Dissertations / Theses on the topic 'Peripersonal space'
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BIGGIO, MONICA. "Space in action: motor aspects of peripersonal space representation." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/929746.
Full textRamírez, Contla Salomón. "Peripersonal space in the humanoid robot iCub." Thesis, University of Plymouth, 2014. http://hdl.handle.net/10026.1/3050.
Full textBufacchi, Rory John. "Understanding defensive peripersonal space through mathematical modelling." Thesis, University College London (University of London), 2018. http://discovery.ucl.ac.uk/10054520/.
Full textCanzoneri, Elisa <1984>. "Plasticity in body and peripersonal space representations." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5895/1/CANZONERI_ELISA_TESI.pdf.
Full textAllo scopo di interagire con oggetti presenti nell’ambiente esterno è necessario integrare le informazioni sulla posizione degli oggetti nello spazio con informazioni riguardanti la forma, dimensione e posizione delle singole parti del corpo rispetto all’oggetto stesso. Due diverse rappresentazioni supportano la codifica di tali informazioni: da una parte, la rappresentazione dello Spazio Peripersonale, una rappresentazione multisensoriale dello spazio intorno al corpo, e dall’altra una rappresentazione multisensoriale del corpo, costantemente aggiornata e orientata all’azione. Una caratteristica critica di queste rappresentazioni è rappresentata dalle loro proprietà plastiche, cioè dalla possibilità di modificarsi in seguito a diversi tipi di esperienza. In questa tesi mi sono focalizzata sullo studio delle proprietà plastiche delle rappresentazioni del corpo e dello spazio peripersonale. Ho sviluppato una serie di metodi per valutare il confine dello spazio peripersonale (Capitolo 4), per studiare i suoi correlati neurali (Capitolo 3) e per valutare le rappresentazioni multisensoriali del corpo. Questi compiti sono stati usati per studiare modificazioni plastiche del corpo e dello spazio peripersonale in seguito all’utilizzo di uno strumento (Capitolo 5), in seguito a una stimolazione multisensoriale (Capitolo 6), amputazione e impianto di protesi (Capitolo 7) e nell’ambito delle interazioni sociali. I risultati ottenuti hanno mostrato come la modificazione nella funzione (in seguito all’utilizzo di uno strumento) o della struttura fisica (in seguito ad amputazione ed impianto di protesi) del corpo determinano una estensione o una contrazione sia della rappresentazione dello spazio peripersonale che della rappresentazione del corpo. Inoltre, i risultati ottenuti hanno dimostrato che la rappresentazione dello spazio peripersonale viene plasmata anche dalle interazioni sociali. Tale livello di plasticità suggerisce che l’esperienza del nostro corpo viene continuata costruita e aggiornata tramite le diverse esperienze.
Canzoneri, Elisa <1984>. "Plasticity in body and peripersonal space representations." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5895/.
Full textAllo scopo di interagire con oggetti presenti nell’ambiente esterno è necessario integrare le informazioni sulla posizione degli oggetti nello spazio con informazioni riguardanti la forma, dimensione e posizione delle singole parti del corpo rispetto all’oggetto stesso. Due diverse rappresentazioni supportano la codifica di tali informazioni: da una parte, la rappresentazione dello Spazio Peripersonale, una rappresentazione multisensoriale dello spazio intorno al corpo, e dall’altra una rappresentazione multisensoriale del corpo, costantemente aggiornata e orientata all’azione. Una caratteristica critica di queste rappresentazioni è rappresentata dalle loro proprietà plastiche, cioè dalla possibilità di modificarsi in seguito a diversi tipi di esperienza. In questa tesi mi sono focalizzata sullo studio delle proprietà plastiche delle rappresentazioni del corpo e dello spazio peripersonale. Ho sviluppato una serie di metodi per valutare il confine dello spazio peripersonale (Capitolo 4), per studiare i suoi correlati neurali (Capitolo 3) e per valutare le rappresentazioni multisensoriali del corpo. Questi compiti sono stati usati per studiare modificazioni plastiche del corpo e dello spazio peripersonale in seguito all’utilizzo di uno strumento (Capitolo 5), in seguito a una stimolazione multisensoriale (Capitolo 6), amputazione e impianto di protesi (Capitolo 7) e nell’ambito delle interazioni sociali. I risultati ottenuti hanno mostrato come la modificazione nella funzione (in seguito all’utilizzo di uno strumento) o della struttura fisica (in seguito ad amputazione ed impianto di protesi) del corpo determinano una estensione o una contrazione sia della rappresentazione dello spazio peripersonale che della rappresentazione del corpo. Inoltre, i risultati ottenuti hanno dimostrato che la rappresentazione dello spazio peripersonale viene plasmata anche dalle interazioni sociali. Tale livello di plasticità suggerisce che l’esperienza del nostro corpo viene continuata costruita e aggiornata tramite le diverse esperienze.
Brozzoli, Claudio. "Peripersonal space : a multisensory interface for body-objects interactions." Phd thesis, Université Claude Bernard - Lyon I, 2009. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00675247.
Full textNGUYEN, DONG HAI PHUONG. "Toward Robots with Peripersonal Space Representation for Adaptive Behaviors." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/942472.
Full textHolmes, Nicholas Paul. "Of tools, mirrors & bodies : multisensory interactions in peripersonal space." Thesis, University of Oxford, 2005. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.433476.
Full textHübsch, Magnus. "UNDERSTANDING THE CONCEPTS PERIPERSONAL SPACE, BODY SCHEMA AND BODY IMAGE." Thesis, Högskolan i Skövde, Institutionen för kommunikation och information, 2012. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:his:diva-10725.
Full textAimola, Lina. "Cognitive and anatomical correlates of neglect for peripersonal and extrapersonal space." Thesis, University of Hull, 2008. http://hydra.hull.ac.uk/resources/hull:5817.
Full textSeraglia, Bruno. "Peripersonal and Extrapersonal Space: Line Bisection Experiments in Real and Virtual Environments." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422959.
Full textL’interesse da parte dell’uomo di comprendere come lo spazio che lo circonda sia percepito ed elaborato stimola la ricerca scientifica e sperimentale ormai da diversi decenni. Inoltre, fin dalle prime interazioni umane con ambienti virtuali generati al computer, l'interesse per questo argomento ha ottenuto sempre maggiore attenzione, anche allo scopo di verificare se il comportamento osservato negli ambienti virtuali è simile a quello osservato negli ambienti reali. Le tecnologie di realtà virtuale sono attualmente impiegate in diversi settori, dall’implementazione in campo medico alla riabilitazione di disturbi psicologici e neuropsicologici, dall’utilizzo in campo militare allo sfruttamento in ambito industriale. I risultati positivi ottenuti attraverso l’utilizzo della realtà virtuale continuano a supportare questa nuova tecnologia e la sua evoluzione. La ricerca sulle reazioni del cervello umano durante le interazioni con tali ambienti sintetici svolge un ruolo importante da un punto di vista neuropsicologico, nonché in termini di affidabilità e credibilità dello strumento. Di particolare importanza nell’ambito dello studio della percezione spaziale è la questione riguardante la sua diversa rappresentazione che distingue l’ambiente circostante in spazio peripersonale, o spazio vicino, definito lo spazio di raggiungimento dei nostri arti, e spazio extrapersonale, o spazio lontano, definito lo spazio oltre il raggiungimento dei nostri arti. Evidenze neuropsicologiche confermano l'esistenza di differenti meccanismi neurali coinvolti nella rappresentazione dello spazio peripersonale ed extrapersonale. Inoltre, è noto che l’utilizzo di normali strumenti provochi una rielaborazione percettiva dello spazio, espandendo la rappresentazione dello spazio peripersonale ad includere la parte di spazio extrapersonale occupata dalle estremità degli strumenti manipolati. Lo scopo del presente elaborato è di analizzare e comprendere alcuni degli aspetti ancora inesplorati in questo ambito di ricerca, nonché di aggiungere informazioni alla teoria di base. A tal fine, sono stati condotti diversi esperimenti al fine di indagare i seguanti aspetti: • il limite di espansione dello spazio peripersonale attraverso l’utilizzo di uno strumento; • le aree cerebrali coinvolte nella percezione dello spazio peripersonale ed extrapersonale; • l’influenza della posizione del corpo e delle braccia nella percezione dello spazio peripersonale ed extrapersonale; • infine, il meccanismo coinvolto nella modulazione della percezione dello spazio extrapersonale. Nel primo capitolo è esposta una rassegna teorica sullo spazio peripersonale ed extrapersonale, sulle aree cerebrali coinvolte nella loro rappresentazione, attraverso l’analisi di ricerche ed esperimenti condotti con soggetti animali; in seguito, sono esaminati ulteriori studi realizzati con partecipanti umani, in diverse situazioni e modalità, al fine di delineare il funzionamento di questo particolare fenomeno percettivo. Nel secondo capitolo è presentata la letteratura riguardante le applicazioni in ambito virtuale inerenti allo studio della percezione spaziale all’interno di ambienti artificiali. Nella prima parte del capitolo sono introdotti i concetti di base sul funzionamento di questa particolare tecnologia; in seguito sono esposte evidenze empiriche a sostegno dell’utilità e delle potenzialità che questa nuova tecnologia fornisce. Infine viene analizzata una serie di ricerche inerenti al fenomeno di percezione dello spazio peripersonale all’interno di ambienti virtuali. Nel terzo capitolo è presentata la ricerca, ed in particolare sono illustrati gli scopi, la metodologia, le procedure sperimentali e gli strumenti utilizzati per gli esperimenti condotti. Il paradigma sperimentale utilizzato all’interno del presente lavoro è stato il compito di bisezione di linea. Si tratta di un paradigma sperimentale ampiamente utilizzato poiché relativamente semplice per i partecipanti da svolgere, tuttavia valido in termini di risultati riguardo attenzione visuospaziale e percezione. Il primo studio ha avuto come obiettivo principale quello di capire fino a che distanza l’utilizzo di uno strumento possa espandere lo spazio peripersonale. I risultati hanno mostrato un ampliamento dello spazio percepito peripersonale, durante la manipolazione dello strumento fino alla distanza di 240 cm. L'obiettivo del secondo studio è stato di identificare le aree cerebrali coinvolte durante un compito di attenzione visuospaziale in ambiente virtuale, tramite l’utilizzo della tecnica di neuroimmagine Spettroscopia Funzionale del Vicino Infrarosso (i.e., functional Near Infrared Spectroscopy; fNIRS). L’esperimento rappresenta uno dei primi tentativi di indagare i correlati neurali tramite l’utilizzo della fNIRS durante un’esperienza di realtà virtuale immersiva. La posizione del corpo può modificare il modo di percepire lo spazio circostante e lo spazio oltre la distanza di raggiungimento delle braccia. Sulla base di risultati ottenuti in studi precedenti, il terzo esperimento è volto a verificare se la sensazione di avere il corpo bloccato o libero di muoversi durante un compito di attenzione visuospaziale, abbia implicazioni sulla modulazione percettiva nello spostamento attentivo dallo spazio peripersonale a quello extrapersonale. I risultati hanno mostrato che sia nel primo sia nel secondo caso, si assiste ad uno spostamento attentivo netto, è non graduale, durante la transizione dallo spazio peripersonale a quello extrapersonale. La posizione del braccio può influenzare il modo di percepire lo spazio circostante e lo spazio oltre la distanza di raggiungimento del braccio. Sulla base di risultati ottenuti in studi precedenti, il quarto esperimento è volto a verificare se la distensione del braccio davanti al corpo o il suo posizionamento lungo un fianco durante un compito di attenzione visuospaziale, abbia implicazioni sulla modulazione percettiva dello spazio peripersonale ed extrapersonale. I risultati hanno confermato che la posizione del braccio influenza l’attenzione visuospaziale. Infine, l’ultimo esperimento ha indagato nello specifico le cause alla base dell’espansione dello spazio peripersonale durante l’utilizzo di uno strumento. Si ritiene che sia la capacità di manipolare attivamente lo spazio l'elemento essenziale per indurre l'espansione dello spazio peripersonale. Tuttavia, come osservato in studi precedenti, è possibile che anche la continuità visiva dalla mano verso la regione di spazio manipolato sia una caratteristica fondamentale per modulare l'espansione dello spazio peripersonale. I risultati confermano l’ipotesi che la caratteristica essenziale per indurre l'espansione dello spazio peripersonale è rappresentata dalla manipolazione attiva della regione di spazio osservata. Gli studi riportati nel presente elaborato hanno esplorato diverse questioni riguardanti la comprensione della percezione dello spazio circostante e le sue implicazioni sui processi di attenzione ad essa collegati. Nel quarto capitolo sono discussi e valutati i risultati alla luce della letteratura di riferimento.
Patane', Ivan <1989>. "The Peripersonal Space: A Space to INTER-ACT Action- and Social-related Modulations of the Space around Us." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8475/1/Patan%C3%A8%20PhD%20thesis%20def.pdf.
Full textVissani, Matteo. "Multisensory features of peripersonal space representation: an analysis via neural network modelling." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.
Find full textGriffiths, Debra. "Priming of reach trajectory when observing actions : Within and beyond peripersonal space." Thesis, Bangor University, 2011. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.534450.
Full textSPACCASASSI, CHIARA. "FEELING THE EMOTIONS AROUND US: HOW AFFECTIVE STIMULI IMPACT VISUO-TACTILE INTERACTIONS IN SPACE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241107.
Full textPeripersonal Space (PPS) is a privileged region of space, immediately surrounding our body, in which visual and bodily signals are promptly integrated in fronto-parietal areas of the brain (Hunley & Lourenco, 2018). PPS amplitude is not fixed, but it can be dynamically shaped by specific experimental manipulations (Fogassi et al., 1996). In Study 1 and 3, we tried to disentangle how visuo-tactile integration in space can be shaped by intrinsic and learned valence of objects. By using a visuo-tactile interaction paradigm, participants were asked to respond to a tactile stimulus while an approaching visual one (with intrinsic and learned valence in Study 1 and 3, respectively) was located at specific distances from their body (Canzoneri et al., 2012). The results of Study 1 and 3 seem aligned to each other: positive and negative stimuli entail larger visuo-tactile interactions in space than neutral ones. Indeed, at longer distances from the body, visuo-tactile interactions are dynamically modulated by valence-connoted looming visual stimuli. At shorter distances, instead, all stimuli acquire saliency regardless of their intrinsic or acquired valence, due to their proximity to the body. Study 3 aims to exclude that the above-mentioned results might be due to tactile expectancy (Kandula et al., 2017). Indeed, the more the visual stimulus approaches the body without tactile input, the more the bodily stimulus expectancy increases (Umbach et al. 2012). By using the same visual stimuli – that now recede away from participants’ body - and spatial distances as in Study 1, it was shown that the different valence of the stimuli is not able to produce any kind of effect in space, thus stressing the validity of the findings reported in Studies 1 and 3. Study 4 investigates the neuronal oscillations related to visuo-tactile coupling in near and far space for both positive and negative visual stimuli. In particular, we would like to replicate Wamain et al. (2016) results, which state that objects in near space are coded in motor terms, but only when the goal of the perceiver is to interact with them. By using a tactile discrimination task while valence-connoted visual stimuli were presented in near or far space, we found beta power desynchronization in near space over sensorimotor cortex, thus revealing a motor activation for valence-connoted visual stimuli close to the body but not when they were located far from it. This result corroborates the presence of such a multisensory system in the human brain (Maravita et al., 2003, Làdavas & Farnè, 2004). However, no effect of valence was found in the present EEG task, thus confirming Study 1 and 3 results. Study 5 explores how state and trait anxiety (Spielberger, 1983) can alter the prioritizing effect of congruent visuo-tactile stimulation in space. By adopting a revised version of the Temporal Order Judgment task as in Filbrich et al. (2017), participants were asked to report the order of near or far visual stimulus presentation before and after doing an anxiety provoking task, trying to ignore a tactile cue. Despite we were unable to report an overall prioritizing effect of congruent visuo-tactile interaction in near space, it has been found that participants who experienced a higher temporary state of anxiety showed an inhibitory effect of the congruent tactile cue on the near visual stimulus processing. On the other side, high trait anxiety participants’ response to the congruent multisensory stimulation seems to be more facilitated in near than in far space. This finding seems to be compatible with the reduced top-down control over threat-related distractors showed by high state anxiety individuals (Bishop et al., 2004) and with a reduced executive control in trait anxious subjects (Pacheco-Unguetti et al., 2010). Taken together, these five studies stress the privileged integration of visual and tactile stimuli inside PPS and its permeability to emotional related states.
FERRONI, FRANCESCA. "Identità corporea e performatività dello spazio peripersonale nella schizotipia e schizofrenia." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2021. http://hdl.handle.net/11380/1239491.
Full textAnomalies of self-experiences have been associated with schizophrenia spectrum disorders. It has been proposed that the weak basic sense of self (‘minimal self’), the disturbed implicit bodily functioning and the disruption of intercorporeal attunement with others are manifestations of a disturbed bodily self in schizophrenia (Sz). This altered basic sense of self, strictly related to self-recognition and self-other discrimination impairments, have been linked to deficits in multisensory integration mechanisms. One of the basic experiences of self concerns the sense of body-ownership (BO) which is not only associated with body parts but also with the face, a crucial cue for self-identity allowing to distinguish the self from the others and in differentiating others. Sz is characterized by deficits in one’s own and others’ face recognition, as well as by a disturbed BO. Thus, the aim of the first study here presented was to integrate these lines of research investigating the Enfacement Illusion (EI) proneness in Sz. Results showed how EI induced the expected malleability of Self-Other boundary among both controls and patients; interestingly, it also demonstrated how Other-Other boundary is influenced by EI, suggesting how EI is not only confined to self-sphere but it also affects the way we discriminate others. The second study adds important new evidence in the context of the bodily self in Sz, focusing on the implicit bodily self processing, operationalized in the so-called self advantage effect (SAeff, a faster sensory motor mental rotation with self than others’ body-parts in a laterality judgment task). Results showed the absence of the SAeff in Sz revealing a specific alteration in the sensorimotor processes of self body parts, suggesting a potential distorted motor nature of the minimal self. Another crucial aspect shaping our sense of self is bodily self-awareness, the feeling of being a bodily self in space (spatial self). This experience depends on multisensory integration occurring within the portion of space surrounding our body, Peripersonal Space (PPS). PPS is not fixed, rather it dynamically shapes through motor experiences (e.g. after a tool-use). Moreover, the size of PPS largely varies across people depending on several individual characteristics, including schizotypy (St). However, little is still known about the relationship between PPS plasticity and personality traits. To this aim, we investigated PPS plasticity after two different motor trainings (i.e. after using a tool and after observing someone else using the tool), in participants along the St continuum. Results showed PPS expansion after tool-use, whereas absence of PPS expansion emerged after the observation task. Moreover, we found greater PPS expansion in the relatively-low St group than in the relatively-high one, regardless of the type of motor training performed. These results underline a potential general functional alteration of PPS with the increase of St level. Taking into account the idea of a dynamic continuum ranging from St to full-blown psychosis, it is reasonable to hypothesize a lesser malleability of PPS boundaries in Sz. No studies until now have investigated this functional aspect of PPS in Sz. Hence, this represents the focus of the last study that illustrates the preliminary results on Sz patients, constituting another relevant contribution to our understanding of the spatial self in psychopathology. Taken together, all this evidence enriches the current state of the art of the minimal self disorder in Sz, empirically supporting the idea of a fragile self, which shatters into a variety of small pieces that enclose multiple interrelated bodily aspects.
Bourgeois, Jérémy. "Représentations motrices et perception de l'espace péripersonnel." Phd thesis, Université Charles de Gaulle - Lille III, 2012. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00844106.
Full textOrioli, Giulia. "Peripersonal space representation in the first year of life: a behavioural and electroencephalographic investigation of the perception of unimodal and multimodal events taking place in the space surrounding the body." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422404.
Full textIl mio progetto di Dottorato è nato con l’obiettivo di investigare la rappresentazione dello spazio peripersonale, cioè la porzione di spazio tra noi stessi e gli altri, durante l’infanzia. Nel corso degli ultimi trent’anni diversi studi hanno dimostrato la capacità di neonati ed infanti di percepire il proprio corpo, così come gli altri individui. Al contrario, non molti studi si sono interessati alla loro percezione della porzione di spazio dove essi possono interagire con gli oggetti e con gli altri, definita “spazio peripersonale”. Vista l’importanza dello spazio peripersonale, specialmente alla luce delle sue funzioni difensiva da un lato ed interattiva dall’altro, ho deciso di investigarne la rappresentazione concentrandomi su due aspetti. Da un lato, ho studiato come i neonati e gli infanti elaborino lo spazio intorno a loro, se differenzino tra spazio vicino e lontano, se percepiscano ed integrino gli indicatori di profondità provenienti da diverse modalità sensoriali, nonché come e quando inizino a rispondere ai diversi movimenti che hanno luogo nello spazio che circonda il loro corpo. Dall’altro lato, ero interessata a capire se già alla nascita lo spazio peripersonale potesse essere considerato come una porzione delimitata di spazio, contraddistinta da caratteristiche specifiche, e se i suoi confini potessero già essere stimati. Per rispondere alla mia prima domanda, ho analizzato il comportamento visivo di neonati ed infanti in risposta a stimoli visivi e audio-visivi raffiguranti diverse traiettorie che avevano luogo nello spazio immediatamente circostante il corpo. I risultati di questi studi, complessivamente, dimostrano che gli esseri umani mostrano, fin dai primi stadi dello sviluppo, una rudimentale capacità di elaborare lo spazio che circonda il loro corpo. I neonati sembrano, infatti, poter già differenziare lo spazio che li circonda, attraverso un’efficiente discriminazione di diverse traiettorie di movimento ed una preferenza visiva per quelle dirette verso il loro corpo, forse a causa della loro maggiore importanza adattiva. Inoltre, essi sembrano capaci di integrare informazioni multimodali rispetto al movimento di stimoli nello spazio circostante, mostrando un’elaborazione facilitata di stimoli in avvicinamento segnalati, al tempo stesso, da componenti visive ed uditive congruenti. Inoltre, i risultati di questi studi hanno permesso di aumentare la comprensione dello sviluppo della capacità di integrare stimoli multimodali caratterizzati da un’alta valenza adattiva durante l’infanzia. Quando ai neonati ed agli infanti sono stati presentati stimoli visivi (unimodali), essi hanno sempre rivolto la loro preferenza visiva agli stimoli che mostravano un movimento diretto verso il loro corpo. Diversamente, il loro comportamento visivo si è dimostrato più complesso quando sono stati presentati loro stimoli audiovisivi congruenti o incongruenti. Subito dopo la nascita, i neonati hanno mostrato una spontanea preferenza visiva per gli stimoli multimodali caratterizzati da una direzione di movimento congruente, a sua volta contrastata da un’altrettanta forte preferenza visiva per quegli stimoli che, muovendosi verso il loro corpo, erano caratterizzati da una grande salienza adattiva. Il comportamento visivo degli infanti di cinque mesi di età, invece, è sembrato essere guidato solamente da una spontanea preferenza per gli stimoli multimodali congruenti, cioè quelli che rappresentavano movimenti lungo la stessa traiettoria, indipendentemente dal valore adattivo delle informazioni trasmesse da ognuna delle due componenti sensoriali degli stimoli. Gli infanti di nove mesi di età, infine, sono sembrati capaci di integrare con flessibilità i principi dell’integrazione multisensoriale con la necessità di dirigere la loro attenzione verso gli stimoli etologicamente rilevanti, come dimostrato dal fatto che la loro preferenza visiva per gli stimoli audiovisivi incongruenti ed inaspettati è stata contrastata dalla simultanea presenza di stimoli importanti a livello adattivo. Come successo per i neonati, quando agli infanti di questa età venivano presentati contemporaneamente stimoli facenti parte delle due categorie preferite, essi non hanno mostrato alcuna preferenza visiva. All’interno del mio progetto ho anche investigato i correlati elettroencefalografici dell’elaborazione di stimoli unimodali, visivi ed uditivi, raffiguranti diverse traiettorie in un campione di infanti di cinque mesi di età. I risultati sembrano supportare il ruolo delle cortecce sensoriali primarie nell’elaborazione di stimoli provenienti da diverse modalità sensoriali, così come la possibilità che il cervello degli infanti possa assegnare diversi quantitativi di attenzione a stimoli di diversa importanza adattiva, già durante i primissimi stadi dell’elaborazione. Due ulteriori studi hanno indirizzato la mia seconda domanda, ovvero se già alla nascita lo spazio peripersonale possa essere considerato quale una porzione delimitata di spazio contraddistinta da particolari caratteristiche e se i suoi confini possano essere determinati. In questi studi ho misurato i tempi di reazione saccadici ad una stimolazione tattile accompagnata da un suono percepito a diverse distanze dal corpo. I risultati hanno mostrato che i tempi di reazione dei neonati sono stati modulati dalla distanza percepita del suono dal corpo. Inoltre, la modulazione dei tempi di reazione nei neonati è risultata molto simile a quella mostrata dagli adulti, suggerendo che i confini dello spazio peripersonale dei neonati possono essere identificati nella posizione in corrispondenza della quale i tempi di reazione sono drasticamente diminuiti. Questo dato suggerisce che alla nascita lo spazio immediatamente circostante il corpo sembra possedere già un’importanza particolare e sembra essere caratterizzato da una più efficace integrazione di stimoli multimodali. Di conseguenza, potrebbe essere considerato come una rudimentale rappresentazione dello spazio peripersonale, che può essere considerata al servizio delle interazioni precoci tra i neonati ed il loro ambiente. Complessivamente, questi risultati forniscono una prima comprensione di come gli esseri umani inizino a processare lo spazio che li circonda, cioè è lo spazio che li unisce agli altri, nonché lo spazio nel quale le loro prime interazioni avranno luogo.
Hobeika, Lise. "Interplay between multisensory integration and social interaction in auditory space : towards an integrative neuroscience approach of proxemics." Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2017. http://www.theses.fr/2017USPCB116.
Full textThe space near the body, called peripersonal space (PPS), was originally studied in social psychology and anthropology as an important factor in interpersonal communication. It was later described by neurophysiological studies in monkeys as a space mapped with multisensory neurons. Those neurons discharge only when events are occurring near the body (be it tactile, visual or audio information), delineating the space that people consider as belonging to them. The human brain also codes events that are near the body differently from those that are farther away. This dedicated brain function is critical to interact satisfactorily with the external world, be it for defending oneself or to reach objects of interest. However, little is known about how this function is impacted by real social interactions. In this work, we have conducted several studies aiming at understanding the factors that contribute to the permeability and adaptive aspects of PPS. A first study examined lateral PPS for individuals in isolation, by measuring reaction time to tactile stimuli when an irrelevant sound is looming towards the body of the individual. It revealed an anisotropy of reaction time across hemispaces, that we could link to handedness. A second study explored the modulations of PPS in social contexts. It was found that minimal social instructions could influence the shape of peripersonal space, with a complex modification of behaviors in collaborative tasks that outreaches the handedness effect. The third study is a methodological investigation attempting to go beyond the limitations of the behavioral methods measuring PPS, and proposing a new direction to assess how stimuli coming towards the body are integrated according to their distance and the multisensory context in which they are processed. Taken together, our work emphasizes the importance of investigating multisensory integration in 3D space around the body to fully capture PPS mechanisms, and the potential impacts of social factors on low-level multisensory processes. Moreover, this research provides evidence that neurocognitive social investigations, in particular on space perception, benefit from going beyond the traditional isolated individual protocols towards actual live social interactive paradigms
Cheong, Yong Jeon. "Worlds of Musics: Cognitive Ethnomusicological Inquiries on Experience of Time and Space in Human Music-making." The Ohio State University, 2019. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=osu1555598154844572.
Full textCléry, Justine. "Bases neurales de la représentation spatiale grâce à l’imagerie par résonance magnétique fonctionnelle (IRMf)." Thesis, Lyon, 2017. http://www.theses.fr/2017LYSE1102/document.
Full textThe construction of the representation of self is based on the integration of information received by our different sensory modalities such as visual, auditory, tactile or proprioceptive information. The interaction between actions and movements and more recently social interactions and space are being explored at the behavioral level, but less so at the functional level and much more remains to be elucidated. In particular, it is important and fundamental to understand exactly which processes are involved in space representation and how, not only from a partial view focusing on specific cortical areas and single neuron processes but at the scale of the whole brain and the functional networks. The first axis of my thesis focuses on peripersonal space, that is the space that is closest to us, and represents one of the functional subspaces of spatial representation. We assume that it is the same regions that contribute to multisensory convergence, to the prediction of the consequences of a looming visual stimulus onto tactile processing and to the construction of peripersonal space. To test this hypothesis, we investigated the effect of the temporal and spatial predictive aspects of a dynamical looming visual stimulus onto tactile stimulus detection in humans (behavioral study) and non-human primates (fMRI study); the neural bases of near space and far space representations, in non-human primate (fMRI study). We highlight the involvement of a parieto-frontal network, essentially composed by the ventral intraparietal area VIP, the premotor area F4 as well as striate and extra-striate cortical regions, which are activated by these three different mechanisms. We propose that this network not only processes the trajectory of the looming object with respect to the body, but also anticipates its consequences onto the body and prepares protective actions in response to the looming stimulus. The second axis of my thesis focuses on characterizing the extent of plasticity in the visual representation of the adult brain (as opposed to the early stages around the critical developmental periods) and in particular, how the associated fine-grained changes in the visual cortex can be precisely quantified along multiple dimensions (anatomical, functional, pharmacological). Specifically, we have developed a set of high-resolution MRI methods to assess functional (high-resolution visual mapping fMRI, rs-MRI), pharmacological (GABA spectroscopy imaging) and structural (anatomical MRI, DTI) imaging to define reference measures against which to evaluate the changes induced by plasticity at different times after its induction, through a longitudinal study performed in the same animals. Some of these methods need to be more refined but they show that they are really promising to study plasticity in nonhuman primate. On the whole, this present doctoral research allows to make a functional link between human fMRI studies and monkey single cell recording studies and provides new strategies and explorations to perform on the spatial representation field both in humans and non-human primates
Blini, Elvio A. "Biases in Visuo-Spatial Attention: from Assessment to Experimental Induction." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424480.
Full textIn questo lavoro presenterò una serie di ricerche che possono sembrare piuttosto eterogenee per quesiti sperimentali e approcci metodologici, ma sono tuttavia legate da un filo conduttore comune: i costrutti di ragionamento e attenzione spaziale. Affronterò in particolare aspetti legati alla valutazione delle asimmetrie attenzionali, nell'individuo sano come nel paziente con disturbi neurologici, il loro ruolo in vari aspetti della cognizione umana, e i loro substrati neurali, guidato dalla convinzione che l’attenzione spaziale giochi un ruolo importante in svariati processi mentali non necessariamente limitati alla percezione. Quanto segue è stato dunque organizzato in due sezioni distinte. Nella prima mi soffermerò sulla valutazione delle asimmetrie visuospaziali, iniziando dalla descrizione di un nuovo paradigma particolarmente adatto a questo scopo. Nel primo capitolo descriverò gli effetti del doppio compito e del carico attenzionale su un test di monitoraggio spaziale; il risultato principale mostra un netto peggioramento nella prestazione al compito di detezione spaziale in funzione del carico di memoria introdotto. Nel secondo capitolo applicherò lo stesso paradigma ad una popolazione clinica contraddistinta da lesione cerebrale dell’emisfero sinistro. Nonostante una valutazione neuropsicologica standard non evidenziasse alcun deficit lateralizzato dell’attenzione, mostrerò che sfruttare un compito accessorio può portare ad una spiccata maggiore sensibilità dei test diagnostici, con evidenti ricadute benefiche sull'iter clinico e terapeutico dei pazienti. Infine, nel terzo capitolo suggerirò, tramite dati preliminari, che asimmetrie attenzionali possono essere individuate, nell'individuo sano, anche lungo l’asse sagittale; argomenterò, in particolare, che attorno allo spazio peripersonale sembrano essere generalmente concentrate più risorse attentive, e che i benefici conseguenti si estendono a compiti di varia natura (ad esempio compiti di discriminazione). Passerò dunque alla seconda sezione, in cui, seguendo una logica inversa, indurrò degli spostamenti nel focus attentivo in modo da valutarne il ruolo in compiti di varia natura. Nei capitoli quarto e quinto sfrutterò delle stimolazioni sensoriali: la stimolazione visiva optocinetica e la stimolazione galvanico vestibolare, rispettivamente. Nel quarto capitolo mostrerò che l’attenzione spaziale è coinvolta nella cognizione numerica, con cui intrattiene rapporti bidirezionali. Nello specifico mostrerò da un lato che la stimolazione optocinetica può modulare l’occorrenza di errori procedurali nel calcolo mentale, dall'altro che il calcolo stesso ha degli effetti sull'attenzione spaziale e in particolare sul comportamento oculomotorio. Nel quinto capitolo esaminerò gli effetti della stimolazione galvanica vestibolare, una tecnica particolarmente promettente per la riabilitazione dei disturbi attentivi lateralizzati, sulle rappresentazioni mentali dello spazio. Discuterò in modo critico un recente modello della negligenza spaziale unilaterale, suggerendo che stimolazioni e disturbi vestibolari possano sì avere ripercussioni sulle rappresentazioni metriche dello spazio, ma senza comportare necessariamente inattenzione per lo spazio stesso. Infine, nel sesto capitolo descriverò gli effetti di cattura dell’attenzione visuospaziale che stimoli distrattori intrinsecamente motivanti possono esercitare nell'adulto sano. Cercherò, in particolare, di predire l’entità di questa cattura attenzionale partendo da immagini di risonanza magnetica funzionale a riposo: riporterò dati preliminari focalizzati sull'importanza del circuito cingolo-opercolare, effettuando un parallelismo con popolazioni cliniche caratterizzate da comportamenti di dipendenza.
Osinski, Thomas. "Représentation du corps, fonctionnement du système nerveux central et douleur centrale : études chez le blessé médullaire Central nervous system reorganization and pain after spinal cord injury, some possible targets for physical therapy. A systematic review of neuroimaging studies Pain embodiment in patients with spinal cord injury." Thesis, Université Paris-Saclay (ComUE), 2019. http://www.theses.fr/2019SACLV091.
Full textPain is a complex experience with a strong impact on patients' lives, especially when it becomes chronic and disabling. New therapeutic approaches are currently emerging based on a new understanding of pain.Spinal cord injury (SCI) patients represent a population in which pain management is difficult and this is due to low representation in scientific research. Sublesional neuropathic pain (SNP) in SCI is an interesting model because it is similar to phantom limb pain, is still difficult to understand, manage and represents an interesting model for studying the link between body representation and pain.We have undertaken two studies to understand how changes in the central nervous system can contribute to the pain of these patients and how pain can be related to body representation in these patients. Our results have shown that patients with SNP show signs of maladaptive plasticity in the thalamus, motor cortex and cingulate cortex, which is consistent with alterations in the so-called "pain neuromatrix" and a thalamocortical disrythmia already described in other pathologies. More surprising and the evidence indicating a possible protective neuroplasticity at the somatosensory cortex level. These changes are all potential targets for rehabilitation treatment.Similarly, we were able to demonstrate that BM patients have an alteration in their body representation and that this is correlated with the neuropathic aspect of pain.The data provided confirm our hypotheses and open up the possibility of exploring these phenomena further in order to determine which rehabilitation methods are appropriate to help patients with SNP
Garrison, Brian. "Disconnected Connections: Extending Peripersonal Space with a Virtual Hand." Thesis, 2009. http://hdl.handle.net/10012/4648.
Full textCacola, Priscila Martins. "Modulating Peripersonal and Extrapersonal Reach Space: A Developmental Perspective." Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/1969.1/ETD-TAMU-2011-08-9857.
Full textChen, Yi-Huan, and 陳誼桓. "Beyond the SNARC effect: Distance-number mapping occurs in the peripersonal space." Thesis, 2014. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/94730947350981593071.
Full text國立臺灣大學
心理學研究所
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In the space within arms’ length that surrounds each individual, being able to estimate distance of objects relative to the body is important for interaction with the environment. Given that distance is an interval of magnitude one describing space, it is likely that distance and the commonly used estimations of magnitude, i.e., numbers, share a common representation system (the ATOM theory, Walsh, 2003). We test this hypothesis in the peripersonal space, on both the sagittal and transverse axes, to systematically explore the distance representations on the transverse plane. Participants in Experiment 1 were required to judge the parity of digits as quickly and correctly as possible by pressing one of two buttons (both were in front of participants): one set near the body and the other far away from it. We found that near responses were faster when paired with smaller numbers and far responses with larger numbers. When one button was set in front and the other in back in Experiment 2, no mapping was found. In Experiment 3, when both buttons were on the right side, one being near the body and the other being far aligned with the transverse axis, smaller numbers were also faster with near responses and larger numbers with far responses. However, no such effect was found on the left side, suggesting that this distance-number mapping and the left-to-right SNARC effect are counteracted. These results suggest that beyond the SNARC effect, numbers are also mapped onto the whole transverse plane of the peripersonal space, not only a left-to-right oriented number line.
Hsieh, Jyh-Jong, and 謝至中. "On the Extension of Peripersonal Space: Remote Tool Use and Multisensory Integration." Thesis, 2011. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/76092207199746245483.
Full text國立陽明大學
神經科學研究所
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Previous studies reported that tool-use can induce extension of peripersonal space (EPS), as evidenced by a dynamic, effector-centered congruency effect between visual and tactile perception whose pattern alternated depending on the way the tools were held. We suspect that the effector-centered EPS induced by tool-use may be a special case of temporal synchronization between one’s actions and consequential environmental events. EPS may still occur without physical contact between the effector and its acting site. We verified the viability of a visual-tactile congruency task in Experiment 1, which required location discrimination of brief tactile vibrations accompanied by visual flashes on a virtual object which participants could move synchronously and remotely. We found that the EPS could be induced when the physical connection was removed in Experiment 2 and 3. The results of Experiment 2 also implied that the familiarity of tool may influence the strength of EPS. In Experiment 3 and 4, we compared the EPS on the right hand and left hand, which have different familiarities with computer mouse-use, while the mouse was used actively, held passively, or not held at all. We found the EPS occurred only when the tool was used actively, but was not different between the two hands. To examine the sufficiency of temporal synchronization in EPS, in Experiment 5 we interfered with the spatial alignment and tried to make the temporal synchronization the only salient correspondence between tool and hand. The results showed that the temporal synchronization by itself may not be sufficient to induce the EPS. The spatial alignment may also play a crucial role. Taken together, these experiments suggest that the peripersonal space can extend to a remote tool only when the tool was used actively, and the familiarity and spatial alignment may affect the extension of peripersonal space.
Coelho, Patrícia Alexandra Costa Soares Lopes. "What’s the value of a cooperation between us? the effect of my own actions and the other’s actions in the representation of peripersonal space." Master's thesis, 2018. http://hdl.handle.net/1822/55663.
Full textThe peripersonal space is a dynamic and abstract representation around the body where most man-environment interactions take place. Previous studies have explored the effect of the body’s properties, the action possibilities and the value given to stimuli in the peripersonal space representation. However, no previous study specifically explored the effect that the stimuli’s value may have on the peripersonal space in a socio-cooperative context. In the present study, the main goal is to analyze whether getting more (or less) points in an active versus passive cooperative interaction affects the strategy of selecting the targets and extension of the peripersonal space. In Experiment 1 (Active Cooperation), 10 dyads performed a cooperative task with the aim of maximizing the number of points added to a joint account, where the reward targets were equally distributed on the workspace. In Experiment 2 (Passive Cooperation), 20 dyads performed the same cooperative task but only one of the partners had an active participation in the task’s execution and, consequently, on the points accumulation in the joint account. The results showed that, in Experiment 1, participants executed movements with short amplitude accompanied by an increase of the peripersonal space. However, in Experiment 2, participants executed movements with mid amplitude but without changes on the peripersonal space. These findings seem to indicate that, in a social context during an active cooperation task, the changes in the peripersonal space come from the association between the result of the actions performed by the individual and those he observes in his/her confederate.
O espaço peripessoal é uma representação dinâmica e abstrata junto ao corpo, onde têm lugar a maioria das interações Homem-ambiente. Estudos anteriores exploraram o efeito das propriedades do corpo, as possibilidades de ação e o valor atribuído aos estímulos na representação do espaço peripessoal. No entanto, nenhum estudo prévio explorou, especificamente, o efeito que o valor atribuído aos estímulos em contexto sociocolaborativo poderá ter no espaço peripessoal. Assim, o presente estudo tem como principal objetivo analisar de que forma conseguir mais (ou menos) pontos em cooperação ativa ou passiva afeta a estratégia de seleção dos alvos e a extensão do espaço peripessoal. Na Experiência 1 (Cooperação Ativa), 10 díades realizaram uma tarefa de cooperação com o objetivo de maximizarem o número de pontos ganhos depositados numa conta conjunta, sendo que os alvos recompensadores estavam distribuídos de forma homogénea. Na Experiência 2 (Cooperação Passiva), 20 díades realizaram a mesma tarefa de cooperação, mas apenas um dos elementos da díade tinha uma participação ativa na execução da tarefa, e consequentemente na acumulação dos pontos na conta em comum. Os resultados mostraram que, na Experiência 1, os participantes executaram movimentos de curta amplitude acompanhados com um aumento do espaço peripessoal. Contudo, na Experiência 2, os participantes executaram movimentos de amplitude média mas sem diferenças no espaço peripessoal. Estas descobertas revelaram que, em contexto social durante cooperação ativa, as alterações do espaço pessoal resultam da integração das ações recompensadas que os participantes obtiveram com aquelas que observaram o seu parceiro a obter.