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Journal articles on the topic 'Parola del passato'

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Todorović, Suzana. "I TEMPI VERBALI DEL MODO INDICATIVO NEL DIALETTO ISTROVENETO DEL LITORALE SLOVENO." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 281–300. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.16.

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Abstract:
Nel presente contributo ci proponiamo di presentare l’impiego dei tempi verbali istroveneti del modo indicativo. Il lessico istroveneto (attinente all’area istriana nordoccidentale) è riportato in otto dizionari dialettali, ovvero Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria (Giulio Manzini e Luciano Rocchi, 1995), Dizionario del dialetto capodistriano (Dino Parovel, 2006), Voci della parlata isolana nella prima metà di questo secolo (Antonio Vascotto, 1987), Vocabolarietto del dialetto isolano (Antonio Delise, 2006), Dizionario del dialetto isolano: raccolta di parole e modi di dire della parlata isolana di ieri, di oggi e, forse, di domani (Silvano Sau, 2009), Le perle del nostro dialetto (Ondina Lusa e Marino Bonifacio, 2004, 2010, 2012). In alcuni dizionari gli autori riportano altresì una selezione di elementi grammaticali senza fornire un puntuale quadro grammaticale delle parlate prese in esame; oltre a ciò, non sempre vi è rispondenza tra gli elementi grammaticali riportati e quelli rilevati sul campo durante le nostre ricerche, essendo (stati) gli autori dei dizionari perlopiù amanti della parola dialettale e non linguisti o dialettologi. Le regole d’uso dei tempi verbali istroveneti (presente, imperfetto, futuro semplice, passato prossimo, imperfetto, trapassato rossimo, futuro anteriore) sono state definite mediante materiali testuali registrati sul campo durante le inchieste dialettali effettuate in sette punti d’inchiesta istroveneti. Tutti i testi ricavati sul campo sono stati corredati da traduzioni in italiano. Per ogni tempo verbale riportiamo le coniugazioni dei verbi ausiliari ˈeṡer ‘essere’ e ver ‘avere’ e le coniugazioni dei verbi regolari con infinito in -ar o -a (Pirano); -er (Capodistria), -e (Isola) o -i (Pirano e Strugnano); -ir (Capodistria, Isola) o -i (Pirano). Nel caso dei tempi verbali composti è stata messa in rilievo la loro modalità di formazione.
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2

Clavijo, Milagro Martín. "L’umorismo sovversivo di Eva in paradiso." Zbornik radova Filozofskog fakulteta u Splitu, no. 13 (2020): 3–18. http://dx.doi.org/10.38003/zrffs.13.9.

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Abstract:
Franca Rame e Dario Fo hanno creato numerosi spettacoli imperniati sulla donna del mito, del passato e del presente, rimaneggiando in continuazione i tradizionali modelli femminili tramandati nel corso del tempo. Eva, classico modello che incorpora il l ruolo della donna nella società, appare di frequnte nel repertorio dei due autori-attori. Quest’articolo si basa sull’analisi di due spettacoli che vedono Eva protagonista assoluta di un’altra versione della creazione del mondo: Il diario di Eva e Adamo ed Eva e si sofferma in particolare sul momento della nominatio rerum. Con questi due testi Rame e Fo propongono un’altra Genesi che rompe una tradizione narrativa che per secoli ha condizionato il rapporto tra i generi. La storia della creazione viene raccontata da due punti di vista: da quello dell’essere umano in genere e da quello femminile in specifico, quest’ultimo, caratterizzato da umanità, comprensione e un’alta dose di umorismo. Sarà infatti proprio Eva, che ha il dono della parola, a dare vita al creato attraverso il linguaggio.
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Daniela, Galardi. "Occuparsi dell'altro: compito interrotto da perseguire?" RICERCA PSICOANALITICA, no. 1 (December 2011): 71–85. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-001005.

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Abstract:
L'Autrice, psicanalista esperta di psicologia delle emergenze, vuole approfondire le motivazioni sottese al prendersi cura delle vittime in situazioni di eventi disastrosi. La coazione a ripetere che si evolve in "coazione alla cura" diventa la possibilitŕ per il terapeuta di "occuparsi di sé" attraverso la relazione di aiuto. A partire da questa ipotesi, l'autrice si interroga sul rischio di instaurare una collusione che potrebbe ri-traumatizzare il paziente e bloccarne lo sviluppo. La maggior consapevolezza dell'analista delle proprie funzionalitŕ inconsce puň permettergli di costruire con la vittima/paziente un processo interpersonale, caratterizzato dalla condivisione, ma anche dalla distanza necessaria per riflettere su quanto sta accadendo. Diventa cosě possibile "dare parola": nuova narrazione che nel suo essere condivisa diventa esplicita e riconoscibile. Tale opportunitŕ č un'alternativa alla ripetizione dei conflitti intrapsichici del passato, che riapre la processualitŕ del divenire evolutivo e il perseguimento del desiderio nella sua dimensione reale-progettuale.
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Robert, Franck. "Merleau-Ponty, L’origine de la géométrie et la littérature." Chiasmi International 21 (2019): 149–65. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192117.

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Abstract:
Le commentaire que propose Merleau-Ponty de L’origine de la géométrie de Husserl en 1960 accorde une place privilégiée au langage, à l’écrit : l’étonnement peut être grand de voir Merleau-Ponty, dans la continuité de Husserl, penser la genèse de l’idéalité géométrique à partir d’une méditation sur la littérature. La réflexion de Merleau-Ponty sur la littérature a pris un tour ontologique décisif au début des années cinquante, dans le long commentaire de Proust notamment en 1953-1954. C’est dans cet esprit que le cours de 1960 accorde à la littérature un sens ontologique : l’idéalité géométrique ne peut advenir comme idéalité que par passage à la parole et à l’écrit, mais le sens même de l’idéalité scientifique ne peut se comprendre que si on la replace sur fond d’idéalités plus fondamentales que la littérature précisément dévoile, idéalités qui se nouent à travers le temps, dans le lien entre le passé et le présent, moi et l’autre. La littérature éclaire l’histoire de la géométrie d’une autre manière encore : elle met au jour l’entrelacement homme-langage-monde, condition d’émergence d’un sens vrai, qui advient dans l’histoire de la géométrie, et que la littérature, assumant notre être de parole, porte plus fondamentalement encore.The commentary Merleau-Ponty offers in 1960 on Husserl’s The Origin of Geometry gives a privileged place to language, to writing: it is perhaps a great astonishment to see Merleau-Ponty, in continuity with Husserl, thinking about the genesis of geometrical ideality beginning from a meditation on literature. Merleau-Ponty’s reflection on literature took a decisive ontological turn at the beginning of the 1950s, notably in the long commentary on Proust in 1953-1954. It is in this spirit that the course of 1960 grants to literature an ontological sense: the ideality of geometry can occur as ideality by the passage to speech and to writing, but the meaning of even scientific ideality can be understood only if one places it on the basis of more fundamental idealities that literature precisely reveals, idealities that are linked across time, in the connection between past and present, self and other. Literature clarifies the history of geometry in yet another manner: it brings to light the intertwining of human-language-world, condition of the emergence of a true sense, which occurs in the history of geometry, and which literature, assuming our being in speech bears more fundamentally still.Il commento de L’origine della geometria di Husserl proposto da Merleau-Ponty nel 1960 accorda un posto privilegiato al linguaggio, alla scrittura. Ci si potrebbe stupire del fatto che Merleau-Ponty, nel solco di Husserl, pensi l’idealità geometrica a partire da una riflessione sulla letteratura. Il pensiero di Merleau-Ponty sulla letteratura ha assunto un’inflessione ontologica decisiva all’inizio degli anni Cinquanta, in particolare nel lungo commento a Proust del 1953-1954. È proprio prolungando questa linea che il corso del 1960 attribuisce alla letteratura un senso ontologico: l’idealità geometrica diviene idealità proprio nel passaggio dalla parola allo scritto, ma il senso stesso dell’idealità scientifica può essere compreso solo se ricollochiamo quest’ultima su quello sfondo di idealità più fondamentali che la letteratura ci rivela, idealità che si instaurano attraverso il tempo, nel legame tra il passato e il presente, l’io e l’altro. Infine, è in un altro modo ancora che la letteratura illumina la storia della geometria: essa ci consente di illuminare l’intreccio uomo-linguaggio-mondo, condizione di emergenza di un senso vero, che si attesta nella storia della geometria e che la letteratura, in quanto essa assume il nostro essere già da sempre implicati con la parola, reca con sé in modo ancora più fondamentale.
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Cardi, Mavie. "Prospettive di ridefinizione degli assetti proprietari del capitale della Banca d'Italia: profili giuridici e valutativi." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (June 2010): 445–64. http://dx.doi.org/10.3280/ed2009-003003.

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Abstract:
Il tema della proprietŕ delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia rimane ancora irrisolto nonostante siano decorsi i tre anni previsti dalla legge di riforma del risparmio per dare una soluzione attuativa al problema. L'articolo 19, comma 10, della l. 28 dicembre 2005, n. 262 ha previsto infatti una ridefinizione in senso pubblicistico dell'assetto proprietario della Banca; tuttavia, la mancata indicazione da parte del legislatore dei criteri da seguire nell'individuazione dei nuovi azionisti e dei canoni contabili da applicare per la valorizzazione delle quote, č stata di ostacolo nell'identificazione di idonee soluzioni. Restano fermi i numerosi interrogativi che giŕ in passato si sono posti con riguardo alla ricerca di correttivi di detta «anomalia» istituzionale. Il presente lavoro nel riferimento alla peculiare configurazione ordinamentale della Banca d'Italia č orientato alla ricerca di metodi di valutazione del capitale della Banca d'Italia volti a verificare la concreta proposizione di ipotesi definitorie della problematica in parola. In primo luogo si sottolinea che le tecniche utilizzate nell'apprezzamento dei titoli societari non sembrano applicabili nel caso di specie, in ragione della specificitŕ delle «quote» di partecipazione al capitale della Banca centrale (basti pensare alle differenze riguardanti il regime di circolazione degli ordinari titoli azionari ed il significato diverso che gli stessi rivestono dal punto di vista commerciale o del patrimonio di vigilanza). Da qui una prima conclusione che esclude la possibilitŕ di riferire al capitale della Banca d'Italia i criteri valutativi che, a vario titolo, vengono in considerazione per la determinazione del valore patrimoniale dell'asset in questione. Successivamente, l'analisi - fermi i profili di non trasferibilitŕ delle quote da parte dei futuri acquisitori delle stesse - non preclude la concreta possibilitŕ di far ricorso, nel caso di specie, all'applicazione, non solo teorica, ma pratica, di criteri valutativi basati sul valore reddituale. In particolare, si riscontra l'effettiva applicabilitŕ del Discounted Dividend Model, metodo che - assumendo a criterio di riferimento un elemento reddituale, il dividendo (in questo caso valorizzato dalla presenza di significative componenti di rendimento aggiuntivo) - trova un preciso riscontro nelle componenti economiche che qualificano la partecipazione al capitale della Banca d'Italia e pertanto appare non soltanto teoricamente, ma anche tecnicamente, applicabile nella fattispecie.
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van Meerhaeghe, Marcel A. G. "Protection of Competition in Belgium*." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (1990): 93–101. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345036.

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Abstract:
Abstract Le recenti leggi sulla concorrenza introdotte in alcuni Paesi europei sono basate sulle norme comunitarie. È questo il caso della legge italiana del 10 ottobre 1990 e del progetto di legge belga del 10 settembre 1990.In Belgio è in vigore la legge 27 maggio 1960 contro l’abuso di posizione dominante, mentre non hanno concluso l’iter parlamentare altri progetti di legge sulla politica della concorrenza elaborati successivamente.Pertanto, il testo da esaminare (confrontandolo con la legge italiana e anche con quella comunitaria) è il progetto di legge del settembre 1990.Un primo problema è dato dal fatto che il Trattato di Roma non definisce il concetto di «concorrenza». Questa lacuna caratterizza anche molte leggi nazionali, inclusa quella belga del 1960, che contiene definizioni alquanto approssimative di «abuso» e di «posizione dominante». Il progetto di legge definisce solo tre concetti: «undertaking», «posizione dominante” e «ministro». Neppure la legge italiana fornisce definizioni.Il progetto di legge propone l’istituzione di un «Consiglio della concorrenza», con compiti sia di decisione circa attività anti-concorrenziali, sia di consultazione, di sua iniziativa o su richiesta del Ministro degli affari economici.Il consiglio è composto di dodici membri, di cui sei (compreso il presidente ed il vice-presidente) appartenenti alla magistratura ed altri sei designati sulla base della loro specifica competenza. Dodici membri supplenti sono designati sulla stessa base. Le nomine durano sei mesi e sono effettuate su deliberazione del Consiglio dei ministri. È facile immaginare che la Commissione sulla concorrenza sarà sottoposta a notevoli pressioni politiche. Inoltre, si prevede una commissione di consiglieri, rappresentanti le parti sociali, la cui consultazione ritarderà certamente le procedure.Il sistema previsto dalla legge italiana sembra preferibile, sia perché assicura una maggiore indipendenza dal potere politico, sia perché è più agile.Per quanto riguarda le operazioni di concentrazione, il progetto belga richiede una percentuale della quota di mercato (il 20%) che è inferiore a quella prevista dalla regolamentazione CEE (il 25%) ed inoltre il fatturato minimo richiesto, pari ad un miliardo di franchi belgi, appare eccessivamente basso, anche confrontato con quello della legge italiana, che è circa 15 volte più elevato e da commisurare ad un prodotto interno lordo cinque volte maggiore.Le procedure previste dal progetto belga (come, peraltro, anche quelle comunitarie) sembrano richiedere un eccessivo lavoro burocratico, anche a danno della riservatezza.Uno dei timori suscitati dalla regolamentazione comunitaria, attraverso le deroghe ai divieti di comportamento anticoncorrenziale, è quello di voler dar luogo a politiche industriali o sociali, piuttosto che ad una politica della concorrenza. In una parola, vi è il rischio che prevalga la «politica” vera e propria.Per quanto riguarda i rapporti tra normativa comunitaria e leggi nazionali, è possibile che ambedue siano applicate, purché non venga pregiudicata l’applicazione uniforme delle norme comunitarie.Le autorità nazionali possono vietare accordi rispetto ai quali la Commissione abbia dichiarato di non intervenire. Oltre a svolgere un ruolo di consulenza nei riguardi della Comunità, gli Stati possono inserirsi nel procedimento comunitario. Di fatto, per gli attori puo essere preferibile ricorrere alla magistratura, la quale può decidere il pagamento dei danni, anziché limitarsi ad imporre multe, come fa la Commissione.Con riferimento al sistema belga, si può dubitare che un Paese con un territorio così limitato possa regolamentare le concentrazioni, le quali sono già oggetto di normative comunitarie.Appare inoltre sorprendente, sia nel rapporto belga che nella legge italiana, l’assenza di norme che sopprimano il controllo dei prezzi.Poiché sia la legge italiana che il progetto belga si basano sulla normativa comunitaria, per fame una valutazione complessiva bisogna fare riferimento a quest’ultima, la quale si fonda sulla legislazione anti-trust statunitense che, tuttavia, negli ultimi anni e stata sottoposta a numerose critiche.Appare sempre piu di frequente che monopoli ed oligopoli non siano cosl preoccupanti come si pensava in passato. In particolare, un sistema oligopolistico può essere nella sua essenza concorrenziale.Non sembra quindi opportuno che, di fronte ad una revisione sostanziale di molte idee tradizionali in tema di funzionamento dei mercati, la Commissione e gli Stati membri accentuino il controllo delle concentrazioni.La politica comunitaria non sembra aver avuto un’evoluzione logica e coerente. In passato le concentrazioni mediante fusione venivano incoraggiate; dopo le si è considerate con diffidenza.Gli stessi concetti di «mercato rilevante», «pratiche concertate» e «posizione dominante” sono cambiati nel corso del tempo.Data l’ispirazione liberale del Trattato di Roma, la determinazione del «valore economico” dovrebbe essere lasciata al mercato, senza porsi il problema di identificare prezzi che siano «eccessivi». Anche per quanto riguarda gli accordi di distribuzione esclusiva, non sono chiari i danni che potrebbero conseguirne.In conclusione, le autorità nazionali farebbero meglio se cercassero d’influire sulla politica comunitaria della concorrenza piuttosto che adottarla senza i necessari approfondimenti.
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Trifone, Maurizio. "Dizionari, sinonimia e marche d’uso." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 108–22. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5557.

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Abstract:
La straordinaria ricchezza della lingua italiana non sempre viene adeguatamente valorizzata dai dizionari. Nell’epoca della digitalizzazione del dizionario continuano a sopravvivere procedimenti definitori che andrebbero ormai messi al bando. I participi presenti o passati che abbiano anche funzione di aggettivo (per es. nascente) sono talvolta definiti con la formula «Nei significati del verbo». I nomi deaggettivali indicanti qualità, condizione o stato (per es. ordinarietà) sono spesso definiti con la formula “l’essere + aggettivo di base (ordinario)”. Queste definizioni, la cui valenza informativa è pressoché nulla, non rendono certo un buon servizio al lettore. Del tutto diversa è l’impostazione di un dizionario dei sinonimi, che deve cercare di orientare il lettore nel dedalo delle possibili alternative lessicali con l’intento di aiutarlo a trovare i termini più adatti per esprimere le diverse sfumature di uno stesso concetto. La ricerca delle equivalenze semantiche diventa in tal modo una scoperta delle differenze, più o meno rilevanti, che esistono tra una parola e l’altra. Di essenziale importanza a tale riguardo è la funzione delle marche d’uso: la distinzione tra parole fondamentali, parole di alto uso, parole di alta disponibilità e parole comuni, utilissima in molti ambiti, non è di grande aiuto per uno scrivente interessato a informazioni di carattere stilistico. La classificazione per fasce di frequenza non ci avverte per es. che volto è di registro più elevato rispetto a faccia, autovettura è di registro più formale rispetto a macchina, cinematografo nel senso di ‘sala cinematografica’ è antiquato rispetto a cinema.
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Moretti, Bruno. "Sul termine cala nel senso di ‘spazzaneve’." XVI, 2021/1 (gennaio-marzo), no. 1 (February 23, 2021): 63–66. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2021.5479.

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Abstract:
Un docente di liceo, che si descrive come “lombardo di origine e sempre vissuto in Lombardia” segnala di essersi accorto con sorpresa del fatto che la parola cala, nel significato di ‘spazzaneve’, non è nota al di fuori della Regione. Vale la pena di riportare quasi per intero la sua formulazione: “Stupito perché per trentacinque anni mi era parsa una parola italiana standard, ho cercato notizie [...]; ho trovato solo due articoli che la registrano come parola ticinese. Ora, effettivamente vivo molto vicino al confine, e da sempre mi è chiaro il confronto con l’italiano parlato in Svizzera: percepisco alcune forme come marcatamente ticinesi, ma non questa. Esistono studi che siano in grado di ricostruire la storia della parola, se sia effettivamente ticinese e passata nell’italiano delle zone di confine o, viceversa, propria dei dialetti lombardi occidentali in genere e non solo di quelli ticinesi?”
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Maria Samuelli, Anna. "Il diritto dei più vulnerabili e dei più deboli non è un diritto debole: povertà e difficoltà educative nel tempo della pandemia." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (June 2021): 27–36. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-004003.

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Abstract:
La pandemia ha reso visibile il tema della povertà educativa ereditato dal passato. Si parla di generazione Covid che vede il futuro come incognita. La mancanza di attenzione da parte della politica verso la scuola, la ricerca e la cultura non è nuova. Lo sviluppo economico teso alla conquista del benessere, ha subìto una accelerazione senza precedenti e ha determinato nel mondo globalizzato lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali con la conseguenza di catastrofi umanitarie. La violazione dei diritti umani solo formalmente conquistati ma di fatto negati hanno reso più fragili le nostre democrazie. Urge una mobilitazione civile, possibile se si ripensa il processo di formazione della persona. La sollecitazione alla resilienza e il ripristino del valore della relazione per ricreare la dimensione comunitaria, è compito degli educatori. La scuola è il luogo della cura, non il problema. Gariwo, Il Giardino dei Giusti dell'Umanità, propone un diverso approccio al lavoro storico nelle scuole, fondato sulla memoria del bene. I giusti che riconoscono il volto dell'altro, esemplificano il valore del coraggio, della libertà, dell'autonomia di pensiero e ripropongono il tema della responsabilità personale per affrontare le sfide del presente. Aprono al cambiamento e al futuro.
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Rusconi, Fabrizio. "Scrittura e intertestualità ne La Cognizione del Dolore di Carlo Emilio Gadda." Revista de Italianística, no. 37 (December 30, 2018): 58–65. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i37p58-65.

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Abstract:
L’articolo, prendendo spunto da una espressione di Gianfranco Conti- ni che a proposito di Gadda parla di “rimpianto della letteratura perduta”, si ripropone di analizzare, ne La Cognizione del Dolore di Carlo Emilio Gadda, l’emersione di una nostalgia testuale verso quelli autori e quelle opere del passato in cui tra letteratura e mondo non si era ancora frapposto il sospetto, l’incomprensione che caratterizzeranno il XX secolo. Gli spazi, le forme e i modi attraverso cui questa nostalgia si fa sensibi- le dipendono dal complesso gioco intertestuale affidato al testo. Pastiche, citazione, traduzione sono tra le principali modalità che l’autore della Cognizione sceglie per tematizzare ambiguamente la discontinuità tra presente e passato. Dietro all’apparente sarcasmo e all’ironia con cui sono trattati gli autori catturati nella vertigine intertestu- ale il lettore potrà avvertire un sentimento di lontananza, rimpianto e nostalgia.
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Meghnagi, David. ""Le parole per dire". Trauma e scrittura nell'opera di Primo Levi." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2012): 39–62. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002003.

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Abstract:
La formazione scientifica di Levi, col suo linguaggio chiaro e lontano "dal linguaggio del cuore", la tensione morale dei suoi scritti, hanno offerto una combinazione unica di elementi psicologici, stilistici e formali nel dare corpo a una delle opere piů significative di testimonianza che sia mai stata scritta sull'esperienza dei Lager. Per dare fondamento alla testimonianza, Primo Levi fa ricorso a un modello dantesco. Il suo attraversamento di un inferno reale č descritto attraverso una discesa dove l'internamento di Fossoli funge da limbo. Quando le parole di Dante non son in grado ad assolvere il compito, egli ricorre al linguaggio della Bibbia da cui fa sprigionare scintille. La lingua "marmorea" di Levi, la sua prosa asciutta e chiara, hanno una funzione allo stesso tempo etica e letteraria. Collocare Levi in una zona limite posta tra la letteratura vera e propria e l'attivitŕ di testimone, ha contribuito a occultare e rimuovere il problema della responsabilitŕ degli scrittori di fronte ai problemi piů inquietanti del nostro piů recente passato Per molti anni č sfuggito ai piů che "Se questo č un uomo" č un testo letterario oltre che un trattato filosofico antropologico su un'esperienza estrema che l'autore non ha smesso di rivisitare. Sotto questo aspetto il concetto di zona grigia, che nell'ultima sua opera occupa uno spazio dilatato rispetto alla sua prima opera, ha per Levi un valore euristico che oltrepassa la descrizione del comportamento umano in situazioni limite. La zona grigia di Levi assume nell'ultima opera di Levi il significato di un potente strumento conoscitivo che in un duplice gioco di specchi collega la ricerca di Levi alla monumentale ricerca storica di Hilberg alle riflessioni della Arendt e agli esperimenti di Stanley Milgram sull'obbedienza all'autoritŕ.
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Gelli, Bianca R. "L'asimmetria dei generi come problema politico. Uno sguardo sulle attuali teorie femministe." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (February 2011): 11–20. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002002.

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Abstract:
Il discorso, prendendo le mosse dall'elaborazione teorica femminista, si incentra sull'uomo/donna tuttora presente nel privato come nei vari ambiti del sociale, pur in presenza delle trasformazioni culturali e politiche. Data per affermata l'incoercibile differenza uomo/donna, due i percorsi teorici lungo i quali l'A si muove, passando dall'uno all'altro: - evidenziare, partendo dalla differenza, uno spazio intermedio dove il confronto e il dialogo possano articolarsi declinando Io/Tu nel. Il che prelude, passando dal rapporto individuale a quello di comunità allargata, a una politica di pacificazione e democrazia (Irigaray); - considerando la differenza come differenza, individuare, in una nuova forma di materialismo, nel ritorno al corpo come mente incarnata, il luogo della enunciazione della parola della Donna, come soggetto in divenire (Braidotti). Le profonde trasformazioni del postmoderno portano al realizzarsi di un utopia ovvero al divenire maggioranza delle donne e deglicomedall'uomo, attualmente in crisi.
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Le Bouill, Nathalie. "La Princesa del Palacio de Hierro ou le passage de la parole à l'écriture." America 8, no. 1 (1991): 223–33. http://dx.doi.org/10.3406/ameri.1991.1042.

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Ineichen, Gustav. "Lʹitaliano nel paragone contrastivo". Linguistica 31, № 1 (1991): 171–76. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.171-176.

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Abstract:
Quando si consideri l'italiano messo a raffronto con altre lingue europee, si può pensare dapprima al tedesco. Data del 1942 una caratterizzazione globale letterariamente dotta del dottor Santoli, allora professore nell'Università di Firenze. Un esame contrastivo della frase nominale e delle relazioni di causalità è dovuto a Gislimberti (1989) che si rivolge essenzialmente a studenti e a traduttori d'italiano. A questo s'aggiunga Gislimberti (1988) per un esame contrastivo in sede di testualità. Con Holtus-Pfister (1985) l'attenzione è richiamata a problemi particolari esaminati in base a un corpus di traduzioni di prose tedesche e italiane. Tali problemi, che passano per essere significativi, sono le proposizioni relative, l'espressione del passivo, le formazioni del diminutivo, la composizione nominale, gli avverbi di gradazione e la traduzione di certe parole chiave del tedesco.
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Del Piccolo, Lidia. "Doctor-patient interaction: a comparison between analysis systems." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, no. 1 (1998): 52–67. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007120.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo — L'intervista medica nel contesto della medicina generate ha importanti implicazioni sia sul piano diagnostico che terapeutico, mira ad un'accurata raccolta di informazioni biopsicosociali e, per essere ben condotta, implica l'applicazione di tecniche d'intervista centrate sia sul medico che sul paziente. L'analisi dell'interazione tra medico e paziente consente di valutare le tecniche d'intervista messe in atto dal medico e di individuare in modo phi preciso gli aspetti che possono essere migliorati. In particolare: 1) la revisione degli strumenti di analisi dell'interazione (IAS) adottati per descrivere la comunicazione tra medico e paziente, tenendo conto della rilevanza clinica, le strategie osservative adottate, l'attendibilita e il tipo di comportamenti analizzati; 2) la valutazione critica e l'analisi dei risultati delle ricerche svolte adottando gli strumenti considerati. Obiettivi — Gli strumenti di analisi dell'interazione considerati sono stati individuati a partire da alcune revisioni precedenti e utilizzando la ricerca Medline (HelthGate) sulle parole chiave indicate nella revisione. Risultati — Sono stati analizzati 17 sistemi di classificazione e 10 di questi sono stati descritti in ordine cronologico. Da un'analisi di tipo sociologico o psicolinguistico, si e passati, nel tempo, a un approccio specificamente impostato sulla consultazione medica e quindi a situazioni specifiche del contesto medico, quali l'ambito oncologico o ospedaliero. Conclusioni — Nello studio dell'interazione medico-paziente e importante individuare quelle categorie che risultano piu salienti per un'intervista «centrata sul paziente». Cio e rilevante non solo ai fini di una corretta individuazione dei pazienti con disagio emotivo, ma anche ai fini della corretta attribuzione del disagio stesso. L'attitudine ad ascoltare e la sollecitazione a parlare anche di tematiche emotive costituisce, infine, una forma indiretta di educazione del paziente, in quanto comprende che puo parlare con il medico anche dei suoi problemi psicologici e che cio puo avere una valenza terapeutica.
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Di Fonzo, Claudia. "Dalla letteratura al diritto e ritorno: il concetto di nobiltà da Dante a Tasso passando per Bartolo." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 1 (2018): 3–16. http://dx.doi.org/10.1177/0014585817750556.

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Abstract:
Il tema di questo contributo è il rapporto tra diritto e letteratura a partire dalla questione della nobiltà che Dante affronta nella canzone Le dolci rime d’amor ch’io solia (“che è questa nobilitade di che tanta gente erroneamente parla” Cv IV XX 1), per giungere alla repetitio sulla l(ex) si ut proponitis, C. De dignitatibus del grande giurista Bartolo da Sassoferrato e tornare così alla letteratura con Torquato Tasso e Il Forno overo de la nobiltà.
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András, István. "Naplemente? (A modern kor metamorfózisa vagyis a posztmodern)." Studia Theologica Transsylvaniensia 17, no. 1 (2014): 7–22. http://dx.doi.org/10.52258/stthtr.2014.1.01.

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Abstract:
L’articolo seguente porta davanti a noi alcuni aspetti del mondo odierno, nel quale viviamo e che si presenta davanti a noi come epoca postmoderna. Quasi tutti noi usiamo questo concetto, cioè il postmoderno, ma quando dobbiamo defi nire cosa signifi ca precisamente il concetto, siamo in diffi coltà. L’articolo presente cerca di portare alcuni prospettive presentando il postmoderno come la metamorfosi, come il tramonto del mondo moderno. Il postmoderno si presenta come la guarigione dopo la malattia, come una chance. La malattia è passata ma ancora si vedono le cicatrice. Queste cicatrice sono le caratteristiche del mondo postmoderno tramite le quali possiamo conoscere, descrivere e capire il mondo postmoderno. L’idea si fonda nel concetto, pensiero debole, di Gianni Vattimo, con quale siamo riusciti a mostrare una via nella quale si riassume la società e il pensiero odierna. Parole chiave: postmoderno, pensiero debole, metamorfosi, tramonto, soggetto, Überwindung, Verwindung, cicatrice, chance, società, nichilismo, Nietzsche, Heidegger, Vattimo, Rorty.
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Barbalato, Beatrice. "La teatralizzazione della memoria." Mnemosyne, no. 2 (October 11, 2018): 14. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.11983.

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Abstract:
Celebrare, ritualizzare il passato spesso svuota di senso l’atto di ricordare. Facendo ricorso ad antiche tecniche di trasmissione orale Ascanio Celestini declina dei fatti verificabili, ‘oggettivi’ con l’interpretazione che degli stessi eventi la gente ha elaborato. Celestini, unico interprete in scena, trasforma il suo monologo in struttura drammaturgica: reiterando i temi della narrazione in una spirale discorsiva, creando un dialogo immaginario col fingere di parlare con un altro, e introducendo degli handicap che, inceppando la narrazione, sottolineano dei punti chiave. Inoltre l’uso stravolto di immagini correnti fa rivisitare il senso comune delle parole (vorrei che fosse sbranato dalle lumache, merda cosmica, ecc.). Celestini ricorrendo ad un vasto serbatioio di sapere condiviso e posizionandolo in una prospettiva di deautomatizazione interpretativa, allerta il pubblico a non assopirsi, l’accentuando ironicamente versioni scontate di eventi sociali e storici.
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Eiguer, Alberto. "Paura della libertŕ e violenza familiare." INTERAZIONI, no. 1 (May 2010): 11–25. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-001002.

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Abstract:
Per 250 anni, la societŕ si č impegnata ad allentare i legami familiari affinchč divenissero piů tolleranti ed ugualitari rispetto al passato. La famiglia si č in effetti trasformata ed č diventata piů aperta. Malgrado ciň, la violenza non cessa di aumentare, tanto quella manifesta, quanto quella occulta, quella che si fonda sulla sottomissione e l'asservimento dell'Altro. Nella famiglia contemporanea, i membri si sentono meno sicuri, i genitori meno ascoltati, gli ideali sembrano meno saldi. Questo lavoro si prefigge di dimostrare come questi diversi elementi siano in relazione tra loro: la violenza familiare puň essere considerata un tentativo di invertire la tendenza alla liberalizzazione delle relazioni fra generi e fra generazioni all'interno della famiglia. Č come se i vecchi padroni cercassero di recuperare un potere che credono di aver perduto. Un padre incestuoso, ad esempio, č un padre che tenta di imporsi sul proprio bambino e sulla propria compagna usando il potere della sua sessualitŕ. L'indifferenza, la trascuratezza o le punizioni possono avere la stessa origine: riaffermare un potere su dei bambini considerati idealmente forti e quindi "pericolosi". Verrŕ approfondito anche il posto del sentimento di essere in debito, oltre al ruolo della fiducia nei legami perversi. I casi clinici di coppia e della famiglia illustreranno queste prospettive. Parole chiave: violenza familiare e di coppia, perversione dei legami, sentimento di essere in debito, fiducia.
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Caroni, Pio. "E se anche il codice fosse un messaggio? La storia del codice ha senso solo se il codice non ne è il protagonista." Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 112 (August 28, 2018): 421–38. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v112i0p421-438.

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Abstract:
Questo saggio conclude ricerche sulla storia della codificazione del diritto, che l’autore ha iniziato mezzo secolo fa. Se aveva finora concesso molto (e forse troppo) spazio alla elaborazione storica di concetti e quindi alla definizione dello ‘statuto ontologico’ del codice, qui ne prescinde quasi totalmente. Ma si interroga in compenso sul destino concreto affrontato dai codici quando, oramai diritto vigente, entrano nella società, alla quale erano destinati, e tentano di disciplinarla. Vede perciò nel codice un messaggio, il cui valore (rispettivamente significato) non viene anticipato dal legislatore, ma via via appurato dal destinatario, in questo caso dalla società. E per essa (la precisazione non è superflua) da chi emergeva, quindi la dominava, ossia da chi era in grado di imporre proprie scelte di natura giuridica, sociale, economica, politica, rispettivamente di sintonizzare l’astratto codice sulle proprie personali frequenze. Mentre finora la ricerca era come stregata dalla storia dell’elaborazione/formazione del codice, questo diverso approccio sposta l’obiettivo sul dopo-codice, tenta cioè di descrivere in quale realtà si imbatte il codice una volta arrivato a destinazione e cosa nasce concretamente da questo incontro-scontro. E lo fa non per screditare quanto già si fece, ma per scoprirne (e descriverne) ora la parabola completa, grazie ad uno sguardo binario, rispettoso tanto dell’ottica del mittente, quanto di quella del destinatario. A chi interroga siffattamente il passato, molte ricerch non interessano più, massime quelle che gli autori hanno finora svolto muovendo esclusivamente dal testo sanzionato dal codice. Gli sembrano virtuali, immaginarie, frammentarie, una traccia sempre più smunta, che poi si perde nella sabbia. Ma in compenso, forte del suo sguardo binario, riesce magari a dissodare qualche incolto. A spiegare diversamente il rapporto istaurato fra codici regolari e irregolari, a ragionare in modo meno preconcetto sulla nozione di recezione/trapianto, oppure a rendersi conto che – a dispetto di quanto tuttora molti sostengono – ogni codice modifica inevitabilmente, tanto o poco, il quadro della realtà giuridica.
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Casertano, Giovanni. "Platone e il mare." Revista Archai, no. 29 (March 31, 2020): e02909. http://dx.doi.org/10.14195/1984-249x_29_9.

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Abstract:
Come si pone Platone di fronte al mare? Dalla lettura dei suoi dialoghi emerge una visione complessa, e che tocca vari campi delle sue riflessioni. Platone ne sente il fascino e allo stesso tempo ne avverte i pericoli, non solo quelli connessi alla navigazione, ma anche quelli morali, che derivano dalla presenza nei porti di uomini di varie provenienze, per lo più con atteggiamenti volgari e sboccati; e poi quelli legati alla ricchezza dei beni in essi accumulati, con la necessaria e conseguente corruzione dei costumi. E sembra che ci sia in Platone, da un lato, una nostalgia del passato, di quando la città era piccola, e la vita era semplice, legata fondamentalmente all’agricoltura, con pochi bisogni. Ma, dall’altro lato, e allo stesso tempo, è ben cosciente che il commercio marittimo è ormai strettamente legato alla crescita e all’evoluzione della città, ed escogita una serie di provvedimenti miranti al contenimento di quei pericoli. Platone parla di tutto questo, e di altro ancora, nel suo “stile” unico ed inimitabile, mescolando ragionamenti logici con metafore, analogie, immagini (alcune delle quali bellissime e poetiche). Una delle metafore più belle, e sviluppata in una serie di originali considerazioni, è quella tra il mare ed il discorso: il mare è come il discorso, o, se si vuole, il discorso è come il mare, pieno di pericoli ma assolutamente indispensabile per la vita in comune tra gli uomini.
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Sapienza, Annamaria. "Oltre il testo. La sperimentazione teatrale napoletana negli anni Sessanta e Settanta." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (2018): 631–47. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757476.

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Abstract:
Negli anni ’60 e ’70 un aspetto particolarmente incisivo del teatro a Napoli è costituito dalle esperienze di ricerca condotte da alcune formazioni che, con diverse modalità, lanciano un chiaro segnale di rinnovamento. In nome di un più libero legame con la tradizione e rifiutando come unico il modello eduardiano, i gruppi sperimentali di questi anni generano un’autentica spinta vitale che, per la presenza di un patrimonio artistico stratificatosi nei secoli, assume particolari connotazioni all’interno del generale clima di rinnovamento del teatro italiano. Il rapporto acentrico con il testo drammatico costituisce una delle caratteristiche principali di questo processo nel quale, attraverso l’integrazione di espressioni proprie delle varie arti, la scrittura scenica è spostata sulla sfera del visivo. Il sTeatro, Napoli, Recitazione, Avanguardia, Sperimentazioneaggio intende tracciare la parabola dellã avanguardia teatrale napoletana nei due decenni che precedono la nascita della nuova drammaturgia (Moscato, Ruccello, Santanelli), ovvero, identificare i protagonisti di una generazione di artisti che si nega alla visione folklorica della cultura partenopea volgendo l’attenzione ai testi teorici (ad esempio le prime traduzioni degli scritti di Brecht e Artaud), alla drammaturgia straniera (Genet, De Ghelderode, Lorca, Ionesco, Beckett) e ai padri del Nuovo Teatro (Living Theatre, Grotowski), preparando l’humus germinale di una più serena relazione con il passato che consente la produzione testuale degli anni a venire.
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Cooney, Jerry W. "Dubious Loyalty: The Paraguayan Struggle for the Parana Frontier, 1767-1777." Americas 55, no. 4 (1999): 561–78. http://dx.doi.org/10.2307/1008321.

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Abstract:
For nearly three centuries, the vecinos of colonial Paraguay defended Spanish interests in the Upper Plata. Turbulent as they were, protesting with violent regularity against unpopular governors and official policies, these “hijos del país” have traditionally been portrayed as the bedrock from which the Paraguayan people and identity sprang. Offspring of the Spanish conquerors of the 1500s and their guaraní consorts, the “mancebos de la tierra,” possessed the full rights of Europeans. They guarded their noble status jealously, while dominating the rural society of the province. With the passage of time their numbers increased, providing the manpower for Paraguay's eighteenth century frontier expansion. In the course of Paraguay's colonial development, vecinos bore the brunt of the militia defense of the province, “a su costa y minsión,” in an unrelenting struggle against nomadic Indians and the putative designs of neighboring Lusitanians.
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Resende, Raphaela Teixeira, Amanda Conrado Silva Barbosa, Franciane Silva Luiz, et al. "Conhecimento dos acadêmicos de enfermagem sobre suporte básico de vida." Revista de Enfermagem UFPE on line 13, no. 5 (2019): 1231. http://dx.doi.org/10.5205/1981-8963-v13i5a238984p1231-1236-2019.

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Abstract:
RESUMOObjetivo: avaliar o conhecimento sobre suporte básico de vida com ênfase em parada cardiorrespiratória de graduandos de Enfermagem, antes e após a disciplina Saúde do Adulto em Enfermagem. Método: trata-se de um estudo quantitativo, descritivo e exploratório, realizado com acadêmicos de Enfermagem. Utilizou-se um instrumento para a coleta de dados, tendo como referência as diretrizes da AHA. Empregou-se, para a análise dos resultados das questões objetivas e da pesquisa sociodemográfica, a análise descritiva das variáveis, e, apresentaram-se os resultados em forma de tabelas. Resultados: revela-se que, dos 77 acadêmicos avaliados, 66% eram do gênero feminino e a média de idades foi de 18,37 anos; em relação ao período, o maior número foi do sexto, com 24,7%, e o menor do oitavo, com 2,6%, sendo que apenas 32,46% dos acadêmicos atingiram uma nota igual ou superior a 70% do questionário. Conclusão: identificou-se que os estudantes que já haviam passado pela disciplina Saúde do Adulto, momento em que a temática é abordada, obtiveram nota média maior do que os estudantes que não haviam cursado a referida disciplina, contudo, de maneira global, os estudantes apresentam conhecimentos insuficientes para atuar, de forma resolutiva, em um atendimento de vítima em parada cardiorrespiratória. Descritores: Enfermagem; Suporte Básico de Vida; Educação em Enfermagem; Educação Superior; Reanimação Cardiopulmonar; Parada Cardíaca. ABSTRACT Objective: to evaluate the knowledge about basic life support with emphasis on cardiorespiratory arrest of Nursing undergraduates before and after the Adult Health in Nursing discipline. Method: This is a quantitative, descriptive and exploratory study carried out with nursing students. An instrument for data collection was used, with reference to the AHA guidelines. The descriptive analysis of variables was used to analyze the results of objective questions and sociodemographic research, and the results were presented in the form of tables. Results: it is revealed that, of the 77 academics evaluated, 66% were female and the mean age was 18.37 years; in relation to the period, the highest number was of the sixth, with 24.7%, and the lowest of the eighth, with 2.6%, and only 32.46% of the students reached a grade equal to or greater than 70% of the questionnaire. Conclusion: it was identified that students who had passed through the discipline Adult Health, when the subject is approached, obtained a higher average grade than the students who did not attend said discipline, however, in a global way, the students present insufficient knowledge to act, in a resolutive way, in a victim care in cardiorespiratory arrest. Descriptors: Nursing; Basic Suport of Life; Nursing Education; College Education; Cardiopulmonary Resuscitation; Cardiac Arrest. RESUMEN Objetivo: evaluar el conocimiento sobre soporte básico de vida con énfasis en parada cardiorrespiratoria de graduandos de Enfermería, antes y después de la asignatura Salud del Adulto en Enfermería. Método: se trata de un estudio cuantitativo, descriptivo y exploratorio, realizado con académicos de Enfermería. Se utilizó un instrumento para la recolección de datos, teniendo como referencia las directrices de la AHA. Se utilizó, para el análisis de los resultados de las cuestiones objetivas y de la investigación sociodemográfica, el análisis descriptivo de las variables, y, se presentaron los resultados en forma de tablas. Resultados: se revela que, de los 77 académicos evaluados, el 66% eran del género femenino y el promedio de edades fue de 18,37 años; en relación al período, el mayor número fue del sexto, con el 24,7%, y el menor del octavo, con el 2,6%, siendo que sólo el 32,46% de los académicos alcanzaron una calificación igual o superior al 70% del cuestionario. Conclusión: se identificó que los estudiantes que ya habían pasado por la asignatura Salud del Adulto, momento en que la temática es abordada, obtuvieron una nota promedio mayor que los estudiantes que no habían cursado la referida asignatura, sin embargo, de manera global, los estudiantes se presentan conocimientos insuficientes para actuar, de forma resolutiva, en una atención de víctima en parada cardiorrespiratoria. Descriptores: Enfermería; Reanimación Cardiopulmonar Básica; Educación en Enfermería; Educación Superior; Reanimación Cardiopulmonar; Paro Cardíaco.
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Wronka, Stanisław. "Jan Paweł II – człowiek dobry." Ruch Biblijny i Liturgiczny 58, no. 2 (2005): 85. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.586.

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Abstract:
L’andare di Giovanni Paolo II alla casa del Padre ha toccato profondamente tutti, credenti e non credenti. Il modo in cui il Papa viveva i suoi ultimi giorni, segnati dalla sofferenza, la sua pasqua dalla morte alla vita in Dio, ha confermato definitivamente la sua grandezza. Agli occhi del mondo è sfavillata la sua bella umanità e allo stesso tempo si è aperto unenorme e doloroso vuoto. La vicenda dell’uomo rassomiglia a quella di un albero: si può valutarne bene la grandezza, salute e posto nel paesaggio solo quando è abbattuto.L’umanità del Santo Padre era tutta tessuta dei valori massimi di verità, libertà, amore... Il Papa li realizzava con radicalismo e coraggio che però sapeva unire alla mitezza e rispetto verso gli altri. Questa difficile sintesi testimonia il suo genio morale. Il fondamento dell’umanità di Giovanni Paolo II era la fede in Dio che rafforza le naturali capacità dell’uomo e permette di unire tutti gli elementi della realtà umana, inclusa la sofferenza e morte, in un armonioso insieme. Il legame con Dio non lo separava dagli uomini, ma lo apriva ancor di più a loro. Infatti, accanto a lui si radunavano sia giovani che adulti ed egli li univa sulla base dei valori che riconosceva. Col passare del tempo, la comunità attorno a lui aumentava, nel giorno del suo funerale abbracciava pressoché tutto il mondo. Ciò dimostra la giustezza dell’antropologia evangelica alla cui luce costruiva tutta la sua vita.I mezzi con cui il Santo Padre foggiava la sua umanità erano semplici, ma esigenti. La fonte della forza e della luce costituiva per lui soprattutto una fervida e costante preghiera, frequente partecipazione ai sacramenti e sistematica meditazione sulla Parola di Dio. A queste pratiche religiose univa un solido studio delle diverse materie: letteratura, filosofia, teologia. Con passione perseguiva la verità, voleva raggiungere l’essenza delle cose e fenomeni, trattava le questioni del tempo, confrontava i risultati delle sue riflessioni con le opinioni degli scienziati, artisti, politici. La luce della fede unita alla sapienza umana lo faceva un profeta dei nostri tempi che vedeva più lontano e più profondamente e influiva in modo efficace sul corso della storia. Poteva operare così molto grazie alla sua enorme laboriosità, sfruttamento di ogni istante e fedeltà nel poco.In verità per il Papa niente era di poco valore, egli scorgeva in tutto la straordinarietà, dappertutto scopriva con meraviglia le tracce della bellezza, sapienza e amore di Dio – nell’uomo, negli eventi, nella natura. Voleva rispondere a questo amore anche con amore con il quale abbracciava Dio, uomini e ogni creatura. L’amore faceva sì che non si sentisse mai annoiato né stanco e che esercitasse così forte influsso sugli altri. La gente si affezionava a lui, ricambiando il suo amore paterno e cercava di tramandarlo oltre, tentando perfino di riconciliarsi con i nemici. Infatti, è difficile resistere al potere dell’autentico amore!Di Giovanni XXIII si diceva: „Papa buono”, invece di Giovanni Paolo II si dice in modo più principale: „uomo buono”, poiché in lui si è manifestata nella misura rarissima la stessa umanità, la sua forma piena. Essere buono vuol dire essere vicino a Dio che come unico è veramente buono e fonte del bene. Dunque l’uomo buono è anche santo e grande. Tale era Giovanni Paolo II, perché cercava sempre di stare vicino a Dio, seguendo Cristo e la sua Madre. In questo cammino lo aiutavano la tradizione e la cultura polacca che nelle loro espressioni più alte sono fino in fondo evangeliche.
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Simões, Willian, and Jorge Ramón Montenegro Gómez. "JOVENS FAXINALENSES NO ESTADO DO PARANÁ: A PRODUÇÃO DAS TERRITORIALIDADES EM SITUAÇÃO DE FRONTEIRA/Young Faxinalenses in the state of Parana: the production of territoriality in border situation/ Jóvenes Faxinalenses en el estado del Paraná: la producción de territorialidades en situación de frontera." REVISTA NERA, no. 33 (December 28, 2016): 63–97. http://dx.doi.org/10.47946/rnera.v0i33.3851.

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Abstract:
O presente texto é resultado de nossa trajetória investigativa realizada junto a jovens que vivem em comunidades tradicionais de faxinais no estado do Paraná, entre os anos de 2011 e 2013, que resultou em tese de doutorado. Ancorados nos pressupostos da pesquisa participante, trabalhamos com cerca de 69 jovens oriundos de diferentes comunidades faxinalenses. A partir de trabalhos de campo e de atividades de pesquisa desde uma perspectiva dialógica, passamos a evidenciar que estes jovens vêm constituindo suas territorialidades entre: 1 – territorialidades específicas de seu modo de vida; 2 – territorialidades distintas, como resultado das relações campo-cidade, família-comunidade-mundo etc.; 3 – a produção de invisibilidades provocada no seio das relações geracionais dentro dos próprios faxinais, assim como pelo Estado, que desconhece ou reconhece de forma precária e/ou marginal o modo de vida faxinalense; 4 – a precarização de suas vidas no território, provocadas pela ausência ou atendimento marginalizado de políticas públicas. Objetiva-se aqui, considerando estas evidências, apresentar um conjunto de reflexões que sustenta a compreensão de que essa juventude vem produzindo suas territorialidades em situação de fronteira.
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Scocozza, Antonio, and Mariarosaria Colucciello. "Teologia e semantica della liberazione in America Latina." Ciencia Nueva. Revista de Historia y Política 1, no. 2 (2017). http://dx.doi.org/10.22517/25392662.16391.

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Abstract:
In questo articolo, i due autori intendono analizzare le ‘parole’ della Teologia della Liberazione latinoamericana, nella fattispecie quelle insite nel concetto stesso di questa corrente religioso-politica che si sviluppò nel subcontinente a partire dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. Si ripercorrerà il loro significato partendo dalla Bibbia, passando per la Dottrina Sociale della Chiesa, fino a studiarle dal punto di vista specificamente latinoamericano.
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Landi, Andrea. "Street knowledge. Stories, codes and street life / Conoscere la strada. Storie, codici e vita di strada / Conocer la calle. Historias, códigos y vida callejera." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, September 30, 2019. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.45.

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Abstract:
This work, besides making a careful examination, represents a real journey inside of a world that has gone through times and places, broke patterns of the past to live without, has undergone changes and revolutions, has known love to destroy hatred, is the knowledge of the movement, the movement of the body and mind ... is the hip hop!! The word "hip hop" contains the term "movement", that it is not only part of its meaning, but is what it represents. The hip hop, in fact, is born and begins to move from a road, or rather from a more restricted and circumscribed place, a house in the neighborhood between you forgotten and abandoned, the Bronx, to spread and take over the entire world. The importance of this phenomenon resides in the factor, that in the early 70s its creators and founders were all teenagers. The world of hip hop, which now affects and imposes itself in the world of fashion, music, language and society, was founded by young people. The hip hop was born from young adolescents of New York and took the world by storm. Over the years he has found a way to break down the barriers that surrounded him, being able to fit into so universal culture and to influence it and change it profoundly. It changed the way we live and stand in the street: from clashes and territories conquests, to a no more shots of gunfire, but sound of scratch and spray. It moved the people making them move and do not die. It moved crew and no gang. It moved minds to create and invent steps, rhymes and lines. It moved fashions, cultures and thoughts uniting and not dividing them. This journey from the gang to the crew begins by providing the reading and analysis keys with which is possible understand and thoroughly investigate birth, origin, causes and evolution of the gang going from New York suburbs up to the main Italian cities. The route continues by examining how many of these gangs have abandoned the path of violence undertaking a new way of re-socialization through the hip hop culture and how this phenomenon is rooted in the world. Through calligraphic analysis, interviews with writers, life stories of street people and contributions on DJing and legality, the journey ends interpreting and expressing the thoughts on the studies and on the investigations examined.
 RiassuntoQuesto lavoro, oltre a compiere un’attenta disamina, rappresenta un vero e proprio viaggio all’interno di un mondo che ha attraversato tempi e luoghi, ha rotto schemi del passato per vivere senza, ha subito evoluzioni e rivoluzioni, ha conosciuto l’amore per distruggere l’odio, è la conoscenza del movimento, il movimento del corpo e della mente... è l’hip hop!! La parola “hip hop”, contiene al suo interno il termine “movimento” che non solo fa parte del suo significato, ma è ciò che rappresenta. L’hip hop, infatti, nasce ed inizia a muoversi da una strada, anzi da un luogo ancora più ristretto e circoscritto, una casa nel quartiere tra i più dimenticati ed abbandonati, il Bronx, per diffondersi e conquistare il mondo intero. L’importanza di questo fenomeno risiede nel fattore che nei primi anni '70 i suoi creatori e fondatori erano tutti adolescenti. Il mondo dell’hip hop, che oggi influenza e s’impone nella moda, nella musica, nella lingua e nella società nel suo complesso, fu fondata da giovani. L'hip hop nacque tra giovani adolescenti newyorkesi e prese d'assalto il mondo. Nel corso degli anni ha trovato il modo di abbattere le barriere che lo circondavano, riuscendo ad inserirsi nella cultura in modo universale ed a influenzarla e mutarla profondamente. Ha cambiato il modo di vivere e stare in strada: da scontri e conquiste di territori, a non più spari di pistole, ma a ritmo del suono di scratch e spray. Ha mosso le persone facendole muovere e non morire. Ha mosso crew e non gang. Ha mosso menti per creare ed inventare passi, rime e linee. Ha mosso mode, culture e pensieri unendoli e non dividendoli. Questo viaggio dalle gang alle crew inizia fornendo le chiavi di lettura e d’analisi con le quali è possibile comprendere ed approfondire accuratamente nascita, origine, cause ed evoluzione delle gang passando dalle periferie newyorkesi fino ad arrivare alle principali città italiane. Il percorso prosegue esaminando come molte di queste gang abbiano abbandonato la strada della violenza intraprendendo un nuovo modo di risocializzazione attraverso la cultura dell’hip hop e come questo fenomeno si sia radicato in tutto il mondo. Attraverso analisi calligrafiche, interviste di writers, racconti di vita di gente di strada e contributi sul Djing e sulla legalità, il viaggio si conclude interpretando e esprimendo delle riflessioni sugli studi e sulle indagini prese in esame.
 ResumenAdemás de una cuidadosa análisis, este trabajo cumple un verdadero viaje en un mundo que ha recorrido el tiempo y el espacios, no ha seguido los patrones del pasado, ha sufrido evolución y revolución, ha experimentado el amor para destruir el odio; se trata de la comprensión del movimiento, un paso del cuerpo y de la mente... es el hip hop! La palabra “hip hop” no sólo significa “movimiento”, sino es también lo que representa. De hecho, el hip hop tiene origen en la calle y de aquí empieza a moverse; en realidad, el hip hop nace de un espacio confinado y limitado, una casa en un barrio olvidado y abandonado - el Bronx - y a partir de ahí se difunde y conquista el entero mundo. El valor de este fenómeno es que, a principio de los setentas, su creadores y fundadores eran jóvenes. El mundo del hop hop, que hoy influye y se impone en la moda, la música, el lenguaje y la sociedad en su conjunto, fue fundado por jóvenes. El hip hop nació entre los adolescentes neoyorquinos, difundiéndose en todo el mundo. A lo largo del tiempo, ha roto las barreras que lo rodeaban, se ha integrado en la cultura universal, influenciándola y cambiándola. El hip hop ha mudado el vivir y el estar en la calle, substituyendo el enfrentamiento y la conquista de territorios a sonidos de disparos por schratch y aerosol. El hip hop ha animado la gente a moverse y no ha dejado morirle. Ha traslado equipos y no bandas. Ha condujo las mentes para crear e inventar pasos, rimas y líneas. Ha movido modas, culturas y pensamiento, uniéndole y no dividiéndole. Este viaje, que empieza con las bandas y termina con equipos, tiene su inicio mediante claves de lectura y análisis con las que se puede entender e investigar el nacimiento, origen, causas y evolución de las bandas que van desde los suburbios de Nueva York hasta las principales ciudades italianas. La ruta continúa examinando cómo muchas de estas bandas han abandonado el camino de la violencia, empezando una nueva forma de resocialización a través de la cultura hip hop y cómo este fenómeno tiene sus raíces en el mundo. A través del análisis caligráfico, entrevistas con escritores, historias de vida de gente de la calle y ayudas de DJing y legalidad, el viaje se concluye con interpretaciones y reflexiones sobre los estudios, las investigaciones y las opiniones examinadas
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Favaro, Manuel. "Origine e diffusione di caramba e di sbirro." XVIII, 2021/3 (luglio-settembre), no. 18 (September 21, 2021). http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2021.10604.

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Abstract:
Alcuni lettori ci chiedono notizie sulla diffusione delle parole caramba e sbirro; in merito a sbirro ci è stato anche domandato se vi siano delle differenze tra l’uso che se ne fa oggi rispetto a quello dei secoli passati.
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Pedroni, Matteo M. "Ricordi d’infanzia di Giosuè Carducci Tra prosa e poesia, tra realtà e mito." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 65 (2018). http://dx.doi.org/10.22015//v.rslr/65.2.12.

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Abstract:
Qua e là, nell’imponente opera letteraria e saggistica, Carducci ci parla della sua infanzia tra Versilia e Maremma toscana, attribuendo a brevi ricordi, a volte ricorrenti, funzioni che vanno ben al di là della mera cronaca autobiografica. Essi concorrono infatti alla costruzione del personaggio pubblico, del poeta come dell’intellettuale, e alla creazione di un mito identitario maremmano. Il presente articolo analizza alcuni di questi ricordi d’infanzia, iniziando da quelli in prosa e passando poi a quelli in versi.
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Cazzetta, Giovanni. "Código Civil e Nação: do “Risorgimento” ao Ocaso do Estado Liberal." Cadernos do Programa de Pós-Graduação em Direito – PPGDir./UFRGS 10, no. 1 (2015). http://dx.doi.org/10.22456/2317-8558.57085.

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Abstract:
CÓDIGO CIVIL E NAÇÃO: DO “RISORGIMENTO” AO OCASO DO ESTADO LIBERAL* CODICE CIVILE E NAZIONE: DAL RISORGIMENTO AL TRAMONTO DELLO STATO LIBERALE CIVIL CODE AND NATION: FROM THE ITALIAN UNIFICATION (RISORGIMENTO) TO THE DECLINE OF THE LIBERAL STATE Giovanni Cazzetta** RESUMO: O objetivo fundamental da classe dirigente empenhada em completar o “Risorgimento” foi traduzir a Unidade em unificação legislativa: rechaço da “unidade na diversidade”, compressão das autonomias, realização de uma administração central forte (pelo menos no papel) e de uma capilar difusão dos aparelhos burocráticos na periferia, que se apresentavam como escolhas obrigatórias para superar os particularismos e os interesses municipais, para “impor unidade”, dar uma mesma forma às instituições, impedir retornos ao passado. Mais além da efetiva força do centralismo, a unificação legislativa imposta pelas leis se apresentava como lógico desenvolvimento da Unidade, como seu “complemento” e “garantia”. Superando finalmente as divisões e privilégios das pequenas pátrias regionais, o Estado italiano como nova entidade soberana capaz de “encarnar a unidade nacional nas leis” impunha – por “suprema e fatal necessidade” – uma forma institucional e regras de convivência civil que finalmente eram uniformes para todos os italianos. A relação entre Unidade e unificação legislativa se apresentava, contudo, bem mais complexa que aquilo que surgisse da representação realista da necessidade de dar finalmente à Itália um direito comum e impedir retornos à fragmentação política e jurídica do passado. PALAVRAS-CHAVE: Estado Unitário. Estado Centralizado. Unificação Legislativa. Código Civil Italiano de 1865. Risorgimento. RIASSUNTO: Obiettivo fondamentale della classe dirigente impegnata a completare il Risorgimento fu di tradurre l’Unità in unificazione legislativa: rifiuto della «unità nella diversità», compressione delle autonomie, realizzazione di un’amministrazione centrale forte (almeno sulla carta) e di una capillare diffusione degli apparati burocratici nella periferia si presentavano come scelte obbligate per superare particolarismi e interessi municipalistici, per «imporre unità», dare una medesima forma alle istituzioni, impedire ritorni al passato. Al di là dell’effettiva forza del centralismo, l’unificazione legislativa imposta con le leggi si presentava come logico sviluppo dell’Unità, come suo «complemento» e «garanzia». Superando finalmente le divisioni e i privilegi delle piccole patrie regionali, lo Stato italiano come nuova entità sovrana capace di «incarnare l’unità nazionale nelle leggi» imponeva – per «suprema e fatale necessità» – una forma istituzionale e regole della convivenza civile finalmente uniformi per tutti gli italiani. Il rapporto tra Unità e unificazione legislativa si presentava, però, ben più complesso di quanto non emerga dalla realistica rappresentazione della necessità di dare finalmente all’Italia un diritto comune e impedire ritorni alla frammentazione politica e giuridica del passato. PAROLE CHIAVE: Stato Unitario. Stato Centralizzato. Unificazione Legislativa. Codice Civile Italiano del 1865. Risorgimento.. ABSTRACT: The main objective of the ruling class committed to complete the “Italian unification” (Risorgimento) was to translate the unit in legislative unification: rejection of “unity in diversity”, compression of the autonomies, development of a strong central government (at least on paper) and of a capillary diffusion of the bureaucratic apparatuses in the periphery, which showed up as mandatory choices to overcome particularisms and municipal interests, to “impose unity,” to give the same form to institutions, to prevent returns to the past. Beyond the effective power of centralism, the legislative unification imposed by the legislation showed up as logical development of Unity, as its “supplement” and “guarantee”. Finally overcoming the divisions and privileges of small regional homelands, the Italian State as a new sovereign entity able to “embody national unity in the laws” imposed – by “supreme and fatal necessity” – an institutional form and civil coexistence rules that ultimately were uniform for all Italians. The relation between Unity and legislative unification as such, however, was much more complex than what arose from the realistic view of the need to give Italy at last a common law and prevent recurrences of political and legal fragmentation of the past. KEYWORDS: Unitary State. Centralized State. Legislative Unification. Italian Civil Code of 1865. Italian Unification (Risorgimento). SUMÁRIO: 1. A unidade nas leis. 2. Código civil, unidade nacional e unidade do direito. 3. Código civil e cidadania proprietária. 4. Código nacional e universalidade do direito. 5. Código civil e reformas. 6. Código civil e sistema. 7. Ocaso do Estado liberal e fragmentação da unidade do direito. Referências.* O texto reproduz intervenção na sessão “Le culture politiche dell’Italia unita e l’idea di Codice” do Convênio I valori della convivenza civile e i Codici dell’Italia unita, organizado na Accademia dei Lincei pela Unione dei Privatisti (Roma, 15-16 nov 2011). Publicação original em italiano em: CAZZETTA, Giovanni. Codice civile e nazione. Dal Risorgimento al tramonto dello Stato liberale. In: RESCIGNO, Pietro; MAZZAMUTO, Salvatore (orgs.). I valori della convivenza civile e i codici dell’Italia unita. Torino: Giappichelli, 2014. p. 21-43. Tradução para a língua portuguesa por Alfredo de J. Flores (PPGDir-UFRGS).** Giovanni Cazzetta é professor ordinário de História do direito medieval e moderno na Universidade de Ferrara, Itália. Atualmente dirige os “Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno”.
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Meccarelli, Massimo. "Direito Jurisprudencial e Autonomia do Direito nas Estratégias Discursivas da Ciência Jurídica entre os Oitocentos e os Novecentos." Cadernos do Programa de Pós-Graduação em Direito – PPGDir./UFRGS 10, no. 2 (2015). http://dx.doi.org/10.22456/2317-8558.59694.

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DIREITO JURISPRUDENCIAL E AUTONOMIA DO DIREITO NAS ESTRATÉGIAS DISCURSIVAS DA CIÊNCIA JURÍDICA ENTRE OS OITOCENTOS E OS NOVECENTOS* CASE LAW AND AUTONOMY OF THE LAW ON THE DISCURSIVE STRATEGIES OF JURISPRUDENCE BETWEEN THE NINETEENTH AND TWENTIETH CENTURIES DIRITTO GIURISPRUDENZIALE E AUTONOMIA DEL DIRITTO NELLE STRATEGIE DISCORSIVE DELLA SCIENZA GIURIDICA TRA OTTO E NOVECENTO Massimo Meccarelli** RESUMO: No curso dos dois séculos nos quais os regimes jurídicos da legalidade encontraram desenvolvimento, frequentemente ressurgiam questões relativas às relações entre direito e sociedade, ao grau de ancoramento às opções do legislador e ao valor sistemático a se reconhecer ao fator jurisprudencial. O advento do primado da lei colocou o problema de sua sustentabilidade. O objetivo destas páginas é seguir alguns itinerários teóricos oitocentistas e novecentistas sobre como conceber, por meio da jurisprudência, dinâmicas de manifestação do direito autônomas da mediação do poder político. O tema tem uma sua relevância também para uma compreensão da fase atual; nessa, de fato, como se procurará demonstrar, parece se delinear um horizonte diverso de sentido para a autonomia do direito em respeito aquele passado recente. Proceder-se-á considerando as percepções doutrinais de duas questões correlatas: as características da interpretação do direito por um lado e os perfis sistemáticos da jurisdição do outro. PALAVRAS-CHAVE: Ciência jurídica oitocentista e novecentista. Primado da Lei. Autonomia do Direito. Interpretação do direito. Perfis sistemáticos da jurisdição. RIASSUNTO: Nel corso dei due secoli in cui i regimi giuridici della legalità hanno trovato svolgimento sono spesso tornate a proporsi le questioni relative al rapporto tra diritto e società, al grado di ancoraggio alle opzioni del legislatore e al valore sistematico da riconoscere al fattore giurisprudenziale. L’avvento del primato della legge ha posto il problema della sua sostenibilità. Intento di queste pagine è seguire alcuni itinerari teorici otto-novecenteschi sul come concepire, tramite la giurisprudenza, dinamiche di manifestazione del diritto autonome dalla mediazione del potere politico. Il tema ha una sua rilevanza anche per una comprensione della fase attuale; in essa infatti, come si cercherà di mostrare, sembra delinearsi un diverso orizzonte di senso per l’autonomia del diritto rispetto a quel passato recente. Si procederà considerando le percezioni dottrinali di due questioni correlate: i caratteri dell’interpretazione del diritto da un lato e i profili sistematici della giurisdizione dall’altro. PAROLE-CHIAVE: Scienza giuridica otto-novecentesca. Primato della legge. Autonomia del diritto. Interpretazione del diritto. Profili sistematici della giurisdizione. ABSTRACT: In the span of the two centuries in which the legal regimes of legality found development, it often resurfaced the issues related to the relations between law and society, to the degree of anchorage to the lawmaker choices, and to the systematic value to be recognized to the case law factor. The advent of the primacy of law has placed the issue of its sustainability. The purpose of these pages is to follow some theoretical itineraries from the Nineteenth and Twentieth Centuries about how to conceive, through case law, a dynamics of law’s manifestation autonomous from political power mediation. The subject has its own relevance for an understanding of the current phase; on this, in fact, as I will seek to demonstrate, it seems to draw a diverse horizon of sense to the Law's autonomy compared to the recent past. I shall proceed by considering the doctrinal perceptions of two correlate questions: the characteristics of law's interpretation on the one hand, and the systematic profiles of jurisdiction on the other. KEYWORDS: Nineteenth and Twentieth Centuries jurisprudence; primacy of the law; autonomy of the law; interpretation of the law; systematic profiles of jurisdiction.* Publicação original: MECCARELLI, Massimo. Diritto giurisprudenziale e autonomia del diritto nelle strategie discorsive della scienza giuridica tra Otto e Novecento. Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, XL, pp. 721-745, 2011. Tradução de Régis João Nodari, mestrando em Direito pela Universidade Federal do Rio Grande do Sul (UFRGS), com a autorização do autor.** Jurista e Historiador do direito. Professor da Universidade de Macerata. Coordenador da disciplina de História do Direito na Universidade de Macerata, Itália. Pesquisador associado no Max-Planck-Institut für europäische Rechtsgeschichte (MPIeR), Alemanha.
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Junior, Jorge Luiz Machado, and Alejandra Luisa Magalhães Esteves. "Il Teatro nelle Istituzioni Pubbliche Contemporanee." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, January 15, 2020, 58–86. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/economia-aziendale/teatro-nelle-istituzioni.

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La destra e le arti dello spettacolo sono state insieme per secoli. Le tragedie greche hanno descritto i casi presentati nei tribunali che dimostrano uno stretto legame tra i due. Nel corso degli anni, i giochi spesso riflettono le incongruenze delle decisioni giudiziarie o delle leggi applicate ingiustamente o inefficaci. Le arti dello spettacolo sono utilizzate per aiutare il diritto universitario a sperimentare le esperienze della professione attraverso la simulazione di tribunali, monitor i quali c’è bisogno di messa in scena. Tuttavia, si sottolinea che l’intenzione è quella di preparare lo studente per le varie situazioni che lo studente può passare attraverso l’esercizio delle sue attività. In questo contesto, si osservano le istituzioni pubbliche e le loro peculiarità. Questi presentano un’immagine usurata di fronte ai problemi attualmente affrontati, come la corruzione e l’inefficienza manageriale che si affrontano più a fondo nella ricerca di possibili soluzioni alla lentezza nella fornitura dei servizi. Infine, si osserva che vi è la possibilità di correlare il teatro e le istituzioni pubbliche per chiarire il ruolo dei suoi attori nella gestione dei servizi forniti. Parole chiave: teatro, istituzione pubblica, lentezza.
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