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Dissertations / Theses on the topic 'Pittura a Roma'

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1

Mazzocchi, Eleonora. "Territori della Riforma : pittura a Roma nella prima metà del XII secolo." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2006. http://hdl.handle.net/11384/85761.

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Abstract:
From the introduction: Il cuore della tesi [...] è il tentativo di offrire una rilettura della cosiddetta seconda età della Riforma Gregoriana, attraverso il riesame di alcune testimonianze pittoriche meno indagate. Fra queste si collocano in primo piano le pitture del sacella della basilica dei Ss. Bonifacio ed Alessio [...]. Partendo da un'analisi storica della città di Roma nel XII secolo, attraversata dai continui conflitti tra il Papato e l'Impero approdati ad una prima soluzione con il Concordato di Worms del 1122, ho indagato, alla luce dei nuovi contributi storici, il ruolo dei monasteri, evidenziandone le particolarità rispetto alle altre città italiane e la presenza attiva nella vita politica e culturale [...]. A ciò ha fatto seguito una'analisi della basilica di San Benedetto in Piscinula, con una ricostruzione della sua storia attraverso la documentazione rintracciata in archivi romani, per giungere al cuore del discorso, le pitture del ciclo testamentario [...].
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RICCIONI, Stefano. "Scrittura e immagine nella Roma gregoriana : dottorato di ricerca in storia dell'arte, 14. ciclo, Università di Roma “La Sapienza”, A.A. 2002-2003." Doctoral thesis, Università degli Studi La Sapienza - Dipartimento di Storia dell'arte, 2004. http://hdl.handle.net/10278/36264.

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Abstract:
La tesi di dottorato propone una ricerca interdisciplinare su documenti figurativi ed epigrafici prodotti a Roma (e nel territorio adiacente), durante il periodo della cosiddetta “Riforma Gregoriana” (metà secolo XI - metà del secolo XII). Si tratta di un lavoro che è insieme di storia dell’arte figurativa, di storia delle ideologie e delle culture (e perciò di autori e testi), nonché di paleografia epigrafica. La ricerca è stata organizzata in tre parti. La prima è un’introduzione alla storia e al contesto sociale di Roma nonché all’organizzazione ecclesiastica durante la Riforma gregoriana. L’esigenza di un rinnovamento interno alla Chiesa, volto all’emancipazione dal potere imperiale, comportò un diverso atteggiamento nei confronti delle immagini rispetto alla tradizione. In questa sede sono stati esaminati gli scritti di Bruno di Segni (Sententiae). Essi hanno svelato la presenza di una “teoria artistica riformata”, nonché elementi fondamentali per la comprensione della simbologia connessa all’edificio ecclesiastico, alle immagini e alle scritture. Lo status del testo scritto si è rivelato, infatti, significante anche dal punto di vista “iconico” poiché la scrittura aveva un valore autenticante, oltre ad essere uno strumento mnemonico e liturgico. Nella seconda parte della ricerca è stato proposto un inedito esame delle “scritture esposte” di Roma (secc. XI-XII). In questa sezione sono state esaminate le iscrizioni d’apparato librarie (nelle Bibbie Atlantiche e nei rotoli di Exultet), le epigrafi su supporto lapideo (lastre di dedica, di consacrazione, etc.) e le iscrizioni presenti nei manufatti artistici monumentali (cicli pittorici e mosaici). Il lavoro ha messo in luce le diverse tipologie scrittorie presenti nella Roma gregoriana, in gran parte improntate alla capitale d’imitazione classica e influenzate da modelli librari. Il confronto tra la capitale tipizzata delle Bibbie Atlantiche e le epigrafi lapidee dell’età di Gregorio VII ha dimostrato l’intervento della committenza pontificia nella formazione di un modello grafico da esporre al pubblico, quale “manifesto” della Riforma. Inoltre, le stringenti relazioni formali tra le scritture librarie e le iscrizioni degli apparati figurativi hanno evidenziato gli scambi “culturali” tra gli esecutori e i committenti dei cicli dipinti (o a mosaico) e gli scriptoria monastici, in particolare quello di Montecassino. Ad esempio, sono emerse le connessioni tra le scritture dei cicli pittorici della chiesa inferiore di S. Clemente, di S. Anastasio a Castel S. Elia e dell’Immacolata di Ceri, consentendo di precisarne la cronologia. Tali scambi hanno inoltre rivelato che la concezione e l’organizzazione del registro visivo erano improntate sui principi della composizione “retorica”, che guidava le pratiche di lettura, la scrittura dei codici e dei rotoli liturgici. La terza parte propone due casi esemplari del metodo interdisciplinare adottato: i mosaici absidali di S. Clemente e di S. Maria in Trastevere. Dal mosaico di S. Clemente è emersa la particolare costruzione “retorica” dell’iconografia, frutto di una stretta connessione tra il testo delle iscrizioni, la loro realizzazione grafica, e le immagini. La complessità del programma figurativo ha rivelato due diversi orientamenti di lettura, uno rivolto ai canonici riformati, l’altro alla congregazione dei fedeli. Il rapporto tra testi e immagini, improntato sulle pratiche liturgiche e cultuali, fu, infatti, funzionale alla selezione del pubblico. L’esame del mosaico di S. Maria in Trastevere ha, d’altro canto, evidenziato il mutamento della strategia propagandistica della Chiesa. Il messaggio trionfale del mosaico, espresso dal tema simbolico dello sposalizio di Maria desunto dal Cantico dei Cantici, mira alla celebrazione del trionfo ecclesiastico e di Innocenzo II nella qualità di Vicarius Christi. L’analisi del mosaico ha fatto emergere numerosi elementi di novità connessi, ad esempio, all’uso simbolico del colore e delle tipologie grafiche, nonché alla loro interazione in chiave iconologica. La ricerca è stata completata da un censimento delle epigrafi romane prodotte tra i secoli XI e XII, dove sono state raccolte le inedite informazioni che hanno costituito la base del lavoro.
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3

SCANU, LARA. "Rifar Ferrara in Roma. Alessandro d’Este, un cardinale dimezzato tra diplomazia e collezionismo." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2022. http://hdl.handle.net/11392/2488241.

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Abstract:
Questo lavoro di ricerca intende ricostruire, attraverso l’analisi degli eventi storico-culturali che coinvolsero Ferrara e la corte Estense alla fine del XVI secolo, il tessuto formativo del cardinale Alessandro d’Este per dimostrare il suo ruolo fondamentale nella realizzazione della sua collezione romana e nella diffusione della pittura ferrarese nelle raccolte d’arte della capitale pontificia di inizio Seicento. A partire dallo stato degli studi già effettuati sulla sua personalità sia per quanto riguarda le raccolte d’arte, sia per quanto concerne il suo ruolo politico nel complesso scacchiere della Devoluzione allo Stato Pontificio del 1598, è stata portata avanti un’indagine sulla formazione artistica di Alessandro in seno ai grandi pittori della Maniera ferrarese, soprattutto grazie alla pratica del disegno appresa dal Bastarolo, e sui luoghi della sua infanzia, dove ha potuto costruire ed esercitare il suo gusto come collezionista. La corte romana del porporato Estense si pone in continuità con la trattatistica rinascimentale e, al tempo stesso, risulta di grande innovazione in particolare per il suo ruolo di protettore di artisti, come nei casi di Lavinia Fontana, Annibale Mancini ed Emmanuel Sbaigher restituiti dai documenti d’archivio, e per la raccolta di pitture, un nucleo di opere dal forte carattere identitario, che rispecchiano alla perfezione la personalità e il ruolo di Alessandro all’interno della corte pontificia. Questi due aspetti, grazie all’enucleazione di alcune notizie emerse dalle ricerche archivistiche, hanno contribuito a confermare che la presenza del cardinale Estense a Roma è stato uno dei motivi che hanno condotto a un radicale cambiamento di interesse dal collezionismo di antichità cinquecentesco a quello pittorico secentesco. In tal senso, risultano fondamentali alcune scelte di Alessandro, come quella di esporre accanto ad alcuni dipinti originali della pittura del Rinascimento delle copie realizzati da artisti ferraresi contemporanei o di realizzare una galleria di ritratti così come suggerito da Giovan Battista Marino nella sua Galeria. Tutti gli attori della complessa vicenda si concretizzano all’interno del testamento del prelato ferrarese, dove emerge l’importante legame con i cardinali Borghese e Barberini, reso ancora più saldo dalla presenza presso le loro corti, alla sua morte, di Annibale Mancini ed Emmanuel Sbaigher, eredi, propagatori e traghettatori della memoria figurativa estense nelle dimore romane del Seicento.
This research work aims to reconstruct, through the analysis of the historical and cultural events that involved Ferrara and the Este court at the end of the Sixteenth century, the Alessandro d’Este’s education to demonstrate its fundamental role in the creation of his Roman collection and in the dissemination of Ferrara paintings in the art collections of the papal city at the beginning of the Seventeenth century. Starting from the studies already published on his personality regards his art collection and his political role in the complex events of the Devolution to the Papal State of 1598, the analysis on Alessandro was conducted through the deepening of his artistic training within the great painters of the Ferrara manner, above all thanks to the practice of drawing learned from Bastarolo, and on the residences of his childhood, where he was able to build and exercise his taste as a collector. The Roman court of the Estense cardinal is in continuity with the Renaissance treatises and, at the same time, is innovative for his role as patron of artists, as in the cases of Lavinia Fontana, Annibale Mancini and Emmanuel Sbaigher found in the archive documents, and for the paintings collection with a strong identity character, which perfectly reflect the personality and role of Alessandro within the papal court. These two aspects, thanks to the enucleation of some information emerged from archival research, have helped to confirm that the presence of Cardinal d’Este in Rome was one of the reasons that led to a radical change of interest from collecting Sixteenth century antiquities to painting in seventeenth century. On this way, some of Alessandro’s choices are fundamental, such as to display copies made by contemporary Ferrarese artists next to some original paintings of Renaissance or to realize a portrait gallery as suggested by Giovan Battista Marino in his Galeria. All the protagonists of the complex affair are concretized in the prelate’s will, where the important link with the cardinals Borghese and Barberini emerges, made even more solid by the presence at their courts, on his death, of Annibale Mancini and Emmanuel Sbaigher, heirs, propagators and bearers of the Estense figurative memory in the Roman residences of the Seventeenth century.
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4

MATARAZZO, MARIA GABRIELLA. "«Le ragioni de’ lumi e dell’ombre»: teoria e prassi del chiaroscuro nella Roma del Seicento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/104224.

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Abstract:
[dall'intoduzione]: La presente tesi dottorale analizza il concetto di «chiaroscuro» all’interno del dialogo tra pittura, scultura e grafica nella teoria e nelle prassi artistiche del Seicento romano, attraverso un’indagine delle fonti letterarie condotta in parallelo con l’analisi tecnica e stilistica di esperienze figurative significative per la resa di valori di plasticità e di digradamento atmosferico. In particolare, la tesi individua nel Seicento il momento cruciale del passaggio del termine «chiaroscuro» da vocabolo per indicare una categoria strettamente tecnica (per Vasari, la pittura a grisaille, i disegni su carta tinta e le xilografie a tre legni inchiostrati) a lemma per alludere a una più ampia nozione critica, secondo un’accezione tuttora vigente.
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Martello, Rafaèle. "La présence artistique française au lendemain de la seconde guerre en Italie : l’exemple de l’exposition Pittura francese d’oggi : Rome octobre 1946." Thesis, Paris 10, 2014. http://www.theses.fr/2014PA100025.

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Abstract:
Cette recherche propose d’analyser l’exposition Pittura francese d’oggi inaugurée à la galleria nazionale d’Arte moderna de Rome le 12 octobre 1946. Cette exposition, organisée par les services de l’A.F.A.A (association française d’action artistique) et de la D.G.R.C. (direction générale des relations culturelles) du ministère des Affaires étrangères présente au public italien pour la première fois depuis la fin de la seconde guerre mondiale, des œuvres de jeunes peintres français contemporains.Les documents d’archive ont permis de déterminer que l’exposition italienne est en fait une version corrigée et modifiée d’une précédente exposition qui s’est tenue à Berne en mars 1946 et intitulée « Ecole de Paris ». Après de nombreuses négociations avec l’ambassade d’Autriche, au lieu de se rendre à Vienne, l’exposition est finalement présentée à Prague l’été 1946.Son transfert en Italie a été possible grâce à un climat culturel favorable envers la France qui incitera les organisateurs à la transférer dans six villes italiennes : Venise, où elle est présentée en avant-première, Rome où elle est inaugurée officiellement, puis Naples, Florence, Milan et Turin où elle ferme définitivement en janvier 1947.La seconde partie de cette thèse propose la reconstruction du catalogue et la reproduction de la centaine d’ œuvres présente à cette exposition
This thesis aims to analyze the exhibition " Pittura francese d’oggi " opened at the " Modern Art Gallery " in Rome October 12, 1946. This exhibition, organized by the services of the ' " AFAA " and " D.G.R.C. " the French Ministry of Public Affairs , submits to the Italian public, for the first time after the end of the World War, works of contemporary young French painters. Archival documents have identified that the Italian exhibition is actually a revised and corrected version of a previous exhibition held in Bern in March 1946, entitled " Ecole de Paris " . After numerous negotiations with the Embassy of Austria, instead of moving to Vienna , the exhibition was presented in Prague last summer 1946. Its transfer to Italy, due to a favorable cultural climate with France , urged the organizers to show it in six Italian cities. First of all, as a preview, in Venice ; in Rome where he officially opened , and then Naples Florence, Milan and Turin, where finally closed in January 1947.the second part of the thesis consists in the reconstruction of the catalog, with the reproduction of the works in this exhibition
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Ulisse, Alessia. "Girolamo Siciolante da Sermoneta nella cultura artistica della Maniera modera: opere, committenza, cronologia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426824.

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Abstract:
La tesi è incentrata su Girolamo Siciolante da Sermoneta pittore originario del basso Lazio, gravitante intorno alla bottega di Perino del Vaga. L’idea nasce a seguito della convinzione che dopo le importanti campagne di ricerca sul Buonaccorsi condotte negli ultimi decenni, fosse necessaria una revisione del percorso artistico del pittore che Vasari presenta come suo più fedele allievo. Nonostante si fosse messa in evidenza l’importanza di Girolamo Siciolante nello sviluppo della cultura della Maniera, soprattutto con il fondamentale articolo di Federico Zeri (Intorno a Gerolamo Siciolante, in Siciolante in «Bollettino d’Arte», 36.1951, pp. 139- 149), molti problemi rimanevano insoluti, circa i contesti in cui il pittore fu attivo, la committenza che lo interessò e la cronologia della sua attività. Il lavoro è stato condotto mediante la ricerca d’archivio e il rinvenimento di nuovi documenti, con la rilettura di testimonianze edite, ma trascurate e attraverso l’esame stilistico delle opere. Nel lavoro si prova a fornire una migliore comprensione dei rapporti con Perino e il contesto romano del Cinquecento e una messa a fuoco più chiara della cronologia dei soggiorni in Italia settentrionale. Si tenta inoltre una panoramica sulla bottega e si forniscono nuovi dati su alcune commissioni romane del pittore (la cappella Cesi in Santa Maria della Pace, la cappella della Natività nella stessa chiesa, la cappella Függer in Santa Maria dell’Anima, la pala con Madonna e Santi per Sant’Eligio dei Ferrari). Si tenta, infine, mediante l’esame stilistico di realizzare una cronologia delle opere più coerente e di fornire nuovi spunti riflessioni su temi mai, o poco, affrontati: la partecipazione al cantiere di Palazzo Ferretti o la collaborazione con Raffaellino da Reggio.
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CAVALLINI, GABRIELE. "CREMA AL CROCEVIA DELLA MANIERA: EPISODI ARTISTICI FRA TRADIZIONE LOMBARDA, VIA ROMANA E VIA GENOVESE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1065.

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Abstract:
La ricerca si focalizza sulle espressioni artistiche a Crema durante il Cinquecento, prendendo in considerazione artisti, episodi particolari, commissioni pubbliche e private. Partendo dall’intervento di Benedetto Diana in Santa Maria della Croce, passando per la bottega di Vincenzo Civerchio, si giunge ad analizzare le figure di Aurelio Buso e Carlo Urbino, fino alla fine del secolo. Il lavoro presenta alcuni documenti inediti, quali uno che attesta la presenza di Aurelio Buso a Genova e altri che mostrano l’origine di Carlo Urbino .
This study is focused on the artistic expressions in Crema along the XVI century, considering artists, happenings, public and private commissions. Starting from the work of Benedetto Diana in Santa Maria della Croce, through the workshop of Vincenzo Civerchio, we arrive studying Aurelio Buso and Carlo Urbino, at the end of the century. This study presents come new documents, as one that certificate the journey of Aurelio Buso to Genua and others that show the origin of Carlo Urbino.
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Anicito, Eliana Rita. "`Le roman du peintre` e l'avventura della scrittura. Il processo creativo in evoluzione: da Balzac a Mirbeau." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1241.

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Abstract:
Questo studio si basa sulle relazioni tra letteratura e pittura nella seconda metà del XIX secolo. Questo lavoro ripercorre una tradizione letteraria, iniziata da Balzac, che sembra subire un importante punto di svolta dai rinnovamenti introdotti, nella struttura romanzesca, da Octave Mirbeau, alla fine del XIX secolo. Grazie a quest¿ultimo la letteratura, che sembra detenere il primato assoluto nel campo delle arti, subisce un ridimensionamento notevole, rivelandoci le proprie lacune e manchevolezze. A partire da Balzac, con il suo Chef d¿¿uvre inconnu, assistiamo alla nascita di una tradizione letteraria che Annie Mavrakis ha definito ¿roman du peintre¿ elaborato intorno alla figura di un pittore, nel cui fallimento è paradossalmente implicito il suo successo, e alla categoria dell¿inachèvement che caratterizza le opere d¿arte descritte. Così, dopo il Naturalismo, la categoria dell¿incompiuto, in arte, diventa un leitmotiv costante. Il parallelismo tra pittura e letteratura risale all¿antichità e, da allora, è servito agli hommes de lettres per sottolineare la superiorità della parola su qualunque altra disciplina. Non esistono storie di scrittori morti suicidi, tante, invece sono quelle che narrano il dramma di pittori, che si disperano perché non riescono mai a raggiungere la perfezione assoluta, segno che, l¿eccellenza, in arte, è una qualità inaccessibile.
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Rea, Giorgio. "Imagines pictae. Il ritratto nella pittura romana." Thesis, Sorbonne université, 2018. http://www.theses.fr/2018SORUL070.

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Abstract:
Ce projet vise à reconstruire le développement du portrait peint à Rome et l’utilisation de ce type de support figuré à Rome, à partir de la République jusqu’à la fin du IIIe siècle après J.C. Le portrait peint dans l’art romain suit les changements culturels et les limites de l’Empire, en se mêlant avec des traditions artistiques de différentes aires culturelles. L’étude de ce sujet, qui présente de profondes difficultés, est souvent considéré à tort comme un sous-argument de la thématique du portrait statuaire à Rome. Or le portrait peint mérite une étude comme sujet indépendant car, dans l’Antiquité, la peinture a été « l’arte guida ». La peinture ancienne est aujourd’hui peu connue car la plupart des œuvres ont été perdues, ce qui rend le portrait peint difficile à reconstruire. Le manque de sources archéologiques relatives à la genèse de cette forme d'art est comblé par certaines sources littéraires grecques et romaines. Pour la période impériale, les témoignages archéologiques sont plus abondants, comme dans le cas des portraits du Fayoum, qui, cependant, sont limités à la province de l'Egypte, ou des fresques trouvées dans un certain nombre de sites archéologiques importants en Méditerranée (les plus précieux ont été trouvés à Herculanum, Pompéi et Stabies, mais aussi en Syrie)
This project aims to reconstruct the development of painting portraits in Rome and the use of these types of image employed for Romans, from the Republic until the end of the third century AD. The portrait painted in Roman art follows the cultural changes and the limits of the Empire, mingling with artistic traditions from different cultural areas. The study of this subject, which presents profound difficulties, is often wrongly considered as a sub-argument of the theme of the statuary portrait in Rome. The painted portrait deserves a study as an independent subject because in Antiquity the painting was "l’arte guida". The old painting is now little known because most of the works have been lost and it makes the painted portrait difficult to reconstruct. The lack of archaeological sources relating to the genesis of this art form is filled by some Greek and Roman literary sources. For the imperial period archaeological evidence is more abundant, as in the case of Fayum portraits, which, however, are limited to the province of Egypt, or frescoes found in several important archaeological sites in the Mediterranean (the more valuable were found at Herculaneum, Pompeii and Stabies, but also in Syria)
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REA, GIORGIO. "IMAGINES PICTAE. IL RITRATTO NELLA PITTURA ROMANA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/574516.

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Abstract:
This project aims to reconstruct the development of painting portraits in Rome and the use of these types of image employed for Romans, from the Republic until the end of the third century AD. The portrait painted in Roman art follows the cultural changes and the limits of the Empire, mingling with artistic traditions from different cultural areas. The study of this subject, which presents profound difficulties, is often wrongly considered as a sub-argument of the theme of the statuary portrait in Rome. The painted portrait deserves a study as an independent subject because in Antiquity the painting was "l’arte guida". The old painting is now little known because most of the works have been lost and it makes the painted portrait difficult to reconstruct. The lack of archaeological sources relating to the genesis of this art form is filled by some Greek and Roman literary sources. For the imperial period archaeological evidence is more abundant, as in the case of Fayum portraits, which, however, are limited to the province of Egypt, or frescoes found in several important archaeological sites in the Mediterranean (the more valuable were found at Herculaneum, Pompeii and Stabies, but also in Syria).
Ce projet vise à reconstruire le développement du portrait peint à Rome et l’utilisation de ce type de support figuré à Rome, à partir de la République jusqu’à la fin du IIIe siècle après J.C). Le portrait peint dans l’art romain suit les changements culturels et les limites de l’Empire, en se mêlant avec des traditions artistiques de différentes aires culturelles. L’étude de ce sujet, qui présente de profondes difficultés, est souvent considéré à tort comme un sous-argument de la thématique du portrait statuaire à Rome. Or le portrait peint mérite une étude comme sujet indépendant car, dans l’Antiquité, la peinture a été « l’arte guida ». La peinture ancienne est aujourd’hui peu connue car la plupart des oeuvres ont été perdues, ce qui rend le portrait peint difficile à reconstruire. Le manque de sources archéologiques relatives à la genèse de cette forme d'art est comblé par certaines sources littéraires grecques et romaines. Pour la période impériale, les témoignages archéologiques sont plus abondants, comme dans le cas des portraits du Fayoum, qui, cependant, sont limités à la province de l'Egypte, ou des fresques trouvées dans un certain nombre de sites archéologiques importants en Méditerranée (les plus précieux ont été trouvés à Herculanum, Pompéi et Stabies, mais aussi en Syrie).
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ORIOLO, FLAVIANA. "LA PITTURA ROMANA NELLA CISALPINA ORIENTALE : CONTESTI ARCHITETTONICI E SISTEMI DECORATIVI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1411.

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Abstract:
Il tema del progetto di ricerca è lo studio della pittura romana nell’area della Cisalpina orientale, con particolare riferimento alle problematiche connesse alla definizione dei processi formativi e delle peculiarità delle maestranze. L’ambito geografico considerato è compreso tra Altino e Trieste: all’interno di questo comparto territoriale Aquileia e Altino hanno costituito i due ambiti privilegiati della ricerca, anche per la possibilità di condurre un’indagine rigorosa su tutto il materiale pittorico conservato presso i Musei Archeologici. L’esame autoptico condotto con un approccio metodologico volto a considerare il supporto e la superficie dipinta è stato incrociato con l’analisi delle fonti documentarie inedite, che nel caso di Aquileia hanno rappresentato un imprescindibile strumento per la restituzione dei contesti: sono stati riqualificate nel senso topografico alcune partizioni edite, che assieme a numerose altre inedite vanno a restituire una nuova immagine alle abitazioni scavate nel secolo scorso. Lo studio ha messo in evidenza un panorama ricco dal punto di vista quantitativo che ho offerto significativi spunti di analisi sui caratteri della produzione, soprattutto nell’ottica del riconoscimento delle peculiarità regionali elaborate dalle officine pittoriche operanti sul territorio.
The subject of this research project is the study of Roman wall-painting in eastern Cisalpine Gaul, more specifically dealing with the aspects of the creation and development of the local workshops and their peculiar characteristics. The area taken into consideration is set between Altino and Trieste: within this territory Aquileia and Altino have represented the two privileged research fields, given the possibility to analyse thoroughly all the wall-painting evidence preserved in the Archaeological Museums. Direct examination, conducted with a specific attention to the plaster bearer and the painted surface, has been combined with the analysis of unpublished documentation which, in the case of Aquileia, has represented an indispensable instrument for the reconstruction of the original contexts. In this way it has been possible to re-define topographically some well known examples of wall-paintings which, together with many yet unpublished examples, contribute to give a new image of the private houses excavated during the last century. This research has revealed an outline very rich in respect of the quantities and which has offered interesting starting points for the analysis of the different aspects of the production, specifically aimed to the recognition of local peculiarities developed by the workshops operating in this area.
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Muraoka, Anne H. "Il fine della pittura: Canon Reformulation in the Age of Counter-Reformation. The Lombard-Roman Confluence." Diss., Temple University Libraries, 2009. http://cdm16002.contentdm.oclc.org/cdm/ref/collection/p245801coll10/id/24398.

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Abstract:
Art History
Ph.D.
Counter-Reformation treatises are typically dismissed as determiners of style. This dissertation challenges the prevailing view that rejects Counter-Reformation theory as key motivators of sacred style, and will prove that one treatise in particular, Cardinal Gabriele Paleotti's 1582 Discorso intorno alle imagini sacre e profane, held a considerable amount of authority almost immediately after its publication. Through a close study of the Discorso's nature-centered language and its applicability to the Lombard tradition of presenting "tangible presences," it is evident that one artist, in particular, fulfilled Paleotti's vision for a "reformed" sacred style, and one who seldom appears in connection with the cardinal: Michelangelo Merisi da Caravaggio. The interconnection of Paleotti's theology of nature, Lombard painting style, and the sacred works of Caravaggio is established through this contextual study of Counter-Reformation Rome in the late Cinquecento and early Seicento. Paleotti's Discorso is evaluated as a whole and as an expression of Paleotti's ideas on sacred art. This examination and analyses of Paleotti's major points and emphases shows how they collectively form a cohesive language and theoretical basis ("theology of nature") for the reformulation of sacred images based on naturalism. Careful readings of Cinquecento and Seicento literature on art (from Vasari to Bellori) draw correspondences between the words used to describe Lombard style and Paleotti's language in his Discorso. The dissemination of his "theology of nature" is demonstrated through reconstruction of Paleotti's Roman circle. Paleotti's important ties to the Oratorians, the Jesuits, the Accademia di San Luca, and his friendships with key cardinal-patrons in the circle of Cardinal Francesco Maria Del Monte, provided an ideal network for the dissemination of his ideas that would in fact put him into contact with Caravaggio. Caravaggio's plebian religious scenes and figures correlate with Paleotti's conviction that naturalism served as a bridge between painted subject and Christian viewer. This dissertation fills not only a critical lacuna in Counter-Reformation studies, but also opens new contextualizing avenues of research and dialogue on the intricate and determining relationship between Counter-Reformation theory and style, at which, at the heart, stand Cardinal Paleotti and Caravaggio.
Temple University--Theses
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Didonè, Alessandra. "La pittura romana nella Regio X: dalla schedatura informatizzata all'analisi degli aspetti artistici e culturali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424290.

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Abstract:
The study is part of the TECT project, which originated from the collaboration between research groups of the universities of Padova and Bologna. The goal is the creation of a database to systematically record the presence of Roman wall paintings in Cisalpine Gaul. This research aims to analyze and examine all the Roman wall-paintings that have been recovered in Regio X, ranging from the 2nd century BC to the 4th century AD, using the database and the glossary developed for the TECT project. The study aims to test the database through processing data which had never been analysed as a whole. This systematic classification was the prerequisite to highlight the specificity of the artistic production of the region. Indeed it was possible to stress the original traits of this production and also to identify its relations with others areas, particularly with central Italy and with transalpine regions.
La presente ricerca si inserisce nel progetto TECT, nato dalla sinergia tra le Università di Padova e di Bologna, rivolto alla creazione di una banca dati della documentazione pittorica dell'area cisalpina. Servendosi dello strumento informatico e del glossario terminologico elaborato nell'ambito del progetto, di cui la scrivente è stata parte attiva, la ricerca è consistita nella catalogazione informatizzata delle pitture messe in luce nella Regio X all'interno di un arco cronologico esteso tra il II sec. a.C. e il IV sec. d.C. L'obiettivo è stato quello di verificare la validità della banca dati, che nel panorama nazionale si rivela uno strumento innovativo, raccogliendo e mettendo in sistema una mole di dati che non era mai stata analizzata complessivamente. La catalogazione sistematica delle attestazioni pittoriche ha costituito il presupposto indispensabile per far luce sulla specificità della produzione pittorica della regione, della quale sono stati indagati i caratteri di originalità e, al contrario, quelli che hanno permesso di individuare rapporti con altre aree geografiche, in particolare con l'area centro-italica, imprescindibile termine di confronto per abbondanza di documentazione, ma anche con le aree limitrofe transalpine e altoadriatiche
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Fagioli, Francesca. "La pittura romana nella VIII Regio. Studio e ricomposizione degli intonaci dipinti." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3426848.

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Abstract:
Il quadro offerto dalle testimonianze pittoriche di età romana dell'VIII Regio augustea si presentava fortemente condizionato dalla limitata conservazione degli edifici di provenienza, nonché dalla frammentarietà dei reperti. Nonostante l’edizione di alcuni nuclei significativi di intonaci dipinti, mancava, difatti, uno studio di sintesi che permettesse di valutare in maniera organica la documentazione pittorica del territorio. Date queste premesse, nell’ambito del progetto TECT, avviato con l’obiettivo di realizzare una banca dati che raccogliesse le attestazioni pittoriche dell’area cisalpina, sono stati intrapresi il censimento e la documentazione sistematica dei contesti emiliano-romagnoli, lungo un arco cronologico compreso tra il I sec. a.C. e il III sec. d.C., con una particolare attenzione per il comparto meridionale della regione e la città di Ariminum. Fasi principali del lavoro, interessato da un lato al riesame di quanto già pubblicato, dall’altro allo studio di una parte delle pitture inedite, sono state l’analisi autoptica e la documentazione fotografica dei frammenti, la ricerca d’archivio finalizzata a ricostruirne il contesto di provenienza e le modalità di rinvenimento, e la ricostruzione informatizzate dei motivi/sistemi decorativi. Attraverso lo studio stilistico, tecnico e cronologico dei rivestimenti parietali, è stato quindi possibile delineare lo sviluppo della produzione pittorica della regione in relazione al comparto centro-italico e al resto della Cisalpina.
The overall picture of the surviving evidence of Roman wall painting from the Regio VIII has been influenced heavily both by its fragmentary state and the poor condition of preservation of the buildings which yielded the evidence. Despite some remarkable groups of materials had been already published, a comprehensive study on the painting production of the region was still lacking. With this purpose, within the TECT project, aiming to create a database of the evidences from the Cisalpine area, a survey of this less known heritage was undertaken between the I century BC and the III century AD, focusing on the South of the region and the city of Ariminum. Both published and unknown sites and materials have been taken into consideration in a research entailing first-hand examination of paintings, new photographic and photogrammetric documentation, the study of archive records, integrative graphic reconstruction of the decorative systems. The study of stylistic, chronological and technical features of the painting evidence has enabled to define the evolution of the local painting production, in comparison with the evidence known from the Central and Northen Italy.
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COLOMBO, DAVIDE. "“Arti Visive”, una rivista ‘tra’: astrattismi, interdisciplinarietà, internazionalismo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/686603.

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Abstract:
La tesi di dottorato si è concentrata sulla rivista d'arte militante "Arti Visive" (1952-58), organo ufficiale della Fondazione Origine di Roma, attraverso l'analisi sistematica della rivista in tutti i suoi aspetti (contenuti, immagini, grafica, impaginazione) e la consultazione di materiali documentari in archivi italiani e stranieri (USA, Inghilterra, Francia). La tesi ha cercato di mettere in evidenza le personalità che hanno collaborato alla rivista e le posizioni che ha assunto durante gli anni di pubblicazione a sostegno dell'arte astratta (concretismo, informale) e a favore di un aggiornamento internazionale, tanto che la rivista ha favorito i rapporti privilegiati instauratisi tra il panorama aartistico romano e quello newyorkese.
The PhD dissertation focused on art magazine "Arti Visive" (1952-58), published by Fondazione Origine in Rome, thanks to a deep analysis of all its features (subjects, images, graphic and layout) and by consulting many archives in Italy and abroad (USA, Great Britain, France). The dissertation highlighted figures (artists, poets and critics) involved in the magazine and their positions in favor of abstract art (concret art and informel) and in favor of an international upgrade; in effect "Arti Visive" supported special relationship between Rome and New York.
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Scheu, Julia. "Ut pictura philosophia." Doctoral thesis, Humboldt-Universität zu Berlin, Kultur-, Sozial- und Bildungswissenschaftliche Fakultät, 2017. http://dx.doi.org/10.18452/17801.

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Abstract:
Die Untersuchung widmet sich der visuellen Thematisierung autoreferentieller Fragestellungen zur Genese sowie den Grundlagen und Zielen von Malerei in der italienischen Druckgraphik des ausgehenden 16. und 17. Jahrhunderts. Erstmals wird diese bildliche Auseinandersetzung mit abstrakten kunsttheoretischen Inhalten zum zentralen Untersuchungsgegenstand erklärt und anhand von vier hinsichtlich ihrer ikonographischen Dichte herausragenden druckgraphischen Beispielen - Federico Zuccaris Lamento della pittura, Pietro Testas Liceo della pittura, Salvator Rosas Genio di Salvator Rosa und Carlo Marattas Scuola del Disegno – vergleichend analysiert. Neben der Rekonstruktion der Entstehungszusammenhänge befasst sich die Analyse mit dem Verhältnis von Text und Bild, offenen Fragen der Ikonographie, der zeitgenössischen Verlagssituation sowie dem Adressatenkreis und somit schließlich der Motivation für jene komplexen bildlichen Reflexionen über Malerei. Als zentrale Gemeinsamkeit der kunsttheoretischen Blätter, welche im Kontext der römischen Akademiebewegung entstanden sind, konnte das Bestreben, die Malerei im Sinne einer Metawissenschaft über das neuzeitliche Wissenschaftspanorama hinauszuheben, erschlossen werden. Anhand einer umfassenden Neubewertung der einzigartigen Ikonographien wird erstmals aufgezeigt, dass dem Vergleich zwischen Malerei und Philosophie als der Mutter aller Wissenschaften in der visuellen Kunsttheorie des 17. Jahrhunderts eine vollkommen neuartige Bedeutung zukommt. Dieser hat neue Spielräume für die bildliche Definition des künstlerischen Selbstverständnisses eröffnet, die der traditionelle, aus dem Horazschen Diktum „Ut pictura poesis“ hervorgegangene Vergleich zwischen Malerei und Dichtung nicht in ausreichender Form bereit hielt. Folglich thematisiert die vorliegende Untersuchung auch die Frage nach dem spezifischen reflexiven Potenzial des Bildes, seiner medialen Autonomie und seiner möglichen Vorrangstellung gegenüber dem Medium der Sprache.
The study deals with the pictorial examination of self-implicating topics relating to the genesis, the fundamentals and the aims of painting by Italian printmaking of the late 16th and 17th century. For the first time, a research is focussed on the pictorial examination of abstract contents of art theory as shown in the selected and compared examples which are extraordinary regarding their iconographical concentration – the Lamento della pittura by Federico Zuccari, the Liceo della pittura by Pierto Testa, the Genio di Salvator Rosa by Salvator Rosa and the Scuola del Disegno by Carlo Maratta. Besides the reconstruction of the history of origins the research is dealing with the relationship of image and text, problems of iconography, the coeval publishing situation as well as the target audience of these prints and finally the motivation for those very complex visual reflections on painting. As essential similarity of those arttheoretical prints, which all araised within the context of the Roman Art Accademy, has been determined the ambition to specify painting as a kind of Meta-science, which is somehow superior to all other modern age sciences. By means of an extensive reevaluation of the unique iconography of every single sheet it became feasible to illustrate that the comparison between painting and philosophy as the origin of the entire spectrum of sciences has attained a completely new dimension within the pictorial art theory of the 17th century. The novel comparison has opened a wider range and diversity for the visual definition of the artists` self-conception compared to the traditional comparison between painting and poetry, as it emerged from the dictum „Ut pictura poesis“ by Horaz. Accordingly the study deals with the question of the particular reflexive capability of images, their medial autonomy and their potential primacy over language.
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MACIOCE, Stefania. "La pittura a Roma sotto il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini (1592-1605)." Doctoral thesis, 1989. http://hdl.handle.net/11573/461403.

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Abstract:
Catalogazione della pittura eseguita a Roma in occasione del Giubileo 1600. Contributo critico alla ricostruzione del programma iconografico della Sala Clementina nel Palazzo Apostolico Vaticano affrescata da Giovanni e Cherubino Alberti per la scadenza giubilare.
Cataloging of painting made in Rome for the Jubilee 1600. Critical contribution to the reconstruction of the iconographic program of the Clementine Hall in the Apostolic Palace with frescoes by Giovanni and Cherubino Alberti for the Jubilee.
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ROTATORI, FRANCESCO. "Il Grechetto a Roma. Committenza, grafica, letteratura." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1541965.

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Abstract:
In mancanza di una monografia dedicata al Grechetto, l’elaborato è uno studio aggiornato e completo sull’artista, pur concentrandosi maggiormente sulle due parentesi romane (1632-1637? e 1647-1651). La ricerca fa luce, dunque, sui rapporti sociali e artistici del pittore genovese durante i soggiorni romani, sugli usi e fini dell'attività grafica e sui legami con il contesto culturale e letterario, presentando inoltre una serie di documenti inediti che ridefiniscono i rapporti del Castiglione con la Roma dei Barberini e dei Pamphilj e con alcuni dei suoi protagonisti, a partire dalla famiglia ligure dei Raggi.
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DE, RUGGIERI MARIA BEATRICE. "I Secrete intorno la pittura vedute e sentite dalla prattica del sig. Angelo Canini in Roma di Richard Symonds, 1649-1651 (Egerton Ms. 1636). Tecniche e procedimenti esecutivi della pittura romana di metà seicento attraverso i documenti, le fonti e le indagini scientifiche." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1575128.

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Abstract:
Richard Symonds (1617-1660), conoscitore e antiquario inglese, nel notebook Secrete intorno la pittura vedute e sentite dalla prattica del Sig. Angelo Canini in Roma riporta l’esito della sua frequentazione, tra il 1649 e il 1651, dello studio del pittore, disegnatore e incisore Giovanni Angelo Canini, allievo di Domenichino. Il manoscritto, in lingua inglese e in parte italiana, qui tradotto e annotato, descrive materiali (pigmenti, leganti, vernici, pennelli, tavolozze etc), ma anche l’allestimento dello studio e i procedimenti della pittura su tela e su muro (tecniche a fresco e a secco), dell’incisione, le tecniche della ripresa da modello, quelle di copiatura, le questioni conservative. La ricerca si è svolta esaminando il manoscritto alla luce delle fonti tecniche coeve e dei risultati delle indagini diagnostiche disponibili su Canini, Domenichino e il Barocco romano.
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COSMI, ALESSANDRA. "Andrea Sacchi 1639-1661: il patronato dei Barberini, l'ambiente erudito, le opere della tarda attività." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1248110.

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Abstract:
La tesi si concentra sullo studio dell'attività di Andrea Sacchi, soprattutto per quel che concerne le opere realizzate negli anni più tardi. Si è cercato quindi di rileggere l'intero percorso artistico del pittore cercando di ragionare sull'evoluzione del suo stile, tendendo conto del contesto in cui si trovò a lavorare, delle personalità che ebbe la possibilità di conoscere all'interno della corte Barberini e dei rapporti con gli artisti contemporanei.
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Brunetti, Umberto. "LO SPLENDIDO VIOLINO VERDE DI A. M. RIPELLINO Saggio di commento." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251617.

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Abstract:
Il lavoro di tesi consiste nel primo commento scientifico a 44 liriche scelte dello Splendido violino verde, la quinta raccolta poetica di Angelo Maria Ripellino (1923-1978), pubblicata nel 1976. L’apparato esegetico di ciascuna poesia è suddiviso in un cappello introduttivo, in cui, accanto all’analisi tematica, sono sciolti i riferimenti eruditi, storici e biografici ed è fornito il prospetto metrico, e nelle note esplicative in calce al testo, riservate all’analisi puntale degli aspetti retorici e linguistici e alla creazione di un tessuto di rimandi intertestuali ed extratestuali. Di particolare interesse ai fini del lavoro è stata l’analisi, mai effettuata prima, della agende manoscritte dell’autore, conservate nel fondo ripelliniano dell’Archivio del Novecento dell’Università La Sapienza di Roma. Queste hanno permesso di indirizzare lo studio sul versante della critica genetica, poiché contengono appunti di liriche e stralci di versi che costituiscono gli unici avantesti superstiti della raccolta. La loro consultazione ha, inoltre, svelato in molti casi l’origine e la natura di alcuni riferimenti culti celati nelle poesie, confermando il profondo legame tra la scrittura poetica e quella saggistica e critica dell’autore. Ampio spazio è stato quindi dedicato all’intertestualità e alla ricerca delle numerose e variegate fonti, che spaziano dalla letteratura italiana medievale, moderna e contemporanea alle letterature straniere. Spicca inoltre la presenza di fonti relative ad altre arti (teatro, cinema, pittura e musica) che rendono particolarmente densa la scrittura lirica ripelliniana. Nel saggio introduttivo si è tentato di raccogliere i risultati dell’analisi puntuale dei testi, facendo emergere le costanti tematiche e stilistiche, con particolare riguardo per la facies linguistica della raccolta, caratterizzata da molteplici prestiti lessicali dalla tradizione letteraria, fusi insieme a lessico tecnico, termini quotidiani e numerosi vocaboli stranieri col raggiungimento di uno stridente espressionismo.
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