Academic literature on the topic 'Proprietà terriera'

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Journal articles on the topic "Proprietà terriera"

1

Francario, Lucio. "La proprietà terriera tra valore d'uso e valore di scambio." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (June 2013): 31–37. http://dx.doi.org/10.3280/aim2012-002005.

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2

Colao, Floriana. "La proprietà fondiaria dalla bonifica integrale di Arrigo Serpieri alla riforma agraria di Antonio Segni. Diritto e politica nelle riflessioni di Mario Bracci tra proprietà privata e socializzazione della terra." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 323–76. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16892.

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Abstract:
Nel Programma di Giangastone Bolla per la Rivista di diritto agrario (1922) la proprietà fondiaria era banco di prova delle «moderne trasformazioni del diritto di proprietà» – su cui Enrico Finzi – in primo luogo con la «funzione sociale». Nell’azienda agraria Bolla osservava inoltre lo spostamento dalla proprietà all’impresa; asseriva che il legame tra l’agricoltura e lo Stato imponeva allo studioso del diritto agrario l’impegno per la «ricostruzione sociale ed economica del paese». In vista della «funzione sociale» Arrigo Serpieri – dal 1923 sottosegretario di Stato all’Agricoltura – promuoveva diversi provvedimenti legislativi per la «bonifica integrale»; la politica per l’agricoltura si legava all’organizzazione dello Stato corporativo in fieri (Brugi, Arcangeli). Il Testo unico del 1933 mirava al risanamento della terra per aumentarne la produttività e migliorare le condizioni dei contadini con trasformazioni fondiarie di pubblico interesse, con possibili espropri di latifondi ed esecuzione coatta di lavori di bonifica su terre private; dal 1946 il Testo unico del 1933 sarà considerato una indicazione per la riforma agraria (Rossi Doria, Segni). Nel primo Congresso di diritto agrario, (Firenze 1935), Maroi, Pugliatti, Serpieri, D’Amelio, Bolla, Ascarelli, Calamandrei discutevano alcune questioni, in primo luogo il diritto agrario come esperienza fattuale, legato alla vita rurale, irriducibile ad un ordine giuridico uniforme; da qui la lunga durata della ‘fortuna’ dell Relazione Jacini sulle diverse Italie agrarie. In vista della codificazione civile, i giuristi rilevavano l’insufficienza dell’impianto individualistico; ponevano l’istanza di norme incentrate sul bene e non sui soggetti, fino al superamento della distinzione tra diritto pubblico e privato. I più illustri giuristi italiani scrivevano nel volume promosso dalla Confederazione dei lavoratori dell’agricoltura; La Concezione fascista della proprietà esprimeva il distacco dalla concezione liberale – con l’accento sulla proprietà della terra fondata sul lavoro (Ferrara, Panunzio) – e teneva ferma l’iniziativa privata (Filippo Vassalli). Bolla ribadiva la particolarità della proprietà fondiaria tra ordinamento corporativo e progetto del codice civile, «istituto a base privata, aiutato e disciplinato dallo Stato», con il titolare «moderator et arbiter» della propria iniziativa. Nel codice civile del 1942 la proprietà fondiaria aveva senso dell’aspetto dinamico dell’attività produttiva, senza contemplare la «funzione sociale» come «nuovo diritto di proprietà» (Pugliatti, Vassalli, D’Amelio).Dopo la caduta del regime fascista le lotte nelle campagne imponevano al ministro Gullo di progare i contratti agrari e regolare l’occupazione delle terre incolte, con concessioni pluriennali ai contadini occupanti; il lodo De Gasperi indennizzava i mezzadri. Le differenti economie delle ‘diverse Italie agrarie’ sconsigliavano una riforma uniforme (Rossi Doria, Serpieri); i riorganizzati partiti politici miravano alla ripartizione delle terre espropriate e ad indennizzi al proprietario privato, senza lesioni del diritto di proprietà. L’iniziale azione dello Stato ad erosione del latifondo, con appositi Enti di riforma, aveva per scopo la valorizzazione della piccola proprietà contadina (Segni, Bandini). Per coniugare proprietà privata ed interesse sociale nella Costituzione Mortati motivava la sua proposta di «statuizione costituzionale»; Fanfani chiedeva «un articolo che parli espressamente della terra». Il latifondo era la questione più urgente ma divisiva; Di Vittorio ne chiedeva l’«abolizione » ed Einaudi la «trasformazione», scelta che si imponeva in nome delle diverse ‘Italie rurali’; non si recepiva la proposta di una norma intesa ad ostacolare le grandi proprietà terriere. L’articolo 44 della Costituzione prevedeva una legge a imporre «obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata», al fine di «conseguire il razionale sfruttamento del suolo ed equi rapporti sociali». Bolla apprezzava la scelta di «trasformare la proprietà individuale in proprietà sociale»; Vassalli scriveva di un non originale «prontuario di risoluzione del problema agrario». Nel progetto del Ministro per l’agricoltura Segni – che riusciva a far varare una contrastata riforma agraria – l’art. 44 dettava compiti al «legislatore futuro»; la legge Sila 21 Maggio 1950, la legge stralcio del 21 Ottobre 1950 per le zone particolarmente depresse, i progetti di legge sui contratti agrari erano discussi nel Terzo congresso di diritto agrario e nel primo Convegno internazionale, promosso da Bolla, con interventi di Bassanelli, Segni, Capograssi, Pugliatti, Santoro Passarelli, Mortati, Esposito. Il lavoro era considerato l’architrave della proprietà della terra, «diritto continuamente cangiante, che deve modellarsi sui bisogni sociali» (Bolla). In questo quadro è interessante la riflessione teorico-pratica, giuridico-politica di Mario Bracci, docente di diritto amministrativo a Siena, rettore, incaricato anche dell’insegnamento di diritto agrario. Rappresentante del PdA alla Consulta nazionale nella Commissione agricoltura, Bracci si proponeva di scrivere un «libro sulla socializzazione della terra», mai pubblicato; l’Archivio personale offre una mole di appunti finora inediti sul tema. Bracci collocava nella storia la proprietà della terra, che aveva senso nel «lavoro»; la definiva architrave del diritto agrario e crocevia di diritto privato e pubblico, tra le leggi di bonifica, la codificazione civile, l’art. 44 della Costituzione, la riforma agraria, intesa come «problema di giustizia». Dal fascismo alla Repubblica Bracci coglieva continuità tecniche e discontinuità ideologiche nell’assetto dell’istituto di rilevanza costituzionale, «le condizioni della persona sono indissolubilmente legate a quelle della proprietà fondiaria». Da studioso e docente di diritto amministrativo e diritto agrario dal luglio 1944 Bracci intendeva rispondere al conflitto nelle campagne, mediando tra «fini pubblici della produzione agraria e le esigenze della giustizia sociale»; proponeva «forme giuridiche adeguate e che sono forme di diritto pubblico».
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Barnish, S. J. B. "Taxation, Land and Barbarian Settlement in the Western Empire." Papers of the British School at Rome 54 (November 1986): 170–95. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008886.

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Abstract:
TASSAZIONE, TERRA E INSEDIAMENTO DI BARBARI NELL'IMPERO OCCIDENTALEIn questo articolo viene esaminata la tesi recentemente sostenuta da W. Goffart che i patti di ‘hospitalitas’, per mezzo dei quali molte tribù federate e gruppi di barbari vennero insediati nel territorio Romano, non riguardavano porzioni di reali possedimenti, come in genere viene asserito, ma porzioni di unità fiscali in base alle quali venivano tassati. Viene dimostrato che per le autorità Romane erano possibili tutte e due i tipi di divisione; ma che il primo era del tutto coerente sia con le pratiche Romane tradizionali sia con i problemi politici ed economici dell'Impero occidentale del V secolo. Studiati attentamente, si può constatare che i testi relativi all'insediamento italiano, che Goffart porta a modello, contraddicono la sua interpretazione. Vengono discussi i processi relativi alia suddivisione fisica della proprietà terriera e le sue più ampie implicazioni per l'impero e per gli stati che succedettero, nonchè l'mportante problema della tassazione dei lotti dei barbari.
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Barbero, Giuseppe. "La Costituzione del 1948 e la politica agraria italiana negli anni Cinquanta e Sessanta." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 1 (March 2010): 37–64. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001003.

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Abstract:
I problemi economico-sociali del mondo rurale del secondo dopoguerra hanno avuto molto peso nella definizione della Carta costituzionale e nella elaborazione delle successive politiche agrarie. L'articolo, ricorda il ruolo della Commissione economica a sostegno del lavoro dei Costituenti, mettendo in evidenza due delle principali caratteristiche della Costituzione in tema di rapporti economici: a) la preminenza dei fini sociali verso cui devono essere indirizzate e coordinate le attivitŕ economiche e l'esercizio della proprietŕ privata; b) l'imposizione di obblighi e vincoli alla proprietŕ terriera privata. Vengono inoltre descritte le iniziative di politica agraria successive all'entrata in vigore della Costituzione quali gli incentivi per la formazione della proprietŕ contadine, la proroga dei contratti agrari e i programmi di esproprio, bonifica e irrigazione
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Costambeys, Marios. "Burial topography and the power of the Church in fifth- and sixth-century Rome." Papers of the British School at Rome 69 (November 2001): 169–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001793.

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Abstract:
TOPOGRAFIA DELLE SEPOLTURE E POTERE DELLA CHIESA A ROMA NEL QUINTO E SESTO SECOLOScavi recenti hanno rivelato fino a che punto i Romani del quinto e sesto secolo trasgredirono alle antichi leggi che proibivano le sepolture intramuranee. Ad oggi, però, non si è ancora cercato di dare una spiegazione olistica a questo cambiamento. La proliferazione di sepolture intramuranee nel complesso paesaggio urbano romano indica non solo un mutato atteggiamento nei confronti della morte, ma anche un cambiamento nella gestione dei defunti e nella topografia della città. Nella prima parte dell'articolo vengono analizzati i siti delle due aree sepolcrali associate topograficamente sia con gli horti che con le due chiese di Sant'Eusebio e Santa Bibiana. La storia delle due chiese indica i diversi modi in cui venivano controllate e trasferite le proprietà terriere in questo periodo: mentre nel caso di Sant'Eusebio si trattò di una fondazione completamente privata, Santa Bibiana fu fondata dal papa, probabilmente su una proprieta acquisita dall'imperatore. La condizione giuridica delle aree sepolcrali intorno alle due chiese potrebbe essere stata indefinita similmente a quella dei numerosi horti dalla fine del quarto secolo in poi, e cioè soggetta alla sovrapposizione giurisdizionale di aristocrazia e della Chiesa. L'influenza di quest'ultima è fortemente evidenziata dallo sviluppo della liturgia per i defunti che iniziò a formarsi nel sesto secolo. Ciò nonostante, il controllo ecclesiastico sulla posizione delle sepolture in questo periodo non fu costante e non venne affidato a membri formali del clero ecclesiastico. L'evidenza suggerisce che il controllo ecclesiastico delle sepolture si consolidò stabilmente nel momento in cui le spese funerarie, inclusi i pagamenti per i becchini, iniziarono ad essere pagate alle chiese. L'insinuarsi del clero ecclesiastico nei rituali di sepoltura e la scelta delle aree per le sepolture venne a costituire un importante episodio nell'appropriazione da parte della Chiesa romana della stmttura cittadina.
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Mussari, Bruno. ""Una barriera allo incremento e alla salubritŕ del paese": le mura di Crotone tra dismissioni e sviluppo urbano." STORIA URBANA, no. 136 (March 2013): 165–95. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136006.

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Abstract:
Le fortificazioni di Crotone hanno rappresentato per secoli un nodo cruciale nella rete difensiva del tratto della costa ionica tra Taranto e Reggio Calabria. Ad esse č legata la storia del centro calabrese, identificato da sempre dalla cinta muraria cinquecentesca e dal castello. La dismissione delle cinte murarie, fenomeno che interessň molte cittŕ a partire dalla seconda metŕ del XIX secolo, investě anche Crotone, dopo l'abolizione delle servitů militari del 1865, cui la cittŕ era sottoposta. Alle mura non fu riconosciuto alcun valore di testimonianza storica architettonica; la loro demolizione fu giustificata da prioritarie motivazioni di salubritŕ e igiene pubblica - avallate da un effettivo sovraffollamento del centro urbano - dietro le quali si celavano interessi privati alimentati dal miraggio di una speculazione fondiaria remunerativa. Tuttavia le filantropiche intenzioni iniziali furono accantonate. Gli interessi della classe dirigente, espressione della ricca proprietŕ terriera, prevalsero. In una quasi totale assenza di dibattito, l'amministrazione comunale decise di cedere gran parte delle mura a privati, che le avevano in parte occupate da tempo, consentendo, nonostante le alterazioni subite, una loro parziale conservazione. Una porzione della cinta muraria fu effettivamente demolita, oltre alla porta della cittŕ, anche per realizzare una strada di circonvallazione, che avrebbe marcato ulteriormente il confine tra la cittŕ antica e quella contemporanea.
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Mathieu, Jacques, Alain Laberge, Renald Lessard, and Lina Gouger. "Les aveux et dénombrements du Régime français (1723-1745)." Revue d'histoire de l'Amérique française 42, no. 4 (September 24, 2008): 545–62. http://dx.doi.org/10.7202/304737ar.

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Abstract:
RÉSUMÉ Ce texte présente une analyse critique de la série des aveux et dénombrements du Régime français dont nous voulions vérifier la validité, la représentativité et la fiabilité. Ces documents décrivent, terre par terre, l’implantation de la population dans la vallée laurentienne après le premier quart du XVIlle siècle. Ils comprennent notamment le nom de chaque propriétaire, le nombre et la nature des bâtiments, ainsi que les superficies concédées et exploitées. L’étude du contexte de production, associé à la confection d’un papier terrier, révèle que ces aveux et dénombrements font partie intégrante de documents ayant une valeur légale et sanctionnant un droit de propriété. L’analyse a confirmé que les aveux couvraient adéquatement l’ensemble de la vallée laurentienne. Elle a, par ailleurs, fait ressortir un décalage chronologique occasionnel entre la date de confection de l’aveu et dénombrement et celle de son dépôt officiel. Il appert que la très grande majorité des aveux et dénombrements concernent la période 1723-1725. Ces documents se prêtent donc à une analyse détaillée de la spatialisation du peuplement au XVIIIe siècle.
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SYLLA, Daouda. "Mapping of land’s tenure on the outskirts of the Abidjan metropolis." Bulletin de la Société Géographique de Liège, 2021, 33–43. http://dx.doi.org/10.25518/0770-7576.6467.

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Abstract:
L’un des phénomènes les plus marquants de ce début de troisième millénaire est incontestablement la croissance spectaculaire des villes à travers le monde et, en particulier, dans les pays en voie de développement. La métropole abidjanaise, capitale économique de la Côte d’Ivoire, est sans cesse en croissance spatiale par le grignotage plus ou moins planifié de vastes zones rurales. Les terroirs agricoles traversés par d’importantes voies de communication constituent des cibles privilégiées dans cette quête d’espace à bâtir. Le présent travail veut appréhender les stratégies mises en œuvre par les acteurs fonciers dans la transformation de l’espace périurbain le long de l’axe routier Abobo-Anyama. Pour ce faire, la méthode est réalisée à travers : 1) une enquête auprès des propriétaires terriens et des nouveaux acquéreurs et 2) l’intégration au sein d’un Système d’Information Géographique (SIG) des trois plans de lotissement des nouveaux quartiers résidentiels. Pour la période d’intérêt 1999-2020, les résultats indiquent que trois types de stratégies sont mises en œuvre par les acteurs fonciers dans la transformation de l’espace périurbain le long de l’axe routier Abobo-Anyama. Ces stratégies de transformation et d’occupation de l’espace aboutissent à une répartition spatiale de la propriété foncière obéissant à une logique socioculturelle et professionnelle.
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Dissertations / Theses on the topic "Proprietà terriera"

1

Spina, Elisa. "L'articolo 44 della costituzione e la riforma del titolo V." Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/367.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della nascita della proprietà in generale, per poi spostare l'attenzione alla proprietà terriera, attraverso la ricostruzione dei lavori dell'Assemblea costituente che hanno portato alla formulazione dell'attuale articolo 44 della Costituzione. Successivamente vengono affrontati i temi delle riforme fondiarie e della legislazione speciale agraria, fino a giungere alla riforma del Titolo V della Costituzione- ad opera della l. cost. 3/01- mettendo in luce le questioni attinenti l'individuazione della competenza in materia di agricoltura. La tesi si conclude con l'esame della materia agricoltura in ambito internazionale e Comunitario (PAC). In appendice viene effettuato uno studio che partendo dai dati censuari sull'agricoltura, mette in luce la variazione della superficie dei terreni in ordine al titolo di possesso in base al quale vengono condotti, con riferimento particolare alle province siciliane.
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Books on the topic "Proprietà terriera"

1

Terrien, Jean. En appel: Dame Lemoine, baronne de Longl. et al. appelans [sic] vs. Jean Terrien, intimé : cas de l'intimé. [S.l: s.n., 1986.

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Book chapters on the topic "Proprietà terriera"

1

Colorio, Andrea. "CITTADINANZA, PROPRIETÀ TERRIERA E HOROI DI GARANZIA NELL’ANTICA ATENE." In Derecho, persona y ciudadanía, 91–132. Marcial Pons, ediciones jurídicas y sociales, 2010. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv10rrbzv.6.

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2

"Proprietà terriere e metodi ‘mafiosi’: Iuv. 14, 138–151." In Giovenale tra storia, poesia e ideologia, 323–30. De Gruyter, 2016. http://dx.doi.org/10.1515/9783110486193-013.

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