Academic literature on the topic 'Parlamenti nazionali'

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Journal articles on the topic "Parlamenti nazionali"

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Beckwith, Karen. "CANDIDATURE FEMMINILI E SISTEMI ELETTORALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 1 (April 1990): 73–103. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008959.

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Abstract:
IntroduzioneLa debole presenza delle donne nelle assemblee legislative nazionali costituisce un aspetto sorprendente quanto permanente della vita politica delle democrazie occidentali. La presenza femminile in tali istituzioni non si avvicina nemmeno lontanamente alla proporzione delle donne nella popolazione e, inoltre, la percentuale di donne elette é inferiore nettamente a quella delle candidate all'elezione (Rule 1981; Norris 1985; Bagdanor 1984). Nella maggior parte delle assemblee legislative dei paesi occidentali meno del 10% dei membri della prima camera sono donne. Del sorprendente isomorfismo della sotto-rappresentazione delle donne (Darcy, Welch e Clark 1987, cap. 1) nei parlamenti nazionali sono state avanzate diverse spiegazioni: 1) che le donne sono socializzate in modo poco funzionale al tipo di competizione politica richiesto per accedere alle posizioni elettive a livello nazionale; 2) che gli elettori preferiscono le candidature maschili a quelle femminili per tali posizioni; 3) che i leaders partitici sono restii a candidare delle donne in quei seggi o circoscrizioni in cui il partito si aspetta di vincere; 4) che le donne non hanno sufficiente ambizione politica e non si fanno avanti per la candidatura; 5) che le donne non hanno adeguata esperienza politica per questo tipo di cariche; 6) che le donne sono prive di una rilevante esperienza occupazionale per accedere alle cariche pubbliche. Queste spiegazioni fanno riferimento principalmente a comportamenti ed attributi delle donne in quanto candidati potenziali ed a quelli della leadership partitica e degli elettori come elementi potenzialmente discriminatori verso la candidatura delle donne. Un altro gruppo di potenziali elementi esplicativi si concentra invece sul contesto elettorale e la sua capacitá di modellare i comportamenti politici e di creare o meno opportunitá politiche per l'accesso delle donne alle cariche pubbliche elettive. Questi comprendono: 1) la cultura politica rilevante per le opportunitá politiche delle donne, come, per esempio, quanto é recente il suffragio femminile; 2) il tipo di partiti nel sistema partitico; 3) il tipo di sistema partitico; 4) gli equilibri elettorali, reali o presunti tra i partiti politici; 5) il contributo, reale o presunto, dell'elettorato femminile al mantenimento o alla destabilizzazione degli equilibri elettorali; e 6) il tipo di sistema elettorale. Questi fattori condizionano le opinioni degli attori politici (leaders partitici, candidati potenziali e elettori) e pongono dei vincoli alle loro scelte politiche.
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Bardi, Luciano. "RAPPRESENTANZA E PARLAMENTO EUROPEO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 2 (August 1989): 267–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012934.

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Abstract:
IntroduzioneUno degli interrogativi principali posti dalle elezioni a suffragio universale del Parlamento Europeo riguarda la loro capacità di fornire, se non immediatamente almeno nel medio periodo, una legittimità autonoma alla Comunità Europea. Sul piano analitico, questo significa che per uno studio sull'evoluzione della Comunità occorre stabilire se il Parlamento direttamente eletto riuscirà a sostituirsi alle fonti attuali (essenzialmente i governi nazionali) nel fornire legittimità alle azioni di governo europeo.
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Bardi, Luciano. "VOTO DI PREFERENZA E COMPETIZIONE INTRA-PARTITICA NELLE ELEZIONI EUROPEE. PROSPETTIVE PER UNA ARMONIZZAZIONE DELLA LEGGE ELETTORALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no. 1 (April 1988): 105–35. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017287.

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Abstract:
IntroduzionePer la prima volta nel 1989 le elezioni europee potrebbero essere regolate da un'unica legge elettorale, valida per tutti gli stati membri∗. In precedenza, nel 1979 e nel 1984, le elezioni si svolsero in base a norme elettorali nazionali, in genere molto simili a quelle utilizzate in ciascun paese per le elezioni parlamentari nazionali, anche se dei tentativi di uniformare le procedure furono compiuti anche nel corso della prima legislatura.
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Di Carpegna Brivio, Elena. "Il Parlamento dai controlli alla valutazione delle politiche pubbliche." ECONOMIA PUBBLICA, no. 2 (August 2020): 71–87. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-002003.

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Abstract:
L'articolo evidenzia come la storica marginalità delle funzioni parlamentari di controllo stia lasciando il posto a una crescente consapevolezza circa la necessi-tà di utilizzare l'istituzione della rappresentanza nazionale come il luogo in cui sviluppare la trasparenza del processo decisionale, la definizione dei livelli di re-sponsabilità e la verifica dei risultati concretamente prodotti. La valutazione del-le politiche pubbliche, come scienza che favorisce una costante circolarità tra analisi scientifica e decisione politica viene indicata come uno strumento di rin-novamento fondamentale.
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de Crescenzo, Armando. "Il Meccanismo Europeo di Stabilità ‘alla prova' del futuro dell'Unione europea. Parlamenti (ancora) assenti nelle condizionalità macroeconomiche?" CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2020): 133–61. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-001005.

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Abstract:
Il lavoro inquadra la genesi e la governance del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), anche in relazione all'ordinamento costituzionale, più di recente oggetto di un acceso dibattito pubblico sia con riguardo alle sue modifiche, quanto al suo impiego per risolvere la crisi sanitaria che ha investito la zona euro a dieci anni di distanza dalla crisi economica iniziata nel 2008. Nell'ambito delle numerose problematiche giuridiche che pone il MES, ci si concentra sul funzionamento delle condizionalità previste dal Trattato, l'impatto sull'indirizzo politico nazionale e il deficit di democraticità che si registra in questi meccanismi intergovernativi. Bisognerebbe chiedersi se sia realmente questa l'idea di Unione Europea auspicata dai padri fondatori e se siano maturi i tempi per operare una vera (e significativa) svolta, indispensabile per la sopravvivenza stessa del progetto europeo.
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Stramaccioni, Alberto. "The Affairs of Italy. nei dibattiti parlamentari britannici (1848-1861)." IL RISORGIMENTO, no. 2 (November 2021): 79–111. http://dx.doi.org/10.3280/riso2021-002003.

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Abstract:
L'Autore ricostruisce il dibattito parlamentare tra whig e tory che si è sviluppato in Gran Bretagna nel corso delle vicende dell'unificazione italiana, tra il 1848 e il 1861. Attraverso i resoconti degli interventi, alla Camera dei Comuni e alla Camera dei Lord, di Palmerston, Russell, Gladstone e altri - secondo l'Autore - emergono le posizioni dei principali leader whig a sostegno della formazione di uno Stato nazionale unitario nella penisola, al centro del Mediterraneo e per questo obiettivo disposti anche a mettere in discussione gli equilibri europei stabiliti a Vienna nel 1815. Con gli interventi di Disraeli, Derby, Malmerbury e altri che condividono le posizioni della Corte vengono espresse le valutazioni dei tory, contrari al movimento patriottico italiano e attenti a mantenere, sia pure in funzione antifrancese, rapporti collaborativi con gli austriaci. Entrambi gli schieramenti, pur divisi in alcune fasi del percorso risorgimentale italiano, sembrano voler rappresentare due posizioni nettamente diverse ma finiscono invece con il perseguire una comune politica imperiale.
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Ponzano, Paolo. "Un milione di cittadini potranno chiedere una legge europea: un diritto di iniziativa ‘sui generis'." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (March 2011): 115–25. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-001007.

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Abstract:
L'articolo si propone di chiarire la natura sui generis del diritto di iniziativa legislativa dei cittadini europei introdotto dal Trattato di Lisbona, esaminando quindi il contenuto del regolamento di attuazione che disciplina la raccolta del milione di firme necessarie per chiedere alla Commissione europea l'elaborazione di una proposta di legge europea. L'articolo analizza in particolare le principali differenze tra il testo di regolamento proposto inizialmente dalla Commissione europea e quello ufficialmente adottato il 16 febbraio 2011. L'autore ritiene che il nuovo strumento potrebbe avere a livello europeo la stessa efficacia di analoghi strumenti esistenti a livello nazionale, tanto piů se, com'č probabile, la Commissione si conformerŕ alla pratica seguita finora nei riguardi delle richieste legislative ricevute dagli Stati membri, dalle altre istituzioni europee (Parlamento e Consiglio) e dai gruppi di pressione.
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Medin, J. Andrés Faiña, and Pedro Puy Fraga. "A Framework for a Public Choice Analysis of the European Community*." Journal of Public Finance and Public Choice 6, no. 2 (October 1, 1988): 141–58. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15760639917595.

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Abstract:
Abstract L’economia costituzionale costituisce un programma di ricerca nel cui ambito si suppone che istituzioni diverse diano luogo a comportamenti individuali anch’essi diversi. Un suo aspetto fondamentale, quindi, é costituito dall’esame delle procedure mediante cui ha luogo il processo di scelta tra istituzioni.Nel presente scritto viene esaminata da questo punto di vista una istituzione particolare, qual é la Comunit à Europea.L’esame del funzionamento dei principali organi della Comunit à (Consiglio, Commissione e Parlamento) mette in evidenza la necessit à dell ’introduzione, con accordo unanime, di una normativa costituzionale che assicuri l ’equit à nella distribuzione delle entrate e delle spese. In particolare, sarebbe opportuna una norma costituzionale che preveda la commisurazione dei contributi statali al bilancio comunitario sulla base di una percentuale fissa del prodotto interno lordo nazionale.
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Tulli, Umberto. "Un Parlamento oltre le nazioni. L’Assemblea Comune della CECA e le sfide dell’integrazione europea (1952–1958)." Parliaments, Estates and Representation 37, no. 3 (June 13, 2017): 354–55. http://dx.doi.org/10.1080/02606755.2017.1335475.

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Di Pietro, Maria Luisa. "Dalla clonazione dell’animale alla clonazione dell’uomo?" Medicina e Morale 46, no. 6 (December 31, 1997): 1099–118. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.859.

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Abstract:
La notizia che alcuni ricercatori inglesi sono riusciti a produrre la pecora “Dolly” mediante clonazione del patrimonio genetico di una pecora adulta, ha suscitato nell’opinione pubblica una catena di reazioni nel timore che l’esperimento possa essere ripetuto anche sull’uomo, con la conseguente organizzazione di dibattiti anche parlamentari e nelle commissioni istituite ad hoc, e l’emanazione di direttive a livello sia nazionale sia internazionale. Ma la paventata clonazione di individui umani è eticamente accettabile o meno? E quale sarebbe il significato antropologico di questa operazione? Dopo una breve premessa sugli aspetti scientifici della clonazione e sulle giustificazioni che vengono avanzate a sostegno non solo della clonazione di animali, ma anche di individui umani, l’Autrice fa un’analisi dei criteri che sono stati utilizzati nei documenti dei vari organismi per elaborare il giudizio morale su tale pratica: dal “contrattualismo” al “consequenzialismo” ad una cosiddetta “valutazione globale”.
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Dissertations / Theses on the topic "Parlamenti nazionali"

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ROBERTI, Ilaria. "Crisi economica, strumenti della revisione e ruolo dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2018. http://hdl.handle.net/11695/83537.

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Abstract:
La crisi economico- finanziaria non ha semplicemente determinato un dissesto dei mercati dell’Eurozona ma ha contestualmente causato un vulnus degli strumenti di revisione presi in esame. In particolare, la procedura di revisione dei Trattati europei non ha più assolto alla funzione di garantire un coerente andamento del processo di integrazione perché la sua elusione in occasione dell’adozione del Fiscal compact e il suo mancato ricorso in relazione alle misure salva- Stati hanno agevolato la costruzione di un’Europa funzionalista e poco federale. A questa “deformalizzazione” degli strumenti normativi si è poi accompagnata una “deparlamentarizzazione” dei centri decisionali, in quanto, seppur in modo diverso, il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali sono stati scarsamente coinvolti nel circuito decisionale, rendendo così le decisioni prive di un solido ancoraggio democratico. Il c.d. “diritto al Parlamento” (A. Manzella) che costituisce la “garanzia trasversale di tutti gli altri diritti fondamentali” (A. Manzella) risulta così ancora un miraggio per i cittadini europei, i quali si ritrovano a recepire scelte di stampo intergovernativo e frutto dell’accordo tra istituzioni di natura tecnocratica. Tali questioni sono state esaminate mettendo in relazione il nesso esistente tra gli insuccessi di natura costituzionale che hanno riguardato l’organismo europeo e le vicende registratesi in occasione della situazione emergenziale. In particolare, il fallito progetto di Costituzione, il mancato coinvolgimento del popolo europeo nell’esercizio di quello che non può propriamente definirsi potere costituente e le problematiche relative al parlamentarismo multilivello hanno avuto una certa incidenza durante l’emergenza economica sul ricorso alla procedura di revisione dei Trattati e sulla sua sia pur labile dimensione democratico- rappresentativa. L’ U.E, in altri termini, si è trovata ad affrontare la sfida di risanamento dei mercati finanziari senza un solido impianto istituzionale, che fosse in grado di garantire un’equa ripartizione dei doveri tra gli Stati membri. Del resto, dopo i fallimenti di natura politico- costituzionale, l’organismo europeo non poteva non continuare a far leva sull’asse economico non solo per evitare il default della zona euro ma anche per incentivare l’integrazione tra i popoli. Ciò naturalmente ha creato una situazione problematica soprattutto in ordine al fatto che alla progressiva e sempre più pervasiva incidenza delle politiche europee nei confronti degli Stati membri non è corrisposto un contestuale accrescimento dello spazio democratico europeo. Sul piano interno, invece, la disamina si sofferma sulle tendenze del revisionismo costituzionale dominante, mettendo in luce quanto la crisi economica si sia solamente limitata a riportarle in auge seppur con alcune peculiarità. La modifica dell’art. 81 della Costituzione ha messo a dura prova la tenuta delle garanzie dell’art. 138 della Costituzione soprattutto in ordine al rispetto della centralità parlamentare e alla riflessione circa l’opportunità di modificare il testo costituzionale. In seguito, con il ddl. Costituzionale 813 del 2013, l’art. 138 Cost è stato oggetto di un tentativo diretto a derogarlo, al pari di quanto era accaduto, anche se con le dovute differenze, nelle precedenti esperienze delle bicamerali degli anni Novanta. A ciò si aggiunge la questione circa l’ammissibilità di modificare in modo ampio la Carta costituzionale e di disattendere così la ratio sottesa all’art. 138 Cost, che, secondo la visione dei Costituenti è un iter diretto ad apportare modifiche puntuali del testo fondamentale. L’analisi di tale ultimo profilo si è ripresentata con la riforma Renzi- Boschi, che al pari della modifica dell’art. 81 Cost e del ddl.813, è stata esaminata nel lavoro come un altro episodio di quel capitolo, inauguratosi con la crisi economica, di quella che è stata definita la “guerra dei trent’anni contro la Costituzione” (G. Ferrara) repubblicana. Lo scenario così delineato implica che il revisionismo costituzionale della crisi economica e più in generale degli ultimi trent’anni non sia più l’espressione del costituzionalismo democratico da cui prende le mosse ma sia più incline ad assecondare la logica della semplificazione e della funzionalità economica, imponendo così di tornare a ragionare criticamente sia sulle categorie tradizionali e soprattutto sulla revisione della Costituzione, al fine di comprendere la direzione di questo cambiamento.
The economic and financial crisis has not simply caused a failure of the Eurozone markets but at the same time caused a change of the review tools examined. In particular, the procedure for revising the European Treaties no longer fulfilled the function of guaranteeing a consistent trend in the integration process because its circumvention on the occasion of the adoption of the Fiscal compact and its non-recourse in relation to the save-state measures have facilitated the construction of a functionalist and not federal Europe. This "deformation" of the regulatory instruments was accompanied by a "deparlamentarization" of the decision-making centers, because, albeit in a different way, the European Parliament and the national parliaments have been scarcely involved in the decision-making circuit, thus making decisions lacking a solid democratic basis. The "Right to the Parliament" (A. Manzella) which constitutes the "cross-guarantee of all other fundamental rights" (A. Manzella) is thus still a finality for European citizens, who find themselves adopting intergovernmental choices and fruit agreement between institutions of a technocratic nature. These issues were examined by linking the link between the constitutional failures that affected the European body and the events that occurred during the emergency situation. In particular, the failed project of the Constitution, the lack of involvement of the European people in the exercise of what can not properly be called constituent power and the problems related to multilevel parliamentaryism have had a certain impact during the economic emergency on the recourse to the procedure of revision of the Treaties and on its even though weak democratic-representative dimension. In other words, the U.E has faced the challenge of reorganizing the financial markets without a solid institutional structure, which was able to guarantee a fair division of duties among the Member States. Moreover, after the political-constitutional failures, the European body could not but continue to leverage the economic axis not only to avoid the default of the euro area but also to encourage integration between the peoples. This of course has created a problematic situation, above all in terms of the fact that the progressive and ever more pervasive impact of European policies on the Member States did not correspond to a simultaneous increase in the European democratic space. In Italy, however, the discussion focuses on the trends of dominant constitutional revisionism, highlighting how the economic crisis has only limited to bring them back into vogue albeit with some peculiarities. The modification of the art. 81 of the Constitution has put a strain on the tightness of the guarantees of the art. 138 of the Constitution above all in order to respect parliamentary centrality and to reflect on the opportunity to change the constitutional text. Later, with the ddl. Constitutional 813 of 2013, the art. 138 Cost was the object of a direct attempt to derogate from it, as was the case, even if with due differences, in the previous experiences of the bicameral of the 1990s. To this is added the question about the admissibility of amending the Constitutional Charter in a broad way and thus disregarding the rationale underlying the art. 138 Cost, which, according to the vision of the Constituents is a process aimed at making timely changes to the basic text. The analysis of this last profile was resubmitted with the Renzi-Boschi reform, which, like the modification of art. 81 Constitution and of the ddl. 813, has been examined in the work as another episode of that chapter, inaugurated with the economic crisis, of what has been called the "war of thirty years against the Constitution" (G. Ferrara). The situation outlined above implies that the constitutional revisionism of the economic crisis and more generally of the last thirty years is no longer the expression of democratic constitutionalism from which it takes its course but is more inclined to support the logic of simplification and economic functionality, thus imposing to return to critically think both on the traditional categories and especially on the revision of the Constitution, in order to understand the direction of this change.
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IANNI, PIERPAOLO. "IL RUOLO DEI PARLAMENTI NAZIONALI NEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE GIURIDICA EUROPEA DOPO IL TRATTATO DI LISBONA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17948.

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Abstract:
Questa tesi di ricerca si occupa del ruolo rivestito dai parlamenti nazionali italiano, britannico e tedesco. Analizza il modo in cui questi parlamenti partecipano al processo decisionale ed implementano il diritto dell'Unione europea dopo il Trattato di Lisbona. La ricerca si concentra su un'analisi comparata delle leggi, delle procedure e consuetudini parlamentari al fine di esaminare il ruolo rivestito dai parlamenti nazionali nel contesto europeo. Il nuovo quadro giuridico previsto dal Trattato di Lisbona promuove la creazione di un sistema parlamentare integrato, basato sulle istituzioni europee e sui parlamenti nazionali cui è attribuito un ruolo più incisivo nel processo decisionale europeo, nella convinzione che un loro maggiore coinvolgimento possa contribuire a garantire un livello più efficace di democrazia nel funzionamento complessivo dell'Unione. I parlamenti nazionali possono contribuire a rendere l'U.E. più o meno efficiente. Essi sono chiamati a svolgere un ruolo rilevante nel processo legislativo europeo, in particolare nella fase di formazione delle politiche e del diritto dell’Unione europea (c.d. fase ascendente) e nel monitoraggio dell'esecuzione del principio di sussidiarietà. Il Trattato di Lisbona introduce norme di partecipazione diretta dei parlamenti nazionali nel processo legislativo europeo, trasformandoli in "guardians of subsidiarity". Il Trattato di Lisbona e i relativi Protocolli riconoscono il ruolo della cooperazione interparlamentare, affidando ai parlamenti nazionali il compito di promuovere e organizzare la sua realizzazione all'interno dell'Unione europea. In questa prospettiva le competenze delle commissioni specializzate in affari europei e della COSAC (Conference of Parliamentary Committees for Union Affairs of Parliaments of the European Union) sono ulteriormente potenziate.
This research thesis deals with the role of national parliaments in Italy, United Kingdom and Germany. It analyses the way in which these Parliaments participate in the European Union and implement the Law of the European Union after the Treaty of Lisbon. The research focuses on a comparative analysis of parliamentary procedures, instruments, and practices in order to examine the respective roles of the European Institutions and the national parliaments within the European framework. The new legal framework laid down the Treaty of Lisbon encourages the creation of an integrated parliamentary system, based on the European Parliament and on the national parliaments which are assigned a more incisive role in the European decision-making process, in the belief that these innovations may contribute to guaranteeing a more effective level of democracy in the overall functioning of the Union. The national parliaments can contribute to making Europe more or less effective. They will be called on to play a more important role in the European law-making process, specifically in the pre-legislative dialogue with European institutions and particularly in the monitoring of the enforcement of the subsidiarity principle in European legislation proposals. The Treaty of Lisbon regulations introduce direct participation of national parliaments in the European law-making process, transforming them into the "guardians of subsidiarity". The Treaty of Lisbon and the related protocols recognise and encourage interparliamentary cooperation, entrusting national parliaments with the task of promoting and organising its achievement within the European Union. In this perspective, the competences of the Conference of Community and European Affairs Committees of Parliaments of the European Union (COSAC) are further enhanced. In this thesis, the reasons for overall inclusion of national parliaments in the European Union activities are analysed. The role of national parliaments in the EU according to the specific provisions of the EU treaties is also discussed and the largest part of the work is devoted to the ex ante subsidiarity principle control mechanism (the Early Warning System), which gives the right for the national parliaments to influence the EU legislative process.
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DI, CHIARA ALBERTO. "LA VERIFICA DEI POTERI DEL PARLAMENTO EUROPEO Dalle normative elettorali nazionali verso una disciplina elettorale uniforme." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2022. http://hdl.handle.net/11392/2489862.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato si prefigge lo scopo di indagare il tema della verifica dei poteri nel Parlamento europeo. Il Capitolo I è dedicato ad una disamina dei modelli di verifica dei poteri offerti dal panorama comparato. A tal fine, vengono presi in considerazione cinque ordinamenti: Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti. In particolare, due sono gli elementi al centro dell’analisi: la verifica dei poteri svolta nella seconda Camera – laddove presente – e il grado di tutela complessiva delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti. La scelta di tali profili si giustifica per due motivi. Partendo dal primo, il controllo sulle credenziali degli eletti nelle Camere rappresentative delle autonomie territoriali costituisce uno spunto di comparazione interessante con il Parlamento europeo, i cui membri – come noto – sono eletti nei singoli Stati membri secondo un sistema elettorale solo in parte uniforme. D’altro canto, l’esame del grado di tutela dei diritti fondamentali degli eletti è funzionale al collegamento con la seconda parte del Capitolo I, dedicata all’ordinamento italiano e, più dettagliatamente, ai rapporti tra le giurisdizioni parlamentare, amministrativa e civile. Particolare attenzione verrà riservata alla giurisprudenza costituzionale domestica, la cui rilevanza sul tema del contenzioso elettorale è aumentata negli anni in misura considerevole, come testimonia, da ultimo, la sent. n. 48/2021. Il Capitolo II mira a ricostruire il quadro normativo in materia di verifica dei poteri, analizzando la disciplina dettata dai Trattati istitutivi e dall’Atto del 1976. La seconda parte del Capitolo si concentra sull’analisi delle singole normative nazionali, prendendo in esame quattro aspetti: gli organi che si occupano della proclamazione dei risultati elettorali ed, eventualmente, della loro comunicazione al Parlamento europeo, con particolare riferimento alla possibile valutazione a livello nazionale della sussistenza di cause di incandidabilità o incompatibilità; la natura degli stessi – con particolare riferimento alla loro politicità – e, infine, il sistema dei rimedi esperibili contro la proclamazione degli eletti e, più in generale, per l’impugnazione dei vizi del procedimento elettorale. Alla luce dei risultati ottenuti, sarà possibile incasellare i diversi ordinamenti nei modelli di verifica dei poteri delineati nel Capitolo precedente. L’ultima parte del Capitolo II si concentra sulla giurisprudenza della Corte EDU in materia di tutela del diritto di elettorato passivo, anche alla luce della recentissima sentenza Mugemangango c. Belgio e del suo impatto sul modello parlamentare di verifica dei poteri. Nel Capitolo III vengono esaminati in ordine cronologico i casi più rilevanti di contenzioso elettorale per il Parlamento europeo, sia dal punto di vista della prassi che della giurisprudenza. La disamina affronta i casi Le Pen v. Parlamento europeo e Donnici v. Occhetto, per occuparsi poi delle recenti vicende riguardanti gli eurodeputati indipendentisti catalani. L’ultima vicenda cui è dedicato spazio nella trattazione è rappresentata dalla decadenza degli eurodeputati britannici. Il Capitolo IV ha ad oggetto l’evoluzione della normativa elettorale del Parlamento europeo, nella prospettiva dell’adozione di una procedura elettorale uniforme o, ragionando in un’ottica di breve termine, di una circoscrizione elettorale transnazionale, osservando tale vicenda dal punto di vista della tutela delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti, con particolare riferimento alla possibile individuazione dell’organo competente in materia di contenzioso elettorale.
The purpose of this doctoral dissertation is to investigate the topic of the verification of powers in the European Parliament. Chapter I examines the models of verification of credentials offered by the comparative landscape. To this end, five systems are considered: England, France, Germany, Spain and the United States. Except for the latter case, an attempt has been made to follow a chronological order, starting with the oldest system and arriving at the most recent one. In particular, two elements are considered in the analysis: the verification of powers carried out in the upper chamber – where present – and the overall degree of protection of the subjective legal positions of candidates and elected officials. The choice of these profiles is justified for two reasons. Starting with the first, the scrutiny of the credentials of those elected in the chambers representing territorial autonomies provides an interesting point of comparison with the European Parliament, whose members – as is well known – are elected in the individual member states according to an only partially uniform electoral system. On the other hand, the examination of the degree of protection of the fundamental rights of elected members is related with second part of Chapter I, devoted to the Italian legal system and, in more detail, to the relations between the parliamentary, administrative and civil jurisdictions. Particular attention had been paid to domestic constitutional jurisprudence, whose relevance on the topic of electoral litigation has increased considerably over the years, as evidenced, most recently, by Judgment No. 48/2021 of the Italian Constitutional Court. Chapter II aims to reconstruct the legal framework for the verification of credentials, analyzing the discipline dictated by the founding treaties and the 1976 Act. The second part of the Chapter concentrates on the analysis of individual national regulations, examining four aspects: the bodies responsible for the proclamation of election results and, if necessary, their communication to the European Parliament, with particular reference to the possible assessment at the national level of the existence of grounds for incandidability or incompatibility; the nature of those bodies – with particular reference to their politicalness – and, finally, the system of remedies that can be brought against the proclamation of elected officials and, more generally, for challenging flaws in the electoral process. In light of the results obtained, it will be possible to classify the different jurisdictions into the patterns of verification of powers outlined in the previous Chapter. The last part of Chapter II focuses on the EDU Court's jurisprudence on the protection of the right to vote, including the recent Mugemangango v. Belgium case and its impact on the parliamentary model of verification of powers. Chapter III examines in chronological order the most relevant cases of electoral litigation for the European Parliament, both from the point of view of parliamentary practice and jurisprudence. The examination addresses the cases of Le Pen v. European Parliament and Donnici v. Occhetto, and then deals with the recent events concerning the Catalan independence MEPs, from which Judgments Nos. C-502/19 and C-646/19 originated. The last event to which space is devoted in the discussion is the disqualification of British MEPs and its impact on election results in the Italian legal system. Chapter IV deals with the evolution of the electoral legislation of the European Parliament, with a view to the adoption of a uniform electoral procedure or, reasoning in the short term, of a transnational electoral constituency, observing this affair from the point of view of the protection of the subjective legal positions of candidates and elected members, with particular reference to the possible identification of the competent body in matters of electoral litigation.
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PENNACCHIETTI, CLAUDIA. "I PARLAMENTI NAZIONALI NELL’UNIONE EUROPEA. GLI EFFETTI DELL’INTEGRAZIONE SULLA FUNZIONE DI CONTROLLO PARLAMENTARE." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11393/237791.

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Abstract:
Le implicazioni dell’integrazione europea sulle dinamiche istituzionali e politiche interne agli stati membri e sui rapporti fra gli esecutivi e i parlamenti nazionali sono state oggetto di crescente attenzione di pari passo con l’approfondirsi dello stesso processo di integrazione nel continente. Il tema, che ovviamente include le questioni relative alla partecipazione dei Parlamenti nazionali al processo decisionale europeo, è tornato ad essere di grande attualità in seguito all’approvazione del Trattato di Lisbona e ad alcune recenti evoluzioni negli equilibri istituzionali indotte dalla crisi economico e finanziaria del 2008. L’obiettivo di questa tesi è esaminare le modalità di partecipazione dei Parlamenti nazionali nelle decisioni volte a definire le politiche e il diritto dell’Unione Europea con particolare attenzione al caso italiano e agli effetti legati a tali importanti innovazioni. Più precisamente, il lavoro mira a verificare quale sia il ruolo svolto dai parlamenti nazionali nella formazione della pozione nazionale che i rispettivi governi sono chiamati a sostenere nel quadro di quei processi decisionali intesi ad elaborare specifici atti europei. Sebbene l’obiettivo principale della tesi sia quello di indagare i meccanismi interni di coordinamento tra parlamento e governo funzionali all’attività di indirizzo del primo sul secondo, non mancheranno cenni anche in relazione agli altri canali di intervento parlamentare (quelle modalità di coinvolgimento cd. ‘dirette’), laddove ciò sia funzionale a meglio comprendere il sistema di controllo e indirizzo interno. Per quanto riguarda i casi di studio, come anticipato, il lavoro si concentra prevalentemente sul caso italiano. Tuttavia, è stata svolta anche un’analisi comparata. Sulla base della consolidata suddivisione elaborata COSAC, la scelta è ricaduta in particolare su due sistemi rappresentativi del modello document-based (Regno Unito e Germania) – anche il caso italiano è stato tradizionalmente incluso in tale modello – e su di uno riconducibile al modello mandating-based (Danimarca) Il primo capitolo della tesi ricostruisce le tappe della storia europea verso la soluzione del problema del riconoscimento di un ruolo dei parlamenti nazionali nei processi decisionali e nell’architettura istituzionale delle Comunità prima e dell’Unione poi. Tale processo si è sviluppato su due livelli: uno proprio dei singoli ordinamenti nazionali, che hanno progressivamente affinato specifiche pratiche di controllo e creato strutture appositamente dedicate agli affari europei; e un altro proprio del diritto europeo, che ha riconosciuto poteri informativi e poi poteri di interlocuzione non mediata dai governi con le istituzioni europee. Il capitolo discute anche l’evoluzione delle teorie dottrinarie, a partire dalle prime ricostruzioni del legame esistente tra la partecipazione dei parlamenti nazionali e il problema del deficit democratico, e affronta alcuni elementi definitori e classificatori utili per meglio comprendere gli aspetti comuni alle varie esperienze nazionali del controllo parlamentare. Il secondo capitolo è dedicato all’analisi comparata. Per ciascuna delle esperienze nazionali scelte (Danimarca, Germania e Regno Unito) sono analizzate le fonti di disciplina dei poteri interni di controllo parlamentare – siano esse disposizioni normative, regolamentari, prassi sperimentali –, le strutture parlamentari e governative coinvolte nello scrutiny interno e i meccanismi predisposti per rafforzare il potere parlamentare e migliorare il raccordo con il governo. L’effettivo utilizzo del controllo dipende, infatti, oltre che dalla volontà del parlamento, dalla funzionalità delle strutture e degli strumenti operativi di cui dispone e dalla presenza di un efficace raccordo con le competenti strutture dell’esecutivo. Il capitolo approfondisce anche l’aspetto dinamico dell’attuazione delle disposizioni, ovvero il funzionamento concreto delle strutture e degli strumenti di indirizzo e di raccordo. Le prassi applicative costituiscono la fonte primaria della ricerca, poiché l’attività di controllo interno sugli affari europei è sottoposta a continue influenze esterne (prodotte dai progressi dell’integrazione) e a processi interni di adattamento che ne impongono costanti modifiche, spesso approntate tramite procedure sperimentali e operazioni interpretative non formalizzate in fonti normative. Questa analisi è funzionale a individuare eventuali buone prassi per lo svolgimento di un’efficace partecipazione al processo decisionale dell’Unione. Al contempo, si cercherà di valutare se gli strumenti normativi e le prassi applicative hanno avuto l’effetto di riequilibrare le dinamiche dei rapporti tra le assemblee parlamentari e i rispettivi esecutivi negli affari europei. Gli ultimi due capitoli saranno interamente dedicati ad approfondire il caso italiano. In particolare, nel capitolo 3 è ricostruita la disciplina italiana dell’indirizzo e del controllo dalle origini fino alla legge 234 del 2012. Lo studio è effettuato tenendo conto del peculiare sistema di fonti che caratterizza la disciplina italiana dei meccanismi di scrutiny interno e che si ricava dalla combinazione della legge ordinaria di procedura, dei regolamenti parlamentari e delle prassi sperimentali che nel tempo si sono sviluppate in adeguamento, per via interpretativa, delle procedure regolamentari alle fonti europee. Il capitolo 4 sarà quindi dedicato alle dinamiche attuative delle disposizioni normative e regolamentari precedenti e successive all’entrata in vigore della legge 234 del 2012. L’analisi empirica è svolta unicamente con riferimento al canale interno di indirizzo e controllo del parlamento sulle attività del governo nella elaborazione di specifici atti dell’Unione, dedicando solo alcuni cenni ai poteri parlamentari in relazione a specifici settori e alla fase pre-legislativa. Sono oggetto di analisi le fasi che vanno dalla trasmissione degli atti e dall’informazione qualificata del Governo, all’istruttoria parlamentare e all’elaborazione degli indirizzi, fino all’informativa sul seguito governativo agli indirizzi formulati. Da un punto di vista temporale, invece, si è deciso di dare conto di alcune prassi a partire dalla XIII legislatura. La scelta di limitare l’indagine a tale periodo deriva dalla consapevolezza che la partecipazione alla fase ascendente del diritto comunitario da parte di Camera e Senato è fenomeno relativamente recente, per cui il periodo antecedente si caratterizza per l’esiguità di prassi e di profili applicativi di rilievo soprattutto in riferimento all’esame di specifici atti dell’Unione. Per quanto riguarda invece l’evoluzione delle pratiche parlamentari successive all’entrata in vigore della legge 234 del 2012, il punto di partenza temporale dell’analisi corrisponde al momento di avvio della XVII legislatura (15 marzo 2013) e al periodo di stallo politico-istituzionale conclusosi con la nomina del Governo Letta il 28 aprile del 2013. Per quanto riguarda le fonti utilizzate nell’analisi empirica, centrale è stato il ruolo della documentazione degli uffici per gli affari europei di Camera e Senato e delle banche dati sulle attività non legislative degli organi parlamentari deputati. Inoltre, si è ritenuto utile ricorrere ad alcune interviste ad attori privilegiati (funzionari parlamentari di Camera e Senato): le informazioni emerse e la documentazione raccolta nel corso delle interviste si sono rivelate essenziali per integrare i dati quantitativi e qualitativi laddove carenti. Nelle conclusioni, infine, sono brevemente richiamati i principali risultati della tesi, sono discussi i problemi ancora aperti nel caso italiano e sono avanzate alcune proposte – anche sulla scorta dell’analisi comparata – per migliorare il processo di controllo parlamentare e il raccordo parlamento-governo negli affari europei.
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FREITAS, AMARAL EDSON NETTO. "La rappresentanza politica e la legittimità democratica in Europa: il trattato di Lisbona e l’early warning system." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1365285.

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Abstract:
The debates that preceded the Lisbon Treaty (2009), still marked by the failure of the Constitutional Treaty (2004), were strongly influenced by the intention to take a further step forward in building a political Europe. And this intention is evident both in a number of provisions in the current Treaty - such as Article 8-A TEU, which states that the functioning of the Union is based on representative democracy - and in the multiplicity of practices and methods developed to increase the political legitimacy of the institutions - such as the Barroso Procedure. The Lisbon Treaty went further, attributing a series of powers to the European Parliament (and extending some of them it already possessed), most of which fall within the classic parliamentary powers of information, scrutiny and legislative construction - in the latter case, consisting of participation as co-legislator with the Council in the Ordinary Legislative Procedure. But, in addition to this, in 2014, an attempt was made to establish the practice of the Spitzenkandidaten, i.e. to appoint to the presidency of the European Commission the main candidate of the European political party that had obtained the highest number of seats in Parliament. Unfortunately, this practice, which would have brought the political system in Europe and the parliamentary political systems of the individual member states closer together, ended up not being repeated after the 2019 elections. The Treaty, always having as its premise the attempt to resolve the problem of input legitimacy, also took into consideration the issue of strengthening national parliaments, granting them some relevant competences, so as to bring them closer to European decision-making. The logic was very simple: since national parliaments were endowed with a considerable degree of legitimacy, making them participants in the decision-making process in Europe guaranteed the latter a greater degree of legitimacy. This would be a kind of bottom-up transmission of democratic legitimacy. In this sequence of events, the Early Warning System, which is nothing more than an elaborate system for monitoring compliance with the principle of subsidiarity in Europe (Art. 5(3) TEU), was created. Through this system, each Parliament of each Member State would have two votes (in the case of the bicameral systems, one vote for each Chamber), and the reasoned opinions expressed by them, drawing a certain threshold, would activate the yellow card (1/3 of the votes) or the orange card (majority of the votes), obliging the European Commission to re-examine the matter of law and to justify itself - in the latter case, before the European Parliament and the Council. It is not, therefore, a veto mechanism, but a sort of instrument of preventive alert, which in a certain way ends up integrating itself fully into the dialogic and polycentric spirit of the European multi-level system and the "Euro-national parliamentary system". Summing up, in the present Work, the evolution and expectations of the post-Lisbon Treaty have been analysed, more specifically in the context of the coveted strengthening of European and national Parliaments, democratic legitimacy and politics in the European Union, as opposed to the historical intergovernmental, bureaucratic and technical dominance that occurs there.
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GENNA, Agata Anna. "Il ruolo dei Parlamenti nazionali nel processo decisionale dell’Unione europea alla luce del Trattato di Lisbona." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94887.

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Books on the topic "Parlamenti nazionali"

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Biblioteca, Italy Parlamento Senato, ed. Bibliografia Italiana dei Parlamenti Nazionali dell'Unione Europea: Con un'appendice sulle pubblicazione ufficiali dei paesi dell'unione Europea. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2003.

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Spadolini, Giovanni. I quaranta anni del Senato repubblicano: Il discorso pronunciato in aula dal Presidente del Senato, sen. Giovanni Spadolini, e l'intervento del Ministro per i problemi istituzionali, Antonio Maccanico : i 140 anni del Parlamento subalpino : 11 maggio 1988. [Roma]: Senato della Repubblica, 1988.

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3

Gabrieli, Manlio. I parlamentari mantovani dal 1848 al 1943. Gazoldo degli Ippoliti: Postumia, 1995.

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(Italy), Istituto nazionale dell'informazione. Repubblica italiana: 1948-1998 : 50 anni di Parlamento, governi, istituzioni. Roma: Editoriale italiana, 2000.

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Emilio, Gentile, ed. Il totalitarismo alla conquista della Camera alta: Inventari e documenti dell'Unione nazionale fascista del Senato e delle carte Suardo. Soveria Mannelli (Catanzaro): Rubbettino, 2002.

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1946-, Gentile Emilio, Suardo Giacomo 1883-, and Italy. Parlamento. Senato. Archivio storico., eds. Il totalitarismo alla conquista della Camera alta: Inventari e documenti dell'Unione nazionale fascista del Senato e delle carte Suardo. Soveria Mannelli (Catanzaro): Rubbettino, 2002.

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Parlamento, Sardinia (Italy). L' attività degli stamenti nella "Sarda Rivoluzione". Cagliari: Consiglio regionale della Sardegna, 2000.

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deputati, Italy Parlamento Camera dei. Risultati delle elezioni della Camera dei deputati del 5 aprile 1992: Secondo i dati degli Uffici centrali circoscrizionali e dell'Ufficio centrale nazionale, e salva ogni rettifica o variante in sede di verifica dei poteri. Roma: Camera dei deputati, Servizio informazione parlamentare e relazioni esterne, Ufficio atti e pubblicazioni, 1992.

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Italy. Parlamento. Camera dei deputati. Risultati delle elezioni della Camera dei deputati del 27 e 28 marzo 1994: Secondo i dati degli Uffici centrali circoscrizionali e dell'Ufficio centrale nazionale, e salva ogni rettifica o variante in sede di verifica dei poteri. Roma: Camera dei deputati, Servizio informazione parlamentare e relazioni esterne, Ufficio atti e pubblicazioni, 1994.

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10

International Institute for Conservation of Historic and Artistic Works. Gruppo italiano. Congresso nazionale. XVIII congresso nazionale IGIIC: Lo stato dell'arte 18 : volume degli atti : Castello di Udine, Salone del Parlamento e Villa de Claricini Dornpacher, 29/31 ottobre 2020. Florence]: Nardini editore, 2020.

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Book chapters on the topic "Parlamenti nazionali"

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Balboni, Paolo E. "14 • Politica linguistica: rallentare Darwin nell’Europa plurilingue." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/014.

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Abstract:
Dalla fine degli anni Settanta a oggi ho studiato l’intreccio tra i diritti della persona a vivere più lingue e in più lingue e i diritti e doveri stabiliti dalle politiche linguistiche nazionali e internazionali. Così come per l’educazione linguistica ho affiancato ricerca teorica e creazione di materiali operativi, anche nel settore del plurilinguismo ho lavorato molto sul campo, con progetti scolastici e con interventi in ambito istituzionale, dal Consiglio d’Europa al Parlamento italiano, alle Regioni, ai Comuni, in parte descritti nella bibliografia. In questo settore ho contribuito in maniera originale in due ambiti: l’intercomprensione tra lingue affini, vista ottimisticamente come una risorsa per il futuro, e l’elaborazione di una prospettiva realistica, quindi pessimistica, sul futuro del plurilinguismo.
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