Academic literature on the topic 'Palazzo Reale di Palermo'

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Journal articles on the topic "Palazzo Reale di Palermo"

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Takayama, Hiroshi. "The great administrative officials of the Norman Kingdom of Sicily." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 317–35. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011697.

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Abstract:
GLI ALTI FUNZIONARI AMMINISTRATIVE DEL REGNO NORMANNO IN SICILIAL'articolo riprende in esame la letteratura esistente riferita ai funzionari delle finanze nel regno normanno in Sicilia e descrive le responsabilità di questi alti ufficiali nella duana basata su una nuova interpretazione di questa organizzazione finanziaria e amministrativa. Il ad-diwan al-ma'mur, l'ufficio centrale predisposto per il lavoro generale e di routine a Palermo, era diretto dal ciambellano principale del palazzo reale, affiancato da due ciambellani subordinati. La duana de secretis, l'ufficio che a Palermo sovraintendeva agli speciali dazii riguardanti l'amministrazione della terra, era diretta da uno dei due ciambellani del palazzo reale. I suoi alti ufficiali erano chiamati magistri duane de secretis, ashab diwan at-tahqiq al-mἁ mur, οἱ ἐπὶ τοῦ μεγάλου σεκρέτου (οἱ ἐπὶ τοῦ σεκρέτου), O οἱ ἂρχοντες τοῦ σεκρέτον. La duana baronum, un ufficio distaccato a Salerno che doveva soddisfare l'ampia varietà di necessità amministrative locali della penisola, fu diretta dapprima dall'altro ciambellano della corte reale e successivamente dall'ammiraglio. Gli alti funzionari di questo ufficio erano chiamati magistri duane baronum oppure οἱ ἐπὶ τοû σεκρέτου τῶν ἀποκοπῶν.
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Di Liello, Salvatore. "Procida, isola del re: splendori e crisi di un Sito Reale nel regno di Napoli tra XVIII e XIX secolo." Librosdelacorte.es, no. 25 (December 29, 2022): 259–88. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2022.14.25.010.

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Abstract:
Antico possedimento dei da Procida e poi dei Cossa, Procida fu feudo dei d’Avalos tra il 1504 e il 1734, anno in cui rientrò nei beni della corona borbonica che inaugurò nell’isola l’amministrazione dei Siti Reali, presto estesa a molti territori del regno di Napoli. Se la retorica dell’isola del re è stata al centro di studi, meno note sono le vicende del Sito Reale di Procida successive ai fasti dell’età borbonica (1734-1806). Mentre le numerose Caccette, almeno durante l’Ottocento, conservarono i caratteri architettonici e paesaggistici, diverso fu il destino del palazzo reale di Procida, un’idea vagheggiata per alcuni decenni, ma che non trovò seguito nel futuro del Sito Reale, a cominciare dai primi anni del XIX secolo.
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García Fernández, José. "La ciudad como marco identitario de Sicilia: un paseo cultural por la representación de Palermo en la narrativa de Giuseppina Torregrossa." Lingüística y Literatura 42, no. 79 (April 15, 2021): 353–69. http://dx.doi.org/10.17533/udea.lyl.n79a19.

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Abstract:
Giuseppina Torregrossa se sirve de su producción narrativa para representar antropológicamente su ciudad natal: Palermo. Marco espacial de siete de sus novelas, la capital siciliana aparece encarnada a través de múltiples protagonistas que exploran su rol social dentro de la isla. Haciendo un paseo cultural por Sicilia, este artículo se centra en el análisis histórico-literario de Palermo ―e incluso de su provincia― a partir de las descripciones etnográficas realizadas por Torregrossa en Il conto delle minne, Il figlio maschio, La miscela segreta di casa Olivares, Cortile Nostalgia, Panza e prisenza, Il basilico di Palazzo Galletti e Il sanguinaccio dell’Immacolata.
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Rao, Anna Maria. "La corte di Carlo di Borbone a Napoli: sedi e cerimoniali." Librosdelacorte.es, no. 23 (December 23, 2021): 335–57. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2021.13.23.013.

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Abstract:
Negli ultimi anni la corte napoletana dei Borbone, a lungo trascurata dalla storiografia, è stata oggetto di studi sempre più numerosi, che hanno messo in rilievo numerosi aspetti della vita di corte: nascite, matrimoni, cerimonie funebri, apparati festivi. Questo contributo affronta un altro aspetto: la molteplicità delle sedi della corte borbonica create da Carlo di Borbone subito dopo il suo arrivo a Napoli. Appena insediatosi sul trono napoletano, il giovane sovrano avviò un impegnativo programma architettonico, rivolto a moltiplicare gli spazi della corte e a forgiare una nuova maestà: al palazzo reale di Napoli si aggiunsero i palazzi di Capodimonte e Caserta, e altre sedi minori legate alla caccia. Soprattutto Portici fu al centro dell’interesse del re e della regina Maria Amalia, che vi trascorsero ogni anno lunghi periodi.
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Sferrazza, Paolo. "CATTIVI PRESAGI: ANALISI DELLA RAFFIGURAZIONE DELLA STANZA 132 DEL PALAZZO REALE DI MARI." Vicino Oriente 16 (2012): 29–39. http://dx.doi.org/10.53131/vo2724-587x2012_2.

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ZUTTER, JÖRG. "Artemisia Gentileschi: Storia di una passione (Milano, Palazzo Reale, 23 September 2011-29 January 2012)." Renaissance Studies 27, no. 1 (May 25, 2012): 133–40. http://dx.doi.org/10.1111/j.1477-4658.2012.00817.x.

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7

Farneti, Fauzia. "Il quadraturismo in Pallazzo Pitti da Cosimo II a Cosimo III de' Medici." Varia Historia 24, no. 40 (December 2008): 369–86. http://dx.doi.org/10.1590/s0104-87752008000200002.

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Abstract:
Nei primi decenni del Seicento la pittura decorativa a Firenze risulta ancora legata all'ornamentazione tradizionale tardomanierista attuata nei modi di Alessandro Allori o di Bernardino Barbatelli detto il Poccetti. L'interesse per le novità e per l'aggiornamento dell'ambiente artistico fiorentino portarono il granduca Ferdinando II a chiamare a Firenze tra il 1636 ed il 1637 Pietro da Cortona, Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli. I due bolognesi completarono il ciclo pittorico celebrativo del governo di Ferdinando cui aveva dato inizio Giovanni da San Giovanni, con la decorazione delle tre sale di rappresentanza del quartiere estivo di palazzo Pitti realizzata tra il 1637 ed il 1641. L'intervento, condotto secondo il più moderno linguaggio barocco che vede la perfetta integrazione dell'illusionismo architettonico, che supera i limiti dello spazio reale, con le scene figurative, verrà a costituire nell'ambiente fiorentino un ineludibile modello di riferimento nella decorazione d'interni, soluzioni di grande modernità su cui si formerà Jacopo Chiavistelli e i giovani della sua scuola. Anche Giovan Carlo, fratello del granduca, nel 1637 diede inizio ad una serie di trasformazioni che si protrassero per oltre un ventennio, trasformando gli ambienti a lui assegnati in Pitti in veri e propri luoghi di delizie, decorati dagli artisti più significativi del momento quali ad esempio Angelo Michele Colonna, Agostino Mitelli, Pietro da Cortona, Jacopo Chiavistelli. Fu quest'ultimo frescante che con i suoi 'scolari', fin dagli anni Cinquanta fu attivo in palazzo Pitti, decorando a quadratura gli ambienti dei quartieri dei membri della famiglia granducale, ambienti che in gran parte sono andati perduti in quanto interessati dalle ristrutturazioni lorenesi e sabaude. Con i lavori commissionati dal gran principe Ferdinando si chiude in palazzo Pitti la grande stagione del quadraturismo barocco fiorentino.
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La Manna, Fabrizio. "Patrioti e «uomini di poco culta moralità». Le squadre nella rivoluzione siciliana del 1848." SOCIETÀ E STORIA, no. 171 (February 2021): 55–86. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171003.

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Abstract:
Il saggio si sofferma su un elemento essenziale per il consolidamento della rivoluzione scoppiata il 12 gennaio 1848 a Palermo, ossia sull'intervento delle squadre. L'autore si serve della memorialistica prodotta dopo il fallimento della rivoluzione al fine di verificare quale fu il giudizio complessivo e comprendere il reale impatto di queste formazioni. Quello che emerge è uno scenario frammentato e non privo di ambiguità, in quanto i principali memorialisti ricoprirono importanti ruoli istituzionali. Il sodalizio tra delinquenza comune e opposizione politica si rivelò fondamentale per l'affermazione della rivoluzione, ma fu deleterio per lo stato dell'ordine pubblico. In fatti, il tentativo di smobilitazione delle squadre fu di difficile esecuzione, e nel caso di reimpiego dei membri all'interno dei corpi deputati al mantenimento della pubblica sicurezza si ebbero ulteriori e ancora più gravi problemi.
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9

Thomas, Robin L. "From the Library to the Printing Press: Luigi Vanvitelli's Life with Books." Journal of the Society of Architectural Historians 69, no. 4 (December 1, 2010): 508–33. http://dx.doi.org/10.1525/jsah.2010.69.4.508.

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Abstract:
Analyzing the letters of architect Luigi Vanvitelli (1700––1773), Robin L. Thomas reconstructs his library and explores his prolific reading. From the Library to the Printing Press: Luigi Vanvitelli's Life with Books demonstrates how Vanvitelli's books influenced his architectural practice and, conversely, how his opinions and tastes conditioned the ways he read. Literary ideas of decorum explain the stylistic heterogeneity of his architectural oeuvre and influenced the way he wrote. His Dichiarazione dei disegni del Reale Palazzo di Caserta (1756), documenting the magnificent palace he designed for King Charles Bourbon, is among the most lavish books of its time. Its analysis illuminates how the architect interacted with the printed page and how books influenced architecture in the eighteenth century.
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10

Pellerito, Claudia, Agata Evelina Di Marco, Maria Concetta Di Natale, Bruno Pignataro, Michelangelo Scopelliti, and Mauro Sebastianelli. "Scientific studies for the restoration of a wood painting of the Galleria Interdisciplinare Regionale della Sicilia—Palazzo Mirto di Palermo." Microchemical Journal 124 (January 2016): 682–92. http://dx.doi.org/10.1016/j.microc.2015.10.033.

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Dissertations / Theses on the topic "Palazzo Reale di Palermo"

1

Foschi, Riccardo, and Giacomo Perugini. "La descrizione semantica di modelli tridimensionali dal reale dei portici di bologna. Quattro casi di studio: Palazzo Bonasoni, Palazzo Felicini, Palazzo Caccialupi, Palazzo Grassi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7671/.

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Abstract:
La tesi tratta della modellazione tridimensionale attraverso software di rilievo fotografico Agisoft Photoscan di alcuni portici della città di Bologna, della successiva segmentazione dei modelli tridimensionali e della classificazione e identificazione delle componenti architettoniche dei casi studio analizzati andando a definire un nuovo approccio di studio semantico al sistema porticato della città di Bologna.
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Basilico', Anna Clara <1993&gt. "Voci dal foro interno. Manifestazioni grafiche nelle celle di Palazzo Steri (Palermo)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15156.

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Abstract:
L'elaborato consiste nella compilazione di un corpus epigrafico delle manifestazioni grafiche, ad oggi inedite, realizzate dai prigionieri del carcere dell'Inquisizione nelle celle del primo piano di Palazzo Steri (Palermo). L’indagine autoptica di tutte le iscrizioni estemporanee ha permesso di riconoscere, nei cosiddetti “graffiti”, elementi rilevanti ai fini della datazione, dell’attribuzione e dell’indagine storica dei personaggi e dei fatti legati al funzionamento del tribunale del Santo Uffizio nei decenni centrali del XVII secolo. Il corpus è stato realizzato in forma catalogica secondo le norme adottate dal corpus delle Inscriptiones Medii Aevi Italiae (IMAI). Il lavoro compilativo è affiancato da una riflessione metodologica, resa necessaria dalla carenza di letteratura sull’epigrafia moderna. Con la rivoluzione gutemberghiana, la scrittura passa gradualmente da normalizzata a cotidiana, rendendo necessario un approccio inevitabilmente diverso. Il lavoro di analisi ha poi riguardato un focus specifico: la varietà di registri consente infatti uno studio mirato sul plurilinguismo di queste pareti, indagato secondo due diverse discipline. Da un lato l’approccio epigrafico, che ha inteso verificare possibili corrispondenze tra tipologie scrittorie e lingue usate; dall’altro quello linguistico-letterario, atto a studiare il grado di sovrapposizione dei diversi registri all’interno di un preciso dominio grafico individuato nelle celle 1 e 3.
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NICOLOSO, PAOLO. "Il "Tempio della Carita" nella "citta felice": l'Albergo Reale dei poveri di Palermo." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1992. http://hdl.handle.net/11578/278058.

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4

Esposito, Gena <1992&gt. "La gestione della guardaroba nel periodo napoleonico nel Palazzo Reale di Venezia e a Stra: uno studio documentario." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11562.

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Abstract:
La presente ricerca mira a mettere in luce alcuni meccanismi che si celano dietro la fastosa macchina di un Palazzo Reale dell’Italia settentrionale, con particolare interesse per la gestione Guardaroba Reale, ovvero le forniture di biancheria necessarie per il vivere quotidiano a corte, non solo dei sovrani, ma anche dei dipendenti della corona. Ciò nell’età neoclassica e nella città di Venezia, in cui due palazzi reali “sorgono” tra il 1806 e il 1807: il principale negli edifici delle procuratie Nuove a Piazza San Marco e il secondo nella dimora della famiglia Pisani a Stra. La ricostruzione del quadro di gestione delle biancherie è stata attuata non solo attraverso lo spoglio sistematico dei documenti inerenti i Palazzi Reali conservati all’Archivio di Stato di Venezia, ma anche attraverso confronti con le altre realtà italiane di Milano, Firenze e Lucca, rimaneggiate negli stessi anni, per volere della famiglia Bonaparte, allargando la prospettiva documentaria al periodo post napoleonico.
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EUSEBIO, FLAVIO. "GIACOMO TAZZINI, ARCHITETTO DI TRE CORTI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172807.

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Abstract:
Giacomo Tazzini, architect of three courts. Life and work by a versatile architect-engineer in Milan, from Repubblica Cisalpina to Italian Unification. PhD thesis by Flavio Eusebio The name of Giacomo Tazzini often comes out in many documents of restoration of buildings in Milan, Monza and other Lombard sites. Nonetheless it hasn’t been never realized a specific research about his work. Tazzini doesn't represent only a stylistic and professional continuances with his master Luigi Canonica. In forty years he creates some extraordinary works, for the aesthetic and the technique, that have changed the face of Milan. The matrix of the aesthetic taste of the facades of his buildings is the Neoclassic one, but in the interiors it is possible to see a progressive evolution of the ornamental language. The works of Tazzini are very numerous if we consider not only court's assignments such as Royal Palace and the Scala Theatre, but even buildings and interiors for private commitment such as Spinola Palace. These assignments took place in Milan and in other Lombard cities. Sometime he used to design churches even if most of the time the architect that projected these sacred buildings was Tazzini's brother Giuseppe. The presence of Giuseppe has often determined confusion in attributions of altars or facades' projects. The quantity and quality of discovered drawings made by Tazzini show a very clever figure, great architect and engineer and interior designer, able to consider all the details from the door-handles to the chandeliers. Tazzini represents one of the final complete designer. He has not studied at the university but at Canonica's studio. Considering the hugeness of the documents discovered the research examines only the most important works in Milan, as defined in the subtitle.
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DI, TRAPANI Maria Stella. "Declinazioni del rapporto tra le arti e l'architettura nella prima metà del Novecento: i Palazzi di Giustizia in Sicilia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/515343.

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Abstract:
La tesi affronta la tematica del rapporto tra le arti e l’architettura, ricorrente nei dibattiti culturali sin dalla primigenia antinomia téchne/ars ma di particolare importanza nella prima metà del Novecento. Dapprima la questione viene inquadrata a livello generale, tramite l’analisi di tre episodi peculiari dei primi decenni del ventesimo secolo, ossia: la quinta edizione della Triennale di Milano del 1933, consacrata alla pittura murale; il sesto Convegno Volta del 1936, dedicato al tema “Rapporti dell’architettura con le arti figurative”; la promulgazione della Legge del 2%, che prevedeva la destinazione di almeno la suddetta percentuale, rispetto al totale della spesa preventivata, per la realizzazione di decorazioni artistiche negli edifici pubblici da costruire. In seguito l’analisi si sofferma sulla particolare tipologia edilizia monumentale dei Palazzi di Giustizia: sono presentati brevemente tutti gli edifici costruiti in Italia dall’unificazione nazionale agli anni Cinquanta del Novecento, mentre un maggior approfondimento è riservato ai due casi che costituiscono i modelli di riferimento: il Palazzo di Giustizia di Roma, progettato alla fine del diciannovesimo secolo da Guglielmo Calderini, ed il Palazzo di Giustizia di Milano, progettato negli anni Trenta da Marcello Piacentini, uno dei principali protagonisti della ricerca. Successivamente il medesimo tema viene indagato affrontando l'analisi dei tre Palazzi di Giustizia costruiti in Sicilia, nell’arco temporale individuato, a Messina, a Catania ed a Palermo. Dal confronto dei tre casi emergono le peculiarità di ciascun edificio, le caratteristiche comuni e le diverse declinazioni della tematica in relazione al contesto, al periodo storico, alle esigenze funzionali ed ai mutamenti estetici ed architettonici avvenuti nel giro di pochi anni in Italia. L’analisi restituisce, quindi, una dettagliata descrizione degli aspetti architettonici ed artistici degli edifici e si prefigge di inquadrare le figure degli architetti che li progettarono – Marcello Piacentini, Francesco Fichera e Gaetano ed Ernesto Rapisardi – e dei numerosi artisti coinvolti nella realizzazione dell’apparato decorativo esterno ed interno dei Palazzi, tracciandone dei profili biografici e ricostruendone la produzione. Lo studio, perciò, non si limita alla messa in evidenza delle vicende e dei caratteri progettuali, costruttivi e decorativi dei tre casi ma individua le evoluzioni stilistiche avvenute a livello architettonico ed artistico. Inoltre intende tracciare i rapporti e le connessioni esistenti fra i protagonisti, individuandoli non soltanto tramite le consuete indagini bibliografiche ma anche attraverso le analisi archivistiche e lo spoglio di riviste specialistiche dell’epoca, come “Architettura e Arti Decorative”, “Architettura”, “Emporium” e molte altre, e di alcuni quotidiani coevi alle fasi realizzative dei Palazzi. I numerosi documenti individuati, infatti, costituiscono l'ossatura portante del racconto e vi sono inseriti con continuità allo scopo di restituire le dinamiche intercorse e taluni dettagli altrimenti trascurati dalle fonti bibliografiche esistenti.
The thesis addresses the theme of the relationship between arts and architecture, recurring in cultural debates for many centuries but of particular importance in the first decades of the twentieth century: first, it frames it at a general level, through the analysis of three peculiar episodes, namely the fifth edition of the “Triennale di Milano” in 1933, dedicated to mural painting, the sixth “Convegno Volta” in 1936, conference devoted to the theme “Relationships of Architecture with the Figurative Arts”, and the promulgation of the “2% Law”, which provided for the allocation of at least the aforementioned percentage to artistic decorations in relation to the total expenditure planned for public buildings to be constructed. The analysis then dwells on a particular type of monumental building, that of the Palace of Justice: all the buildings constructed from the unification of Italy to the 1950s are briefly presented, focusing on the two cases that constitute the reference models, namely the Palace of Justice in Rome, designed at the end of the nineteenth century by Guglielmo Calderini, and the Palace of Justice in Milan, designed in the 1930s by Marcello Piacentini, which is one of the main protagonists of research. Subsequently, the same theme is investigated in depth in three specific cases, namely the Palaces of Justice built in Sicily during the defined period, in Messina, Catania and Palermo. The comparison of the three cases reveals the peculiarities, the common characteristics and the different declinations of the theme in relation to the context, the historical period, the functional requirements and the aesthetic and architectural changes occurred in a few years. The analysis returns, therefore, a detailed description of the architectural and artistic aspects of the three Palaces and reconstructs the figures of the architects who designed them – Marcello Piacentini, Francesco Fichera and Gaetano and Ernesto Rapisardi respectively – and of the numerous artists involved in the realization of the external and internal decorative apparatus of the buildings, tracing their biographical profiles and reconstructing their production. The study, however, is not limited to highlight the individual characteristics of the three cases but identifies the stylistic evolutions that took place at an architectural and artistic level in those years. Moreover, it traces the relationships and connections between the protagonists, identified not only by means of bibliographical surveys but also through numerous archival analyses and the perusal of specialized magazines, such as "Architettura e Arti Decorative", "Architettura", "Emporium" and many others, and some newspapers of the period. The several documents identified, in fact, constitute the backbone of the story, with the aim of returning the dynamics that took place and certain details otherwise neglected by the existing bibliographic sources.
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7

FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Abstract:
Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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Books on the topic "Palazzo Reale di Palermo"

1

regionale, Sicily (Italy) Assemblea, ed. Il Palazzo reale di Palermo. [Modena]: Franco Cosimo Panini, 2011.

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2

Andaloro, Maria. Il Palazzo reale di Palermo. [Modena]: Franco Cosimo Panini, 2011.

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3

D'Amore, Gianguido. Da Palazzo Reale alla città: Tra cupole e campanili di Palermo. Palermo: Fondazione Federico II, 2020.

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4

Maria, Andaloro, and Hofburg (Vienna Austria), eds. Nobiles officinae: Perle, filigrane e trame di seta dal Palazzo Reale di Palermo. Catania: G. Maimone, 2006.

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5

Longo, Piero. La cultura figurativa nel Palazzo reale di Palermo: Le pitture murali e la quadreria. Palermo: Assemblea Regionale Siciliana, 2011.

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6

Sicilië: Pittura fiamminga : Palermo, Palazzo reale, Sale duca di Montalto, 28 marzo - 28 maggio 2018. Palermo: Fondazione Federico II, 2018.

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7

Natale, Maria Concetta Di, and Maurizio Vitella. Lo scrigno di Palermo: Argenti, avori, tessuti, pergamene della Cappella Palatina. Palermo: Fondazione Federico II editore, 2014.

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8

Lucia, Caterina, and Porzio Annalisa, eds. Quadretti cinesi di collezione borbonica: Dalla Favorita di Napoli e di Palermo : Napoli, Palazzo Reale, 7 dicembre 2001-5 marzo 2002. Napoli: [s. n.], 2002.

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9

Italy), Palazzo reale (Naples, ed. Quadretti cinesi di collezione borbonica: Dalla Favorita di Napoli e di Palermo : Napoli, Palazzo Reale, 7 dicembre 2001-5 marzo 2002. Napoli: [publisher not identified], 2001.

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10

Galleria di Palazzo reale. Genova: Tormena, 1996.

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Book chapters on the topic "Palazzo Reale di Palermo"

1

Cotticelli, Francesco, and Paologiovanni Maione. "SPETTACOLI AL PALAZZO REALE DI PORTICI NEL SETTECENTO:." In Theatre Spaces for Music in 18th-Century Europe, 219–42. Hollitzer Verlag, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv15d7z24.11.

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