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Journal articles on the topic 'Personaggi femminili'

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Medda, Enrico. "Passioni proibite. Alcuni personaggi ‘scandalosi’ di Euripide di fronte al proprio Eros." Classica - Revista Brasileira de Estudos Clássicos 33, no. 2 (December 31, 2020): 77–106. http://dx.doi.org/10.24277/classica.v33i2.941.

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Abstract:
Nella prima fase della sua produzione artistica, Euripide ha esplorato in numerosi drammi sopravvissuti solo frammentariamente il tema dell’eros, portando in scena personaggi femminili che parlano apertamente della propria passione amorosa e che probabilmente suscitarono scandalo in una parte del pubblico ateniese. In questo lavoro ci si sofferma sul modo in cui Euripide da una parte costruisce, con continue variazioni, il rapporto fra queste donne e le loro pulsioni, dall’altra mette in scena le conseguenze che le manifestazioni estreme dell’eros comportano per gli altri personaggi coinvolti nelle vicende. Con figure come Stenebea, le due Fedre e Pasifae, in particolare, il poeta esplora tutte le possibili sfumature del rapporto fra un personaggio femminile e il proprio desiderio, nelle forme della sintonia, dell’opposizione, e dello straniamento. Al di là del giudizio morale, il poeta costruisce vicende drammatiche nelle quali un essere umano, sotto la pressione di un condizionamento esterno di origine divina, può giungere a comportamenti autodistruttivi; d’altra parte, l’eccezionalità di questi caratteri femminili riesce, attraverso una serie di procedimenti, a mettere in crisi le strutture tradizionali di una cultura centrata sulla prospettiva maschile.
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Paoli, Marco. "Spunti per un’analisi del processo di ibridismo tra l’hard-boiled americano e il giallo italiano nella serie Duca Lamberti di Giorgio Scerbanenco." Quaderni d'italianistica 37, no. 1 (June 9, 2017): 17–34. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i1.28276.

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Abstract:
Nelle opere di Giorgio Scerbanenco il giallo ha quasi sempre avuto un ruolo prominente che tuttavia ha lasciato spazio a una vasta possibilità di intrecci con forme stilistiche, tematiche e narrative di varia natura. Uno dei principali riconoscimenti che fanno di Scerbanenco uno dei padri fondatori del giallo italiano è l’aver saputo introdurre in modo originale e credibile un elemento contaminante come l’hard-boiled americano nel contesto del poliziesco italiano. Questo ha permesso di porre l’attenzione sull’ambiente sociale e sulla psicologia dei personaggi, che si riflettono, da un lato, nella rilevanza dei luoghi e dell’inquadramento storico-sociale in cui sono ambientate le trame, dall’altro, nella meticolosa opera di caratterizzazione dei personaggi dei quattro romanzi della serie Duca Lamberti. Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare come l’esperienza dello scrittore italo-ucraino in qualità di direttore e redattore di diverse riviste femminili del dopoguerra abbia ricoperto un ruolo fondamentale nella caratterizzazione di alcuni personaggi, in particolare quelli femminili, e nella descrizione della loro condizione sociale in quel determinato periodo storico.
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Denzel, Valentina. "Virago Valorosa o “Marfisa Bizarra”? La Donna Guerriera ne La Pazzia d’Isabella (1611) di Flaminio Scala e ne Lo Schiavetto (1612) di Giovan Battista Andreini." Quaderni d'italianistica 30, no. 2 (June 1, 2009): 87–104. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v30i2.11904.

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Abstract:
In questo articolo confrontiamo la messa in scena dei personaggi femminili delle due commedie La pazzia di Isabella (1611) di Flaminio Scala e Lo Schiavetto (1612) di Giovan Battista Andreini. Le protagoniste della commedia di Scala, Isabella e Flaminia, rievocano per la loro presa d’armi le guerriere ariostesche, Marfisa e Bradamante. Per vendicare l’infedeltà maschile e per proteggere i loro interessi, Flaminia ed Isabella ricorrono alla violenza. I loro atti non vengono però giustiziati, ma servono invece a ristabilire l’ordine. In effetti, La pazzia d’Isabella finisce con un matrimonio doppio, celebrato tra le protagoniste e i loro amanti pentiti. Lo Schiavetto rafforza invece la gerarchia tradizionale tra i sessi, concedendo ai personaggi maschili un ruolo più importante. L’immagine della donna guerriera viene parodiata, perché la commedia di Andreini allude, tra l’altro, al poema epico Marfisa bizarra (1531) di Giovan Battista Dragoncino, che mette in ridicolo la virago ariostesca.
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Bianchi, Alessandro. "Personaggi (e questioni) femminili nelle versioni drammatiche secentesche del libro di Ester. I. Vasti." Cahiers d’études italiennes, no. 19 (November 1, 2014): 199–214. http://dx.doi.org/10.4000/cei.2232.

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Biondi, Teresa. "Donne in rivalsa e nuove “simboliche dei corpi femminili” tra antropomorfismo filmico, moda e idealismo di genere nel primo periodo del cinema viscontiano." dObra[s] – revista da Associação Brasileira de Estudos de Pesquisas em Moda, no. 35 (July 29, 2022): 55–82. http://dx.doi.org/10.26563/dobras.i35.1414.

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Abstract:
Il verismo filmico viscontiano riguarda il racconto delle trasformazioni identitarie degli italiani dal dopoguerra al boom economico, e si basa sulla rappresentazione del contesto psico-socio-antropologico in cui “modelli di donne della contemporaneità” appaiono per tratti erotizzati, e sempre emblematici di tentativi di una rivalsa femminile ancora in germe. Nei primi film di Visconti questo particolare aspetto prende dunque forma in toni solo idealmente progressisti e non concreti, rappresentati in personaggi interpretati da dive del tempo quali Giovanna-Calamai in Ossessione (1943), Maddalena-Magnani in Bellissima (1951) e Pupe-Schneider ne Il lavoro (1962). Alla base dei potenziali espressivi di queste opere vi è il valore antropomorfico del cinema, descritto in un suo saggio famoso che sembra più una “dichiarazione di intenti”, un preambolo ai suoi film atto a evidenziare la capacità, tutta da costruire, di riprodurre il valore dell’autenticità umana nella recitazione attoriale e nella scena, o a partire dagli aspetti materiali di cui è composta. Proprio la teoria filmica alla base dei suoi film e la correlata rappresentazione scenica, sia nelle forme simboliche costruite dalla regia, sia in quelle materialistiche dell’insieme di scenografie, costumi e fabbisogno scena, inizialmente assumono i tratti del neorealismo, o come egli precisava del “verismo umano” del quale manterrà sempre il carattere, anche nei film del secondo periodo definito dalla critica barocco e decadentista. Questo cambiamento sarà determinato dalla comprensione che il boom economico e il correlato avvento di una nuova società capitalista hanno cambiato radicalmente la vita e la cultura degli italiani, e non sempre verso il meglio. Per narrare tale cambiamento Visconti definirà nuove forme del racconto “realisticamente pre-strutturate” che mostrano, nella ricchezza della materialità degli ambienti e dei costumi, gli aspetti simbolici di un nuovo verismo umano degenerato dal denaro e spesso celato dietro la maschera dell’apparente crescita sociale. A partire da questo discorso si analizzano i tre personaggi femminili citati sopra, con particolare attenzione a Pupe-Schneider, caso di studio scelto per le particolari connotazioni drammaturgiche costruite tramite elementi barocchi della scena e costumi/abiti del marchio Chanel.
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Behr, Francesca D'Alessandro. "LUCAN'S WOMEN - L. Sannicandro I personaggi femminili del Bellum Civile di Lucano. (Litora Classica 1.) Pp. xii + 298. Rahden/Westf.: Verlag Marie Leidorf, 2010. Paper, €34.80. ISBN: 978-3-86757-471-6." Classical Review 65, no. 2 (August 25, 2015): 458–59. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x15001298.

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Dell’Aglio, Monica. "Nomi personali femminili a Laterza. Tra vecchie e nuove identità." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 49, no. 3 (July 29, 2015): 774–99. http://dx.doi.org/10.1177/0014585815592613.

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Campani, Ermelinda M. "BERNARDO BERTOLUCCI E LE “SUE” DONNE: LA LUNA." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 32, no. 2 (September 1998): 427–41. http://dx.doi.org/10.1177/001458589803200206.

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Abstract:
Ho fatto per la prima volta un personaggio femminile, cosa per me molto difficile, e un punto di forza poteva essere quello di darle un retroterra in cui io potessi trovare una certa identificazione, di offrirle, in un certo senso, la mia memoria.
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Cordano, Federica. "Onomastica personale a Megara Iblea." Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico, no. 18 (July 18, 2022): 7–11. http://dx.doi.org/10.54103/2037-4488/18096.

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Abstract:
Si ricordano le iscrizioni pubblicate per merito di Henri Treziny e si ripercorre la bibliografia su due nomi personali, l’unico femminile noto a Megara Iblea e il secondo inesistente. The inscriptions published thanks to Henri Tréziny are remembered, and two personal names are used to retrace the bibliography: the first being the only female known in Mégara Hyblaea and the second non-existent.
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Luque, Rocío. "La donna nel dramma italiano della seconda metà del XX Secolo." Estudios Románicos 27 (October 19, 2018): 197–209. http://dx.doi.org/10.6018/er/346641.

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Abstract:
Se la letteratura dagli anni Settanta del XX secolo, dapprima timidamente e poi con forza sempre maggiore, riesce a dare voce alla donna, a renderla visibile, il teatro la “rappresenta” in tutto il suo essere rivendicando il diritto di imporsi nel mondo, riconoscendole la capacità di incidere nel tessuto sociale e di operare trasformazioni epocali. È innegabile difatti che il teatro, nascendo da pulsioni d’ordine antropologico nella cui zona di confine s’intersecano generi e linguaggi molteplici, dia vita così ad un processo di sintesi e di contaminazioni in cui si perpetua, con le gesta di personaggi più o meno mitici, una saggezza popolare che si ravviva secondo tecniche e modelli della comunicazione orale, specie femminile.
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Artico, Tancredi. "Lo scudo di Artemidora. Genere e formazione nell’“Amor di Marfisa” di Danese Cataneo." AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 3, no. I (July 15, 2022): 169–91. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/18440.

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Abstract:
Concentrandosi sul poema epico-cavalleresco Amor di Marfisa (1562) di Danese Cataneo, il presente articolo mira a sottolineare gli aspetti della ricezione e dell’aggiornamento del modello ariostesco per quello che riguarda la questione di genere e la formazione dell’eroina. Cataneo recupera selettivamente l’eredità ariostesca, raccogliendo dal capolavoro gli spunti narrativi e tematici utili alla definizione di un canone della “virtù donnesca” e integrandoli con il repertorio della classicità, in particolare con il mito di Lucrezia. Marfisa e il personaggio di nuovo conio di Artemidora, regina d’Islanda e nuova Bradamante, sono due eroine in formazione, destinate a rappresentare – una volta compiuto il loro percorso – i gradi più alti della virtù femminile: la regina-vergine e la regina-sposata.
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9665.

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Abstract:
L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9665.

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Abstract:
L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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Marinetti, Anna. "Venetico." Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua, no. 20 (May 1, 2020): 367–401. http://dx.doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.374.

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Abstract:
Il venetico è una lingua indeuropea, attestata da oltre 500 iscrizioni datate dal VI al I sec.a.C. e provenienti soprattutto dall’attuale regione italiana del Veneto (in pochi casi, dal Friuli Venezia-Giulia, dall’Austria e dalla Slovenia). La scrittura utilizzata è un alfabeto locale di derivazione etrusca. Le iscrizioni venetiche comprendono testi funerari, votivi e pubblici, resi - tranne alcune eccezioni -mediante schemi formulari. Ampiamente documentata è l’onomastica (nomi personali; formula onomastica maschile e femminile). Le strutture della lingua (fonologia, morfologia, sintassi e lessico), data la natura frammentaria del venetico, sono conosciute solo parzialmente; permangono problemi relativi alla classificazione, anche se è ormai accertata l’appartenenza al ramo italico dell’indeuropeo.
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Fazzini, Ilaria. "Una pluralità di sguardi sulla follia. Storia delle internate cremonesi nella seconda metà dell'ottocento." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (September 2020): 114–32. http://dx.doi.org/10.3280/sil2018-002006.

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Abstract:
La storia delle donne internate in manicomio, della loro vita dentro e fuori gli istituti psichiatrici, è divenuta negli ultimi decenni oggetto di grande interesse e studio. La presente ricerca, condotta a partire dallo studio e dall'analisi delle cartelle cliniche e dei fascicoli personali delle donne internate nel Manicomio di Cremona dal 1868 al 1904, ha lo scopo di indagare l'internamento della follia femminile nella seconda metà dell'Ottocento e di farne emergere le caratteristiche e le peculiarità. Le cartelle cliniche delle pazienti cremonesi si sono rivelate una fonte utile e preziosa che ha fatto emergere chiaramente come l'internamento delle donne in manicomio fosse un processo "corale". Al suo interno infatti si intrecciava una pluralità di voci e di "sguardi" che "costruivano" e definivano la follia femminile: dallo "sguardo" dei familiari e dei rappresentanti delle istituzioni religiose e politiche coinvolti nelle procedure di ammissione, alla "voce" inascoltata delle internate portatrici di una propria soggettività, fino alle diagnosi e alle cure degli alienisti. L'autrice analizza e indaga questi soggetti, mostrandone il ruolo nelle diverse fasi del processo di internamento e rintracciando i differenti riferimenti culturali e i diversi linguaggi da loro utilizzati per individuare, comprendere, descrivere e, nel caso delle internate, manifestare e narrare la follia.
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Leverone, Elena. "Una quieta passione: cambiare l'acqua ai fiori." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 175–85. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002012.

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Abstract:
L'intento di questo lavoro è di dialogare tramite un linguaggio im-maginativo e metaforico intorno al concetto di sublimazione e attraver-so alcune delle sue possibili estensioni: la poesia, la narrazione e la creatività letteraria. Metafora, immaginazione, poesia, linguaggio, so-gno. Connessioni tra fenomeni sublimatori ed esperienza di scrittura. Arte come curiosità mai del tutto compiuta, in cui il legame tra subli-mazione e simbolizzazione trova espressione profonda nella poetica di Emily Dickinson e nell'esistenza tormentata del personaggio di Violette Toussaint nel romanzo "Cambiare l'acqua ai fiori". Un mondo al femminile che ricerca nel proprio desiderio e nella propria mancanza affettiva, di spodestare quella umana e amara disillusione che la vita impone. Così la scrittura, come forma d'arte, può rappresentare la creatività e permettere la sublimazione per ciò che è stato vissuto come un trauma. In questo scritto vengono interrogate alcune delle concettualizzazioni teoriche riguardanti l'origine e i destini della sublimazione, lasciando spazi insaturi, aree aperte e contigue tra desiderio, mancanza e creatività.
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Burden, Amy. "Lipstick on pigs: Critical discourse and image analysis of non-humans in U.S. children’s ESL textbooks." EuroAmerican Journal of Applied Linguistics and Languages 8, no. 1 (March 31, 2021): 52–74. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.13.218.

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Abstract:
EN Gender equality in language learning has received considerable attention in research on classroom policy and materials. Within studies of materials like language learning texts, most research focuses on content analyses of character roles and images, with sometimes purposeful exclusion of non-human characters. However, non-humans in children’s picture books comprise almost 60% of the characters children read. Therefore, their representations of gender, including biases, overt sexism, and covert sexism should be examined. In this study, I examine gendering of non-human characters using corpus linguistics and critical discourse analysis. Additionally, I use critical image analysis to discuss pictorial gendering of non-human characters within 12 textbooks in two of the United States’ most widely used textbook series for language learning in elementary schools. Results indicate a strong preference for aggressive and adventurous male characters, male supremacist ideologies, and the suppression of female agency. Key words: CORPUS LINGUISTICS, CRITICAL DISCOURSE ANALYSIS, TEXTBOOK ANALYSIS, GENDER AND LANGUAGE, ENGLISH AS A SECOND LANGUAGE (ESL), CRITICAL IMAGE ANALYSIS ES La igualdad de género en el aprendizaje de idiomas ha recibido una atención considerable en la investigación sobre la política y los materiales en el aula. Dentro de los estudios sobre materiales como los textos para el aprendizaje de idiomas, la mayoría de las investigaciones se centran en el análisis del contenido de los roles y las imágenes de los personajes, con una exclusión de los personajes no humanos. Sin embargo, los personajes no humanos de los libros ilustrados para niños representan casi el 60% de los personajes que leen los niños. Por lo tanto, deben examinarse sus representaciones de género, incluyendo los prejuicios, el sexismo manifiesto y el sexismo encubierto. En este estudio, examino la representación de género de los personajes no humanos utilizando la lingüística de corpus y el análisis crítico del discurso. Además, utilizo el análisis crítico de la imagen para analizar el género pictórico de los personajes no humanos en 12 libros de texto de dos de las series de libros de texto más utilizados en Estados Unidos para el aprendizaje de idiomas en las escuelas primarias. Los resultados indican una fuerte preferencia por personajes masculinos agresivos y aventureros, ideologías de supremacía masculina y la supresión de la agencia femenina. Palabras clave: LINGÜÍSTICA DE CORPUS, ANÁLISIS CRÍTICO DEL DISCURSO, ANÁLISIS DE LIBROS DE TEXTO, GÉNERO E LINGUAJE, INGLÉS COMO SEGUNDA LENGUA (ESL), ANÁLISIS CRÍTICO DE LA IMAGEN IT L’uguaglianza di genere nell'apprendimento delle lingue ha ricevuto una notevole attenzione nella ricerca sulle norme di comportamento nelle classi così come nei materiali didattici. All'interno degli studi su materiali didattici come i testi per l'apprendimento delle lingue, la maggior parte della ricerca si concentra sull'analisi del contenuto dei ruoli e delle immagini dei personaggi con l'esclusione, a volte intenzionale, di personaggi non umani. Tuttavia, i non umani nei libri illustrati per bambini costituiscono quasi il 60% dei personaggi. Pertanto, dovrebbero essere esaminate le loro rappresentazioni di genere, inclusi pregiudizi, sessismo palese e sessismo nascosto. In questo studio si esamina la sessuazione di personaggi non umani usando la linguistica dei corpora e l’analisi critica del discorso. Inoltre, viene utilizzata l'analisi critica delle immagini per discutere la sessuazione di personaggi non umani all'interno di 12 libri in due delle serie di libri di testo più utilizzate negli Stati Uniti per l'apprendimento delle lingue nelle scuole elementari. I risultati indicano una forte preferenza per personaggi maschili aggressivi e avventurosi, ideologie suprematiste maschili e soppressione dell'agire femminile. Parole chiave: LINGUISTICA DEI CORPORA, ANALISI CRITICA DEL DISCORSO, ANALISI DEI LIBRI DI TESTO, GENERE E LINGUAGGIO, INGLESE COME SECONDA LINGUA, ANALISI CRITICA DELLE IMMAGINI
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Risi, Elisa. "Collezione di moda: Da Eleonora Duse a Julie Peters-Desteract." UCOARTE. Revista de Teoría e Historia del Arte, December 5, 2017, 125–48. http://dx.doi.org/10.21071/ucoarte.v6i.11007.

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Abstract:
Questo articolo analizza un particolare ramo del rapporto che unisce il mondo dell'arte e quello della moda con un focus sul tema delle collezioni tessili, gestito da personaggi femminili. L'area del collezionismo tessile collega e unisce il mondo dell'arte e quello della moda. Lo studio si basa sulla triplice suddivisione proposta dalla storica francese Julie Verlaine, che divide le pratiche di raccolta d'arte femminile in tre tipi principali: "collectionneuse", "commanditaire" e "donatrice". Utilizzando questa suddivisione, cerco di analizzare le collezioni tessili, fenomeno fortemente sviluppato dalle protagoniste femminili, sapendo che l'analisi di ogni corso denota la difficoltà di una categorizzazione rigida e di limiti netti: queste pratiche mostrano tipologie di collezionisti indicative, fluide e permeabili.
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Valentino, Gennaro. "Alessandro Piccolomini (1508-1579): Lettrici, interlocutrici e personaggi femminili." Cartaphilus. Revista de investigación y crítica estética, no. 19 (April 19, 2022). http://dx.doi.org/10.6018/cartaphilus.484681.

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Abstract:
In questo articolo prendiamo in considerazione la prospettiva che Piccolomini adotta nelle opere con personaggi, interlocutrici o destinatarie donne, per proporre una nuova interpretazione che possa superare la vexata quaestio filoginia / misoginia, già approfondita dalla critica, e per tentare di dissipare i dubbi sulla vera natura di questi scritti. Attraverso l'analisi de La Raffaella e dell'Oratione in lode delle donne emerge un allontanamento dello "Stordito" da rigide posizioni ideologiche per adoperare la prospettiva ironica e giocosa del “mondo alla rovescia”, nella quale prendono forma elementi come il ribaltamento dei vizi delle donne in virtù, dei convenzionalismi sociali, degli stereotipi e del mondo reale attraverso il codice ludico.
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RAİMONDİ, Silvia. "Tra seduzione e servilismo: i capelli nei personaggi femminili della Gerusalemme Liberata." MOLESTO: Edebiyat Araştırmaları Dergisi, January 31, 2021. http://dx.doi.org/10.33406/molesto.767103.

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Giardina, Manuel, and Clelia Stefanuto. "Il personaggio di Francesca Baffo nel Raverta di Giuseppe Betussi." Estudios Románicos 31 (May 1, 2022). http://dx.doi.org/10.6018/er.497271.

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Abstract:
Giuseppe Betussi is unique among his contemporaries for the attention he pays to women. While most Italian works of the 1500s present women as secondary characters, Betuss’s work gives them the main role. This focus is made evident in the writer’s dialogues on love, in which he introduces prominent female interlocutors — such as Francesca Baffo in il Raverta (1544). This female presence is not a mere stylistic formality in Betussi’s work (most love treatises of the time do feature women). Rather, it is an occasion for the author to celebrate the intellect of women and to propose the model of a woman, and in particular of a courtesan, who is shown as an interlocutor as cultured and skilled as any man. La vita e la produzione letteraria di Giuseppe Betussi, mostrano un profondo legame tra l’autore e le donne. A differenza di altri scrittori del Cinquecento italiano in cui si può rintracciare una filoginia solamente occasionale, nel caso di Betussi questa componente risulta essere una costante in tutta la sua carriera. In particolare è nei dialoghi amorosi in cui questo elemento risulta particolarmente evidente. Nel Raverta (1544), l’autore sceglie di inserire una donna come personaggio interlocutore del dialogo: Francesca Baffo. L’inclusione di personaggi femminili nei trattati d’amore è una caratteristica innovativa presente in molte opere cinquecentesche significativa di una maggiore partecipazione delle donne nel contesto intellettuale della società rinascimentale. Si cercherà di mostrare come nei dialoghi di Betussi, la scelta di inserire una donna come personaggio non risulti essere una mera adesione a un modello letterario esistente, ma rappresenti la volontà da parte dell’autore di celebrare le qualità intellettuali delle donne e di proporre ai lettori un modello di cortigiana colta e capace di discutere alla pari con gli uomini. La vita e la produzione letteraria di Giuseppe Betussi, mostrano un profondo legame tra l’autore e le donne. A differenza di altri scrittori del Cinquecento italiano in cui si può rintracciare una filoginia solamente occasionale, nel caso di Betussi questa componente risulta essere una costante in tutta la sua carriera. In particolare è nei dialoghi amorosi in cui questo elemento risulta particolarmente evidente. Nel Raverta (1544), l’autore sceglie di inserire una donna come personaggio interlocutore del dialogo: Francesca Baffo. L’inclusione di personaggi femminili nei trattati d’amore è una caratteristica innovativa presente in molte opere cinquecentesche significativa di una maggiore partecipazione delle donne nel contesto intellettuale della società rinascimentale. Si cercherà di mostrare come nei dialoghi di Betussi, la scelta di inserire una donna come personaggio non risulti essere una mera adesione a un modello letterario esistente, ma rappresenti la volontà da parte dell’autore di celebrare le qualità intellettuali delle donne e di proporre ai lettori un modello di cortigiana colta e capace di discutere alla pari con gli uomini.
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Garosi, Linda. "Painting with words. Some considerations on the picture of women from The Child of Pleasure to The Virgins of the Rocks by Gabriele D’Annunzio." Estudios Románicos 30 (July 29, 2021). http://dx.doi.org/10.6018/er.456141.

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Abstract:
Il saggio si occupa di un aspetto fondamentale della ricerca compiuta da D’Annunzio che è la fusione di scrittura e arte figurativa, e della sua declinazione secondo i dettami dell’estetismo finisecolare. Lo studio intende mettere in luce non solo le modalità stilistiche e compositive, ma anche la finalità poetica e le valenze ideologiche, della sperimentazione ecfrastica realizzata nel passaggio tra il romanzo di debutto (Il piacere) e il romanzo del superomismo (Le vergini delle rocce). L’analisi testuale prenderà in esame come i ritratti dei personaggi femminili, costruiti attraverso la comparazione con oggetti d’arte, poggino altresì sulla narrazione dell’effetto prodotto sull’io del protagonista che sceglie e guarda tali opere d’arte. La visione viene cristallizzata nelle immagini verbali che ornano le pagine del libro, il quale, a sua volta, diventa museo e si offre allo sguardo del lettore del tempo proponendogli un nuovo canone estetico di Bellezza. The essay deals with a fundamental aspect of D'Annunzio’s research which is the fusion of writing and figurative art, and its declination according to the dictates of end-century aesthetics. The study intends to highlight the stylistic and compositional modalities, in addition to the poetic purpose and ideological values, of the ecphrastic experimentation carried out in the transition between the debut novel (The Child of Pleasure) and the novel of superomismo (The Virgins of the Rocks). The textual analysis will examine how the portraits of female characters, constructed through the comparison with objects of art, rest at the same time on the narration of the effect produced on the Self of the protagonist who chooses and looks at these works of art. The vision turns out to be crystallized in verbal images which adorn the pages of the book which in turn becomes a museum and offers itself to the eye of the reader of the time, proposing a new aesthetic canon of Beauty. Il saggio si occupa di un aspetto fondamentale della ricerca compiuta da d’Annunzio che è la fusione di scrittura e arte figurativa, e della sua declinazione secondo i dettami dell’estetismo finisecolare. Lo studio intende mettere in luce le modalità stilistiche e compositive, oltre alla finalità poetica e le valenze ideologiche, della sperimentazione ecfrastica realizzata nel passaggio tra il romanzo di debutto (Il piacere) e il romanzo del superomismo (Le vergini delle rocce). L’analisi testuale prenderà in esame come i ritratti dei personaggi femminili, costruiti attraverso la comparazione con oggetti d’arte, poggino al tempo stesso sulla narrazione dell’effetto prodotto sull’io del protagonista che sceglie e guarda tali opere d’arte. La visione viene cristallizzata nelle immagini verbali che ornano le pagine del libro, il quale, a sua volta, diventa museo e si offre allo sguardo del lettore del tempo proponendogli un nuovo canone estetico di Bellezza.
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Nattermann, Ruth. "Antisemitische Strömungen im Movimento Femminile Italiano (1869–1916). Vorurteile, Konflikte und Reaktionen zwischen katholischem Anti- Laizismus und Anti-Judaismus." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 96, no. 1 (January 1, 2017). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2016-0015.

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Abstract:
Riassunto Il presente contributo spiega le ragioni e lo sviluppo delle correnti antisemite all’interno del primo movimento femminile italiano, nel periodo fra la fine dell’800 e l’inizio della prima guerra mondiale. L’esame dei dibattiti e degli eventi rilevanti, finora trascurati dalla ricerca storica, si basa sugli archivi delle organizzazioni femminili laiche come pure di quelle cattoliche, le loro pubblicazioni, nonché degli archivi personali. La prima parte dell’articolo si concentra sulle relazioni ebree-cattoliche nell’ambito del primo movimento femminile italiano. Nella seconda parte vengono affrontate la crescente radicalizzazione dei dibattiti antiebraici fra attiviste cattoliche a partire dalla guerra libica 1911/12 e la transizione ad una polemica apertamente antisemita. L’articolo trae spirazione dalla tesi che le forti tendenze anti-laiche delle cattoliche organizzate venissero sostituite al più tardi dal 1912 in poi da pregiudizi antiebraici, destinati a rinforzarsi definitivamente durante il fascismo.
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Baricci, Erica. "LINGUAGGIO, COMICITÀ E PERSONAGGIO FEMMINILE NELL’EPITALAMIO GIUDEO-CATALANO PIYYU? NA’EH." Specula: Revista de Humanidades y Espiritualidad 5, no. 1 (January 31, 2023). http://dx.doi.org/10.46583/specula_2023.1.1099.

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Abstract:
Ad oggi sono noti alla comunità scientifica cinque epitalami giudeo-catalani, conservati in due manoscritti (Gerusalemme, Biblioteca Nazionale Universitaria, ms. 8° 3312 e Oxford, Bodleian Library, ms. Lyell 98) risalenti a metà XV secolo e provenienti da ambiente provenzale. Tra questi, una particolare attenzione spetta a piyyu? na’eh, un ‘canto festivo’ pensato per i festeggiamenti che seguono il rito nuziale. Questo canto è una parodia, dai toni umoristici e dalle forti allusioni erotiche, che si presenta in forma di dialogo tra i due sposi, un vecchio e una ragazza. Il primo non vuole consumare l’amore, data l’età, ma, per l’insistenza della moglie, le propone infine di farsi sostituire da un baldo giovanotto. L’interesse di questo testo riguarda innanzitutto il linguaggio, e in secondo luogo la sua forma letteraria. Per quanto riguarda il linguaggio, esso è scritto in un giudeo-catalano in cui la componente ebraica è sottilmente intrecciata a quella romanza. Gli ebraismi sono funzionali a suscitare il riso del pubblico, perché calati in un contesto triviale in cui la loro sacralità originaria crea un forte e comico contrasto. Alcuni dei termini ebraici hanno mutato il loro significato, assumendone uno connotato, secondo un fenomeno di slittamento semantico tipico dei Jewish Languages. Per questa ragione, piyyu? na’eh è anche un prezioso testimone linguistico di una fase poco attestata, perché alquanto antica, del giudeo-catalano parlato. A livello letterario, piyyu? na’eh è un testo assai ricercato, i cui toni ‘popolareggianti’ sono ottenuti attraverso un sapiente uso del linguaggio ‘colloquiale’, della metrica, della caratterizzazione stereotipica dei personaggi. In questo saggio, presento innanzitutto l’analisi semantica della componente ebraica, approfondendo le varie categorie linguistiche e/o stilistiche in cui possono essere fatti rientrare gli ebraismi del testo, per mostrare come questa dinamica riproduca ed esasperi per intenti comici la prassi linguistica quotidiana degli ebrei catalani dell’epoca e costituisca, dunque, sia un fatto stilistico, sia una preziosa testimonianza storico-linguistica. In secondo luogo, mostro come piyyu? na’eh sia stato composto da un autore dotto che disponeva di fonti letterarie ebraiche e romanze e propongo una contestualizzazione di questo tipo di testo nell’ambito del genere letterario romanzo della pastorella e della canzone di donna, in cui la figura femminile costituisce l’occasione della scenetta umoristica e la giustificazione del ricorso a un codice mistilingue.
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"LE INETTE. ANALISI DI ALCUNE PROTAGONISTE DELL'IMMAGINAZIONE LETTERARIA DI ALBERTO MORAVIA." Studia Polensia 05, no. 01 (October 31, 2016): 38–55. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2016.05.01.03.

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Abstract:
Alberto Moravia è uno degli scrittori italiani moderni che ha maggiormente dato spazio alla figura femminile all'interno delle proprie opere. Le protagoniste dei suoi romanzi sono donne con dei destini segnati dalla tristezza e dal dolore. Moravia si concentra su temi e motivi collegati alla sua visione della vita e della società del suo tempo. Di conseguenza basa l'attenzione sull'indifferenza, sull'incapacità, sulla rassegnazione e sull'insoddisfazione delle proprie protagoniste. Nonostante i suoi romanzi siano collocati in un'altra epoca, i temi trattati risultano ancora molto attuali. Ogni suo personaggio femminile è particolare e unico, ma allo stesso tempo sono molti gli aspetti in comune, come le riflessioni, l'angoscia, l'intimità sessuale, le paure, i sogni attraverso i quali Moravia presenta la vera natura del collettivo femminile. La particolarità maggiore che si è voluta sottolineare con il presente lavoro è la maestria dell'autore con la quale è riuscito a calarsi nella psicologia del complesso mondo femminile. Il tutto è stato influenzato dal suo interesse verso la psicoanalisi, verso l'esistenzialismo e soprattutto dalla sua attrazione verso la figura enigmatica della donna.
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Merola, Valeria. "Il mito in scena: Endimione e Diana ne Gli amori della luna di Margherita Costa." altrelettere, November 16, 2021. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-55.

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Abstract:
Nell’ultima opera di Margherita Costa, Gli amori della luna, è possibile individuare un’eco significativa della sua scrittura poetica precedente. È soprattutto il personaggio di Diana a ereditare i tratti delle figure femminili che la poetessa studia nei suoi canzonieri amorosi. Come le donne rappresentate nella Chitarra, la dea è un’amante di sdegno che investe l’innamorato della sua rabbia e della sua delusione per essere stata abbandonata. La cornice mitologica racchiude però una rappresentazione della vita di corte che Costa conosce molto bene. L’inserimento di elementi comici e spettacolari contribuisce a definire la teatralità della scrittura di Margherita Costa e collocarla opportunamente nella cultura barocca a cui appartiene.
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Riccobono, Marta. "«Cosa umana non sono»: la Turandot di Puccini tra devianza e addomesticamento." altrelettere, June 13, 2018. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-39.

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Abstract:
Nel repertorio delle donne pucciniane Turandot rappresenta un unicum. Definita «principessa di morte» dallo stesso Puccini, nell’opera eponima essa si mostra del tutto estranea a quella femminilità appassionata, a tratti patetica, che contraddistingue eroine come Tosca, Mimì o Cio-Cio-San, donne che non temono di sacrificare la propria vita in nome dell’amore. Turandot, dal canto suo, rifiutando il matrimonio e la maternità mette in crisi un sistema basato su rigide distinzioni di genere e rappresenta una minaccia per il mantenimento dell’ordine sociale di matrice patriarcale. Se vista in relazione al personaggio di Liù, schiava dolce e remissiva, Turandot emerge in tutta la sua statura di creatura mostruosa e anti-materna, fredda incarnazione lunare, che il compositore e i suoi librettisti cercano strenuamente di ricondurre entro gli argini di una femminilità “corretta” e socialmente accettabile. Obiettivo del saggio è cogliere nella relazione che si instaura tra autore e personaggio i segni di un disagio che colpisce la società nel momento in cui si trova ad avere a che fare con elementi dalla sessualità non normativa. Il modo in cui il personaggio di Turandot viene codificato nel contesto della produzione pucciniana e i tentativi di normalizzazione cui tanto il Maestro quanto i suoi librettisti lo sottopongono sono sintomatici di una tendenza che, al di là della finzione artistica, stigmatizza quei soggetti che in maniera più o meno consapevole si ribellano al binarismo di genere e all’imposizione di ruoli sociali cui si cerca solitamente di attribuire un fondamento biologico.
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Díaz, Sara Elena. "L'opre del Zerbinar: l'effeminatezza nelle opere fiorentine di Margherita Costa." altrelettere, February 3, 2023. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-68.

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Abstract:
Questo intervento prende in esame un tipo maschile effeminato, oggetto di satira in alcune opere dell’autrice e attrice seicentesca Margherita Costa. Si focalizza principalmente sui riferimenti satirici nei confronti di uomini identificati come Zerbini in tre opere scritte da Costa durante il suo periodo fiorentino, ovvero La Chitarra (1638), Lo Stipo (1639) e le Lettere Amorose (1639). Costa mette continuamente questi uomini imbelli a confronto con caratteri femminili forti, dileggiandoli per i loro abiti, trucchi e maniere effeminate. Gli Zerbini di Costa vengono ulteriormente evirati dal loro spendere scellerato e dalla loro devozione eccessiva verso l’altro sesso. Ritengo che, letti nel loro insieme, gli sforzi satirici di Costa di disciplinare questo personaggio maschile le consentano di esercitare una certa autorità letteraria altrimenti negata al suo sesso.
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Arriaga Florez, Mercedes. "Femminile e maschile nell'Orazione in lode alle donne di Alessandro Piccolomini." Estudios Románicos 31 (May 1, 2022). http://dx.doi.org/10.6018/er.506761.

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Abstract:
This article analyses the figures of women and men in the text of the Orazione in lode alle donne (1545), written by Alessandro Piccolomini, in which he accuses his colleagues, literary friends, of not knowing how to treat women well while he, alternatively, puts himself as their defender. The rhetorical game has its origins in these recipients and interlocutors of this work who have a familial bond, a friendship or literary tastes and political tendencies in common with the author. The author's ironic and ambiguous attitude towards the concepts of feminine and masculine is closely linked to the atmosphere of playfulness in the Accademia degli Intronati and the complicity between its members, which allows double engenders and a mock dialectical clash, in which the author represents his companions as characters of a farce, characterized by their misogynistic ideas that are “dicted” in the text to be “contradicted” by Piccolomini. The text thus develops under the sign of the splitting masculinity and femininity: courtly men versus vulgar men, virtuous women versus vicious women within the context of idealised love against carnal love. Questo articolo prende in analisi le figure di donne e di uomini presenti nel testo dell’Orazione in lode alle donne (1545), composta da Alessandro Piccolomini, nella quale ammonisce i colleghi, amici letterati, colpevoli di non saper trattare bene le donne mentre, in alternativa, lui si propone come il loro difensore. Il gioco retorico ha origine in questi destinatari e interlocutrici dell’opera che condividono con l’autore legami familiari, amicizia, gusti letterari e tendenze politiche. L’atteggiamento ironico e ambiguo dell’autore verso i concetti di femminile e maschile è strettamente legato al clima di gioco presente nell’Accademia degli Intronati e alla complicità fra i loro membri che permette i doppi sensi e il finto scontro dialettico, nel quale l’autore rappresenta i suoi compagni come personaggi di una farsa, connotati attraverso le loro idee misogine che vengono “dette” nel testo per essere “contraddette” da Piccolomini. Il testo si sviluppa così sotto il segno dello sdoppiamento del maschile e femminile: uomini cortesi versus uomini volgari, donne virtuose versus male donne in un contesto dell’amore idealizzato versus quello carnale. Questo articolo prende in analisi le figure di donne e di uomini presenti nel testo dell’Orazione in lode alle donne (1545), composta da Alessandro Piccolomini, nella quale ammonisce i colleghi, amici letterati, colpevoli di non saper trattare bene le donne mentre, in alternativa, lui si propone come il loro difensore. Il gioco retorico ha origine in questi destinatari e interlocutrici dell’opera che condividono con l’autore legami familiari, amicizia, gusti letterari e tendenze politiche. L’atteggiamento ironico e ambiguo dell’autore verso i concetti di femminile e maschile è strettamente legato al clima di gioco presente nell’Accademia degli Intronati e alla complicità fra i loro membri che permette i doppi sensi e il finto scontro dialettico, nel quale l’autore rappresenta i suoi compagni come personaggi di una farsa, connotati attraverso le loro idee misogine che vengono “dette” nel testo per essere “contraddette” da Piccolomini. Il testo si sviluppa così sotto il segno dello sdoppiamento del maschile e femminile: uomini cortesi versus uomini volgari, donne virtuose versus male donne in un contesto dell’amore idealizzato versus quello carnale.
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"L'universo femminile, lo spazio domestico e la famiglia nelle opere di Clara Sereni." Studia Polensia 01, no. 01 (November 15, 2012): 45–68. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2012.01.01.03.

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Abstract:
Nell'intervento si evidenziano alcuni aspetti della narrativa di Clara Sereni, prendendo in esame soprattutto due lavori: Casalinghitudine (1987) e Il gioco dei regni (1993). Il punto d'avvio per delineare il profilo dell'autrice è invece il Taccuino di un'ultimista (1998), nel quale la Sereni, a partire dalla sua molteplice identità, di donna, ebrea, comunista e madre "handicappata", propone una sfi da: non cancellare la diversità, ma accettarla e farne una risorsa utile ai fini della conoscenza degli altri e di se stessi. Inoltre, con l'analisi del romanzo genealogico Il gioco dei regni, il lavoro si propone di dare il giusto rilievo alla "diaspora aff ettiva" della Sereni, che ritorna nei luoghi dei suoi avi per rintracciare tutti quei fi li dispersi che, tessuti insieme, hanno dato vita a uno dei più bei "libri di famiglia" scritti in Italia negli ultimi anni. Il contributo esamina i personaggi e i cronotopi sereniani, evidenzia le caratteristiche della scrittura dell'autrice romana che tra femminilità, ebraismo e politica, è anche la ricerca di un ordine della memoria, un dialogo con fi gure storiche appartenenti a generazioni diverse, una presa in carico della quotidianità e della storia e insieme itinerario intellettuale.
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Piantoni, Luca. "Saffo tra poesia e leggenda. Fortuna di un personaggio nei secoli XVIII e XIX, a cura di Adriana Chemello, Padova, Il Poligrafo, 2012, pp. 353." altrelettere, August 27, 2014. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-23.

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Abstract:
Lo scritto si propone di presentare ai lettori il volume miscellaneo "Saffo tra poesia e leggenda. Fortuna di un personaggio nei secoli XVIII-XIX", curato da Adriana Chemello (Padova, Il Poligrafo, 2012, pp. 353). Si tratta di un’antologia di testi che sono rispettivamente commentati e preceduti da un’introduzione di carattere storico-critico e filologico. In particolare, le opere antologizzate sono: "Saffo" di Maria Fortuna (1776, a cura di Salvatore Puggioni), "Faoniade" di Vincenzo Maria Imperiale (1780, a cura di Francesca Favaro), "Vita di Saffo" di Bianca Milesi (1810, a cura dello stesso Puggioni), "Saffo" di Angelica Palli (1823, a cura della stessa Favaro) e l’inedita "Saffo in Leucade" di Teresa Bandettini (1809, a cura di Monica Bandella). Il volume si apre con un saggio di Adriana Chemello, il cui intento è quello di mostrare come la fortuna di Saffo non soltanto esprima una parte del gusto e della poetica dei ‘moderni’, ma insieme illumini «il mondo ancora in ombra della letteratura femminile di primo Ottocento».
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Heyer-Caput, Margherita. "Soggetti nomadi alla ricerca delle Terre promesse (2017) di Milena Agus." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, November 11, 2020, 001458582097122. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820971222.

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Abstract:
Una delle interpreti di maggior successo della Primavera Letteraria Sarda e della narrativa italiana contemporanea al femminile, Milena Agus offre nel suo ultimo romanzo, Terre promesse, un’espressione originale di scrittura come poiēsis, in cui l’atto del narrare si configura come forza creativa capace di plasmare la realtà attraverso la riflessione. Partendo dal significato diacronico del concetto di poiēsis, in particolare nei suoi sviluppi modernisti attraverso la riflessione di Martin Heidegger, questa analisi testuale segue la ricerca di una mitica “terra promessa” di tre generazioni sarde attraverso la struttura tripartita del romanzo. Nel corso di un ampio arco di tempo che va dall’immediato secondo dopoguerra attraverso il boom economico degli anni Sessanta fino al tardo capitalismo del terzo millennio, lungo un altrettanto ampio percorso migratorio da “la Sardegna” a “il Continente” a “l’America” con molteplici andate e ritorni, Felicita emerge come l’unico personaggio capace di raggiungere “terre promesse”. Felicita, per la sua accettazione costruttiva della fluidità dell’esistenza, incarna la soggettività nomade proposta da Rosi Braidotti, e diviene agente di trasformazioni dinamiche infuse di un’etica dell’affermazione. Nell’inerente nomadismo di Felicita ed attraverso la sua creatività poietica, l’autrice persegue “pratiche della speranza” per plasmare una comunità più inclusiva perché trans-gressiva.
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Miletta, M., and F. Bogliatto. "Gestione multidisciplinare delle disfunzioni perineali in seno alla Rete di patologia del Basso Tratto ASL TO4." Working Paper of Public Health 4, no. 1 (June 15, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2015.6703.

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Abstract:
Obiettivi: Lo studio vuole descrivere e valutare il percorso assistenziale integrato all'interno della rete di patologia del Basso Tratto, offerto alle donne con disfunzione perineale. Metodologia: 44 donne sono afferite al Servizio di Perineal Care Aziendale, per diverse disfunzioni del pavimento pelvico. Dopo un bilancio di salute perineale, è stato pianificato un percorso riabilitativo evidence based. L’efficacia del Percorso assistenziale viene misurata con il confronto di parametri clinici prima e dopo il ciclo, l’eventuale accesso al secondo livello di cure e l’indice di soddisfazione delle pazienti (questionario di gradimento). Risultati: Dopo 4-6 mesi di trattamento riabilitativo con l’ostetrica, 35 donne su 44 hanno conseguito migliori indici di performance muscolare perineale, tra queste 7 sono state gestite in maniera integrata con il secondo livello di cure di specialisti in Rete; 36 donne su 44 hanno rilevato miglioramento della sintomatologia e la totalità delle donne coinvolte hanno indicato grado di soddisfazione molto alto. 4 pazienti hanno abbandonato il percorso per motivi personali. Conclusioni: L’offerta attiva di un Servizio di Perineal Care con gestione assistenziale in Rete multidisciplinare consente il perseguire di un importante obiettivo di salute femminile.
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