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Dissertations / Theses on the topic 'Produzione industriale'

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1

Faccio, Maurizio. "L'assemblaggio nella moderna produzione industriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426277.

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Abstract:
This work deal with the assembly system, focusing on the critical aspects of the modern production, characterized by different models produced, quik responde to the market and flexibility. The aim is to map and to improve the methods and the models regarding the layout of the assembly system, the task time calculation and its variability in case of multi models productions, the effects of these variations and the ergonomics aspects that influence the balancing problem and the sequencing problem for the modern assembly line
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2

Garutti, Lucio. "Produzione industriale di cucine componibili d'arredamento." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amslaurea.unibo.it/158/.

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3

Manzini, Caterina. "Impianti e macchine nella produzione industriale della birra." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Terzi, Luigi Andrea <1972&gt. "Nuove prospettive per la produzione energetica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/205/1/PhDTesiTerzi.pdf.

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5

Terzi, Luigi Andrea <1972&gt. "Nuove prospettive per la produzione energetica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/205/.

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6

Valorosi, Filippo. "Compositi lana-geopolimero: produzione e caratterizzazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9900/.

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Abstract:
Lo scopo di questo lavoro sperimentale ha riguardato l’ottimizzazione del processo di produzione di materiali compositi ecocompatibili per pannellature con proprietà termoisolanti e resistenza al fuoco, già oggetto di brevetto CNR. Questi compositi sono ottenuti miscelando fibre di lana di scarto in una matrice geopolimerica. Le fibre di lana, a base di cheratina, vengono parzialmente attaccate dalle soluzioni alcaline portando al rilascio di ammoniaca e a una degradazione del materiale. Questo fenomeno, che si verifica in modo non sistematico, è tanto più marcato quanto maggiori sono le dimensioni dei manufatti prodotti, in quanto aumenta il tempo in cui le fibre di lana rimangono nell’ambiente acquoso alcalino. Il fattore di scala risulta quindi essere determinante. È stata pertanto investigata la degradazione delle fibre di lana in ambiente acquoso alcalino necessario alla sintesi della matrice geopolimerica. Sono stati anche valutati diversi trattamenti volti a velocizzare l’essiccamento del composito e fermare contestualmente il rilascio di ammoniaca, quali: aumento dei tempi e delle temperature di postcura, vacuum bagging e liofilizzazione (freeze drying).
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7

Melloni, Mattia. "Nuovi catalizzatori e processi per la produzione industriale di anidride maleica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6008/.

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Abstract:
La sintesi industriale di anidride maleica (AM) è realizzata mediante ossidazione selettiva di n-butano con un catalizzatore a base di ossidi misti di vanadio e fosforo, il pirofosfato di vanadile, (VO)2P2O7. Allo stesso tempo però, la necessità di sviluppare nuovi processi per la sintesi di molecole piattaforma a partire da fonti rinnovabili, ha portato a sviluppare un processo di produzione di AM a partire da 1-butanolo. Lo studio condotto nel seguente lavoro di tesi, prenderà in considerazione aspetti relativi ad entrambi i processi di produzione di AM: sintesi a partire da n-butano e sintesi a partire da 1-butanolo. Per quanto riguarda l’utilizzo di 1-butanolo, ci si concentrerà sullo studio della prima fase della reazione di sintesi di AM, ossia la disidratazione di 1-butanolo a dare buteni, primi intermedi nella reazione di sintesi della AM, mediante l’utilizzo di catalizzatori a base di composti poliossometallati di tipo Keggin supportati a diversa composizione. Per quello che è invece il processo industriale attuale, ossia la sintesi a partire da n-butano, si studieranno e confronteranno le prestazioni di due sistemi catalitici che vengono comunemente utilizzati in impianto industriale, con lo scopo di ottenere, in laboratorio, informazioni utili al miglioramento del processo industriale stesso.
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8

Napolitano, Costanza <1994&gt. "Pomodoro industriale in Cina: mercato internazionale e produzione, con repertorio terminografico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14857.

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Abstract:
L’elaborato consiste nell'analisi di vari termini tecnici legati alla produzione industriale della passata di pomodoro. Ogni termine considerato sarà correlato dalla propria definizione e dal proprio contesto d’uso sia in italiano che in cinese. Il lavoro terminografico sarà preceduto da un’introduzione al pomodoro, considerato come ortaggio da coltivazione intensiva destinato alla trasformazione industriale. Inoltre verrà svolta un’analisi del mercato, sia cinese che internazionale, ponendo particolare attenzione alla crescita e allo sviluppo del settore produttivo del pomodoro in Cina.
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9

Papa, Elettra. "Produzione e caratterizzazione di schiume inorganiche a base geopolimerica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3044/.

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Abstract:
Scopo di questa tesi di laurea sperimentale (LM) è stata la produzione di geopolimeri a base metacaolinitica con una porosità controllata. Le principali tematiche affrontate sono state: -la produzione di resine geopolimeriche, studiate per individuare le condizioni ottimali ed ottenere successivamente geopolimeri con un’ultra-macro-porosità indotta; -lo studio dell’effetto della quantità dell’acqua di reazione sulla micro- e meso-porosità intrinseche della struttura geopolimerica; -la realizzazione di schiume geopolimeriche, aggiungendo polvere di Si, e lo studio delle condizioni di foaming in situ; -la preparazione di schiume ceramiche a base di allumina, consolidate per via geopolimerica. Le principali proprietà dei campioni così ottenuti (porosità, area superficiale specifica, grado di geopolimerizzazione, comportamento termico, capacità di scambio ionico sia delle resine geopolimeriche che delle schiume, ecc.) sono state caratterizzate approfonditamente. Le principali evidenze sperimentali riscontrate sono: A)Effetto dell’acqua di reazione: la porosità intrinseca del geopolimero aumenta, sia come quantità che come dimensione, all’aumentare del contenuto di acqua. Un’eccessiva diluizione porta ad una minore formazione di nuclei con l’ottenimento di nano-precipitati di maggior dimensioni. Nelle schiume geopolimeriche, l’acqua gioca un ruolo fondamentale nell’espansione: deve essere presente un equilibrio ottimale tra la pressione esercitata dall’H2 e la resistenza opposta dalla parete del poro in formazione. B)Effetto dell’aggiunta di silicio metallico: un elevato contenuto di silicio influenza negativamente la reazione di geopolimerizzazione, in particolare quando associato a più elevate temperature di consolidamento (80°C), determinando una bassa geopolimerizzazione nei campioni. C)Effetto del grado di geopolimerizzazione e della micro- e macro-struttura: un basso grado di geopolimerizzazione diminuisce l’accessibilità della matrice geopolimerica determinata per scambio ionico e la porosità intrinseca determinata per desorbimento di N2. Il grado di geopolimerizzazione influenza anche le proprietà termiche: durante i test dilatometrici, se il campione non è completamente geopolimerizzato, si ha un’espansione che termina con la sinterizzazione e nell’intervallo tra i 400 e i 600 °C è presente un flesso, attribuibile alla transizione vetrosa del silicato di potassio non reagito. Le prove termiche evidenziano come la massima temperatura di utilizzo delle resine geopolimeriche sia di circa 800 °C.
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Agostini, Davide <1992&gt. "Studio di nuovi polimeri per la produzione di materiali collanti." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11756.

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11

Pupulin, Eva <1993&gt. "Sviluppo di catalizzatori eterogenei supportati per la produzione di idrogeno." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15271.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi è stato quindi incentrato sullo sviluppo di un sistema catalitico eterogeneo per la produzione di idrogeno. Sono state studiate come razione test i processi di Steam Reforming di etanolo e Dry Reforming di metano. In particolare, l’attività di ricerca si è focalizzata sull’influenza del supporto nell’ attività e stabilità di catalizzatori a base di Nichel utilizzando ossidi di varia natura. Inoltre, si è voluto porre particolare attenzione sul metodo di preparazione. Infatti, oltre al metodo più tradizionale di precipitazione, si è investigato anche l’innovativo metodo delle microemulsioni. Infine, l’attenzione è stata posta nell’introduzione di alcuni promotori che vadano a modificare le caratteristiche morfologico- strutturali del materiale finale, ma anche la sua attività in entrambe le reazioni di ESR e MDR. Tutti i catalizzatori sono stati quindi caratterizzati attraverso le tecniche di fisi e chemisorbimento, XRD, TEM, SEM, TPR, OSC; è stato così possibile correlare attività catalitica e proprietà dei materiali.
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12

Santori, Giulio. "Ottimizzazione termodinamica del processo di produzione di biodiesel." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2009. http://hdl.handle.net/11566/241969.

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13

Zini, Alessandro. "Industria 4.0: analisi del fenomeno e progettazione di un sistema per un ambiente di produzione industriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17546/.

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Abstract:
Nel corso della storia, ed in particolare quella recente, si sono succeduti nel tempo alcuni periodi di evoluzione economica e tecnologica particolarmente importanti, comunemente noti come rivoluzioni industriali. Il progresso e l'avanzamento tecnologico introdotto da tali rivoluzioni hanno portato una profonda trasformazione all'interno della società, a partire dal sistema produttivo fino al coinvolgimento del sistema economico e dell'intero sistema sociale: il termine stesso `rivoluzione' indica infatti un cambiamento profondo e radicale delle strutture sociali ed organizzative che porta con sé un'innovazione culturale di vasta portata. Il presente documento descrive in maniera dettagliata il fenomeno dell'Industria 4.0, le sue caratteristiche e le tecnologie abilitanti, in modo tale da fornire una panoramica chiara, precisa e completa dello scenario introdotto con questo nuovo paradigma. Nella seconda parte viene invece descritto in dettaglio il caso di studio industriale che ha originato questo lavoro, per poi passare all'esposizione dell'architettura e dei principali dettagli implementativi del sistema realizzato.
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14

Di, Domenico Diletta <1986&gt. "Deidrogenazione catalitica di idrocarburi per la produzione di H2 "on-board"." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6370/1/Di_Domenico_Diletta_tesi.pdf.

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Abstract:
Lo studio della deidrogenazione catalitica di idrocarburi affronta uno dei problemi principali per l'applicazione delle fuel cells in aeromobili. La conversione di miscele di idrocarburi in H2 può essere eseguita in loco, evitando le difficoltà di stoccaggio dell'idrogeno: l'H2 prodotto è privo di CO e CO2 e può essere alimentato direttamente alle celle a combustibile per dare energia ai sistemi ausiliari, mentre i prodotti deidrogenati, mantenendo le loro originali caratteristiche possono essere riutilizzati come carburante. In questo un lavoro è stato effettuato uno studio approfondito sulla deidrogenazione parziale (PDH) di diverse miscele di idrocarburi e carburante avio JetA1 desolforato utilizzando Pt-Sn/Al2O3, con l'obiettivo di mettere in luce i principali parametri (condizioni di reazione e composizione di catalizzatore) coinvolti nel processo di deidrogenazione. Inoltre, la PDH di miscele idrocarburiche e di Jet-A1 ha evidenziato che il problema principale in questa reazione è la disattivazione del catalizzatore, a causa della formazione di residui carboniosi e dell’avvelenamento da zolfo. Il meccanismo di disattivazione da residui carboniosi è stato studiato a fondo, essendo uno dei principali fattori che influenzano la vita del catalizzatore e di conseguenza l'applicabilità processo. Alimentando molecole modello separatamente, è stato possibile discriminare le classi di composti che sono coinvolti principalmente nella produzione di H2 o nell’avvelenamento del catalizzatore. Una riduzione parziale della velocità di disattivazione è stata ottenuta modulando l'acidità del catalizzatore al fine di ottimizzare le condizioni di reazione. I catalizzatori Pt-Sn modificati hanno mostrato ottimi risultati in termini di attività, ma soffrono di una disattivazione rapida in presenza di zolfo. Così, la sfida finale di questa ricerca era sviluppare un sistema catalitico in grado di lavorare in condizioni reali con carburante ad alto tenore di zolfo, in questo campo sono stati studiati due nuove classi di materiali: Ni e Co fosfuri supportati su SiO2 e catalizzatori Pd-Pt/Al2O3.
The study of the catalytic dehydrogenation of liquid hydrocarbons is addressing one of the key problems for fuel cell application in aircraft, the generation of H2 on-board from fuels. The conversion of hydrocarbon mixtures into H2 can be performed on-site, avoiding the difficulties involved in hydrogen storage; the produced H2 is free of CO and CO2 and can be directly feed on fuel cells for supply energy to auxiliary systems while the liquid phase, maintaining its original fuels properties, can be still used as propellant. In this work an in depth study into the partial dehydrogenation (PDH) of different hydrocarbons blends and desulfurized JetA1 fuel has been performed by using Pt--Sn/Al2O3, with the aim to shed light the main parameters (reaction conditions and catalyst composition) involved in the dehydrogenation process. Moreover, the PDH of model hydrocarbon mixtures and real Jet-A fuel has been investigated using these catalysts, evidencing that the main problem in this reaction is catalyst deactivation, due to coke formation or S-poisoning. The mechanism of deactivation by coke has been deeply investigated, being one of the main factors affecting the catalyst life and consequently the process applicability. Feeding model organic molecules separately, it was possible to discriminate the classes of compound that are mainly involved in the H2 production or poisoning of catalyst. A partial reduction of the deactivation rate was achieved modulating the catalyst acidity and optimizing the reaction conditions. Modified Pt-Sn catalysts showed very good results in terms of activity in hydrocarbons dehydrogenation but suffer fast deactivation in presence of sulfur. Thus, the final challenge of this research was to find a catalytic system able to work in real conditions with fuel at high sulphur content: in this field new class of materials, based on supported Ni and Co phosphides and Pd-Pt/Al2O3 catalysts, were investigated.
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Di, Domenico Diletta <1986&gt. "Deidrogenazione catalitica di idrocarburi per la produzione di H2 "on-board"." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6370/.

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Abstract:
Lo studio della deidrogenazione catalitica di idrocarburi affronta uno dei problemi principali per l'applicazione delle fuel cells in aeromobili. La conversione di miscele di idrocarburi in H2 può essere eseguita in loco, evitando le difficoltà di stoccaggio dell'idrogeno: l'H2 prodotto è privo di CO e CO2 e può essere alimentato direttamente alle celle a combustibile per dare energia ai sistemi ausiliari, mentre i prodotti deidrogenati, mantenendo le loro originali caratteristiche possono essere riutilizzati come carburante. In questo un lavoro è stato effettuato uno studio approfondito sulla deidrogenazione parziale (PDH) di diverse miscele di idrocarburi e carburante avio JetA1 desolforato utilizzando Pt-Sn/Al2O3, con l'obiettivo di mettere in luce i principali parametri (condizioni di reazione e composizione di catalizzatore) coinvolti nel processo di deidrogenazione. Inoltre, la PDH di miscele idrocarburiche e di Jet-A1 ha evidenziato che il problema principale in questa reazione è la disattivazione del catalizzatore, a causa della formazione di residui carboniosi e dell’avvelenamento da zolfo. Il meccanismo di disattivazione da residui carboniosi è stato studiato a fondo, essendo uno dei principali fattori che influenzano la vita del catalizzatore e di conseguenza l'applicabilità processo. Alimentando molecole modello separatamente, è stato possibile discriminare le classi di composti che sono coinvolti principalmente nella produzione di H2 o nell’avvelenamento del catalizzatore. Una riduzione parziale della velocità di disattivazione è stata ottenuta modulando l'acidità del catalizzatore al fine di ottimizzare le condizioni di reazione. I catalizzatori Pt-Sn modificati hanno mostrato ottimi risultati in termini di attività, ma soffrono di una disattivazione rapida in presenza di zolfo. Così, la sfida finale di questa ricerca era sviluppare un sistema catalitico in grado di lavorare in condizioni reali con carburante ad alto tenore di zolfo, in questo campo sono stati studiati due nuove classi di materiali: Ni e Co fosfuri supportati su SiO2 e catalizzatori Pd-Pt/Al2O3.
The study of the catalytic dehydrogenation of liquid hydrocarbons is addressing one of the key problems for fuel cell application in aircraft, the generation of H2 on-board from fuels. The conversion of hydrocarbon mixtures into H2 can be performed on-site, avoiding the difficulties involved in hydrogen storage; the produced H2 is free of CO and CO2 and can be directly feed on fuel cells for supply energy to auxiliary systems while the liquid phase, maintaining its original fuels properties, can be still used as propellant. In this work an in depth study into the partial dehydrogenation (PDH) of different hydrocarbons blends and desulfurized JetA1 fuel has been performed by using Pt--Sn/Al2O3, with the aim to shed light the main parameters (reaction conditions and catalyst composition) involved in the dehydrogenation process. Moreover, the PDH of model hydrocarbon mixtures and real Jet-A fuel has been investigated using these catalysts, evidencing that the main problem in this reaction is catalyst deactivation, due to coke formation or S-poisoning. The mechanism of deactivation by coke has been deeply investigated, being one of the main factors affecting the catalyst life and consequently the process applicability. Feeding model organic molecules separately, it was possible to discriminate the classes of compound that are mainly involved in the H2 production or poisoning of catalyst. A partial reduction of the deactivation rate was achieved modulating the catalyst acidity and optimizing the reaction conditions. Modified Pt-Sn catalysts showed very good results in terms of activity in hydrocarbons dehydrogenation but suffer fast deactivation in presence of sulfur. Thus, the final challenge of this research was to find a catalytic system able to work in real conditions with fuel at high sulphur content: in this field new class of materials, based on supported Ni and Co phosphides and Pd-Pt/Al2O3 catalysts, were investigated.
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Cicconofri, Lorenzo. "Ottimizzazione dei flussi informativi a supporto della produzione in un impianto industriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il contenuto della presente tesi di laurea, riassumendo brevemente, porta il lettore a confrontarsi con una delle tematiche di maggiore attualità nel mondo industriale e manifatturiero contemporaneo. La trattazione, infatti, esamina ciò che è stata definita in letteratura la quarta rivoluzione industriale, la Industry 4.0, contestualizzandone l’inquadramento generale ed i pilastri fondanti. Tanto innovativa quanto ottimizzante, la visione 4.0 offre alle aziende un modello industriale cui tendere, raggiungibile grazie a profonde modifiche strutturali dei propri processi, da modellare e riprogettare. A tale scopo, nel corso del progetto di tesi si ricorre alla re-ingegnerizzazione degli stessi, declinata nella filosofia della Business Process Reengineering. In questo senso, l’analisi della tematica, si completa con l’applicazione di un progetto ad una realtà industriale del territorio, individuata nella Sacmi Imola Società Cooperativa. Quest’ultima, quale leader mondiale nel campo dell’impiantistica meccanica ed automatica, ha accolto la sfida della Industry 4.0, offrendo al candidato la possibilità di calare nel mondo industriale il progetto di ottimizzazione, incentrato sui processi che compongono il sistema informativo aziendale. La conduzione del progetto stesso, descritta attraverso le macro-fasi di passaggio dalla situazione iniziale As-Is, alla definizione del To-Be, compongono il corpo principale della tesi di laurea, chiudendolo con l’analisi dei risultati ottenuti. Infine, alla luce di quanto emerso dall’applicazione reale dell’ottimizzazione, la trattazione si conclude con una rinnovata discussione sulle istanze ed i principi fondanti della Industry 4.0, apportando alla riflessione gli elementi ricavati dall’esito finale del progetto aziendale, così da esporre una valutazione complessiva sulla tematica in oggetto.
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Deliallisi, Bruno. "Progetto, gestione e collaudo di azionamenti elettrici per impianto di produzione industriale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
L'elaborato descrive la progettazione, la gestione e il collaudo di una cabina elettrica per impianti industriali. Vengono descritti all'interno di essa l'impianto meccanico, gli azionamenti elettrici, i sensori e il quadro elettrico che ha il compito di alimentare e gestire tutti i componenti in campo. L'analisi e la progettazione descrivono tutto il processo partendo dalle specifiche ricevute fino al collaudo in cantiere
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Baroncini, Gloria. "Pretrattamenti enzimatici su FORSU per la produzione di biogas." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3024/.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi intende approfondire gli aspetti relativi alla valorizzazione della frazione organica da rifiuti solidi urbani (FORSU) per la produzione di biogas mediante fermentazione anaerobica. In particolare sono stati studiati pretrattamenti di tipo enzimatico al fine di agevolare la fase di idrolisi della sostanza organica che costituisce uno degli stadi limitanti la resa del processo di produzione di biogas. A tal fine sono stati caratterizzati e selezionati alcuni preparati enzimatici commerciali indicati per il trattamento di matrici ligno-cellulosiche per le loro attività carboidrasiche come quella amilasica, xilanasica e pectinasica. Gli esperimenti hanno comportato la necessità di fare un’approfondita analisi merceologica della FORSU al fine di poter sviluppare un sistema modello da utilizzare per le prove di laboratorio. L’azione enzimatica è stata verificata sulla FORSU modello sottoposta a vari pre-trattamenti termici e meccanici in cui l’azione idrolitica è stata maggiormente osservata per quelle frazioni tipicamente di origine amidacea. I risultati di laboratorio sono stati poi utilizzati per valutare un’estrapolazione industriale del pre-trattamento su un impianto che tratta FORSU per produrre biogas attraverso un processo di fermentazione industriale dry in biocella.
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Mari, Massimiliano. "Produzione di idrogeno mediante reforming ciclico dell'etanolo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4338/.

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Abstract:
This work deals with a study on the feasibility of a new process, aimed at the production of hydrogen from water and ethanol (a compound obtained starting from biomasses), with inherent separation of hydrogen from C-containing products. The strategy of the process includes a first step, during which a metal oxide is contacted with ethanol at high temperature; during this step, the metal oxide is reduced and the corresponding metallic form develops. During the second step, the reduced metal compound is contacted at high temperature with water, to produce molecular hydrogen and with formation of the original metal oxide. In overall, the combination of the two steps within the cycle process corresponds to ethanol reforming, where however COx and H2 are produced separately. Various mixed metal oxides were used as electrons and ionic oxygen carriers, all of them being characterized by the spinel (inverse) structure typical of Me ferrites: MeFe2O4 (Me=Co, Ni, Fe or Cu). The first step was investigated in depth; it was found that besides the generation of the expected CO, CO2 and H2O, the products of ethanol anaerobic oxidation, also a large amount of H2 and coke were produced. The latter is highly undesired, since it affects the second step, during which water is fed over the pre-reduced spinel at high temperature. The behavior of the different spinels was affected by the nature of the divalent metal cation; magnetite was the oxide showing the slower rate of reduction by ethanol, but on the other hand it was that one which could perform the entire cycle of the process more efficiently. Still the problem of coke formation remains the greater challenge to solve.
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Iannone, Francesca. "Metallo-esacianometallati per la produzione elettrochimica di idrogeno." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10012/.

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Abstract:
In questo lavoro di tesi è stata investigata la possibilità di utilizzare particolari composti inorganici chiamati metallo-esacianometallati per la produzione elettrochimica di idrogeno. In particolare, elettrodi di glassy carbon (GC) sono stati modificati con TiO2-esacianometallati, come il cobalto-esacianoferrato (CoHCF), indio-esacianoferrato (InHCF) e nichel-cobalto esacianoferrato (NiCoHCF) e le loro performance per la produzione elettrocatalitica di idrogeno sono state esaminate con e senza esposizione alla luce UV. La spettroscopia IR e diffrazione dei raggi X di polveri (XRD) sono stati utilizzate per studiare la morfologia e la struttura dei campioni di TiO2 modificata con metallo-esacianoferrati. La caratterizzazione elettrochimica è stata eseguita attraverso voltammetria ciclica (CV) e cronopotenziometria. Per ottimizzare le condizioni, l'influenza di alcuni parametri tra cui la quantità di catalizzatori nella composizione dell’elettrodo ed il pH dell'elettrolita di supporto sono stati esaminati nel processo di produzione di idrogeno. Gli studi effettuati utilizzando gli elettrodi modificati, evidenziano la migliore performance quando l’elettrodo è modificato con TiO2-InHCF ed è esposto a luce UV. L'elettrodo proposto mostra diversi vantaggi tra cui un lungo ciclo di vita, basso costo, ottima performance e facilità di preparazione su larga scala, potrebbe quindi essere considerato un candidato ideale per la produzione elettrocatalitica di idrogeno.
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Mangifesta, Patrizia <1981&gt. "Semicelle SOFC: studio e produzione di elettroliti con processi a basso impatto ambientale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1493/1/Mangifesta_Patrizia_Tesi.pdf.

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Abstract:
Le celle a combustibile ad ossido solido (SOFC) sono dei sistemi elettrochimici in grado di trasformare direttamente l’energia chimica di un combustibile (generalmente H2) e di un comburente (O2) in energia elettrica, senza l’intervento intermedio di un ciclo termico. Le SOFCs rappresentano un sistema energetico pulito, efficiente e sicuro, tuttavia questa tecnologia presenta costi di produzione ancora elevati e necessita di un maggiore sviluppo. L’argomento della presente tesi si colloca nell’ambito dello studio e realizzazione di materiali per l’elettrolita di SOFCs ed il contributo scientifico che si propone di fornire trova spazio nella necessità di migliorare la sinterizzazione di tali materiali e nell’ottimizzazione dei processi di formatura per produzioni facilmente scalabili a livello industriale con costo contenuto ed ecocompatibili. L’approccio di ricerca adottato è stato quello di approfondire le conoscenze relative ad un ossido di cerio drogato con gadolinio (GDC), scelto come elettrolita, cercando di comprendere su quali parametri intervenire per promuovere la densificazione ed ottimizzare il seguente processo di formatura. La ricerca si è articolata nei seguenti punti: a) Studio del processo di sinterizzazione in relazione alle caratteristiche morfologiche delle polveri di GDC pura ed esaminando l’influenza dell’ossido di rame, aggiunto come drogante, sul comportamento in sinterizzazione e microstruttura finale. I risultati indicano che il processo di sinterizzazione è enormemente influenzato dalla presenza del CuO, dalla sua morfologia e dalla procedura usata per il drogaggio b) Realizzazione di un inchiostro serigrafico a base di GDC in matrice acquosa da depositare su anodi in verde. La serigrafia rappresenta un’importante tecnica di formatura, facilmente adattabile ad una produzione industriale, con cui è possibile ottenere film di GDC densi. L’ottimizzazione dei processi in matrice acquosa porta un enorme contributo per la diminuzione dei costi di produzione e per la realizzazione di un processo maggiormente ecocompatibile. Questo obiettivo è stato raggiunto con la corretta scelta e caratterizzazione di tutti gli additivi di formatura c) Assemblaggio della semicella SOFC anodo supportante e relativo trattamento in co-firing. La messa a punto di un idoneo ciclo di burn out degli organici ha contribuito a preservare l’integrità ed omogeneità dei film depositati che dopo sinterizzazione risultano perfettamente densi e privi di cricche.
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Mangifesta, Patrizia <1981&gt. "Semicelle SOFC: studio e produzione di elettroliti con processi a basso impatto ambientale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1493/.

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Abstract:
Le celle a combustibile ad ossido solido (SOFC) sono dei sistemi elettrochimici in grado di trasformare direttamente l’energia chimica di un combustibile (generalmente H2) e di un comburente (O2) in energia elettrica, senza l’intervento intermedio di un ciclo termico. Le SOFCs rappresentano un sistema energetico pulito, efficiente e sicuro, tuttavia questa tecnologia presenta costi di produzione ancora elevati e necessita di un maggiore sviluppo. L’argomento della presente tesi si colloca nell’ambito dello studio e realizzazione di materiali per l’elettrolita di SOFCs ed il contributo scientifico che si propone di fornire trova spazio nella necessità di migliorare la sinterizzazione di tali materiali e nell’ottimizzazione dei processi di formatura per produzioni facilmente scalabili a livello industriale con costo contenuto ed ecocompatibili. L’approccio di ricerca adottato è stato quello di approfondire le conoscenze relative ad un ossido di cerio drogato con gadolinio (GDC), scelto come elettrolita, cercando di comprendere su quali parametri intervenire per promuovere la densificazione ed ottimizzare il seguente processo di formatura. La ricerca si è articolata nei seguenti punti: a) Studio del processo di sinterizzazione in relazione alle caratteristiche morfologiche delle polveri di GDC pura ed esaminando l’influenza dell’ossido di rame, aggiunto come drogante, sul comportamento in sinterizzazione e microstruttura finale. I risultati indicano che il processo di sinterizzazione è enormemente influenzato dalla presenza del CuO, dalla sua morfologia e dalla procedura usata per il drogaggio b) Realizzazione di un inchiostro serigrafico a base di GDC in matrice acquosa da depositare su anodi in verde. La serigrafia rappresenta un’importante tecnica di formatura, facilmente adattabile ad una produzione industriale, con cui è possibile ottenere film di GDC densi. L’ottimizzazione dei processi in matrice acquosa porta un enorme contributo per la diminuzione dei costi di produzione e per la realizzazione di un processo maggiormente ecocompatibile. Questo obiettivo è stato raggiunto con la corretta scelta e caratterizzazione di tutti gli additivi di formatura c) Assemblaggio della semicella SOFC anodo supportante e relativo trattamento in co-firing. La messa a punto di un idoneo ciclo di burn out degli organici ha contribuito a preservare l’integrità ed omogeneità dei film depositati che dopo sinterizzazione risultano perfettamente densi e privi di cricche.
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Iwanska, Agnieszka <1983&gt. "Ottimizzazione di catalizzatori di Ni/ZrO2 per la produzione di idrogeno da etanolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2781.

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Abstract:
In questo lavoro di tesi sono stati preparati e caratterizzati catalizzatori di Ni/ZrO2 opportunamente modificati con CaO, utilizzati per la produzione di idrogeno da steam reforming di etanolo. La presenza di CaO sembra, da un lato, facilitare la riduzione di Ni, dall'altro moderare l'acidità del catalizzatore, principale causa della deposizione del coke. Si è notato un notevole effetto della percentuale di CaO; per il catalizzatore con la percentuale più alta è stato riscontrato un bilancio di carbonio totale e stabile nel tempo.
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Peduto, Paolo. "Metodologie sostenibili per la produzione di idrolizzati cheratinici da scarti industriali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16657/.

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Abstract:
The production of poultry feathers as industrial waste or by-product still finds no appropriate revalorization in the market. Poultry industries are strongly seeking solutions for the revalorization of feathers which could give them enough added value for the target markets. In this thesis, we first checked the European normative limits regarding poultry feather treatment. We then found keratin hydrolysate as a valuable cosmetic ingredient. Feathers are water insoluble but could be solubilized by hydrolysis. Enzymatic hydrolysis was considered as the method of first choice based on Green Chemistry’s principles. Acid or Alkali hydrolysis methods were found to be too drastic and build up too much neutralization salt. In addition, they also modify keratin amino acid composition. Simultaneously to the reaction studies, a protocol for keratin hydrolysates molecular weight analysis was developed, based on Tricine-SDS-PAGE technique. La produzione di piume avicole come scarto o sottoprodotto industriale non trova ancora una collocazione ad elevato valore aggiunto. Le industrie di pollame cercano avidamente una via di rivalorizzazione delle piume per poterle rivendere sul mercato. In questa tesi, come prima cosa, sono stati analizzati i limiti imposti dalla normativa Europea per il trattamento delle piume avicole. Quindi sono stati considerati gli idrolizzati cheratinici come una possibile materia prima del mercato cosmetico. La metodologia idrolitica enzimatica è stata considerata la migliore per il rispetto dei principi della Green Chemistry. Le idrolisi acide o alcaline sono state considerate troppo drastiche e producono troppi sali di neutralizzazione, oltre a modificare la composizione amminoacidica della cheratina. Contemporaneamente allo studio di reazione, è stata sviluppata un’analisi per lo studio dei pesi molecolari di idrolizzati cheratinici, basata sulla tecnica Tricina-SDS-PAGE.
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Scardovi, Fabio. "Produzione di enzimi da scarti agro-alimentari tramite Pleurotus ostreatus." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4372/.

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Abstract:
Nel corso del tirocinio di tesi si sono studiate nuove metodologie per la produzione di enzimi idrolitici per matrici lignocellulosiche vegetali di scarto. In primis è stato valutato un nuovo metodo di produzione enzimatica utilizzando il fungo basidiomicete Pleurotus ostreatus all’interno di un fermentatore in stato solido (SSF) movimentando periodicamente il substrato mediante un'estrusione meccanica e confrontando i risultati con esperimenti analoghi ma privi di estrusione. In seguito si è valutata l’attività enzimatica prodotta dal fungo Agaricus bisporus (il comune Champignons) cresciuto tramite una fermentazione in stato solido priva di qualsiasi movimentazione. Infine gli estratti enzimatici ricavati dalle prove precedenti sono stati utilizzati allo scopo di idrolizzare matrici vegetali di scarto provenienti dall’industria cerealicola e viti-vinicola. I risultati del lavoro risultano promettenti e si osserva come sia gli estratti ricavati da fermentazioni su stato solido dinamiche (con Pleurotus) che quelle su stato solido statiche (con Agaricus) sono in grado di favorire l’idrolisi e la degradazione delle matrici vegetali favorendo la fuoriuscita di componenti di interesse come zuccheri riducenti e polifenoli.
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Gianotti, Elia. "Produzione di idrogeno "on-board" mediante deidrogenazione catalitica di kerosene." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1811/.

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Abstract:
L’H2 è attualmente un elemento di elevato interesse economico, con notevoli prospettive di sviluppo delle sue applicazioni. La sua produzione industriale supera attualmente i 55 ∙ 1010 m3/anno, avendo come maggiori utilizzatori (95% circa) i processi di produzione dell’ammoniaca e quelli di raffineria (in funzione delle sempre più stringenti normative ambientali). Inoltre, sono sempre più importanti le sue applicazioni come vettore energetico, in particolare nel settore dell’autotrazione, sia dirette (termochimiche) che indirette, come alimentazione delle fuel cells per la produzione di energia elettrica. L’importanza economica degli utilizzi dell’ H2 ha portato alla costruzione di una rete per la sua distribuzione di oltre 1050 km, che collega i siti di produzione ai principali utilizzatori (in Francia, Belgio, Olanda e Germania). Attualmente l’ H2 è prodotto in impianti di larga scala (circa 1000 m3/h) da combustibili fossili, in particolare metano, attraverso i processi di steam reforming ed ossidazione parziale catalitica, mentre su scala inferiore (circa 150 m3/h) trovano applicazione anche i processi di elettrolisi dell’acqua. Oltre a quella relativa allo sviluppo di processi per la produzione di H2 da fonti rinnovabili, una tematica grande interesse è quella relativa al suo stoccaggio, con una particolare attenzione ai sistemi destinati alle applicazioni nel settore automotivo o dei trasposti in generale. In questo lavoro di tesi, svolto nell’ambito del progetto europeo “Green Air” (7FP – Transport) in collaborazione (in particolare) con EADS (D), CNRS (F), Jonhson-Matthey (UK), EFCECO (D), CESA (E) e HyGEAR (NL), è stato affrontato uno studio preliminare della reazione di deidrogenazione di miscele di idrocarburi e di differenti kerosene per utilizzo aereonautico, finalizzato allo sviluppo di nuovi catalizzatori e dei relativi processi per la produzione di H2 “on board” utilizzando il kerosene avio per ottenere, utilizzando fuel cells, l’energia elettrica necessaria a far funzionare tutta la strumentazione ed i sistemi di comando di aeroplani della serie Airbus, con evidenti vantaggi dal punto di vista ponderale e delle emissioni.
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Tintori, Francesca. "La localizzazione di software per la produzione alimentare industriale. Un’esperienza presso l’azienda Cepi S.p.A." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14853/.

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Abstract:
Il presente elaborato è frutto della partecipazione al progetto “Language Toolkit: le lingue al servizio delle imprese”, che si è concretizzata nel tirocinio presso l’azienda Cepi S.p.A. L’azienda, con più di trent’anni di esperienza nella produzione di macchinari per l’industria alimentare, chimica e farmaceutica, aveva necessità di localizzare un software per l’automazione della produzione e di tradurne il manuale di istruzioni per espandersi sui mercati ispanofoni. L’obiettivo della tesi è sensibilizzare le aziende sull’importanza di localizzare i software commercializzati per aumentare la visibilità sul mercato e le vendite, nonché evidenziare il “valore aggiunto” della lingua agli occhi dei consumatori, sottolineandone le sfide linguistiche e tecniche. La localizzazione è un settore in forte crescita. Se negli anni ottanta consisteva principalmente nell’adattamento di software da parte di multinazionali come Microsoft, nello scenario attuale abbraccia anche prodotti digitali come siti web e app per dispositivi mobili. Complice la necessità delle aziende di promuoversi in rete a utenti sempre più internazionali – per i quali è necessario adattare i propri prodotti – la localizzazione offre quindi interessanti opportunità agli esperti linguistici con competenze tecnologiche. L’uso di strumenti informatici per la gestione di corpora e la traduzione assistita ha permesso di fornire un prodotto di qualità, coerente in e stile terminologia e adattato ai parametri linguistici e culturali dei Paesi ispanofoni. Al lavoro di localizzazione e traduzione verso lo spagnolo si è affiancata la redazione di consigli di scrittura per il redattore tecnico, con l’obiettivo di semplificare la futura documentazione tecnica sul modello dei linguaggi controllati. In parallelo si è condotta un’analisi teorica sulla comunicazione specialistica, sul genere testuale del manuale di istruzioni e sulle strategie di internazionalizzazione e localizzazione legate ai prodotti digitali.
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Cadili, Valeria. "Uso di biomasse di scarto dell'attività agro-industriale per il miglioramento della produzione agricola." Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1604.

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Abstract:
Durante il dottorato di ricerca in PRODUTTIVITÁ DELLE PIANTE COLTIVATE IN AMBIENTE MEDITERRANEO (XXVI ciclo) sono stati preparati ed analizzati quattro estratti in KOH delle seguenti matrici organiche: 1. residuo di estrazione di olio da Brassica (Napus L.); 2. residuo di estrazione di olio da Ricino (Ricinus communis L.); 3. residuo di estrazione di olio da Panello di lino (Linum usitatissimum L.); 4. digestato ottenuto dalla produzione di biogas, in un'azienda agro-zootecnica. Di questi estratti organici è stata valutata l'attività biostimolante, attraverso l'applicazione di un biosaggio (test Audus) e l allevamento di plantule di Zea mays L. (in soluzione nutritiva Hoagland). Le prove sono state condotte utilizzando diverse concentrazioni degli estratti alcalini allo scopo di studiare il loro effetto sul metabolismo fito-ormonale della pianta. Sono state, inoltre, prese in considerazione, altre sostanze organiche biosolubili (SOS) e le loro frazioni insolubili (ROI), ottenute per mezzo di estrazione alcalina a caldo, da rifiuti di diversa origine. Di questi estratti organici è stata valutata l'attività biostimolante, attraverso la coltivazione di plantule di Phaseolus vulgaris.
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Chimisso, Maddalena. "La Fiat di Termoli 1970-1992. Produzione industriale e trasformazioni territoriali nel Molise contemporaneo." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2015. http://hdl.handle.net/11695/66417.

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Abstract:
Questo lavoro di ricerca ha per oggetto la storia della Fiat a Termoli e dell’impatto alla scala socio-economica e territoriale derivato dal suo insediamento nell’area basso-molisana. La strategia, elaborata negli anni Settanta, dall’azienda torinese considerava la possibilità di investire a Sud ricorrendo agli incentivi resi disponibili dallo stato per favorire l’industrializzazione nel Mezzogiorno: il piano d’investimenti includeva impianti a Bari, Cassino, Vasto-San Salvo, Nardò, Termini Imerese, Lecce, Sulmona e Termoli. Il caso termolese rappresenta un esempio concreto della “contrattazione programmata”, che prevedeva la compartecipazione di capitali pubblici e privati, e un caso-studio da cui partire per analizzare le principali fasi degli investimenti Fiat a Sud. L’area basso-molisana scelta per l’insediamento Fiat fu invasa dalla presenza dell’industria che, superando i confini dello spazio della produzione e del suo contorno ambientale, si rivolse all’intero ambito urbano. In Molise, l’attività di progettazione di gruppi specializzati nell’engineering al servizio dell’industria si estese a una scala territoriale più ampia con la progettazione di quartieri operai, anche nei comuni prossimi alla zona industriale. L’interesse della Fiat Engineering si rivolse sia all’edilizia residenziale destinata ai lavoratori della fabbrica, sia alla progettazione di strutture ricettive. La realizzazione di alberghi costruiti ex novo, unitamente alla riconversione in strutture per l’ospitalità di preesistenze edilizie, avrebbe inizialmente attenuato il problema alloggiativo degli operai, e successivamente rappresentato un vantaggio per lo sviluppo turistico. Sempre più l’attuale crisi economica porta a intendere il lavoro come una pratica ormai a rischio di estinzione; se è vero che l’occupazione in fabbrica sta scomparendo è altresì giusto affermare che essa rappresenta un aspetto importante della storia del mondo occidentale, dai paesi first comers ai territori più periferici -quali Termoli- dove l’industria ricopre un ruolo importante. Il riconoscimento del ruolo che lo stabilimento Fiat ha svolto (e svolge) per Termoli e per l’area basso-molisana, ha determinato il desiderio di approfondirne la storia: a Termoli il valore del territorio inteso quale sistema culturale complesso, può essere indagato anche attraverso lo studio di un impianto industriale relativamente recente e tutt’ora attivo. Il riconoscimento, da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, del valore storico dell’insediamento Fiat Case Sud di Termoli testimonia il processo di storicizzazione in atto, direttamente legato alla fabbrica. Le Case Fiat, realizzate dalla Fiat Engineering, sono infatti state iscritte nella lista delle architetture italiane del secondo Novecento da salvaguardare e tutelare per il ruolo significativo nell’evoluzione tipologica e nelle costruzioni sperimentali. Riflettere sullo stabilimento Fiat di Termoli significa riflettere sulla dimensione urbano-territoriale, economica, sociale (e culturale) e sui dualismi derivanti dalla grande industria presente in un ambito territoriale circoscritto (globale/locale), con vocazioni plurime di sviluppo (agricoltura/industria/turismo), profondamente modificato (conservazione/partecipazione), inizialmente interessato da uno sviluppo accelerato (partecipazione/imposizione).
This research study has as its objective the history of the Fiat Factory in Termoli and its impact on the social, economic and territorial scale in the lower Molise area. The strategy, elaborated in the seventies by Fiat, intended investing in the South, thanks to State incentives supporting industrialization in the South of Italy: the investment plan included factories in Bari, Cassino, Vasto San Salvo, Nardò, Termini Imerese, Lecce, Sulmona and Termoli. Termoli represents a concrete example of “programmed contracting”, which included public and private capital, and a case study to analyse the principle phases of Fiat investments in the South. The lower Molise area, chosen as the location for the Fiat Factory, was invaded by the presence of industry, which overstepped the limits of production space and its immediate environment and expanded into the entire urban space. Specialised engineers developed projects on a larger territorial scale to include workers’ quarters even in the municipalities near the industrial area. Fiat Engineering turned its interest to both residential buildings for the factory workers as well as to the design of accommodations. The construction of new hotels, together with the reconversion of pre-existing buildings into accommodation structures initially alleviated the problem of accommodating workers, and later became an advantage for the development of tourism. The present economic crisis has brought on the belief that work is risking extinction and even if factory jobs are disappearing, they represent an important aspect in the history of the Western world, from the new comers to those more peripheral like Termoli, where industry has acquired an important role. The recognition of the Fiat factory’s role, in Termoli and in the lower Molise area, has determined a desire to further study its history. In Termoli the value of the territory, understood as a complex cultural system, can be investigated by studying this recently established industry, which continues to strive. The Ministry of Culture and Tourism has acknowledged Fiat Case Sud, in Termoli, as an added value to the historic testimony of the factory. The Case Fiat, designed by Fiat Engineering, have been recognised as Italian architectural patrimony of the twentieth century, to be safeguarded and protected, for their significant role in the evolution of technology in experimental construction. The study of the Fiat factory in Termoli is a means to analyse the urban, territorial, economic, social (and generic cultural) dimensions and the duality deriving from the presence of a large industry on a small territory (global/local), with a plurality of vocations (agriculture/industry/tourism) profoundly modified (conservation/participation), and initially overtaken by rapid development (participation/imposition).
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Sacchi, Lorenzo. "Analisi fluidodinamica di reattori utilizzati per la produzione di biogas." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6053/.

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Abstract:
Il lavoro riguarda la caratterizzazione fluidodinamica di un reattore agitato meccanicamente utilizzato per la produzione di biogas. Lo studio è stato possibile attraverso l’impiego della PIV (Particle Image Velocimetry), tecnica di diagnostica ottica non invasiva adatta a fornire misure quantitative dei campi di velocità delle fasi all’interno del reattore. La caratterizzazione è stata preceduta da una fase di messa a punto della tecnica, in modo da definire principalmente l’influenza dello spessore del fascio laser e dell’intervallo di tempo tra gli impulsi laser sui campi di moto ottenuti. In seguito, il reattore è stato esaminato in due configurazioni: con albero in posizione centrata e con albero in posizione eccentrica. Entrambe le geometrie sono state inoltre analizzate in condizione monofase e solido-liquido. Le prove in monofase con albero centrato hanno permesso di identificare un particolare regime transitorio del fluido nei primi minuti dopo la messa in funzione del sistema di agitazione, caratterizzato da una buona efficienza di miscelazione in tutta la sezione di analisi. In condizioni di regime stazionario, dopo circa 1 ora di agitazione, è stato invece osservato che il fluido nella zona vicino alla parete è essenzialmente stagnante. Sempre con albero centrato, le acquisizioni in condizione bifase hanno permesso di osservare la forte influenza che la presenza di particelle di solido ha sui campi di moto della fase liquida. Per l’assetto con albero in posizione eccentrica, in condizione monofase e regime di moto stazionario, è stata evidenziata una significativa influenza del livello di liquido all’interno del reattore sui campi di moto ottenuti: aumentando il livello scalato rispetto a quello usato nella pratica industriale è stato osservato un miglioramento dell’efficienza di miscelazione grazie al maggior lavoro svolto dal sistema di agitazione. In questa configurazione, inoltre, è stato effettuato un confronto tra i campi di moto indotti da due tipologie di giranti aventi stesso diametro, ma diversa geometria. Passando alla condizione bifase con albero eccentrico, i risultati hanno evidenziato la forte asimmetria del reattore: è stato evidenziato, infatti, come il sistema raggiunga regimi stazionari differenti a seconda delle velocità di rotazione e delle condizioni adottate per il raggiungimento della stabilità. Grazie alle prove su piani orizzontali del reattore in configurazione eccentrica e condizioni bifase, è stato concluso che i sistemi in uso inducano un campo di moto prettamente tangenziale, non ottimizzato però per la sospensione della fase solida necessaria in questa tipologia di processi.
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Bassi, Stefano. "Produzione di sfere composite geopolimero-idrotalcite e loro utilizzo nell'adsorbimento dei coloranti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21697/.

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Abstract:
Una tra le maggiori problematiche ambientali è la presenza di numerosi composti chimici nelle riserve e nei corsi d’acqua, provocando un impatto molto dannoso per l'ambiente e l'uomo, con quantità in costante aumento a causa della crescente industrializzazione. Un forte contributo deriva dai coloranti, molto impiegati dall’industria; in letteratura sono riportate numerose metodologie di rimozione come: scambio ionico, filtrazione su membrana, trattamento elettrochimico o termico. Tra tutte, lo scambio ionico risulta il più efficiente ed economico. Negli studi effettuati presso ISTEC-CNR (Faenza RA) si è valutata la capacità adsorbente di sfere geopolimeriche ottenute tramite diverse tecnologie di processo, usando blu di metilene come colorante modello di tipo cationico. L’utilizzo dell’adsorbente in forma di sfere con diametro di 2–3mm ne favorisce l’applicabilità su scala industriale. Per estenderne il campo di applicazione dei geopolimeri (adsorbono cationi) è necessario produrre compositi con l’aggiunta di cariche in grado di adsorbire altre specie chimiche. L’idrotalcite viene usata come adsorbente per specie anioniche, grazie alla sua elevata capacità di scambio. Scopo del presente lavoro è stato ampliare il campo di applicazione di adsorbenti geopolimero-idrotalcite, approfondendo la letteratura relativa ai processi di adsorbimento nei materiali di partenza e nei loro compositi. I compositi geopolimero-idrotalcite sono stati prodotti in forma sferica sfruttando la gelazione ionotropica dell’alginato di sodio, fornendo un composito ibrido organico (alginato)/ inorganico (geopolimero). Dopo la formatura e la caratterizzazione dei compositi, è stato studiato l’adsorbimento del Blu di metilene (cationico), dell’Acid Blue 9 (zwitterionico) e dell’Acid Black 194 (anionico), per valutare la variazione della capacità di adsorbimento in seguito all’aggiunta di idrotalcite e la funzione adsorbente del composito nei confronti di coloranti cationici e anionici.
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Cavini, Federica. "Studio e realizzazione di materiali ceramici per la produzione di solar fuels." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18085/.

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Abstract:
L’obiettivo di questo lavoro di Tesi è la sintesi e la caratterizzazione di materiali ceramici per la produzione di solar fuels per mezzo della riduzione foto-indotta della CO2 in cella foto-elettrochimica (PEC). La produzione di solar fuels non è solo importante come tecnologia potenzialmente in grado ridurre la quantità di CO2 in atmosfera derivante dall’utilizzo di combustibili fossili, ma anche come possibile mezzo di immagazzinamento di energia. Per questo scopo, è stata studiata la perovskite doppia calcio rame titanato (CCTO), avente formula chimica CaCu3Ti4O12 e sui suoi derivati dopati Fe(III), sia sul sito occupato dal Cu(II), che sul sito occupato dal Ti(IV), per ottenere, rispettivamente CaCu3–xFexTi4O12 e CaCu3Ti4–xFexO12 (x = 0.015, 0.03, 0.06, 0.1). Sono stati confrontati due metodi di sintesi valutando purezza, morfologia e area superficiale delle polveri ottenute, tramite XRD, SEM e BET, e valutandone le proprietà ottiche e fotocatalitiche in termini di degradazione della Rodamina B. Il metodo sol-gel è risultato essere il migliore per tutti i sistemi considerati. I campioni con le proprietà migliori sono stati poi utilizzati per costruire elettrodi tramite due differenti metodi: deposizione manuale e serigrafia. Le proprietà dei differenti elettrodi sono state valutate tramite voltammetria ciclica ed impedenza, tenendo principalmente conto della loro capacità di assorbire la luce. Gli elettrodi migliori preparati tramite serigrafia sono stati poi caratterizzati tramite analisi Mott-Schottky, per determinarne le proprietà elettroniche, ed infine testati in cella PEC, sia in condizioni di buio sia sotto illuminazione, per valutarne le prestazioni sia nell’ossidazione dell’acqua che nella riduzione di CO2.
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Crimaldi, Antonio. "Nuovi processi catalitici per la produzione di syngas." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19204/.

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Abstract:
The study of the combined Steam/Dry Reforming (S/DR) process for the production of syngas (CO + H2) from clean biogas was carried out using Ni/Ir bimetallic catalysts on Mg and Al mixed-oxides, obtained by calcination of hydrotalcite-type precursors (Ht) prepared by co-precipitation. The presence of small amounts of Ir promoted the catalytic activity and limited the deactivation phenomena through the formation of a bimetallic alloy, which does the catalyst very active even at lowest temperature and in lack of steam. By integrating a High Temperature–WGS unit (HTS) after the S/DR reactor it was possible to increase the H2 yield of the process. The performance of the Zn/Al/Cu-based catalyst was improved using a templating agent during the synthesis of the catalyst, which increased the catalyst’s structural properties and activity especially at lowest temperatures and at highest contact times. Finally, starting from the laboratory data, it was possible to simulate the S/DR process on industrial scale, evaluating its scalability and environmental impact. The results showed that, using the S/DR technology instead of the current processes, it was possible to reduce the energy costs and the atmospheric emissions of the plant.
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Salciccia, Silvia. "Analisi del ciclo di vita applicato alla produzione dell'anidride maleica mediante vie alternative di sintesi industriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8447/.

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Abstract:
Nel campo dell’industria chimica la ricerca si è mossa in direzione di rendere i processi più sostenibili. Ciò viene effettuato considerando le linee guida della green chemistry. In questo contesto si colloca la metodologia LCA che valuta l’impatto ambientale associato ad un processo o un prodotto, comprendendo tutto il suo ciclo di vita. Nel presente lavoro di tesi si studia l’applicazione della LCA alla sintesi industriale di anidride maleica (AM), che viene ottenuta tramite reazione di ossidazione del benzene o dell’n-butano. Nello studio si sono modellate tre diverse vie di sintesi dell’AM considerando il processo di produzione che parte da benzene e il processo di produzione da butano con due diversi tipi di reattore: il letto fisso e il letto fluido (processo ALMA). Negli scenari si considerano le fasi di produzione dei reagenti e si è modellata la fase della reazione di ossidazione e l’incenerimento dei sottoprodotti e del reagente non convertito. Confrontando i tre processi, emerge che al processo che parte da benzene sono associati gli impatti globali maggiori mentre il processo ALMA ha un minore carico ambientale. Il processo da benzene risulta avere maggiori impatti per le categorie Cambiamento climatico, Formazione di particolato e Consumo dei metalli. Il processo da butano a tecnologia a letto fisso presenta invece maggiori impatti per le categorie Tossicità umana e Consumo di combustibili fossili, dovuti alla maggiore richiesta energetica effettuata dal processo di ossidazione del butano con tecnologia a letto fisso e alla richiesta di combustibile ausiliario per la fase di incenerimento. Tale risultato emerge anche dall’analisi effettuata con il Cumulative Energy Demand. Al processo ALMA sono associati gli impatti inferiori in assoluto, nonostante abbia una resa inferiore al processo che utilizza il letto fisso. I risultati dell’analisi LCA sono stati confermati dall’analisi delle incertezze, realizzata con il metodo statistico Monte Carlo.
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Mastropietro, M. P. "USO DEL COLORE PER IL MIGLIORAMENTO DELL'EFFICIENZA E DEL COMFORT IN SITI DI PRODUZIONE ALIMENTARE INDUSTRIALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/169987.

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Abstract:
Use of Color to enhance the efficiency and Comfort in Food Prodcution Plants The need for companies to improve working conditions grows more and more to increase the welfare perceived by the worker. It’s often related to environmental conditions of the place of work. The environmental quality depends on the measured relationship between the acoustic, thermal, visual and olfactory elements. These include light and colour that can become welfare instruments. Colour is also the source of the greatest emotional charge that a place can offer: it creates, particularly, an atmosphere that can give to the worker beneficial effects through activated synesthetic phenomenons and its electromagnetic energy. The purpose of my PhD research is to define the discomfort in three production plants of the Ready to Use Sector and Frozen Products Sector, find out the typical problems and analyse light and colour to determine possible alternative of colour solutions. Colours are already present on the plants, but after a careful study I am going to redefine them in order to increase the welfare of the worker and the pleasantness of his environment. At the same time these new colours promote and facilitate his concentration, his performance and his safety. Last but not least men work with more pleasure when they are in a coloured and pleasant place. In the third case of my research I studied colours of belt conveyors which transfer spinach in an important Italian frozen products company. The most used belt colour is blue, but after many analysis, with Color Analyzer, I found out that blue is not the best belt colour for the manual selection of spinach. In fact workers, watching the blue belt colour during the manual selection, stress their eyes enhancing their discomfort.
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Malmusi, Andrea. "Studio di nuovi processi catalitici per la produzione di Acido Adipico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3858/.

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Abstract:
Adipic Acid (AA) is one of the most important chemicals in the actual worldwide Industrial Chemistry, because of his environmental and economical issues a lot of research challenge are open in this context. The main issue is regarding the substitution of Nitric Acid as oxidant in the last step of the industrial synthesis. This step, in fact, cause the production of various kind of nitrogen oxides that are gaseous pollutant and must be removed from the emissions. The substitution of Nitric Acid with molecular Oxygen or air as oxidant can avoid the production of nitric oxides reducing, in this way, the environmental and economic sustainability of the process. In this work is presented an alternative pathway for the synthesis of the AA. This concern a first step of oxidation with hydrogen peroxide that involve the transformation of ciclohexene into trans-1,2-cyclohexanediole than, the latter, is transformed into AA through a catalyzed oxidative cleavage with molecular Oxygen as oxidant. The first step has been already optimized by a work did in the past. This thesis is focused on the second step, here is presented an experimental work based on the study of the catalytic activity of three kind of catalyst, a Keggin heteropoliacid Mo-V, a Ru - based catalyst and an Au NP - based catalyst.
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Fabbri, Simone. "Materiali ceramici a struttura Aurivillius per la produzione di solar fuels." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20648/.

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Abstract:
Solar fuels from CO2 is a topic of current large scientific and industrial interest. In particular, photo-electrochemical cells (PECs) represent today one of the most promising technology for storing sun energy as chemical bonds exploiting carbon dioxide as starting reagent. In this thesis, the possibility of using Aurivillius-type compounds for the production of solar fuels was deeply investigated. Aurivillius-type perovskites, with general formula Bi(n+1)Fe(n-3)Ti3O(3n+3), were synthesized and fully characterized to study the influence of the number of perovskite layers as well as of the synthesis parameters onto their final properties. In particular, 8 different systems were considered increasing the amount of iron and, as a consequence, the number of perovskite layers. These compounds were synthesized through a standard solid-state reaction method as well as via a sol-gel technique and characterized by XRD, SEM and BET analyses. The band gap value and the photocatalytic activity towards Rhodamine B decomposition were assessed as well. For each system, a screen-printing ink was formulated to be deposited as photo-electrodes onto transparent conducting supports. The photo-electrodes were morphologically characterized by XRD and SEM analysis, and their electrochemical properties (cyclic and linear voltammetry, EIS, Mott-Schottky analysis) were determined. Finally, the most promising materials were tested as photo-cathode inside PEC cell under different illumination conditions, to quantify their ability to convert CO2. The obtained results show the potentiality of Aurivillius-type compounds as innovative material for carbon dioxide photo-electrochemical reduction.
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Gabiccini, Alberto. "Complessi dinucleari di ferro con leganti a ponte per la produzione elettrocatalitica di idrogeno." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6096/.

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Abstract:
Il forte incremento della popolazione mondiale, la continua crescita del tenore di vita e del livello di consumi hanno portato negli ultimi decenni ad un enorme aumento della richiesta mondiale di energia. Diviene pertanto fondamentale ricercare nuovi metodi altamente efficienti di produzione, trasporto ed utilizzo di energia, che migliorino la qualità della vita dell’uomo e nello stesso tempo salvaguardino il clima e l’ambiente. Proprio a questo proposito, in questi ultimi anni, vi è un crescente interesse nei riguardi della molecola di idrogeno, H2. Ad oggi è impossibile sostituire i combustibili fossili con l’idrogeno, per motivi prettamente tecnologici (difficoltà nello stoccaggio e nel trasporto) e per motivi legati alla sua produzione. Infatti, l’idrogeno è sì uno degli elementi più presenti in natura, ma non come sostanza gassosa pura bensì in forma combinata, generalmente acqua, quindi per produrlo è necessario rompere il legame con l’elemento con cui è combinato, consumando energia; questo spiega il motivo per cui l’idrogeno viene considerato un vettore di energia e non una fonte di energia. La produzione di idrogeno, o meglio del suo equivalente costituito da un flusso di elettroni e protoni, dall’acqua è un processo che avviene in natura, precisamente nelle cellule vegetali durante la prima fase della fotosintesi clorofilliana. Tale processo mostra l’importanza dei complessi bio-inorganici che vi partecipano, ai quali si ispira la ricerca di nuovi efficienti catalizzatori per la produzione di idrogeno mediante scissione catalitica dell’acqua (water splitting). Una classe di enzimi particolarmente studiata, in quest’ambito, è costituita dalle idrogenasi; la maggior parte di questi enzimi contengono un frame dinucleare Ni-Fe o Fe-Fe. Numerosi gruppi di ricerca sono fortemente impegnati nell’obiettivo di sintetizzare complessi simili a questi enzimi (enzyme mimics), e con prestazioni paragonabili, in modo da produrre idrogeno in modo efficiente e rispettando i principi di sostenibilità ambientale ed economica. Il gruppo di ricerca presso il quale è stato svolto il tirocinio oggetto del presente elaborato si occupa dello studio di complessi metallorganici caratterizzati dalla presenza di un “core” metallico costituito da due atomi di Ferro adiacenti coordinati tra loro mediante leganti a ponte diversamente funzionalizzati. Obiettivo del tirocinio è stato quello di verificare l’efficienza catalitica di alcuni di questi complessi nel promuovere il processo di interconversione H+/H2; per fare ciò, si è fatto ricorso ad un approccio elettrochimico, sfruttando la tecnica della voltammetria ciclica.
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Capriotti, Marco. "Utilizzo di scarti agroalimentari nella produzione di biocompositi per additive manufacturing." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25767/.

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Abstract:
Nell’ambito delle materie plastiche, la necessità di trovare delle soluzioni al consumo di materie prime non rinnovabili per la loro produzione, attualmente dipendente dal petrolio, ha portato la ricerca allo sviluppo dei biopolimeri, tra cui il PHB, PHA, PCL, PVA e PLA, grazie alla loro biodegradabilità e compostabilità. Tra i biopolimeri presenti in commercio, il PLA è ritenuto essere il più interessante, in quanto possiede buone proprietà meccaniche e facilità di lavorazione. Attualmente l’utilizzo del PLA, rispetto alle commodities termoplastiche, presenta dei limiti legati al suo elevato costo. Nel seguente elaborato di tesi è stata posta l’attenzione sull’utilizzo di due scarti dell’industria agroalimentare quali il farinaccio di grano e la lolla del riso. Nel tentativo di valorizzare questi scarti sono stati realizzati dei biocompositi a matrice PLA al 10% e al 20% per ogni biofiller, da utilizzare nella lavorazione mediante stampa 3D. L’obbiettivo principale è quello di ridurre il contenuto di polimero nel filamento per stampa 3D, ottenendo quindi materiali eco-sostenibili possibilmente di minor costo mantenendo quanto più possibile intatte le proprietà meccaniche dei materiali stampati. I biocompositi prodotti tramite stampa 3D, sono stati sottoposti a caratterizzazione termica mediante analisi TGA e DSC volte a determinare le loro principali proprietà termiche. Inoltre mediante lo strumento DMA è stato possibile studiare il comportamento viscoelastico dei diversi formulati e determinarne il coefficiente di espansione termico lineare CLTE. Infine, mediante prove di trazione al dinamometro è stato studiato il comportamento a rottura dei materiali valutandolo su provini stampati in tre direzioni X,Y, Z rispetto all’asse di trazione e perpendicolari tra loro.
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Merighi, Stefano. "Membrane poliarammidiche nanofibrose: produzione mediante elettrofilatura e applicazione come ritardante di fiamma." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11958/.

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Abstract:
I compositi a matrice polimerica sono stati soggetto di indagine e sviluppo per le ottime proprietà meccaniche che possiedono. Portando come esempio di questo tipo di compositi i materiali a matrice epossidica rinforzati in fibra di carbonio, questi sono molto performanti ma presentano due principali problematiche: la delaminazione e la elevata infiammabilità. Recenti studi hanno dimostrato che la possibilità di integrare in un materiale composito un rinforzo a base nanofibrosa, può modificare in maniera sostanziale le proprietà meccaniche e non solo del composito. Nel presente lavoro di tesi è stato condotto uno studio riguardante la possibilità di includere nanofibre di natura meta-arammidica all’interno di materiali compositi e l’effetto che questo possono avere sulla cinetica di reticolazione della resina. Essendo inoltre ben note le ottime proprietà antifiamma delle fibre poli-arammidiche si è studiato il comportamento alla fiamma di materiali (legno e compositi in fibra di carbonio) ricoperti da strati micrometrici di tali nanofibre tramite misure al cono calorimetro.
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Pellini, Benedetta. "Analisi del ciclo di vita di un processo industriale innovativo per la produzione di syngas da biogas." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19205/.

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Abstract:
Una delle metodologie che negli ultimi tempi viene utilizzata più frequentemente per la valutazione ambientale di prodotti, processi e servizi è detta LCA, Life Cycle Assessment: essa valuta l’impatto ambientale associato ad un processo o ad un prodotto considerando tutto il suo ciclo di vita. Nel presente elaborato di tesi la metodologia è applicata ad un processo chimico industriale in fase di studio su scala di laboratorio presso il Dipartimento di Chimica Industriale dell’Università di Bologna, che prevede la sintesi di syngas a partire da biogas tramite le reazioni di dry reformng (DR) e steam refroming (SR). Tale processo è stato studiato poiché a livello teorico presenta i seguenti vantaggi: l’utilizzo di biogas come materia prima (derivante dalla digestione anaerobica dei rifiuti), lo sfruttamento dell’anidride carbonica presente nel biogas e l’utilizzo di un solo reattore anziché due. Il processo viene analizzato attraverso due diversi confronti: in primo luogo è comparato con processi con tecnologie differenti che producono il medesimo prodotto (syngas); in secondo luogo è paragonato a processi che impiegano la stessa materia prima (biogas), ottenendo prodotti differenti. Nel primo confronto i processi confrontati sono uno scenario di Autothermal reforming (ATR) e uno scenario che prevede DR e SR in due reattori separati; nel secondo confronto i prodotti che si ottengono sono: energia termica ed elettrica attraverso un sistema CHP, biometano con un sistema di upgrading del biogas, energia e biometano (CHP + upgrading) ed infine metanolo prodotto da syngas (generato dal processo studiato). Per il primo confronto è risultato che lo scenario che porta ad un minore impatto ambientale è il processo studiato dall'università di Bologna, seguito dallo Scenario con DR e SR in reattori separati ed infine dal processo di ATR. Per quanto concerne il secondo confronto lo scenario migliore è quello che produce biometano, mentre quello che produce metanolo è al terzo posto.
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Bacile, Riccardo. "Catalizzatori a base di Aquivion® PFSA per la produzione di etilene." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14401/.

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Abstract:
Aquivion® PFSA è una resina perfluorosolfonata superacida utilizzata principalmente per la produzione di membrane per celle a combustibile. Il carattere superacido di questa tipologia di materiali potrebbe rappresentare una svolta per molti processi industriali. Adottando Aquivion® come catalizzatore acido eterogeneo si potrebbe ridurre sensibilmente l’impatto ambientale di numerosi processi condotti in catalisi omogenea, riducendo di conseguenza i costi relativi alla purificazione delle correnti in uscita e dello smaltimento degli scarti. L’elevato costo di questo materiale è però un ostacolo al suo utilizzo come catalizzatore su larga scala. Lo scopo di questo elaborato è stato quello di sintetizzare catalizzatori compositi, in cui la fase attiva costituita da Aquivion® è diluita da un supporto ad elevata area superficiale, in modo tale da ridurre i costi relativi al catalizzatore finale ed incrementarne l’attività. Si è deciso di preparare i compositi impiegando due differenti tecniche di sintesi, la Wet Impregnation e l’innovativa tecnica dello Spray-Freeze-Drying, o liofilizzazione. A tale proposito, si è scelto di preparare compositi supportati su silice, allumina e carbone per avere la possibilità di confrontare i vari sistemi ed identificare quale potrebbe permettere la realizzazione del catalizzatore più adatto allo scale-up, combinando quindi un’elevata attività catalitica ad un costo di produzione accettabile. I catalizzatori sono stati testati nella reazione in fase gas di disidratazione dell’etanolo ad etilene, reazione modello condotta in catalisi acida eterogenea, studiando parametri quali il carico di fase attiva, il carico acido, la dimensione dei pellet, la temperatura di reazione ed il tempo di contatto. Questa applicazione di Aquivion® risulta assai innovativa in quanto, ad oggi, tale resina è stata utilizzata in ambito catalitico solamente in fase liquida.
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Volanti, Mirco. "Analisi del ciclo di vita della produzione industriale di acido tereftalico: confronto tra vie alternative da fonti rinnovabili." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13371/.

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Abstract:
Il presente elaborato di Tesi consiste in una analisi LCA (Life Cycle Assessment) su cinque differenti processi di produzione di acido tereftalico da fonti rinnovabili: GEVO®, BioForming®, da DMF+acroleina, da HMF+etilene e una via alternativa da p-cimene. Vengono messi a confronto due processi già avviati industrialmente con altri tre ancora in via di sviluppo al fine di individuare quello che su scala industriale possa garantire il minor carico ambientale. La LCA è uno strumento d’analisi in grado di valutare gli impatti legati a tutto il ciclo di vita di un prodotto o processo: dall’estrazione delle materie prime, alla loro lavorazione, fino alle fasi di uso e smaltimento (o recupero). Con tale metodologia è possibile valutare il reale impatto dei processi sull’ambiente e, in un’ottica di continuo miglioramento, individuare i punti in cui intervenire per ridurre le emissioni degli stessi. Sono stati quindi modellati gli scenari necessari a costruire le vie di sintesi che, a partire da biomassa, portassero alla produzione di acido tereftalico. Tra quelle indagate quattro vie prevedono la formazione di p-xilene, successivamente ossidato ad acido tereftalico, mentre l’ultima è proposta come alternativa poiché utilizza p-cimene come precursore per l’ottenimento della molecola d’interesse. I risultati ottenuti mostrano che per tutti i processi indagati il fattore di occupazione di suolo gioca un ruolo di primaria importanza, è infatti ascrivibile ad esso la maggior parte dell’impatto calcolato. Tra gli scenari indagati quello da DMF e acroleina è quello che presenta i risultati peggiori in termini ambientali per tutti i confronti effettuati e ciò è associabile alla grande quantità di colza necessaria per ottenere il glicerolo da trasformare in acroleina. Gli altri processi mostrano risultati molto più bassi, ma in tutti gli scenari è emerso che gli impatti dei processi derivano principalmente dalle fasi di coltivazione e lavorazione delle materie prime.
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Pizzini, Sarah <1984&gt. "Indagine sul comportamento ossidativo di film pittorici ad olio di produzione industriale mediante ozonizzazione e caratterizzazione GC/MS." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2803.

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Abstract:
Nell’ambito d’indagine sull’invecchiamento di film pittorici esposti in ambiente museale, risulta di estremo interesse l’esame delle interazioni tra inquinanti e opera d’arte, allo scopo di comprendere il comportamento chimico-fisico delle formulazioni pittoriche industriali sottoposte a stress ossidativo. In questo lavoro di tesi si propone lo sviluppo di un sistema innovativo di simulazione di degrado ossidativo, causato da un flusso controllato di una miscela O2/O3, su stesure di film pittorici eseguite con colori ad olio di produzione industriale. L’efficacia del sistema d’invecchiamento è stata valutata mediante un confronto tra campioni prelevati da film invecchiati naturalmente e nuove stesure realizzate con l’impiego degli stessi materiali, prima e dopo il trattamento con ozono. È stata messa a punto una metodica analitica per la preparazione dei campioni e per la successiva indagine strumentale (GC/MS) dei prodotti di degrado e dei rapporti tra i diversi acidi grassi che compongono il medium pittorico.
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Zalambani, Gilles. "Valutazione del rischio chimico applicata in stabilimento di produzione di tessuti in resine di polivinilcloruro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10026/.

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Abstract:
L’elaborato affronta la definizione, il calcolo e l’espressione del rischio chimico in un ambiente di lavoro avendo, come oggetto di studio, un’azienda produttrice di fibre tessili e pelli sintetiche a partire da resine di Polivinilcloruro (PVC). Viene esposta la mappatura schematica degli ambienti di lavoro e la classificazione dei rischi presenti in "irrilevanti per la salute" o "non irrilevanti per la salute", come previsto dal modello di valutazione del rischio “Movarisc”. Sono descritte le successive indagini ambientali volte a verificare le concentrazioni di inquinanti nelle zone più critiche ed, infine, gli interventi migliorativi sia sulla linea di produzione che nelle procedure di lavoro.
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Bonincontro, Danilo. "Produzione di 2-metilfurano da furfurale in fase gas con metanolo come reagente di H-transfer." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9288/.

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Abstract:
La furfurale (FU) rappresenta una delle più importanti molecole piattaforma per la produzione di biocarburanti e prodotti chimici a partire dalle biomasse. L’elevato interesse che si nutre nei confronti di tale molecola è giustificato dall’ampio spettro di reazioni che possono essere condotte su di essa al fine di ottenere prodotti di interesse industriale, quali, ad esempio, il furfuril alcool (FAL) e il metilfurano (MFU). I processi attualmente utilizzati per la produzione di tali molecole usano H2 e costosi catalizzatori a base di metalli nobili. Un’alternativa interessante a questi processi è quella che prevede di utilizzare un alcool come fonte di idrogeno tramite un processo di H-transfer su catalizzatori a base di ossidi misti. Lo scopo di questa tesi è stata quindi la sintesi e lo studio delle proprietà catalitiche del sistema FeVO4, nella reazione di riduzione in fase gas della furfurale, usando metanolo come agente di H-transfer. Il catalizzatore è stato ottenuto mediante coprecipitazione dei precursori di Fe e V e successivamente calcinato. La caratterizzazione Raman e XRD ha confermato la bontà della procedura di sintesi. I risultati dei test catalitici hanno mostrato che nelle condizioni ottimali il sistema è altamente selettivo nella riduzione della FU a MFU, mentre i prodotti secondari sono 2-vinilfurano e 2,5-dimetilfurano. A causa della deposizione di specie carboniose sulla superficie del catalizzatore, la conversione della FU tende a diminuire col passare delle ore di reazione. Tuttavia il sistema risulta rigenerabile grazie ad un trattamento in aria a 450°C. Inoltre l’analisi XRD dei catalizzatori scaricati ha mostrato che l’ossido misto subisce un processo di riduzione a seguito dell’interazioni con il metanolo, in quanto la stechiometria Fe:V:O passa dal valore di 1:1:4 a valori di 1:1:3. Sulla base di questi dati il processo di produzione del MFU è stato ulteriormente ottimizzato effettuando un pretrattamento riduttivo del catalizzatore prima dei test catalitici.
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Montaleone, Daniel. "Studio ed ottimizzazione di processi per la produzione di membrane ceramiche per la separazione di idrogeno." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7624/.

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Abstract:
Questa tesi descrive l’attività scientifica svolta presso l’istituto CNR-ISTEC di Faenza. Lo scopo è stato lo studio e l’ottimizzazione del processo per la realizzazione di una membrana ceramica permselettiva all’idrogeno usufruibile in applicazioni industriali. Grazie alle prove effettuate è stata possibile la realizzazione tramite colaggio su nastro dei due strati ceramici che formano la membrana: un supporto poroso e un film sottile e denso. I nastri, dopo essiccamento, sono stati tagliati con la geometria desiderata, impilati uno sull’altro, termocompressi e sinterizzati. L’attività svolta ha permesso l’ingegnerizzazione di una membrana ad elevato contenuto tecnologico con le proprietà necessarie per poter essere impiegata in un processo di purificazione di idrogeno più semplice, efficiente ed economico rispetto a quelli utilizzati fino ad ora.
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Nocci, Michele. "Nuovi catalizzatori per la produzione di idrogeno mediante reazioni di steam reforming e ossidazione parziale catalitica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6547/.

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Abstract:
L'idrogeno è un prodotto di grande importanza per l'industria chimica ed i processi di raffineria. Il 60% dell'intera produzione di idrogeno viene dal reforming del gas naturale. L'oxy-reforming è un processo che unisce la reazione di steam reforming a quella di ossidazione parziale e che ha dimostrato di avere molti vantaggi in termini di temperature molto più basse, minor volume di vapore alimentato con conseguente minori costi energetici e tempi di contatto sul catalizzatore. Per questo processo sono stati preparati, testati e caratterizzati catalizzatori a base di ossidi misti Ce-Zr impregnati con Rh. Particolare attenzione è stata posta all'effetto sulle prestazioni catalitiche del metodo di sintesi e della natura della fase costituente il supporto. Sperimentalmente è stato osservato che il catalizzatore il cui supporto è stato ottenuto via microemulsione ha una migliore attività rispetto al coprecipitato e che la fase ottimale corrisponde ad un rapporto Ce-Zr 0,5-0,5.
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Grandi, Filippo. "Produzione di micro-supercapacitori allo stato semisolido per applicazioni portatili." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11954/.

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Abstract:
La seguente tesi prevede la costruzione e caratterizzazione di un micro-supercapacitore asimmetrico composto da un anodo a base di ZnO ed un catodo a base di grafene ossido ridotto (rGO); la combinazione di due materiali con differente natura di accumulo di carica permette quindi di ottenere dispositivi con migliori performance elettrochimiche. Entrambi gli elettrodi sono stati depositati per via elettrochimica su substrati flessibili di PET-ITO. L'ottimizzazione delle proprietà dello ZnO è stata fatta tramite l'aggiunta di molecole di tensioattivi durante la deposizione dello stesso. I risultati ottenuti mostrano un effettivo miglioramento delle proprietà elettrochimiche e della trasparenza dei film di ZnO prodotto grazie all'effetto di tali tensioattivi. Inoltre anche le proprietà di rGO sono state ottimizzate allo scopo di ottenere buone proprietà elettrochimiche abbinate all'elevata trasparenza del film prodotto. Infine sono stati costruiti micro-supercapacitori allo stato semisolido con differenti agenti gelificanti (silice e Nanoclay) ed il loro funzionamento è stato dimostrato.
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Chiarini, Andrea. "Ottimizzazione della gestione dei ricambi in un impianto industriale. Il caso GVS S.p.A." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Il progetto di tesi proposto aveva l’intenzione di elaborare un piano manutentivo semplice ed efficace per la gestione dei ricambi riguardanti uno specifico modello di macchina. Questa macchina, la più moderna di GVS, lavora i componenti di maggior prestigio realizzati dalla sede di Zola Predosa. Con lo scopo di risolvere questi problemi si intende sviluppare una serie di strategie da implementare a partire da una migliore acquisizione dei dati, cosa di cui la GVS è sfornita. Questo per far sì che in un futuro si possano elaborare strategie sempre più efficienti. Il secondo passaggio richiede lo sviluppo, tramite il metodo di Poisson, di una previsione del fabbisogno di ricambi basato sui dati già esistenti raccolti negli ultimi quattro anni, per poi calcolare un livello ottimale di scorte che minimizzino rischio ed esborso economico. Il corpo della tesi si sviluppa attraverso una prima parte di trattazione teorica sui concetti della previsione degli interventi e della affidabilità dei componenti, per poi analizzare in modo accademico le metodologie utilizzate per svolgere la previsione dei ricambi. In seguito, si presenterà in modo dettagliato l’azienda descrivendo le principali caratteristiche e le problematiche relative alla manutenzione. Infine, vi sarà una trattazione esaustiva dei calcoli e un approfondimento su alcune proposte di miglioramento che ho avuto modo di discutere con i membri della GVS.
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