Academic literature on the topic 'Rappresentazione urbana'

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Journal articles on the topic "Rappresentazione urbana"

1

Salerno, Rossella. "Disegnare l'immagine urbana: il contributo della rappresentazione nella recente letteratura anglosassone." TERRITORIO, no. 84 (May 2018): 111–21. http://dx.doi.org/10.3280/tr2018-084017.

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2

Ciaffi, Daniela, and Emanuela Saporito. "Il diritto alla cura dei beni comuni come palestra di democrazia." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 127 (March 2022): 39–51. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127004.

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Abstract:
L'incrocio tra il diritto e la sociologia urbana apre a scenari di sperimentazione di modelli democratici nuovi, permettendoci di ridefinire servizi pubblici, spazi urbani, territori come beni comuni. Secondo la prospettiva proposta, le pratiche sempre più diffuse di cittadinanza attiva, che si prende cura dei beni comuni, trasformano i cittadini/abitanti da utilizzatori/consumatori di servizi e spazi a prosumers, suggerendoci che siamo in una fase di cambio di paradigma nella rappresentazione e definizione delle istituzioni pubbliche. La scuola è proposta come campo concreto di riflessione, nel suo passaggio da servizio pubblico a bene comune, quando cioè si territorializza, diventando oggetto di cura di tutta la "comunità educante", per disegnarsi sui caratteri socio-spaziali del bisogno educativo.
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3

Balestrieri, Mara, and Enrico Cicalò. "Se la rappresentazione si autoavvera. Relazioni di co-evoluzione tra il territorio e la sua immagine." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 7–12. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093001.

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Abstract:
In questo articolo vengono discusse le reciproche relazioni tra rappresentazioni e processi territoriali e in particolare si evidenzia come le rappresentazioni, oltre a fotografare situazioni e trasformazioni in atto, siano in grado di influenzare l'evoluzione degli stessi processi rappresentati. Le rappresentazioni vengono aggiornate con l'evolversi delle forme dei territori così come le forme dei territori possono subire gli effetti dalle loro stesse rappresentazioni. Tra rappresentazione e soggetto territoriale rappresentato si delinea dunque un rapporto di co-evoluzione circolare, secondo il quale non solo il territorio agisce sulla sua rappresentazione ma anche la rappresentazione agisce a sua volta sul territorio rappresentato, rendendo ambivalente il ruolo della rappresentazione sia come conseguenza che come causa delle trasformazioni stesse.
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4

Bovati, Marco. "L'indagine del contesto climatico-ambientale come supporto al progetto sostenibile negli interventi di riqualificazione urbana." TERRITORIO, no. 59 (November 2011): 83–88. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059014.

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Abstract:
Dopo una premessa sul tema del rapporto tra sostenibilitŕ energetico-ambientale e progetto di riqualificazione di quartieri esistenti degradati, e dopo alcune considerazioni sul rapporto tra il progetto architettonico e urbano, la sua capacitŕ modificativa, il contesto ambientale oggetto della trasformazione e piů in generale le istanze della sostenibilitŕ, lo scritto intende indagare in senso metodologico il tema della lettura dei caratteri e delle perturbazioni ambientali di un sito, quale strumento di definizione di un quadro che orienti le scelte insediative verso un impianto progettuale compatibile con le risorse ambientali del luogo. L'obiettivo č la definizione di procedure che consentano l'individuazione di potenzialitŕ e criticitŕ ambientali, e lo studio dei loro criteri di rappresentazione.
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5

Raffaele Catuogno, Teresa Della Corte, Veronica Marino, and Victoria Andrea Cotella. "Archeologia e architettura nella rappresentazione della c.d. Tomba di Agrippina a Bacoli, una ‘presenza preziosa’ tra genius loci e potenzialità di intervento." Mimesis.jasd 1, no. 1 (August 5, 2021): 137–54. http://dx.doi.org/10.56205/mim.1-1.7.

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Abstract:
L’indagine nel sito architettonico-archeologico che fu antico teatro romano sul mare poi trasformatoin ninfeo - erroneamente denominato Tomba di Agrippina - intende affidare alla dimensioneastratta e conoscitiva della rappresentazione la restituzione dei significati del manufatto come‘presenza preziosa’ nel paesaggio urbano di Bacoli. L’approccio di indagine, avvicinandosialla insita dimensione metaprogettuale del rilievo, si propone di suggerire linee di indirizzo permirate strategie di rigenerazione del patrimonio culturale flegreo, laddove l’espansione urbana nonpianificata ci restituisce una mappa territoriale priva di segni di connessione tra le attuali zoneurbanizzate e i resti dei pregevoli manufatti antichi. Diffusamente, e in particolare nel caso inesame, i ritrovamenti archeologici rivelano problematiche compenetrazioni con l’edilizia moderna.I preziosi reperti, spesso ancora parzialmente interrati o inagibili, esigono decisioni e interventidi integrazione che facciano riferimento alle peculiarità territoriali e che, confermandone le azionidi tutela, consentano nuove forme di accessibilità ai siti, attivabili attraverso operazioni dirappresentazione digitale del patrimonio che implementino livelli di fruizione alternativi allavisita diretta.Muovendo da questa esigenza, l’orientamento metodologico della ricerca è inteso ad assumerela digitalizzazione dei processi in ogni fase di lavoro. Obiettivo prioritario è rendere disponibilimodelli tridimensionali del sito, sezionabili ed interrogabili secondo diversi livelli semantici,sia durante la prima fase di acquisizione dei dati (SAPR, TLS), sia in quelle successive dimodellazione (modello virtuale e ABIM) e di consultazione-interrogazione dei simulacri che siprestano a rappresentare in maniera efficace e propositiva il sistema spaziale complessivo e gliapparati figurativi puntualmente esaminati.
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Zöller, Wolf. "Saeculum obscurum – der epigraphische Befund (ca. 890–1000)." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, no. 1 (November 1, 2019): 79–114. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0007.

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Abstract:
Riassunto Questo saggio offre gli esiti di un’indagine condotta sulla produzione epigrafica della Roma altomedioevale, ponendo in particolare l’accento sugli aspetti topologici e materiali delle iscrizioni commissionate da parte dei vescovi romani e degli esponenti della nobiltà cittadina durante il X secolo. Nonostante esistano ponderosi corpora che raccolgono le iscrizioni romane, manca purtroppo a tutt’oggi una rassegna specifica della produzione epigrafica dell’Urbe per il periodo che va dall’anno 890 all’anno 1000, periodo comunemente noto come saeculum obscurum. Proprio le testimonianze epigrafiche, invece, consentono di giungere a una comprensione più profonda del linguaggio materiale e dei meccanismi di comunicazione utilizzati per la rappresentazione del potere all’interno della struttura urbana della città di Roma. Due casi di studio, riguardanti, da un lato, gli epitaffi papali conservati nella basilica di S. Pietro e, dall’altro, le iscrizioni commemorative nella basilica di S. Giovanni in Laterano dimostrano come le epigrafi siano state opportunamente ed efficacemente integrate all’interno del contesto architettonico e liturgico. Un’organizzazione più attenta dello spazio epigrafico permise infatti una interazione per così dire intensificata tra le iscrizioni e il loro contesto tanto materiale che sociale, in particolare nel momento della controversia che coinvolse papa Formoso e della ricostruzione, così carica di valori anche simbolici, della cattedrale di Roma, quando i papi rivali si misero in competizione per il controllo dello spazio urbano. Seguendo un comportamento analogo, gli esponenti dell’aristocrazia cittadina utilizzarono lastre marmoree dalle dimensioni considerevoli al fine di esibire e consolidare in forme monumentali la loro posizione politica dominante. Soprattutto i famosi Teofilatti occuparono, per così dire, le basiliche patriarcali di S. Lorenzo fuori le mura e S. Maria Maggiore per custodirvi la memoria famigliare, mentre le iscrizioni commemorative delle loro imprese edilizie attestavano il loro sforzo di ridefinire il paesaggio urbano di Roma.
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7

Girola, Claudia. "Incontrare persone senza dimora. Un'antropologia riflessiva." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 95 (July 2011): 45–62. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-095003.

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Abstract:
Attraverso la rappresentazione di un frammento del suo percorso metodologico nello studio delle strategie di identitŕ delle persone senza dimora, l'autrice sottolinea l'importanza della ricerca sul campo come matrice per capire la realtŕ sociale che viene osservata. La molteplicitŕ delle identitŕ, sia quelle del ricercatore che quelle delle persone studiate, emerge proprio da questo incontro; tale molteplicitŕ č vista come un processo di mutua comprensione e auto-conoscimento. Proprio qui si puň apprezzare la fertilitŕ di questo approccio riflessivo, specialmente quando č applicato a persone che stanno vivendo la povertŕ estrema e una continua stigmatizzazione. Questo tipo di analisi mette in crisi le rappresentazioni riduttive di queste "figure solitarie e senza radici", rivelando cosě la complessitŕ dei loro percorsi biografici in un contesto sociale.
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8

Bertilotti, Teresa. "Pratiche urbane, entertainments e rappresentazione della violenza." MEMORIA E RICERCA, no. 38 (December 2011): 41–55. http://dx.doi.org/10.3280/mer2011-038004.

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9

Del Fabbro, Matteo. "Concettualizzazioni e rappresentazioni dell'area urbana di Milano (1986-2016)." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 120 (October 2017): 73–97. http://dx.doi.org/10.3280/asur2017-120004.

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10

Korolija, Aleksa, and Marta Elisa Signorelli. "Lo spazio urbano disegnato. Note per un codice di rappresentazione." TERRITORIO, no. 87 (June 2019): 48–57. http://dx.doi.org/10.3280/tr2018-087009.

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Dissertations / Theses on the topic "Rappresentazione urbana"

1

Di, Stefano Vittorio. "La modellazione digitale del terreno e la rappresentazione di scenari urbani complessi." Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917287.

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MAGISTRELLI, GIACOMO. "LA FOTOGRAFIA E I CANTIERI DELLA MILANO POSTUNITARIA 1861-1911." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/4174.

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Abstract:
La tesi considera la varietà di formule espressive e di destinazioni funzionali della fotografia in rapporto alla costruzione di spazi e architetture nella Milano del primo cinquantennio dell’unità d’Italia. Strumento di lavoro per architetti e ingegneri, la fotografia delle principali operazioni edilizie eseguite nella città lombarda a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento rappresenta per la nuova classe dirigente un fondamentale strumento di legittimazione del proprio operato amministrativo e di illustrazione dei progressi compiuti dalla città sulla via della modernizzazione. Attraverso un itinerario storico della ‘fotografia di cantiere’, costruito anche grazie al confronto con casi italiani e internazionali, lo studio presenta una puntuale analisi del fenomeno in ambito milanese. Tra i progetti affrontati, il piano di riforma del centro cittadino (1865-1878) di Giuseppe Mengoni e i restauri del Castello Sforzesco (1893-1907) di Luca Beltrami, oltre a una serie di interventi minori, documentati da alcuni dei principali fotografi attivi in città e dai redattori della pubblicistica illustrata, tipologia editoriale che tra Otto e Novecento si serve con sempre maggiore consapevolezza del mezzo fotografico. L’evoluzione del linguaggio fotografico viene dunque indagata nel suo contributo alla costruzione di un’iconografia nazionale della modernità, fenomeno che vede la città di Milano porsi in prima fila nel contesto italiano.
The study investigates the variety of expressive formulas and functional destinations of the photography production concerning the architectural renovation occurred in the city of Milan between 1861 and 1911. Design tool for architects and engineers, construction photography reveals itself as a fundamental tool of political legitimation for the new ruling class and illustrates the progress made by the city in terms of modernization. Through a historical reconstruction of the genre of construction photography, which also considers Italian and international cases, the study presents a detailed analysis of the Milanese phenomenon. Among the projects, the reform plan of the city center (1865-1878) developed by Giuseppe Mengoni and the restoration of the Sforza Castle (1893-1907) led by Luca Beltrami , as well as a number of minor operations. The inquiry considers the production by some of the main photographers working in the city and the iconographic apparatus of the most important illustrated press of the period, which during the late nineteenth century uses with increasing awareness the narrative qualities of the photographic medium. The evolution of the photographic language is therefore inquired with regard to his contribution to the construction of a national iconography of modernity , a phenomenon that sees the city of Milan in the front line.
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MAGISTRELLI, GIACOMO. "LA FOTOGRAFIA E I CANTIERI DELLA MILANO POSTUNITARIA 1861-1911." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/4174.

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Abstract:
La tesi considera la varietà di formule espressive e di destinazioni funzionali della fotografia in rapporto alla costruzione di spazi e architetture nella Milano del primo cinquantennio dell’unità d’Italia. Strumento di lavoro per architetti e ingegneri, la fotografia delle principali operazioni edilizie eseguite nella città lombarda a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento rappresenta per la nuova classe dirigente un fondamentale strumento di legittimazione del proprio operato amministrativo e di illustrazione dei progressi compiuti dalla città sulla via della modernizzazione. Attraverso un itinerario storico della ‘fotografia di cantiere’, costruito anche grazie al confronto con casi italiani e internazionali, lo studio presenta una puntuale analisi del fenomeno in ambito milanese. Tra i progetti affrontati, il piano di riforma del centro cittadino (1865-1878) di Giuseppe Mengoni e i restauri del Castello Sforzesco (1893-1907) di Luca Beltrami, oltre a una serie di interventi minori, documentati da alcuni dei principali fotografi attivi in città e dai redattori della pubblicistica illustrata, tipologia editoriale che tra Otto e Novecento si serve con sempre maggiore consapevolezza del mezzo fotografico. L’evoluzione del linguaggio fotografico viene dunque indagata nel suo contributo alla costruzione di un’iconografia nazionale della modernità, fenomeno che vede la città di Milano porsi in prima fila nel contesto italiano.
The study investigates the variety of expressive formulas and functional destinations of the photography production concerning the architectural renovation occurred in the city of Milan between 1861 and 1911. Design tool for architects and engineers, construction photography reveals itself as a fundamental tool of political legitimation for the new ruling class and illustrates the progress made by the city in terms of modernization. Through a historical reconstruction of the genre of construction photography, which also considers Italian and international cases, the study presents a detailed analysis of the Milanese phenomenon. Among the projects, the reform plan of the city center (1865-1878) developed by Giuseppe Mengoni and the restoration of the Sforza Castle (1893-1907) led by Luca Beltrami , as well as a number of minor operations. The inquiry considers the production by some of the main photographers working in the city and the iconographic apparatus of the most important illustrated press of the period, which during the late nineteenth century uses with increasing awareness the narrative qualities of the photographic medium. The evolution of the photographic language is therefore inquired with regard to his contribution to the construction of a national iconography of modernity , a phenomenon that sees the city of Milan in the front line.
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Schiano, Pasquale Giovanni <1988&gt. "Dallo stigma al brand. Processi di turistificazione e rappresentazioni dello spazio urbano a Napoli." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9958/1/schiano_pasquale_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca intende fare luce sulle dinamiche di rigenerazione turistica di aree urbane marginalizzate e sul ruolo di narrazioni e rappresentazioni dello spazio nell’ambito di questi processi. Un tempo esclusi dalle geografie del turismo di massa, infatti, i luoghi affetti da quella che Wacquant ha definito «stigmatizzazione territoriale» sono oggi al centro di una riscoperta da parte dell’industria del turismo che tende a tematizzarli come espressioni vernacolari di una “autentica” cultura locale. In questo contesto gli obiettivi della ricerca sono: 1) mostrare come un certa repertorio di immagini e rappresentazioni tradizionalmente ricollegate all’immaginario del degrado e del disordine urbano divengano funzionali a una strategia di “folklorizzazione” della marginalità finalizzata alla promozione turistica del territorio e, 2) comprendere se, come e con quali effetti questa rappresentazione sia “assecondata” o viceversa contestata dagli attori locali nel loro agire quotidiano. In questa prospettiva – inserendomi lungo il filone postcoloniale degli studi urbani – a partire dal caso dei Quartieri Spagnoli a Napoli, ho mostrato come un certo immaginario urbano sia stato impiegato per trasformare uno spazio relegato allo stigma in una destinazione turistica internazionale. A questo scopo, dopo aver delineato la cornice storico-politica entro cui ha preso forma il processo di turistificazione dell’area, mi sono preliminarmente focalizzato sul modo in cui un complesso di discorsi e rappresentazioni del quartiere contribuiscano a plasmare l’immaginario di turisti e visitatori e a modellare le diverse pratiche turistiche di uso e consumo del territorio. Successivamente, attraverso il ricorso a interviste semi-strutturate e all’osservazione partecipante, ho tentato di chiarire in che modo questa rappresentazione sia “messa al lavoro” da parte degli attori locali nella loro esperienza quotidiana tanto per promuovere e incentivare questi processi, quanto per rinegoziarne gli effetti e massimizzarne ove possibile gli eventuali benefici economici.
The research is aimed at shedding light upon tourism-driven regeneration processes of marginalized urban areas and the role of stigmatizing discourses and representations within these processes. Once excluded from urban tourism geographies, nowadays places affected by what Wacquant has termed “territorial stigmatization” are being rediscovered by the tourism industry as authentic and exotic tourist destinations. In this context, the research is aimed at: 1) understanding how a complex repertoire of discourses and representation linked to the imaginary of urban decay and disorder may contribute to a “folklorization” strategy of poverty and social exclusion aimed at the tourist development of marginalized neighbourhoods and, 2) understanding if and how these discourses and representation are indulged or rather challenged by local actors in their everyday experience. In this perspective, drawing on the postcolonial urban theory field, starting from the case study of the Quartieri Spagnoli in Naples, I tried to show how a certain representation of the neighbourhood has been employed to transform a once stigmatized urban area in an international tourism destination. For this purpose, once outlined the socio-historical context in which the touristification of the area is taking place, I focused on the way discourses and representations of the neighbourhood shape tourist’ imaginary and spatial practices. Secondly, making use of semi-structured interviews and participant observation, I tried to shed light on the way these representations are employed by local actors in their everyday experience both to encourage and promote these processes and to renegotiate their effects to maximize their economic outcomes.
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Roncaglia, Elena. "Carlo Naya fotografo veneziano: il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426610.

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Abstract:
The PhD thesis here presented, Carlo Naya, a photographer in Venice. The role of 19th-century photography in representing city landscapes, outlines the evolution of Venetian panoramic photography between the second half of the 19th and the early 20th centuries. The archive of Carlo Naya’s well-known photographic studio (1857-1918) was examined and catalogued. The collection, which now belongs to the heirs of another important Venetian photographer, Osvaldo Böhm, includes 5000 wet-plate collodion and gelatine-bromide negatives dating back from the mid-19th to the second decade of the 20th centuries, more than 1800 of which show the Venetian landscape, its lagoon, historical events and scenes in general. It is the largest, oldest and most complete archive of Venetian photography (as well as one of the most important collections of 19th-century photography worldwide), and may be considered, for the variety of its themes, the period of time it embraces, and the importance of the studio photographers, as a sum of 19th-century photographic research on landscapes. This work analyses Naya’s photographic archive associating it with the cultural milieu of the 19th century, and describes its role within the history of panoramic photography. The first chapter “Previsions and visions: Grand Tours and tourism in Venice” focuses on the role of landscape images in tour culture from the 18th century until the beginning of photography. It describes how images influenced the way landscapes were perceived, giving rise to modes of viewing reality that were shared by entire generations of travellers. This first chapter also analyses the Venetian market of images, the contribution provided by photography, and the role it has played, from that moment, in the idea collective imagination has of Venice. The second chapter “The Gran Teatro of Venice: photographic landscapes through the art of representation” reconstructs the photographic iconography of Venice by comparing traditional literary and figurative models, emphasising both change and conservation in formal and thematic choices. The photographic model is also associated with the way in which Venice came to be perceived by its most important 19th-century observers-narrators, i.e., foreign tourists. In this regard, the relationships myth-reality-image highlighted both parallels and ambiguities. The third chapter “Aesthetic and rational views: the Venetian landscape as perceived in the 19th century” firstly describes how, in that period, both the innovative photographic language and debates in the Venetian cultural environment on the relationship between representation and reality gave rise to a new concept of landscape. Secondly, the chapter traces the history of Venetian images through cartography, painting, lithography, etching and photography, showing how, in Venetian culture, the distinction between symbolic and topographic landscapes is not clear-cut, and how realism and idealism - in all these forms of representation - have contributed towards the creation of an image of Venice. The photographic representation of Venice therefore evolved in the same way it had in city maps before, and in the same way it would later in all other artistic expressions. The chapter also describes the epoch of atelier photography in Venice by analysing Carlo Naya’s life and artistic and commercial choices. The last chapter “Tradition and innovation of landscape photography: Venice’s time and plan” provides an interpretation of individual iconographic models by describing the 19th-century historical and cultural settings in Venice. In particular, the chapter focuses on the role of images in travel guides of the period, and the importance of photography in collecting and organising the Venetian artistic heritage and rationalising the city pathways. Therefore, photography of the 1800s was essential to understand the culture of the whole century, especially in the Venetian environment, which was particularly fertile and innovative in this field. Photography combined the search for the spectacular in pictures, which had been typical of optical machines since the 18th century, and modern sensitivity that made photography break from figurative tradition in search of a constructive relationship with painting and literature. In addition, the cultural élite and public opinion also played an important role as they were becoming aware of the city’s new historical status and plan, which was modified precisely in that century. From this viewpoint, Naya’s production may be considered the meeting point of several iconographic itineraries as it shows key moments of the history of representation by blending past and contemporary trends, tradition and innovation, science and aesthetics, and collective and individual views. Although panoramic photography captured the physical, historical and social transformations of the city, it also showed the profound, albeit concealed evolution of the operators’ and spectators’ mentalities and views, the juxtaposition of models taken from scientific and pictorial views and popular models (from printing to images for Mondi Nuovi), the meeting of different audiences and, in particular, the development of a new concept of city landscape and a new relationship with history and reality.
La tesi di dottorato Carlo Naya, fotografo a Venezia. Il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano, si è proposta di delineare l’evoluzione dei modi e delle forme della fotografia vedutista veneziana tra seconda metà dell’Ottocento e primi decenni del Novecento. A questo scopo, è stato catalogato e studiato il fondo della celebre ditta fotografica di Carlo Naya (1857-1918), ora proprietà degli eredi di un altro importante fotografo della città, Osvaldo Böhm: circa 5000 negativi di vetro al collodio e alla gelatina di bromuro databili a partire dalla metà del XIX secolo fino al secondo decennio del XX secolo, dei quali più di 1800 riguardano proprio la rappresentazione del paesaggio della città, della laguna, avvenimenti storici, scene di genere. È il repertorio più completo, vasto e antico di fotografia veneziana (e una delle più importanti testimonianze di fotografia dell’Ottocento anche a livello internazionale); può essere definito, per varietà dei temi, ampiezza dell’arco temporale e importanza dei fotografi della ditta, la summa della ricerca fotografica ottocentesca sul tema del paesaggio. La tesi ha analizzato questo repertorio fotografico inserendolo all’interno del panorama della cultura del XIX secolo e definendone il ruolo in relazione ad una più ampia storia della visione. Il primo capitolo Previsioni e visioni: Grand Tour e turismo a Venezia si è occupato della definizione del ruolo dell’immagine di paesaggio all’interno della cultura di viaggio a partire dal XVIII secolo fino all’epoca della fotografia. Ha evidenziato, poi, il modo attraverso il quale l’immagine ha influenzato la percezione del paesaggio stesso, creando degli schemi interpretativi della realtà in grado di plasmare lo sguardo di intere generazioni di viaggiatori. Infine, ha analizzato il mercato dell’immagine a Venezia, il contributo della fotografia in questo ambito e il ruolo rivestito, da questo momento in avanti, nell’immaginario collettivo di Venezia. Il secondo capitolo, Il Gran Teatro di Venezia: il paesaggio fotografico attraverso le arti della rappresentazione ha ricostruito l’iconografia fotografica di Venezia, in base al raffronto con i modelli letterari e figurativi della tradizione, evidenziando la continuità o la novità nelle principali scelte tematiche e formali. Il modello fotografico, poi, è stato rapportato anche con la percezione della città sviluppata dai suoi principali osservatori-narratori del XIX secolo: i turisti stranieri; in questo modo sono stati evidenziati ambiguità e parallelismi all’interno della dialettica mito-realtà-immagine. Il terzo capitolo, Sguardi estetici e sguardi razionali: il paesaggio veneziano nella percezione del XIX secolo ha raccontato, innanzitutto, la nascita di una nuova idea di paesaggio grazie al contributo innovativo del linguaggio fotografico e alle contemporanee discussioni sul rapporto tra rappresentazione e realtà sorte all’interno dell’ambiente culturale veneziano. In secondo luogo, ha ricostruito un itinerario all’interno della storia della visione a Venezia, attraverso cartografia, pittura, litografie e incisioni e, infine fotografia: è stato evidenziato, in questo modo, come la distinzione tra paesaggio simbolico e paesaggio topografico non si possa definire netta all’interno della cultura veneziana e come realismo e idealismo abbiano collaborato, in tutte queste forme di rappresentazione, alla creazione dell’immagine di Venezia. La fotografia, quindi, si è idealmente inserita, come tutte le altre forme di rappresentazione che l’hanno preceduta, nel cammino già intrapreso a partire dalle prime mappe cittadine. Infine, è stata raccontata l’epoca della fotografia d’atelier a Venezia, soprattutto attraverso le vicende e le scelte artistiche e commerciali di Carlo Naya. Nell’ultimo capitolo Tradizione e innovazione nella fotografia di paesaggio: tempo e forma di Venezia è stata ipotizzata un’interpretazione dei singoli modelli iconografici in base alla ricostruzione della situazione storico-culturale del XIX secolo veneziano. In particolare, sono stati approfonditi la funzione dell’immagine nelle guide di viaggio del secolo; e il ruolo della fotografia nella raccolta e riordino del patrimonio artistico veneziano e nella “razionalizzazione” dei percorsi urbani. La fotografia dell’Ottocento, soprattutto nell’ambiente veneziano particolarmente fertile e innovativo nel campo della visione, si è rivelata, quindi, un documento fondamentale per capire la cultura, non solo artistica, dell’intero secolo: da una parte, la ricerca della spettacolarizzazione dell’immagine tipica delle macchine ottiche fin dal XVIII secolo; dall’altra, la sensibilità moderna che porta la fotografia ad emanciparsi dalla tradizione figurativa e ad aprirsi ad una dialettica costruttiva con pittura e letteratura; infine l’influenza più o meno consapevole dell’atteggiamento dell’elite culturale e dell’opinione pubblica nei confronti della nuova situazione storica e della “forma” della città, modificata proprio nel corso di questo secolo. Secondo questa chiave di lettura, quindi, Naya e la sua produzione si presentano ai nostri occhi come punti d’incontro di molti percorsi iconografici e di momenti salienti della storia della rappresentazione: passato e contemporaneità, tradizione e innovazione, scienza ed estetica, sguardo collettivo e sguardo individuale. La fotografia vedutista non ha registrato, perciò, solo le trasformazioni fisiche, storiche e sociali della città. Essa ha testimoniato infatti, soprattutto, l’evoluzione nascosta e profonda della mentalità e dello sguardo dell’operatore e dello spettatore, la contaminazioni tra modelli della visione scientifica e pittorica e modelli popolari (dalla stampa alle immagini per Mondi Nuovi), l’incontro tra pubblici diversi e soprattutto, lo sviluppo di una nuova idea di paesaggio urbano e di un nuovo rapporto con la storia e la realtà.
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Francia, Valerio. "MUP - Mapping Urban Perception. Metodi di indagine della vita pubblica per il progetto urbano. Il caso di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12498/.

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Abstract:
La tesi di laurea affronta il tema dello spazio pubblico, sia nella sua definizione teorica che nella sua configurazione fisica, investigandolo attraverso le pratiche tradizionali di programmazione di tipo top-down e attraverso le azioni spontanee promosse della cittadinanza di tipo bottom-up. Contributi di studiosi, afferenti a discipline diverse, hanno apportato alla letteratura urbanistica contemporanea nuovi saperi e consapevolezze, alimentando una esplorazione approfondita sulla complessità delle dinamiche urbane e contribuendo alla definizione di diversi metodi di interpretare e studiare la città. Se da un lato l’attenzione nei confronti della vita e dell’uso dello spazio pubblico, è sempre maggiore, dall’altra il crescente rapporto emotivo che i cittadini hanno sviluppato nei confronti della città, a seguito della diffusione dei social networks e della fruizione della città digitale, fa emergere non più solo bisogni, ma principalmente desideri. La tesi sviluppa una metodologia in grado di rilevare le metriche della vita pubblica, applicata ad un caso specifico a Bologna, città da sempre attenta, particolarmente negli ultimi anni, al coinvolgimento della cittadinanza nelle politiche e nei progetti urbani. Scomponendo la vita pubblica di Bologna in situazioni ed azioni che si svolgono nella città è stato redatto il Codice di Bologna, in grado di far emergere l’identità stessa della città. L’esito della tesi è MUP, uno strumento web-GIS, sviluppato sulla sequenza urbana di via Zamboni, capace di raccogliere e rendere esplorabili le situazioni del codice, con il fine di avviare un dialogo tra cittadini, amministrazioni e professionisti, funzionale per la redazione di un progetto urbano condiviso. Il percorso immaginato segue una logica aggregativa di analisi e conoscenze, risultato di confronti con testi scientifici, validato mediante l’applicazione ad un caso di studio riferito ad una scala progettuale urbana (scenario urbano complesso).
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Campanella, Giuliana. "LA CITTA' INTANGIBILE. ESPERIMENTI DI RAPPRESENTAZIONE URBANA TRIDIMENSIONALE." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95208.

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SCIVOLETTO, Luca. "La rappresentazione dello spazio urbano nel cinema documentario. Tre viaggi nell'immagine di Roma." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11573/918231.

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Cioli, Federico. "Identità urbana e patrimonio immateriale. Il rilievo e la rappresentazione delle attività commerciali storiche e tradizionali fiorentine." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1231420.

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Abstract:
La tesi affronta la tematica del rapporto tra la città e le attività commerciali, le quali costituiscono un’importante testimonianza della sua evoluzione storica e culturale, rappresentando tradizioni e abitudini sociali che si riflettono nei fronti urbani e nelle strade. Lo studio, attraverso l’approfondimento del caso studio delle attività storiche di Firenze, pone le basi per comprendere quelle che possono essere le implicazioni legate alla loro tutela. La ricerca ha l’obiettivo di definire un protocollo operativo per la documentazione delle attività commerciali applicabile sia sul piano nazionale che sul panorama internazionale che tenga in considerazione sia gli aspetti materiali della struttura architettonica sia gli aspetti immateriali relativi al prodotto, alle tecniche di lavorazione, alla cultura economica e alla tradizione, ma soprattutto alla storia e all’identità sociale di una città che esiste in quanto sintesi di entrambi questi aspetti. The thesis deals with the issue of the relationship between the city and commercial activities, which constitute an important testimony of its historical and cultural evolution, representing traditions and social habits that are reflected in the urban fronts and in the streets. The study, through an in-depth study of the case study of the historical activities of Florence, sets the stage for understanding what may be the implications related to their protection. The research aims to define an operational protocol for the documentation of commercial activities applicable both nationally and internationally that takes into consideration both the material aspects of the architectural structure and the intangible aspects relating to the product, to the processing techniques, to economic culture and tradition, but above all to the history and social identity of a city that exists as a synthesis of both these aspects.
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JIANG, ZHIQIAO. "Per una iconografia della città: la rappresentazione dello spazio urbano dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione digitale." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1164180.

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Abstract:
TEMA Questa tesi di dottorato si pone la ricerca di approfondire l’iconografia nel campo architettonico, che è dotata di diversi livelli di complessità e quindi di lettura, consentendo di cogliere il significato profondo e il valore simbolico nel disegno della città. Lo studio, rispetto alla modernità e alla postmodernità, intende individuare una metodologia per comprendere il contenuto congenito alla rappresentazione dello spazio urbano. Le risorse tipiche e le conseguenti crisi di queste fasi storiche si riflettono nei disegni degli architetti del ventesimo secolo, a differenza delle foto o delle mappe satellitari. I disegni dei progetti moderni e postmoderni divengono oggetto di ricerca dell’iconografia della città in un lasso di tempo che va dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione digitale, individuando nello sviluppo tecnologico un nodo cruciale. Il metodo iconografico analizza una modalità avanzata con cui il ricercatore studia di comprendere l’idea dell’architetto nel disegno, per mezzo di una rappresentazione dell’invenzione della città. L’iconografia della città vuole dunque dimostrare che il disegno, nell’architettura, è di fondamentale importanza e il metodo iconografico nel campo architettonico offre l’opportunità di riconoscere le parole dell’architetto in senso profondo. Lo studio dell’iconografia della città permette di sviluppare e individuare e operare la conoscenza iconografica sulla rappresentazione urbana, raggiungendo un grado di definizione maggiore nella ricerca, anche quando si tratta di un disegno digitale nell’epoca informatica. METODO La dissertazione esamina il metodo iconografico applicato al campo architettonico, soffermandosi sui processi di comunicazione della forma e sulle modalità di espressione dei contenuti architettonici. Un punto di riferimento è rappresentato dalla teoria sull’iconografia di Erwin Panofsky che analizza, in senso moderno, i tre livelli della lettura iconografica (descrizione preiconografica, analisi iconografica in senso ristretto e interpretazione iconografica in senso profondo) di comprensione dell’immagine, rivoluzionando la disciplina per poterla applicare al disegno della città, ribattezzandola appunto iconografia della città. La disciplina ha radici che attingono all’ermeneutica e all’euristica, estendendosi fino alle teorie architettoniche e alla storia della città. Il metodo iconografico esercita gli occhi e il pensiero, che in questo modo non si limitano a “guardare” ma cercano di “trovare l’idea nelle composizioni grafiche”. Questo studio individua nell’iconografia della città un modo scientifico per organizzare la conoscenza iconografica nella comprensione del disegno della città. È innegabile che la comunicazione all’interno del disegno della città, attraverso la conoscenza iconografica è funzionale la qualità, il livello, l’accuratezza e la profondità del risultato della comprensione. Questo studio propone un approccio diverso con cui guardare il disegno, ossia guardare il significato profondo oltre la forma rappresentata. OBIETTIVO L'iconografia è una disciplina che si basa su una metodologia tecnica, ma allo stesso tempo poetica, finalizzata alla comprensione dell'apparato figurativo del disegno. La metodologia classifica le fasi della costruzione del disegno e definisce gli aspetti espressivi della rappresentazione. La distinzione delle fasi permette una possibile lettura dei significati, ai diversi livelli di profondità. Questo tipo di lettura va oltre i valori estrinseci del disegno, relativi agli aspetti materiali, formali e funzionali. Lo studio iconografico esorta il ricercatore a stabilire un profondo dialogo con l'autore in modo che la comprensione non si fermi alla forma superficiale, ma criticamente scavi nei contenuti per esplorarne il significato segreto e la forza simbolica presente nel disegno. Lo studio dell'iconografia della città viene esteso al campo architettonico, attraverso l'indagine degli elementi, l’analisi della composizione e la ricerca dei contenuti più profondi. Gli obiettivi di ricerca di questa tesi sono: comprovare l’importanza della rappresentazione iconica nel campo architettonico, attraverso l'analisi della qualità del linguaggio visivo e dei relativi valori; fornire un modello scientifico in grado di approfondire in maniera efficace ed esauriente la questione del disegno, attraverso una comprensione profonda delle sue caratteristiche morfologiche, tecniche e poetiche; perfezionare i principi della metodologia iconografica al fine di ampliare ulteriormente la comprensione del disegno della città, indicando un modello ideale con cui condurre la ricerca; vagliare il tema della tecnologia digitale esaminandone i fenomeni e comparandoli con quelli dell'espressione postmoderna; documentare la crisi della rappresentazione contemporanea proponendo un’analisi fondata sull'iconografia, respingendo l’assenza del significato della forma; proporre una classificazione specifica della rappresentazione iconica nell'intento di sintetizzare le diverse tipologie del disegno della città. STRUTTURA La tesi è suddivisa in quattro capitoli così organizzati: l’origine del disegno della città; il metodo iconografico; la critica del disegno digitale; la classificazione delle rappresentazioni urbane della modernità e della postmodernità. Ciascun capitolo si sviluppa a partire da una domanda: “cos’è il disegno della città?”; “come comprendere il disegno della città?”; “perché il disegno digitale viene impiegato nella rappresentazione della città?” e infine “quali sono le caratteristiche del disegno della città?”. Da qui derivano argomenti in apparenza autonomi (La forza del Disegno, Il gioco iconografico, Doppio effetto digitale e From city to city) ma riconducibili a un unico tema: l’iconografia della città.
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Books on the topic "Rappresentazione urbana"

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Sardo, Nicolò. Il disegno dell'impossibile: Temi e rappresentazione dell'utopia urbana, 1955-1975. Roma: Officina edizioni, 2014.

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Rappresentazioni nella città: Arte urbana a Palermo. Palermo: 40due edizioni, 2019.

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Il prossimo paesaggio: Realtà/rappresentazione/progetto. Roma: Gangemi editore SpA international, 2018.

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Iannucci, Giulia. Ritratti urbani: Memoria e rappresentazione delle città contemporanee. Roma: Artemide, 2019.

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Coppo, Dino. Rilievo urbano: Conoscenza e rappresentazione della città consolidata. Firenze: Alinea, 2010.

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Domenis, Loredana Czerwinsky. Conoscere e rappresentare l'ambiente: Ricerche sulla rappresentazione dello spazio. Udine: Del Bianco, 1993.

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Mongiello, Luigi. Nuclei urbani di Puglia: Analisi e rappresentazione degli articolati insediativi. Bari: M. Adda, 1999.

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Rappresentazioni di divinità e di devoti dall'area sacra urbana di Metaponto: La coroplastica votiva .. Firenze: L. S. Olschki, 2004.

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La leggenda dei vicoli: Analisi documentaria di una rappresentazione sociale del centro antico di Genova. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2010.

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Francesco, Cervellini, Giovannini Massimo, Grütter Ghisi 1948-, and Università degli studi di Reggio Calabria. Dipartimento di architettura e analisi della città mediterranea., eds. La rappresentazione delle trasformazioni urbane dal moderno al contemporaneo: Atti del seminario di studio. Roma: Gangemi, 1994.

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Book chapters on the topic "Rappresentazione urbana"

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Betti, Maddalena. "I centri urbani nella regione medio-danubiana (vii-ix secolo): la rappresentazione della «Conversio Bagoariorum et Carantanorum»." In Urban identities in Northern Italy, 800-1100 ca., 403–28. Turnhout: Brepols Publishers, 2015. http://dx.doi.org/10.1484/m.scisam-eb.5.109869.

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Palombi, Domenico. "Fonti letterarie e storia urbana: tra rappresentazione e interpretazione." In Rome, archéologie et histoire urbaine : trente ans après l’Urbs (1987), 45–54. Publications de l’École française de Rome, 2022. http://dx.doi.org/10.4000/books.efr.30070.

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Triches, Massimo. "La rappresentazione della salute urbana tra spazi condivisi e paesaggio." In Del prendersi cura, 29–38. Quodlibet, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvvb7n5g.5.

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Emanuela Chiavoni. "Rappresentazioni dell’architettura e dell’ambiente urbano. L’influenza italiana in Argentina." In DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality. FrancoAngeli srl, 2022. http://dx.doi.org/10.3280/oa-832-c31.

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5

Mario Ferrara. "La rappresentazione del territorio peri-urbano tra city modelling, rilievo e fotografia." In DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality. FrancoAngeli srl, 2022. http://dx.doi.org/10.3280/oa-832-c137.

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Conference papers on the topic "Rappresentazione urbana"

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Albissini, Piero, Antonio Catizzone, Laura De Carlo, Laura Carlevaris, Vittorio Di Stefano, and Alessandro Micucci. "Le trasformazioni dello spazio urbano: la quarta dimensione nella georeferenziazione dell’iconografia storica di Rome." In International Conference Virtual City and Territory. Barcelona: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7549.

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Abstract:
Se si considera la componente fisica del sistema città come espressione materiale dell’insieme dei fenomeni evolutivi dei luoghi, appare evidente come la sua rappresentazione possa essere considerata come sistema di conoscenza generale in grado di manifestare una convergenza di informazioni di natura altamente eterogenea. Le vaste trasformazioni che hanno interessato le città nella storia hanno determinato una evoluzione non solo nelle modifiche morfologiche degli assetti territoriali e nella stratificazione architettonica delle strutture urbane, ma anche nella percezione e fruizione degli spazi urbani. Se si considera l’organizzazione dello spazio urbano come ambito di relazione tra gli uomini, i contributi che provengono dalle fonti bibliografiche, iconografiche e cartografiche in particolare possono consentire la ricostruzione diacronica dei tessuti urbani. Questa ricostruzione è resa possibile dalla lettura delle diverse rappresentazioni che della città sono state date nel tempo, come rappresentazioni iconografiche o pittoriche, talvolta simboliche se non addirittura metaforiche, che consentono di acquisire conoscenze dei luoghi, anche quando presentano uno scarso grado di attendibilità. L’introduzione dell’informatica nel rilevamento e nella rappresentazione cartografica e la realizzazione dei sistemi informativi territoriali hanno aperto nuove possibilità non solo nella realizzazione di database collegati e georeferenziati, che possono contenere una notevole quantità di informazioni di diversa natura progressivamente incrementabili, ma soprattutto rendendo agevoli sia le molteplici interrogazioni sia le successive elaborazioni. Lo sviluppo della cartografia digitale dalla quale si possono derivare direttamente modelli tridimensionali, si pone quindi come punto di partenza per una corretta rappresentazione della complessità del fenomeno urbano e per un ripensamento dello spazio non più sulla base di esplorazioni planimetriche, ma tramite la creazione di modelli virtuali generati in maniera più o meno automatica a partire dalla cartografia stessa. In questo senso, il modello di derivazione cartografica costituisce l’aspetto metrico-quantitativo della rappresentazione della città, aspetto che risulta tanto più esatto, obiettivo e verificabile in quanto ottenuto con strumenti che rendono le misurazioni sufficientemente attendibili. Si tratta dunque di esplorare la cartografia tridimensionale cogliendone le peculiarità e la ricchezza nella restituzione dello spazio urbano, caratteristiche, queste, che suggeriscono immediatamente di tentare di ricostruire con la stessa vivacità rappresentativa anche tutti i trascorsi storici della città o, quanto meno, di alcuni dei suoi momenti topici, con particolare attenzione alle trasformazioni di natura orografica ed edilizia. In questo quadro emergono due distinti aspetti di natura metodologica, l’uno concernente la generazione del modello urbano e le implicazioni tecniche che questo comporta (implementazione di dati, automatismi, studi tipo-morfologici, scala del modello, …), l’altro relativo all’evoluzione della città attraverso il confronto tra modelli cartografici diversi (bi e tridimensionali). La realizzazione di un modello virtuale basato sulla cartografia digitale 3D, che fotografa lo stato attuale della struttura urbana, può rappresentare la griglia tridimensionale di riferimento per una visualizzazione delle trasformazioni spaziali attuata con una procedura che ripercorre a ritroso il cammino della storia. Si tratta di riferire a questa griglia orientata sulla base di capisaldi topografici certi i dati cartografici e iconografici provenienti dalla ricerca storico-documentaria, sulla base della individuazione di elementi invarianti della struttura urbana, come assetti orografici, vuoti urbani o edifici esistenti, etc., che non hanno mutato la loro localizzazione e le loro caratteristiche morfologiche. Così concepito, il modello tridimensionale di derivazione cartografica si caratterizza per la capacità di recepire e valorizzare documenti molto diversi e non necessariamente “scientifici” ai fini di una visualizzazione interattiva della storia del singolo brano di città o del singolo edificio per valutarne le trasformazioni sul piano morfologico e dimensionale, ma anche percettivo.
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Zerbi, Andrea, and Giorgia Bianchi. "Un HGIS per lo studio dei catasti storici della città di Parma." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7981.

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Abstract:
Già da alcuni decenni le discipline che si occupano di storia urbana possono avvalersi delle potenzialità legate allo sviluppo delle tecnologie informatiche. L’impiego dei GIS sviluppati su cartografia storica, in grado di archiviare grandi quantità di dati e riferirli alle rispettive coordinate spaziali, permette oggi di riconsiderare alcuni fenomeni nella loro distribuzione territoriale. In questa direzione all’interno del DICATeA dell’Università degli Studi di Parma sul finire del 2012 ha preso avvio un progetto multidisciplinare che prevede la realizzazione di un HGIS sui catasti storici figurativi della città. La presenza di ben quattro catasti geometrici storici, realizzati a partire dalla seconda metà del Settecento e basati sulla stessa matrice territoriale, permette di impostare un sistema a più soglie e di effettuare una lettura regressiva della storia urbana dalla fine del XVIII secolo ad oggi. La scelta di lavorare su fonti di tipo catastale, oltre a essere legata alla quantità e alla qualità dei dati presenti, è altresì favorita dalla duplice struttura dei catasti moderni che, abbinando descrizioni di carattere cartografico a descrizioni di carattere testuale, ben si prestano ad essere analizzati sfruttando appieno le potenzialità offerte dalle strumentazioni GIS. La rappresentazione zenitale dei catasti geometrici-particellari consente di ottenere, grazie a operazioni di georeferenziazione, la sovrapposizione tra diverse mappe (anche realizzate in diversi periodi storici) e una lettura geometricamente e dimensionalmente corretta. Con la realizzazione del GIS sarà quindi possibile studiare alcuni fenomeni storici da un punto di vista spaziale e operare letture sincroniche e diacroniche sulla storia della città. Already for several decades disciplines that are involved in urban history can take advantage of the potential offered by the development of information technology. Nowadays the use of GIS developed on historical maps, able to store large amounts of data and relate them to their spatial coordinates, allows to reconsider some phenomena in their spatial distribution. In this direction within the DICATeA of the University of Parma at the end of 2012 started a multidisciplinary project that provides for the construction of a HGIS on historic figurative cadastres of the city. The presence of four historical geometric cadastres, made from the second half of the eighteenth century and based on the same territorial matrix, allows to realize a multi-thresholds system and a regressive reading of urban history from the late eighteenth century to today. The choice to work on this type of sources, in addition to be linked to the quantity and quality of data present, is also encouraged by dual structure of modern registers that, combining cartographic descriptions with textual descriptions of characters, lend themeselves to be analyzed by exploiting the full potential offered by GIS. The zenithal representation of the detailed-geometric maps allows to obtain, thanks to georeferencing operations, the overlap between different maps (also made in different historical periods) and a geometrically and dimensionally correct reading. With the implementation of GIS will be possible to study some historical phenomena from a spatial point of view and operate synchronic and diachronic readings on the history of the city.
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Baratin, Laura, Alessandra Cattaneo, and Elvio Moretti. "Porta Valbona a Urbino: la sua rappresentazione tra storia e restauro." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11401.

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Abstract:
Porta Valbona in Urbino: its representation between history and restorationThe Porta Valbona study is part of a complex project of conservation and valorisation of the defensive walls of Urbino that the research group, of the School of Conservation and Restoration of the University of Urbino Carlo Bo, has developed in recent years. Built in 1621 it is the most important gate of the city both because it is connected to Via Mazzini, one of the main streets of the historic centre, and for its spectacular architectural appearance created for the wedding of Prince Federico Ubaldo della Rovere with Princess Claudia de Medici. The two eagles, in limestone, placed at the sides of the door, date back to the mid-eighteenth century and are the work of the Rimini architect Giovan Francesco Buonamici. It is also the only Gate of Urbino which has a monumental facing facing outwards, or towards Piazza del Mercatale. Despite having undergone several restorations and consolidations over the centuries, it has not been modified in its original appearance. Porta Valbona, together with the city walls, represents a real urban palimpsest, an exceptional case of sedimentation and stratification which, despite the events, still allows us to reconstruct its historical events. The applied design method was based on the following analyzes: a) urban analysis: knowledge of the characteristics and urban potential of the door; b) historical analysis: knowledge of the historical evolution and of the specific qualities of the door; c) geometric analysis: metric and architectural survey; d) material analysis, study of materials and forms of deterioration; e) structural analysis: identification of the morphological and constructive organization from the structural point of view. All the large amount of information obtained from the analysis was managed thanks to the use of GIS systems. Thus it was possible to identify the shape and character of the monument and its testimonial, constructive and architectural values ​​were recognized. On the basis of an internal analysis of the cultural asset and an external analysis of the context in which it is located, it was possible to define the strengths, weaknesses, opportunities and threats.
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Palestini, Caterina, and Carlos Cacciavillani. "Integrazioni multidisciplinari: storia, rilievo e rappresentazioni del castello di Palmariggi in Terra d’Otranto." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11358.

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Abstract:
Multidisciplinary integrations: history, survey and representations of the castle of Palmariggi in Terra d’OtrantoThe contribution integrates historical readings, conducted through archive documents and iconographic materials, with surveys and graphical analyzes carried out through direct knowledge of Palmariggi’s historic center in Salento. The imposing Aragonese castle of which today only the two cylindrical towers remain, joined together by a stretch of perimeter masonry, initially presented a quadrangular plan with four corner towers, of which three are cylindrical and one is square and was surrounded by an existing moat, until the middle of the twentieth century, with a wooden drawbridge on the eastern side. The fortress was part of a strategic defensive system, designed to protect the village and the productive Otranto’s land with which it was related. The fortified Palmeriggi’s center represented an important defensive bulwark placed within the network of routes and agricultural activities that led from the hinterland to the port of Otranto, where flourishing trade took place. The research examines the changes undergone by the defensive structure that has had several adaptations made initially in relation to changing military requirements, resulting from the use of firearms, the upgrades that were supposed to curb the repeated looting and the military reprisals against the inhabited coastal and inland centers of Salento peninsula, and later social that led to the expansion of fortified village with Palazzo Vernazza’s (eighteenth century) adjacent construction and the original parade ground’s elimination. Summing up, the contribution in addition to documenting the current situation with integrated surveys, the state of preservation of fortified structure with its village, of which it examines the urban evolution based on the construction, typological and morphological systems, relates to the surrounding territory by comparing the plant of the ancient nucleus with that of neighboring fortified Salento’s centers. Finally, digital study models allow fortified structure’s three-dimensional analysis, its construction techniques, assuming the original shape.
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