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Dissertations / Theses on the topic 'Rappresentazione urbana'

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Di, Stefano Vittorio. "La modellazione digitale del terreno e la rappresentazione di scenari urbani complessi." Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917287.

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MAGISTRELLI, GIACOMO. "LA FOTOGRAFIA E I CANTIERI DELLA MILANO POSTUNITARIA 1861-1911." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/4174.

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Abstract:
La tesi considera la varietà di formule espressive e di destinazioni funzionali della fotografia in rapporto alla costruzione di spazi e architetture nella Milano del primo cinquantennio dell’unità d’Italia. Strumento di lavoro per architetti e ingegneri, la fotografia delle principali operazioni edilizie eseguite nella città lombarda a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento rappresenta per la nuova classe dirigente un fondamentale strumento di legittimazione del proprio operato amministrativo e di illustrazione dei progressi compiuti dalla città sulla via della modernizzazione. Attraverso un itinerario storico della ‘fotografia di cantiere’, costruito anche grazie al confronto con casi italiani e internazionali, lo studio presenta una puntuale analisi del fenomeno in ambito milanese. Tra i progetti affrontati, il piano di riforma del centro cittadino (1865-1878) di Giuseppe Mengoni e i restauri del Castello Sforzesco (1893-1907) di Luca Beltrami, oltre a una serie di interventi minori, documentati da alcuni dei principali fotografi attivi in città e dai redattori della pubblicistica illustrata, tipologia editoriale che tra Otto e Novecento si serve con sempre maggiore consapevolezza del mezzo fotografico. L’evoluzione del linguaggio fotografico viene dunque indagata nel suo contributo alla costruzione di un’iconografia nazionale della modernità, fenomeno che vede la città di Milano porsi in prima fila nel contesto italiano.
The study investigates the variety of expressive formulas and functional destinations of the photography production concerning the architectural renovation occurred in the city of Milan between 1861 and 1911. Design tool for architects and engineers, construction photography reveals itself as a fundamental tool of political legitimation for the new ruling class and illustrates the progress made by the city in terms of modernization. Through a historical reconstruction of the genre of construction photography, which also considers Italian and international cases, the study presents a detailed analysis of the Milanese phenomenon. Among the projects, the reform plan of the city center (1865-1878) developed by Giuseppe Mengoni and the restoration of the Sforza Castle (1893-1907) led by Luca Beltrami , as well as a number of minor operations. The inquiry considers the production by some of the main photographers working in the city and the iconographic apparatus of the most important illustrated press of the period, which during the late nineteenth century uses with increasing awareness the narrative qualities of the photographic medium. The evolution of the photographic language is therefore inquired with regard to his contribution to the construction of a national iconography of modernity , a phenomenon that sees the city of Milan in the front line.
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MAGISTRELLI, GIACOMO. "LA FOTOGRAFIA E I CANTIERI DELLA MILANO POSTUNITARIA 1861-1911." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/4174.

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Abstract:
La tesi considera la varietà di formule espressive e di destinazioni funzionali della fotografia in rapporto alla costruzione di spazi e architetture nella Milano del primo cinquantennio dell’unità d’Italia. Strumento di lavoro per architetti e ingegneri, la fotografia delle principali operazioni edilizie eseguite nella città lombarda a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento rappresenta per la nuova classe dirigente un fondamentale strumento di legittimazione del proprio operato amministrativo e di illustrazione dei progressi compiuti dalla città sulla via della modernizzazione. Attraverso un itinerario storico della ‘fotografia di cantiere’, costruito anche grazie al confronto con casi italiani e internazionali, lo studio presenta una puntuale analisi del fenomeno in ambito milanese. Tra i progetti affrontati, il piano di riforma del centro cittadino (1865-1878) di Giuseppe Mengoni e i restauri del Castello Sforzesco (1893-1907) di Luca Beltrami, oltre a una serie di interventi minori, documentati da alcuni dei principali fotografi attivi in città e dai redattori della pubblicistica illustrata, tipologia editoriale che tra Otto e Novecento si serve con sempre maggiore consapevolezza del mezzo fotografico. L’evoluzione del linguaggio fotografico viene dunque indagata nel suo contributo alla costruzione di un’iconografia nazionale della modernità, fenomeno che vede la città di Milano porsi in prima fila nel contesto italiano.
The study investigates the variety of expressive formulas and functional destinations of the photography production concerning the architectural renovation occurred in the city of Milan between 1861 and 1911. Design tool for architects and engineers, construction photography reveals itself as a fundamental tool of political legitimation for the new ruling class and illustrates the progress made by the city in terms of modernization. Through a historical reconstruction of the genre of construction photography, which also considers Italian and international cases, the study presents a detailed analysis of the Milanese phenomenon. Among the projects, the reform plan of the city center (1865-1878) developed by Giuseppe Mengoni and the restoration of the Sforza Castle (1893-1907) led by Luca Beltrami , as well as a number of minor operations. The inquiry considers the production by some of the main photographers working in the city and the iconographic apparatus of the most important illustrated press of the period, which during the late nineteenth century uses with increasing awareness the narrative qualities of the photographic medium. The evolution of the photographic language is therefore inquired with regard to his contribution to the construction of a national iconography of modernity , a phenomenon that sees the city of Milan in the front line.
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Schiano, Pasquale Giovanni <1988&gt. "Dallo stigma al brand. Processi di turistificazione e rappresentazioni dello spazio urbano a Napoli." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9958/1/schiano_pasquale_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca intende fare luce sulle dinamiche di rigenerazione turistica di aree urbane marginalizzate e sul ruolo di narrazioni e rappresentazioni dello spazio nell’ambito di questi processi. Un tempo esclusi dalle geografie del turismo di massa, infatti, i luoghi affetti da quella che Wacquant ha definito «stigmatizzazione territoriale» sono oggi al centro di una riscoperta da parte dell’industria del turismo che tende a tematizzarli come espressioni vernacolari di una “autentica” cultura locale. In questo contesto gli obiettivi della ricerca sono: 1) mostrare come un certa repertorio di immagini e rappresentazioni tradizionalmente ricollegate all’immaginario del degrado e del disordine urbano divengano funzionali a una strategia di “folklorizzazione” della marginalità finalizzata alla promozione turistica del territorio e, 2) comprendere se, come e con quali effetti questa rappresentazione sia “assecondata” o viceversa contestata dagli attori locali nel loro agire quotidiano. In questa prospettiva – inserendomi lungo il filone postcoloniale degli studi urbani – a partire dal caso dei Quartieri Spagnoli a Napoli, ho mostrato come un certo immaginario urbano sia stato impiegato per trasformare uno spazio relegato allo stigma in una destinazione turistica internazionale. A questo scopo, dopo aver delineato la cornice storico-politica entro cui ha preso forma il processo di turistificazione dell’area, mi sono preliminarmente focalizzato sul modo in cui un complesso di discorsi e rappresentazioni del quartiere contribuiscano a plasmare l’immaginario di turisti e visitatori e a modellare le diverse pratiche turistiche di uso e consumo del territorio. Successivamente, attraverso il ricorso a interviste semi-strutturate e all’osservazione partecipante, ho tentato di chiarire in che modo questa rappresentazione sia “messa al lavoro” da parte degli attori locali nella loro esperienza quotidiana tanto per promuovere e incentivare questi processi, quanto per rinegoziarne gli effetti e massimizzarne ove possibile gli eventuali benefici economici.
The research is aimed at shedding light upon tourism-driven regeneration processes of marginalized urban areas and the role of stigmatizing discourses and representations within these processes. Once excluded from urban tourism geographies, nowadays places affected by what Wacquant has termed “territorial stigmatization” are being rediscovered by the tourism industry as authentic and exotic tourist destinations. In this context, the research is aimed at: 1) understanding how a complex repertoire of discourses and representation linked to the imaginary of urban decay and disorder may contribute to a “folklorization” strategy of poverty and social exclusion aimed at the tourist development of marginalized neighbourhoods and, 2) understanding if and how these discourses and representation are indulged or rather challenged by local actors in their everyday experience. In this perspective, drawing on the postcolonial urban theory field, starting from the case study of the Quartieri Spagnoli in Naples, I tried to show how a certain representation of the neighbourhood has been employed to transform a once stigmatized urban area in an international tourism destination. For this purpose, once outlined the socio-historical context in which the touristification of the area is taking place, I focused on the way discourses and representations of the neighbourhood shape tourist’ imaginary and spatial practices. Secondly, making use of semi-structured interviews and participant observation, I tried to shed light on the way these representations are employed by local actors in their everyday experience both to encourage and promote these processes and to renegotiate their effects to maximize their economic outcomes.
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Roncaglia, Elena. "Carlo Naya fotografo veneziano: il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426610.

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Abstract:
The PhD thesis here presented, Carlo Naya, a photographer in Venice. The role of 19th-century photography in representing city landscapes, outlines the evolution of Venetian panoramic photography between the second half of the 19th and the early 20th centuries. The archive of Carlo Naya’s well-known photographic studio (1857-1918) was examined and catalogued. The collection, which now belongs to the heirs of another important Venetian photographer, Osvaldo Böhm, includes 5000 wet-plate collodion and gelatine-bromide negatives dating back from the mid-19th to the second decade of the 20th centuries, more than 1800 of which show the Venetian landscape, its lagoon, historical events and scenes in general. It is the largest, oldest and most complete archive of Venetian photography (as well as one of the most important collections of 19th-century photography worldwide), and may be considered, for the variety of its themes, the period of time it embraces, and the importance of the studio photographers, as a sum of 19th-century photographic research on landscapes. This work analyses Naya’s photographic archive associating it with the cultural milieu of the 19th century, and describes its role within the history of panoramic photography. The first chapter “Previsions and visions: Grand Tours and tourism in Venice” focuses on the role of landscape images in tour culture from the 18th century until the beginning of photography. It describes how images influenced the way landscapes were perceived, giving rise to modes of viewing reality that were shared by entire generations of travellers. This first chapter also analyses the Venetian market of images, the contribution provided by photography, and the role it has played, from that moment, in the idea collective imagination has of Venice. The second chapter “The Gran Teatro of Venice: photographic landscapes through the art of representation” reconstructs the photographic iconography of Venice by comparing traditional literary and figurative models, emphasising both change and conservation in formal and thematic choices. The photographic model is also associated with the way in which Venice came to be perceived by its most important 19th-century observers-narrators, i.e., foreign tourists. In this regard, the relationships myth-reality-image highlighted both parallels and ambiguities. The third chapter “Aesthetic and rational views: the Venetian landscape as perceived in the 19th century” firstly describes how, in that period, both the innovative photographic language and debates in the Venetian cultural environment on the relationship between representation and reality gave rise to a new concept of landscape. Secondly, the chapter traces the history of Venetian images through cartography, painting, lithography, etching and photography, showing how, in Venetian culture, the distinction between symbolic and topographic landscapes is not clear-cut, and how realism and idealism - in all these forms of representation - have contributed towards the creation of an image of Venice. The photographic representation of Venice therefore evolved in the same way it had in city maps before, and in the same way it would later in all other artistic expressions. The chapter also describes the epoch of atelier photography in Venice by analysing Carlo Naya’s life and artistic and commercial choices. The last chapter “Tradition and innovation of landscape photography: Venice’s time and plan” provides an interpretation of individual iconographic models by describing the 19th-century historical and cultural settings in Venice. In particular, the chapter focuses on the role of images in travel guides of the period, and the importance of photography in collecting and organising the Venetian artistic heritage and rationalising the city pathways. Therefore, photography of the 1800s was essential to understand the culture of the whole century, especially in the Venetian environment, which was particularly fertile and innovative in this field. Photography combined the search for the spectacular in pictures, which had been typical of optical machines since the 18th century, and modern sensitivity that made photography break from figurative tradition in search of a constructive relationship with painting and literature. In addition, the cultural élite and public opinion also played an important role as they were becoming aware of the city’s new historical status and plan, which was modified precisely in that century. From this viewpoint, Naya’s production may be considered the meeting point of several iconographic itineraries as it shows key moments of the history of representation by blending past and contemporary trends, tradition and innovation, science and aesthetics, and collective and individual views. Although panoramic photography captured the physical, historical and social transformations of the city, it also showed the profound, albeit concealed evolution of the operators’ and spectators’ mentalities and views, the juxtaposition of models taken from scientific and pictorial views and popular models (from printing to images for Mondi Nuovi), the meeting of different audiences and, in particular, the development of a new concept of city landscape and a new relationship with history and reality.
La tesi di dottorato Carlo Naya, fotografo a Venezia. Il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano, si è proposta di delineare l’evoluzione dei modi e delle forme della fotografia vedutista veneziana tra seconda metà dell’Ottocento e primi decenni del Novecento. A questo scopo, è stato catalogato e studiato il fondo della celebre ditta fotografica di Carlo Naya (1857-1918), ora proprietà degli eredi di un altro importante fotografo della città, Osvaldo Böhm: circa 5000 negativi di vetro al collodio e alla gelatina di bromuro databili a partire dalla metà del XIX secolo fino al secondo decennio del XX secolo, dei quali più di 1800 riguardano proprio la rappresentazione del paesaggio della città, della laguna, avvenimenti storici, scene di genere. È il repertorio più completo, vasto e antico di fotografia veneziana (e una delle più importanti testimonianze di fotografia dell’Ottocento anche a livello internazionale); può essere definito, per varietà dei temi, ampiezza dell’arco temporale e importanza dei fotografi della ditta, la summa della ricerca fotografica ottocentesca sul tema del paesaggio. La tesi ha analizzato questo repertorio fotografico inserendolo all’interno del panorama della cultura del XIX secolo e definendone il ruolo in relazione ad una più ampia storia della visione. Il primo capitolo Previsioni e visioni: Grand Tour e turismo a Venezia si è occupato della definizione del ruolo dell’immagine di paesaggio all’interno della cultura di viaggio a partire dal XVIII secolo fino all’epoca della fotografia. Ha evidenziato, poi, il modo attraverso il quale l’immagine ha influenzato la percezione del paesaggio stesso, creando degli schemi interpretativi della realtà in grado di plasmare lo sguardo di intere generazioni di viaggiatori. Infine, ha analizzato il mercato dell’immagine a Venezia, il contributo della fotografia in questo ambito e il ruolo rivestito, da questo momento in avanti, nell’immaginario collettivo di Venezia. Il secondo capitolo, Il Gran Teatro di Venezia: il paesaggio fotografico attraverso le arti della rappresentazione ha ricostruito l’iconografia fotografica di Venezia, in base al raffronto con i modelli letterari e figurativi della tradizione, evidenziando la continuità o la novità nelle principali scelte tematiche e formali. Il modello fotografico, poi, è stato rapportato anche con la percezione della città sviluppata dai suoi principali osservatori-narratori del XIX secolo: i turisti stranieri; in questo modo sono stati evidenziati ambiguità e parallelismi all’interno della dialettica mito-realtà-immagine. Il terzo capitolo, Sguardi estetici e sguardi razionali: il paesaggio veneziano nella percezione del XIX secolo ha raccontato, innanzitutto, la nascita di una nuova idea di paesaggio grazie al contributo innovativo del linguaggio fotografico e alle contemporanee discussioni sul rapporto tra rappresentazione e realtà sorte all’interno dell’ambiente culturale veneziano. In secondo luogo, ha ricostruito un itinerario all’interno della storia della visione a Venezia, attraverso cartografia, pittura, litografie e incisioni e, infine fotografia: è stato evidenziato, in questo modo, come la distinzione tra paesaggio simbolico e paesaggio topografico non si possa definire netta all’interno della cultura veneziana e come realismo e idealismo abbiano collaborato, in tutte queste forme di rappresentazione, alla creazione dell’immagine di Venezia. La fotografia, quindi, si è idealmente inserita, come tutte le altre forme di rappresentazione che l’hanno preceduta, nel cammino già intrapreso a partire dalle prime mappe cittadine. Infine, è stata raccontata l’epoca della fotografia d’atelier a Venezia, soprattutto attraverso le vicende e le scelte artistiche e commerciali di Carlo Naya. Nell’ultimo capitolo Tradizione e innovazione nella fotografia di paesaggio: tempo e forma di Venezia è stata ipotizzata un’interpretazione dei singoli modelli iconografici in base alla ricostruzione della situazione storico-culturale del XIX secolo veneziano. In particolare, sono stati approfonditi la funzione dell’immagine nelle guide di viaggio del secolo; e il ruolo della fotografia nella raccolta e riordino del patrimonio artistico veneziano e nella “razionalizzazione” dei percorsi urbani. La fotografia dell’Ottocento, soprattutto nell’ambiente veneziano particolarmente fertile e innovativo nel campo della visione, si è rivelata, quindi, un documento fondamentale per capire la cultura, non solo artistica, dell’intero secolo: da una parte, la ricerca della spettacolarizzazione dell’immagine tipica delle macchine ottiche fin dal XVIII secolo; dall’altra, la sensibilità moderna che porta la fotografia ad emanciparsi dalla tradizione figurativa e ad aprirsi ad una dialettica costruttiva con pittura e letteratura; infine l’influenza più o meno consapevole dell’atteggiamento dell’elite culturale e dell’opinione pubblica nei confronti della nuova situazione storica e della “forma” della città, modificata proprio nel corso di questo secolo. Secondo questa chiave di lettura, quindi, Naya e la sua produzione si presentano ai nostri occhi come punti d’incontro di molti percorsi iconografici e di momenti salienti della storia della rappresentazione: passato e contemporaneità, tradizione e innovazione, scienza ed estetica, sguardo collettivo e sguardo individuale. La fotografia vedutista non ha registrato, perciò, solo le trasformazioni fisiche, storiche e sociali della città. Essa ha testimoniato infatti, soprattutto, l’evoluzione nascosta e profonda della mentalità e dello sguardo dell’operatore e dello spettatore, la contaminazioni tra modelli della visione scientifica e pittorica e modelli popolari (dalla stampa alle immagini per Mondi Nuovi), l’incontro tra pubblici diversi e soprattutto, lo sviluppo di una nuova idea di paesaggio urbano e di un nuovo rapporto con la storia e la realtà.
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Francia, Valerio. "MUP - Mapping Urban Perception. Metodi di indagine della vita pubblica per il progetto urbano. Il caso di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12498/.

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Abstract:
La tesi di laurea affronta il tema dello spazio pubblico, sia nella sua definizione teorica che nella sua configurazione fisica, investigandolo attraverso le pratiche tradizionali di programmazione di tipo top-down e attraverso le azioni spontanee promosse della cittadinanza di tipo bottom-up. Contributi di studiosi, afferenti a discipline diverse, hanno apportato alla letteratura urbanistica contemporanea nuovi saperi e consapevolezze, alimentando una esplorazione approfondita sulla complessità delle dinamiche urbane e contribuendo alla definizione di diversi metodi di interpretare e studiare la città. Se da un lato l’attenzione nei confronti della vita e dell’uso dello spazio pubblico, è sempre maggiore, dall’altra il crescente rapporto emotivo che i cittadini hanno sviluppato nei confronti della città, a seguito della diffusione dei social networks e della fruizione della città digitale, fa emergere non più solo bisogni, ma principalmente desideri. La tesi sviluppa una metodologia in grado di rilevare le metriche della vita pubblica, applicata ad un caso specifico a Bologna, città da sempre attenta, particolarmente negli ultimi anni, al coinvolgimento della cittadinanza nelle politiche e nei progetti urbani. Scomponendo la vita pubblica di Bologna in situazioni ed azioni che si svolgono nella città è stato redatto il Codice di Bologna, in grado di far emergere l’identità stessa della città. L’esito della tesi è MUP, uno strumento web-GIS, sviluppato sulla sequenza urbana di via Zamboni, capace di raccogliere e rendere esplorabili le situazioni del codice, con il fine di avviare un dialogo tra cittadini, amministrazioni e professionisti, funzionale per la redazione di un progetto urbano condiviso. Il percorso immaginato segue una logica aggregativa di analisi e conoscenze, risultato di confronti con testi scientifici, validato mediante l’applicazione ad un caso di studio riferito ad una scala progettuale urbana (scenario urbano complesso).
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Campanella, Giuliana. "LA CITTA' INTANGIBILE. ESPERIMENTI DI RAPPRESENTAZIONE URBANA TRIDIMENSIONALE." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95208.

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SCIVOLETTO, Luca. "La rappresentazione dello spazio urbano nel cinema documentario. Tre viaggi nell'immagine di Roma." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11573/918231.

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Cioli, Federico. "Identità urbana e patrimonio immateriale. Il rilievo e la rappresentazione delle attività commerciali storiche e tradizionali fiorentine." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1231420.

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Abstract:
La tesi affronta la tematica del rapporto tra la città e le attività commerciali, le quali costituiscono un’importante testimonianza della sua evoluzione storica e culturale, rappresentando tradizioni e abitudini sociali che si riflettono nei fronti urbani e nelle strade. Lo studio, attraverso l’approfondimento del caso studio delle attività storiche di Firenze, pone le basi per comprendere quelle che possono essere le implicazioni legate alla loro tutela. La ricerca ha l’obiettivo di definire un protocollo operativo per la documentazione delle attività commerciali applicabile sia sul piano nazionale che sul panorama internazionale che tenga in considerazione sia gli aspetti materiali della struttura architettonica sia gli aspetti immateriali relativi al prodotto, alle tecniche di lavorazione, alla cultura economica e alla tradizione, ma soprattutto alla storia e all’identità sociale di una città che esiste in quanto sintesi di entrambi questi aspetti. The thesis deals with the issue of the relationship between the city and commercial activities, which constitute an important testimony of its historical and cultural evolution, representing traditions and social habits that are reflected in the urban fronts and in the streets. The study, through an in-depth study of the case study of the historical activities of Florence, sets the stage for understanding what may be the implications related to their protection. The research aims to define an operational protocol for the documentation of commercial activities applicable both nationally and internationally that takes into consideration both the material aspects of the architectural structure and the intangible aspects relating to the product, to the processing techniques, to economic culture and tradition, but above all to the history and social identity of a city that exists as a synthesis of both these aspects.
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JIANG, ZHIQIAO. "Per una iconografia della città: la rappresentazione dello spazio urbano dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione digitale." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1164180.

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Abstract:
TEMA Questa tesi di dottorato si pone la ricerca di approfondire l’iconografia nel campo architettonico, che è dotata di diversi livelli di complessità e quindi di lettura, consentendo di cogliere il significato profondo e il valore simbolico nel disegno della città. Lo studio, rispetto alla modernità e alla postmodernità, intende individuare una metodologia per comprendere il contenuto congenito alla rappresentazione dello spazio urbano. Le risorse tipiche e le conseguenti crisi di queste fasi storiche si riflettono nei disegni degli architetti del ventesimo secolo, a differenza delle foto o delle mappe satellitari. I disegni dei progetti moderni e postmoderni divengono oggetto di ricerca dell’iconografia della città in un lasso di tempo che va dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione digitale, individuando nello sviluppo tecnologico un nodo cruciale. Il metodo iconografico analizza una modalità avanzata con cui il ricercatore studia di comprendere l’idea dell’architetto nel disegno, per mezzo di una rappresentazione dell’invenzione della città. L’iconografia della città vuole dunque dimostrare che il disegno, nell’architettura, è di fondamentale importanza e il metodo iconografico nel campo architettonico offre l’opportunità di riconoscere le parole dell’architetto in senso profondo. Lo studio dell’iconografia della città permette di sviluppare e individuare e operare la conoscenza iconografica sulla rappresentazione urbana, raggiungendo un grado di definizione maggiore nella ricerca, anche quando si tratta di un disegno digitale nell’epoca informatica. METODO La dissertazione esamina il metodo iconografico applicato al campo architettonico, soffermandosi sui processi di comunicazione della forma e sulle modalità di espressione dei contenuti architettonici. Un punto di riferimento è rappresentato dalla teoria sull’iconografia di Erwin Panofsky che analizza, in senso moderno, i tre livelli della lettura iconografica (descrizione preiconografica, analisi iconografica in senso ristretto e interpretazione iconografica in senso profondo) di comprensione dell’immagine, rivoluzionando la disciplina per poterla applicare al disegno della città, ribattezzandola appunto iconografia della città. La disciplina ha radici che attingono all’ermeneutica e all’euristica, estendendosi fino alle teorie architettoniche e alla storia della città. Il metodo iconografico esercita gli occhi e il pensiero, che in questo modo non si limitano a “guardare” ma cercano di “trovare l’idea nelle composizioni grafiche”. Questo studio individua nell’iconografia della città un modo scientifico per organizzare la conoscenza iconografica nella comprensione del disegno della città. È innegabile che la comunicazione all’interno del disegno della città, attraverso la conoscenza iconografica è funzionale la qualità, il livello, l’accuratezza e la profondità del risultato della comprensione. Questo studio propone un approccio diverso con cui guardare il disegno, ossia guardare il significato profondo oltre la forma rappresentata. OBIETTIVO L'iconografia è una disciplina che si basa su una metodologia tecnica, ma allo stesso tempo poetica, finalizzata alla comprensione dell'apparato figurativo del disegno. La metodologia classifica le fasi della costruzione del disegno e definisce gli aspetti espressivi della rappresentazione. La distinzione delle fasi permette una possibile lettura dei significati, ai diversi livelli di profondità. Questo tipo di lettura va oltre i valori estrinseci del disegno, relativi agli aspetti materiali, formali e funzionali. Lo studio iconografico esorta il ricercatore a stabilire un profondo dialogo con l'autore in modo che la comprensione non si fermi alla forma superficiale, ma criticamente scavi nei contenuti per esplorarne il significato segreto e la forza simbolica presente nel disegno. Lo studio dell'iconografia della città viene esteso al campo architettonico, attraverso l'indagine degli elementi, l’analisi della composizione e la ricerca dei contenuti più profondi. Gli obiettivi di ricerca di questa tesi sono: comprovare l’importanza della rappresentazione iconica nel campo architettonico, attraverso l'analisi della qualità del linguaggio visivo e dei relativi valori; fornire un modello scientifico in grado di approfondire in maniera efficace ed esauriente la questione del disegno, attraverso una comprensione profonda delle sue caratteristiche morfologiche, tecniche e poetiche; perfezionare i principi della metodologia iconografica al fine di ampliare ulteriormente la comprensione del disegno della città, indicando un modello ideale con cui condurre la ricerca; vagliare il tema della tecnologia digitale esaminandone i fenomeni e comparandoli con quelli dell'espressione postmoderna; documentare la crisi della rappresentazione contemporanea proponendo un’analisi fondata sull'iconografia, respingendo l’assenza del significato della forma; proporre una classificazione specifica della rappresentazione iconica nell'intento di sintetizzare le diverse tipologie del disegno della città. STRUTTURA La tesi è suddivisa in quattro capitoli così organizzati: l’origine del disegno della città; il metodo iconografico; la critica del disegno digitale; la classificazione delle rappresentazioni urbane della modernità e della postmodernità. Ciascun capitolo si sviluppa a partire da una domanda: “cos’è il disegno della città?”; “come comprendere il disegno della città?”; “perché il disegno digitale viene impiegato nella rappresentazione della città?” e infine “quali sono le caratteristiche del disegno della città?”. Da qui derivano argomenti in apparenza autonomi (La forza del Disegno, Il gioco iconografico, Doppio effetto digitale e From city to city) ma riconducibili a un unico tema: l’iconografia della città.
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Roncaglia, E., and Alberto Zotti Minici. "Carlo Naya fotografo veneziano: il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11577/2670056.

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Abstract:
La tesi di dottorato Carlo Naya, fotografo a Venezia. Il ruolo della fotografia del XIX secolo nella rappresentazione del paesaggio urbano, si è proposta di delineare l’evoluzione dei modi e delle forme della fotografia vedutista veneziana tra seconda metà dell’Ottocento e primi decenni del Novecento. A questo scopo, è stato catalogato e studiato il fondo della celebre ditta fotografica di Carlo Naya (1857-1918), ora proprietà degli eredi di un altro importante fotografo della città, Osvaldo Böhm: circa 5000 negativi di vetro al collodio e alla gelatina di bromuro databili a partire dalla metà del XIX secolo fino al secondo decennio del XX secolo, dei quali più di 1800 riguardano proprio la rappresentazione del paesaggio della città, della laguna, avvenimenti storici, scene di genere.
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FANTOZZI, MARINA. "Strategie per la rappresentazione e la comunicazione dei processi di trasformazione degli spazi urbani. Un'area del Campo Marzio a Roma." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918838.

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Abstract:
This study focuses on the analysis of the several transformations which are observable in a particular area of the inner city of Rome, and furthermore aims to provide a working method that could be increased and widened, in order to be applied to further individual cases. The first step of the work consisted in leading an historical research, by means of bibliographical, cartographic and iconographic sources, which were essential to first draft a diachronic summary of all the permutations concerning the area, and to indentify the main temporal sections. The documents collected were subsequently arranged and interpreted, to serve as a basis for the final composition, in which the many pieces of information were then compared. The applicative and experimental phase was structured over two different scales of representation: a urban one and an architectonical one. A first series of processed images was meant to retrace the transformations suffered by the building pattern from the 16th century on. A deeper analysis focus on the essentially architectural aspect, and brought to the processing of further models at a more detailed scale. At last, the research is centred on a very narrow area: the Ripetta Harbour, a point of particular convergence for the whole economical and social life of the neighbourhood: the outcome consists in a sequence of 3D reconstructions, aimed to covey a visualization, as clear as it can be, of the changes that followed one another, both on an overall urban scale of the area itself, and on a more detailed level concerning the bordering buildings, which can be useful to whomever aims to develop further studies to be founded on this one.
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IPPOLITI, ELENA. "Il rilievo dei centri storici per la conoscenza e la conservazione. Tesi del dottorato di ricerca in “Rilievo e Rappresentazione del Costruito”, VI ciclo, sede amministrativa Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Facoltà di Architettura, Dipartimento di Rappresentazione e Rilievo, 1995. Tutor prof. Mario Docci." Doctoral thesis, 1995. http://hdl.handle.net/11573/218823.

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Abstract:
Il principale tema della tesi riguarda la definizione di un quadro di riferimento (culturale, metodologico, di esperienza scientifica e operativa) nel rilievo urbano e, nello specifico, nel settore dei centri storici, che stabilisca non solo in cosa debbano consistere e quali debbano essere gli elaborati, quali precisioni debbano essere rispettate, quali tecniche e strumentazioni debbano essere utilizzate, ma, soprattutto, quali temi debbano essere indagati, quali attenzioni debbano essere rivolte e a che cosa, quali approfondimenti siano necessari. Per la definizione di questa metodologia critico-operativa e’ stato necessario costruire un “quadro di riconoscimento” della realta’ indagata (del centro storico nella sua totalita’, nelle relazioni con il contesto territoriale e nelle sue componenti elementari) attraverso il quale pervenire all'individuazione dei “temi” di indagine rispetto ai quali progettare e organizzare le operazioni di rilievo. Successivamente sono state poi definite le “categorie” di analisi attraverso cui condurre l'indagine, ed infine i “modi” e le “forme” in cui si attua la conoscenza stessa attraverso il rilievo, inteso come costituito delle due fasi complementari, quella del momento dell'acquisizione del dato e quella della costruzione dell'informazione attraverso la rappresentazione. Per il raggiungimento di questo obiettivo il primo passo e’ consistito nell'approfondimento della letteratura e delle esperienze connesse e riferibili al tema della ricerca, il rilievo di un centro storico, realizzato attraverso una ricerca bibliografica e la valutazione ed elaborazione critica degli studi e delle posizioni culturali, legislative ed operative inerenti e connesse. In questo senso gli argomenti trattati hanno avuto principalmente l'obiettivo di chiarire e approfondire, e nello stesso tempo di definire e delimitare, il senso, il significato e il valore dei due termini di riferimento fondamentali per la presente ricerca: rilievo e centro storico. Presupposto del presente studio e’ che l'azione della conoscenza, e quindi la comprensione, e’ pregiudiziale all'azione di tutela, salvaguardia e conservazione. Il rilievo - nelle sue accezioni di comprensione, evidenziazione, ricostruzione - si propone come processualita’ di atti che si realizza nella concretezza dello svolgersi delle operazioni: e’ nel procedere stesso, nell'operare, che si attua la conoscenza. Il rilievo non e’ semplice riproduzione meccanica del reale, ma ha soprattutto un carattere interpretativo: del fenomeno che ci si appresta a studiare e’ necessario preventivamente formulare dei modelli interpretativi, che riducano la complessita’ dell'oggetto in modo che questo diventi a noi conoscibile. Nell'ambito di questa ricerca il rilievo e il rilevare sono strumenti di lettura e di analisi irrinunciabili per la conoscenza del reale, conoscenza che si attua attraverso una pratica intellettuale con la quale il fenomeno indagato viene dapprima riconosciuto, quindi interpretato - discretizzato ed infine classificato. Questo vuol dire che per conoscere e’ necessario innanzitutto riconoscere, e che la stessa conoscenza non puo’ essere comunicata, trasmessa se non viene classificata, tipizzata. Il significato che qui si vuole attribuire al rilievo e’ quello della documentazione, sincronica e diacronica (per la conoscenza e la conservazione) che sappia cogliere dell'oggetto di studio sinteticamente l'individualita’ e comprenderne analiticamente gli elementi che lo compongono. Una concezione che e’ ben conscia dell'impossibilita’ del raggiungimento dell'esaustivita’ e della completezza, ma che d'altra parte nega valore alla conoscenza settoriale condizionata da un uso limitato e specifico che perde i contatti con la globale comprensione della realta’ indagata. Questo porta alla proposta della definizione di rilievo “tematizzato” (tipizzato), che significa invece impostare la processualita’ delle operazioni di un rilievo intorno a dei temi che ne costituiranno la struttura e il progetto. Un rilievo, dunque, indipendente dal fine, ma che per contro ammette molte utilizzazioni. Le successive argomentazioni hanno riguardato la definizione del quadro di riferimento, ovvero la "tipizzazione delle sue caratteristiche", il che ha necessitato l'approfondimento dell'oggetto della presente ricerca, il centro storico, un manufatto complesso, risultato di successive modificazioni, trasformazioni e stratificazioni, ma anche espressione, immagine di un'idea, di una determinata cultura e di una determinata organizzazione sociale. Un fenomeno dunque molto articolato, in cui una determinata organizzazione dello spazio (sia nelle sue connotazioni fisico-spaziali sia in quelle simboliche) esprime l'appartenenza degli uomini ad un particolare luogo in un determinato tempo, e quindi le relazioni tra questi la storia e gli eventi naturali. La comprensione di un fenomeno cosi’ complesso puo’ attuarsi solo a patto di considerare tanto il sistema di relazioni che il centro storico intrattiene con il territorio, quanto il sistema di relazioni che lega gli elementi che lo costituiscono. Per la definizione della una metodologia per la lettura e l'analisi dei centri storici e’ stata cosi’ proposta una articolazione, una gradualita’ del processo conoscitivo, relazionata ad una corrispondente articolazione riscontrabile nel fenomeno che ci apprestiamo ad indagare, facendo cosi’ corrispondere ai modelli interpretativi della realta’ indagata dei modelli operativi strumentali alla messa in atto del processo conoscitivo del rilievo. Il punto di partenza e’ consistito nella scomposizione del fenomeno da analizzare e nella classificazione degli elementi che lo compongono. Il metodo proposto individua all'interno del fenomeno urbano una qualificazione scalare dei fatti costruiti in funzione della loro “ampiezza” (la scala territoriale, la scala urbana, la scala edilizia, la scala architettonica) a cui corrisponde una gradualita’ della conoscenza, che si attua con modalita’ e procedure differenziate. Il percorso conoscitivo proposto procede dal generale al particolare, ma affrontando iterativamente il fenomeno prima nella sua totalita’ e poi nei suoi elementi costitutivi. Pertanto i fenomeni individuati ed analizzati dapprima in funzione delle “classi d'ampiezza” sono poi analizzati in quanto individuo, organismo, struttura, elemento. Ad esempio, il centro storico nella sua complessita’ e totalita’ e’ stato considerato in quanto manufatto unico, individuale, irripetibile, ma e’ stato anche analizzato come particolare attuazione concreta di una tipologia insediativa, ed e’ anche stato studiato come composto di parti, di elementi considerati come tasselli di un mosaico, dotati ognuno di determinate qualita’ organizzative dello spazio. Infine sono poi definite le categorie con cui condurre l'analisi di un centro storico, sia nei rapporti con il territorio, sia nelle relazioni con i singoli elementi costituenti. Si e’ ritenuto basilare verificare via via le ipotesi teoriche che si andavano delineando, attraverso la sperimentazione condotta su un campione di studio, un centro storco di limitate dimensioni, individuato in Monte Castello di Vibio, in provincia di Perugia a dieci chilometri da Todi. Dal confronto tra ipotesi metodologiche e risultati sperimentali ottenuti sono state tratte le conclusioni della ricerca. I risultati della ricerca sono stati raccolti in un volume e organizzati in due parti. Nella prima, dal titolo “Il quadro teorico”, vengono sviluppati, indagati e sistematizzati i temi e gli argomenti di tipo teorico, considerati irrinunciabili e indispensabili per lo sviluppo della ricerca. Nella seconda parte, dal titolo “La sperimentazione. Il rilievo di un centro storico tipo: Monte Castello di Vibio”, sono stati applicati e verificati alcuni dei temi teorici sviluppati precedentemente, in riferimento al centro storico tipo prescelto per la sperimentazione.
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De, Santis Rosa, Salvatore Critelli, Francesco Macchione, Pierfranco Costabile, and Pietro Salvatore Pantano. "<> rappresentazione virtuale delle simulazioni 2-D delle piene in aree urbane per il miglioramento della comunicazione del rischio idraulico." Thesis, 2019. http://hdl.handle.net/10955/1790.

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Abstract:
Dottorato di Ricerca in Scienze e Ingegneria dell’Ambiente, delle Costruzioni e dell’Energia. Ciclo XXXI
I fenomeni di allagamento di aree urbane rappresentano un problema molto attuale, poiché il numero di persone potenzialmente coinvolte ed il valore degli elementi a rischio, in termini economici, artistici e culturali, può essere notevole in larghe parti del territorio e delle aree urbanizzate. Nel contesto europeo, la Direttiva 2007/60/CE del Parlamento Europeo del 23 ottobre 2007, relativa alla valutazione e alla gestione del rischio alluvionale, prescrive di valutare il rischio attraverso studi di natura idraulica. In tale ambito, vi è l'esigenza di utilizzare strumenti predittivi e metodologie di analisi adeguati per la determinazione delle reali condizioni di rischio associate al realizzarsi di un determinato evento alluvionale. Uno studio di inondazione in area urbana, per essere di reale supporto per l'implementazione di adeguate misure di previsione e prevenzione, necessariamente deve coinvolgere una serie di aspetti che spaziano dall'acquisizione di dati topografici alla descrizione dei processi fenomenologici tipici del moto di una corrente in piena e della sua interazione con edifici e infrastrutture, agli algoritmi da utilizzare per la risoluzione delle equazioni del modello, alla restituzione dei risultati. Questa notevole mole di lavoro deve necessariamente trovare il suo sbocco naturale nella rappresentazione finale dei risultati tramite prodotti grafici che la Direttiva vigente individua nelle mappe di pericolosità e di rischio. Tuttavia la medesima Direttiva, richiama anche l’importanza della comunicazione del rischio, finalizzata al coinvolgimento dei diversi stakeholders e all’implementazione di una corretta gestione dell’emergenza. Vi è, dunque, una crescente necessità di presentare i risultati delle simulazioni idrauliche delle alluvioni in un formato che consenta una comprensione più immediata per i decisori finali e per la popolazione esposta. A tale scopo, potrebbe essere di notevole ausilio l’uso di rappresentazioni tridimensionali di alluvioni attraverso scenari virtuali ad integrazione delle classiche mappe di pericolosità da inondazione. Esse consentirebbero un incremento enorme della comprensibilità dei risultati dei complessi calcoli idraulici che sono alla base della redazione delle mappe di pericolosità. Per questo motivo, sarebbe auspicabile una competenza di base nelle tecniche di visualizzazione 3-D per la comunicazione del rischio idraulico per gli ingegneri idraulici che operano nel campo dell’analisi del rischio di alluvione. Questa tesi di Dottorato si inserisce proprio in tale contesto, e si articola in una proposta di criteri di rappresentazione di simulazioni idrauliche bidimensionali all'interno di un ambiente di realtà virtuale 3-D, con contenuti informativi diversi, destinati a differenti target di utenti, finalizzati ad una migliore comunicazione della pericolosità idraulica Si tratta dunque di restituire i risultati dei calcoli in immagini (e, in prospettiva, in video) che possano rappresentare, sotto forma di scenari virtuali, in maniera immediata le condizioni in cui si verrebbe a trovare un luogo nel corso di un’alluvione. Dovendo le immagini rappresentare visivamente le superfici idriche calcolate, necessariamente la procedura deve basarsi su modelli di calcolo che descrivano in maniera corretta i fenomeni idraulici che occorrono nelle correnti di piena. Escludendo l’uso delle equazioni di Navier-Stokes, poiché attualmente ancora troppo onerose per l’applicazione su aree vaste, occorre riferirsi alle equazioni complete delle acque basse, formulate in modo che possano correttamente rappresentare i fenomeni cui si è fatto cenno. Per tale motivo, la tesi ha inizio con l’analisi della modellistica 2-D completa, basata sulle equazioni delle acque basse (Shallow Water Equations, SWE) formulate originariamente da De Saint Vénant. Si focalizzerà l’attenzione sulla formulazione e sui metodi di integrazione numerica idonei per ottenere delle soluzioni in grado di inglobare correttamente anche i fenomeni locali presenti nella propagazione della corrente, anche con riferimento all’interazione con la topografia e i manufatti. Inoltre, saranno descritti tutti gli elementi necessari per la simulazione di un evento alluvionale, in particolare i criteri per la corretta rappresentazione della topografia e dei manufatti, la definizione delle condizioni iniziali e delle condizioni al contorno, la stima della scabrezza. Il secondo capitolo analizzerà i concetti teorici e metodologici relativi alla mappatura della pericolosità e del rischio di alluvione, in relazione allo stato dell’arte, ai metodi e alle sperimentazioni presenti nella letteratura scientifica internazionale e, più dettagliatamente, in ambito europeo. Verranno, dunque illustrati i criteri idonei per ottemperare alla Direttiva 2007/60/EC, relativi alla redazione delle mappe di pericolosità e di rischio idraulico. Il capitolo è finalizzato a mettere in luce peculiarità e criticità delle prassi correnti, da utilizzare come riferimento per la realizzazione di strumenti intuitivi ed efficaci per la comunicazione del rischio. È stata inoltre condotta un’analisi sugli aspetti cartografici della mappatura del rischio di inondazione, mettendo in luce alcune peculiarità relative all’elaborazione e alla redazione delle mappe. Dopo l’inquadramento generale operato dai capitoli precedenti, nel capitolo 3 si focalizzerà la proposta centrale di questa tesi di dottorato, con riferimento alla situazione Calabrese. La Regione Calabria, con le risorse POR Calabria 2000-2006 si è già dotata, per l’esecuzione degli studi sulle alluvioni, di “Metodologie di individuazione delle aree soggette a rischio idraulico di esondazione”. Tali metodologie e le relative Linee Guida sono state elaborate dal Laboratorio di Modellistica numerica per la Protezione Idraulica del Territorio (da ora in avanti LaMPIT) dell’Università della Calabria in collaborazione con il CUDAM (Università di Trento), con l’Università di Pavia e con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS (Trieste). Questa tesi, svolta all’interno del LaMPIT, vuole essere un ideale sviluppo di quelle Metodologie. Esse sono basate sulle SWE trattate secondo i metodi e gli accorgimenti che appartengono alle categorie descritte nel capitolo 2 e, pertanto, le soluzioni da esse ottenute sono compatibili per l’uso finalizzato a una corretta trasposizione in immagini. La presente tesi ha perciò preso in esame i risultati di un caso di studio sviluppato per la Regione Calabria. Tali risultati furono rappresentati nelle Linee Guida secondo i classici canoni delle mappe di pericolosità. Tuttavia, come già osservato, le potenzialità di simulazione dei dettagli fisici conseguibili con i modelli numerici utilizzati potrebbero consentire la restituzione di tali risultati in immagini virtuali. Tra tutti i casi trattati nelle Linee Guida, si è voluto qui prendere in esame quello della mappa di pericolosità di inondazione del centro storico di Cosenza. Cosenza è attraversata dai fiumi Crati e Busento, che confluiscono proprio all’interno del centro urbano. Nonostante la città sia stata preservata da alluvioni negli ultimi 60 anni, Cosenza ha storicamente subito molte volte le conseguenze delle esondazioni dei suoi fiumi. Per documentare questo, una parte del lavoro di questa tesi si è voluto dedicarla alla descrizione degli eventi storici ricavata da documenti consultabili presso l’Archivio di Stato, la Biblioteca Nazionale, la Biblioteca Civica di Cosenza e concentrando l’attenzione non solo sugli aspetti idrologici, ma anche sugli effetti idraulici e sull’uso del suolo. L’ultima alluvione si verificò il 24 novembre 1959 e benché esista una discreta documentazione fotografica della situazione post-evento, non si ha nessuna immagine della città con l’alluvione in corso di svolgimento. Pertanto solo alcuni anziani abitanti dei luoghi alluvionati ricordano gli scenari vissuti. Le nuove generazioni non sono consapevoli di quali sarebbero questi scenari se oggi si verificasse l’esondazione dei fiumi. In verità le classiche mappe non sono lo strumento più intuitivo per trasferire tale consapevolezza alla popolazione. È questo il motivo per il quale si è scelto di implementare la procedura di visualizzazione oggetto di questa tesi proprio per la città di Cosenza. Pertanto, il terzo capitolo dopo un excursus storico, ha analizzato la simulazione idraulica di un’ipotetica alluvione di progetto riferita a un tempo di ritorno di 500 anni. Il quarto capitolo è incentrato sullo sviluppo di un workflow per rappresentare simulazioni idrauliche bidimensionali all'interno di un ambiente 3-D realizzato utilizzando la tecnica della texture mapping. Vengono discussi i risultati conseguiti, nonché le potenzialità di questo tipo di rappresentazione ai fini di un miglioramento della consapevolezza e della percezione del rischio da parte della popolazione, ai fini della preparazione e pianificazione dell’emergenza e supporto nella stima del danno alluvionale. La procedura proposta è stata applicata per la visualizzazione di immagini virtuali relative al caso studio descritto nel capitolo precedente. Il quinto capitolo propone un secondo prodotto di realtà virtuale realizzato utilizzando dati provenienti dal laser scanner terrestre. Sono descritte le campagne di acquisizione nonché le diverse fasi di gestione dei dati e di visualizzazione. Inoltre, si proporrà un ambiente interattivo, basato sulla tecnologia Web-GL, per la visualizzazione di scenari di inondazione utilizzando nuvole di punti di grandi dimensioni. Segue una discussione sulle potenzialità di questo prodotto ai fini del disaster management. Il capitolo finale è dedicato alle conclusioni generali e alle prospettive future.
Università della Calabria
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MORSELLI, CONCETTA ELISA CHIARA. "Sulle sponde del reale, l'immagine dello spazio architettonico tra tecnica e narrazione." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1207705.

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Abstract:
Il lavoro di tesi indaga l’aspetto percettivo ed emotivo legato alle immagini di architettura. Si è deciso di studiare non tutte ma una categoria ben precisa di immagini: le rappresentazioni figurative del progetto, nel passaggio dagli strumenti tradizionali del disegno alla fotografia e al digitale. Non si tratta dunque ancora di architettura costruita, ma di progetti che vengono anticipati, percettivamente, attraverso un’immagine in assenza dell’oggetto reale. L’interrogativo centrale della tesi emerge da una considerazione su una condizione attuale: negli apparati grafici del progetto di architettura, oggi più che mai l’attenzione è spostata sull’elaborazione di immagini-effetto che puntano ad attribuire allo spazio qualità affettive. In breve, le immagini di oggi, al pari delle opere d’arte mirano a sollecitare, attraverso una crescente pittoricità, un sentire corporeo ed emozionale che agisce sul soggetto percipiente indipendentemente dall’opera presentata.Lo studio della psicologia dell’arte, così come dell’estetica e della neuroestetica d’oggi, può essere un valido strumento per comprendere i fenomeni dell’attualità, considerando la marcata pittoricità di queste immagini. Applicare il metodo di analisi sviluppato in queste discipline allo studio delle immagini di architettura, si può suggerire un nuovo modo di “guardare” il progetto, sviluppando una terminologia adeguata che prenda in considerazione il fatto che le emozioni e le sensazioni prodotte incidono sul nostro modo di rapportarci e interpretare l’opera. L’importanza del coinvolgimento corporeo ed emotivo del soggetto percipiente sottoposto alla visione delle opere d’arte è, infatti, un tema di grande attualità. Le intuizioni formulate da David Freedberg negli anni Ottanta, sul “potere” che hanno le immagini in relazione alla loro capacità di suscitare reazioni emotive e pulsioni corporee, sono state verificate in ambito neuroscientifico: nel 1995 Antonio Damasio, nel saggio L’errore di Cartesio , inizia a suggerire una comprensione del rapporto emozioni-corpo attribuendo ai sentimenti un valore cognitivo; mentre in seguito alla pubblicazione nel 1999 del libro di Semir Zeki Inner vision. An exploration of art and the brain, viene inaugurato un nuovo ambito di ricerca che indaga il rapporto arte-cervello, la neuroestetica. A partire da queste considerazioni sulla situazione contemporanea, lo scopo della tesi consiste nell’elaborare un nuovo strumento di analisi delle immagini figurative di architettura, dal disegno al digitale, al fine di comprendere quale sia stato il processo che ha condotto all’autonomia estetica delle immagini d’oggi, suggerendo contestualmente un diverso modo di “guardare” il progetto di architettura. Questa considerazione si allinea con la posizione teorica espressa da Vesely, il quale afferma e si interroga sul perché tradizionalmente «possiamo comprendere […] e penetrare nelle intenzioni di un’iconografia complessa di una scultura o di una pittura; ma quando arriviamo all’architettura, il compito di solito si riduce alla formulazione di interpretazioni strutturali o formali che nella maggior parte dei casi non vanno oltre la comprensione tettonica o morfologica» . Per superare le letture “tradizionali” dovremo, in linea con il pensiero di Freedberg, interrogarci sui rapporti che intercorrono tra le immagini e le persone al fine di comprendere “che cosa” queste immagini riescono a fare. L’obiettivo posto può essere raggiunto solo a partire da un allargamento del campo di indagine, che deve essere ampio e diversificato; le analisi storiche condotte sulle immagini devono essere affiancate dagli strumenti forniti dalla storia dell’arte, dalla psicologia della forma, dall’estetica e dalla neuroestetica, al fine di comprenderne le reazioni che queste immagini generano sugli osservatori.
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