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Journal articles on the topic 'Processi cognitivi'

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Trincas, Roberta, and Mauro Meleddu. "La relazione tra processi emotivi e processi di controllo cognitivo: i meccanismi di conflitto e interazione." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (June 2012): 243–80. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-002005.

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Abstract:
Nell'ultimo decennio si č sviluppato notevolmente lo studio della relazione tra processi emotivi e processi di controllo cognitivo e, attualmente, č stata sottolineata la similaritŕ tra questi due processi. Pensiamo, per esempio, allo sviluppo dei modelli del doppio processo nell'ambito di studio delle emozioni (Barrett et al., 2007), secondo cui i processi emotivi comprendono forme di elaborazione automatica e controllata cosě come i processi cognitivi. In accordo con questa prospettiva, risulta necessario chiarire alcune questioni fondamentali sulla similaritŕ tra emozioni e processi cognitivi e sui loro meccanismi di interazione. Le ricerche sull'argomento si sono interessate a due aspetti, uno riguarda il ruolo dei processi di controllo cognitivo nella regolazione emotiva, l'altro si focalizza sull'influenza delle emozioni sui processi di controllo del pensiero e del comportamento. L'obiettivo di questa rassegna critica della letteratura č di approfondire quest'ultimo filone di ricerca considerando, in particolare, la prospettiva secondo cui gli stati emotivi sarebbero attivati automaticamente e, conseguentemente, interferirebbero sull'esecuzione di compiti che richiedono controllo esecutivo (Gray, 2004; Zelazo, 2006). A tal fine, verrŕ delineata una prospettiva teorico/metodologica che integra i principali modelli teorici e le ricerche appartenenti a questo ambito di studi delle scienze cognitive.
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Caprì, Tindara, and Rosa Angela Fabio. "Processi cognitivi complessi e aggressività." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2020): 713–46. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002012.

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Abstract:
Gli studi presenti in letteratura hanno mostrato l'esistenza di fattori cognitivi, emotivi e genetici che influenzano l'aggressività. Mentre molte ricerche focaliz-zano la loro attenzione sui processi cognitivi sociali, lo scopo del presente studio è quello di indagare la relazione tra processi cognitivi complessi e aggressività. Abbiamo esaminato tale relazione in 236 bambini delle scuole elementari. L'obiettivo principale di questa ricerca è indagare se nei bambini che attuano comportamenti aggressivi, esistono differenze non solo negli aspetti socio-cognitivi (Fase 1 della ricerca), come rilevato dagli studi presentati, ma anche nei processi cognitivi complessi che ne sono alla base, come il pensiero critico ed il problem solving (Fase 2 della ricerca). Sono stati confrontati due gruppi: soggetti aggressivi e di controllo. Abbiamo ipotizzato che i bambini con comportamento aggressivo mostrino capacità di pensiero critico e di problem solving inferiori ri-spetto al gruppo di controllo. I partecipanti erano inizialmente 121 maschi e 115 femmine, di età compresa tra 10 e 11 anni. La ricerca è stata articolata in due fasi distinte. Nella prima sono state somministrate tre scale di self report e una scala di nomina dei pari per valutare rispettivamente: il comportamento aggres-sivo, l'autoefficacia e il disimpegno morale; inoltre due scale sono state sommi-nistrate agli insegnanti per valutare i comportamenti aggressivi, disattentivi e ipe-rattivi dei bambini. Nella seconda fase, 31 bambini sono stati selezionati dal campione iniziale e suddivisi in due gruppi (aggressivo vs controllo). Il pensiero critico e le capacità di problem solving sono stati testati da cinque strumenti. I risultati mostrano un'interessante relazione tra comportamenti aggressivi e le di-mensioni analizzate e rivelano differenze significative tra bambini con compor-tamento aggressivo e gruppo di controllo solo nel pensiero critico, e non nelle ca-pacità di problem solving. I risulati sono stati discussi alla luce della teoria dell'elaborazione delle informazioni sociali, secondo cui le abilità sociali e cogni-tive giocano un ruolo chiave nell'influenzare il comportamento aggressivo.
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Giusberti, Fiorella, and Gianni Brighetti. "Una volta non si chiamavano processi cognitivi." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 117–27. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12601.

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Abstract:
Lo scopo di questo contributo è quello di mettere in risalto una linea di ricerca che era già presente nei primi decenni della ricca produzione di Renzo Canestrari, estremamente innovativa per quel periodo, e relativa allo studio dei processi mentali, che oggi costituiscono i fondamenti della psicologia cognitiva. Questi lavori rappresentano una intuizione anticipatoria non solo di settori di ricerca, ma anche di metodologie di ricerca empiriche e sperimentali associate allo studio degli aspetti quantitativi dei processi mentali. Di particolare rilievo sono gli studi sulla percezione visiva di impronta gestaltista, arricchiti di analisi sperimentali applicate anche sovente a casi clinici. Non va inoltre dimenticato il contributo offerto da Canestrari allo studio psicologico delle modificazioni sociali intervenute nel secondo dopoguerra.
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Mistri, Maurizio. "Processi cognitivi ed organizzazione dei distretti industriali." ARGOMENTI, no. 30 (March 2011): 39–67. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030003.

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Abstract:
Questo saggio ha l'obiettivo di analizzare la capacitŕ di adattamento del sistema dei distretti industriali italiani ai cambiamenti in atto nella economia mondiale e nell'universo delle innovazioni tecnologiche. L'analisi viene compiuta con un riferimento costante alle basi cognitive dei processi decisionali degli agenti che operano nei distretti industriali. Il concetto di conoscenza, in effetti, ha una base strettamente cognitivista, a differenza di quanto č accaduto per il concetto di informazione. La riflessione sulla conoscenza in economia politica puň partire dall'idea che ogni sistema economico č incardinato in sistemi piů ampi (politici, culturali, militari, ecc.) che ne condizionano il funzionamento e le dinamiche evolutive. Ne deriva che nel mondo economico i processi dinamici non sono del tutto conoscibili ex ante, a causa dei limiti informativi e dei limiti computazionali a cui sono soggetti gli agenti economici.
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Iaco, Moira De. "IL RUOLO COGNITIVO DEI GESTI NELL'EDUCAZIONE LINGUISTICA." Trabalhos em Linguística Aplicada 59, no. 2 (August 2020): 1397–408. http://dx.doi.org/10.1590/010318137434211520200628.

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Abstract:
RIEPILOGO Questo contributo intende fornire argomenti utili per comprendere l'efficacia cognitiva dei gesti nella didattica delle lingue. Muovendo dall'influenza dei gesti su processi cognitivi quali i processi attentivi, la memoria, il problem solving e il ragionamento, si giungerà a mostrare le funzioni che i gesti possono svolgere nell'educazione linguistica. Il fine è quello di evidenziare l'esigenza per i docenti L2 di diventare sempre più consapevoli dell'uso strategico dei gesti nella didattica.
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Ladavas, Elisabetta, Roberto Nicoletti, and Carlo Umiltà. "L'inizio e lo sviluppo della neuropsicologia sperimentale e della neuropsicologia clinica all'Università di." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 85–100. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12599.

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Abstract:
Il contributo narra di come la psicologia moderna, che in larga misura consiste nell'indagare i processi cognitivi e le loro basi neurali, abbia avuto inizio nell'Università di Bologna nella seconda metà degli anni '60 del secolo scorso, grazie all'impulso del prof. Renzo Canestrari. In quegli anni gli interessi scientifici del prof. Canestrari erano orientati verso la psicologia clinica e, in un approccio sperimentale, verso un'indagine della percezione visiva di tradizione gestaltista. Tuttavia egli dimostrò sufficiente apertura mentale da favorire lo sviluppo della ricerca in campi molto diversi e molto lontani da un'impostazione gestaltista. In particolare, il capitolo racconta come il prof. Canestrari abbia favorito ricerche, allora all'avanguardia a livello internazionale, sui processi cognitivi e sulla specializzazione funzionale degli emisferi cerebrali per mezzo della registrazione dei tempi di reazione. Inoltre egli dette impulso a ricerche sui deficit cognitivi in pazienti cerebrolesi. Queste ricerche, oltre a produrre risultati che ebbero risonanza internazionale, portarono a importanti sviluppi clinici e riabilitativi, come la fondazione del Centro di Neuroscienze Cognitive di Cesena.  
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La Barbera, Daniele, and Stefania Cannizzaro. "I nuovi adolescenti: il virtuale tra metamorfosi evolutiva ed emergenza planetaria." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (June 2021): 51–61. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-004005.

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Abstract:
In questo contributo vengono approfondite le modalità attraverso cui i nuovi dispositivi digitali entrano in relazione con i processi di socializzazione e le dinamiche evolutive di adolescenti e giovani, quali influenza esercitano sui percorsi di costruzione dell'identità personale, sui processi cognitivi, emozionali e relazionali.
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Ianì, Francesco. "Il corpo nella psicologia cognitiva." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2022): 157–72. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001012.

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Abstract:
Per definizione, la psicologia cognitiva sembra occuparsi di tutto ciò che non ha a che fare con il corpo: processi cognitivi, rappresentazioni mentali, tracce mnestiche etc. Nel presente articolo, l'autore cerca di evidenziare come invece, al-meno nelle ultime due decadi, il corpo sia entrato prepotentemente al centro del dibattito di tutte quelle discipline che ruotano attorno alla scienza cognitiva. La nascita della cosiddetta Embodied Cognition (EC) ha rappresentato per certi aspetti una piccola rivoluzione che ha mutato in modo radicale, quanto meno all'interno di specifici domini, il modo di intendere la mente. Pur in un'ottica critica, l'autore mira ad evidenziare come uno dei più grandi meriti dell'EC consista nell'aver minato alle fondamenta alcuni assunti insiti nella psicologia cognitiva, quali la netta distinzione tra conoscenza procedurale e dichiarativa, tra percezione e azione, e quella più generale tra l'ambiente percepito e le strutture cognitive at-traverso il quale esso viene rappresentato. L'autore mira a evidenziare come l'EC abbia quindi permesso di evidenziare l'estrema flessibilità, epistemologica e operativa, delle funzioni cognitive e la loro dipendenza dall'azione e dal corpo, distin-guendosi così da diverse teorizzazioni precedenti in cui il primato del ruolo del lin-guaggio non era mai stato messo in discussione.
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Tessari, Alessia, Alessio Toraldo, Alberta Lunardelli, Antonietta Zadini, and Raffaella Ida Rumiati. "Prova standardizzata per la diagnosi del disturbo aprassico ideomotorio selettivo per tipo di gesto e tipo di effettore." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2013): 311–39. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-003001.

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Abstract:
Questo lavoro propone un nuovo strumento psicometrico per diagnosticare l'aprassia ideomotoria. A partire da modelli cognitivi che assumono l'esistenza di due processi cognitivi per l'imitazione di gesti, distinti funzionalmente e anatomicamente (una via semantica per l'imitazione dei gesti conosciuti e una via diretta per la riproduzione di gesti nuovi), il test mira a identificare deficit selettivi in base al contenuto (gesti conosciuti vs gesti nuovi) e al segmento dell'arto superiore che esegue il movimento (distale vs prossimale). Diagnosticare in modo adeguato il disturbo aprassico ideomotorio e infatti una condizione necessaria per programmare l'iter riabilitativo dei pazienti con lesioni cerebrovascolari.
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BOUMEDIENE, Israa. "Aree cerebrali implicate nell’apprendimento linguistico. Lingua e cervello." ALTRALANG Journal 4, no. 01 (June 30, 2022): 275–90. http://dx.doi.org/10.52919/altralang.v4i01.195.

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Abstract:
Brain Areas Implied in Language Learning. Tongue and Brain ABSTRACT: this work aims to present an in-depth theoretical study on the close relationship between brain and language learning, specifically on the brain processes involved in language learning. As has already been approved by many sciences and by many scholars, learning is a complex process that involves many cognitive aspects; so many researchers have tried to carry out research to explain how learning occurs in the brain. RIASSUNTO: Il presente lavoro mira a presentare uno studio teorico approfondito sulla stretta relazione tra cervello e apprendimento linguistico, precisamente sui processi cerebrali coinvolti durante l’apprendimento delle lingue. Come è già stato approvato da tante scienze e da tanti studiosi, l’apprendimento è un processo complesso che implica tanti aspetti cognitivi, perciò tanti studiosi hanno cercato di compiere ricerche affinchè spieghino come avviene l’apprendimento nel cervello.
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Lambiase, Emiliano. "Pornografia online. Correlati neurologici, processi cognitivi e comportamentali di sviluppo e mantenimento." MODELLI DELLA MENTE, no. 1 (February 2020): 7–33. http://dx.doi.org/10.3280/mdm1-2019oa9172.

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Abstract:
Ad oggi sono quasi inesistenti gli studi che hanno indagato in modo sistematico e scientificamente fondato l'eziologia della dipendenza sessuale. In modo molto generico ci sono alcuni studi che hanno trovato un'associazione con forme insicure di attaccamento (Zapf, Greiner, Carroll, 2008), oppure ci sono le ipotesi di Carnes (Carnes, 1983/1992, 1989, 1991) che la vedevano associata a delle convinzioni di base disfunzionali che riguardavano l'immagine di sé, i bisogni di base e la sessualità. Si riteneva che queste convinzioni di base fossero radicate nel sentimento della vergogna, nato all'interno di varie forme di abuso vissuto nell'infanzia. In passate pubblicazioni (Cantelmi e Lambiase, 2015) abbiamo presentato alcune ipotesi di "traiettorie eziologiche" che riguardano l'attaccamento, il funzionamento metacognitivo e la sessualizzazione culturale. In associazione a queste dinamiche, in tempi recenti, sono stati indagati con sempre maggiore approfondimento, due ambiti che riguardano soprattutto una forma di dipendenza sessuale, quella da pornografia online: le relazioni tra il comportamento sessuale e il funzionamento cognitivo e comportamentale, il rapporto tra l'uso e la dipendenza dalla pornografia e il funzionamento cerebrale. Dall'analisi di questi studi è emerso come forme di utilizzo patologico della pornografia online possono essere favorite sia da vulnerabilità e caratteristiche psicologiche, che da risposte di apprendimento condizionato caratteristiche del mezzo in sé, che possono agire sui meccanismi del cervello implicati nei processi di gratificazione, tipici delle altre forme di dipendenza da sostanze e da comportamenti
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Ehrlich, Shirley, Stefano Gherardi, Monia Betti, Martina Zanotti, Giuliano Ermini, Stefano Gualandi, Damiano Cembali, and Alessandro Tampieri. "Analisi dei processi cognitivi diagnostici in medicina generale: risultati di uno studio osservazionale." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (October 2018): 117–47. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2018-003007.

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Cadamuro, Alessia, Annalisa Versari, and Piergiorgio Battistelli. "Processi di autovalutazione in etŕ evolutiva: aspetti metacognitivi e stili attributivi." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2013): 387–416. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-003004.

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Abstract:
Lo scopo di questa ricerca e lo studio della capacita di autovalutazione di 271 alunni della scuola primaria e secondaria ai quali sono state proposte due prove di ragionamento aritmetico e formale. Ai soggetti veniva richiesto di stimare il numero di risposte esatte che ritenevano di avere dato e successivamente di confrontare la propria prestazione con quella di soggetti a loro simili. I risultati dimostrano che per tutti i soggetti e in tutte le prove tra i punteggi reali e gli indici dell'autovalutazione vi e una relazione negativa e significativa. L'analisi dei giudizi comparativi conferma i risultati ottenuti da Kruger e Dunning (1999): i soggetti meno abili tendono a sovrastimare significativamente la loro prestazione mentre i soggetti piu abili tendono a sottostimarla. La prima tendenza e presente in tutte le fasce di eta ma la seconda emerge in misura significativa in seconda media. Questi risultati possono essere interpretati come la verifica che l'accuratezza della valutazione comparativa dipende da molte variabili, alcune di natura cognitiva e metacognitiva, altre riferibili all'autorappresentazione. Per questo motivo questi bias nell'autovalutazione sono stati riportati anche alla prospettiva dello stile attribuzionale causale (fattori interni vs esterni; controllabili vs non controllabili). In conclusione i processi cognitivi e metacognitivi vanno ricondotti anche alle dinamiche dell'autorappresentazione soggettiva ed ai bisogni della salvaguardia dell'immagine di se.
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Casula, Clementina, and Sabrina Perra. "L'analisi delle reti sociali e degli attributi relazionali degli imprenditori istituzionali. Uno studio di caso sul centrosinistra in Sardegna." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 129–44. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118009.

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Abstract:
Il concetto di "imprenditori istituzionali", attori individuali che promuovono processi di innovazione istituzionale, ha suscitato alcune perplessitŕ riducibili al paradosso della "embedded agency": come possono tali attori sociali essere innovativi se essi stessi sono radicati in un campo istituzionale e soggetti a processi regolativi, normativi e cognitivi che strutturano le loro esperienze, definiscono i loro interessi e producono le loro identitŕ? Le autrici di questo articolo indicano una possibile via d'uscita a tale paradosso nell'analisi del sistema di relazioni di cui gli imprenditori istituzionali fanno parte. Alcuni risultati di tale scelta teorica, e della sua attuazione metodologica ottenuti attraverso lo studio delle reti sociali e degli attributi relazionali grazie all'analisi di rete, sono qui illustrati a partire da una ricerca empirica sui processi di innovazione istituzionale riguardanti la coalizione di centrosinistra che ha governato la Regione Sardegna dal 2004 al 2008.
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Di Monaco, Roberto. "I processi di apprendimento: chiave per la competitivitŕ delle piccole imprese." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 158–68. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118011.

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Abstract:
Le piccole imprese, per reggere la competizione sulla qualitŕ e l'innovazione, hanno crescenti esigenze di far leva sullo sviluppo delle risorse umane. Per far questo, perň, devono riuscire ad essere coinvolte in contesti di apprendimento, non tanto creandoli al loro interno, quanto partecipandovi attraverso le reti lunghe e corte nelle quali sono immerse e dalle quali dipendono largamente per le loro attivitŕ. Č il contesto locale, quindi, che deve essere in grado di sostenere, nelle nuove condizioni, pratiche di apprendimento sul lavoro, analoghe a quelle che per anni hanno funzionato nei distretti industriali, garantendo la rigenerazione delle competenze nei ‘laboratori cognitivi' territoriali. In quest'ottica, diventa cruciale la dimensione organizzativa del territorio, necessaria per potenziare la cooperazione e per creare azioni orientate a strutturare apprendimento, in modo trasversale, in campi strategici per le piccole imprese: ricerca, servizi per l'innovazione e sviluppo di competenze chiave.
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Presutti, Michelle, Giorgio Soro, Giulia Cnapich, and Sara Giordano. "SENSEMAKING E CURA DEL DIABETE: MAPPE COGNITIVE DI MEDICI E PAZIENTI A CONFRONTO." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no. 1 (June 25, 2016): 323. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.262.

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Abstract:
Karl Weick, esponente del cognitivismo costruttivista, considera il sensemaking come un insieme di processi cognitivi in continua costruzione, a posteriori, di significati e di senso della realtà in cui viviamo.Il sensemaking è un processo continuo di creazione di senso quotidiano: le persone percepiscono selettivamente le informazioni su sé stessi e sull’ambiente in cui vivono, tali informazioni vengono elaborate cognitivamente attraverso un processo di selezione e ritenzione in memoria delle mappe cognitive costruite.Pertanto il sensemaking costituisce un’appropriata chiave di lettura dei fenomeni comportamentali in cui sono in gioco le rappresentazioni di un problema, soprattutto quando è di estrema necessità trovare punti di contatto in merito ai rapporti causali tra gli elementi che costituiscono le diverse mappe cognitive degli individui che ne prendono parte. L’analisi delle mappe cognitive può essere utile soprattutto al fine di individuare e condividere con maggiore chiarezza quali potrebbero essere le strade per un corretto ed efficace intervento risolutivo o di trattamento del problema.Dare senso alla malattia significa, sia per il medico che per il paziente, organizzare una mappa cognitiva (connessioni causali di elementi di significato) della realtà (della malattia) in un processo continuo di esperienza.Un flusso continuo che a partire da una percezione soggettivamente selettiva degli elementi disponibili (conoscenze, esperienze, eventi,etc.), organizza tali elementi in una mappa e li traduce in uno schema operativo di comportamento. Secondo Weick la realtà individuale si costruisce, mentre l’ambiente, il contesto, sono costruiti a priori.Le mappe cognitive che gli individui costruiscono influenzeranno le successive esperienze che si troveranno a dover fronteggiare nell’ambito dello stesso problema, in questo caso inerenti alla malattia diabetica.L’utilizzo del sensemaking applicato all’analisi dei processi di cura, pertanto, può diventare utile in particolare nei contesti di trattamento in cui la compliance e l’aderenza alle cure costituisce un fattore determinante nella gestione della patologia cronica, che prevede un modello di rapporto medico- paziente protratto nel tempo e centrato sulla possibilità di confronto rispetto alle modalità di cura e riuscita della stessa.La ricerca si è proposta pertanto di indagare attarverso la somminisrazione di interviste a medici e pazienti e attarverso al successiva analisi del testo e delle ricorrenze lingusitiche elaborate attraverso appositi software di ricostruire e mettere a confronto le rispettive mappe cognitive che stanno alla base delle rappresentazioni della malattia e della sua gestione e quindi dei comportamenti conseguenti di chi cura e di chi è curato.
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Ferretti, Francesco. "Una replica." PARADIGMI, no. 1 (April 2010): 135–42. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-001011.

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Abstract:
Nel suo commento a Perché non siamo speciali, Marco Mazzone sottolinea la difficoltŕ di dar conto della flessibilitŕ del comportamento umano all'interno di una prospettiva modularista del mentale. La mia replica si basa sull'analisi del ruolo dell'intelligenza nei processi di produzione-comprensione linguistica. In particolare, la mia idea č che l'intelligenza, piuttosto che una specifica facoltŕ, sia una proprietŕ della mente come un tutto. Da ciň segue che non č possibile barattare l'intelligenza - come vorrebbe Mazzone - con le funzioni esecutive: l'interazione tra sistemi cognitivi, piuttosto che un ostacolo, rappresenta la condizione per la flessibilitŕ della mente umana.
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Codini, Anna. "Approcci knowledge-based allo sviluppo di nuovi prodotti nei mercati industriali." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 1 (March 2010): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-001010.

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Abstract:
Il filone di studio dedicato alle cosiddette dynamic capabilities identifica nella capacitÀ dell'organizzazione di far emergere conoscenze acquisite in passato, integrare conoscenze esterne e diffonderle al proprio interno il requisito essenziale dell'impresa che si preoccupa non solo di lanciare nuovi prodotti spot, ma anche di conservare tale abilitÀ nel lungo periodo. Obiettivo del presente lavoro č quello di evidenziare, attraverso lo studio qualitativo di due casi aziendali, eventuali analogie fra prassi e letteratura, specie in merito alla rilevanza dei processi cognitivi nello sviluppo di nuovi prodotti, nonché di individuare gli strumenti specifici piů o meno innovativi impiegati nella realtÀ empirica al fine di favorire l'emersione, l'integrazione, e l'uso della conoscenza.
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BELVEDERE, VALERIA. "Overdesign e sviluppo del nuovo prodotto: un’indagine sul ruolo dei bias cognitivi nei processi decisionali dei progettist." Sinergie Italian Journal of Management, no. 94 (2018): 53–72. http://dx.doi.org/10.7433/s94.2014.04.

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Immacolata Messuri. "Social media e infanzia: rischi e opportunità." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 37–50. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.191.

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Abstract:
L’articolo affronta il tema dei social media e dei social network nell’infanzia. La riflessione mostra l’importanza di una ridefinizione delle pratiche didattiche, che devono essere orientate alla realizzazione di ambienti di apprendimento sempre più rispondenti alle diverse esigenze educative. Attraverso i social network è possibile realizzare azioni formative e didattiche diffuse, ma è necessario progettare e realizzare adeguate azioni formative per il personale coinvolto. La capacità di insegnare dei social media e dei social network suggerisce percorsi educativi più attenti alla dimensione esperienziale del bambino in fase di educazione e alla sua educabilità. Ciò richiede, da parte del docente, una lettura interdisciplinare dei processi cognitivi del soggetto e dei suoi modi di essere e di agire.
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Cipolli, Carlo, and Vincenzo Natale. "Il laboratorio di psicofisiologia del sonno e del sogno." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 129–43. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12602.

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Abstract:
Renzo Canestrari fondò l'Istituto di Psicologia dell'Università di Bologna e lo diresse per oltre 20 anni, durante i quali indirizzò varie linee di ricerca sull'adulto. Assegnò due ambienti al laboratorio del sonno per ricerche su struttura, variazioni circadiane e attività mentali durante il sonno (AMS). Dal 1967 Piero Salzarulo studiò l'influenza della deprivazione sensoriale e dei ritmi circadiani sulle caratteristiche neurofisiologiche del sonno, mentre Marino Bosinelli analizzò le caratteristiche percettive ed emozionali delle AMS soprattutto in addormentamento. Canestrari sostenne costantemente le ricerche con risorse umane, finanziarie e tecnologiche, per cui Salzarulo e Bosinelli poterono organizzare due gruppi di giovani ricercatori. Vennero così individuate le variazioni stadio- e ciclo-dipendenti nei contenuti e nella struttura delle AMS, il funzionamento dei processi cognitivi coinvolti nell'elaborazione delle AMS, l'accesso alle fonti mnestiche trasformate in contenuti di AMS. I progetti di ricerca dei due gruppi, realizzati con approcci cognitivi distinti ma complementari alle AMS, hanno avuto ampia risonanza internazionale e sono stati considerati come i più sistematici realizzati negli anni '70 e '80 al di fuori degli USA. Nel laboratorio sono tuttora attive le linee originarie di ricerca, unitamente alla cronopsicologia del sonno.
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Lambiase, Emiliano, and Tonino Cantelmi. "Dipendenza sessuale e metacognizione." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 1 (March 2012): 19–38. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2012-001002.

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Abstract:
Questo contributo intende analizzare il rapporto tra la dipendenza sessuale ed il funzionamento metacognitivo, sia dal punto di vista esplicativo della patogenesi del disturbo che da quello descrittivo dei processi cognitivi correlati. In linea con le ipotesi di Caretti e coll. (Caretti, Di Cesare, 2005; Caretti et al., 2005; Caretti, 2008) riteniamo che i malfunzionamenti centrali alla base della dipendenza sessuale siano l'alessitimia, la dissociazione e la disregolazione emotiva. Tra questi, perň, a nostro avviso, non č possibile definire a priori, in modo univoco, quale sia il piů centrale o il primo nel percorso di sviluppo della patologia, e quali quelli che da quest'ultimo dipendono. Piuttosto, la situazione puň variare da paziente a paziente dando origine a modalitŕ diverse di espressione della dipendenza sessuale.
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Minino, Roberta. "The role of Executive Functions in people with Autism Spectrum Disorder." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 3 (December 31, 2022): 260–66. http://dx.doi.org/10.36253/form-13634.

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Abstract:
Executive functions involve a set of complex cognitive abilities that have the task of programming and controlling other cognitive functions and modifying them according to circumstances in order to achieve a goal. They thus regulate cognitive processes, behaviour, and the management of emotions. It is now known that all mechanisms managed by executive functions are affected in numerous neurodevelopmental disorders, including Autism Spectrum Disorder. In fact, it presents a variable symptomatology, affecting various cognitive, behavioural, motor and sensory aspects. The aim of this work was to delve into the subject of executive functions, and above all to analyse and explain the close link between executive functions and Autism Spectrum Disorder. Based on previous studies, this work shows a clear link between them. In particular, it appears that Autism Spectrum Disorder presents moderate deficits in all sub-domains of Executive Functions, and in particular visuospatial and inhibition-related Working Memory, and interference control. However, the literature still shows conflicting results, and further studies are needed to thoroughly evaluate the different subdomains of Executive Functions and the different forms of Autism Spectrum Disorder. Il ruolo delle Funzioni Esecutive in persone con Disturbo dello Spettro Autistico Le funzioni esecutive riguardano un insieme di abilità cognitive complesse il cui compito è quello di programmare e controllare altre funzioni cognitive e modificarle in base alle circostanze, al fine di raggiungere uno scopo. Esse regolano i processi cognitivi, il comportamento, e la gestione delle emozioni. È ormai noto che i meccanismi gestiti dalle funzioni esecutive, sono coinvolte nei disturbi del Neurosviluppo, tra cui il Disturbo dello Spettro Autistico. Infatti esso presenta una sintomatologia che riguarda diversi aspetti cognitivi, comportamentali, motori e sensoriali. L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di approfondire l'argomento delle funzioni esecutive, e soprattutto quello di analizzare lo stretto legame che intercorre tra Funzioni Esecutive e Disturbo dello Spettro Autistico. Sulla base di studi precedenti, questo lavora evidenza un chiaro legame tra di essi. In particolare, il Disturbo dello Spettro Autistico presenta dei deficit moderati in tutti i sottodomini delle Funzioni Esecutive, ed in particolare della Memoria di Lavoro Visuo-Spaziale e quella legata al Controllo delle Interferenze. Tuttavia la letteratura mostra ancora risultati contrastanti, e necessita di ulteriori approfondimenti che vadano ad indagare i diversi sottodomini delle funzioni esecutive e le diverse forme di Disturbo dello Spettro Autistico.
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Tagliagambe, Silvano. "Vivere (e non solo teorizzare) la transdisciplinarità." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 36 (February 2022): 64–77. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036007.

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Abstract:
È essenziale per avanzare sul terreno della transdisciplinarità, transitare dal piano dei processi cognitivi a quello dell'affettività, assumendo la transdiscipli-narità come esperienza vissuta. Assumere la transdisciplinarità come esperienza vissuta impone come questione fondamentale non quella del "come" ma quella del "perché" farlo, indagando le motivazioni profonde che ci spingono ad operare questo passaggio. Confortati dal pensiero di Pauli e di Jung, si pone la domanda cruciale che riguarda la transdisciplinarità: quali riflessioni e scoperte delle scienze della natura e delle scienze umane è necessario coinvolgere per su-perare il differenziale dettato da Dilthey tra scienze della natura e scienze dello spirito? Una versione non ristretta della razionalità fa accostare affettività e cognizione; le recenti scoperte delle neuroscienze confortano le ipotesi di Pauli e Jung che mente, corpo, psiche e materia costituiscano una unità inscindibile, contro ogni ipotesi dualistica dell'esperienza umana.
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Longo, Giuseppe. "Tecnologia, reti sociali e intelligenza collettiva." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 40 (June 2010): 12–34. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040003.

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Abstract:
Oggi l'evoluzione biologica basata su mutazioni genetiche č di gran lunga superata dalla molto piů rapida evoluzione della cultura e della tecnologia. Ciň ha due conseguenze importanti: 1) la nascita dell'homo technologicus, una creatura simbiotica dove la biologia incontra la tecnologia; 2) la costituzione della Creatura Planetaria, che ha origine dall'interconnessione dei singoli simbionti uomo-macchina, ed č annunciata da Internet e dalle attivitŕ di comunicazione che vi operano, in particolare quelle che avvengono nei cosiddetti social networks. La Creatura Planetaria č una struttura singola che pervade tutto il mondo, dove hanno luogo processi comunicativi e cognitivi, che si sviluppano in un'intelligenza connettiva che tende a trascendere e ad assorbire le intelligenze individuali. Questo processo puň arricchire le capacitŕ degli individui, dato che la crescente efficienza e i costi decrescenti della comunicazione offrono grandi opportunitŕ per aumentare conoscenza e creativitŕ e ottenere nuove forme di attivitŕ intellettuale. Potrebbero esservi anche conseguenze negative, come dipendenza da computer e dal mondo virtuale, delega di attivitŕ e di capacitŕ alle macchine, vulnerabilitŕ di sistemi complessi, controllo indebito sui singoli, sfruttamento economico. Il lavoro esamina alcune importanti conseguenze di questi sviluppi.
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Pomilla, Antonella. "Distorsioni cognitive e schemi maladattivi precoci nei sex-offender: riferimenti teorici e di ricerca nella letteratura." Tendencias Sociales. Revista de Sociología, no. 2 (July 11, 2018): 95. http://dx.doi.org/10.5944/ts.2.2018.22318.

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Abstract:
La centralità dei temi delle distorsioni cognitive e degli schemi maladattiviprecoci è stata da sempre annoverata dalla Terapia Cognitiva nell’originee nel mantenimento dei disturbi psicopatologici (Beck 1963; 1964; 1967; 1976).Nel corso degli ultimi decenni un rinnovato interesse verso tali costrutti ha interessatoanche la popolazione forense, laddove essi sono stati ricondotti alle spiegazionigiustificatorie pre o post comportamento-reato, in particolare quelli di aggressionesessuale (Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary,2013; Carvalho & Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Riconoscendoil valore che tali costrutti hanno in termini di minimizzazione della responsabilitàpenale nonché rispetto alle conseguenze per la vittima (Di Tullio D’Elisiis,2006), il presente lavoro desidera riferire sugli approfondimenti in senso teoreticoe di ricerca prodotti dalla comunità scientifica. Verranno menzionati i riscontri insenso qualitativo sulle convinzioni distorte ed i processi cognitivi disfunzionalidescritti dagli approcci teorici che si sono interessati degli aggressori sessuali;laddove emersi dalla ricerca empirica, verranno indicati anche i riscontri in sensoquantitativo.Si considera l’importanza di annoverare anche i summenzionati contenuti cognitiviquali fattori di rischio tra gli altri tradizionalmente esaminati nella valutazionedel rischio di recidiva criminosa violenta (violence risk assessment).The centrality of the themes of cognitive distortions and early maladaptiveschemes has always been counted by Cognitive Therapy in the origin andin the maintenance of psychopathological disorders (Beck 1963; 1964; 1967;1976). Over the past few decades a renewed interest toward such constructs hasalso affected the forensic population, where they have been traced back to justifyingpre or postcrime-behavior explanations, particularly those of sexual assault(Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary, 2013; Carvalho &Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Once that the value thatsuch constructs have in terms of minimizing criminal liability as well as the consequencesfor the victim has been acknowledged (Di Tullio D’Elisiis, 2006), thispaper aims to describe the theoretical and the research insights produced by thescientific community. The qualitative findings on the distorted beliefs and dysfunctionalcognitive processes described by the theoretical approaches dealing withsexual aggressors will be mentioned; should the emerge from the empirical research,quantitative findings will also be indicated.The importance of including the aforementioned cognitive contents such asrisk factors among the others traditionally examined in the assessment of the violentrecidivism risk (violence risk assessment) is also considered.
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Grimaldi, Pietro. "Cognizione sociale, metacognizione e psicopatologia." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 51 (January 2023): 9–31. http://dx.doi.org/10.3280/qpc51-2022oa15180.

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Abstract:
Gli esseri umani comprendono e danno un senso al mondo sociale utilizzando la cognizione sociale, ovvero processi cognitivi attraverso i quali vengono comprese, elaborate e ricordate le proprie interazioni con gli altri (Morgan et al., 2017). Il termine cognizione sociale in maniera generale, viene riferito alle operazioni mentali che sono alla base delle interazioni sociali, tra cui percepire, interpretare e generare risposte alle intenzioni, alle disposizioni e ai comportamenti degli altri (Green et al., 2008). Un livello di ordine superiore della cognizione sociale è rappresentato dalla capacità di comprendere e ragionare sugli stati mentali e affettivi propri e altrui, utilizzando tale comprensione per risolvere i problemi e gestire la sofferenza soggettiva, livello definito mentalizzazione (Bateman & Fonagy, 2012; Choi-Kain & Gunderson, 2008) o metacognizione (Semerari & Dimaggio, 2003). L'attivazione dei sistemi motivazionali interpersonali, così come degli schemi relazionali, possono influenzare l'intersoggettività e le capacità mentali necessarie per gestire i compiti della vita e le relazioni interpersonali.La compromissione della cognizione sociale, così come le disfunzioni delle diverse abilità metacognitive sono riconosciute come una caratteristica chiave di diverse condizioni psicopatologiche.
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Glucksman, Myron L. "Il "Progetto" di Freud: la connessione mente-cervello rivisitata." SETTING, no. 44 (March 2021): 5–30. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044001.

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Abstract:
Il testo di Freud Progetto per una psicologia scientifica (1895) riflette il suo ten-tativo di spiegare i fenomeni psichici in termini neurobiologici, motivato dalla scoperta del neurone avvenuta da poco. La sua ipotesi fondamentale era che i neuroni fossero veicoli per la conduzione di "correnti" o "eccitazioni" e che fossero connessi tra loro. Utilizzando questo modello, Freud ha tentato di descrivere una serie di fenomeni mentali, tra cui coscienza, percezione, affetti, Sé, processi cognitivi, sogno, memoria e formazione del sintomo. Tuttavia, non fu in grado di completare l'esplorazione di tali processi mentali in quanto, all'epoca, mancavano le informazioni e la tecnologia necessarie che sarebbero diventate disponibili nel secolo successivo. Infatti, tecniche quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la tomografia ad emissione di positroni (PET), l'elettroencefalogramma (EEG), nonché scoperte quali le sinapsi, le reti neurali, i fattori genetici, i neurotrasmettitori e i circuiti discreti del cervello avrebbero facilitato una significativa espansione delle conoscenze sui fenomeni mente-cervello. Tutto questo materiale scientifico ha portato allo sviluppo di efficaci trattamenti farmacologici per la schizofrenia, i disturbi dell'umore e l'ansia. Non solo, ora posso-no essere misurate le variazioni della funzionalità del cervello che riflettono il buon esito dei trattamenti farmacologici e psicoterapeutici. Nonostante questi progressi, la comprensione del rapporto tra le funzioni di mente e cervello rimane limitata. Oltre un secolo dopo la pubblicazione del Progetto non è ancora completamente compresa la neurobiologia sottostante i fenomeni della coscienza, dell'inconscio, delle sensazioni, dei pensieri e della memoria. Possiamo aspettarci di arrivare ad un'integrazione più completa della mente e del suo substrato neurobiologico tra un secolo? Lo scopo di questo articolo è quello di aggiornare la nostra conoscenza della neurobiologia associata alle specifiche funzioni mentali che Freud esaminò nel Progetto, nonché di porre domande riguardanti i fenomeni mente-cervello che si spera troveranno risposte in futuro.
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Monti, Fiorella, Alessandra Farneti, and Alessandra Sansavini. "Dalla psicologia dell'età evolutiva alla psicologia dello sviluppo." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 227–42. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12609.

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Abstract:
Il presente lavoro ripercorre alcune tra le principali ricerche nell'ambito della psicologia dell'età evolutiva, avviate dai primi allievi di Renzo Canestrari a partire dagli anni '50 del secolo scorso. In particolare, rilegge il percorso accademico degli allievi Marco Walter Battacchi e Giuliana Giovanelli, che hanno ricoperto la I e la II Cattedra di Psicologia dell'Età Evolutiva, poi Psicologia dello Sviluppo, nell'Ateneo di Bologna, ricordandone i principali contributi scientifici e didattici.Tra questi, i contributi, su numerosi temi, di Battacchi (il ritardo mentale, le difficoltà dei figli degli immigrati italiani in Germania, il pregiudizio etnico, la delinquenza minorile, lo sviluppo del pensiero e delle emozioni e i rapporti con il linguaggio e la teoria della mente) e di Giovanelli (modalità di valutazione e comunicazione tese a valorizzare le potenzialità di ogni bambino/a, psicologia della percezione, del tempo, del neonato a termine e pretermine e dei primi processi percettivi, cognitivi e linguistici) hanno dato un apporto innovativo e ampiamente riconosciuto a questa disciplina e ai primi 50 anni di storia dell'Istituto, poi Dipartimento, di Psicologia. Le loro idee e i loro lavori pioneristici hanno costituito un fondamentale riferimento per i nuovi gruppi di ricerca in ambito evolutivo sia nell'Ateneo di Bologna che a livello nazionale e internazionale.
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Russo, Marcello, Filomena Buonocore, and Maria Ferrara. "Inquadramento concettuale, prospettive teoriche e tendenze evolutive negli studi sulla diversitŕ nei gruppi di lavoro." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 33–63. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001002.

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Abstract:
La diversitŕ nei gruppi di lavoro rappresenta un tema di grande interesse per il mondo accademico e manageriale. La crescente attenzione verso tale tematica č riconducibile a due fenomeni ricorrenti nelle realtŕ organizzative moderne. Da un lato si consideri la diffusa tendenza nelle aziende ad un estensivo utilizzo del gruppo quale strumento per favorire processi decisionali su problemi complessi, una maggiore flessibilitŕ ed una efficace gestione della complessitŕ ambientale. Dall'altro lato si osserva la rilevanza dei recenti cambiamenti demografici della forza lavoro, caratterizzati da un incremento della partecipazione delle donne, degli ultracinquantenni e delle minoranze etnico-razziali alla vita lavorativa che hanno reso la diversitŕ un fenomeno o una condizione quotidianamente presente nell'organizzazione. La letteratura sul tema evidenzia che la diversitŕ rappresenta un'arma a doppio taglio, rappresentando al tempo stesso un valore aggiunto ed un elemento di debolezza per le organizzazioni. L'eterogeneitŕ dei componenti di un gruppo, infatti, rappresenta un valore aggiunto per le aziende alla luce della pluralitŕ di competenze, abilitŕ e frame cognitivi presenti che favorisce la considerazione di prospettive di analisi nuove e altrimenti mai considerate. Tuttavia, se non adeguatamente gestita, la diversitŕ puň trasformarsi rapidamente in un elemento di debolezza. La diversitŕ, infatti, puň accrescere la tensione all'interno del gruppo, favorendo la nascita di coalizioni o sottogruppi che possono minare la coesione interna e ridurre la capacitŕ decisionale di un gruppo. Alla luce delle presenti considerazioni, questo articolo si propone di illustrare i principali meccanismi di azione della diversitŕ all'interno dei gruppi di lavoro. Al fine di favorire una maggiore comprensione del tema, sarŕ affrontato in primis il problema dell'inquadramento concettuale attraverso un'analisi delle principali definizioni presenti in letteratura ed una descrizione delle dimensioni piů rilevanti con cui la diversitŕ puň manifestarsi all'interno dei gruppi di lavoro. Nella seconda parte del lavoro si considerano gli effetti che la diversitŕ produce sulle dinamiche organizzative dei gruppi di lavoro. L'attenzione č posta su una serie di prospettive di analisi che permettono di illustrare gli effetti che la diversitŕ puň generare sui processi relazionali e sui processi decisionali di gruppo. Infine, considerati i recenti contributi sul tema, il lavoro si conclude delineando tre aree di ricerca futura che possono stimolare un proficuo dibattito tra gli studiosi sul tema e rappresentare allo stesso tempo un'interessante research agenda per gli anni avvenire.
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Di Pentima, Lorenza, and Sara Ramelli. "Attaccamento e disimpegno morale nel fenomeno del bullismo: uno studio su bambini di scuola elementare." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (December 2020): 871–903. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-003005.

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Abstract:
Obiettivo del presente studio è stato analizzare l'influenza delle precoci rela-zioni di attaccamento sullo sviluppo dei processi cognitivi di disimpegno morale e come quest'ultimo possa rappresentare una variabile di mediazione con condot-te aggressive, con particolare riferimento al fenomeno del bullismo nel confronto tra bulli, vittime e non-coinvolti. I partecipanti allo studio sono stati 199 alunni, 106 maschi e 93 femmine di età compresa tra 8 e 11 anni (M = 9.39, DS = 0.91), frequentanti le classi terza, quarta e quinta elementare, all'interno delle quali è stata rilevata la presenza di bulli, vittime e non-coinvolti. La rilevazione dei ruoli è stata effettuata mediante la Nomina dei Pari (Menesini, 2003); per misurare il disimpegno morale è stata impiegata la Scala di Disimpegno Morale per il Bullismo (Gini & Caravita, 2013); mentre per i modelli operativi interni dell'attaccamento è stato somministrato il Separation Anxiety Test, SAT (Attili, 2001). La valutazione dei comportamenti socio-emozionali, con specifico riferimento alle condotte aggressive, è stata svol-ta dalle insegnanti mediante il Social Emotional Dimention Scale, SEDS (Ianes & Savelli, 1994). I risultati complessivi mettono in luce come il disimpegno morale rappresenti un mediatore tra l'attaccamento insicuro e il comportamento aggressivo. Nel confronto tra bulli, vittime e non-coinvolti, i primi non solo sono più frequente-mente insicuri, ma riportano anche punteggi più elevati nel disimpegno morale e vengono valutati come più aggressivi dalle insegnanti.
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Cipolli, Carlo, and Pio Enrico Ricci Bitti. "La nascita e lo sviluppo della Psicologia nell'Università di Bologna dal 1950." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 61–84. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12597.

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Abstract:
Renzo Canestrari (1924-2017) è stato uno dei più prestigiosi psicologi italiani del XX secolo. È stato professore ordinario di Psicologia (poi Psicologia generale) nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dal 1960 al 1999. Laureato in Pedagogia nel 1946 e in Medicina e Chirurgia nel 1951, ha effettuato un'attività di ricerca in vari ambiti della psicologia sperimentale ed evolutiva, ovvero la percezione visiva (utilizzando paradigmi della psicologia della Gestalt e del funzionalismo) e il funzionamento dei processi cognitivi ed emozionali nei bambini e negli adolescenti. Ha esercitato anche un ruolo importante nella promozione di studi collaborativi (condotti con metodiche diagnostiche, psicometriche e strumentali) tra psicologi e clinici medici sulle relazioni tra stress e sintomi di varie patologie psicosomatiche, favorendo in tal modo la crescita della Psicologia Clinica nelle Facoltà italiane di Medicina e Chirurgia. Fin dagli ultimi anni '60 ha fornito a molti giovani ricercatori collaboratori l'opportunità di fare ricerca nel suo Istituto di Psicologia, nel quale vi era un numero rilevante di laboratori per la ricerca sperimentale e di ambulatori per attività diagnostiche e psicoterapiche su bambini e adolescenti. Il risultato più importante della sua lunga attività didattica è stato l'inserimento della Psicologia generale e della Psicologia clinica nel core curriculum della laurea magistrale in Medicina e Chirurgia e nelle lauree delle professioni sanitarie.
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Fassino, Secondo. "Aspetti specifici del supporto psicologico nella relazione medico-paziente terminale." Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 923–37. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.868.

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Abstract:
Le comunicazioni medico – paziente, anche non verbali, attivano trasformazioni emotive e poi biologiche, che agiscono sui sistemi di reazione dell’organismo specie nelle fasi terminali della malattia. La reazione psicologica del malato è il risultato di difese regressive e anche progressive fruibili per processi più avanzati di adattamento e di “senso”. Le reazioni psicologiche del medico sono condizionate da difese dall’angoscia e motivazioni inconsce alla professione, tra sentimenti di impotenza e di onnipotenza. La condanna alla sconfitta induce una riformulazione costante del progetto di cura: la morte come oggetto di cura, non solo fine della cura. È richiesto un supporto psicologico specifico al paziente terminale. La strategia è quella dell’accompagnamento del paziente attraverso le fasi della malattia verso la morte, piuttosto che dell’esplorazione dei vissuti profondi di colpa, indegnità, aggressività. Questi aspetti vengono proposti soltanto se il paziente segnala di volerli e poterli affrontare; in genere, occorre favorire un impiego ottimale dei meccanismi di negazione, di scissione e dei bisogni di trascendenza. L’accompagnamento è una “presenza significativa” che considera il transfert di conoscenza, il contratto di non abbandono, i bisogni di significato e di trascendenza, le dinamiche della separazione, la compromissione di identità, ecc. Tali interventi sono attuabili oltre che da psichiatri o psicologi clinici, anche da medici oncologi e infettivologi, purché formati alla “relazione terapeutica”. Il training deve considerare non solo gli aspetti cognitivi, ma soprattutto quelli emotivi e personali, anche in considerazione dei rischi elevati di burn out che ripetuti interventi di questo tipo comportano. Le competenze sui bisogni psicologici del morente sono parte dei metodi della buona pratica clinica: tra i suoi obiettivi c’è anche la qualità della morte.
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Jurayeva, Mokhinur S. "CHILDREN OF PRESCHOOL AGE DEVELOP COGNITIVE PROCESSES AND CRITICAL COGNITION AND DEVELOP EFFECTIVE REFLEXIVE ACTIVITIES." Oriental Journal of Education 02, no. 01 (May 1, 2022): 130–36. http://dx.doi.org/10.37547/supsci-oje-02-01-20.

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Abstract:
In ontogenesis, the period from 3 to 7 years is the age period of the kindergarten. Taking into account that there are very rapid qualitative changes in the psychology of preschool children, it is possible to divide the pre-school age into 3 periods (3-4 years), the junior preschool period (4-5 years), the junior kindergarten period (6-7 years), and the senior kindergarten period into 6-7 years. The child in the process of development begins a relationship with the world of subjects and phenomena created by the generation of personality. The child actively mastered and mastered all the achievements that humanity has achieved. Basically, from this period, the independent activity of the child begins to intensify. The education given to children of kindergarten age is a period of mastering their complex movements, formation of elementary hygiene, cultural and labor skills, development of speech and formation of the R with the first bud of social morality and aesthetic taste.
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Lobo, Lorena. "Current alternatives on perceptual learning: introduction to special issue on post-cognitivist approaches to perceptual learning." Adaptive Behavior 27, no. 6 (September 16, 2019): 355–62. http://dx.doi.org/10.1177/1059712319875147.

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Abstract:
This special issue is focused on how perceptual learning is understood from a post-cognitivist approach to cognition. The process of perceptual learning is key in our cognitive life and development: we can learn to discriminate environmental aspects and hence adapt ourselves to it, using our resources intelligently. Perceptual learning, according to the classic cognitivist view, is based on the enrichment of passively received stimuli, a linear operation on sensations that results in a representation of the original information. This representation can be useful for other processes that generate an output, like a motor command, for example. On the contrary, alternative approaches to perceptual learning, different from the one depicted in the classic cognitivist theory, share the ideas that perception and action are intrinsically tied and that cognitive processes rely on embodiment and situatedness. These approaches usually claim that mental representations are not useful concepts, at least when portraying a process of perceptual learning. Approaches within post-cognitivism are not a unified theory, but a diversity of perspectives that need to establish a dialogue among their different methodologies. In particular, this special issue is focused on ecological psychology and enactivism as key traditions within the post-cognitivist constellation.
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Gonzaga, Andressa Reis, Lucas Matheus Vitall De Jesus, and Andrezza Marques Duque. "Proposta de um guia educativo sobre envelhecimento ativo e estimulação cognitiva para idosos/Proposal for an educational guide on active aging and cognitive stimulation for the elderly." Revista Interinstitucional Brasileira de Terapia Ocupacional - REVISBRATO 6, no. 4 (November 30, 2022): 1308–27. http://dx.doi.org/10.47222/2526-3544.rbto53872.

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Abstract:
Objetivo: Construir e validar um guia educativo para favorecer a estimulação cognitiva de idosos. Método: As etapas para a elaboração do material educativo consistiram na sistematização do conteúdo, através de análise narrativa da literatura. Após a revisão e a definição do conteúdo, foram propostas as ilustrações, layout e design, com a diagramação do guia educativo. A versão preliminar foi submetida a processo de validação, com utilização de formulário para a análise do conteúdo, linguagem e design. Contou-se com a colaboração de oito juízes com conhecimento em envelhecimento, cognição, educação em saúde, tecnologias educativas e/ou validação de instrumentos. Após essa etapa, foram realizadas as modificações, a diagramação e versão final do guia. Resultados: O guia foi validado através do Índice de Validade de Conteúdo, com pontuação 0,83. Os juízes fizeram considerações acerca da diminuição de conteúdo teórico, disposição e utilização de ilustrações, mudanças no layout e design e alterações de termos. O guia foi corrigido e sua versão final contém sessenta páginas, com dimensão no formato A4 de 21cmx29,7cm, incluindo o aporte técnico-científico sobre envelhecimento, envelhecimento ativo, cognição, estimulação cognitiva e funções cognitivas, incluindo, também, as orientações, a seleção das atividades e as principais funções cognitivas que seriam estimuladas através das atividades propostas. Conclusão: Materiais como esses contribuem no processo de educação em saúde e estimulação do protagonismo do público-alvo no autocuidado e gerenciamento de saúde e seu emprego é recomendado pela Organização Mundial de Saúde, que considera os diversos determinantes e autores envolvidos na saúde da pessoa idosaPalavras-chave: Promoção da saúde. Educação em Saúde. Envelhecimento. Estimulação Cognitiva AbstractObjective: To build and validate an educational guide to promote cognitive stimulation in the elderly. Method: The steps for the elaboration of the educational material consisted of the systematization of the content, through narrative analysis of the literature. After reviewing and defining the content, the illustrations, layout and design were proposed with the diagramming of the educational guide. The preliminary version underwent a validation process, using a form to analyze the content, language and design. It had the collaboration of eight judges with knowledge in aging, cognition, health education, educational technologies and/or instrument validation. After this step, the modifications were carried out and the layout and final version of the guide were carried out. Results: The guide was validated through the Content Validity Index, with a score of 0.83. The judges made considerations about the reduction of theoretical content, arrangement and use of illustrations, changes in layout and design, and changes in terms. The guide has been corrected and its final version contains sixty pages, with an A4 size of 21cmx29.7cm, including the technical-scientific contribution on aging, active aging, cognition, cognitive stimulation and cognitive functions, including guidelines, selection activities and the main cognitive functions that would be stimulated through the proposed activities. Conclusion: Materials such as these contribute to the process of health education and stimulation of the target audience's role in self-care and health management, and their use is recommended by the World Health Organization, which considers the various determinants and authors involved in the person's health old woman.Keywords: Health Promotion. Health education. Aging. Cognitive Stimulation
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Gamoneda Lanza, Amelia. "Desaprendizaje e inestabilidad. Perspectivas para una teoría cognitiva de la lectura poética." Signa: Revista de la Asociación Española de Semiótica 28 (June 28, 2019): 105. http://dx.doi.org/10.5944/signa.vol28.2019.25043.

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Abstract:
La lectura poética explora técnicas que rescatan procesos cognitivos básicos y aún no automatizados que todo aprendizaje lector activa. Asimismo, la lectura poética sostiene e incentiva los estados de inestabilidad cognitiva por los que ha de pasar cualquier proceso mental. Se configuran así estrategias cognitivas de desaprendizaje de automatismos y de irresolución de interpretaciones que tienen como resultado el extrañamiento y la complejidad, y que se analizarán en el contexto de un poema de Baudelaire.This poetic reading explores techniques which rediscover basic cognitive processes which up to now have not been automated and which all readers draw upon. At the same time, the poetic reading sustains and incentivizes the state of cognitive instability through which every mental process passes. In this way the article shows cognitive strategies of unlearning of methods already learned and strategies of maintaining irreconcilable interpretations which result in estrangement and complexity, and which will be analyzed in the context of a poem by Baudelaire.
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Nazario, Maristela Prado e. Silva, Vitor Hugo Tomaz Silva, Ana Cristina Duarte Oliveira Martinho, and Juliana Santi Sagin Pinto Bergamim. "Déficit Cognitivo em Idosos Hospitalizados Segundo Mini Exame do Estado Mental (MEEM): Revisão Narrativa." Journal of Health Sciences 20, no. 2 (July 27, 2018): 131. http://dx.doi.org/10.17921/2447-8938.2018v20n2p131-134.

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Abstract:
ResumoO presente estudo teve como intuito realizar uma revisão narrativa sobre o déficit cognitivo em idosos hospitalizados e institucionalizados, que utilizaram como instrumento avaliador o Mini Exame do Estado Mental - MEEM. Sendo este, um exame de fácil e rápida aplicação, abrangendo todos os aspectos cognitivos em sete categorias, atribuindo de 0 a 30 pontos. Realizado no período de maio a novembro de 2017, nas bases de dados SciELO, Lilacs, Medline, Pubmed com publicações de 2001 a 2017. Os artigos selecionados apontaram um declínio cognitivo em idosos que foram submetidos à internações devido um quadro patológico agudo, ressaltando a existência de grupos de risco específicos. Questionando, assim, a idade como fator determinante no declínio cognitivo. A mudança de ambiente, imobilismo e depressão são os principais fatores responsáveis pelo déficit cognitivo gerado durante a hospitalização. Com o avanço desse processo, o idoso está susceptível a desenvolver incapacidade funcional e demência, tornando-o propenso a adquirir patologias segundarias. Os artigos deixam claro a importância do Mini Exame do Estado Mental (MEEM) ser aplicado na primeira anamnese, durante a avaliação inicial e em exames de rotina, para acompanhar de forma concisa a evolução cognitiva do paciente, a fim de mensurar fatores individuais que predispõe o desenvolvimento do declínio e tracejar objetivos que diminuam danos irreversíveis no paciente. Conclui-se que novos estudos devem ser realizados para verificar esse declínio no ambiente hospitalar e fora dele, possibilitando um comparativo de esclarecimento sobre os idosos apresentarem sinais de declínio cognitivo previamente á internação, cujo ambiente hospitalar apenas agravaria esse quadro ou se desenvolveram de forma aguda o declínio cognitivo.Palavras-chave: Idosos. Hospitalização. Avaliação. Cognição.AbstractThe present study aimed to conduct a narrative review of cognitive deficit in hospitalized and institutionalized elderly people using the Mini Mental State Examination (MMSE) as an evaluation tool. This being an examination of easy and quick application, covering all the cognitive aspects in seven categories, assigning from 0 to 30 points. Held in the period from May to November 2017, in the databases Scielo, Lilacs, Medline, Pubmed with publications from 2001 to 2017. The articles selected indicated a cognitive decline in the elderly who were submitted to hospitalizations due to an acute pathological condition, highlighting the existence of specific risk groups. Thus, questioning age as a determining factor in cognitive decline. The change of environment, immobility and depression are the main factors responsible for the cognitive deficit generated during hospitalization. With the advancement of this process, the elderly are susceptible to developing functional disability and dementia, making them prone to acquire secondary pathologies. The articles make clear the importance of the Mini Mental State Examination - MMSE to be applied in the first anamnesis, during the initial evaluation and in routine exams, to follow the patient’s cognitive evolution in a concise way, in order to measure individual factors that predispose The development of decline, and the development of goals that reduce irreversible damage to the patient. It is concluded that new studies must be carried out to verify this decline in the hospital environment and beyond, allowing a comparative explanation about the elderly presenting signs of cognitive decline before hospitalization, whose hospital environment would only aggravate this condition or if they developed acutely Cognitive decline.Keywords: Elderly. Hospitalization. Evaluation. Cognition
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G. B., Najimova, and Kartbaeva N. "Cognitive Linguistics In Language Learning Process." American Journal of Social Science and Education Innovations 02, no. 12 (December 31, 2020): 407–12. http://dx.doi.org/10.37547/tajssei/volume02issue12-70.

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Abstract:
Cognitive linguistics is concerned with language in use, viewing language as a social phenomenon rather than simply a series of rules and structures. It is on this sense that this paper addresses the specific and essential roles of it in the English classroom from the perspective of cognitive linguistics. The article deals with the contribution of cognitive linguistics to the learning process with miming and body language.
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Andrade, Laise Cristina de Oliveira Rego, and Felipe César Gomes De Andrade. "Estimulação de funções executivas de idosos com comprometimento cognitivo leve: uma revisão integrativa." Brazilian Journal of Health Review 5, no. 5 (September 20, 2022): 19099–113. http://dx.doi.org/10.34119/bjhrv5n5-123.

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Abstract:
Introdução: Com a rápida ascensão da população de idosos no mundo, aumenta a preocupação com a quantidade de casos de Comprometimento Cognitivo Leve (CCL) e com a instalação de quadros demenciais. Considerada uma das funções cognitivas mais importantes para a autonomia e independência de idosos, as Funções Executivas (FE) são um dos domínios cognitivos mais sensíveis ao envelhecimento humano e são prejudicadas precocemente em quadros demenciais. Dentre as modalidades não-farmacológicas de intervenção para idosos, destaca-se a estimulação cognitiva como uma alternativa para atenuar ou retardar os efeitos do processo de declínio cognitivo. Objetivo: Identificar os programas mais atuais e eficazes na estimulação cognitiva das Funções Executivas em idosos com CCL. Metodologia: Foi implementada revisão da literatura com base nos bancos de dados do Google Acadêmico, SCIELO e PUBMED durante os anos de 2014 a 2019, através das palavras: função executiva, remediação cognitiva, idosos e CCL. Discussão: Foram encontrados 97 artigos, mas apenas quatro puderam ser incluídos na pesquisa. Verificou-se que a estimulação cognitiva das FE é eficaz para funcionalidade e autonomia de vida dos idosos, através de alguns métodos. Entre eles, a estimulação de acordo com atividades de vida diária, através da alternância com exercícios físicos e através da estimulação dos diferentes subcomponentes das FE. Contudo, o número de estudos nessa área ainda é escasso. Considerações Finais: Apesar de que a estimulação cognitiva das FE seja benéfica para idosos com CCL, faltam mais evidências conforme a literatura.
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Calleja-Reina, Marina, José Manuel Rueda Gómez, and Antonio Barbosa Gonzalez. "Relación entre la práctica deportiva en Clubes Deportivos y la mejora del control de la impulsividad en escolares." Cuadernos de Psicología del Deporte 21, no. 1 (January 1, 2021): 179–91. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.437791.

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Abstract:
La práctica regular de Actividad Física Deportiva (en adelante AFD) tiene efectos beneficiosos a nivel físico y cognitivo. En este segundo nivel, los trabajos recientes, han encontrado mejora en memoria, en rendimiento académico, en autoestima, en atención y en Funciones Ejecutivas. En el presente trabajo de corte descriptivo-inferencial han participado 110 estudiantes de Educación Primaria y de Educación Secundaria Obligatoria de las localidades de Ourense y Málaga, con edades comprendidas entre 8 y 14 años (M=9,89; DT=1,534). Los estudiantes se asignaron a diferentes grupos: estudiantes que practican AFD federados en clubes deportivos a nivel competitivo o AFD-F (n= 37), estudiantes que practican AFD en horario extraescolar en los centros educativos o AFD-C (n=37) y un grupo de estudiantes que no practicaban ningún tipo de AFD No AFD (n=36). Los resultados muestran la modulación de la AFD en diferentes modalidades de inhibición, comparando estudiantes que practican o no AFD (en línea con trabajos previos). En un segundo momento, se ha analizado si la modalidad de AFD contribuye al desarrollo diferencial de la inhibición. Los resultados muestran que AFD, independientemente del tipo de actividad realiaza (AFD-F vs. AFD-C), mejora la habilidad para cumplir las reglas, perfecciona la precisión en los procesos de búsqueda visual y optimiza la habilidad de flexibilidad cognitiva, todos ellos componentes esenciales de las FE. Sin embargo, la práctica de AFD-F mejora el control de la impulsividad y el control atencional en comparación con la práctica de AFD-C. The regular practice of Sports Physical Activity (hereinafter SPA) has beneficial effects at a physical and cognitive level. In this second level, recent works have found improvement in memory, in academic performance, in self-esteem, in attention and in Executive Functions. In this descriptive-inferential study, a sample of 110 students of Primary and Secondary Education from Ourense and Málaga (Spain) between the ages of 8 and 14 years was used (M=9.89; SD=1.534). The participants were assigned to three groups: students who practice federated physical-sports activity in sports clubs at a competitive level or SPA-F (n=37), students who practice physical-sports activity in out-of-school hours in schools or SPA-C (n=37) and a group of students who did not practice any type of physical-sports activity Not-SPA (n=36) The results show the modulation of SPA in different inhibition modes, comparing students who do not practice SPA and those who practice SPA, in line with previous work. In a second step, we analyzed whether the SPA modality, that is, whether it is developed in a sports club and therefore the students are federated (SPA -F) or whether it is developed in the school's extracurricular activities (SPA-C), contributes to the differential development of inhibition. The results show that SPA, regardless of where they carry out the activity, improves the ability to follow the rules, perfects the precision of visual search processes and, optimizes the ability of cognitive flexibility, all of which are essential components of FE. The practice of SPA-F improves impulsivity control and attentional control compared to the practice of SPA-C. La pratica regolare dell'Attività Fisica Sportiva (di seguito AFD) ha effetti benefici fisici e cognitivi. Nell'ultimo decennio c'è stato un crescente interesse nel determinare in che modo le abilità cognitive traggono beneficio dall'esercizio fisico, e in questo senso sono stati riscontrati miglioramenti nella memoria, nel rendimento accademico, nell'autostima, nell'attenzione e nelle funzioni esecutive derivanti dalla normale pratica dell'AFD. In questo studio descrittivo-inferenziale è stato utilizzato un campione di 110 studenti delle scuole elementari e medie di Ourense e Malaga (Spagna) di età compresa tra gli 8 e i 14 anni (M=9,89; SD=1,534). I partecipanti sono stati distribuiti in tre gruppi: studenti che praticano attività sportive fisiche in club sportivi competitivi o AFD-F (n=37), studenti che praticano attività sportive fisiche al di fuori dell'orario scolastico nelle scuole o AFD-C (n=37) e un gruppo di studenti che non praticano alcun tipo di attività sportiva fisica Non AFD (n=36) I risultati mostrano la modulazione dell'AFD in diverse modalità di inibizione, confrontando gli studenti che non praticano l'AFD con quelli che lo praticano, secondo il lavoro precedente. In una seconda fase, abbiamo analizzato se la modalità AFD, cioè se si sviluppa in un club sportivo e quindi gli studenti sono federati (AFD-F) o se si sviluppa nelle attività extrascolastiche della scuola (AFD-C), contribuisce allo sviluppo differenziale dell'inibizione. I risultati mostrano che l'AFD, indipendentemente dal luogo in cui svolge l'attività, migliora la capacità di seguire le regole, migliora l'accuratezza dei processi di ricerca visiva e ottimizza la capacità di flessibilità cognitiva, tutti componenti essenziali di FE. La pratica AFD-F migliora il controllo dell'impulsività e il controllo attento rispetto alla pratica AFD-C. Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita) A prática regular da Actividade Física Desportiva (adiante designada por AFD) tem efeitos benéficos a nível físico e cognitivo. Na última década tem havido um interesse crescente em determinar como as capacidades cognitivas são beneficiadas pelo exercício físico, e neste sentido foram encontradas melhorias na memória, desempenho académico, auto-estima, atenção e funções executivas a partir da prática regular da AFD. Neste estudo descritivo-inferencial, foi utilizada uma amostra de 110 estudantes do Ensino Primário e Secundário de Ourense e Málaga (Espanha) entre os 8 e 14 anos de idade (M=9,89; SD=1,534). Os participantes foram distribuídos por três grupos: estudantes que praticam actividade físico-desportiva federada em clubes desportivos a nível competitivo ou AFD-F (n=37), estudantes que praticam actividade físico-desportiva em horário extra-escolar nas escolas ou AFD-C (n=37) e um grupo de estudantes que não praticam qualquer tipo de actividade físico-desportiva Não AFD (n=36) Os resultados mostram a modulação da AFD em diferentes modos de inibição, comparando os estudantes que não praticam AFD e os que praticam AFD, de acordo com o trabalho anterior. Numa segunda fase, analisámos se a modalidade AFD, ou seja, se é desenvolvida num clube desportivo e portanto os alunos são federados (AFD-F) ou se é desenvolvida nas actividades extracurriculares da escola (AFD-C), contribui para o desenvolvimento diferencial da inibição. Os resultados mostram que a AFD, independentemente do local onde realizam a actividade, melhora a capacidade de seguir as regras, aperfeiçoa a precisão dos processos de busca visual e optimiza a capacidade de flexibilidade cognitiva, todos eles componentes essenciais da FE. A prática da AFD-F melhora o controlo de impulsividade e o controlo atento em comparação com a prática da AFD-C.
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Ferreira, Marina Xavier. "RELEVÂNCIA E MOTIVAÇÃO: PROPRIEDADES INERENTES DA AQUISIÇÃO DE L2." PERcursos Linguísticos 10, no. 26 (December 30, 2020): 174–93. http://dx.doi.org/10.47456/pl.v10i26.32828.

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Abstract:
Muitas pesquisas têm surgido na Pragmática social e cognitiva, e os estudos linguísticos tomaram um novo caminho. Esta nova perspectiva também aparece nos estudos de aquisição de línguas adicionais, com novas concepções de aprendizagem e elementos importantes para a aquisição de uma língua. Dentre eles está a motivação, que acreditamos ser um elemento crucial para a aquisição de línguas, bem como a relevância, propriedade cognitiva proposta por Sperber e Wilson (1986), que determina o processamento cognitivo em níveis de efeito e esforço. Nosso objetivo é identificar a relação entre as propriedades cognitivas relevância e motivação e determinar como essa relação influencia no processo de aquisição de segundas línguas. Para tanto, utilizamos como aporte teórico para esta pesquisa principalmente os estudos de Sperber e Wilson (2001,2005), Ryan e Deci (2000), Schwartz (2014), Tapia (2005, 2015), Kreitler (2013), entre outros. Pudemos perceber que a motivação e a relevância são propriedades cognitivas muito importantes para a aquisição de L2, que são elementos correspondentes e dependentes dos mesmos fatores cognitivos e sociais. No entanto, após relacionarmos as duas propriedades, inferimos que a relevância se sobrepõe à motivação, o que nos leva a supor que a motivação poderia ser um componente da relevância.
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Ferreira, Marina Xavier. "RELEVÂNCIA E MOTIVAÇÃO: PROPRIEDADES INERENTES DA AQUISIÇÃO DE L2." PERcursos Linguísticos 10, no. 26 (December 30, 2020): 174–93. http://dx.doi.org/10.47456/pl.v10i26.32828.

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Abstract:
Muitas pesquisas têm surgido na Pragmática social e cognitiva, e os estudos linguísticos tomaram um novo caminho. Esta nova perspectiva também aparece nos estudos de aquisição de línguas adicionais, com novas concepções de aprendizagem e elementos importantes para a aquisição de uma língua. Dentre eles está a motivação, que acreditamos ser um elemento crucial para a aquisição de línguas, bem como a relevância, propriedade cognitiva proposta por Sperber e Wilson (1986), que determina o processamento cognitivo em níveis de efeito e esforço. Nosso objetivo é identificar a relação entre as propriedades cognitivas relevância e motivação e determinar como essa relação influencia no processo de aquisição de segundas línguas. Para tanto, utilizamos como aporte teórico para esta pesquisa principalmente os estudos de Sperber e Wilson (2001,2005), Ryan e Deci (2000), Schwartz (2014), Tapia (2005, 2015), Kreitler (2013), entre outros. Pudemos perceber que a motivação e a relevância são propriedades cognitivas muito importantes para a aquisição de L2, que são elementos correspondentes e dependentes dos mesmos fatores cognitivos e sociais. No entanto, após relacionarmos as duas propriedades, inferimos que a relevância se sobrepõe à motivação, o que nos leva a supor que a motivação poderia ser um componente da relevância.
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Fiorotto, Samira Maria, and Sabrina Martins Barroso. "Relato de Experiência em Acompanhamento Cognitivo com um Paciente com Esclerose Múltipla." Psicologia: Ciência e Profissão 35, no. 3 (September 2015): 740–53. http://dx.doi.org/10.1590/1982-3703001202014.

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Abstract:
A Esclerose Múltipla (EM) é uma doença crônica e autoimune, caracterizada por desmielinização, inflamação e neurodegeneração do Sistema Nervoso Central. Entre 30 e 50% dos indivíduos com EM apresentam comprometimento cognitivo. O processo de reabilitação cognitiva visa capacitar o paciente a conviver, reduzir e/ou superar os déficits cognitivos decorrentes da doença. Este trabalho relata a experiência de uma estagiária de Psicologia ao participar de um projeto de extensão universitária de acompanhamento cognitivo a um paciente com EM. Inicialmente o paciente foi submetido à avaliação neuropsicológica, identificando funções cognitivas preservadas e déficits. Foram observados déficits na recordação tardia, compreensão léxica, compreensão aritmética e aprendizagem numérica. Posteriormente, o paciente recebeu acompanhamento cognitivo semanal pelo período de seis meses. Após o período do acompanhamento, foi feita a reavaliação neuropsicológica. Observou-se melhora significativa na capacidade de recordação tardia e na aprendizagem aritmética, que deixaram de consistir em déficits. Além disso, houve abrandamento do déficit na compreensão aritmética. Os demais resultados permaneceram sem alterações. O trabalho mostra o impacto positivo que o acompanhamento cognitivo pode trazer ao paciente com EM e como a experiência de extensão pode auxiliar na formação dos estudantes de Psicologia.
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Sasaki, Tania Mara Miyashiro, and Aparecida Negri Isquerdo. "The correlation between the conceptual metonymy and the process of generating proper names / A correlação entre a metonímia conceptual e o processo de geração dos nomes próprios." REVISTA DE ESTUDOS DA LINGUAGEM 28, no. 2 (May 5, 2020): 689. http://dx.doi.org/10.17851/2237-2083.28.2.689-720.

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Abstract: Proper names can be considered lexical traces that identify a specific society and time as they enable us to better understand its modus vivendi, from its social-historical-cultural context. This study selects police operations proper names as subject study, and it is guided by the hypothesis that the generation of proper names configures as a cognitive process, which makes use of conceptual metonymy as a prominent contributor for several cognitive actions for naming. Thus, the focus is to demonstrate the conceptual metonymy role in the generation process of police operations proper names manifested by its typological features. The corpus for this analysis is composed of Brazilian Federal Police operations that were triggered in 2018 and can be obtained on its official website. The adopted methodology consists of mapping the proper names taxonomies according to Eccles’ three worlds (ECCLES, 1979) and metonymy typology, based on the proposal by Radden and Kovecses (2007); Blanco-Carrión, Barcelona and Pannain (2018); in addition to the theoretical foundations proposed by Lakoff and Johnson (1980), Lakoff (1987), Silva (1997) and Biderman (1998).Keywords: proper name; conceptual metonymy; cognitive linguistics.Resumo: Nomes próprios podem ser considerados marcas lexicais que identificam uma sociedade em determinada época, à medida que possibilitam a compreensão do modus vivendi dessa sociedade a partir do contexto sócio-histórico-cultural. Esta proposta elege nomes próprios de operações policiais para objeto de estudo e é guiada pela hipótese de que a geração desses nomes se configura como um processo cognitivo que faz uso de metonímias conceptuais, as quais oferecem uma contribuição de destaque na série de ações cognitivas para a nomeação. Assim, este trabalho tem como objetivo demonstrar o papel da metonímia conceptual no processo de geração dos nomes próprios das operações policiais manifestadas pelos traços tipológicos. O corpus para esta análise constitui-se de nomes de operações da Polícia Federal do Brasil desencadeadas no ano de 2018 e obtidos por meio de consulta ao site oficial dessa categoria de polícia. A metodologia adotada consiste no mapeamento das taxonomias dos nomes próprios de acordo com a natureza dos mundos (ECCLES, 1979) a que se reportam e no levantamento dos tipos de metonímias, baseada na proposta de Radden e Kovecses (2007) e de Blanco-Carrión, Barcelona, Pannain (2018), além da fundamentação teórica de Lakoff e Johnson (1980), Lakoff (1987), Silva (1997) e Biderman (1998).Palavras-chave: nomes próprios; metonímia conceptual; Linguística Cognitiva.
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Paul, Tarak. "Customer Experience Driven Expectations- A Cognitive Process." Indian Journal of Applied Research 4, no. 4 (October 1, 2011): 304–5. http://dx.doi.org/10.15373/2249555x/apr2014/94.

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Mong, Heather, David McCabe, and Benjamin Clegg. "Evidence of automatic processing in sequence learning using process-dissociation." Advances in Cognitive Psychology 8, no. 2 (June 28, 2012): 98–108. http://dx.doi.org/10.5709/acp-0107-z.

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Lima, Camila Santos de Castro e., Carla Galvão Spinillo, Katherine Marjorie Mendonça de Assis, Vital Amorim Vital, Ivana Figueiredo de Oliveira Aquino, and Ana Emilia Figueiredo Oliveira. "Análise dos elementos gráfico-informacionais das animações educacionais em Saúde na Educação a Distância (EaD) | Analysis of the graphic-information elements of the educational animations in health in the distance education." InfoDesign - Revista Brasileira de Design da Informação 16, no. 3 (November 17, 2019): 400–418. http://dx.doi.org/10.51358/id.v16i3.771.

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Abstract:
Com o crescimento da demanda de cursos à distância, percebe-se a importância de produzir objetos de aprendizagem de qualidade. Estes são materiais educacionais que servem para apoiar e aperfeiçoar o processo de ensino-aprendizagem, através do uso de recursos multimídia. Entre estes está a animação, que no contexto educacional é um objeto de aprendizagem utilizado para representar situações abstratas, instruções, conteúdos, processos e procedimentos, de uma forma mais confortável e que exija menos esforço cognitivo. Dessa forma, percebe-se que, com o aumento dos cursos na modalidade EaD, incluindo a área da saúde e do uso de animações no contexto da educação, é necessário que haja o aperfeiçoamento destes materiais e a necessidade de verificar se estes objetos educacionais, em seus aspectos gráficos-informacionais, obedecem a princípios e teorias cognitivas que tratem do processo de aprendizado. Este trabalho tem como objetivo verificar se os aspectos gráfico-informacionais das animações em saúde na modalidade EaD obedecem ao princípio da Teoria Cognitiva do Aprendizado Multimídia. Como metodologia, foi realizado um estudo analítico dos aspectos gráfico-informacionais de seis animações, utilizando um protocolo baseado nos princípios da Teoria Cognitiva do Aprendizado Multimídia e um protocolo de análise gráfica. Na análise foram observados os aspectos da animação voltados aos princípios da Teoria Cognitiva do Aprendizado Multimídia e as variáveis de apresentação da animação. Como resultados obtidos, foram geradas análises e sínteses das animações, propostas para implementação e foram observados padrões nas animações.*****As the demand for distance learning courses grows, the importance of developing quality learning objects is perceived. These are the educational materials that support and improve the teaching-learning process through the use of multimedia resources. Among these resources, it’s the animation which is a learning object that is used to represent abstract situations, instructions, contents, processes and procedures in learning context, through a more comfortable way and with less cognitive effort. In this way, with the growth of distance learning courses in the health area and the increase of educational animations uses its improvement and verify if those educational objects on their graphic-informational aspects obey the Cognitive Multimedia Learning Theory are necessary. As a methodology, an analytical study of graphic-informational aspects was made. In the analysis was observed aspects of Cognitive Multimedia Learning Theory in the animations and the variables of animation presentation. As results analysis and summary about the animations also proposals for improvements and animations pattern were observed.
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Andersen, Elenice. "Uma proposta para o ensino da compreensão leitora a partir de uma concepção de educação cognitiva." Scripta 22, no. 44 (June 15, 2018): 219–32. http://dx.doi.org/10.5752/p.2358-3428.2018v22n44p219.

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Abstract:
Este trabalho investiga a concepção de educação cognitiva subjacente a três programas de ensino da compreensão leitora desenvolvidos no Brasil, Portugal e Espanha, filiados teoricamente às ciências cognitivas e empiricamente validados. Para tal, realiza uma revisão narrativa das três propostas, buscando identificar os pontos de convergência entre elas, interpretando-os como o baluarte do ensino da compreensão leitora e propondo que a reflexão seja ampliada para uma concepção de educação cognitiva que integre os aspectos cognitivos aos emocionais conforme Fonseca (2015), com vistas ao desenvolvimento humano mais integral e não apenas focado no domínio cognitivo e no bom desempenho escolar, mas também na satisfação pessoal com a leitura e na compreensão de que as emoções interagem com a compreensão leitora. A partir da revisão narrativa dos programas, identifica os aspectos cognitivos e emocionais em comum, mas observa que os aspectos emotivos ainda figuram em segundo plano e precisam ser mais bem explorados com base na literatura neurocientífica recente. Na conclusão, aponta sugestões para a ampliação do ensino da compreensão da leitura em uma concepção de educação mais integradora, com espaço para a discussão dos aspectos de ordem emotiva intervenientes no processo e sugere uma agenda de pesquisas sobre o tema.
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Atã, Pedro, and João Queiroz. "O externalismo semiótico ativo de C. S. Peirce e a cantoria de viola como signo em ação." Trans/Form/Ação 44, no. 3 (September 2021): 177–204. http://dx.doi.org/10.1590/0101-3173.2021.v44n3.15.p177.

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RESUMO: O principal propósito deste trabalho é fornecer uma ontologia semiótica para redescrição do externalismo cognitivo ativo, desenvolvido recentemente pelo paradigma 4E (embodied, embedded, enactive, extended cognition). Nessa abordagem, sistemas cognitivos distribuídos (SCDs) são descritos como semiose, ou signos em ação. Explora-se a relação entre semiose e cognição, como concebida por C. S. Peirce, em associação com a noção de sistema cognitivo distribuído (SCD). Introduz-se a abordagem externalista peirciana, com ênfase na noção de distribuição temporal da semiose, e se descrevem SCDs, e seus elementos, como “ação dos signos”. Para desenvolver esse argumento, examina-se um exemplo de SCD - improvisação verbo-musical do repente, repentismo, ou cantoria de viola. Trata-se de um fenômeno de improvisação verbo-musical que tem a forma de um desafio em poesia oral versificada. Explicita-se esse fenômeno como a incorporação da estrutura formal de uma tarefa cognitiva e de um processo inferencial. Essa incorporação corresponde a uma semiotização das performances do repente como SCD. A tendência temporalmente distribuída do repente organiza o SCD como um sistema que realiza experimentos metassemióticos sobre a ação dos signos.
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