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Journal articles on the topic 'Protocollo di valutazione'

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Menesini, Ersilia, Giada Fiorentini, and Annalaura Nocentini. "Le azioni indicate per la gestione dei casi di bullismo e vittimizzazione nella scuola. I risultati della sperimentazione del progetto PEBUC (Protocollo di Emergenza per i casi di bullismo e cyberbullismo)." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (March 2021): 65–88. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-001005.

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Abstract:
Il bullismo costituisce un problema rilevante nel contesto scolastico, tuttavia mancano a li-vello nazionale ed internazionale protocolli strutturati per la gestione del fenomeno. Lo stu-dio propone la valutazione del progetto PEBUC, protocollo standardizzato per le azioni in-dicate in caso di bullismo. Hanno partecipato al progetto 11 insegnanti di 2 scuole toscane. Il protocollo prevede strumenti di prima segnalazione, di valutazione approfondita, di moni-toraggio dell'intervento da parte degli insegnati. I risultati mostrano come gli insegnanti sia-no stati in grado di prendere in carico le segnalazioni attivando percorsi funzionali in rela-zione alla gravità del caso. Lo studio evidenzia l'importanza di dotare le scuole di sistemi di segnalazione e protocolli standardizzati per gestire episodi di bullismo e cyberbullismo.
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2

Preziosi, Paolo. "La valutazione del protocollo di sperimentazione." Medicina e Morale 47, no. 4 (August 31, 1998): 731–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.827.

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Abstract:
In questo articolo l'Autore indica i criteri in base ai quali occorre valutare un protocollo di sperimentazione su soggetti umani. L'analisi dei protocolli deve considerare il piano della ricerca, i ricercatori coinvolti, i soggetti partecipanti, l'informazione che è data ai partecipanti. Il piano della ricerca deve recare una visione generale del progetto proposto che sia chiaro ed inequivocabile e che si soffermi in particolar modo sul disegno sperimentale e sulle metodologie, sul luogo dove si svolgeranno le ricerche, sul centro guida, sulla durata, sulle analisi dei dati; i ricercatori coinvolti nella ricerca dovranno essere indicati con nome e qualifica (stesso criterio vale per chi avrà la responsabilità assistenziale dei pazienti inclusi nella sperimentazione e per il responsabile dell'equipe per la sperimentazione); i soggetti che partecipano allo studio devono essere “arruolati” con un'accurata valutazione, precisandone il numero, le modalità di arruolamento, i rapporti con il ricercatore, la vulnerabilità, i criteri di inclusione e di esclusione, i rischi; l'informazione deve essere chiara per poter consentire un consenso valido, informato e volontario. Nella parte finale dell'articolo vengono inoltre menzionati i problemi che si possono incontrare con soggetti che partecipano alle sperimentazioni cliniche in qualità di volontari sani e quelli relativi a volontari pazienti.
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3

Loriedo, Camillo, Flavio Di Leone, Maria Chiara Torti, and Silvia Solaroli. "Il trattamento dei Disturbi di Conversione: studio sull'efficacia di un protocollo ipnotico ultrabreve." IPNOSI, no. 1 (July 2010): 5–19. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2010-001001.

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Abstract:
L'obiettivo principale di questo studio, randomizzato e controllato, č stato quello di verificare la validitŕ di un intervento di ipnoterapia ultra breve composta da una-tre sedute ipnotiche, specificamente designata al trattamento di patologie che rientrano nei criteri DSM IV previsti per il Disturbo di Conversione. I risultati ottenuti da un gruppo di controllo, composto da 11 pazienti, avviato all'usuale trattamento medico-psichiatrico di supporto sono stati confrontati con quelli ricavati da un gruppo di 12 pazienti assegnati al nostro protocollo. Tutti i pazienti sono stati valutati prima di iniziare i trattamenti (T0) e a distanza di dodici mesi (T1) mediante l'impiego delle seguenti scale di valutazione: Toronto Alexithymia Scale, Somatoform Dissociation Questionnaire, Symptom Check List -90, Illness Behaviour Inventory, Disability Scale, Clinical Global Impressions e la Scala di Valutazione Globale del Funzionamento. Al follow-up, i pazienti afferenti al nostro protocollo hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo, non soltanto della sintomatologia, ma anche del profilo psicopatologico registrato mentre il gruppo di controllo ha mostrato una pressoché totale assenza di cambiamenti nello stesso periodo. In conclusione, il protocollo ipnotico ultrabreve sembra essere un intervento efficace e specifico, in particolare se adeguatamente programmato e adattato alle caratteristiche del paziente.
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Gemma, M., S. Toma, F. Lira Luce, L. Beretta, M. Braga, and M. Bussi. "Enhanced recovery program (ERP) in major laryngeal surgery: building a protocol and testing its feasibility." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 475–78. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1091.

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Abstract:
Con il termine Enhanced Recovery Program (ERP) si fa riferimento a protocolli, sempre più utilizzati in ambito chirurgico, che introducono un approccio multimodale evidence-based alla gestione perioperatoria del paziente. In particolare, i benefici derivanti dall’applicazione dei protocolli di Enhanced Recovery After Surgery (ERAS®) sono stati ampiamente dimostrati nella chirurgia colon-rettale, dove hanno determinato una riduzione della durata della degenza e delle complicanze postoperatorie. Ulteriori protocolli ERP sono stati introdotti in vari campi chirurgici, tra cui la chirurgia vascolare, gastroenterologica, pancreatica, ginecologica, urologica e ortopedica. Nel campo della chirurgia otorinolaringoiatrica, non è ancora stato intrapreso un tentativo di implementazione di un protocollo basato sui principi ERAS®. Lo scopo del nostro lavoro è stato sviluppare un programma ERP per la chirurgia laringea maggiore (laringectomie parziali e totali, rimozione di tumori orofaringei con ricostruzione con lembo nuscolare a cielo aperto), basato sui principi fondamentali del protocollo ERAS® validato nella chirurgia colon-rettale. Ventiquattro pazienti sottoposti a chirurgia oncologica laringea maggiore sono stati trattati con tale protocollo ERP, che differiva sotto molti aspetti dalla nostra precedente pratica standard (descritta sulla scorta di settanta pazienti sottoposti a chirurgia laringea oncologica a cielo aperto prima dell’introduzione del nuovo protocollo). La percentuale di aderenza dei pazienti al protocollo ERP è stata elevata. In particolare gli “items” valutazione nutrizionale preoperatoria, profilassi antibiotica, profilassi PONV (nausea e vomito postoperatori), riabilitazione logopedica post-operatoria, sono stati applicati nel 100% dei casi. Alcune voci del protocollo ERP (profilassi antibiotica, tassi di infusione intraoperatoria e logopedia postoperatoria) erano state già spesso implementate prima dell’adozione ERP. Si sono presentate poche complicanze postoperatorie di tipo medico (8,3% dei casi). Il nostro protocollo ERP per la chirurgia laringea maggiore si è rivelato possibile. Il grado di beneficio derivante dalla sua applicazione potrà essere valutato mediante un ulteriore implementazione del campione di studio.
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Spagnolo, A. G., R. Minacori, D. Sacchini, and A. A. Bignamini. "Il laboratorio del Comitato Etico - 2. La scheda informativa e il modulo di consenso alla sperimentazione clinica." Medicina e Morale 48, no. 5 (October 31, 1999): 917–58. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.795.

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Abstract:
Nell’ambito della serie di articoli sul Laboratorio del Comitato Etico, il presente contributo affronta il tema della preparazione e della valutazione da parte del comitato etico della scheda informativa e del modulo di consenso informato per il soggetto al quale si chiede di partecipare ad uno studio clinico. Tali documenti costituiscono, infatti, uno degli elementi indispensabili di un protocollo di sperimentazione, molto frequentemente oggetto di revisione critica da parte del CE anche perché secondo la normativa vigente in Italia è l’unica parte del protocollo modificabile sempre secondo le esigenze del singolo CE, anche nel caso delle sperimentazioni multicentriche. Dopo una breve introduzione sugli aspetti generali del rapporto tra Comitati etici e valutazione del consenso informato, vengono passati in rassegna i principali documenti internazionali di riferimento per l’etica della sperimentazione clinica e le normative vigenti in Italia, nonché le indicazioni da esse fornite agli sperimentatori e ai CE riguardo la stesura della scheda informativa e del modulo di consenso. Successivamente, dopo un confronto tra le versioni del 1991 e del 1996 delle Good Clinical Practice (GCP) riguardo al tema in oggetto, vengono offerte - anche alla luce della letteratura disponibile - indicazioni e suggerimenti su contenuti ed editing della scheda informativa/modulo di consenso, le quali possono contribuire all’ottimizzazione della stesura di tali documenti. In appendice viene, infine, fornito un facsimile finalizzato ad aiutare la redazione di tali documenti, sia per l’inclusione di soggetti adulti capaci di consenso, sia di minori o comunque incapaci di consenso personale. Viene comunque lasciato allo sperimentatore o allo sponsor il compito di miglioramenti e adattamenti secondo la propria creatività e secondo le particolari esigenze che i singoli protocolli comportano.
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Ferrandes, Giovanna, and Paola Mandich. "Riflessioni sulla medicina predittiva e sulla necessitŕ di integrazione delle discipline: proposta di un modello di consulenza genetica integrata." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (December 2012): 11–28. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-003002.

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Abstract:
"Chi sono?". E questa la domanda da sempre oggetto di riflessioni filosofiche nel corso dei secoli. Con l'avvento dell'analisi del DNA vi e stata una crescente attesa che la risposta si possa trovare nei nostri geni. Le nuove tecnologie hanno migliorato la diagnosi, la predizione e il trattamento di numerose malattie ereditarie. D'altra parte, l'entusiasmo per i possibili vantaggi derivanti dall'avanzamento della tecnologia deve essere bilanciato dalla valutazione rigorosa dell'utilita clinica, dal rapporto rischio-beneficio e dalle implicazioni etiche di tutti i test. Gli autori presentano il protocollo di consulenza genetica multidisciplinare per le malattie neurologiche ad insorgenza tardiva, sviluppato a Genova per i test pre-sintomatici, con lo scopo di aiutare le persone a rischio a decidere in base alle personali caratteristiche e scelte di vita e di prepararle a confrontarsi in modo costruttivo con il risultato del test. Il protocollo e caratterizzato dalla presenza contemporanea, durante l'intero iter di consulenza, del genetista e dello psicologo. Per le persone a rischio la decisione di effettuare il test genetico e complessa ed emotivamente impegnativa. Gli autori presentano due casi esemplificativi di questi percorsi.
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Brayda-Bruno, M., M. Fini, M. Rocca, G. Giavaresi, and R. Giardino. "Protocollo sperimentalein vivoper la valutazione dell'effetto di miscele di O2/O3a diverse concentrazioni sul disco intervertebrale." Rivista di Neuroradiologia 14, no. 1_suppl (March 2001): 31–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009010140s106.

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Manfrè, L., M. Accardi, G. Vaccaro, R. Raineri, E. Giarratano, and R. Lagalla. "Valutazione dello spettro di alterazioni ischemiche cerebrali in pazienti asintomatici affetti da talassemia e talasso-drepanocitosi: Valore della RM nel protocollo terapeutico." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 221. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s299.

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Abstract:
La patologia ischemica rappresenta la causa principale di lesione cerebrale nei pazienti affetti da drepanocitosi, ed è stata documentata mediante RM nei pazienti affetti da stroke. Alterazioni ischemiche possono tuttavia avere luogo anche in assenza di una obbiettività clinica. Recentemente è stato dimostrato il ruolo della RM nella valutazione delle ischemie cerebrali in pazienti affetti da talasso-drepanocitosi e da talassemia. Scopo del lavoro è stato quello di analizzare le alterazioni presenti in una coorte di pazienti affetti da tali alterazioni. 20 pazienti al di sotto di 50 anni di età, affetti da talasso-drepanocitosi (età media 29.5) e 20 affetti da talassemia (età media 31.7), previo consenso informato, sono stati sottoposti ad una valutazione T1- e T2-ponderata a livello encefalico, mediante apparecchiatura operante a medio campo e bobina in quadratura. Due centri di ricerca per la talassemia sono stati coinvolti (Palermo, Caltanissetta), selezionando unicamente i pazienti con anamnesi negativa per pregressa sindrome neurologica acuta. Le lesioni ischemiche sono state valutate soggettivamente e classificate in piccole (<0.5 cm), medie (0.5 − 1.5 cm) e ampie (>1.5 cm) ed in singole o multiple. Il 30% (6/20) dei pazienti affetti da talasso-drepanocitosi presentava multiple lesioni ischemiche con una prevalenza di lesioni medie o grandi 5/20 (25%). In un paziente veniva dimostrata la presenza di multiple malformazioni artero-venose leptomeningee, confermate al bilancio angiografico. Il 20% (4/20) dei pazienti affetti da talassemia presentava lesioni ischemiche piccole, singole in 2 casi (50%). Il trattamento trasfusionale, per quanto non scevro di rischi, viene proposto oggi nei pazienti affetti da drepanocitosi colpiti da episodio ischemico cerebrale. Il trattamento dei pazienti asintomatici affetti da talasso-drepanocitosi non è al momento codificato: una valutazione sequenziale mediante RM potrebbe identificare i pazienti “a rischio” per incidenti vascolari, indirizzandoli alla terapia adeguata (idrossiurea, trapianto di midollo, trasfusione).
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D'Aprile, P., G. R. Grande, and A. Carella. "Utilità delle sequenze gradient - Eco T2 pesate nello studio RM della sclerosi multipla." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 4 (November 1992): 433–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500403.

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Abstract:
Gli autori prendono in considerazione la possibilità di introdurre nell'attuale protocollo di studio RM della sclerosi multipla, l'uso di sequenze gradient-eco (GRE) T2 pesate sul piano sagittale al fine di poter valutare le eventuali lesioni demielinizzanti presenti a livello del corpo calloso, dimostratesi specifiche per la diagnosi di tale malattia. Queste sequenze, in base ai risultati ottenuti si sono dimostrate abbastanza sensibili nel rilevare tali lesioni e quindi l'incidenza globale (80%) e la distribuzione nell'ambito del corpo calloso. Nel contempo, lo studio sul piano sagittale rende possibile anche un'accurata valutazione morfologica delle strutture della linea mediana al fine di identificare anche la eventuale presenza di atrofia a carico del corpo calloso permettendo, fra l'altro, una localizzazione più accurata di eventuali ulteriori lesioni presenti a livello del tronco encefalico e del cervelletto.
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Basso, G., M. L. Gorno-Tempini, G. Calandra-Buonaura, M. Serafini, G. Pagnoni, L. Mavilla, C. A. Porro, P. Baraldi, and P. F. Nichelli. "Localizzazione cerebrale funzionale delle aree del linguaggio per mezzo di un compito di decisione lessicale." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 139–47. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300125.

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Abstract:
La metodica di risonanza magnetica funzionale (fMRI) permette di esplorare le funzioni cognitive in vivo sull'uomo in modo non invasivo. In questo studio presentiamo i primi risultati di un progetto volto alla localizzazione delle aree cerebrali del linguaggio a scopo clinico per la valutazione prechirurgica e per il controllo riabilitativo di pazienti cerebrolesi. Sono stati studiati 10 soggetti sani destrimani e un paziente cerebroleso sinistro. È stata valutata la differenza di segnale di risonanza registrato con sequenza ecoplanare gradient-echo sensibile al segnale T2* comparando volumi cerebrali acquisiti in blocchi di 30 secondi. I soggetti eseguivano alternativamente un compito di decisione lessicale o un compito di decisione grafemica. I risultati dei dati ottenuti dai pazienti di controllo indicano una elevata sensibilità del test mettendo in evidenza tutte le aree note coinvolte nelle funzione linguistiche. L'analisi dei dati ottenuti dal paziente cerebroleso suggeriscono che il protocollo di studio descritto può essere applicato con successo allo studio delle funzioni linguistiche anche in presenza di danno cerebrale.
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Zizolfi, Salvatore, Giovanni Santone, Gabriele Borsetti, and Giovanni de Girolamo. "6. La valutazione del funzionamento sociale negli ospiti delle SR." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 13, S7 (September 2004): 77–84. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000101.

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Abstract:
Come accennato nella sezione sui metodi, il protocollo prevedeva una batteria di scale di eterovalutazione fra cui la versione italiana del Life Skills Profile (LSP) (Parker et al., 1991; Rosen et al., 1989), uno strumento di valutazione del funzionamento e delle disabilità dei pazienti con schizofrenia (ma non solo di questi: Trauer et al., 1995), ben validato da un punto di vista psicometrico anche nella traduzione italiana (Zizolfi, 1997). L'LSP viene compilato sulla base delle informazioni fornite da un operatore o da un informatore-chiave, relative al comportamento osservato negli ultimi tre mesi. Si compone di 39 items a scelta multipla con 4 opzioni di risposta, cui corrisponde un punteggio da 1 (estremo negativo, indicante un elevato livello di menomazione) a 4 (estremo positivo, indicante un basso o assente livello di menomazione). Permette di calcolare un punteggio totale (range: 39-156) e un punteggio per ciascuna delle cinque sottoscale indicate di seguito, individuate in base all'analisi del contenuto e a procedure di analisi fattoriale, che rinviano a dimensioni distinte del funzionamento dei pazienti nella vita di tutti i giorni (Rosen et al., 1989): (1) la Cura di sé (Self-care, 10 items); (2) la Non turbolenza (Non-turbulence, 12 items); (3) il Contatto Sociale (Socialization, 6 items); (4) la Comunicatività (Communication, 6 items); e (5) la Responsabilità (Responsibility, 5 items). Va sottolineato che le diverse sottoscale sono costituite da un numero differente di items, e per questo motivo il loro punteggio non è direttamente confrontabile, potendo il range di valori minimi-massimi variare per ciascuna di esse. Per una corretta interpretazione dei risultati va infine rimarcato che l'LSP chiede di valutare il funzionamento effettivo del paziente senza distinguere se il comportamento osservato sia il frutto di capacità autonome o di un intervento esterno qualsivoglia; pertanto un punteggio più elevato sta ad indicare maggiori competenze nell'area indagata, indipendentemente dal fatto che ciò sia ottenuto dal paziente sulla base delle proprie abilità e competenze o invece solo grazie ad un intervento assistenziale, come quelli effettuati nelle SR.
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Gennari, Marialuisa, and Giancarla Tamanza. "Incontrare i figli quando i genitori si separano. Il coinvolgimento dei figli nella valutazione psicogiuridica dell'idoneitŕ genitoriale." INTERAZIONI, no. 2 (February 2013): 55–72. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-002006.

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Abstract:
Il contributo illustra una modalitŕ clinico-familiare di realizzare le Consulenze Tecniche nei procedimenti di separazione e divorzio. Essa si fonda su una concezione relazionale della genitorialitŕ, intesa come una "funzione triangolare" che si determina nell'interrelazione tra i due genitori, il figlio ed i rispettivi sistemi relazionali di origine. In tale prospettiva il criterio valutativo preminente dell'adeguatezza genitoriale non si limita a considerare le "capacitŕ accuditive" di ciascun genitore, ma pone al centro dell'attenzione la capacitŕ e la volontŕ di ciascun genitore di promuovere l'accesso simbolico e fattivo dei figli all'intero contesto relazionale, ovvero la capacitŕ di ciascuno, di mantenere e consolidare la "unitŕ genitoriale" nei riguardi del minore stesso. Da tale presupposti teorici č stato sviluppato, all'interno di una logica di ricerca quasi-sperimentale, un protocollo operativo semistandardizzato, sia per quanto riguarda la procedura di intervento, sia per quanto riguarda le tecniche e gli strumenti. Tale specifica modalitŕ di lavoro č illustrata anche attraverso la presentazione di un caso clinico che mette in evidenza come essa sia particolarmente idonea a promuovere un costruttivo ascolto del minore all'interno dei processi giudiziali.
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Firinu, Lucia, and Nadia Melis. "Protocollo di una ricerca comparativa tra famiglie con disturbi del comportamento alimentare e famiglie con tossicodipendenza." PSICOBIETTIVO, no. 3 (November 2011): 107–19. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-003006.

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Abstract:
In questo articolo viene descritta una ricerca che tratta di famiglia e adolescenza. Numerosi studi evidenziano come l'adolescenza sia una fase critica del ciclo vitale della famiglia in cui possono manifestarsi comportamenti disfunzionali che danno vita a gravi disturbi. Dalla letteratura relativa agli studi fatti secondo un ottica sistemico relazionale relativamente alle famiglie con disturbo del comportamento alimentare e a quelle con disturbo da tossicodipendenza in adolescenza sembrerebbe che le due patologie siano espressione di una stessa modalitŕ di funzionamento familiare disfunzionale. Partendo da questi presupposti in questo articolo viene presentato un protocollo di ricerca che intende valutare se queste famiglie siano accomunate da medesimi stili affettivo-comunicativi. La valutazione č stata effettuata attraverso tre questionari: 1) Scala d'Intimitŕ Familiare (Cusinato, 1993); 2) Inventario delle Risorse Familiari (Cusinato, Cristante, 1995); 3) Family Assessment Device (Epstein, Baldwin, Bishop, 1993) che stiamo somministrando ai due gruppi sperimentali e al gruppo di controllo.
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Robjant, Katy, Danie Meyer, Elisabeth Kaiser, Elisa Kaltenbach, and Maggie Schauer. "e-NET: Narrative Exposure Therapy online. The challenges and opportunities of delivering trauma therapy remotely." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (January 2021): 11–24. http://dx.doi.org/10.3280/mal2020-003002.

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e-NET: La terapia dell'esposizione narrativa virtuale sfide e opportunità nell'offrire trattamenti per il trauma da remoto. Nell'ambito della salute mentale, a fronte dei diversi tentativi di accrescere l'accesso a cure basate sull'evidenza, soltanto un numero ristretto di pazienti riceve trattamenti trauma-focali adeguati. L'innovazione tecnologica è sempre più centrale nella facilitazione di scambi comunicativi virtuali rendendo non più necessario che il terapeuta e il paziente si trovino nello stesso luogo fisico. La e-NET, cioè la versione online del trattamento della Terapia dell'Esposizione Narrativa, rappresenta un'opzione ecologica ed economica per offrire terapie focalizzate sul trauma, oltre i confini e le restrizioni di movimento, superando le barriere per raggiungere popolazioni che non hanno, solitamente, un accesso semplice ai trattamenti. I traduttori e i professionisti sanitari possono accedere alla stanza virtuale della terapia in qualsiasi momento e non solo per offrire il trattamento ma anche per formare, dare supporto e fare supervisioni a terapeuti che lavorano sul trauma in tutto il mondo. L'articolo affronta le opportunità e le sfide di questo approccio innovativo, che si radica nel protocollo NET tradizionale, e propone casi clinici. I test post-trattamento dimostrano che la procedura è fattibile ed efficace e che sia necessaria una valutazione scientifica rigorosa come prossimo passo.
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Arzani, Jose Henrique. "BAIUTTI, M. (2019): Protocollo Di Valutazione Intercultura Comprendere, Problematizzare E Valutare La Mobilità Studentesca Internazionale. (Pisa: ETS), 172 pp." Revista Española de Educación Comparada, no. 39 (June 27, 2021): 301–3. http://dx.doi.org/10.5944/reec.39.2021.28882.

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Andreula, C. F., and A. Carella. "Malattie metastatiche dell'encefalo." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 101–13. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s320.

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Abstract:
La ricerca di metastasi cerebrali in pazienti con anamnesi oncologica positiva avviene mediante l'utilizzo di metodiche avanzate quali la TC e la RM. Il confronto tra le due metodiche si impone per la scelta dell'esame da eseguire, per la valutazione di eventuali falsi negativi preferendo una tecnica, per le considerazioni economiche del rapporto costi- benefici. Tale confronto però dev'essere eseguito ottimizzando al massimo le tecniche per evitare dati tendenziosi e facilmente correggibili. L'utilizzo della tecnica speciale TC con doppia dose di mezzo di contrasto e scansioni ritardate permette un'incremento del 67% di sensibilità della tecnica e il rilievo di circa il 12% di falsi negativi al confronto con la abituale tecnica TC. La RM di base ha una sensibilità sovrapponibile alla TC con tecnica speciale, mediante lo sfruttamento diagnostico della elevata sensibilità delle sequenze a lungo TR e TE per immagini appesantite in T2. L'avvento dei mdc paramagnetici (Gadolinio DTPA) ha permesso un ulteriore incremento di sensibilità della metodica ottenendo un aumento percentuale del 37% su dati di metastasi unica o dubbio di metastasi svelate dalla TC con tecnica speciale. Tali dati apparsi in letteratura concordano con la nostra esperienza personale, con minime variazioni percentuali. In conclusione è nostra opinione prospettare la necessità di adottare nel protocollo diagnostico della ricerca di metastasi la RM con mezzo di contrasto per le sue maggiori percentuali di sensibilità ed anche di specificità. Solo nei casi di difficile accesso agli impianti di RM si farà ricordo alla TC con tecnica speciale di doppia dose di mdc e scansioni ritardata; a sospetto molto fondato di presenza di metastasi e quadro TC negativo bisognerà ricorrere comunque alla RM con gadolinio DTPA. Tale ricerca meticolosa di un numero di metastasi diverso da uno risiede nella differente possibilità terapeutica chirurgica delle metastasi solitarie, con incremento della qualità e della quantità di vita.
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Cucinotta, D., M. A. Aveni Casucci, F. Pedrazzi, O. Ponari, M. Capodaglio, P. Valdina, I. Toxiri, et al. "Multicentre Clinical Placebo-Controlled Study with Buflomedil in the Treatment of Mild Dementia of Vascular Origin." Journal of International Medical Research 20, no. 2 (April 1992): 136–49. http://dx.doi.org/10.1177/030006059202000206.

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Abstract:
A study was carried out in 73 male or female patients suffering from mild vascular dementia. The experimental protocol involved an initial run-in period (14 days) and subsequent double-blind, randomized treatment with 300 mg buflomedil or placebo given orally twice daily for 90 days. At the end of this treatment period, all patients received buflomedil for a further 90 days and, thereafter, patients received buflomedil or no further treatment for another 90 days. The efficacy of buflomedil was monitored using rating scales and neuropsychological tests. The findings of the study indicate that buflomedil improved the symptoms of vascular dementia; the most improvement was recorded in patients who had received buflomedil for the longest period. Inadequacy, cooperation, psycho-affective disorders, self-care and somatic complaints were positively influenced by buflomedil. The efficacy of buflomedil may be due to its effects on platelet aggregation and improvement in blood flow distribution to the ischaemic brain and oxygenation of brain tissue. E' stato condotto uno studio su 73 pazienti maschi o femmine affetti da leggera demenza vascolare. Il protocollo sperimentale comportava un periodo iniziale preliminare (14 giorni) ed un successivo trattamento randomizzato in doppio cieco con somministrazione orale di 300 mg di buflomedil o di placebo due volte al giorno per 90 giorni. Al termine di tale periodo di trattamento, tutti i pazienti ricevettero buflomedil per ulteriori 90 giorni e poi, per altri 90 giorni, alcuni pazienti continuarono la terapia con buflomedil mentre altri non vennero sottoposti ad alcun trattamento. L'efficacia del buflomedil venne controllata usando scale di valutazione e test neuropsicologici. I risultati dello studio indicano che il buflomedil allevia i sintomi della demenza vascolare. I maggiori miglioramenti vennero riportati nei pazienti ai quali era stato somministrato buflomedil per il periodo più lungo. Problemi di inadeguatezza, cooperazione, psico-affettività, cura della propria persona e disturbi somatici furono tutti positivamente influenzati dal buflomedil. L'efficacia di questo farmaco potrebbe essere attribuita ai propri effetti sull'aggregazione delle piastrine, sulla migliore distribuzione del flusso ematico nel cervello ischemico e sull'ossigenazione dei tessuti cerebrali.
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Martinoli, C., and E. Tomaselli. "Equitŕ ed eccellenza nella riabilitazione visiva: l'esperienza dell'Istituto "D. Chiossone"." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 1 (October 2009): 74–97. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-001007.

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Abstract:
- In relazione agli obiettivi del programma Vision 2020, che comprendono l'eliminazione della cecitŕ da cause evitabili, la IAPB (International Agency for Prevention of Blindness) raccomanda alle strutture interessate l'applicazione di due principi: equitŕ ed eccellenza. Il Centro di Riabilitazione Visiva dell'Istituto "D. Chiossone" ha stabilito di attuare nella propria attivitŕ i suddetti principi adottando il Sistema di Gestione per la Qualitŕ come previsto dalla norma UNI EN ISO 9001:2000. Sono state quindi implementate procedure standardizzate per la presa in carico degli utenti sia nella fase di ammissione al Centro sia in quelle della valutazione funzionale e dell'elaborazione del progetto riabilitativo individuale. Tali procedure consentono di garantire al tempo stesso l'uniformitŕ (= equitŕ) e la personalizzazione (= eccellenza) dei trattamenti, che vengono programmati e sottoposti a verifica attraverso l'applicazione di 25 protocolli elaborati presso il Centro, 16 dei quali destinati all'etŕ evolutiva. Nel presente lavoro vengono elencati e commentati i protocolli; alcuni di essi, a titolo esemplificativo, sono riportati in allegato.Parole chiave: riabilitazione visiva, protocolli di valutazione, Sistema di Gestione per la Qualitŕ
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Scotti, G., C. Righi, F. Simionato, and Ming Hua Li. "Trattamento endovascolare degli aneurismi intracranici con spirali staccabili (GDC)." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 5 (October 1994): 723–33. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700502.

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Abstract:
Tra Giugno 1993 e Agosto 1994, sono stati trattati con spirali staccabili di Guglielmi 32 pazienti con aneurismi intracranici subaracnoidei. Il gruppo è composto da 24 femmine e 8 maschi, con età media di 53 anni. Venti pazienti sono stati trattati in fase acuta a seguito di emorragia subaracnoidea; 12 sono stati diagnosticati per la presenza di segni neurologici legati alla sede e dimensione dell'aneurisma (effetto massa, deficit di nervi cranici), o sono stati un riscontro occasionale. Per quanto riguarda le dimensioni, 15 aneurismi erano piccoli (meno di 10 mm di diametro), 11 erano grandi (fra 10 e 25 mm di diametro) e 6 erano giganti (più di 25 mm di diametro, comprendendo la porzione eventualmente trombizzata). Un elemento importante nel condizionare le probabilità di successo del trattamento endovascolare è rappresentato dalle dimensioni del colletto in rapporto alle dimensioni dell'aneurisma: 14 aneurismi avevano un colletto di diametro inferiore ai 4 mm (10 piccoli, 3 grandi e un gigante) e 12 un colletto di diametro superiore ai 4 mm (3 piccoli, 5 grandi e 4 giganti); negli altri 6 non è stata possibile una valutazione sufficientemente accurata. Gli aneurismi del circolo posteriore erano 11, 8 dell'apice e 3 del tronco della basilare. Tutti i pazienti sono stati trattati in anestesia generale; gli ultimi 22 pazienti erano in eparinizzazione totale. I controlli a distanza sono disponibili solo per un numero limitato di pazienti (3 a 12 mesi; 5 a 6 mesi e 2 a 4 mesi); tutti i pazienti hanno avuto un controllo angiografico immediato e ad una settimana dal trattamento. Secondo il protocollo tutti i pazienti avranno un controllo angiografico ad un anno e possibilmente a 24 mesi dal trattamento. Il controllo angiografico ha mostrato occlusione completa dell'aneurisma in 18 pazienti (56%), occlusione parziale in dodici (38%) (di cui in 6 superiore all '80%). In due pazienti (6%) non è stato possibile posizionare il microcatetere Tracker all'interno dell'aneurisma. Questi due pazienti sono stati successivamente operati, come altri due in cui non era stato possibile posizionare un numero di coils adeguato per ottenere un packing soddisfacente ed era residuato un colletto non protetto. Tre pazienti sono stati trattati due volte; in due il trattamento è stato ripetuto perchè un controllo a 6 mesi aveva documentato ricanalizzazione parziale dell'aneurisma, nel terzo perchè il posizionamento delle coils era stato interrotto la prima volta per il riscontro di embolo nella arteria cerebrale media. Non si sono rilevate differenze nella percentuale di occlusione in funzione della sede dell'aneurisma; per quanto riguarda le dimensioni, la percentuale di occlusione completa e del 33% negli aneurismi giganti, del 63% in quelli grandi e del 70% in quelli piccoli. Nella nostra casistica il diametro del colletto non sembra influenzare in maniera significativa la percentuale di chiusura completa; ciò può essere tuttavia espressione del numero per ora basso di aneurismi trattati. Sui 14 aneurismi con colletto piccolo si è avuta chiusura completa in 5 dei 10 piccoli, vale a dire solo il 50%. Tuttavia in due pazienti non e stato possibile introdurre le spirali nell'aneurisma e si tratta quindi di insuccessi tecnici. Se quindi si considerano 8 aneurismi trattati la percentuale sale al 62%. Tutti i tre aneurismi grandi sono stati occlusi completamente (100%) mentre la chiusura dell'unico aneurisma gigante è stata parziale. Nei 12 aneurismi con colletto di diametro superiore ai 4 mm, 2 su 3 piccoli sono stati chiusi completamente (66%), 3 su 5 grandi (60%) e 1 su 4 giganti (25%). Nessun paziente è morto in conseguenza diretta del trattamento; due pazienti, entrambi con emorragia subaracnoidea di grado 3–4 sono morti cinque giorni dopo il trattamento. Si trattava di aneurismi della comunicante anteriore, in un caso associato a spasmo della cerebrale anteriore con successivo infarto frontale e nell'altro con ematoma frontobasale mesiale, prodottosi dopo il posizionamento delle coils. Si sono registrate 5 complicanze emboliche (15%) durante il trattamento o nelle prime dodici ore successive; tutte tranne una in pazienti non eparinizzati. Quattro delle complicanze sono state sintomatiche con deficit neurologici residui in 3 pazienti, da lieve afasia a grave emiparesi. In un paziente si è prodotta rottura dell'aneurisma nel corso del posizionamento delle coils, per eccessivo avanzamento del Tracker dopo la quarta coil. Il posizionamento di una quinta coil ha conseguito il tamponamento della rottura. In totale sono state impiegate 155 spirali con una media di cinque spirali per paziente; questo alto numero è spiegato dalla prevalenza, nel nostro gruppo, di aneurismi grandi o giganti.
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Borin, D., C. Piovan, T. Bovolon, N. Olivieri, M. Barbiero, and C. Loschiavo. "Esperienza nell'utilizzo di un nuovo presidio per il Priming dei CVC nel trattamento di Emodialisi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 1 (January 24, 2018): 18–24. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1192.

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Abstract:
Il catetere venoso centrale rappresenta uno dei possibili accessi vascolari per il paziente in emodialisi. I protocolli attualmente in uso per la procedura di attacco prevedono una serie di manovre di movimentazione del sangue seguite da ripetute connessioni-sconnessioni di alcune siringhe, con possibili rischi infettivi sia per il paziente sia per l'ambiente e con una valutazione soggettiva della portata dell'accesso. In questa breve esperienza abbiamo utilizzato un nuovo presidio, denominato “Haemocatch”, che permette di aspirare il sangue da entrambi i lumi del catetere venoso centrale mediante una sola siringa, di restituire il sangue filtrato e privo di eventuali coaguli e di quantificare la portata dell'accesso prima dell'inizio della seduta dialitica in un sistema chiuso. I vantaggi di questo device innovativo sono la standardizzazione del metodo di priming, la riduzione del numero delle connessioni con conseguente minor esposizione al rischio di infezioni, la maggiore sicurezza sia per il paziente sia per l'operatore e la preliminare valutazione della portata dell'accesso, che fornisce un'importante informazione all'operatore e riduce l'evenienza di interruzione del trattamento per portata insufficiente.
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Di Trani, Michela, Stefano Marinucci, and Daniela Tortolani. "Il modello analitico di fronte alla diagnosi di disturbo da deficit dell'attenzione ed iperattivitŕ." PSICOBIETTIVO, no. 2 (July 2012): 40–56. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002003.

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Abstract:
Gli autori affrontano una riflessione critica sulla diagnosi ed il trattamento dell'ADHD, soffermandosi sui protocolli di valutazione, gli strumenti diagnostici e l'utilizzazione dei farmaci. Rispetto a quest'ultimo argomento, dopo aver segnalato le strategie messe in campo dalle case farmaceutiche, vengono descritti i farmaci, le indicazioni e gli effetti collaterali, discutendo gli studi che hanno mostrato una limitata efficacia dei farmaci nel breve periodo e una equivalenza con interventi psico-sociali nel lungo periodo. S'ipotizza la necessitŕ di rivedere la classificazione nosografia dell'ADHD, alla luce dell'interazione di aspetti genetici e determinanti psico-sociali, e di limitare l'uso dei farmaci ad un trattamento sintomatico e temporaneo.
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Giangiacomo, Bruno. "Obiettivo 2. Questioni di ordinamento giudiziario. Interferenze tra sistema disciplinare e valutazioni di professionalitŕ dei magistrati." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2010): 103–12. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002008.

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Abstract:
La recente introduzione nel sistema processuale civile del procedimento sommario di cognizione ha accentuato lo stato di disagio degli operatori di fronte a un metodo di legiferare per aggiustamenti progressivi scoordinati e contraddittori. Ancor piů necessaria, in una situazione siffatta, appare una definizione ed elaborazione di prassi organizzative e interpretative capaci di restituire un minimo di coerenza e razionalitŕ al sistema. A ciň mira il protocollo predisposto dall'Osservatorio "Valore Prassi" di Verona.
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Miano, Paola, Valeria Granatella, and Maria Garro. "Identitŕ di genere e benessere psicosociale nella condizione intersessuale." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (May 2011): 9–14. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-001002.

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Abstract:
Le autrici sottolineano come il ricorso a strategie di coping funzionali aumenti l'espressione di esiti positivi relativamente all'identitŕ di genere, alla funzionalitŕ sessuale e alle relazioni sociali, focalizzando l'attenzione sia sui processi di costruzione dell'identitŕ sessuale e di genere, sia sugli elementi che i soggetti con una diagnosi di Disturbo della Differenziazione Sessuale (DSD) percepiscono come distonici rispetto al sé. A partire dalla carente disponibilitŕ di schemi narrativi in grado di contenere la storia dei soggetti in condizione intersessuale, viene evidenziata la possibilitŕ che il punto di vista delle persone con DSD influenzi la definizione dei protocolli di intervento e promuova la valutazione della condizione intersessuale come un aspetto dell'identitŕ di genere.
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Marri, Marcello. "Valutazione e terapia del dolore nel disabile grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 49–54. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003008.

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Abstract:
Negli ultimi anni la ricerca di laboratorio e quella clinica hanno aperto nuovi scenari nella fisiopatologia del dolore, permettendo un'approfondita comprensione di numerosi eventi presenti nella persona sofferente. La trasformazione del dolore da "sintomo-segnale d'allarme" caratteristico dell'evento acuto in una vera e propria sindrome "dolore-malattia" caratteristica del quadro cronico č in funzione della "persistenza nel tempo" o della "alta intensitŕ non controllata". All'evoluzione temporale del dolore č associato l'impatto negativo sulla persona. Differenze di ordine neurofisiologico, neuropsicologico e comportamentale giustificano la distinzione dolore acuto-sintomo/dolore cronico-sindrome [4]. Queste scoperte, insieme ad una nuova sensibilitŕ culturale che si č fatta strada nella societŕ civile, hanno permesso a molti operatori sanitari di porre il dolore al centro dell'attenzione della loro attivitŕ assistenziale. Pertanto si sono predisposti e vengono seguiti in molti Centri di cura protocolli e/o procedure che prevedono l'utilizzazione di scale per la valutazione dell'intensitŕ percepita del dolore o della inabilitazione che ne consegue e per la misurazione della componente affettiva, in diversi tipi di soggetti e/o in diversi quadri patologici, utilizzando, come nel caso dei neonati/lattanti o di condizioni cliniche estreme (coma farmacologico), il rilievo del cambiamento di alcuni parametri vitali o fisiologici. Queste scale possono essere distinte, semplificando e dal punto di vista della modalitŕ di "somministrazione", in due gruppi: quelle di Autovalutazione e quelle di Eterovalutazione. Numerose équipe hanno lavorato per trovare i segni comportamentali e fisici idonei a reperire e misurare il dolore nel bambino con disabilitŕ complessa e che non puň esprimersi verbalmente [3]. In Francia l'équipe dell'Ospedale "San Salvadour" (Hyčres) ha messo a punto una scala di 10 item, la DESS (Douleur Enfant San Salvadour), sul modello della DEGR (Douleur Enfant Gustave Roussy). I 10 punti si riferiscono alle modificazioni, in presenza di dolore, di segni neurologici abituali [2]. Un gruppo canadese ha messo a punto e validato una lista di 30 item molto semplici (pianto, grido, gemito, smorfia ecc.) che non necessita di conoscenza preliminare del bambino con disabilitŕ: č la NCCPC (Non-Communicating Children's Pain Checklist) [1]. Per trattare il dolore abbiamo a disposizione due approcci: cercare di interferire con il Sistema Eccitatorio filtrando o inibendo la trasmissione del messaggio "dolore" o rinforzare il Sistema Inibitorio. I mezzi a disposizione per ridurre il dolore sono numerosi e complementari. Per ottenere buoni risultati č sovente necessario associarne molti.
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Casella, Claudia, Claudio Buccelli, Adriana Scuotto, and Emanuele Capasso. "Clinical trials e verifica dell’appropriatezza dell’informazione." Medicina e Morale 69, no. 1 (April 20, 2020): 11–22. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.605.

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Abstract:
Nella valutazione dei protocolli sperimentali accurata attenzione viene posta dai Comitati Etici Territoriali alla “Scheda informativa” (SI) da sottoporre ai pazienti, per verificarne efficacia e correttezza di formulazione, ai fini della loro preventiva dichiarazione di consapevole, inequivoca, libera autodeterminazione alla sperimentazione proposta. Va, però, osservato che frequentemente la SI, redatta con terminologia tecnica, oltre a risultare inappropriata, assume la fisionomia di una sorta di “liberatoria” di responsabilità nei confronti di possibili danni per lo sperimentatore stesso e per lo sponsor più che di strumento di effettiva tutela dei pazienti. In tale ambito si è condotta un’indagine statistico-conoscitiva sui dati del Comitato Etico Università Federico II, relativa a 1076 protocolli di ricerca esaminati nel periodo 2012-2016. Dall’indagine è emerso che la SI contenuta nei protocolli di tipo profit, anche per l’influenza esercitata dal dilagante fenomeno della medicina difensiva, è costituita da un numero medio di pagine notevolmente superiore rispetto a quello dei clinical trials no-profit. Questa constatazione è di notevole rilievo giacché la prolissità delle SI (che talvolta superano anche le 40 pagine) e l’oscurità lessicale che non infrequentemente vi si ritrovano contrastano con quel messaggio di chiarezza essenziale su cui deve strutturarsi un’adesione libera e consapevole al percorso sperimentale. Vivamente apprezzabile è, pertanto, l’attività svolta dai Comitati Etici Territoriali, ai quali è attribuito, fra gli altri, l’insostituibile compito di vigilare sulla comprensibilità della SI proprio al fine di garantire nel grado più elevato possibile la tutela del diritto all’autodeterminazione dei pazienti anche in tema di sperimentazioni cliniche.
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Bompiani, Adriano. "Una valutazione della “Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina” del Consiglio d’Europa." Medicina e Morale 46, no. 1 (February 28, 1997): 37–55. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.888.

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Abstract:
L’articolo si occupa della recente “Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina” elaborata dal Comitato Direttivo per la Bioetica (CDBI) della Comunità Europea ed approvata dal Comitato dei Ministri europei nel novembre del 1996. Premesso che il testo approvato andrà implementato da protocolli esplicativi dei principi affermati nella Convenzione stessa, l’autore traccia un breve excursus storico del documento analizzando le ragioni che ne hanno giustificato la stesura, i criteri generali adottati ed i principi etici fondamentali che hanno ispirato l’articolato. L’analisi della Convenzione procede nel tentativo di dare risposta ai seguenti quesiti: Come valutare la Convenzione in merito ai contenuti? a quali principi e criteri etici corrispondono le proposte della Convenzione? e, infine, quali sono gli aspetti che riguardano gli obblighi degli Stati firmatari, i meccanismi di controllo, quali le riserve ed interpretazioni dello strumento internazionale? In breve, l’ultima parte del lavoro può riassumersi nel seguente modo: 1. il testo della Convenzione risulta apprezzabile in alcuni punti (come nell’affermazione della necessità di protezione dell’essere umano, che rimane prioritario rispetto agli interessi della società) e discutibile in altri (quali, ad esempio, la tutela della vita prenatale, la tecniche di procreazione artificiale, l’assistenza ai morenti, ecc.); 2. la Convenzione si rifà ai principi etici di una medicina attiva, tecnologica e sperimentale diffusi largamente nel mondo anglosassone, il cosiddetto “principialismo”; 3. vengono stabilite delle procedure volte a garantire l’adempimento delle affermazioni contenute nella Convenzione, anche se gli Stati membri possono, al momento della ratifica, formulare riserve nel caso in cui una legge in vigore sul proprio territorio non sia conforme alla disposizione della Convenzione.
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Spagnolo, A. G., and R. Minacori. "Farmacogenetica e Farmacogenomica: aspettative e questioni etiche." Medicina e Morale 51, no. 5 (October 31, 2002): 819–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.683.

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Abstract:
La farmacogenetica è stata inizialmente definita come lo studio della variabilità di risposta individuale al farmaco legata all’ereditarietà e alle caratteristiche genetiche personali e familiari. Durante l’ultima decade il termine farmacogenomica ha ulteriormente affinato tale definizione delineando con più precisione gli ambiti e le finalità di questo nuovo ambito scientifico. L’obiettivo è ancora più affascinante e importante: sviluppare e utilizzare nuove terapie farmacologiche personalizzate, più efficaci e meno dannose, utilizzando le scoperte sul genoma umano. Dallo sviluppo di questa nuova applicazione della genetica probabilmente dipenderà anche un mutamento nella prassi medica, con nuovi criteri diagnostici e soprattutto nella possibilità di somministrare delle terapie personalizzate. La genomica applicata alla ricerca farmacologica, oltre alle diverse problematiche tecnico-scientifiche che ancora sono in via di risoluzione, impone anche, per l’ambito di applicazione - il genoma umano, quindi anche la persona umana, e le finalità che si prefigge cioè pervenire a nuove e ottimali soluzioni terapeutiche attraverso la ricerca clinica - un’ampia riflessione etica rispetto ad una pluralità di elementi in gioco. D’altra parte occorre anche considerare che ai vantaggi di una quota di popolazione potrebbero correlarsi svantaggi terapeutici per altre fasce di popolazione minoritarie, perciò è fondamentale che un’ampia e articolata riflessione e adeguate soluzioni vengano intraprese prima che la commercializzazione dei tests farmacogenetici possa causare discriminazioni tra i pazienti. Nell’articolo, gli Autori evidenziano le questioni etiche relative alla ricerca farmacogenetica di base, all’identificazione, alla collezione e alla brevettabilità dei dati, alla ricerca farmacogenetica applicata, con lo sviluppo di dispositivi diagnostici e il loro uso nelle sperimentazioni cliniche, alle procedure per la conservazione e dei campioni biologici e dei dati e per la tutela della riservatezza, al ruolo dei Comitati di Etica nella valutazione dei protocolli sperimentali di farmacogenetica, al consenso informato per i soggetti di sperimentazione.
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Eijk, Willem J. "Il porre fine alla vita di neonati handicappati Dal Protocollo di Groningen al regolamento nazionale olandese." Medicina e Morale 56, no. 6 (December 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.296.

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Abstract:
Dal 2004, nei Paesi Bassi e al di fuori di essi, con il Protocollo di Groningen è stato messo nell’agenda del dibattito pubblico concernente l’eutanasia il porre fine alla vita di neonati. Nel frattempo, il governo olandese ha redatto un regolamento nazionale che è in vigore dal 2006. Ogni vita umana, quindi anche quella del neonato, è un valore intrinseco che non può essere sacrificato, nemmeno per porre termine alla sofferenza. La sofferenza insopportabile e senza prospettive non può essere usata come criterio per giustificare la soppressione attiva della vita. La sofferenza insopportabile pare essere giudicata dai medici in modo diverso. Anche sulla valutazione della sofferenza senza prospettive, le opinioni dei medici sembrano divergere notevolmente. La sedazione palliativa può essere una soluzione per riportare la sofferenza a proporzioni sopportabili. Può considerarsi legittimo rinunciare ad una terapia che prolunghi la vita, anche se così ne viene accelerata la fine. ---------- From 2004 through the Groningen Protocol the termination of life of neonates was put on the agenda of the debate concerning euthanasia inside and outside the Netherlands. In the meantime Dutch government has established the national regulations, effective from 2006. Every human life, including that of the neonate, is an intrinsic value, which may not be sacrificed, also not in order to end suffering. The being unbearable and the hopelessness of suffering may not be used as a criterion for justifying active termination of life. The opinions regarding the hopelessness of suffering also appears to differ among physicians. Palliative sedation may be a solution in order to reduce suffering to bearable proportions. It may be legitimate to renounce life prolonging treatment, also when the end of life is accelerated by doing so.
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Anna, Antonacci, Abbinante Antonia, De Vito Danila, Praino Emanuela, and Iannone Florenzo. "Alterazioni del cavo orale e qualità della vita nel paziente sclerodermico. Aspetti clinici. Capillaroscopici e condizionamenti psicologici." Journal of Advanced Health Care, January 8, 2020. http://dx.doi.org/10.36017/jahc2001-005.

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Abstract:
La Sclerosi Sistemica è una malattia infiammatoria del tessuto connettivo caratterizzata da una risposta autoimmune che causa vasculopatia e accumulo di collagene nella pelle e negli organi interni. Obiettivo: verificare gli effetti della malattia sul cavo orale del paziente sclerodermico e la sua influenza sulla qualità della vita, analizzando aspetti clinici, capillaroscopici e psicofisici. A tal fine è stato condotto uno studio osservazionale su 25 pazienti affetti. Sono stati rilevati indici specifici per la valutazione dello stato di salute dento-parodontale, eseguita la capillaroscopia orale e somministrati test per verificare l'impatto della patologia sulla qualità della vita. E’ stato impostato un protocollo preventivo-terapeutico per alleviare la sintomatologia presente e ritardare la progressione delle patologie orali. La deformità delle mani, l’ipomobilità di lingua e labbra, la microstomia e la xerostomia, compromettono le condizioni di igiene orale dei pazienti sclerodermici . La presenza di ectasie, microemorragie e megacapillari alterano gravemente il microcircolo. La progressiva disabilità, i continui cambiamenti del loro aspetto e le sofferenze fisiche favoriscono il peggioramento della qualità della vita Sulla base dei dati emersi, risulta fondamentale la collaborazione dell’igienista dentale con il reumatologo per l’attuazione di un piano personalizzato che consideri in modo prioritario il contesto bio-psico-sociale del paziente.
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Di Pietro, Maria Luisa, Paola Parente, and Ciro D’Alò. "Trapianti da donatore a cuore fermo: il caso del paziente pediatrico." Medicina e Morale 58, no. 4 (August 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.239.

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Abstract:
In presenza di grave insufficienza d’organo, il trapianto è la sola e unica soluzione per salvare la vita del paziente. Si stima che, attualmente, in Italia oltre 9.000 persone siano in lista d’attesa per un trapianto di organo: anche se vi è stato un incremento del numero di donazioni negli ultimi decenni, il gap tra donatori e pazienti in attesa è in continua crescita. Secondo la maggior parte delle società di trapiantologia, i donatori a cuore non battente (NHBD) possono essere una fonte di reperimento degli organi. Quanto la donazione da NHBD può ampliare il pool dei donatori? Quali sono i rischi legati al prelievo di organi da NHBD non solo per il donatore ma anche per il ricevente? Nel tentativo di chiarire almeno alcuni di tali interrogativi abbiamo condotto un’analisi della letteratura scientifica internazionale. Per valutare, poi, la possibilità di ampliamento del pool di donatori con l’introduzione di un protocollo da NHBD nella popolazione pediatrica del Policlinico “A. Gemelli” in Roma, abbiamo condotto uno studio retrospettivo sui pazienti pediatrici deceduti nel corso del triennio 2004-2007. I risultati sembrano indicare la possibilità di raddoppiare il potenziale pool di donatori; questi dati richiedono poi una valutazione attenta, innanzitutto alla luce delle percentuali di opposizione alla donazione che nell’età pediatrica sono ancora più significative che nell’adulto. I risultati ottenuti sono solo il punto di partenza per un’analisi più approfondita sui problemi relativi ai trapianti e alla donazione di organi. ---------- In case of end stage organ failure, organ transplantation is the one and only solution to save patient’s life. Currently, in Italy, more than 9.000 people are awaiting for an organ transplantation; even though the number of organ donation has been increasing during last decades, gap between organ demand and transplantation is still wide. According to ideas of most society of transplantation, non heart beating donors (NHBD) could be a solution to the shortage of organs. How much NHBD could widen donors pool? Which ones and how many risks involve NHBD, even for donors or transplantation recipients? Trying to answer these questions, we led an analysis on NHBD data in international literature. To evaluate the potential of NHBD to expand the pool of donors in pediatric population of “Policlinico Gemelli” in Rome, we studied all deceased pediatric patients in the years 2004-2007. Results showed that the potential pool of donors could be twice as much, but these data should esteem about parental opposition, in particular in pediatric age. These data represent only a starting point for a deeper analysis of transplantation and donation related problems.
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Amendola, G., S. Caprioglio, E. Mantia, S. Spagna, M. Zoppi, S. Mombello, G. Montobbio, A. Pepoli, and M. Palermo. "Studio descrittivo delle evidenze neuropsicologiche in un gruppo di pazienti HIV positivi afferenti al reparto malattie infettive dell’ospedale di Alessandria." Working Paper of Public Health 1, no. 1 (June 15, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2012.6785.

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Obiettivi: Le ormai note complicanze neurologiche nell’infezione da HIV comportano la necessità di introdurre la figura del neuropsicologo nel team dedicato, con l’obiettivo iniziale di definire un modello di presa in carico per l’utenza e descriverne le caratteristiche e i bisogni rilevati. Metodologia: data la particolare caratterizzazione sottocorticale del danno neuro-cognitivo secondario a HIV, che interessa in modo trasversale un po’ tutti i sistemi neurocognitivi, è stato necessario ricorrere, sul campione iniziale che qui descriviamo, composto da 31 pazienti, ad un’ampia batteria di prove neuropsicologiche, in linea con i protocolli internazionali, completata da un questionario di valutazione dell’umore (Beck Depression Inventory) e un’intervista sulla tipologia, qualità e livelli di soddisfazione all’interno dei principali legami di appartenenza. Risultati: i dati fino oggi raccolti hanno mostrato specifiche difficoltà a livello di funzioni esecutive. Alcuni indici di confronto, che dovranno essere sottoposti a successive conferme e più fini analisi, sono risultati suggestivi per la possibilità di individuare e selezionare, tra quelli comunemente usati in questo campo, alcuni paradigmi neuropsicologici dotati della più alta validità di costrutto e di specificità predittiva. Conclusioni: le azioni neuropsicologiche sembrano poter rappresentare, oltre ché un fattore preventivo per i pazienti con HIV, una verifica ed eventuale adeguamento dei livelli di aderenza alle terapie, utile al fine di ottimizzare le risorse. Garantiscono inoltre, grazie all’offerta di un possibile “contenitore” dato dallo specialista, di ridurre il gravoso carico emotivo della malattia.
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Iannone, M. T., F. Bordin, C. Magnani, C. Mastroianni, G. Casale, and D. Sacchini. "Ruolo ed attività di un Comitato di Bioetica in un Centro di cure palliative: l’esperienza di Antea." Medicina e Morale 62, no. 1 (February 28, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.112.

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Abstract:
L’articolo esamina l’attività del Comitato di Bioetica di Antea (CB-Antea), Associazione onlus dedicata all’assistenza gratuita a domicilio ai pazienti in fase avanzata di malattia, istituito nel 2008. Il CB-Antea si propone di proteggere e promuovere i valori della persona umana in tutte le attività assistenziali e scientifiche che si svolgono all’interno dell’Associazione. Tale attività si estrinseca attraverso la formulazione di linee-guida comportamentali per problemi clinico-assistenziali, l’espressione di pareri per rispondere a quesiti specifici su temi di bioetica, l’attenta valutazione dei princìpi e dei canoni che sottendono ad una buona relazione operatore-paziente, anche attraverso l’informazione e il consenso agli atti medici che vi si svolgono. Questo organismo si è proposto, sin dall’inizio, come il luogo di condivisione dell’attività assistenziale, in cui esperti di varie discipline potessero contribuire a supportare tanto il personale sanitario, motivandolo ad assumere uno stile etico condiviso e individuando percorsi di sensibilizzazione alle problematiche di etica e di bioetica di fine vita, quanto i pazienti ed i familiari per riflettere ed affrontare al meglio tutte le questioni potenzialmente conflittuali. Il CB-Antea, organizzato ai sensi della normativa italiana vigente, è organo consultivo per la direzione sanitaria, l’amministrazione, il personale – sanitario e non – di Antea, ed eventualmente di enti diversi ed altre persone interessate che ne facciano richiesta. I principali ambiti di attività del Comitato di Bioetica del Centro Antea sono: formazione e sensibilizzazione bioetica; analisi etica di casi clinici; ideazione, approvazione, coordinamento e attuazione di progetti di ricerca in ambito farmacologico, clinico non farmacologico, assistenziale, sociale, psicologico e formativo; formulazione di linee guida comportamentali e raccomandazioni per problemi clinico-assistenziali interni ad Antea. Dalla sua istituzione ad oggi, il CB-Antea si è dedicato ad alcuni temi importanti, quali la Carta dei Valori Antea; la promozione e riconoscimento di Antea come Centro di Ricerca; la produzione di protocolli, procedure operative e materiale facilmente fruibile per il personale della struttura; supporto alla stesura dei progetti di ricerca; rivalutazione dei processi informativi e di consenso. ---------- The article deals with the activities of the “Antea” Ethics Committee (CB-Antea), a non-profit association dedicated to providing free care for advanced/ terminal patients. CB-Antea was established in 2008, aimed to protect and promote the values of the human person in all scientific and charitable activities that take place within the Association. This activity is expressed through the formulation of behavioral guidelines and the expression of advices for addressing issues in palliative medicine and care; the careful evaluation of the principles and standards that underlie a good health professional – patient relationship, through information and consent to medical procedures that take place in Antea. This body has been proposed, from the outset, as the place for sharing the care process, in which experts from different disciplines could help support both the medical staff to assume a shared ethical professional style and the patients and their families to better address all potentially conflicting issues. The CB-Antea has an advisory role for the Antea healthcare work and administration. The main activities are: training in bioethics; clinical ethics consultation; support for designing and conducting of Antea clinical-sociale research projects; development of internal behavioral guidelines and recommendations. From 2008, CB-Antea is devoted to some important issues, such as the drafting of Antea Charter of Values; the promotion of Antea as Research Centre; the production of protocols, operating procedures and material easily accessible for clinical staff; support for the preparation of research projects; revaluation of information processes and consent
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Cesana, Bruno Mario, and Elio Mario Briganzoli. "La figura del biostatistico nei Comitati Etici (CE). Linee guida per il ruolo del biostatistico e per l’attività del biostatistico nella revisione dei protocolli degli studi proposti al parere dei CE." Medicina e Morale 65, no. 5 (November 23, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.454.

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Abstract:
Gli autori considerano il ruolo del Biostatistico (BS) dei Comitati Etici (CE) per i farmaci in Italia e delineano le competenze che tale figura di professionista dovrebbe possedere unitamente alle problematiche che l’emissione del parere da parte del CE comporta dal punto di vista statistico. Oltre gli aspetti di natura generale, sono considerati gli specifici campi in cui la metodologia statistica deve applicarsi al fine di valutare la scientificità e la eticità degli studi sottoposti a parere al CE. In particolare, è considerato il riconoscimento professionale del BS del CE, il ruolo che il BS del CE ha nel considerare gli aspetti di sua precipua competenza dei protocolli sottoposti a parere sia per quanto riguarda gli studi sperimentali e, quindi, la randomizzazione, la definizione della popolazione obiettivo dell’analisi, l’individuazione degli endpoint, la rilevazione delle variabili, la formalizzazione delle ipotesi statistiche che portano al calcolo della dimensione campionaria. Inoltre, sono considerati gli aspetti relativi alla formulazione del piano dell’analisi statistica. Infine, una serie di tipologie di studi sperimentali ed osservazionali con i peculiari aspetti metodologici di natura statistica sono considerati unitamente agli avvertimenti da dare al BS del CE per portare il suo fattivo contributo alla valutazione ed alla loro discussione nel contesto del CE.The authors consider the role of the Biostatistician of the Ethics Committees (EC) for Drugs in Italy and outlines the skills that this professional figure should possess together with the problems that the issuance of a judgment by the EC acts from the point of view statistical. Besides the aspects of a general nature, the authors regarded the specific fields in which the statistical methodology must be applied in order to approve the scientific and ethical nature of the studies submitted to the EC opinion. Particularly, it is considered the professional recognition of the Biostatistician of the EC, and his/her role in the context of the EC in considering the aspects of his/her primary field of knowledge regarding the protocols submitted to the CE. The different aspects regard the experimental studies and, therefore, the randomization, the definition of the target population, the identification of the endpoints, the detection of the variables, the formalization of the statistical assumptions that lead to the calculation of sample size. Finally, the aspects relating to the development of the statistical analysis plan are taken into account. Finally, several experimental and observational studies with their specific methodological statistical aspects are considered together with the warnings to be given to the Biostatistician of the EC to bring his/her active contribution to the evaluation and the discussion in the context of the EC section.
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Di Rienzo, Paolo, Aline Sommerhalder, Massimo Margottini, and Concetta La Rocca. "Apprendimento permanente, saperi e competenze strategiche: approcci concettuali nel contesto di collaborazione scientifica tra Brasile e Italia (Lifelong learning, knowledge and Strategic Competence: conceptual approaches in the context of scientific collaboration between Brazil and Italy)." Revista Eletrônica de Educação 12, no. 3 (October 7, 2019). http://dx.doi.org/10.14244/198271993584.

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Abstract:
This essay aims to show some approaches in the understanding of the lifelong learning concepts, knowledge, competence, from a literature review with the contributions of Dewey, Bruner, Freire, Schon and Tardif among others. Coming from theoretical studies carried out by Italian researchers and a Brazilian researcher, through their Research Centers/Laboratories and international collaborative partnership between Brazilian and Italian Universities, this text addresses from the undertake scientific literature, key terms which support the held studies. From the considerations, it is highlighted the regular understanding around lifelong learning concept, which considers the human condition for the permanent learning and valuing experiences from different contexts, such as family and school (basic and higher education). In view of this, the approximation between the concepts of competence and knowledge was also highlighted, recognized and valued as fundamental elements for the learning process and for the development of critical and reflexive thinking, and consequently transforming daily problems and challenges. The task reinforces the research network, pursuing the improving theoretical knowledge to subsidize the scientific research production in the educational field, besides Brazilian or Italian academic walls.SommarioQuesto saggio ha l’obiettivo di presentare gli approcci sulla definizione dei concetti di apprendimento permanente, saperi e competenze, partendo da una revisione della letteratura, con i contributi,tra gli altri, di Dewey, Bruner, Freire, Schon e Tardif. A partire dall’analisi teorica condotta da ricercatori italiani e una ricercatrice brasiliana, mediante i loro centri di ricerca/laboratório, e l’accordo di collaborazione internazionale tra l’università brasiliana e italiana, questo testo affronta, in base alla letteratura scientifica, i termini chiave che supportano gli studi realizzati. Dalle argomentazioni espresse, emerge la posizione comune sul concetto di apprendimento permanente o per tutta la vita, che considera l’approccio umanistico e la valorizzazione delle esperienze provenienti da diversi contesti come la famiglia e la scuola (in particolare di base e superiore). In questa prospettiva, si mette in evidenzia anche l'approssimazione semantica tra i concetti di competenza e saperi, riconosciuti e valorizzati come elementi fondamentali per il processo di apprendimento e per lo sviluppo del pensiero critico e riflessivo, e di conseguenza trasformatore rispetto ai problemi e alle sfide quotidiane della vita. Il presente contributo rafforza la rete di ricerca congiunta, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze teoriche per supportare lo sviluppo di ricerche in campo educativo, al di là delle mura accademiche brasiliane o italiane.Keywords: Lifelong learning, Knowledge, Strategic competence, Reflexive competence.Parole chiave: Apprendimento permanente, Saperi, Competenze strategiche, Competenze di riflessione.Palavras-chave: Aprendizagem permanente, Conhecimento, Competência estratégica, Competência reflexiva.ReferencesALBERICI, A. La possibilità di cambiare. Apprendere ad apprendere come risorsa strategica per la vita. Milano: Franco Angeli, 2008.ALBERICI, A.; DI RIENZO, P. Learning to learn for individual and society. In: R. Deakin CRICK, C. S.; K. REN (Eds), Learning to Learn. International perspectives from theory and practice. New York: Routledge, 2014, p. 87-104.BALDACCI M. Trattato di pedagogia generale, Roma: Carocci Editore, 2002.BANDURA A. 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