decisioni prese nel campo del marketing per il reperimento di potenziali sponsor e le modalità, i canali e le tempistiche di veicolazione delle informazioni.
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Caroldi, Margherita <1994&gt. "Il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare: Genesi, Organizzazione e Competenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14511.

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Abstract:
In the present thesis I will conduct an analysis of the role of the International Tribunal for the Law of Sea in the international system for the peaceful settlement of disputes. Among the goals I have established myself is to describe the origins and the organization of this international judicial institution. For this purpose, I will consider the United Nations Convention on the Law of the Sea, which was signed at Montego Bay, Jamaica, on 10 December 1982, and entered into force 12 years later, on 16 November 1994, and the subsequent Agreement relating to the implementation of Part XI of the Convention, which was adopted on 28 July 1994 and entered into force on 28 July 1996. This Agreement and Part XI of the Convention are to be interpreted and considered as a single instrument and both, together with the Convention, will be indicated in this work as “the Convention”, despite the number of States Parties differ, i.e., 150 for the Agreement and 168 for the Convention. However, I will focus above all on Part XV of the Convention, which contains the provisions for the peaceful settlement of disputes and on Annex VI of the Convention, for the reason that they provide the basis for the establishment of the International Tribunal for the Law of the Sea (hereinafter “the Tribunal”). Moreover, as already stated by the General Assembly of the United Nations in its Resolution 54/31 of 16 November 1999, I will argue about the importance and role played by the Tribunal. Finally, I will juxtapose to the doctrinal and theoretical part, which deals with the general aspects of the law of the sea and of the Tribunal, the analysis of an empirical case: the accident that involved the Italian oil tanker “Enrica Lexie” and the Indian fishing boat “St. Antony”. In the first part, I will report a brief introduction to the law of the sea. In particular, I will analyse the following points: the historical evolution of international law of the sea from the principle of freedom of the seas to the Geneva Conventions of 1958; the Third United Nations Conference on the Law of the Sea and the 1982 Montego Bay Convention; the regulation of the contiguous zone between internal practices and conventional regimes; the "sovereign rights" recognized to the coastal State within the exclusive economic zone; the discipline of the continental shelf in the light of the most significant principles developed in this regard by the International Court of Justice and by the European Union Court of Justice; and the marine pollution and international rules of responsibility: the regime outlined by the Montego Bay Convention. In the second part, I will introduce the object of my work, namely the International Tribunal for the Law of the Sea: its composition and proceedings. Particularly, I will focus on the composition of the Tribunal; the institutions that have access to these bodies; the instituting proceedings under the jurisdiction of the Tribunal; and the attribution of jurisdiction to the Tribunal. The third part is about the Tribunal and its competences, i.e., the types of disputes in which the Tribunal operates; the jurisdiction of the Tribunal established by the United Nations Convention on the Law of the Sea; the jurisdiction of the Chamber for the settlement of disputes. In the fourth and final part of my work, I will analyse a case study: The Italian-Indian dispute over the Marò case.
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Bernardi, Stefano <1996&gt. "Organizzazione aziendale e innovazione: il ruolo chiave delle relazioni inter-organizzative." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18873.

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Abstract:
Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le principali variabili organizzative e gestionali che, combinate tra loro, permettono alle imprese di raggiungere performance elevate ed una maggiore capacità innovativa, con particolare attenzione alle relazioni inter-organizzative. L’elaborato risulta suddiviso in tre capitoli. 1. Nel primo capitolo verranno approfondite le variabili dimensionali e le principali variabili di struttura che più si adattano ai processi innovativi. Inoltre, saranno chiariti i concetti di exploratory innovation, exploitative innovation, di organizzazioni ambidestre e verrà sottolineata l’importanza della modularità e delle strutture loosely coupled per lo sviluppo di innovazioni di successo. 2. Il secondo capitolo riguarderà, invece, il rapporto che le organizzazioni instaurano con i propri partner. Partendo da un’analisi generale in merito alla collaborazione tra imprese, si andranno poi ad individuarne le forme e le modalità più diffuse e l’apporto che ognuna di queste può fornire alla performance e al grado di innovazione delle parti coinvolte. Infine, all’interno di una strategia di outsourcing, verrà approfondita la questione della gestione dei fornitori, identificando due approcci diametralmente opposti: relazioni arm’s lenght e rapporti di collaborazione fondati sulla fiducia reciproca. Saranno successivamente analizzati i sistemi exit-based e voice-based, utilizzati dalle imprese per la risoluzione delle problematiche che si generano tra cliente e fornitore. 3. Nel terzo capitolo verrà presentata l’industria di riferimento, fornendo un quadro generale sull’andamento del settore motociclistico nei principali paesi produttori e individuando i trend da monitorare con più attenzione. . Verrà, poi, analizzato il caso pratico in cui saranno riprese le basi teoriche affrontate in precedenza per cercare un riscontro al successo o al fallimento di determinate strategie gestionali e organizzative, nonché il loro impatto sulla performance e sulle capacità innovative dell’impresa, focalizzandosi principalmente sull’innovazione collaborativa.
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Parentelli, Lorenza <1995&gt. "Acieloaperto festival: organizzazione e produzione di un festival di musica leggera." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20118.

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Abstract:
L'elaborato si propone di analizzare il festival di musica leggera Acieloaperto. Nel primo capitolo vengono esposti i concetti di evento, evento culturale e festival; nel secondo capitolo si analizzano il territorio e il contesto in cui il festival ha luogo; nel terzo capitolo viene analizzata la storia dell'associazione Retropop Live che organizza il festival e il suo operato sul territorio della zona di Forlì-Cesena, in particolare anche la sua forma giuridica di Associazione Culturale APS; nel terzo capitolo si analizzano la rassegna, in particolare organizzazione, produzione e proposta culturale; il quinto ed ultimo capitolo analizza l'organizzazione del festival in relazione allo scoppio del Covid-19.
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CERIMELE, Alberto. "HRM, prassi e performance organizzativa: collegamenti invisibili. Un approccio critico." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2018. http://hdl.handle.net/11695/83536.

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Abstract:
Pressione all’innovazione, globalizzazione, necessità di lavorare velocemente, concorrenza internazionale, logiche di adattabilità e flessibilità: questi sono giorni complessi per le organizzazioni. Interiorizzando, poi, la normalità degli investimenti, dello sviluppo e dell’implementazione delle risorse immateriali e delle risorse umane, per ottenere risultati profittevoli, si ottiene un quadro sempre più complesso. Questo l’obiettivo primario del presente lavoro: studiare il mondo delle connessioni che esistono tra gestione delle persone in azienda ed ottenimento di migliori risultati. Se dal lato delle organizzazioni si assiste ad un incessabile e spaventoso aumento della complessità, dal lato dell’accademia si assiste ad una vera e propria crisi intellettuale, di posizione. La pulsione scientifica verso la comprensione profonda di temi da sfumature immateriali, verso la ricerca statistica ed unificante di collegamenti con le caratteristiche della causalità e la voglia, quasi emotiva, di poter utilizzare liberamente i concetti legati al capitale umano, al capitale intellettuale, ai beni intangibili e alla loro connessione con le performance aziendali, ha creato pensieri divergenti ed ha visto l’applicazione di modelli le cui limitazioni concettuali a monte ne inficiano l’applicabilità universale. Sebbene questo sia stato – ed è – un fertile terreno di scontro piuttosto che un motivo di armonia, Becker et al., nel 1998, hanno portato l’uomo al centro dei modelli strategici tesi all’ottenimento di migliori performance; hanno formalizzato, così, il concetto di connessione tra le buone prassi dello Human Resource Management (HRM) e la performance organizzativa (P). La teorica e la pratica, poi, hanno definito tale concetto HRM-P Link. Figli della produttività, della competizione e della necessità di tagliare costi, assistiamo, però, sempre più all’incardinarsi su sistemi razionali di misurazione, che, nelle sue infinite dimensioni logiche, prende le vesti della pratica comune dell’applicazione di un approccio scientifico radicato nell’accezione di «causalità come regolarità». È proprio in questo momento che si arriva ad un limite e si pongono problemi legati alla razionalità, alla causalità, alla dimensione dei confini entro cui operare e alla definizione di ciò che accede prima e ciò che accade poi. Questo lavoro non ha la pretesa di risolvere le questioni legate al dibattito proprio dello HRM-P Link, né tantomeno di tagliare il nodo gordiano che lo affligge. Al contrario, questo lavoro si inserisce in un contesto preciso, definisce i suoi confini, analizza sfumature e sposa pensieri critici e qualitativi. Aderire alla linea di pensiero immateriale della misurazione qualitativa e della ricerca di connessioni «sovra-connessioni» non vuol dire, comunque, discostarsi dalla razionalità e dall’affidabilità dei dati e delle misurazioni; leggere fatti reali con l’occhio della critica qualitativa fornisce uno spunto diverso sul quale fondare analisi volte a rendere i pensieri più omogenei. In questo ambito, è sposato il principio purista, di stampo critical, secondo cui relazioni costanti, dal punto di vista scientifico, non sono sufficienti per spiegare o stabilire nessi causali. L’idea che tali nessi debbano essere trovati nel mondo dell’immateriale legato ai significati profondi, ai meccanismi, ai poteri ed alle tendenze, è radicato fino al punto da indirizzare l’analisi in un preciso conteso logico e razionale. Questo, quindi, l’obiettivo specifico del presente lavoro: sostenere la ricerca empirica sullo HRM-P Link a divenire ancora più razionale, a radicare le proprie prove empiriche, i propri numeri, nel mare qualitativo fatto di connessioni che non si trovano, ovvero che mostrano una correlazione debole. Spiegare la relazione tra HRM e performance diviene, così, un atto di comprensione generale di dinamiche organizzative, strategiche e manageriali. Un atto in cui la ricerca empirica non contrasta con quella sociale e qualitativa, bensì vi si integra per generare teorie omnicomprensive.
Pressure for innovation, globalization, need to work quickly, international competition, adaptability and flexibility: these are complex days for organizations. Internalizing, then, the normality of investments, the development and implementation of intangible resources and of human resources, to obtain profitable results, we obtain an increasingly complex picture. This is the primary objective of this work: to study the world of connections that exist between managing people in companies and obtaining better results. If concerning organizations there is an incessable and frightening increase in complexity, on the side of the academy there is a real intellectual crisis, of position. The scientific impulse towards the deep understanding of themes from immaterial nuances, towards the statistical and unifying research of links with the characteristics of causality and the almost emotional desire to freely use the concepts related to human capital, intellectual capital, intangibles goods and their connection with performance, has created divergent thoughts and has seen the application of models whose conceptual limitations upstream affect the universal applicability. Although this was - and is - a fertile ground for confrontation rather than a motive for harmony, Becker et al., in 1998, brought the human being into the center of strategic models aimed to obtaining better performances; thus, they formalized the concept of connection between the good practices of Human Resource Management (HRM) and organizational performance (P). The theory and practice then defined this concept HRM-P Link. Sons of productivity, of competition and of the need to cut costs, we are, however, more and more burdened by rational systems of measurement, which, in its infinite logical dimensions, takes the form of the common practice of applying a deeply rooted scientific approach in the sense of «causality as regularity». It is precisely in this moment that we reach a limit and set problems related to rationality, causality, the dimension of the boundaries within which to operate and the definition of what is accessed first and what happens then. This work does not pretend to solve the issues related to the debate of the HRM-P Link, nor to cut the Gordian knot that afflicts it. On the contrary, this work is inserted in a precise context, defines its boundaries, analyzes nuances and marries critical and qualitative thoughts. To adhere to the immaterial line of thought of qualitative measurement and of the research for connections and «over-connections» does not mean, however, to deviate from the rationality and reliability of data and measurements; reading real facts with the eye of qualitative critique provides a different idea on which to base analyzes aimed at making the thoughts more homogeneous. In this context, it is married the purist principle, critical in its spirit, according to which constant relations, from the scientific point of view, are not sufficient to explain or establish causal links. The idea that such links must be found in the world of the immaterial link to the deep meanings, to the mechanisms, to the powers and to the tendencies, is rooted to the point of directing the analysis into a precise logical and rational context. This, then, the specific objective of this work: to support the empirical research on HRM-P Link to become even more rational, to ground their empirical evidence, their numbers, in the qualitative sea made of connections that are not found, or showing a weak correlation. Explaining the relationship between HRM and performance thus becomes an act of general understanding of organizational, strategic and managerial dynamics. An act in which empirical research does not conflict with social and qualitative research, but rather integrates it to generate all-encompassing theories.
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Polverelli, Enrico. "Simulazione di algoritmi di auto-organizzazione basati su gradiente computazionale in Alchemist." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5293/.

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Fortibuoni, Andrea. "Sviluppo di una infrastruttura location-based per l'auto-organizzazione di smart-devices." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7349/.

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Abstract:
La tesi consiste nel realizzare una infrastruttura che mantenga il modello tipico dello Spatial Computing e coniughi al meglio le tecnologie location-based come GPS, NFC e BLE, per permettere ai moderni smart-devices Android di cooperare e auto-organizzarsi al fine di compiere un certo task definito a livello applicativo.
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