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Journal articles on the topic 'Patologie del cuore'

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Sharples, M., and B. du Boulay. "Cuore e testa: Il «tutore radiologico» e oltre." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 4 (November 1992): 465–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500410.

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Abstract:
Il presente lavoro tratta dell'insegnamento dell'interpretazione delle immagini mediche basato sul computer. Esso indica i vantaggi dell'assistenza del computer come metodo per fornire una consulenza sistematica accessibile per l'interpretazione delle immagini mediche, nonchè i problemi dati dalla sostituzione o dall'integrazione della figura dell'insegnante. Esso descrive il prototipo di un sistema di insegnamento relativo alle radiografie al torace ed illustra un progetto attualmente in corso per estendere il sistema alle immagini neurologiche della risonanza magnetica. Insegnare ad interpretare le immagini mediche è molto simile all'insegnamento in altre discipline, come la meteorologia, la botanica e la geologia, nelle quali le informazioni si presentano principalmente come immagini visive. Testi di psicologia dell'insegnamento forniscono chiare indicazioni su come insegnare le immagini visive e molte possono essere applicate all'insegnamento riferito alle immagini mediche. Ma le immagini mediche presentano problemi particolari: la qualità dell'immagine è fortemente influenzata da fattori tecnici come il tempo di esposizione; l'immagine è un'astrazione degradata della struttura fisica; le strutture tridimensionali sono ridotte a modulazioni dell'intensità dell'immagine; caratteristiche anatomiche cruciali possono essere nascoste da altre caratteristiche; e le caratteristiche possono assumere un'ampia gamma di valori in pazienti normali e in quelli con anomalie. Nonostante queste difficoltà non esiste un metodo affermato per insegnare ad esaminare le immagini mediche. Generalmente gli studenti imparano sui libri di testo e la loro esperienza di studio di casi è limitata a brevi incontri con un insegnante e un set di immagini scelte ad hoc. I sistemi di insegnamento basato sul computer offrono una soluzione al problema di fornire una consulenza sistematica accessibile. Essi sono stati sviluppati per altri settori della formazione professionale, come l'elettronica, la diagnosi di malattie infettive ed il controllo di processi industriali. Sono in grado di utilizzare varie strategie di insegnamento e di apprendimento, compresi lo sfogliare rapidamente il testo, l'esplorazione guidata, l'assistenza nello studio di casi e l'insegnamento diretto. Un computer può immagazzinare migliaia di immagini interrelate e collegate ad informazioni relative alle loro caratteristiche e alle patologie ad esse associate. Questo database può essere consultato per tenere una «lezione» costituita da una sequenza studiata di immagini esemplificatrici o per correggere le concezioni errate di uno studente mostrandogli immagini comparate.
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Radolovic, Doris. "La dipendenza da cocaina: verso un'integrazione delle cure." PNEI REVIEW, no. 1 (April 2021): 85–97. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-001004.

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Abstract:
Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che la dipendenza da sostanze è una patologia cronica recidivante ad eziologia multifattoriale, prodotta dall'interconnessione tra la dimensione biologica, psicologica e quella ambientale. La cocaina è la seconda droga illecita più comunemente utilizzata in Europa. Il suo consumo si impone ormai come uno tra i più gravi problemi sociali che gli operatori dei diversi settori si trovano ad affrontare. Comprendere come i diversi fattori coinvolti concorrono a determinare la vulnerabilità all'uso problematico di cocaina rappresenta l'aspetto fondamentale per i futuri progetti di prevenzione e di trattamento di tale patologia. L'integrazione delle cure in questo ambito sembra destinato non solo a modificare l'efficacia del trattamento, ma anche ad aprire nuovi orizzonti di ricerca per quanto riguarda la sua origine e la natura del rapporto che lega funzionalmente tra loro l'aspetto biologico, psicologico e socio-ambientale. Vengono infine esposti alcuni possibili approcci terapeutici nell'ambito della dipendenza da cocaina.
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Spola, Roberta. "La tentazione dell’eutanasia neonatale nella gestione del neonato gravemente compromesso / The temptation of neonatal euthanasia in the management of seriously compromised infants." Medicina e Morale 66, no. 4 (October 11, 2017): 439–55. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.500.

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Abstract:
Negli ultimi quarant’anni, lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate ha comportato in ambito neonatologico un’impennata nella rianimazione e nell’assistenza di neonati estremamente pretermine o con grave patologia, tale da spostare sempre più il limite di sopravvivenza. Parallelamente, si è fatto strada in questi anni un atteggiamento eugenetico verso patologie cosiddette life-limiting, ovvero verso neonati pretermine o affetti da gravi malformazioni. Numerosi interrogativi mettono il medico a dura prova nel quotidiano: quando trattare? Quando sospendere le cure? Che importanza dare all’autonomia dei genitori? I centri di assistenza neonatale hanno dato via via risposte multiformi a tali interrogativi con protocolli e raccomandazioni che risentono alla radice dell’antropologica di riferimento. Il corretto atteggiamento che vuole evitare l’accanimento terapeutico laddove il decesso del bambino è inevitabile e imminente, rischia di sconfinare in ambiti dove si vuole anticipare e programmare la morte del bambino al fine di evitare supposte o ipotetiche sofferenze future, valutate dal medico in base a criteri prefissati. La vita giudicata quindi indegna di essere vissuta non avrà diritto alle cure. Dall’altro lato si sono fatti strada invece approcci terapeutici che hanno come obiettivo il miglioramento della qualità della vita, non tramite la morte, ma tramite la cura. Ne sono esempi la medicina fetale, che tratta le patologie in epoca prenatale e la comfort care, che si prende cura del grave neonato in epoca postnatale. Questo articolo vuole delineare un percorso storico e geografico di tali differenti approcci, cercando di chiarire le basi etiche sottese ad essi. ---------- In the last forty years, the development of ever more advanced technologies has resulted in a surge of intensive care as well as of assistance of extremely preterm newborns or neonates with severe diseases within neonatology, as to move more and more the survival limit. At the same time, it has made its way in recent years a eugenic attitude towards so-called life-limiting illnesses, like preterm infants or those with severe malformations. Several issues put physicians to the test in everyday life: when to treat? When to stop the treatment? How important is autonomy of parents? The neonatal intensive care units have gradually provided multifarious answers to these questions with protocols and recommendations that are influenced by the anthropological reference. The correct attitude, that seeks to avoid aggressive treatment when the child’s death is inevitable and imminent, risks to ending up in areas where the death of the child is anticipated and planed in order to avoid supposed or hypothetical future suffering, evaluated by the physician in accordance to predetermined criteria. Therefore, life judged as unworthy will not have right to care. On the other side, new therapeutic approaches aimed to improve quality of life, not through death, but through the cure have emerged. Examples include fetal medicine, which treats diseases prenatally and comfort care, which takes care of serious baby in the postnatal period. This article will outline a historical and geographical pathway of these different approaches, trying to clarify the underlying ethical basis.
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Conti, Adelaide, and Giovanni Zaninetta. "Accanimento terapeutico: esperienza in un reparto di cure palliative." Medicina e Morale 48, no. 4 (August 31, 1999): 721–36. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.797.

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Abstract:
Gli Autori, prendendo spunto da una casistica di pazienti oncologici in fase avanzata, ricoverati e deceduti nell’Hospice Domus Salutis di Brescia nel triennio 1994-96, affrontano il tema dell’accanimento terapeutico nei malati terminali. La casistica comprendente circa 800 pazienti, esamina oltre alla patologia dei singoli pazienti, la terapia farmacologica globale, comprendente sia le specialità farmaceutiche utilizzate, sia le trasfusioni, le infusioni, le pompe di infusione, l’uso di catetere vescicale, di catetere venoso centrale, di sondino naso-gastrico, di monitor cardiaco, di respiratore e l’effettuazione di manovre rianimatorie in fase terminale. Affrontando gli aspetti etici e deontologici dell’accanimento terapeutico, esso viene distinto dalla cosiddetta “continuità terapeutica”, in opposizione all’astensionismo terapeutico. Scopo del lavoro è approfondire l’atteggiamento culturale di fronte a tali problematiche e la sua attenzione nella pratica clinica, tenendo conto che la casistica esaminata riguarda uno dei tre soli Hospices esistenti nel nostro Paese.
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Panza, Costantino, and Michele Gangemi. "Lo sguardo interessato del pediatra di famiglia." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (July 2021): 81–93. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001009.

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Abstract:
La figura del pediatra delle cure primarie è definita da quel professionista che non si impegna a curare il bambino limitatamente alle richieste dei genitori o durante i momenti di patologia acuta; il pediatra si prende cura della famiglia e dell'ambiente che si interrelaziona con il bambino; esce dall'ambulatorio per partecipare attivamente alla vita di comunità contribuendo a costruire, affiancato ad altri professionisti, volontari, organizzazioni o agenzie sanitarie ed educative, programmi di sostegno per i genitori e le famiglie che possano essere supportati dalle risorse locali disponibili. Insieme ai servizi sanitari e sociali della comunità locale, il pediatra si impegna nella costruzione di una rete di professionisti con specifica formazione ed esperienza nella promozione della salute del bambino e della sua famiglia e nella prevenzione di stili di vita potenzialmente negativi. Gli autori evidenziano due ambiti della cura che coinvolgono in tal senso la pediatria delle cure primarie a garanzia della salute del bambino, della sua famiglia e della collettività: il maltrattamento e le vaccinazioni.
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Colli, Andrea, Andrea De Martino, Giosuè Falcetta, Mariagrazia Croccia, Federico Del Re, Clemente Pascarella, Giacomo Ravenni, Michele Celiento, Carlo Barzaghi, and Maurizio Levantino. "Tricuspid regurgitation: new diagnostic and therapeutic evidences." Cardiologia Ambulatoriale, no. 12020 (January 30, 2020): 58–70. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-1-5.

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Abstract:
L’Insufficienza tricuspidalica (IT) di tipo funzionale, secondaria a patologia delle sezioni sinistre del cuore, è la più frequente forma di patologia della valvola tricuspide nei paesi occidentali, mentre la forma organica, più spesso isolata, risulta meno frequente. Sebbene diversi studi abbiano recentemente dimostrato evidenze in favore di un approccio chirurgico più aggressivo nella correzione dell’insufficienza tricuspidale funzionale, solo una piccola parte di questi pazienti viene trattata; ancor più raro è il ricorso alla chirurgia in pazienti con malattia tricuspidale isolata, a causa dell’elevata mortalità ospedaliera, soprattutto in caso di sostituzione. Ciò evidenzia come sia necessario ridefinire i criteri di selezione dei pazienti e le tempistiche per le procedure chirurgiche isolate. Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse opzioni di trattamento percutaneo simili a quelle usate per la patologia mitralica, ovvero con plicatura dei lembi, rimodellamento dell’anulus o sostituzione valvolare. Gli studi scientifici pubblicati finora hanno mostrato dati promettenti in termini di sicurezza ed efficacia. In futuro il trattamento percutaneo potrà rappresentare una valida alternativa per un ampio numero di pazienti con IT inoperabili o ad alto rischio per la chirurgia convenzionale, ma attualmente non è disponibile per un uso generale a causa di limitazioni anatomiche e la necessità di tecniche di imaging avanzate. Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare gli aspetti eziopatogenetici, diagnostici e prognostici dell’IT e di riassumere le opzioni terapeutiche attualmente disponibili alla luce delle moderne acquisizioni tecnologiche nel trattamento percutaneo di una valvulopatia per molti anni sottovalutata.
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Maccaferri, Alessandra, and Ada Cozza. "Il caregiving nelle patologie dementigene. Dalla fatica della cura agli interventi integrati." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2020): 55–64. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2020-002006.

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Abstract:
L'allungarsi dell'aspettativa di vita e il conseguente invecchiamento della popolazione ha comportato una crescita esponenziale di soggetti affetti da malattie neurodegenerative in condizioni di cronicità e disabilità permanente. Sono molti i familiari che decidono di prendersi cura dei loro cari a casa, ma spesso nel decorso della malattia si assiste ad un carico della cura che implica un aumento dello stress con un notevole impatto sulla loro salute. Il caregiver diviene così il secondo paziente di cui gli operatori della salute dovrebbero prendersi cura, considerandolo nella sua interezza, complessità e storicità, e basandosi su una visione della persona in un'ottica integrata e multidisciplinare; ciò consentirebbe una presa in carico con risultati positivi non solo sul piano della salute fisica e psicologica, ma anche su quello economico e sociale. Al fine di raggiungere questo risultato, si propongono una serie di interventi multidisciplinari, la cui integrazione permetterebbe una presa in carico totale della persona che presta cure.
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Chiara, Maria. "La Voce Dei Pazienti: Storia di Una Brutta Notizia e di un Grande Coraggio: L'esempio di Chiara." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 29, no. 2 (May 25, 2017): 146–47. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2017.648.

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Abstract:
Questa storia ha dentro di sé l'essenza stessa della vita con i suoi alti e bassi, con i colpi avversi della fortuna e con la reazione delle migliori risorse che sono dentro di noi. Con il cuore in mano Chiara, una manager con una vita familiare che fino a quel momento si poteva definire idilliaca, ci racconta il suo percorso: dalla scoperta di una patologia importante all'incontro con le sue risorse interiori, quelle energie vitali che tutti noi abbiamo e che al momento giusto ci fanno dare il meglio di noi stessi. Una storia che ci racconta come, di fronte a grandi difficoltà, si possono affrontare i problemi nel modo migliore possibile, con il giusto realismo ma anche con l'impetuosa tenacia della speranza.
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Sterpellone, Luciano. "Ludwig Van Beethoven: La Musica Del Silenzio." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4 (January 14, 2014): 343–51. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1073.

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Abstract:
Nell'estate del 1797 all'età di 27 anni e periodo che coincide con gli inizi dei disturbi uditivi, il musicista contrae una infezione, un tifo addominale dal quale non si riprenderà più completamente, con reiterati disturbi gastrointestinali negli anni a venire. Solo nel ottobre 1802 Beethoven ammette la propria sordità, accompagnata da acufeni, una patologia che avrebbe interessato prima l'orecchio sinistro, poi quello destro, e che sarà progressiva, sino alla sordità completa. Le cure cui verrà sottoposto saranno le più diverse, ma verosimilmente tutte inutili, Beethoven sarà un paziente sui generis, che fa di testa propria, ignorando le prescrizioni dei medici, bevendo molto vino e molto caffè, e non rispettando i dosaggi dei medicinali. Poco risolvono anche i cornetti acustici, applicati a lungo solo all'orecchio sinistro, perché, il destro è già completamente sordo. Viceversa per aumentare l'intensità dei suoni si serve di uno strumento ingombrante, una specie di coperchio di legno che mentre suona interpone tra sé e il pianoforte come cassa di risonanza. Nel 1822, alla prova generale del Fidelio non sente assolutamente nulla di ciò che si canta sulla scena. Nel maggio 1824, al termine di un concerto, una cantante deve prenderlo per le spalle e voltarlo verso il pubblico perché, si renda conto che lo stanno applaudendo freneticamente. Nel 1825 compaiono i segni dell'interessamento epatico con una ematemesi che origina verosimilmente da varice esofagee. Nel 1826 le condizioni generali peggiorano compaiono coliche addominali, diarrea, ittero, e l'asche richiede numerose paracentesi con aspirazione sino a 14 litri. Il 27 marzo del 1827 Ludwig van Beethoven muore, e due giorni dopo ventimila persone seguiranno il feretro; tra i presenti Franz Schubert, ignaro che appena un anno dopo riposerà vicino a Beethoven. Sulla sordità di Beethoven non si è giunti a conclusioni definitive. Otosclérosi, un'affezione dell'orecchio interno, una degenerazione del nervo acustico, una forma post-infettiva come nel tifo addominale, una improbabile degenerazione di origine luetica, un morbo di Paget. Dai reperti autoptici appare molto probabile che la morte del musicista possa essere addebitata ad una malattia epatica, dato che all'esame autoptico questo organo risulta molto più piccolo del normale e molto poco elastico; inoltre ambedue i reni appaiono infiltrati da un liquido marrone e opaco e i calici renali appaiono calcificati. È forse “merito” della sordità se Beethoven ha così interiorizzato la sua vis creativa da vedere aumentata la propria percezione della rappresentazione corticale dei suoni.
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Cerruti, Marco. "Terapie fetali: questioni etiche / Fetal therapies: ethical issues." Medicina e Morale 65, no. 4 (October 6, 2016): 403–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.441.

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Abstract:
Le diagnosi prenatali sono in grado oggi di individuare numerose patologie che, se curate durante la gravidanza, comportano la guarigione o minori danni per il feto. Queste terapie richiedono però, prima della loro esecuzione, una valutazione etica. La prima parte presenta le varie fasi in cui è possibile intervenire (durante la gravidanza o dopo il parto). Ci sono anche patologie per le quali non esistono cure e che possono portare all’aborto eugenetico, contrario alla dignità dell’essere umano ed emblematico della cultura dello scarto. In questo percorso è fondamentale il counselling. La parte successiva analizza le possibilità terapeutiche. Innanzitutto è opportuno attuare con la coppia una terapia educazionale per comprendere il problema nel suo complesso e consentire una scelta consapevole. Quindi vengono presentate le tecniche d’intervento (medica, trasfusionale, chirurgica, genica). Per le situazioni più drammatiche si indica l’importanza di una terapia dell’accoglienza, anche attraverso le cure palliative e l’esperienza degli hospice perinatali. La terza parte focalizza i criteri di accesso alle terapie fetali in una prospettiva etica. Anzitutto la considerazione del feto come paziente, da trattare con un approccio individualizzato e proporzionato. Si considera inoltre la necessità di un consenso pienamente informato dei genitori, anche per gli interventi di natura sperimentale, e la valutazione delle ulteriori conseguenze della terapia fetale a medio e lungo termine. Quindi viene motivato il rifiuto dell’accanimento terapeutico che può comportare la rinuncia all’ intervento. Una riflessione finale riguarda l’elevato costo dell’intero processo in un’ottica di equità e sostenibilità delle cure. In conclusione, la considerazione del feto come soggetto di cui ci si prende cura e un approccio adeguato al processo diagnosi-prognosi-terapia, consentono di qualificare gli interventi di terapia fetale eticamente corretti per il bene del bambino.----------Through prenatal diagnosis it is nowadays possible to identify several pathologies which, if treated during pregnancy, can result in complete healing or in lesser damages to the fetus. These therapies, however, require an ethical assessment prior to their execution. Part one introduces the various stages in which a clinical intervention is possible (during pregnancy or after delivery). There are a number of pathologies for which no therapy is available and which may lead to eugenic abortion. This is against the dignity of the human being and it is emblematic of a “culture of waste”. In such circumstance, counselling is fundamental. The following section analyzes therapeutic opportunities. First of all, it is appropriate to involve the couple in an “educational therapy” in order to have them understand the problem as a whole and foster an informed choice. Subsequently, intervention techniques are presented (treatment, transfusion, surgery, genetics). For particularly unfortunate situations, the importance of a “welcome therapy”, of the perinatal hospice and palliative care is highlighted. The subsequent section focuses on access criteria to fetal therapies from an ethical perspective. First, the fetus is regarded as a patient to be treated with a personalized and proportionate approach. In addition, the need of an informed consent by parents is highlighted, also for experimental operations, and this leads to the assessment of further consequences that fetal therapy may have in the short-medium term. Also, the refusal of therapeutic persistence is analyzed, which may lead to renouncing treatment. A last consideration concerns the high cost of the whole procedure in terms of equity and sustainability of therapies. Finally, by regarding the fetus as a subject to take care of and fostering an adequate approach to the diagnosis-prognosis- therapy process, fetal therapies may be defined as ethically correct for the welfare well being of the child.
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Presutti, Michelle, Giorgio Soro, Giulia Cnapich, and Sara Giordano. "SENSEMAKING E CURA DEL DIABETE: MAPPE COGNITIVE DI MEDICI E PAZIENTI A CONFRONTO." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no. 1 (June 25, 2016): 323. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.262.

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Abstract:
Karl Weick, esponente del cognitivismo costruttivista, considera il sensemaking come un insieme di processi cognitivi in continua costruzione, a posteriori, di significati e di senso della realtà in cui viviamo.Il sensemaking è un processo continuo di creazione di senso quotidiano: le persone percepiscono selettivamente le informazioni su sé stessi e sull’ambiente in cui vivono, tali informazioni vengono elaborate cognitivamente attraverso un processo di selezione e ritenzione in memoria delle mappe cognitive costruite.Pertanto il sensemaking costituisce un’appropriata chiave di lettura dei fenomeni comportamentali in cui sono in gioco le rappresentazioni di un problema, soprattutto quando è di estrema necessità trovare punti di contatto in merito ai rapporti causali tra gli elementi che costituiscono le diverse mappe cognitive degli individui che ne prendono parte. L’analisi delle mappe cognitive può essere utile soprattutto al fine di individuare e condividere con maggiore chiarezza quali potrebbero essere le strade per un corretto ed efficace intervento risolutivo o di trattamento del problema.Dare senso alla malattia significa, sia per il medico che per il paziente, organizzare una mappa cognitiva (connessioni causali di elementi di significato) della realtà (della malattia) in un processo continuo di esperienza.Un flusso continuo che a partire da una percezione soggettivamente selettiva degli elementi disponibili (conoscenze, esperienze, eventi,etc.), organizza tali elementi in una mappa e li traduce in uno schema operativo di comportamento. Secondo Weick la realtà individuale si costruisce, mentre l’ambiente, il contesto, sono costruiti a priori.Le mappe cognitive che gli individui costruiscono influenzeranno le successive esperienze che si troveranno a dover fronteggiare nell’ambito dello stesso problema, in questo caso inerenti alla malattia diabetica.L’utilizzo del sensemaking applicato all’analisi dei processi di cura, pertanto, può diventare utile in particolare nei contesti di trattamento in cui la compliance e l’aderenza alle cure costituisce un fattore determinante nella gestione della patologia cronica, che prevede un modello di rapporto medico- paziente protratto nel tempo e centrato sulla possibilità di confronto rispetto alle modalità di cura e riuscita della stessa.La ricerca si è proposta pertanto di indagare attarverso la somminisrazione di interviste a medici e pazienti e attarverso al successiva analisi del testo e delle ricorrenze lingusitiche elaborate attraverso appositi software di ricostruire e mettere a confronto le rispettive mappe cognitive che stanno alla base delle rappresentazioni della malattia e della sua gestione e quindi dei comportamenti conseguenti di chi cura e di chi è curato.
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Correia, Jefferson Nery, and Karina Da Rosa. "The feelings and spirituality identified in relatives of terminally ill patients in intensive care." Revista de Enfermagem UFPE on line 5, no. 10 (November 3, 2011): 2391. http://dx.doi.org/10.5205/reuol.2133-15571-1-le.0510201108.

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Abstract:
ABSTRACT Objective: to analyze the feelings and the presence of spirituality on the behavior and decisions taken by relatives of patients without possibility of cure admitted to an adult intensive care unit. Methodology: this is qualitative study, conducted with the families of terminally ill patients hospitalized in a critical care unit. The criteria for inclusion in the study were: be over 18 years of a patient hospitalized in an adult intensive care unit with a diagnosis of pathology with no chance of cure. Data collection was performed through interviews. Data were examined using content analysis. The study was approved by the Ethics Committee of the Faculdade Integrado de Campo Mourão (PR) with the registration number 65457. Results: after analysis of the speeches, two categories were identified, the first related to the feelings experienced by family members, and the second on the presence of spirituality on the decision of palliative care in intensive care. Conclusion: the family members are influenced by feelings and spirituality regarding the decision to adopt orthothanasia to the terminal patient. The nurse should be aware of the holistic and humanizing aspects, especially the emotional and spiritual needs in the possibility of palliative care in the intensive care unit. Descriptors: palliative care, intensive care units, family, spirituality, nursing.RESUMO Objetivo: analisar os sentimentos e a presença da espiritualidade no comportamento e nas decisões tomadas por familiares de pacientes fora de possibilidade de cura internados em uma unidade de terapia intensiva adulto. Metodologia: estudo qualitativo, realizado com familiares de pacientes terminais internados em uma unidade de cuidados críticos. Os critérios de inclusão na pesquisa foram: ser familiar maior de 18 anos de paciente internado em uma unidade de terapia intensiva adulto com o diagnóstico de patologia fora de possibilidade de cura. A coleta de dados foi realizada por meio de entrevista. Os dados foram analisados pela técnica de análise de conteúdo. A pesquisa foi aprovada pelo Comitê de Ética da Faculdade Integrado de Campo Mourão (PR) com o registro número 52/10. Resultados: após análise das falas foram identificadas duas categorias, a primeira relacionada aos sentimentos vivenciados pelos familiares e a segunda sobre a presença da espiritualidade na decisão dos cuidados paliativos em terapia intensiva. Conclusão: os familiares são influenciados pelos sentimentos e pela espiritualidade quando se trata da decisão de adotar ortotanásia ao paciente terminal. O enfermeiro deve considerar maior atenção aos aspectos holísticos e de humanização, em especial as necessidades emocionais e espirituais na possibilidade de cuidados paliativos na unidade de terapia intensiva. Descritores: cuidados paliativos; unidades de terapia intensiva; família; espiritualidade; enfermagem.RESUMEN Objetivo: analizar los sentimientos de la espiritualidad y la presencia en el comportamiento y las decisiones adoptadas por familiares de pacientes ajenos a posibilidad de una curación ingresados en unidades de cuidados intensivos para adultos. Metodología: estudio cualitativo, realizado con familias de pacientes terminales hospitalizados en una unidad de cuidados intensivos. Los criterios de inclusión en el estudio fueron: la família, mayores de 18 años de pacientes ingresados en una unidad de cuidados intensivos de adultos, con un diagnóstico de la patología oportunidad ajena a curación. La recolección de datos se realizó mediante entrevistas. Los datos fueron analizados utilizando el análisis de contenido. El estudio fue aprobado por el Comité de Ética de la Faculdade Integrado de Campo Mourão (PR) con el número de registración 52/10. Resultados: tras el análisis de los discursos se identificaron dos categorías, la primera relacionada con los sentimientos que prueban los familiares y el segunda sobre la presencia de la espiritualidad en la decisión de los cuidados paliativos en terapia intensiva. Conclusión: los miembros familiares se influencian por los sentimientos y espiritualidad con respeto a la decisión para adoptar el ortotanasia al paciente terminal. La enfermera debe considerar uma mayor atención a los aspectos de humanización y holístico, sobre todo las necesidades emocionales y espirituales de la posibilidad de cuidado paliativo en la unidad del cuidado intensivo. Descriptores: cuidados paliativos, unidades de cuidados intensivos, familia, espiritualidad, enfermería.
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Mancin, Stefano, Elena Alterchi, Silvia Finazzi, and Salvatore Badalamenti. "Assistenza infermieristica e wound care nel paziente affetto da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico." Italian Journal of Wound Care 5, no. 1 (March 17, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2021.73.

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Abstract:
Le persone affette da insufficienza renale cronica in trattamento dialitico, rappresentano un campione di popolazione ad alto rischio di sviluppo di patologie a carico della cute, in particolar modo lesioni secondarie all’uremia come xerosi e prurito, ulcere diabetiche e vascolari. Le cause sono riconducibili principalmente ai cambiamenti metabolici indotti dalla patologia quali complicanze uremiche, acidosi metabolica e alterazione del metabolismo calcio-fosforo e la concomitante presenza di patologie croniche, in primis diabete, arteriopatie e patologie cardiovascolari. Nel nostro centro dialisi tale problema incide notevolmente sulla qualità di vita della nostra utenza, rappresentando un problema serio e invalidante. Questo progetto di durata triennale 2016-2018, terminato con l’analisi del database nel 2019 ha portato a un miglioramento dell’assistenza infermieristica erogata presso il nostro ambulatorio, in termini di riduzione dell’incidenza di lesioni difficili pari al 46% durante il triennio, implementazione delle conoscenze del personale coinvolto, utilizzo ottimale di presidi di medicazione avanzata e in ultimo una soddisfazione dei nostri utenti, relativamente al trattamento delle ferite, calcolata mediante questionario di gradimento, che ha mostrato una elevata partecipazione durante l’ultima indagine (98%) e una soddisfazione per le cure prestate pari al 95%.
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"Corrigendum." Protein & Peptide Letters 26, no. 3 (March 15, 2019): 235. http://dx.doi.org/10.2174/092986652603190315145255.

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Abstract:
In the Review Article entitled “An Emerging Role of Endometrial Inflammasome in Reproduction: New Therapeutic Approaches” published in Protein & Peptides Letters, 2018, Vol. 26, No. 5, the affiliations of authors are revised due to recent restructuring that took place within the Institution for which the authors work for. The revised affiliation is as follows: </p><p> Fiorella Di Nicuoloa,b,*, Monia Specchiac, Lorenza Trentavizic, Alfredo Pontecorvid, Giovanni Scambiacc,e and Nicoletta Di Simoneb,c </p><p> aIstituto Scientifico Internazionale Paolo VI, ISI, Università Cattolica del Sacro Cuore, Rome, Italia; bFondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, U.O.C. di Ostetricia e Patologia Ostetrica, Dipartimento di Scienze della Salute della Donna e del Bambino, Roma, Italia; cUniversità Cattolica del Sacro Cuore, Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica, Roma, Italia; dFondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, Dipartimento di Scienze Gastroenterologiche, Endocrino- Metaboliche e Nefro-Urologiche, Roma, Italia; eFondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, U.O.C. di Ginecologia Oncologica, Dipartimento di Scienze della Salute della Donna e del Bambino, Roma, Italia
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Viglione, M., F. Vaccarella, M. Carlini, and M. Canestri. "Percorso diagnostico terapeutico Labiopalatoschisi nell'A.O. di Alessandria." Working Paper of Public Health 5, no. 1 (June 15, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2016.6691.

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Abstract:
Introduzione: Il progetto “labiopalatoschisi” nasce nel 2003 ad Alessandria e si concretizza nell’apertura ufficiale di un ambulatorio L.P.S. che coinvolge non solo medici, chirurghi, operatori sanitari della nostra ASO ma anche odontoiatri che prestano la loro opera a livello di volontariato. Sempre nel 2003 alcuni genitori fondano l’Associazione Labiopalatoschisi Alessandria “Un sorriso per loro” con l’intento di sostenere le famiglie e i piccoli pazienti nell’impegnativo percorso diagnostico terapeutico che prosegue per tutta l’età evolutiva. Metodologia: Poiché questa patologia coinvolge organi, apparati e funzioni diverse, è stata adottata la formula del day-hospital terapeutico che permette valutazioni collegiali (chirurgica, odontoiatrica, otorino, logopedica e specialistiche correlate) in un’unica struttura e in un unico accesso. I genitori diventano parte integrante di questo percorso e con loro si stringe un’”alleanza terapeutica” perché portino a completamento il percorso terapeutico impegnandosi a collaborare alle cure prestate e a rispettare i tempi di valutazione e intervento. Dalla nascita del piccolo paziente i familiari vengono coinvolti con counselling e materiale informativo finalizzato. Nell’ambulatorio LPS vengono seguiti non solo i bambini operati presso la nostra struttura o residenti comunque sul territorio ma anche bambini operati o provenienti da altre strutture ospedaliere mantenendo poi i contatti con gli operatori dei centri di provenienza. I bambini sono presi in carico dall’ambulatorio dal momento della nascita fino ai 20 anni. Risultati: Dal 2009 presso l’ambulatorio sono stati effettuati 3139 accessi per cure secondarie post operatorie, 940 visite, 131 interventi chirurgici su nuovi casi. I piccoli pazienti hanno potuto godere di interventi e valutazioni interdisciplinari (visita chirurgica, otorino, odontoiatrica-ortodontica, valutazione e counselling logopedico, eventuali visite specialistiche correlate es. chirurgia estetica e ricostruttiva, auxologica, psicologica, neuropsichiatrica) in un unico accesso e un’unica struttura. Le prestazioni sono gratuite comprese quelle odontoiatriche-ortodontiche prestate da odontoiatri volontari. La facilità di accesso garantisce la continuità delle cure, motivando ed incoraggiando i piccoli pazienti ed i loro familiari al completamento del percorso terapeutico impedendo che la malformazione presente alla nascita si trasformi in handicap in età adulta. Conclusione: La palatoschisi ha un incidenza in Italia di circa un caso ogni 1000 nati. E’ una malformazione che può coinvolgere labbro superiore, gengiva, palato duro e molle e naso. Frequentemente è associata a quadri sindromici (es.sindrome velocardio facciale, sindrome di Pierre_Robin, Sindrome da delezione cromosomica (cromosoma 22 Q), sindrome di Charge). La labiopalatoschisi determina dei problemi di natura funzionale ed estetica; un bambino affetto da questa patologia ha delle enormi difficoltà nel nutrirsi, nel parlare. Il recupero completo della malformazione copre solitamente diversi anni e può richiedere anche numerosi interventi chirurgici. Facendo parte di quadri sindromici complessi, possono essere inoltre presenti malformazioni ad altri apparati ed organi e ritardo cognitivo. Risulta quindi indispensabile quell’interdisciplinarietà garantita dall’ambulatorio Labiopalatoschisi che ha permesso a tanti piccoli pazienti di diventare degli adulti “sani”.
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Miletta, M., and F. Bogliatto. "Gestione multidisciplinare delle disfunzioni perineali in seno alla Rete di patologia del Basso Tratto ASL TO4." Working Paper of Public Health 4, no. 1 (June 15, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2015.6703.

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Abstract:
Obiettivi: Lo studio vuole descrivere e valutare il percorso assistenziale integrato all'interno della rete di patologia del Basso Tratto, offerto alle donne con disfunzione perineale. Metodologia: 44 donne sono afferite al Servizio di Perineal Care Aziendale, per diverse disfunzioni del pavimento pelvico. Dopo un bilancio di salute perineale, è stato pianificato un percorso riabilitativo evidence based. L’efficacia del Percorso assistenziale viene misurata con il confronto di parametri clinici prima e dopo il ciclo, l’eventuale accesso al secondo livello di cure e l’indice di soddisfazione delle pazienti (questionario di gradimento). Risultati: Dopo 4-6 mesi di trattamento riabilitativo con l’ostetrica, 35 donne su 44 hanno conseguito migliori indici di performance muscolare perineale, tra queste 7 sono state gestite in maniera integrata con il secondo livello di cure di specialisti in Rete; 36 donne su 44 hanno rilevato miglioramento della sintomatologia e la totalità delle donne coinvolte hanno indicato grado di soddisfazione molto alto. 4 pazienti hanno abbandonato il percorso per motivi personali. Conclusioni: L’offerta attiva di un Servizio di Perineal Care con gestione assistenziale in Rete multidisciplinare consente il perseguire di un importante obiettivo di salute femminile.
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Silva, Agnaldo Plácido da, Eloá Jessica Mendes dos Santos Plácido, and Walber Breno de Souza Moraes. "Miiasi umana: Caso clinico." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 10, 2020, 39–46. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/miiase-umana.

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Abstract:
La miiasi è considerata un’infestazione di dermatozoonosi causata dall’infestazione di larve di dipteran nei tessuti o negli organi, che depongono le loro uova negli esseri umani o negli animali, che per un certo periodo si nutrono di tessuti vivi o morti dell’ospite la presenza di miiasi nella cavità orale può essere considerata una cosa rara. Questo tipo di malattia colpisce più spesso persone di basso status socioeconomico, immunocompromato, anziani costretti a letto e con disturbi psichiatrici. Grazie al suo grande potenziale distruttivo, una prevenzione e un trattamento appropriati tempestivi e importanti, c’è anche poca conoscenza del professionista dentale per la diagnosi e il trattamento di tale patologia, Per questo motivo, il presente studio riporta un caso clinico di miiasi orale in una persona anziana costretta a letto con una storia di lesione maligna laringe/glottal neoplasia, presentando debolezza fisica e mentale e inadeguata igiene del corpo e mancanza di tenuta delle labbra che ha portato all’infestazione della lingua. La diagnosi è stata clinicamente stabilita sulla base dell’osservazione del sanguinamento della lingua, del distacco del tessuto e della presenza di larve che erano tra il secondo e il terzo fase dello sviluppo. Il trattamento è stato avviato come ricovero in ospedale del paziente per debridement dei tessuti necrotici e rimozione di larve e prescrizione di ivermectina. I pazienti costretti a letto con debolezza fisica e metallica costituiscono un gruppo di rischio per la miiasi orale, ed è di grande importanza guidare gli operatori sanitari e i familiari in relazione alle cure dentistiche al fine di prevenire questa patologia. Tuttavia, la mancanza di un consenso sul miglior approccio terapeutico per i casi di miiasi orale è stata presa come condotta terapeutica per la malattia la rimozione meccanica delle larve e l’istituzione dell’uso orale dell’ivermectina.
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Trondoli, Giovanni, and Dario Saffioti. "Lo studio PET/TC delle placche ?-amiloidi con 18F – FlorBetapir, 18F – FlorBetaben e 18F – Flutemetamol." Journal of Advanced Health Care, July 17, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1907-003/.

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Abstract:
La malattia di Alzheimer uccide circa 53.000 persone all’anno e circa 230.000 soggetti affetti dalla patologia richiedono cure domiciliari. Questa patologia è caratterizzata microscopicamente dalla comparsa di sostanza amiloide a livello della corteccia cerebrale con diminuzione del numero di neuroni corticali, in particolare nei lobi frontali e temporo-parietali. Più nello specifico, colpisce alcune regioni encefaliche quali i nuclei della base, l’ippocampo e il giro dell’ippocampo, aree direttamente coinvolte nell’elaborazione dei ricordi. Negli ultimi anni, lo sviluppo dell’imaging PET ha reso possibile l’utilizzo di traccianti fluorati per lo studio della sostanza amiloide e la sua visualizzazione in vivo. I radiotraccianti più importanti nell’analisi PET/TC sono: l’Amyvid (18F - FlorBetapir), il Neuraceq (18F - FlorBetaben) e il Vizamyl (18F- Flutemetamol) che hanno evidenziato l’efficacia nello studio della sostanza amiloide. Alzheimer’s disease (AD) kills about 53.000 people every year and about 230.000 subjects affected by AD need home care. This disease is microscopically characterized 3 amyloid substance on cerebral cortex with a reduction of cortical neurons, in particular in frontal and temporo-parietal lobes; it damages particularly some encephalic regions such as basal ganglia, hippocampus and hippocampus gyrus, areas directly related to elaboration of memories. In the last years, the development of PET imaging has made possible the use of fluorinated tracers to study amyloid substance and its visualization in vivo. Amyvid (18F - FlorBetapir), Neuraceq (18F - FlorBetaben) and Vizamyl (18F - Flutemetamol) are the most important radiotracers for PET/CT analysis which have been underlined the efficacy in the study of amyloid substance.
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Hanau, Carlo. "Strategie allocative per la persona nella economia sanitaria." Medicina e Morale 54, no. 1 (February 28, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.406.

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Abstract:
L’autore affronta il tema della allocazione delle risorse sanitarie adottando una prospettiva etico-politica di tipo solidale. In particolare, viene messo in risalto come la sanità pubblica italiana comporti una spesa a carico del cittadino sempre maggiore, soprattutto per determinate categorie di soggetti quali i malati cronici non autosufficienti. Una indagine condotta per conto dell’OMS rileva infatti che in Italia i malati affetti da patologie più gravi ricevono in proporzione meno cure dei pazienti con patologie di grado lieve/moderato. Si tratta, dunque, del cosiddetto “effetto Matteo” - mutuato dalla espressione evangelica - secondo cui “a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Traslato alla realtà sanitaria ciò esita nel deprecabile superamento del criterio di severità clinica quale caposaldo dell’assistenza socio-sanitaria a vantaggio di criteri economicistici rappresentati da un uso improprio del sistema di remunerazione delle prestazioni sanitarie secondo DRG, che penalizza il produttore il quale sfori il limite di budget fissato dalle autorità sanitarie, magari a motivo di una maggiore attenzione all’assistenza dei malati cronici e/o disabili. Va peraltro considerato che la medicina attuale sconta altri limiti oltre a quelli relativi alle risorse, in particolare il limite rappresentato dalla finitezza umana, di cui occorrerebbe prendere serenamente atto. L'articolo considera peraltro in modo analitico alcuni strumenti utilizzati per la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza degli interventi sanitari (QALYs, EQALYs, UVG, UVH, ROSES), mettendone in risalto punti di forza e criticità. In definitiva, occorre riferirsi sempre ad un criterio solidaristico, adottando peraltro una rigorosa logica di cura ed assistenza personalizzate, il che consentirebbe un utilizzo ottimale di risorse. ---------- The Author faces the issue of the allocation of the health resources adopting a solidarity ethical perspective. Particularly, it is underlined that Italian health care system involve an expense more and more in charge of the citizen, above all for subjects with chronic pathologies. In fact, a survey by WHO highlights that in Italy the sick affected by serious pathologies (disability, mental disease) receive less care than patients with slight/moderate diseases: therefore, the so called “Matthew effect”. In this perspective, the “clinical severity” criterion is overcome by the economical one, the perspective payment system of health care services is utilized in improper way and penalizes the health maintenance organization that dedicate great attention to chronic sick. On the other hand, the medicine has indubitable limits: resources, but above all, the probabilistic nature of outcomes and the finite nature of man. The article considers some tools used for the evaluation of effectiveness and the efficiency of health interventions (QALYs, EQALYs, UVG, UVH, ROSES), bringing out strengths and weaknesses. Finally, it is always necessary to refer to a solidarity criterion, adopting a rigorous logics of care and personalized care: this approach would allow a better use of resources.
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Turriziani, Adriana, Carlo Barone, and Alessandra Cassano. "Formazione in Cure Palliative: un passo decisivo verso la qualità del fine vita." Medicina e Morale 62, no. 1 (February 28, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.113.

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Abstract:
Le Cure Palliative sono una risposta alla crescente necessità di assistenza per i malati affetti da patologie inguaribili, la cui presa in carico è spesso gravata dall’inadeguatezza della rete sociale e familiare, dalla scarsità delle risorse a loro destinate e dalla carenza formativa degli operatori sanitari. Sebbene il percorso istituzionale di questa nuova disciplina sia a buon punto, la conoscenza dei suoi principi fondanti è ancora molto limitata sia da parte dei cittadini sia, ancora più sorprendentemente, da parte degli stessi operatori, che ancora vedono nelle Cure Palliative una medicina della consolazione e della frustrazione. Al contrario, questa disciplina trova il proprio centro nella dignità dell’uomo fino alla fine della vita, proponendosi di rispondere in maniera globale a tutti i suoi bisogni e a quelli del nucleo familiare. Se il centro di tale risposta assistenziale è l’uomo, allora è necessario rendere lo stesso paziente in grado di identificare le proprie necessità ed entrare così nel processo decisionale sulla propria cura. Per giungere a questo tipo di relazione di cura, sinergica e consapevole, e ad una reale condivisione delle responsabilità si deve necessariamente passare attraverso una progressiva presa di coscienza della condizione di malato. Tale percorso deve essere guidato in primis da un medico formato in tal senso. Chi si avvicina al fine vita ha infatti bisogno di cure di alta qualità, che rispondano a tutte le sfere della persona coinvolte nella malattia, di continuità nell’assistenza e di relazioni terapeutiche stabili e mature. Parimenti, anche l’operatore che vive l’assistenza al fine vita deve avere gli strumenti adeguati per non danneggiarsi e lasciarsi sopraffare dall’intensità di queste relazioni. Da questo contesto nasce la necessità di un Master di studi che sviluppi competenze specialistiche e colmi il vuoto formativo in modo uniforme come primo passo verso un profondo e necessario cambiamento culturale. ---------- Palliative Care is an answer to the growing need of care for patients suffering from incurable diseases, whose management is often burdened by the inadequacy of the social and family networks, by limited resources and poor training of health workers. Although the institutional pathway of this new discipline is on its way, the knowledge of its founding principles is still very limited both among citizens and, even more surprisingly, among the same operators, who still see Palliative Care as a “consolation and frustration medicine”. On the other hand, this discipline focuses on the dignity of men till the end of life, trying to give a global answer to all their needs and those of their families. If the center of the health care response is the human being, then it should be the same patient to be able to identify his needs and thus to enter into the decision-making process. In order to achieve this level of care relationship, synergistic and aware, and a real sharing of responsibilities, patients must go through a gradual understading of their own disease condition. A trained physician should guide patients through this foundamental journey. In fact, people approaching the end of life do indeed need high quality care, which should meet all their inner spheres, but also continuity of care and stable and mature therapeutic relationships. Similarly, every health worker who lives patients’ end of life should have proper tools not to be damaged and not to be overwhelmed by the intensity of these relationships. In this context, a Master in Palliative Care is meant to develop specialized skills and fill the educational gap and it should be the first step towards a deep and claimed cultural change in our country.
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"Cyclosporine rechallenge after A previous neurotoxic reaction: A case report M Siciliano, D Tomasello, AM Ciammella and L Rossi, Istituto di Patologia Medica, Universit� Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italy." Hepatology 22, no. 4 (October 1995): A491. http://dx.doi.org/10.1016/0270-9139(95)95684-0.

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Battimelli, Giuseppe. "Nutrizione ed Idratazione Artificiale (NIA) nei documenti di alcune società scientifiche: una riflessione bioetica." Medicina e Morale 60, no. 3 (June 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.165.

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Abstract:
Alla luce di un approfondito esame di alcuni documenti ufficiali di due importanti società scientifiche, in particolare la SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) e la SINPE (Società Italiana di Nutrizione Parenterale ed Enterale), riguardo la nutrizione e l’alimentazione artificiale, l’Autore cerca di dimostrare come per motivi di ordine scientifico, oltre che dal punto di vista etico, sia molto problematico inserire tali pratiche, indipendentemente dal fatto che esse siano considerate cure ordinarie o terapie mediche, nelle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT), stante l’estrema diversità del quadro clinico e della evoluzione di alcune patologie. Questo porta a ritenere l’impossibilità pratica di manifestare questa volontà proprio perché nessuno è in grado di prevedere in quale particolare grave situazione clinica possa eventualmente venirsi a trovare in futuro. Infatti, dal punto di vista terapeutico, assistenziale e di monitoraggio biologico- strumentale esiste una notevole differenza tra un malato in Terapia Intensiva rispetto a un paziente oncologico (e se questi è in fase terminale) rispetto a una persona in stato vegetativo o altrimenti disabile. Si tratta di ammalati che richiedono “terapie” differenti, ma tutti abbisognevoli di identiche “cure” alla persona (pulizia, detersione delle piaghe, riscaldamento, mobilizzazione, controllo degli sfinteri). Riguardo alla nutrizione ed alimentazione artificiale, l’Autore ritiene che esse vadano sempre offerte, garantite e praticate, soprattutto ai gravi disabili, fino a che risultino efficaci ed utili e non si configurino come accanimento terapeutico. Dal punto di vista bioetico, si accetta da parte di tutti che la nutrizione ed alimentazione hanno un alto valore umano e simbolico e nella valutazione dell’opportunità di praticarle o sospenderle si rivendica un forte potere decisionale del medico, il quale valuta su parametri scientifici e mai su un giudizio etico personale o condizionato da una valutazione di altri sulla qualità della vita del paziente. ---------- In the light of a thorough review of some official documents by two important scientific societies, especially the SIAARTI (Italian Society of Anesthesia Reanimation and Intensive Care) and the SINPE (Italian Society of Parenteral and Enteral Nutrition), about artificial nutrition and hydration, the author tries to demonstrate how for scientific reasons, as well as from the ethical point of view, it is very difficult to incorporate these practices, regardless of whether they are considered ordinary care or medical therapies, into the Advance health care directives, given the great difference of the clinical picture and of the evolution of certain diseases. This leads to consider that it is pratically impossible to express this desire just because nobody can predict in what particular serious medical condition may possibly find herself/himself in the future. In fact, in terms of therapeutic, care and biological-instrumental monitoring there is a great difference between a patient in the ICU and a cancer patient (and if she/he is in terminal phase) compared to a person in a vegetative state or otherwise disabled. They are sick persons who need different “therapies”, but the same care (cleaning, wounds cleansing, warming, mobilization, bowel control). As for artificial nutrition and hydration, the Author believes that they should always be offered, guaranteed and practiced, especially to severely disabled until they are effective and useful and don’t take the shape of over treatment. From the perspective of bioethics, everybody accepts that nutrition hydratation and nutrition have a high human and symbolic value and considering whether to practice or to suspend them, it is claimed a strong decisionmaking power of the physician, who assesses on scientific parameters and never on a personal ethical judgment or conditioned by the evaluation of other people on the life quality of the patient.
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Valiquette, Johanna. "Medically assisted nutrition and hydration in end-stage dementia: burdens and benefits of surgically-placed gastrostomy tubes." Medicina e Morale 57, no. 3 (June 30, 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.281.

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Abstract:
Le tube gastrostomiche posizionate chirurgicamente si sono rilevate essenziali nel trattamento di alcune patologie. Ciononostante, molti studi le ritengono di efficacia limitata, e significativamente gravose nei pazienti con demenza avanzata terminale. Gli studi dimenticano di mostrare i benefici attesi in termini di maggiore longevità, diminuzione delle possibilità di polmonite e miglioramento dell’integrità della pelle. Gli svantaggi comprendono il deterioramento nella percezione e nella funzione relativi alla ospedalizzazione, l’angoscia derivante dall’uso di limitazioni, la negazione di taluni comfort del paziente, bisogni sociali e spirituali, per lasciare il posto ai dispositivi relativi ai tubi che spesso mettono a rischio l’igiene. Nel seguito affrontiamo i seguenti punti: 1. una review della letteratura recente dei principali ricercatori statunitensi; 2. la distinzione da un punto di vista bioetico nell’uso delle tube gastrostomiche nel cosiddetto “stato vegetativo” e nella demenza terminale; 3. l’analisi dei vantaggi e degli svantaggi; 4. le raccomandazioni per le cure palliative e la nutrizione come vengono percepite da un punto di vista bioetico e le alternative incentrate sul paziente al posizionamento delle tube gastrostomiche per i pazienti con demenza avanzata terminale. ---------- Surgically-placed gastrostomy tubes are essential in managing some conditions. Yet, many studies indicate limited medical effectiveness, and significant burdens, in patients with advanced, end-stage dementia. Studies fail to show the expected benefits of greater longevity, decreased aspiration pneumonia or improved skin integrity. Burdens include deterioration in cognition and function related to hospitalization, distress from use of restraints, neglect of patient’s comfort, social and spiritual needs in favor of tube-related tasks and frequent, excoriating hygiene. Here we present 1. a review of recent literature by leading researchers in the U.S.; 2. distinction between the bioethics of gastrostomy tubes in the so-called “vegetative state” and endstage dementia; 3. analysis of benefits and burdens; 4. recommendations for palliative care and spoon-feeding as bioethically sound and patient-centered alternatives to gastrostomy tube placement for patients with advanced, endstage dementia.
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"Blunt erythropoietin secretion in liver cirrhosis: Lack of relationship to TNF, IL-1 and IL-6 serum concentrations , Istituto di Patologia Medica and *Istituto di Semeiotica Medica, Universit� Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italy." Hepatology 22, no. 4 (October 1995): A490. http://dx.doi.org/10.1016/0270-9139(95)95683-2.

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Araújo, Antônio Nelson Alencar de, and Marcos Alexandre Casimiro de Oliveira. "Valutazione dei parametri della sindrome metabolica dopo bypass gastrico Roux-y." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, November 3, 2020, 92–106. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/sindrome-metabolica-dopo.

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Abstract:
Introduzione: L’obesità patologica è caratterizzata da uno stato di insulino-resistenza ed è spesso associata alla sindrome metabolica, aumentando la mortalità generale e cardiovascolare. A causa dei risultati insoddisfacenti nel trattamento convenzionale in specifici gruppi di pazienti, l’intervento invasivo è un’alternativa. Tuttavia, può essere indicato, soprattutto in situazioni in cui il paziente ha grave obesità o obesità morbosa. Obiettivo: Il presente studio mira a valutare i cambiamenti nei parametri della sindrome metabolica dopo la chirurgia bariatrica. Metodologia: Si tratta di una revisione integrativa della letteratura eseguita attraverso ricerche nei database Scielo, LILACS e PUBMED utilizzando i seguenti descrittori di scienze della salute controllate (DeCS): Chirurgia bariatrica, bypass gastrico, obesità e sindrome metabolica. I criteri di inclusione erano: articoli in inglese o portoghese, testo per intero, pubblicazioni nel periodo 2009-2019 in formato articolo che ha affrontato il tema descritto. Sono state escluse le pubblicazioni duplicate, gli articoli che non hanno approfondito il tema dopo aver letto i rispettivi abstract e articoli che non soddisfano gli obiettivi di questo studio. Risultati: Secondo l’analisi dei risultati, è stata osservata una riduzione dell’86,1% nella prevalenza della sindrome metabolica; 65,3% nell’ipertensione arteriosa e 84,2% nella glicemia a digiuno alterata. Si può osservare una normalizzazione della circonferenza addominale nel 35,4% dei pazienti, un aumento del 35,8% nei livelli di HDL e alti valori di trigliceridi. Tra i risultati ottenuti, l’aumento di HDL non ha ottenuto grande rilevanza, così come la diminuzione della circonferenza addominale. Conclusione: Lo studio ha mostrato una relazione positiva tra la chirurgia bariatrica e i parametri della sindrome metabolica. I risultati presentati sono stati favorevoli quando la chirurgia è stata associata a uno stile di vita sano e fattori che contribuiscono alla gestione efficace di questa condizione nella maggior parte dei casi analizzati. Tuttavia, il follow-up multiprofessionale, in particolare per le cure mediche, nutrizionali e psicologiche, è essenziale per avere un impatto positivo sulla qualità della vita di questi pazienti.
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