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1

Rosso, F., M. Bruzzone, F. Dettoni, F. Castoldi, S. Marenco, and R. Rossi. "Le guide di taglio paziente specifico sostituiranno la navigazione." LO SCALPELLO-OTODI Educational 26, no. 2 (July 2012): 79–83. http://dx.doi.org/10.1007/s11639-012-0145-7.

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2

Arrighi, Enrico, Alessandra di Maio, and Vittorio Mapelli. "Capitolo 6: Il costo dei pazienti." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S6 (December 2002): 53–65. http://dx.doi.org/10.1017/s182743310000023x.

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Abstract:
La stima del costo annuo di trattamento (CT paz) del paziente psichiatrico all'interno del DSM ha comportato (figura 6.1): a) la descrizione e quantificazione delle prestazioni ricevute nelle strutture delle UOP nel corso del 2000; b) la valorizzazione del trattamento attraverso la determinazione di costi medi standard delle prestazioni. Data l'ampiezza del campione si è optato per un modello di activity based costing, in cui la stima del costo del prodotto è ottenuta come somma dei costi di singole attività generate dall' organizzazione. Nel caso specifico l'organizzazione, il prodotto e le attività sono rappresentati rispettivamente dalla UOP, dal trattamento complessivo ricevuto dal paziente nel corso del 2000 e dalle singole prestazioni erogate dalle strutture della UOP.La prima fase (punto a) ha utilizzato il flusso informativo regionale Psiche per rilevare le prestazioni erogate nel 2000 per singolo paziente reclutato.
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3

Fabbroni, Roberto, and Claudio Giuseppe Molinari. "Il Principio di Risonanza in un trattamento energetico." Scienze Biofisiche 1 (January 2021): 1. http://dx.doi.org/10.48274/ibi4.

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Abstract:
Nell’ambito della Medicina Complementare e nel nostro specifico campo d’interesse, la Medicina Integrata Informazionale, si parla del Principio di Risonanza come spiegazione degli effetti elettromagnetici tra Operatore e paziente/cliente. Obbiettivo di questo articolo è quello di spiegare il Principio di Risonanza applicato alla trasmissione energetica o elettromagnetica tra persone e nello specifico poi in relazione alla TB-Tecnica Bioenergetica secondo il Metodo Summa Aurea® avvalorando con altri elementi scientifici quella che è la Nuova Medicina: La Medicina Integrata Informazionale - MII
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4

Loriedo, Camillo, Flavio Di Leone, Maria Chiara Torti, and Silvia Solaroli. "Il trattamento dei Disturbi di Conversione: studio sull'efficacia di un protocollo ipnotico ultrabreve." IPNOSI, no. 1 (July 2010): 5–19. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2010-001001.

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Abstract:
L'obiettivo principale di questo studio, randomizzato e controllato, č stato quello di verificare la validitŕ di un intervento di ipnoterapia ultra breve composta da una-tre sedute ipnotiche, specificamente designata al trattamento di patologie che rientrano nei criteri DSM IV previsti per il Disturbo di Conversione. I risultati ottenuti da un gruppo di controllo, composto da 11 pazienti, avviato all'usuale trattamento medico-psichiatrico di supporto sono stati confrontati con quelli ricavati da un gruppo di 12 pazienti assegnati al nostro protocollo. Tutti i pazienti sono stati valutati prima di iniziare i trattamenti (T0) e a distanza di dodici mesi (T1) mediante l'impiego delle seguenti scale di valutazione: Toronto Alexithymia Scale, Somatoform Dissociation Questionnaire, Symptom Check List -90, Illness Behaviour Inventory, Disability Scale, Clinical Global Impressions e la Scala di Valutazione Globale del Funzionamento. Al follow-up, i pazienti afferenti al nostro protocollo hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo, non soltanto della sintomatologia, ma anche del profilo psicopatologico registrato mentre il gruppo di controllo ha mostrato una pressoché totale assenza di cambiamenti nello stesso periodo. In conclusione, il protocollo ipnotico ultrabreve sembra essere un intervento efficace e specifico, in particolare se adeguatamente programmato e adattato alle caratteristiche del paziente.
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5

Fabbroni, Roberto, and Erika Calcei. "Cancro al seno: la TB-Tecnica Bioenergetica secondo il Metodo Summa Aurea® come supporto nella Terapia del Dolore e gestione dell’umore." Scienze Biofisiche 2, no. 1 (June 2021): 1–10. http://dx.doi.org/10.48274/ibi9.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è quello di segnalare casi di interesse specifico che avvalorano l’utilizzo di tecniche o discipline Bionaturali che rientrano in quella che è definita la Medicina Integrativa Informazionale (MII) e nello specifico come la TB-Tecnica Bioenergetica secondo il Metodo Summa Aurea® può essere di aiuto in ambito oncologico. Tale Metodo sposta l’attenzione dalla malattia al paziente e alle sue necessità complessive di Benessere, in una visione unitaria che lo vede nell’insieme delle sue parti: corpo, mente e spirito (Energia-Informata).
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6

Fassino, Secondo. "Aspetti specifici del supporto psicologico nella relazione medico-paziente terminale." Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 923–37. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.868.

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Abstract:
Le comunicazioni medico – paziente, anche non verbali, attivano trasformazioni emotive e poi biologiche, che agiscono sui sistemi di reazione dell’organismo specie nelle fasi terminali della malattia. La reazione psicologica del malato è il risultato di difese regressive e anche progressive fruibili per processi più avanzati di adattamento e di “senso”. Le reazioni psicologiche del medico sono condizionate da difese dall’angoscia e motivazioni inconsce alla professione, tra sentimenti di impotenza e di onnipotenza. La condanna alla sconfitta induce una riformulazione costante del progetto di cura: la morte come oggetto di cura, non solo fine della cura. È richiesto un supporto psicologico specifico al paziente terminale. La strategia è quella dell’accompagnamento del paziente attraverso le fasi della malattia verso la morte, piuttosto che dell’esplorazione dei vissuti profondi di colpa, indegnità, aggressività. Questi aspetti vengono proposti soltanto se il paziente segnala di volerli e poterli affrontare; in genere, occorre favorire un impiego ottimale dei meccanismi di negazione, di scissione e dei bisogni di trascendenza. L’accompagnamento è una “presenza significativa” che considera il transfert di conoscenza, il contratto di non abbandono, i bisogni di significato e di trascendenza, le dinamiche della separazione, la compromissione di identità, ecc. Tali interventi sono attuabili oltre che da psichiatri o psicologi clinici, anche da medici oncologi e infettivologi, purché formati alla “relazione terapeutica”. Il training deve considerare non solo gli aspetti cognitivi, ma soprattutto quelli emotivi e personali, anche in considerazione dei rischi elevati di burn out che ripetuti interventi di questo tipo comportano. Le competenze sui bisogni psicologici del morente sono parte dei metodi della buona pratica clinica: tra i suoi obiettivi c’è anche la qualità della morte.
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Aveni, Francesca. "Organi interni e oggetti interni, la cura di confine." PSICOBIETTIVO, no. 2 (March 2010): 126–30. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002008.

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Abstract:
Il testo č un approfondimento del punto di vista psicoanalitico sul trattamento integrato dei disturbi del comportamento alimentare. Esso offre esempi dei significati psicodinamici sottesi alle relazioni del paziente con l'equipe curante e/o i singoli membri di essa. In particolare si esaminano i rischi e i vantaggi della collaborazione tra psicoterapeuta e medico internista nello specifico setting di cura di queste psicopatologie.
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8

Russo, Gaspare Elios, Tania Gnerre Musto, Massimo Testorio, Anna Rita D’Angelo, Silvia Lai, Barbara Borzacca, Augusto Morgia, et al. "Il consenso informato in aferesi: il punto di vista del nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 30, 2013): S61—S64. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1094.

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Abstract:
L'aferesi ha conosciuto nel tempo, per evoluzione dei materiali d'uso, diversificazione delle tecniche e possibilità di impiego clinico, un progresso tale da rappresentare un presidio terapeutico complesso che richiede specifiche conoscenze e competenze. In Europa, questa attività clinica è stata gestita in maniera poco attenta, tanto che, a oggi, non si riconoscono specifici ambiti di impiego né settori di utenza. Per tale motivo, nel 1993, si è costituito, in seno alla Società Italiana di Nefrologia, il Grappo di Studio dell'aferesi terapeutica. Infatti, in assenza di una specifica o univoca indicazione terapeutica, si rende necessario l'approccio multidisciplinare, che dovrà approdare alla redazione di Linee Guida condivise e a idonei marker di appropriatezza e di efficacia della terapia. Il consenso informato, espressione della volontà del cittadino malato che autorizza il medico a compiere uno specifico trattamento medico-chirurgico, acquisisce un ruolo fondamentale anche nell'ambito dell'aferesi terapeutica. Il medico non ha il “diritto di curare”, ma solo la “potestà” e la “facoltà” di curare su richiesta del paziente, al di fuori dei casi di emergenza. Pertanto, il consenso non è solamente un obbligo deontologico-contrattuale ma l'atto che legittima il trattamento per ogni singolo paziente. Quindi, suggeriamo un percorso standard per l'acquisizione del consenso nell'ambito dell'aferesi.
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Contran, Laura. "Psicoterapia nel pubblico e nel privato. Il punto di vista e l'esperienza di una psicoanalista." PSICOBIETTIVO, no. 3 (February 2011): 17–33. http://dx.doi.org/10.3280/psob2010-003002.

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Abstract:
In questo lavoro si intende prendere in esame la pratica psicoterapeutica dello psicoanalista in un contesto di cura istituzionale e il suo modo di procedere dal punto di vista clinico. Lo specifico della formazione psicoanalitica guida, infatti, il suo approccio al sintomo: ovvero la capacitŕ di mantenere, seppure in unmodificato e allargato, un ascolto in senso analitico. Inoltre, attraverso la descrizione di alcune situazioni cliniche, si vuole evidenziare come i percorsi di cura possano produrre non solo effetti di terapia, ma, nonostante le numerose difficoltŕ, possano divenire l'occasione per il paziente di avvicinarsi all'esperienza di qualcosa che č nell'ordine di una logica dell'inconscio.
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Colucci, Massimiliano. "(Est)etica delle infezioni correlate all’assistenza / (Est)ethics of infections related to assistance." Medicina e Morale 66, no. 4 (October 11, 2017): 457–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.501.

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Abstract:
Le infezioni correlate all’assistenza sono un problema mondiale. Si possono prevenire attraverso programmi di igiene e abitudini corrette, come il lavaggio delle mani. Tra le cause ci sono probabilmente le unghie artificiali e gli anelli. Anche se manca un’evidenza definitiva per sostenere il divieto di indossarli durante la prassi assistenziale, in una condizione di incertezza, la migliore presa di posizione sul piano etico è di agire secondo precauzione. Inoltre, l’estetica può essere considerata un valore in sé, ma nell’ambiente sanitario le scelte estetiche non dovrebbero rappresentare un pericolo per il paziente. L’autonomia dei professionisti sanitari andrebbe perciò bilanciata coi principi di non-maleficenza e giustizia, in una prospettiva relazionale: è una questione di responsabilità verso i pazienti, i colleghi e la comunità. Infine, il professionista sanitario ha un suo specifico essere- in-relazione, che è la relazione di cura. Se un paziente affida se stesso a un professionista sanitario, un autentico valore estetico sta nell’impegno a non diminuirne le possibilità di esistenza. Bellezza, in questo caso, significa la migliore igiene delle mani. ---------- Healthcare-associated infections are a problem worldwide. They can be prevented through hygiene programs and good habits, like hand-washing. Among causes there are probably artificial fingernails and finger rings. Even if there is not a definitive evidence to support the prohibition to wear them during healthcare practice, in a condition of uncertainty the best ethical stance is to act according to precaution. Moreover, aesthetics may be considered as a value in itself, but in a healthcare setting aesthetical choices should not pose a threat to the patient. Therefore, health care professionals’ autonomy should be balanced with non-maleficence and justice principles, in a relational perspective: it is a matter of responsibility towards patients, coworkers, and community as well. Finally, the healthcare professional has a proper being-in-relationship, that is the cure relationship. If a patient entrusts himself to a healthcare professional, an authentic aesthetic value may be the commitment to not decrease the possibilities of patients’ existence. Beauty, in this case, means the best hand hygiene.
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Carta, F., P. Farneti, S. Cantore, G. Macrì, N. Chuchueva, L. Cuffaro, E. Pasquini, and R. Puxeddu. "Sialendoscopy for salivary stones: principles, technical skills and therapeutic experience." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 102–12. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1599.

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Abstract:
La scialoadenite cronica ostruttiva rappresenta una delle più frequenti patologie non-neoplastiche delle ghiandole salivari e la scialoendoscopia è sempre più utilizzata nella sua diagnosi e nel suo trattamento, associata o meno con la litotripsia laser. La scialoendoscopia può essere inoltre associata ad approcci esterni mini-invasivi nelle litiasi troppo voluminose per essere rimosse con un approccio unicamente endoscopico. Il presente articolo riporta l’esperienza delle Cliniche Otorinolaringoiatriche dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, Italia. È stata eseguita un’analisi retrospettiva su 48 pazienti (26 femmine, 22 maschi; età media di 45,3 anni; range 8-83 anni) trattati per patologia cronica ostruttiva delle ghiandole salivari maggiori mediante procedure chirurgiche endoscopiche o combinate da novembre 2010 ad aprile 2016 presso l’Azienda-Ospedaliero-Universitaria di Cagliari. I risultati dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna erano stati precedentemente pubblicati. Gli aspetti tecnici della scialoendoscopia sono stati accuratamente descritti. I pazienti trattati presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari presentavano una patologia unilaterale in 40 casi e bilaterale in 8 casi; sono state trattate 56 ghiandole salivari maggiori (22 sottomandibolari e 34 parotidi). 5 pazienti sono stati sottoposti a scialoendoscopia bilaterale per parotite ricorrente giovanile, 10 per patologia ostruttiva non litiasica e 33 (68,75%) presentavano calcoli salivari (1 paziente presentava una litiasi parotidea bilaterale). Solo 8 pazienti sono stati sottoposti a scialectomia radicale per via esterna (5 scialectomie sottomandibolare e 3 parotidectomie). La chirurgia conservativa nei pazienti con scialoadenite cronica ostruttiva appare efficace e può essere realizzata mediante un approccio puramente endoscopico o combinato, con un’alta percentuale di successo. La procedura richiede una strumentazione adeguata e deve essere eseguita da un chirurgo esperto, che abbia svolto un training specifico scialoendoscopico, in modo da evitare le possibili complicanze maggiori e minori. La scialectomia tradizionale rappresenta la “extrema ratio”, limitata nei casi in cui un approccio conservativo sia risultato inefficace o controindicato.
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Tazza, L., A. Di Napoli, and F. Franco. "Considerazioni su uno studio che confronta l'utilizzo di metodi semiparametrici e parametrici nello studio della sopravvivenza degli accessi vascolari per emodialisi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 4 (January 24, 2018): 38–41. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1498.

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Abstract:
Ravani et al hanno recentemente confrontato la sopravvivenza degli accessi arterovenosi con vasi nativi vs. protesici utilizzando metodi statistici differenti da quelli comunemente usati in letteratura. Quando il fenomeno sotto osservazione (nel caso specifico “il rischio istantaneo di fallimento dell'accesso”) non rimane costante nel tempo ma segue un andamento noto, l'uso dei modelli statistici parametrici può essere in grado di offrire maggiori e più accurate informazioni rispetto ai semiparametrici (regressione di Cox). Le diverse cause di fallimento degli accessi vascolari sono sensibilmente tempo-dipendenti. Inoltre i metodi parametrici consentono di analizzare meglio gli eventi ripetuti per lo stesso soggetto. È il caso del paziente che per fare l'emodialisi richiede un nuovo intervento quando fallisce il precedente. I modelli parametrici permettono una più accurata valutazione dell'effetto fragilità.
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Menenti, Benedetta, and Salvatore Valentino. "L'intervento psicologico in un ambulatorio di displipidemie." PSICOBIETTIVO, no. 2 (March 2010): 103–10. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002006.

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Abstract:
Il lavoro presentato in questo articolo nasce dalla stretta collaborazione, in ambito ospedaliero, tra diverse figure specialistiche, medico e psicoterapeuta. L'intento degli autori č stato quello di valutare la possibile presenza di aspetti psicopatologici in soggetti con diagnosi medica (nello specifico la sindrome metabolica): attraverso un protocollo di ricerca che implica un'accurata visita medica del paziente, un colloquio clinico psicologico e la somministrazione di test psicodiagnostici, gli autori hanno cosě evidenziato la significativa incidenza di disturbi depressivi e/o d'ansia in soggetti affetti da sindrome metabolica. La presente area di indagine si configura, in ambito clinico, quale territorio ancora inesplorato; gli autori sottolineano, pertanto, la necessitŕ di ulteriori studi e la messa a punto di protocolli di intervento che vedano la presenza sinergica di piů specialisti con competenze specifiche.
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Testa, Sara, Ambra Sala, and Alberto Edefonti. "“Qualcosa è cambiato”: il bambino e la dialisi peritoneale, oggi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (February 17, 2014): S61—S63. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.977.

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Abstract:
Nell'ultimo decennio, si è verificato un importante cambiamento della situazione culturale e socio-economica delle famiglie che assistono i bambini che necessitano di dialisi (aumento del numero delle famiglie monoparentali o con genitori separati e delle famiglie di immigrati e incremento della povertà e, quindi, della necessità di lavoro per entrambi i genitori). Vi è stato, inoltre, un aumento dei pazienti con comorbidità severe correlate a prematurità o a sindromi genetiche, ora avviati alla dialisi, contrariamente a quanto si faceva in passato. Si è palesato con maggiore chiarezza il rischio di peritonite sclerosante con un'importante quota di decessi, in parte, ma non completamente, correlata al numero di peritoniti e alla durata della dialisi peritoneale. Nello stesso tempo, si è assistito a un sostanziale miglioramento delle tecniche dialitiche, peraltro maggiormente evidente per le metodiche extracorporee. Per tutti questi motivi, l'assioma degli anni '90 “bambino in dialisi = bambino in dialisi peritoneale” non è più da considerarsi del tutto valido. La scelta della metodica più consona al singolo paziente e alla sua famiglia dipende, quindi, dal lavoro di valutazione di un team multidisciplinare, che consideri attentamente sia gli aspetti clinici del bambino con insufficienza renale cronica terminale sia i fattori psico-sociali ed economici relativi ai vari tipi di trattamento, nello specifico di una determinata famiglia. Solo in questo modo si possono prevenire gli insuccessi terapeutici (dropouts), spesso riportati per alcune categorie di bambini in dialisi peritoneale. La conseguenza di quanto detto, dal punto di vista epidemiologico, è stata, in questi ultimi anni, nel nostro centro, la ridistribuzione della prima scelta di trattamento a favore dell'emodialisi.
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Di Pietro, Maria Luisa, and Maddalena Pennacchini. "La comparsa della bioetica nei Codici di Deontologia medica italiani: profilo storico e analisi dei contenuti." Medicina e Morale 51, no. 1 (February 28, 2002): 29–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.711.

Full text
Abstract:
Negli ultimi anni è divenuto sempre più evidente il legame tra la deontologia medica e la bioetica. La deontologia ha recepito i messaggi della bioetica ed ha abbandonato la funzione di puntuale inventario delle leggi e delle regole attinenti la professione, mentre essa ha acquisito dignità di sostegno e di guida ad una buona pratica medica. Ma questa attenzione è recente, oppure è rintracciabile anche nei vari codici di deontologia medica pubblicati in Italia nel corso del XX secolo? L’analisi dei Codici di Deontologia medica italiani ha messo in evidenza uno specifico interesse per i temi propri della bioetica a partire dal Codice del 1978. Non si tratta, però, solo della scelta dei temi. La riflessione deontologica ha fatto propria anche la metodologia bioetica. Per cui i Codici danno indicazioni sull’agire del medico partendo da un ben preciso riferimento antropologico: il rispetto della persona umana e dei suoi diritti. Ciò nonostante, la soggettività dei diritti non è riconosciuta prima della nascita, quindi sono giustificati sia l’aborto sia le tecniche di fecondazione artificiale. Inoltre, la dignità professionale del medico non è sempre salvaguardata, infatti, in nome del rispetto dell’autonomia, essa viene subordinata alle decisioni del paziente. Questo rappresenta un paradosso dei Codici deontologici, i quali hanno come scopo principale quello di vietare i comportamenti dannosi per il “buon nome” della categoria.
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Berardi, Elisabetta. "La scrittura come gioco e prima cura del trauma." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2021): 124–33. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001008.

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Abstract:
L'autrice racconta un particolare utilizzo della scrittura e, nello specifico, del "giocare" con le parole come mezzo terapeutico o pre-terapeutico, utile per "raffreddare" e affrontare indirettamente aspetti traumatici e talvolta uscire, attraverso la narrazione, dall'identificazione con l'aggressore. La prima esperienza riportata è quella di un atelier proposto a un gruppo di ragazze come un gioco in cui, partendo da disegni, testi autobiografici o stralci di narrativa scelti, il materiale viene fatto girare, di mano in mano, così che dalle mani di ognuno si possa attingere alla propria mente e all'apporto che ne può dare in termini di nuova significazione. Tale modalità, pur permettendo alle diverse significazioni di unirsi e permettendo a ognuno di nutrirsene, permette al contempo a ognuno di proteggersi da un contatto esclusivo e troppo approfondito con materiali psichici molto incandescenti. Nelle altre due esperienze riportate, il rapporto è a due, terapeuta paziente, ma anche in questi casi si utilizza il giocare con le parole, con il loro transito da una mente all'altra per mezzo della concretezza di carta e mani. L'attenzione viene posta in particolare sulla dinamica che si crea nel momento in cui il materiale di qualcuno viene rimaneggiato da qualcun altro, che permette di farsi toccare dal materiale stesso, per poi restituirlo al mittente in una sorta di rêverie mediata dal testo.
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Montecchi, Leonardo. "L'efficacia simbolica dei farmaci." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (May 2012): 85–99. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-001005.

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Abstract:
L'autore mette in evidenza gli aspetti di efficacia del farmaco nel piano del reale, immaginario e simbolico. In particolare, si focalizza su quest'ultimo basato sulla teoria di efficacia simbolica di Levi Strauss. L'importanza del livello simbolico sull'efficacia del trattamento č stata dimostrata in clinica dal lavoro etnopsichiatrico di Georges Devereux e, successivamente, dal suo allievo Tobie Nathan che descrivono l'efficacia della diagnosi ed i rimedi in relazione ai mondi simbolici di appartenenza. Cosě, quando si pensa alla efficacia simbolica di un farmaco si deve focalizzare la nostra riflessione, in primo luogo sul codice culturale che dŕ il significato. Č il codice, ad esempio, che attribuisce il significato di "farmaco" in funzione della cultura di appartenenza e di diverse rappresentazioni simboliche degli stessi. L'autore mostra le diverse rappresentazioni simboliche di farmaco attraverso dati antropologici e casi clinici. Inoltre l'autore presenta uno studio di confronto sulla efficacia dell'MDMA (Extasy) nel quale 19 soggetti, in occasione di un rave party, hanno assunto, in maniera randomizzata, Extasy o placebo. L'analisi degli effetti percepiti ha dimostrato che i due gruppi non erano distinguibili. Questo lavoro dimostra che nella valutazione dell'efficacia di un farmaco č importante considerare il setting in cui viene assunto. In relazione a questo ci sono importanti studi sull'effetto placebo di Fabrizio Benedetti. In conclusione l'autore mostra che nella valutazione di efficacia č essenziale il vincolo che si stabilisce tra terapeuta e paziente, nel contesto di un mondo simbolico specifico.
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Andreula, C. F., P. Ladisa, A. Nella, R. De Blasi, and A. Carella. "La risonanza magnetica nella Neurosarcoidosi." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 6 (December 1994): 899–907. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700609.

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Abstract:
La sarcoidosi è una malattia infiammatoria granulomatosa poco comune, ad eziologia sconosciuta, caratterizzata da abnorme incremento dell'immunità cellulo mediata nei siti di lesione, sotto forma di noduli sarcoidei. Il sesso più colpito è quello femminile con età di insorgenza compresa fra i 20 e i 40 anni. Sono state formulate diverse ipotesi eziopatogenetiche nel tentativo di identificare l'agente capace di coinvolgere i meccanismi responsabili dell'accumulo di linfociti e di macrofagi nella sede di lesione. Oltre alla teoria similtumorale alcuni autori propongono che alla base del processo vi sia un'anomala risposta immunitaria ereditaria e/o acquisita ad uno stimolo virale. Il maggior numero degli studiosi propende per una terza ipotesi che prevederebbe un antigene specifico, la cui eliminazione risulterebbe difficoltosa, innescando una cronica reazione di risposta immunitaria. La diagnosi di sarcoidosi si basa attualmente sulla positività scintigrafica di Gallio 67 con accumulo in sedi polmonari e delle ghiandole salivari accoppiata alla ricerca del SACE (enzima sierico di conversione dell'angiotensina). Il coinvolgimento del Sistema Nervoso Centrale in corso di Sarcoidosi avviene in una percentuale variabile dal 10 al 20% dei casi, talvolta di solo riscontro autoptico. Una sintomatologia d'esordio di tipo neurologico avviene nel 2,5% dei casi. La neurosarcoidosi isolata è rara e costituisce il 5% dei casi. La diagnosi di neurosarcoidosi isolata è spesso difficile per l'impossibilità di giungere ad una diagnosi di certezza non ricorrendo al dato bioptico. Nel SNC le sedi di localizzazione possono essere molteplici, interessando strutture in rapporto alla presenza del sistema reticolo istiocitario, quali il peduncolo vascolare ipofisario, l'ependima, i plessi corioidei, le leptomeningi. Il nostro studio si basa sull'esperienza personale di 7 casi, esaminati mediante RM prima e dopo somministrazione di Gadolinio DTPA. In 5 casi su 7 è stata rilevata la localizzazione del processo a livello dell'asse ipotalamo ipofisario e di tali pazienti 3 presentavano sintomi riferibili alla sede di lesione (diabete insipido, amenorrea, riduzione della libido, obesità). In 3 pazienti sono state rinvenute lesioni meningee a livello del seno cavernoso e della meninge corticale. In 1 paziente infine erano presenti localizzazioni multiple rilevate in successione temporale: peduncolo ipofisario, meninge corticale, epifisi, VII° e VIII° nervo cranico di sinistra e quindi del II° e VIIP° di destra. I rilievi neuroradiologici non sono patognomonici ma mimano lesioni di diversa eziologia nelle sedi succitate. Nella localizzazione al SNC di malattia sarcoidosica sistemica la RM conferma il dubbio clinico di lesioni in sedi tipiche. D'altro canto in assenza di altre localizzazioni la RM ha infatti solo il ruolo di diagnosi di esistenza di lesione. Solo nei casi di scomparsa o riduzione di lesioni meningee e dell'asse ipotalamo ipofisario dopo terapia steroidea mediante un accurato studio longitudinale di immagini, la RM puo' supportare l'ipotesi diagnostica di neurosarcoidosi isolata.
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Porena, Massimo. "Urologia funzionale: Nuove acquisizioni scientifiche al servizio della clinica." Urologia Journal 79, no. 1 (January 2012): 5. http://dx.doi.org/10.1177/039156031207900101.

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Abstract:
Questo seminar monografico di Urologia, dedicato all'urologia funzionale del basso tratto urinario, ospita quattro articoli che aprono a nuove prospettive sulla comprensione della fisiopatologia dei LUTS e del loro trattamento, alla luce delle recenti acquisizioni neurofisiologiche, di imaging e di biologia molecolari. Il progressivo allungarsi della vita media registratosi nell'ultima metà del secolo è destinato a diventare un fenomeno caratteristico della nostra epoca, portando all'attenzione dell'urologo nuovi contesti precedentemente considerati di scarso rilievo. L'intera comunità scientifica, e la comunità urologica nello specifico, appare oggi unanime nel considerare necessario incrementare i propri sforzi verso un costante supporto verso la qualità di vita. Questa volontà è particolarmente evidente per quelle patologie, come i disturbi del baso tratto urinario, che non minacciano direttamente la quantità di vista del singolo soggetto, ma minano profondamente la sua realizzazione individuale e sociale determinando profonde alterazioni qualitative. Succede così che dopo aver saputo opporsi con efficacia e prontezza inaspettate all'attacco di patologie infettive e neoplastiche, l'urologo si confronta oggi con altre sfide. I quattro lavori presentati in questo volume testimoniano l'impegno e il contributo dell'urologia funzionale italiana che con instancabile dedizione alla causa della salute dei propri pazienti, verso le patologie funzionali del basso tratto urinario. La comprensione che l'urotelio, in passato considerato alla stregua di una semplice barriera fisica, che separava le urine dal corpo, partecipi alla regolazione neurologica periferica del riflesso minzionale, che cellule epiteliali assumano la capacità di svolgere un ruolo sensorio afferenziale e che da questo ne derivi una nuova prospettiva terapeutica, rappresentano i principali avanzamenti nella gestione del paziente con vescica neurologica. Se in passato la correzione anatomia del difetto/descensus degli organi pelvici costituiva la prima ed unica soluzione, oggi siamo consapevoli che la correzione anatomica è un momento chirurgico che deve guardare ed ottenere un miglioramento dei sintomi. I quattro lavori, scritti da autori il cui valore è riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, ci fanno comprendere come l'aumento dei valori relativi agli anni di vita media nei paesi più industrializzati sia un bene incompleto se non è accompagnato da un miglioramento della qualità di vita stessa delle persone. Come urologi, abbiamo motivi di ritenere — certo ognuno potrà considerare dentro di sé quanto tutto ciò sia reale — che la tutela della qualità di vita rappresenti il problema di primaria ed imprescindibile importanza in ogni nostro reparto ed è per questo che siamo orgogliosi di ospitare su Urologia un contributo clinico-scientifico in tal senso.
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Stame, Nicoletta. "Come concepire la politica, come valutarla." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (May 2010): 57–74. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-001004.

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Abstract:
Recenti dibattiti sulla Evidence-Based Policy hanno discusso le sue ipotesi metodologiche su come stabilire l'evidenza, e cioč la gerarchia della robustezza dei metodi nella valutazione degli effetti dele politiche. Minore attenzione č stata dedicata al modo in cui una politica č concepita all'interno di questo approccio, vale a dire come trattamento somministrato ad un paziente (target), al fine di ottenere uno specifico risultato, con l'obiettivo poi di essere generalizzato. Questa concezione si esprime in un quadro epidemiologico come ambito disciplinare, e presuppone un'analisi controfattuale come gold standard, che ignora il processo decisionale e di attuazione, e il ruolo degli stakeholders. Sia questo modo di concepire la politica, che quello di affrontare le diverse fasi del ciclo delle decisioni politiche sono in contrasto con altre metodologie basate su differenti presupposti disciplinari e teorici, in gran parte provenienti dalle scienze politiche. Gli approcci basati sulla "razionalitŕ sinottica" considerano le politiche come interventi basati su una logica di obiettivi-mezzi-risultati, prendendo in considerazione le tre fasi, come momenti separati, e seguono una valutazione basata sugli obiettivi (goal-oriented evaluation). Gli approcci basati sulla "razionalitŕ incrementale" guardano alle politiche come ad un insieme di relazioni complesse che si sviluppano durante l'implementazione, durante la quale le politiche vengono ri-definite. I diversi approcci sono confrontati sulla base del loro modo di considerare ciň che accade durante il processo decisionale, l'attuazione del programma e la valutazione; qual č il significato di valutare gli effetti (causalitŕ), il loro modo di affrontare il contesto, e il modo in cui consentono la partecipazione dei beneficiari.
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De Berardinis, Massimo. "A proposito di complementaritŕ: psicoterapia e trattamento psicofarmacologico." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (May 2012): 101–13. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-001006.

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Abstract:
In questo articolo l'autore descrive ed analizza alcuni aspetti della relazione tra paziente, sintomo, farmaco, terapeuta e contesto, osservati dall'interno di un setting psicoterapeutico di gruppo che include il trattamento psicofarmacologico. In particolare si sottolinea come il farmaco, oltre a svolgere la sua azione specifica a livello biochimico, produca effetti anche sul piano psicodinamico, riuscendo per esempio ad interferire sui fenomeni di dipendenza che caratterizzano il rapporto tra pazienti, terapeuti e malattia. Allo stesso modo anche il concetto di "efficacia" del trattamento farmacologico, viene relativizzato e reinterpretato alla luce delle valenze rappresentate dalla implicazione che paziente e terapeuta hanno rispetto al contesto istituzionale e transferale della cura.
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Gagliardi, Irene, Sabrina Chiloiro, Antonella Giampietro, Antonio Bianchi, Maria Chiara Zatelli, and Maria Rosaria Ambrosio. "L’acromegalia nell’anziano." L'Endocrinologo 22, no. 3 (May 13, 2021): 213–17. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00864-x.

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Abstract:
SommarioUn aumento del numero di pazienti acromegalici anziani è atteso nei prossimi anni grazie ai miglioramenti apportati in campo diagnostico e terapeutico. La diagnosi di acromegalia nell’anziano può risultare insidiosa a causa di quadri clinici sfumati che possono sovrapporsi alle manifestazioni tipiche dell’invecchiamento. Non esistono criteri diagnostici specifici per l’anziano. La chirurgia si è dimostrata efficace e relativamente sicura anche nel paziente anziano che, tuttavia, presenta una buona risposta agli analoghi della somatostatina.
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Eusebi, Luciano. "Il diritto penale di fronte alla malattia." Medicina e Morale 50, no. 5 (October 31, 2001): 905–28. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.736.

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Abstract:
Viene discusso il ruolo del consenso rispetto alla qualificazione giuridicopenale del trattamento medico-chirurgico. Si sostiene che il principio di autodeterminazione non può costituire unico criterio orientativo per risolvere le problematiche etiche e giuridiche oggi emergenti in ambito biomedico, configurandosi altrimenti il pericolo di una medicina puramente contrattualistica e difensiva, ovvero concepita non come scienza (umana), ma come mero insieme di abilità tecniche. Sono in questo senso evidenziate varie situazioni in merito alle quali il riferimento al consenso è impossibile o inadeguato. Si mette in luce, del resto, come sia coessenziale al concetto moderno di democrazia il confronto teso a definire convergenze su ciò che risulti fondamentale per la tutela della dignità umana, e dunque a definire linee-guida condivise circa settori di attività particolarmente delicati. In particolare vengono sviluppate motivazioni pertinenti anche in un contesto laico e pluralista al fine di mantenere fermo il divieto giuridico dell’eutanasia sia passiva che attiva, nell’ottica di un approccio solidaristico alla sofferenza: approccio che dalle normative favorevoli all’eutanasia risulta inevitabilmente compromesso. In questo senso, è individuato un limite intrinseco al diritto nell’impossibilità di autorizzare giuridicamente una relazionalità inter-soggettiva – come quella fra medico e paziente – giocata per la morte. La questione dell’eutanasia viene tenuta distinta, ovviamente, dai problemi attinenti all’accanimento terapeutico e alla proporzionalità dell’intervento medico. In rapporto alla permanente validità giuridica del principio di indisponibilità della vita uno specifico approfondimento è dedicato all’interpretazione dell’art. 32, 2° comma, della Costituzione italiana. Sono altresì presi in considerazione problemi concernenti i soggetti incapaci, il ruolo della norma sullo stato di necessità, i compiti assolti dai comitati etici ospedalieri (anche con riguardo alla responsabilità dei relativi membri) e la necessità di nuovi modelli giuridici intesi alla prevenzione degli eventi medici “avversi”.
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Sileno, Giuseppe, Teresa Rampino, Gianluca Marchi, Maria Luisa Scaramuzzi, Gianluca Fasoli, Francesca Montagna, Antonio Dal Canton, and Pasquale Esposito. "Trattamento del danno renale da iperbilirubinemia mediante plasma adsorbimento/perfusione." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (February 10, 2013): 228–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1042.

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Abstract:
L'iperbilirubinemia severa si associa spesso al danno renale acuto (AKI), soprattutto in pazienti con livelli di bilirubinemia pari a 20–25 mg/dL. Considerando la potenziale tossicità renale della bilirubina, è possibile che la rimozione di tale sostanza dal plasma rappresenti un modo per migliorare la funzione renale nei pazienti con AKI associato a iperbilirubinemia. Qui presentiamo il caso di un uomo di 47 anni, ricoverato per ittero ingravescente e ascite. All'anamnesi il paziente presentava una mielofibrosi idiopatica, associata a epatopatia con valori di bilirubina stabili intorno ai 4 mg/dL. Al momento del ricovero, la bilirubinemia era pari a 45 mg/dL, con valori di creatininemia di 2.1 mg (valore precedente 0.7 mg/dL). La biopsia epatica mostrava un quadro di severa colangite linfogranulocitaria. Per il peggioramento del quadro ematochimico (bilirubinemia 59.7 mg/dL e creatininemia 4 mg/dL), una volta escluse cause funzionali di insufficienza renale e la sindrome epato-renale, sospettando un danno renale da iperbilirubinemia, abbiamo iniziato il trattamento con plasma adsorbimento/perfusione (PAP). Tale metodica si basa sulla rimozione selettiva della bilirubina dal plasma mediante una specifica resina adsorbente. Dopo il trattamento, si assisteva a una riduzione dei livelli di bilirubina sierica fino a 24 mg/dL, associata a un significativo miglioramento della funzione renale. Tuttavia, circa dieci giorni dopo l'inizio della PAP, il paziente decedeva per shock settico. Questo caso rappresenta un'ulteriore prova della potenziale nefrotossicità della bilirubina, suggerendo che la PAP potrebbe essere una valida opzione terapeutica nei pazienti con danno renale acuto secondario a iperbilirubinemia.
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Belcastro, Vincenzo, and Paolo Calabresi. "Indicazioni per la terapia antiepilettica del disabile grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 43–48. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003007.

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Abstract:
Il trattamento farmacologico dei pazienti gravemente disabili affetti da epilessia presenta difficoltŕ peculiari, dovute sia all'incapacitŕ del soggetto di riferire puntualmente i sintomi e gli eventuali effetti collaterali della terapia sia alla carenza di trial specifici in letteratura. Per il primo problema č fondamentale la mediazione dell'operatore/educatore che, grazie alla sua costante vicinanza al paziente, puň riferire i segni diretti e indiretti di interesse clinico. Il farmaco da somministrare deve essere scelto in base al tipo di crisi, valutando anche i possibili effetti collaterali gravi e irreversibili. Nel presente contributo vengono brevemente commentati i vantaggi e i rischi connessi alla somministrazione dei nuovi farmaci antiepilettici, richiamando anche le raccomandazioni contenute in alcuni recenti lavori pubblicati sulle riviste "Neurology" e "Seizures". Viene poi argomentato alla luce di nuove ricerche il concetto di refrattarietŕ alla terapia antiepilettica. Infine l'Autore riporta un caso di netto peggioramento della sintomatologia comiziale in rapporto alla somministrazione di carbamazepina, che teoricamente risultava indicata nel paziente in questione.
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Lambruschi, Furio. "La gestione della relazione terapeutica in un'ottica cognitivo-costruttivista ed evolutiva." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 45 (January 2020): 41–66. http://dx.doi.org/10.3280/qpc45-2019oa8987.

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Abstract:
Nel presente articolo la relazione psicoterapeutica è considerata in una prospettiva costruttivista, evolutiva e interpersonale. Si propone un modello a tre assi del funzionamento umano, che rende conto delle diverse possibili organizzazioni del sé e delle loro possibili declinazioni su livelli diversi di funzionamento metacognitivo. Per ogni asse vengono quindi descritti i diversi possibili criteri di osservazione e di utilizzo clinico della relazione terapeutica. Su un primo asse viene valorizzata la consapevolezza nel terapeuta riguardo allo stile di regolazione emotiva e alla organizzazione dei sistemi di memoria proprio e del paziente in vista di una loro adeguata sintonizzazione e complementarietà nelle diverse fasi del processo psicoterapeutico. Sul secondo asse, si sottolinea come il lavoro di riparazione delle inevitabili rotture dell'alleanza di lavoro vada costantemente riportato agli specifici temi dolorosi e ai significati personali caratteristici del paziente da un lato e del terapeuta dall'altro. Sul terzo asse, vengono evidenziati i caratteristici modelli interpersonali dei pazienti con forti limitazioni nelle funzioni metacognitive insieme ad alcune attenzioni da porre nella gestione dei relativi cicli interpersonali.
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Fatigante, Marilena, Cristina Zucchermaglio, Francesca Alby, and Mariacristina Nutricato. "La struttura della prima visita oncologica: uno studio conversazionale." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (January 2021): 53–77. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-001005.

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Abstract:
La prima visita in oncologia è un evento istituzionale (Drew e Heritage, 1992) altamente complesso sia per medico che per paziente e accompagnatori coinvolti. Il lavoro presenta uno studio conversazionale su un corpus di prime visite oncologiche volto all'esame delle distinte fasi che compongono questo evento. Il corpus di dati è costituito da 36 video registrazioni di visite oncologiche, condotte da due oncologi senior in due differenti ospedali romani. Lo stu-dio aderisce alla prospettiva teorico-metodologica dell'Analisi Conversazionale (Schegloff, 2007), in particolare applicata al contesto medico (Heritage e Maynard, 2006). A partire da indicatori empirici discorsivi e multimodali, sono state identificate 8 fasi attraverso le quali, con diverse durate e complessità, si realizza la visita oncologica: Apertura, Anamnesi, Presentazio-ne della malattia, Stadiazione, Indicazione di trattamento, Prescrizioni e Chiusura. L'analisi qualitativa mostra come paziente e accompagnatore si orientino ai passaggi tra fasi distinte, cooperando con il medico ad assolvere la specifica agenda di attività della visita. Sono discusse le implicazioni dello studio per la ricerca e la comprensione delle forme di partecipazione e strategie di empowerment disponibili ai pazienti per fronteggiare la complessità comunicativa dell'incontro con l'oncologo e ridurre possibili stati d'ansia che si associano a questo evento.
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Petrasso, Ylenia, Marco Straccamore, Edoardo Bottoni, Simone Cappelletti, Paola Antonella Fiore, and Costantino Ciallella. "Medical prescription vs defensive medicine: Results of a questionnaire answered by members of the Latina Board of Physicians, Surgeons and Dentists." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia 22, no. 1-2-3 (December 27, 2017): 39–43. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2017.13.

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Abstract:
“Defensive Medicine” is intended as health practitioners’ behaviour aimed at limiting any medical - legal disputes and in addition to limiting a doctor’s responsibilities; specifically, DM is implemented by prescribing diagnostically useless tests, or by avoiding procedures that are potentially beneficial for the patient, but burdened by risk. The final effect of this medical conduct is to nullify the efficiency of health care, as well as increase times and costs. Our Group asked doctors registered with the Professional Board of Latina to answer a questionnaire aimed at investigating the perception of this issue and their behaviour in this regard, both in terms of prescriptions and insurance coverage. The results show a general attitude of distrust towards a disputed doctor and a series of behaviours aimed at avoiding such situations; the doctors interviewed asked for increased protection and less pressure in order to better carry out their work. ---------- Per “Medicina Difensiva” si intende una condotta, posta in essere dal personale sanitario, volta a limitare eventuali contenziosi medico – legali e finalizzata a limitare le responsabilità del medico; nello specifico, la MD si realizza attraverso prescrizione di esami inutili dal punto di vista diagnostico, ovvero tramite evitamento di procedure potenzialmente benefiche per il paziente, ma gravate da rischio. L’effetto finale di questa condotta medica è quello di vanificare l’efficienza dell’operato sanitario, aumentandone anche tempistiche e costi. Il Nostro Gruppo ha somministrato ai medici iscritti presso l’Ordine Professionale di Latina un questionario, volto ad indagare la percezione del problema esposto e il comportamento adottato a riguardo, sia in termini di prescrizioni che di copertura assicurativa. I risultati mostrano un atteggiamento generale di diffidenza nei confronti del contenzioso medico ed una serie di comportamenti volti ad evitare tali situazioni; i medici intervistati richiedevano una maggior tutela e una minore pressione, al fine di svolgere al meglio il proprio operato. ---------- “Medicina Defensiva” significa un comportamiento llevado a cabo por el personal de salud, dirigido a limitar cualquier disputa médicolegal y dirigido a limitar las responsabilidades del médico; específicamente, la MD se lleva a cabo prescribiendo pruebas innecesarias desde el punto de vista del diagnóstico, o evitando procedimientos que son potencialmente beneficiosos para el paciente, pero cargados por el riesgo. El efecto final de esta conducta médica es anular la eficacia de la atención médica, lo que también aumenta el tiempo y los costos. Nuestro Grupo ha entregado a los doctores inscritos en la Orden Profesional de Latina un cuestionario, dirigido a investigar la percepción del problema expuesto y el comportamiento adoptado al respecto, tanto en términos de prescripciones como de cobertura de seguro. Los resultados muestran una actitud general de desconfianza hacia el conflicto médico y una serie de comportamientos dirigidos a evitar tales situaciones; los médicos entrevistados requieren una mayor protección y menos presión, para realizar mejor su trabajo.
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Ruggeri, Mirella, Rosa Dall'Agnola, and Giulia Bisoffi. "La misurazione delle aspettative e della soddisfazione dei pazienti e dei loro familiari nei confronti dei servizi psichiatrici territoriali: la validazione della VECS e della VSSS. 2. Sensibilità e validità di contenuto." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no. 3 (December 1993): 191–98. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007016.

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Abstract:
RiassuntoScopo - Studiare la sensibilità e la validità di contenuto di due strumenti recentemente sviluppati dal nostro gruppo per la misurazione multidimensionale delle aspettative e della soddisfazione dei pazienti e dei loro familiari nei confronti dei servizi psichiatrici territoriali: la Verona Expectations for Care Scale (VECS) e la Verona Service Satisfaction Scale (VSSS). Strumenti - La VECS e la VSSS sono costituite da alcune domande a risposta libera e da un questionario di 82 items che indaga in maniera multidimensionale l'interazione degli utenti con i servizi psichiatrici. Setting - Il servizio psichiatrico di Verona-Sud. Soggetti - Sono stati selezionati per la somministrazione della VECS e della VSSS: a) tutti i pazienti che, secondo i dati del Registro Psichiatrico dei Casi, risultavano vivere con i familiari nell'area di Verona-Sud ed aver avuto almeno 18 contatti con il servizio nei tre anni precedenti l'intervista; b) il familiare che, in tale periodo, si è maggiormente occupato di ciascun paziente. Risultati - È stata dimostrata una maggiore sensibilita del questionario VECS e VSSS nell'individuare le aspettative e l'insoddisfazione degli utenti rispetto ad un'intervista libera ed una maggiore sensibilità di una misurazione multidimensionale e riguardante contenuti setting-specifici rispetto ad una monodimensionale sulla soddisfazione globale. Lo studio delle distribuzioni di frequenza e l'analisi della varianza hanno dimostrato che la VECS e la VSSS possiedono buona sensibilità nei misurare variability sia fra i soggetti che fra le dimensioni che costituiscono il questionario. L'analisi combinata delle risposte libere e delle risposte strutturate ha dimostrato che la VECS la VSSS possiedono una buona validità di contenuto, secondo le opinioni dei pazienti e dei loro familiari; la struttura multidimensionale del questionario è stata determinante nei garantire la validita della misurazione. Conclusion - I dati presentati in questo e nell'articolo precedente dimostrano che è possibile misurare parametri soggettivi dell'interazione degli utenti con i servizi psichiatrici, quali le aspettative e la soddisfazione, in manie- ra accettabile, riproducibile, sensibile, valida e che la VECS e la VSSS possiedono buone proprieta psicometriche.
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Marin, Francesca. "Il fine vita e l’attribuzione di responsabilità morale / The end of life and the ascription of responsibility." Medicina e Morale 66, no. 5 (December 20, 2017): 617–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.510.

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Abstract:
L’odierno dibattito bioetico sulle questioni del fine vita sembra ancora caratterizzato da alcuni nodi problematici in merito alla responsabilità morale. Per esempio, certi approcci di stampo utilitaristico conferiscono a un medico che pratica l’eutanasia la medesima responsabilità morale attribuibile a chi non avvia o sospende dei trattamenti di sostegno vitale. Chiamiamo questo come l’argomento della “sempre uguale responsabilità”. La prospettiva opposta alla precedente riguardo all’attribuzione di responsabilità ritiene invece che vi sia una differenza morale assoluta tra uccidere e lasciar morire. Si definisca tale tesi nei seguenti termini: “mai la medesima responsabilità”. Dopo aver sottolineato come l’argomento della “sempre uguale responsabilità” equipari erroneamente all’eutanasia il non avvio o la sospensione dei trattamenti, l’articolo evidenzia le implicazioni sull’attribuzione di responsabilità derivanti sia dal rifiuto sia dalla difesa incondizionata della distinzione uccidere/lasciar morire. Nello specifico, mentre la tesi della “sempre uguale responsabilità” conduce a un’iper-responsabilizzazione del medico, l’altro argomento (“mai la medesima responsabilità”) ottiene l’effetto opposto, cioè de-responsabilizza l’agente morale. Richiamando altre distinzioni morali, il paper suggerisce quindi un approccio intermedio che distingue da un lato la causa dalle condizioni, dall’altro i doveri negativi da quelli positivi. Infine, attraverso la distinzione tra lasciar morire colpevole e lasciar morire per il bene del paziente, si rileva come in alcuni casi il lasciar morire sia moralmente equiparabile all’uccidere. Di conseguenza, affrontare le questioni del fine vita per attribuire la responsabilità significa confrontarsi con la complessità dell’agire morale, ma, per evitare approcci riduttivi, è necessario mantenere tutte le distinzioni appena menzionate. ---------- Nowadays the bioethical debate on end-of-life issues seems to still be characterized by some problematic interpretations of moral responsibility. For example, within certain utilitarian approaches, the same moral responsibility is ascribed to a physician who practices euthanasia and to another who withholds or withdraws life-sustaining treatments. Let’s call this point of view “the always equal argument”. An opposite approach to the ascription of responsibility emerges from the thesis that there is an absolute moral distinction between killing and letting die. Let’s call this thesis “the never equal argument”. After showing that the always equal argument erroneously describes the act of withholding or withdrawing treatments such as euthanasia, the paper addresses the implications that both a rejection and an unconditional defense of the killing/letting distinction could have in the ascription of responsibility. To specify, it is argued that while the always equal argument calls for an over-responsibility of the physician, the never equal argument leads the agent to take less responsibility for his actions. By referring to other moral distinctions, the paper then suggests an intermediate position that addresses the relevance of the distinctions between cause and conditions and between negative and positive duties. Finally, by the distinction between morally culpable letting die and letting die for the patient’s good, it is argued that in some cases letting die is morally equivalent to killing. Ascribing responsibility at the end of life thus means struggling with the complexity of moral acting, but maintaining all these distinctions is necessary to avoid reductive approaches.
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Sebastiani, Giuseppe, and Annalisa Falcone. "Cultura e pratica psichiatrica nella medicina di base. Una indagine sui medici di Bari." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no. 3 (December 1993): 205–10. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000703x.

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Abstract:
RiassuntoScopo - Fornire informazioni sui rapporti tra medicina generale e psichiatria nelFItalia meridionale, facendo luce su attitudini, opinioni e comportamenti dei medici di base inerenti a problemi e situazioni di carattere psichiatrico o, in generale, emotivo. Disegno - Invio di un questionario contenente domande sulla gestione dei pazienti portatori di problemi psicologico/psichiatrici in relazione alle variabili demografiche e di formazione professionale dei medici stessi. Setting - Medicina di base di Bari. Principali misure utilizzate - Confronto fra le caratteristiche dei medici che hanno risposto al questionario e quelle della popolazione totale mediante il test del chi-quadrato nonché percentuali di risposte alle varie domande. Risultati - Ha restituito il questionario circa il 20% dei medici, fra i quali il numero di soggetti in possesso di specializzazione(-i) è significativamente maggiore che nella popolazione totale. Le attività formative in campo psichiatrico, ritenute necessarie dal 94% dei partecipanti, sono peraltro piu regolarmente praticate da non oltre il 13% degli stessi. Il 56% dei medici stima la morbilità psichiatrica nel 10-30% delle visite. Soltanto il 19% dei partecipanti è d'accordo nel considerare la legge 180 «un salto di qualita nell'assistenza del paziente psichiatrico». Il 53% dei medici inviano i pazienti allo psichiatra in meno del 10% dei casi (il 60% delle volte per problemi di tipo ansioso-depressivo). Nel 25% circa dei disturbi psicosomatici vengono prescritti antispastici, mentre «cerebroattivi» e «ricostituenti» sono utilizzati rispettivamente nel 75 e 23% delle condizioni di astenia psichica e scadimento della performance intellettuale. Conclusioni - La bassa percentuale di medici che hanno risposto al questionario limita la generalizzabilità dei dati ottenuti. In base al campione raccolto sembrano comunque doversi sottolineare la percezione della difficoltà di gestire il disagio emotivo (peraltro di comune riscontro nella pratica quotidiana), l'esigenza di disporre di piu ampie opportunita di formazione specifica e di coUaborazione con gli psichiatri (a fronte della scarsa integrazione attuale) e la necessità di una maggiore razionalizzazione dei trattamenti farmacologici.
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Giordano, L., D. Di Santo, E. Crosetti, A. Bertolin, G. Rizzotto, G. Succo, and M. Bussi. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 403–7. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-769.

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Abstract:
Al giorno d’oggi le laringectomie parziali orizzontali (OPHLs) rappresentano un’alternativa ben consolidata per il trattamento dei tumori della laringe. La particolarità di questa chirurgia è rappresentata dalla possibilità di modulare, anche intraoperatoriamente, l’intervento sulla base di una eventuale estensione della malattia. Tuttavia una OPHL è una procedura non semplice da comprendere: esistono diversi tipi di intervento e la possibilità di modulazione di quest’ultimo può provocare confusione e perdita di aderenza al piano terapeutico da parte del paziente. Allo stesso tempo, sebbene il tipo di intervento e le possibili estensioni, compresa la laringectomia totale, dipendano strettamente dalla specifica estensione della lesione di ogni paziente, si sente la necessità di poter disporre di un unico modulo di consenso informato, che racchiuda al suo interno ogni possibilità. Dopo una revisione della letteratura riguardo il Consenso Informato, proponiamo una Brochure Informativa ed un unico Modello di Consenso per le OPHLs. La brochure informativa risulta di facile lettura per il paziente, e ha lo scopo di rispondere a qualsiasi dubbio egli abbia sulla procedura. Al suo interno ci sono capitoli riguardanti il sistema delle OPHL con una speciale attenzione sulla modularità dell’intervento, l’anatomia e la fisiologia della laringe, lo scopo, le indicazioni e le alternative alla chirurgia, infine le complicanze e la fisiologia della laringe operata. Il Modello di Consenso è scritto in forma modulare: il chirurgo è chiamato a definire la specifica estensione della malattia, ad indicare il tipo di OPHL prescelto e ha la possibilità di mettere in evidenza le possibili estensioni chirurgiche tipiche di ogni paziente. Il nostro scopo, fornendo questi moduli sia in Italiano che in Inglese, è quello di ottimizzare l’alleanza medico-paziente, raggiungendo il massimo accordo riguardo la procedura e cercando di limitare ogni possibile incomprensione e contenzioso medico-legale.
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Maina, Giuseppe, Patrizia Vaschetto, Simona Ziero, Rossella Di Lorenzo, and Filippo Bogetto. "The post partum as specific risk factor for the onset of obsessive-compulsive disorder: clinical- controlled study." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 2 (June 2001): 90–95. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005169.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Lo studio si propone di indagare, tra gli eventi psicosociali stressanti, l'esistenza di un fattore di rischio specifico per l'esordio del disturbo ossessivo-compulsivo nelle donne (DOC). Disegno – Studio clinico controllato. Setting – Servizio per i disturbi depressivi e d'ansia, Clinica Psichiatrica, Università di Torino. Metodo – Sono state inserite nella ricerca 29 pazienti di sesso femminile con diagnosi attuale di DOC secondo i criteri del DSM-IV. Tale popolazione è stata confrontata con 2 gruppi di controllo: 29 donne sane appaiate per caratteristiche sociodemografiche alle pazienti ossessive e 29 pazienti di sesso femminile con diagnosi attuale di bulimia nervosa appaiate per età, età d'esordio, scolarita e stato civile al gruppo di studio. A tutte le donne incluse nell'indagine è stata somministrata l'lntervista Clinica Strutturata per il DSM III-R (SCID) per la valutazione dei disturbi di Asse I e I'Interview for Recent Life Event di Paykel per I'individuazione dei life-events nei 12 mesi precedenti l'esordio del disturbo (e negli ultimi 12 mesi per le donne sane). Inoltre, alle pazienti ossessive è stata somministrata la Yale- Brown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS) e alle pazienti bulimiche la Eating Disorder Inventory(EDI). Risultati – Sia la frequenza che la gravità degli eventi psicosociali stressanti non sono risultate significativamente differenti nei tre gruppi. La valutazione della prevalenza dei singoli eventi ha messo in evidenza che il life-event “nascita di un figlio vivo per la madre” era significativamente più frequente nelle pazienti ossessive. Conclusioni – Lo studio ribadisce in primo luogo quanto avevamo osservato in una precedente ricerca: tra gli eventi psicosociali stressanti, riscontrati nell'anno precedente l'insorgenza del DOC, solo il post partum costituisce un fattore di rischio per l'esordio del disturbo nella popolazione femminile rispetto ai controlli sani. In secondo luogo, tale ricerca porta ulteriori evidenze a favore dell'importanza e specificità di questa associazione, mostrando che non in tutte le patologie psichiatriche il post partum è un fattore di rischio per l'esordio.
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Galeotti, P. "Il ruolo dell'infermiere in ambulatorio di nefrologia." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 50–56. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1174.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è quello di definire la figura dell'infermiere dell'Ambulatorio di Nefrologia in relazione a tutte le attività infermieristiche svolte dalla prima visita del paziente al follow-up. Una figura infermieristica complessa che, oltre alla formazione di base deve aver acquisito una cultura nefrologica specifica sia attraverso l'esperienza che attraverso la formazione continua. Vengono definite le aree di competenza nefrologica: educazione alla salute, prevenzione delle complicanze nei diversi stadi della MRC, assistenza alla ricerca clinica, idoneità al trapianto e follow-up. Particolare importanza viene data alla multidisciplinarietà, al lavoro in team per garantire al paziente e alla famiglia la presa in carico globale per tutto il percorso di cura e di uscita dalla malattia. Viene inoltre sottolineato che maggiore attenzione e sorveglianza nella prevenzione e nel processo di donazione da vivente portano nel tempo risparmio per il sistema sanitario nazionale e qualità di vita migliore per l'intero nucleo familiare dal paziente. (sian) (nursing)
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Montali, Francesca. "L'efficacia dei trattamenti psicologici dei pazienti dipendenti da cocaina." S & P SALUTE E PREVENZIONE, no. 51 (February 2009): 63–75. http://dx.doi.org/10.3280/sap2008-051003.

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Abstract:
- La presente rassegna intende esplorare i piů recenti contributi provenienti dalla letteratura Europea ed Americana rispetto all'efficacia dei trattamenti psicologici specifici per pazienti dipendenti da cocaina. La validitŕ dei modelli di trattamento sarŕ messa a confronto con le problematiche specifiche della popolazione dei pazienti cocainomani.
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Perrotta, Luigi Antonio. "Emergenze interne ed emergenze esterne: il caso di Dorian." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2020): 114–25. http://dx.doi.org/10.3280/psp2020-002007.

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Abstract:
L'emergenza ha richiesto risposte a condizioni inedite e impreviste. I cambiamenti che hanno travolto la coppia analitica sono stati diversi, hanno attivato dinamiche psichiche complesse, mobilitato fantasmatiche peculiari e sollecitato aspetti psicopatologici specifici di ciascun paziente. Dal timore del cambiamento di setting, alla speranza di man-tenimento di un legame, ancora più fondamentale in un momento criti-co simile, la priorità è stata preservare uno spazio di contenimento e di lavoro di angosce primitive esponenzialmente cresciute e condivise in maniera simmetrica anche con l'analista. Il contributo, attraverso una situazione clinica emblematica, descrive l'irrompere di aspetti esterni, legati all'emergenza, e di come essi abbiamo mobilitato aspetti interni del paziente, incidendo sul processo terapeutico già in corso.
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Capaccio, P., M. Gaffuri, V. Rossi, and L. Pignataro. "Sialendoscope-assisted transoral removal of hilo-parenchymal sub-mandibular stones: surgical results and subjective scores." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 122–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1601.

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Abstract:
Come si evince dall’analisi della letteratura, l’approccio transorale ai calcoli prossimali e ilo-parenchimali della ghiandola sottomandibolare rappresenta una valida alternativa alla scialoadenectomia tradizionale. Lo scopo di questo studio è quello di valutare i risultati chirurgici, ecografici e soggettivi di questa tecnica conservativa. Tra Gennaio 2003 e Settembre 2015 sono stati trattati con l’approccio transorale scialoendoscopico-assistito 479 pazienti affetti da calcoli ilo-parenchimali sottomandibolari palpabili, non mobili, di dimensioni superiori ai 7 mm. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un follow-up clinico, ecografico e ad una valutazione soggettiva dell’outcome chirurgico per mezzo di un apposito questionario somministrato attraverso un’intervista telefonica. Il successo chirurgico definito come completa asportazione del calcolo ilo-parenchimale è stato ottenuto in 472 pazienti (98.5%); in sette casi (1.5%) si è verificato un insuccesso chirurgico, riguardante esclusivamente calcoli parenchimali puri. Un anno dopo l’intervento chirurgico, 408 pazienti (85.1%) non riferivano più sintomi ostruttivi, 59 pazienti (12.3%) riferivano sintomi ostruttivi ricorrenti e 12 (2.6%) infezioni ricorrenti. Dei 54 pazienti (11.2%) affetti da litiasi sottomandibolare ricorrente, 52 sono stati sottoposti ad una seconda procedura terapeutica, nello specifico in 29 casi a scialoendoscopia, in 2 casi a litotrissia pneumatica intracorporea, in 8 casi a chirurgia transorale, in 6 casi ad un ciclo di litotrissia extracorporea, in 7 casi a scialoadenectomia sottomandibolare. La maggior parte dei pazienti (75.2%) ha riferito un dolore post-chirurgico di grado lieve. Al termine del follow-up, i sintomi riferiti da 454 pazienti (94.8%) erano migliorati dopo il secondo trattamento e la ghiandola sottomandibolare affetta era stata preservata nel 98.5% dei casi. La chirurgia transorale scialoendoscopico-assistita dei calcoli ilo-parenchimali della ghiandola sottomandibolare rappresenta un’opzione terapeutica sicura, efficace e conservativa e la preservazione del dotto e del parenchima ghiandolare permette di esplorare il sistema duttale attraverso l’ostio naturale in caso di ricorrenza della patologia. L’utilizzo combinato dell’approccio transorale e delle altre tecniche mini-invasive permette di trattare con successo la maggior parte dei pazienti affetti da litiasi ilo-parenchimale sottomandibolare.
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Oddon, P. A., M. Montava, F. Salburgo, M. Collin, C. Vercasson, and J. P. Lavieille. "Conservative treatment of vestibular schwannoma: growth and Penn Acoustic Neuroma Quality of Life scale in French language." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 4 (August 2017): 320–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1094.

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Abstract:
L’obiettivo di questo lavoro è stato di valutare la storia naturale di crescita degli schwannomi vestibolari (VS), la qualità di vita di quelli trattati in maniera conservativa e di validare una scala specifica per tale malattia in lingua francese, Penn Acoustic Neuroma Quality-of- Life (PANQOL). Sono stati studiati retrospettivamente 26 pazienti con VS trattato in maniera conservativa. Sono state raccolte le caratteristiche dei pazienti e i reperti radiologici, e sono state utilizzate due scale per validare valutare la qualità di vita: la Short Form-36 Health Survey (SF-36) e la PANQOL scale, tradotta in francese. I punteggi ottenuti sono stati comparati con gli studi precedenti. Il tempo medio di follow up è stato di 25 mesi (range 6-72). È stata osservato un accrescimento del tumore in 14 pazienti (53,8%), nessun accrescimento in 12 pazienti (46,2%), e non si è verificata nessuna riduzione. La crescita media del tumore è stata di 2,22 mm/anno, e non sono stati individuati fattori predittivi di crescita. I pazienti con vertigini e instabilità hanno riferito una più bassa qualità di vita, sia secondo la scala SF-36, sia secondo la scala PANQOL. Utilizzando la scala SF-36, i nostri risultati si sono rivelati paragonabili a quelli della letteratura. Utilizzando la scala PANQOL, i nostri punteggi non si sono rivelati statisticamente diversi da quelli derivanti da studi tedeschi e nordamericani, ad eccezione di quelli riguardanti l’udito (p=0,019). La qualità di vita diventa sempre più importante nella gestione dei VS. In linea con questi risultati, noi sosteniamo la strategia non conservativa associata ad una riabilitazione vestibolare per quei pazienti con vertigini ed instabilità. La scala PANQOL, disponibile in lingua francese, si è rivelata specifica per i VS.
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Pacella, M., M. Medica, M. Gabelli, G. De Candia, C. Giglio, and T. Germinale. "La Riabilitazione Funzionale Specifica Nei Pazienti Sottoposti a Ileocistoplastica Di Sostituzione." Urologia Journal 54, no. 6 (December 1987): 670–75. http://dx.doi.org/10.1177/039156038705400603.

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Betterle, Corrado, and Fabio Presotto. "Terapia con interferoni e autoimmunità organo-specifica: quali rischi e come gestire il paziente." L'Endocrinologo 11, no. 5 (October 2010): 198–206. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344741.

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Brescia, Paola. "L'epidemiologia dell'arteriopatia periferica nell'insufficienza renale cronica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 29, 2013): S30—S32. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1087.

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Abstract:
L'arteriopatia periferica (AP) non è al momento adeguata-mente diagnosticata e trattata dalla comunità medica. Eppure, l'AP rappresenta un potente predittore di coronaropatia e un fattore di rischio per mortalità nella popolazione generale. Questo aspetto dovrebbe essere di particolare interesse per i nefrologi, dato che la prevalenza di AP è sicuramente più elevata nei pazienti uremici che nella popolazione generale. La spiegazione del fenomeno è legata all'associazione, in questi pazienti, dei tradizionali fattori di rischio con quelli specifici della condizione uremica. Infatti, la malattia renale di per sé è un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di AP, con un rischio che si rafforza al progressivo declino della funzione renale. L'attuale situazione epidemiologica dell'AP nei pazienti uremici è oggetto di questa revisione.
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ALMADORI, G., M. RIGANTE, F. BUSSU, C. PARRILLA, R. GALLUS, L. BARONE ADESI, J. GALLI, G. PALUDETTI, and M. SALGARELLO. "L’impatto della ricostruzione mediante lembo microvascolare nei tumori del cavo orale: la nostra esperienza su 130 casi." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 6 (December 2015): 386–93. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-919.

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Abstract:
Obiettivo del presente studio è stato valutare i risultati oncologici della nostra casistica di pazienti affetti da tumore del cavo orale trattati mediante chirurgia compartimentale radicale seguita da ricostruzione mediante lembo microvascolare. Abbiamo condotto un’analisi retrospettiva su 130 casi. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una resezione chirurgica della neoformazione seguita da una ricostruzione immediata mediante lembo libero e, quando necessario, in accordo con la valutazione espressa dal nostro tumor board e con le linee guida internazionali, ad un trattamento chemioradioterapico adjuvante. Le curve di sopravvivenza specifica per malattia (DSS) sono state ottenute mediante il metodo di Kaplan-Meier. Il test Long Rank e il Wilcoxon sono stati utilizzati per investigare i più importanti fattori influenzanti la sopravvivenza specifica per malattia a 5 anni. Per calcolare l’HR e il RR per le singole variabili è stato utilizzato un modello di Cox. L’88,5% dei pazienti è risultato affetto da una neoplasia a istologia squamocellulare. Il campione è risultato essere composto da 46 (35,4%) donne e 84 (64,6%) uomini con un età media di 58,5 anni. Al termine del periodo di follow up, 36 pazienti (27,7%) erano deceduti, 3 dei quali per altre cause. Il DSS è stato del 67,8% (S.E. = 4,9%). All’analisi univariata secondo Kaplan-Meier ed alla analisi multivariata con regressione di Cox sono state individuate sette differenti variabili aventi una relazione significativa con il DSS: T (p = 0,026) ed N (p = 0,0001), lo staging clinico (UICC TNM Sixth Edition) (p = 0,007), i margini di resezione (p = 0,001), l’extracapsular spread (p = 0.005), la recidiva di malattia (p = 0,00002) e la modalità di trattamento (sola chirurgia o chirurgia + RT/CHT) (p = 0,004). In nostri risultati sono risultati in linea con le osservazioni in letteratura, e ci permettono di sottolineare come la chirurgia ricostruttiva mediante lembo libero microvascolare possa incrementare la sopravvivenza nei pazienti con tumore del cavo orale.
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Saltini, Anna, Davide Cappellari, Paola Cellerino, Lidia Del Piccolo, and Christa Zimmermann. "An instrument for evaluating medical interview in general practice: the VR-MICS/D (Verona-Medical Interview Classification System/Doctor)." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, no. 3 (December 1998): 210–23. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007405.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Valutare l'attendibilita del VR-MICS/D (Verona-Medical Interview Classification Systeml/Doctor) e identificare gli interventi adottati dai medici di medicina generale durante la conduzione dell'intervista con pazienti con disturbi organici e disagio emotivo. Setting - Lo studio e stato condotto nel territorio di Verona-Sud, presso due ambulatori di Medicina Generale. Campione - 100 pazienti che hanno consultato i medici per un problema di salute nuovo e che hanno riportato al GHQ-12 un punteggio > 3. I cinque medici coinvolti nello studio hanno contribuito ciascuno con 20 interviste audioregistrate (10 condotte con pazienti giudicati con disagio emotivo e 10 condotte con pazienti senza disagio emotivo, secondo il giudizio dei medici). Principali misure utilizzate — Il VR-MICS/D consente di classificare il comportamento verbale adottato dal medico durante la conduzione dell'intervista e consente di valutarne lo stile. Lo strumento à costituito da 16 categorie definite in base a formulazione (domanda, affermazdone) e contenuto. Procedura - Due rater hanno classificato 30 interviste (15 condotte con pazienti giudicati dai medici con disagio emotivo e 15 condotte con pazienti senza disagio emotivo, secondo il giudizio dei medici). Dopo aver verificato l'attendibilita del VR-MICS/D, e stata valutata la performance dei medici (classificazione delle 100 interviste) e sono stati confrontati i comportamenti verbali adottati con pazienti giudicati con disagio emotivo e senza disagio, secondo il giudizio dei medici. Risultati - Il VR-MICS/D ha dimostrato una buona attendibilita (Kappa di Cohen 0.93). La percentuale di accordo delle categorie è compresa tra 78.2% e 96.4%. I comportamenti verbali piu frequenti sono «domande chiuse» e «dare informazioni» (55.0% sul totale dei comportamenti verbali classificati n = 5522). Ciò che contraddistingue le interviste condotte con pazienti giudicati dai medici con disagio emotivo sono gli specifici contenuti affrontati (psicologico e psicosociale) e i commenti di chiarificazione e di facilitazione. Queste differenze non sono comunque marcate, nonostante siano statisticamente significative. Conclusioni - Il VR-MICS/D è uno strumento attendibile che permette di classificare il comportamento verbale adottato dai medici durante la conduzione delle interviste con pazienti con disagio emotivo. Lo stile di intervista dei medici che hanno partecipato allo studio e simile a quello descritto in letteratura per i medici che non hanno ricevuto una formazione alle tecniche comunicative ed è caratterizzato da un approccio essenzialmente centrato sul medico e sulle sue conoscenze. Questo tipo di approccio, in particolare con pazienti con disagio emotivo, comporta notevoli limitazioni ed evidenzia la necessita di introdurre interventi di formazione alle tecniche di intervista.
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De Virgilio, A., A. Greco, F. Bussu, A. Gallo, D. Rosati, S. H. Kim, C. C. Wang, M. Conte, G. Pagliuca, and M. De Vincentiis. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 373–80. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-749.

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Abstract:
Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare l’efficacia oncologica della laringectomia totale di salvataggio in pazienti precedentemente sottoposti a laringectomia subtotale open o microchirurgia laser transorale affetti da carcinoma squamocellulare laringeo. Abbiamo analizzato retrospettivamente le informazioni cliniche, chirurgiche e patologiche di 35 pazienti sottoposti a laringectomia totale di salvataggio dopo recidiva di carcinoma laringeo (laringectomia subtotale open o transorale). Le informazioni sono state analizzate tramite l’utilizzo delle curve di Kaplan-Meier nonché tramite l’analisi univariata e multivariata dei fattori prognostici. Non sono emerse differenze statisticamente significative nel confronto tra il gruppo di pazienti precedentemente sottoposti a laringectomia subtotale ed il gruppo sottoposto a microchirurgia laser transorale sia in termini di overall survival (OS) e disease specific survival (DSS) a 3 anni (OS = 38% vs 52%, p = 0,16; DSS = 40% vs 61%, p = 0,057) che di controllo locoregionale (LRC) a 2 anni (LRC = 40% vs 54%, p = 0,056). È stata tuttavia messa in evidenza una tendenza che indica una sopravvivenza e controllo locoregionale peggiore nei pazienti sottoposti a laringectomia subtotale. La conservazione dello scheletro osteocartilagineo della microchirurgia laser transorale si traduce ipoteticamente in una maggiore probabilità di salvataggio delle recidive anteriori con diffusione extralaringea.
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Piccoli, Giorgina Barbara, Martina Ferraresi, Federica Neve Vigotti, and Gerardo Di Giorgio. "Esiste oggi un ruolo per l'emodialisi domiciliare e che cos'è oggi l'emodialisi domiciliare?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (February 7, 2014): 102–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.875.

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Abstract:
La crisi economica globale, l'indicazione alla massima deospedalizzazione dei pazienti cronici e le innovazioni nel trattamento dell'uremia cronica sono alla base del rinnovato interesse per trattamenti dialitici “non convenzionali o intensivi”, spesso od obbligatoriamente domiciliari. Un primo punto evidenziato da questa revisione narrativa della letteratura è il superamento dell'antagonismo storico tra emodialisi domiciliare (HHD) e dialisi peritoneale (PD), all'insegna del motto “home dialysis first”: ascrivere il successo di una metodica domiciliare alla competizione con l'altra è riduttivo quanto il considerare che i pazienti ideali per l'HHD siano principalmente i soggetti che hanno dovuto interrompere la dialisi peritoneale. Ciò detto, è possibile scomporre il problema della dialisi domiciliare non solo secondo criteri clinici, ma anche secondo i quattro principi etici di beneficio, non maleficio, giustizia e autonomia. Se il beneficio non è facile da dimostrare, anche per la peculiare selezione dei pazienti, il non maleficio è evidente: in tutti gli studi analizzati, l'emodialisi domiciliare, sia essa standard o quotidiana o intensiva, non risulta mai significativamente inferiore ai trattamenti convenzionali. Il principio della giustizia, inteso in maniera un po' riduttiva come giustizia distributiva, può essere analizzato valutando i costi del trattamento, divisi tra costi diretti (disposable e macchine) e costo del personale medico e infermieristico; il vantaggio economico della riduzione del personale è ovvio, ma va anche ricordato che un sistema domiciliare necessita di una massa critica per essere favorevole dal punto di vista economico e che i costi “indiretti” (struttura ospedaliera in particolare) sono difficili da quantificare. Il quarto principio è l'autonomia dei pazienti: per questo sarebbe necessario offrire l'emodialisi domiciliare a tutti coloro che ne hanno le indicazioni, creando dei Centri di riferimento accessibili, dove i pazienti possano ascoltare il parere di medici, infermieri e pazienti con esperienza specifica.
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Pedicelli, A., C. Distasi, C. Settecasi, G. M. Dilella, C. Colosimo, and M. Rollo. "Studio Eco-Color-Doppler transcranico (ECD TC) degli aneurismi cerebrali." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 2 (April 2000): 191–96. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300205.

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Abstract:
Verificare le possibilità dell'ECD-TC nella valutazione degli aneurismi cerebrali, a confronto con i dati ottenuti con l'angiografia. Sono stati studiati 12 pazienti con aneurisma cerebrale a distanza di 1–8 giorni da emorragia subaracnoidea. Lo studio è stato condotto in color-doppler, in power-doppler ed in 2 casi anche con mdc ecografico, impiegando sonda transcranica settoriale da 2,5 MHz; la diagnosi era già stata ottenuta con angiografia selettiva. In tutti i pazienti si è ottenuta una soddisfacente visualizzazione dell'aneurisma e dei suoi rapporti con l'arteria parente. I dati dimensionali degli aneurismi sono sempre stati in accordo con quelli angiografici, mentre è stata rilevata discordanza dei dati morfologici in 4 casi. In 6 pazienti è stato possibile visualizzare correttamente l'inflow e l'outflow ed eseguire l'analisi spettrale del flusso intra-aneurismatico. I dati ottenuti, in accordo con quelli della letteratura, fanno ritenere l'ECD-TC metodica altamente specifica ma poco sensibile; la sensibilità aumenta con l'uso del mdc ecografico. Il lavoro fa intravedere prospettive di studio ECD nel controllo dopo terapia chirurgica o endovascolare.
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Pierini, Federica, Paola Gremigni, Paola Gualandi, Emilio Franzoni, and Bitti Pio Enrico Ricci. "Qualitŕ di vita e strategie di coping in adolescenti con Disturbi del Comportamento Alimentare." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (September 2010): 71–87. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001004.

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Abstract:
Introduzione: I pazienti con Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) presentano una ridotta qualitŕ di vita connessa alla salute (HRQoL). Studi sul coping indicano inoltre una tendenza delle donne con DCA a usare strategie di evitamento piů delle persone sane, ma sono rare le ricerche che valutano l'impatto del coping sulla HRQoL in adolescenti con DCA, perciň questo studio ha lo scopo di indagare questa relazione.Metodo: 30 ragazze di 12-18 anni (etŕ media 15.52 ±1.70 anni) con DCA (Anoressia Nervosa e Bulimia Nervosa) in trattamento ambulatoriale o intensivo in ricovero ospedaliero, hanno completato alcuni questionari su sintomi del DCA, stili di coping e HRQoL.Risultati: Le pazienti non differiscono significativamente sul coping e sulla HRQoL in relazione ai due tipi di trattamento, pertanto č stato formato un unico gruppo a partire dai due iniziali. L'analisi della regressione multipla indica che strategie di coping centrate sull'accettazione e la ristrutturazione degli eventi stressanti e la scarsa ricerca di sostegno sociale sono associate con una piů scarsa HRQoL.Discussione: I risultati sottolineano un importante ruolo del coping in relazione alla HRQoL in adolescenti con DCA e suggeriscono l'insegnamento di strategie di coping efficaci come componente del trattamento specifico di queste pazienti.
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Grassi, Aldrigo, Rosella Bruni, Francesca Pileggi, Marco Chiappelli, Massimo Boldrini, Elisa Franceschi, and Daniela Scarafoni. "Analysis and comparative evaluations of the costs of supports and treatments of schizophrenia, affective psychosis, paranoia and neurosis." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 2 (June 2001): 115–24. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005194.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Lo scopo dello studio era quello di verificare, tramite la rilevazione dei costi diretti dei trattamenti terapeutico-riabilitativi, la presenza di associazioni tra quattro gruppi diagnostici (schizofrenia, psicosi affettive, paranoia e disturbi nevrotici) e i loro costi, complessivi e per specifici fattori di costo (assistenza territoriale, attività di riabilitazione e assistenza ospedaliera). Setting – Dipartimento di Salute Mentale e Centro di Salute Mentale (CSM) "Scalo", Azienda USL della Città di Bologna, Emilia-Romagna. Disegno – Sono stati calcolati i costi diretti annui di un campione (n = 75) di tutti i pazienti (n = 745) che durante l'anno hanno avuto più di quattro contatti con il CSM e quelli dei quattro gruppi randomizzati per diagnosi (n = 30 pazienti per gruppo). Principali misure utilizzate – Sono stati calcolati i costi medi unitari di 15 tipi di prestazioni, selezionate sulla base del numero annuo delle prestazioni erogate e del tempo impiegato da ciascuna figura professionale e rilevati i costi dell'assistenza ospedaliera (pubblica e privata). Risultati – Le analisi statistiche effettuate, tramite il Kruskal-Wallis test, hanno evidenziato costi complessivi significativamente più elevati nei pazienti schizofrenici rispetto a quelli del campione e a quelli con diagnosi di disturbo nevrotico; inoltre, i costi delle attivita di riabilitazione dei pazienti schizofrenici sono risultati differire significativamente da quelli rilevati nel campione e nei gruppi diagnostici "paranoia" e "disturbi nevrotici", mentre nessuna differenza significativa tra i gruppi è emersa nei costi dell'assistenza ospedaliera ed in quelli relativi al consumo di farmaci. Conclusioni – I risultati della nostra ricerca dimostrano che i costi dei trattamenti differiscono a seconda della diagnosi (costi diretti più alti nel caso dei pazienti schizofrenici e più bassi in quelli con disturbi nevrotici) e che l'analisi dei costi può consentire di pervenire all'assegnazione di adeguate risorse finanziarie ai Dipartimenti di Salute Mentale per i trattamenti terapeutico-riabilitativi di una vasta gamma di disturbi psichiatrici.
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Shepherd, Geoff. "System failure? The problems of reductions in long-stay beds in the UK." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, no. 2 (August 1998): 127–34. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007260.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo — Esaminare la letteratura riguardante gli effetti della riduzione del numero di letti per lungodegenti nei Servizi di Salute Mentale della Gran Bretagna. Metodo — Revisione selettiva della letteratura, con particolare riferimento a ricerche condotte dall'autore e dai suoi colleghi presso il Sainsbury Centre for Mental Health.Risultati — Le evidenze suggeriscono che gli effetti della riduzione dei letti dei lungodegenti dovrebbero essere esaminati separatamente, distinguendo i «vecchi» dai «nuovi» lungodegenti. Mentre i «vecchi» lungodegenti, che sono stati più direttamente toccati da questi cambiamenti, hanno avuto generalmente risultati positivi, lo stesso non può dirsi per i «nuovi» lungodegenti. Questi pazienti vengono correntemente accumulati in Unità per pazienti gravi, spesso in reparti di ospedali generali o entrano nel meccanismo della «porta girevole», che è rappresentato dai trattamento dei pazienti acuti a cui segue un inadeguato supporto sociale. Nonostante sia evidente la scarsita di letti per acuti, specialmente nelle aree centrali delle città, molti di questi letti sono attualmente occupati da pazienti che sarebbero curati meglio (e con minore spesa) in strutture territoriali alternative, se esse fossero disponibili. Le evidenze suggeriscono che e possibile migliorare gli esiti per questo gruppo di «nuovi» lungodegenti, se fossero utilizzabili specifici team territoriali che si occupino di reperire alloggi e lavoro e di assicurare adeguato sostegno. Conclusioni — Gli effetti della riduzione dei letti di pazienti lungoassistiti dovrebbero essere considerati in una prospettiva sistemica. Si possono organizzare servizi sociali efficaci, ma, per ottenere una efficace sostituzione di un tipo di servizio con un altro, ci deve essere un sistema ben coordinato, con obiettivi definiti e tecnicamente efficiente. Attualmente tali tipi di servizi sono rari. Comunque è improbabile che mettere a fuoco semplicemente un singolo elemento del sistema (ad esempio, il numero di letti) produca soluzioni efficaci ed efficienti.
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Ralli, G., C. Milella, R. Ralli, M. Fusconi, and G. La Torre. "Quality of life measurements for patients with chronic suppurative otitis media: Italian adaptation of “Chronic Ear Survey”." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 51–57. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1041.

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Abstract:
Il Chronic Ear Survey (CES) è una misura specifica della Qualità della Vita (QoL) nei pazienti affetti da Otite Media Suppurativa Cronica (CSOM). È un questionario composto da 13 domande che indagano frequenza, durata e severità dei sintomi associati a questa malattia. Il CES genera tre sottoscale con rispettivo punteggio che riguardano limitazioni nelle attività fisiche e sociali, sintomi e trattamento medico. Attraverso le risposte ottenute dai pazienti è possibile ricavare un punteggio che va da 0 a 100; il punteggio più alto indica una QoL migliore, mentre quello più basso indica una QoL peggiore. Il questionario è stato creato in lingua inglese. Lo scopo del lavoro è di validare in lingua italiana il CES. La traduzione è stata condotta seguendo le linee guida internazionali. La versione italiana del CES (CES-I) è stata proposta a 54 pazienti con CSOM. Nello stesso tempo, è stato somministrato a tutti i pazienti anche il questionario SF-36. Un modello trasversale è stato usato per esaminare la consistenza interna (Cronbach alpha) e la validità esterna (coefficiente di Pearson). Per confermare la validità esterna del CES-I è stato poi analizzato il test di correlazione di Pearson considerando il punteggio totale, le singole sottoscale del CES e le 8 scale dello Short Form Health Survey (SF-36). Il coefficiente di Cronbach è stato pari a 0.737. Il coefficiente di correlazione interno ha dato un risultato pari a 0.737 (95% CI: 0.600-0.835, p < 0.001) di media e 0.412 (95% CI: 0.237-0.559, p < 0.001) per le singole misure. Sulla base dei nostri risultati il questionario CES-I è risultato essere concorde con l’originale in lingua inglese e può essere considerato uno strumento adeguato per valutare la Qualità della Vita nei pazienti con CSOM di lingua italiana.
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