Academic literature on the topic 'Pattern comportamentale di tipo A'

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Journal articles on the topic "Pattern comportamentale di tipo A"

1

Sica, Claudio. "Fattori prognostici relativi all'esito della terapia cognitivo-comportamentale del disturbo ossessivo-compulsivo." ACTA COMPORTAMENTALIA 4, no. 1 (1996): 107–27. http://dx.doi.org/10.32870/ac.v4i1.18278.

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Abstract:
La terapia cognitivo-comportamentale ha ormai dimostrato la propria efficacia in diverse aree della psicopatologia. Un passo successivo, che dimostra la continua crescita qualitativa e quantitativa dell'approccio cognitivo-comportamentale, ê quello di individuare dei fattori prognostici. A nostro avviso solo fattori specifici, riferiti cioê ad un singolo modello di trattamento e ad un singolo disturbo, possono fornire alcune indicazioni sul possibile esito della terapia. Abbiamo perciò illustrato gli esiti di una esaustiva ricerca bibliografica -dalla fine degli anni '70 alla fine del 1993- sul trattamento cognitivo e/o comportamentale del disturbo ossessivo-compulsivo. Oltre le numerose impressioni cliniche abbiamo riportato, per una serie di ricerche, i seguenti dati: criteri utilizzati per stabilire il miglioramento dei pazienti, fattori prognostici indagati, strumenti di misura dei fattori prognostici, fattori prognostici per un buon esito del trattamento (breve termine) o per il mantenimento dei risultati raggiunti (fino a tre anni di distanza dalla fine della terapia; lungo termine) o fattori prognostici di drop-out. I risultati evidenziano che è possibile delineare alcuni fattori prognostici di esito della terapia e fornire suggerimenti utili per il trattamento. Tra gli altri sembra che la relazione terapeutica, i disturbi di personalità, la presenza di "overvalued ideation", di una grave depressione, la combinazione tra tipo di rituale e sesso e tra severitá e durata dei sintomi siano elementi importanti ai fini dell'esito della terapia.
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Dai Prà, Mirko. "Uno studio di caso di paziente con Disabilità Intellettiva e disturbo Bipolare in contesto residenziale: comportamenti aggressivi, furto, Qualità della Vita e terapia farmacologica. Un intervento Comportamentale e Cognitivo." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2020): 115–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002007.

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Abstract:
Il presente lavoro si pone lo scopo di descrivere un intervento diretto ad un paziente con disabilità cognitiva e disturbo Bipolare e la valutazione degli esiti rispetto a: comportamenti di aggressività e furto, terapie farmacologiche assunte e Qualità della Vita. Metodo: È stato utilizzato un intervento integrato con tecniche di tipo Comportamentale e Cognitivo condotto dall'équipe riabilitativa a seguito di valutazione funzionale del caso con modello Comportamentale ABC (Antecedenti Behavior Conseguenze) con un paziente di 41 anni con disabilità cognitiva di tipo moderato e disturbo Bipolare. L'intervento è stato progettato con modelli di condizionamento operante e l'équipe riabilitativa è stata istruita. Al primo intervento è seguito un secondo additivo di token economy volto a rinforzare i comportamenti acquisiti. In fine è stato eseguito un intervento di tipo Cognitivo seguendo i principi della psicoeducazione ed è stato adattato alle capacità di comprensione dell'utente. Gli outcome sono stati il tipo e la quantità di farmaci assunti, il numero di comportamenti aggressivi e di comportamenti di furto, i risultati relativi alla Qualità della Vita percepita. È stato condotto uno studio di caso. Risultati: Sono diminuiti comportamenti di Aggressività e furto, diminuita l'assunzione di Benzodiazepine e di Antipsicotici, diminuita la somministrazione di terapie meccaniche restrittive quali terapia al bisogno Intra Muscolo e isolamento in camera, migliorata la Qualità della Vita nei domini Ruolo e salute Fisica, Salute in Generale, Vitalità, Attività Sociali Ruolo e Stato emotivo. Conclusioni: L'intervento si è dimostrato efficace a livello di decremento di comportamenti problema, diminuzione dei farmaci assunti e di Qualità della Vita percepita. Il lavoro offre spunti di riflessione relativi ai fattori del gruppo di lavoro e dei singoli che possono favorire l'intervento.
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Pagano, Ludovica. "IO, TU e i NOSTRI figli: uno sguardo alla famiglia omogenitoriale." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 53 (June 2021): 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/pr2021-053005.

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Abstract:
In questo articolo, l'autore ha la finalità di mettere in luce le fami-glie omogenitoriali, con lo scopo di indicare delle linee guida utili per coloro che intendono lavorare con queste tipologie di famiglie. Le ricerche evidenziano che non c'è una relazione tra l'orientamento sessuale dei genitori e qualsiasi tipo di misura dell'adattamento emotivo, psicosociale e comportamentale del bambino. Ad ogni modo, il terapeuta, oltre alle specificità che caratterizzano queste famiglie, deve tenere conto delle proprie risonanze emotive e di eventuali limiti rispetto alla possibilità di presa in carico di questi particolari nuclei familiari, per evitare di compiere interventi inefficaci o addirittura dannosi e lesivi.
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4

Bazzoni, Alessandro, Pierluigi Morosini, Gabriella Polidori, Maria Laura Rosicarelli, and David Fowler. "The use of group cognitive behaviour therapy in a routine acute inpatient setting." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 1 (2001): 27–36. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008514.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Lo scopo di questo lavoro è di descrivere un modello di intervento di gruppo di tipo cognitivo comportamentale applicato in condizioni di routine a pazienti psicotici acuti durante il ricovero in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) e di riportare le prime valutazioni di efficacia. Disegno – Il disegno dello studio è di tipo pre–post. E'stato fatto un confronto delle variabili in studio tra il 1997 e il 1998, anno in cui è stata introdotta la Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) di gruppo. Setting –SPDC, S. Filippo Neri di Roma, 1998. Principali misure utilizzate – Sono state valutate e confrontate le seguenti variabili: riammissioni, trattamenti sanitari obbligatori, episodi di violenza, contenzioni fisiche, fughe dal reparto. E'stata anche accertata l'opinione dei pazienti nell'ultimo trimestre del 1998. Risultati – Al gruppo di TCC hanno partecipato 385 pazienti (79% dei pazienti ammessi), ognuno dei quali ha partecipato in media a 4 sessioni. Il 59% dei pazienti che ha preso parte al gruppo aveva una diagnosi di schizofrenia o di disturbo paranoideo. Rispetto al 1997 i Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) complessivi sono diminuiti di 1/3, le riammissioni di 1/3 e i TSO nelle riammissioni di 3/4 (p<0.05), gli episodi di violenza di più della metà (p<0.001), le contenzioni fisiche e gli allontanamenti dal reparto non autorizzati sono praticamente scomparsi. L'opinione dei pazienti sull'utilità dell'intervento di gruppo è stata molto favorevole. Conclusioni – E'probabile, anche se non certo, che i miglioramenti riscontrati siano dovuti all'intervento in esame. La maggior parte dei pazienti ricoverati ha trovato utile partecipare al gruppo e alcuni hanno chiesto di poter continuare a frequentarlo anche dopo la dimissione. Questi risultati preliminari sono molto promettenti e ci auguriamo che costituiscano uno stimolo affinché questo intervento possa essere applicato e valutato in altri SPDC.
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Angelucci, Anna. "La scuola di tutti e per ognuno. Meritocrazia selettiva e cooperazione inclusiva." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 45 (February 2013): 45–52. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045004.

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Abstract:
La cooperazione appare, sia da un punto di vista biologico sia da un punto di vista culturale, come una modalitÀ comportamentale che gli esseri umani hanno sviluppato per garantirsi vantaggi evoluzionistici di tipo individuale e/o sociale. Anche nell'attivitÀ pedagogica e formativa, l'approccio cooperativo, centrato sulla costante valorizzazione dei processi di apprendimento nel percorso d'istruzione, costituisce la scelta privilegiata dai docenti italiani, nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia, negli ultimi anni, con l'istituzione di un sistema di valutazione nazionale (Invalsi), il Miur sta introducendo nuove forme di competizione tra docenti, studenti, classi e scuole, adottando modelli anglosassoni basati sul paradigma della meritocrazia misurata attraverso test standardizzati. Forme di competizione che favoriscono la diffusione di comportamenti opportunistici e individualistici e che impediscono la realizzazione del fine ultimo dell'istruzione e della conoscenza: l'emancipazione da condizioni di partenza svantaggiose o inique e l'acquisizione di un ventaglio di capacitÀ soggettivamente significativo per formulare e realizzare il nostro progetto di vita.
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Verardo, Anna Rita. "Esperienze traumatiche e ADHD." PSICOBIETTIVO, no. 2 (July 2012): 57–70. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002004.

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Abstract:
Dopo aver inquadrato l'ADHD secondo la prospettiva cognitivo- evoluzionista ed aver offerto una breve rassegna dei principali interventi utilizzati, le Autrici propongono un originale modello di trattamento basato sulla teoria dell'attaccamento, in cui la relazione terapeutica costituisce la parte essenziale ed in cui viene integrato il trattamento EMDR sia per l'elaborazione dei traumi relazionali precoci (relativi alla storia d'attaccamento) sia per quelli secondari alle manifestazioni dell'ADHD (per es. frustrazioni scolastiche o sociali subite). Le esperienze traumatiche di tipo interpersonale, che avvengono nei primi anni di vita generano infatti una vulnerabilitŕ psicopatologica causata dalla mancata regolazione emotiva della relazione madre/figlio. Le Autrici ricordano come i sintomi di disturbi traumatici dello sviluppo possano essere erroneamente confusi con la diagnosi di ADHD, nella quale puň spesso essere riconosciuta una importante dimensione post-traumatica. Numerosi studi hanno evidenziato l'efficacia di una terapia con EMDR per i soggetti in etŕ evolutiva. Parole chiave: ADHD; EMDR; trauma; psicoterapia cognitivo comportamentale; attaccamento.
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Leveni, Daniela, Damiano Mazzoleni, and Daniele Piacentini. "Cognitive-behavioural group treatment of panic attacks disorder: a description of the results obtained in a public mental health service." Epidemiology and Psychiatric Sciences 8, no. 4 (1999): 270–75. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008186.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - In questo lavoro vengono presentati i risultati, a breve termine e dopo sei mesi di follow-up, ottenuti con un trattamento intensivo di tipo cognitivo-comportamentale di gruppo in soggetti affetti da Disturbo da Attacchi di Panico con o senza Agorafobia secondo i criteri del DSM IV. Disegno e Setting - I risultati si riferiscono ad un campione di 22 soggetti trattati presso il Centro Psico Sociale di Zogno (BG) e valutati attraverso strumenti obiettivi di autovalutazione, inerenti sia la soddisfazione di vita (SF/36) che l'and amento sintomatologico (PAAAS, MSPS, STAI-X1, STAI-X2). I dati ottenuti sono indicativi di significativi miglioramenti al termine del trattamento. Sono in corso ulteriori follow-up per valutare il mantenimento nel tempo dei risultati raggiunti. Conclusioni -Il risultato più importante appare comunque la dimostrazione che anche in un Servizio pubblico italiano di salute mentale, come in molti paesi esteri, è stato possibile trattare pazienti affetti da Disturbi d'Ansia con tecniche di dimostrata efficacia e relativamente a basso costo e soprattutto che è possibile introdurre nell'attività clinica routinaria indicatori obiettivi di esito.
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Mammone, Ilario, and Giancarlo Dimaggio. "Suggerimenti di buona pratica clinica per il disturbo evitante di personalità." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 52 (July 2023): 72–96. http://dx.doi.org/10.3280/qpc52-2023oa16175.

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Abstract:
Questa review si concentra sugli aspetti diagnostici e sul trattamento del Disturbo Evitante di Personalità (DE). Gli studi attuali sottolineano la stretta relazione tra DE e Disturbo d'Ansia Sociale e la relativa stabilità dei sintomi oltre che l'impatto in termini sociali ed economici.Le scarse evidenze empiriche mostrano risultati promettenti per gli interventi psicoterapici, in particolare per le terapie di orientamento cognitivo-comportamentale, anche di terza onda. Mancano a oggi studi randomizzati sufficientemente solidi, mentre stanno apparendo recentemente alcuni lavori su gruppi di pazienti con grave DE trattati grazie a una comprensione accurata della psicopatologia. Complessivamente, allo stato dell'arte, è possibile suggerire alcuni obiettivi generali di medio-lungo termine da tenere in considerazione nel trattamento di questi pazienti. Gli approcci terapeutici dovrebbero mirare ai pattern pervasivi di inibizione e ritiro sociale, ai sentimenti di inadeguatezza e all'ipersensibilità verso il giudizio negativo e il rifiuto. Sarebbe utile anche puntare al miglioramento delle funzioni riflessive e metacognitive, a interrompere i processi di rimuginio e ruminazione. Allo stato attuale sappiamo che il DE è un disturbo con importanti problemi sintomatici e sociali e sono urgentemente necessari studi randomizzati controllati per definire meglio come trattarlo con efficacia.
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De Bari, Mariapia, and Rossana Terni. "Dalla struttura alla funzione familiare: i ruoli materno e paterno nelle famiglie «moderne»." PNEI REVIEW, no. 2 (October 2023): 21–34. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2023-002003.

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Abstract:
La pluralizzazione delle famiglie e il formarsi di nuove identità familiari ha spo- stato il focus della ricerca e della valutazione clinica della famiglia allo studio della cogenitorialità e delle funzioni paterne e materne che oltrepassano le de?- nizioni di genere. Numerosi sono gli studi che confermano l'in?uenza della qualità delle relazioni familiari e dell'ambiente sociale sullo sviluppo psicologico dei bambini rispet- to al numero dei genitori, il loro genere, l'orientamento sessuale o il metodo di concepimento. Tuttavia, persistono ancora fenomeni di stigmatizzazione, pre- giudizio e discriminazione verso quelle famiglie che si discostano dalla famiglia tradizionale. La ricerca ha più volte dimostrato che i bambini che non hanno un legame biologico con i loro genitori non differiscono da coloro che condividono una relazione biologica e che non c'è una relazione tra l'orientamento sessuale dei genitori e qualsiasi tipo di misura dell'adattamento emotivo, psicosociale e comportamentale del bambino. Trasversalmente alle diverse forme familiari, sono gli alti livelli di stress geni- toriale, i con?itti di coppia e un disequilibrio nelle funzioni affettiva ed etico- normativa genitoriale a generare disadattamento a lungo termine nella prole.
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Digilio, M. Cristina. "Sindromi genetiche sottese alla disabilitŕ cognitiva grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 73–78. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003012.

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Abstract:
L'eziologia della disabilitŕ cognitiva grave č molto complessa, tanto che la causa di questa condizione clinica rimane ancora oggi non identificabile nel 40% circa dei casi. L'inquadramento diagnostico č perň un'esigenza concreta delle famiglie, per tentare di avere piů informazioni possibili sulla prognosi della patologia, sulle possibilitŕ e metodi terapeutici piů appropriati, sui rischi di ricorrenza familiare. I metodi utilizzati per l'inquadramento diagnostico sono di tipo clinico, strumentale e laboratoristico citogenetico-molecolare. Dal punto di vista clinico l'approccio prevede la ricostruzione dell'anamnesi familiare, la raccolta di dati sul decorso della gravidanza, sul periodo neonatale e sulla storia clinica dalla nascita al momento dell'osservazione. Si stima che il 4-35% (in media 15%) dei casi di disabilitŕ cognitiva sia riconducibile ad eziologia cromosomica. Le tecniche di citogenetica molecolare sono progressivamente migliorate negli ultimi anni, con la possibilitŕ di aumentare la sensibilitŕ di diagnosi per le sindromi da microanomalia cromosomica (con la tecnica CH-Array). La sindrome dell'X fragile costituisce una delle piů frequenti cause di disabilitŕ cognitiva nei soggetti di sesso maschile, specialmente nei casi a ricorrenza familiare della patologia. Il numero delle sindromi monogeniche associate a disabilitŕ cognitiva č altissimo, e si tratta sempre di patologie singolarmente rare. In questo ambito č importante saper identificare caratteristiche cliniche che possano orientare verso una patologia specifica, allo scopo di poter ipotizzare una diagnosi clinica ed eventualmente mirare i test genetici nei casi di sindromi ad eziologia attualmente nota. Sono utili, in questo ambito, il riscontro di dismorfie particolari orientative per una sindrome specifica, la caratterizzazione anatomica delle malformazioni associate o l'eventuale presenza di epilessia, la definizione di un fenotipo comportamentale e cognitivo specifico. Č importante anche la rivalutazione clinica nel tempo, per cogliere segni di significato diagnostico che possono comparire in etŕ diverse della vita di un bambino.
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Dissertations / Theses on the topic "Pattern comportamentale di tipo A"

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GRECO, ANDREA. "Fattori psicologici associati alle malattie cardiovascolari. Differenze tra condizioni acute e croniche e impatto della gravità della malattia sul benessere del paziente." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28330.

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Abstract:
This thesis is devoted to the study of psychological factors associated with cardiovascular diseases. It is made up by five theoretical chapters and four empirical studies. The first chapter presents a brief description of the different cardiovascular diseases that are still the main cause of death and disability in Western countries. The second chapter is focused on the role of psychology with respect to the different cardiovascular diseases. It ranges from the psychosomatic approach, branch of medicine interested in organic disorders without an anatomic lesion or functional problems, to the most recent area of psychocardiology. The third chapter is on the Type A Behavior Pattern, on the variables of hostility and anger, and on type D personality. It deals with a description of these factors, an evaluation of the methods mostly used for their assessment, and the main empirical findings relative to the association with cardiovascular disease; the hypothesized physiological mechanisms behind these relationships have been also addressed. The fourth chapter is devoted to depression and anxiety as crucial variables which can predict cardiovascular diseases and a worse prognosis in already present diseases; methods and instruments of their evaluation are also presented, together with the main findings on their association with cardiovascular disease and associated physiological and behavioral mechanisms. The fifth chapter is focused on the psychological factors that exert a protective against cardiovascular diseases, namely self-efficacy beliefs, representation of illness, and perceived social support; also for these variables evaluation methods and main findings from the literature are presented. The first study compared the psychological profile of a group of patients with cardiovascular disease with a “healthy” group, not affected by cardiovascular diseases. Similarly to previous research, our results showed significant differences in some dimensions of Type A Behavior Pattern, as well as in anxiety and depression. The second study compared the psychological profiles of patients with different cardiovascular diseases, differentiating between acute and chronic diagnosis. Results showed important differences between the two groups in some of the dimensions of Type A behavior pattern, in social withdrawal, anxiety, depression, subjective wellbeing, perceived social support, perception of illness, and self-efficacy beliefs in managing the disease.The third study investigated, with a cross-sectional research design, the role of the representations of illness and self-efficacy beliefs in the impact exerted by the severity of illness on health satisfaction, depression and life satisfaction of patients with cardiovascular diseases. Self-efficacy beliefs and representation of illness were found to be valid mediators of the relationship between the objective indicator of illness severity and the different indicators of patient’s well-being. The fourth study was aimed at investigating longitudinally, through a two-monthsstudy, the role of illness representations, self-efficacy beliefs, and perceived social support in mediating the impact of illness severity on depression. In line with previous research, our results confirmed the relevant role of the three protective factors.
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LUPO, Salvatore. "FORMAZIONE DI PATTERN PER IL PROCESSO DELL'ELETTRODEPOSIZIONE IN MODELLI DI TIPO REAZIONE-DIFFUSIONE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90863.

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Books on the topic "Pattern comportamentale di tipo A"

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Miller, Martino Gabriele. Linguaggio Del Corpo: Psicologia Comportamentale, e Manipolazione Mentale Attraverso la Comunicazione Non Verbale. Esercizi Pratici Di Comunicazione Non Verbale Di Tipo Persuasivo. Independently Published, 2021.

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