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1

Salerno, Rossella. "Disegnare l'immagine urbana: il contributo della rappresentazione nella recente letteratura anglosassone." TERRITORIO, no. 84 (May 2018): 111–21. http://dx.doi.org/10.3280/tr2018-084017.

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Ciaffi, Daniela, and Emanuela Saporito. "Il diritto alla cura dei beni comuni come palestra di democrazia." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 127 (March 2022): 39–51. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-127004.

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Abstract:
L'incrocio tra il diritto e la sociologia urbana apre a scenari di sperimentazione di modelli democratici nuovi, permettendoci di ridefinire servizi pubblici, spazi urbani, territori come beni comuni. Secondo la prospettiva proposta, le pratiche sempre più diffuse di cittadinanza attiva, che si prende cura dei beni comuni, trasformano i cittadini/abitanti da utilizzatori/consumatori di servizi e spazi a prosumers, suggerendoci che siamo in una fase di cambio di paradigma nella rappresentazione e definizione delle istituzioni pubbliche. La scuola è proposta come campo concreto di riflessione, nel suo passaggio da servizio pubblico a bene comune, quando cioè si territorializza, diventando oggetto di cura di tutta la "comunità educante", per disegnarsi sui caratteri socio-spaziali del bisogno educativo.
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3

Balestrieri, Mara, and Enrico Cicalò. "Se la rappresentazione si autoavvera. Relazioni di co-evoluzione tra il territorio e la sua immagine." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 7–12. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093001.

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Abstract:
In questo articolo vengono discusse le reciproche relazioni tra rappresentazioni e processi territoriali e in particolare si evidenzia come le rappresentazioni, oltre a fotografare situazioni e trasformazioni in atto, siano in grado di influenzare l'evoluzione degli stessi processi rappresentati. Le rappresentazioni vengono aggiornate con l'evolversi delle forme dei territori così come le forme dei territori possono subire gli effetti dalle loro stesse rappresentazioni. Tra rappresentazione e soggetto territoriale rappresentato si delinea dunque un rapporto di co-evoluzione circolare, secondo il quale non solo il territorio agisce sulla sua rappresentazione ma anche la rappresentazione agisce a sua volta sul territorio rappresentato, rendendo ambivalente il ruolo della rappresentazione sia come conseguenza che come causa delle trasformazioni stesse.
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4

Bovati, Marco. "L'indagine del contesto climatico-ambientale come supporto al progetto sostenibile negli interventi di riqualificazione urbana." TERRITORIO, no. 59 (November 2011): 83–88. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059014.

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Abstract:
Dopo una premessa sul tema del rapporto tra sostenibilitŕ energetico-ambientale e progetto di riqualificazione di quartieri esistenti degradati, e dopo alcune considerazioni sul rapporto tra il progetto architettonico e urbano, la sua capacitŕ modificativa, il contesto ambientale oggetto della trasformazione e piů in generale le istanze della sostenibilitŕ, lo scritto intende indagare in senso metodologico il tema della lettura dei caratteri e delle perturbazioni ambientali di un sito, quale strumento di definizione di un quadro che orienti le scelte insediative verso un impianto progettuale compatibile con le risorse ambientali del luogo. L'obiettivo č la definizione di procedure che consentano l'individuazione di potenzialitŕ e criticitŕ ambientali, e lo studio dei loro criteri di rappresentazione.
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Raffaele Catuogno, Teresa Della Corte, Veronica Marino, and Victoria Andrea Cotella. "Archeologia e architettura nella rappresentazione della c.d. Tomba di Agrippina a Bacoli, una ‘presenza preziosa’ tra genius loci e potenzialità di intervento." Mimesis.jasd 1, no. 1 (August 5, 2021): 137–54. http://dx.doi.org/10.56205/mim.1-1.7.

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Abstract:
L’indagine nel sito architettonico-archeologico che fu antico teatro romano sul mare poi trasformatoin ninfeo - erroneamente denominato Tomba di Agrippina - intende affidare alla dimensioneastratta e conoscitiva della rappresentazione la restituzione dei significati del manufatto come‘presenza preziosa’ nel paesaggio urbano di Bacoli. L’approccio di indagine, avvicinandosialla insita dimensione metaprogettuale del rilievo, si propone di suggerire linee di indirizzo permirate strategie di rigenerazione del patrimonio culturale flegreo, laddove l’espansione urbana nonpianificata ci restituisce una mappa territoriale priva di segni di connessione tra le attuali zoneurbanizzate e i resti dei pregevoli manufatti antichi. Diffusamente, e in particolare nel caso inesame, i ritrovamenti archeologici rivelano problematiche compenetrazioni con l’edilizia moderna.I preziosi reperti, spesso ancora parzialmente interrati o inagibili, esigono decisioni e interventidi integrazione che facciano riferimento alle peculiarità territoriali e che, confermandone le azionidi tutela, consentano nuove forme di accessibilità ai siti, attivabili attraverso operazioni dirappresentazione digitale del patrimonio che implementino livelli di fruizione alternativi allavisita diretta.Muovendo da questa esigenza, l’orientamento metodologico della ricerca è inteso ad assumerela digitalizzazione dei processi in ogni fase di lavoro. Obiettivo prioritario è rendere disponibilimodelli tridimensionali del sito, sezionabili ed interrogabili secondo diversi livelli semantici,sia durante la prima fase di acquisizione dei dati (SAPR, TLS), sia in quelle successive dimodellazione (modello virtuale e ABIM) e di consultazione-interrogazione dei simulacri che siprestano a rappresentare in maniera efficace e propositiva il sistema spaziale complessivo e gliapparati figurativi puntualmente esaminati.
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Zöller, Wolf. "Saeculum obscurum – der epigraphische Befund (ca. 890–1000)." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, no. 1 (November 1, 2019): 79–114. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0007.

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Abstract:
Riassunto Questo saggio offre gli esiti di un’indagine condotta sulla produzione epigrafica della Roma altomedioevale, ponendo in particolare l’accento sugli aspetti topologici e materiali delle iscrizioni commissionate da parte dei vescovi romani e degli esponenti della nobiltà cittadina durante il X secolo. Nonostante esistano ponderosi corpora che raccolgono le iscrizioni romane, manca purtroppo a tutt’oggi una rassegna specifica della produzione epigrafica dell’Urbe per il periodo che va dall’anno 890 all’anno 1000, periodo comunemente noto come saeculum obscurum. Proprio le testimonianze epigrafiche, invece, consentono di giungere a una comprensione più profonda del linguaggio materiale e dei meccanismi di comunicazione utilizzati per la rappresentazione del potere all’interno della struttura urbana della città di Roma. Due casi di studio, riguardanti, da un lato, gli epitaffi papali conservati nella basilica di S. Pietro e, dall’altro, le iscrizioni commemorative nella basilica di S. Giovanni in Laterano dimostrano come le epigrafi siano state opportunamente ed efficacemente integrate all’interno del contesto architettonico e liturgico. Un’organizzazione più attenta dello spazio epigrafico permise infatti una interazione per così dire intensificata tra le iscrizioni e il loro contesto tanto materiale che sociale, in particolare nel momento della controversia che coinvolse papa Formoso e della ricostruzione, così carica di valori anche simbolici, della cattedrale di Roma, quando i papi rivali si misero in competizione per il controllo dello spazio urbano. Seguendo un comportamento analogo, gli esponenti dell’aristocrazia cittadina utilizzarono lastre marmoree dalle dimensioni considerevoli al fine di esibire e consolidare in forme monumentali la loro posizione politica dominante. Soprattutto i famosi Teofilatti occuparono, per così dire, le basiliche patriarcali di S. Lorenzo fuori le mura e S. Maria Maggiore per custodirvi la memoria famigliare, mentre le iscrizioni commemorative delle loro imprese edilizie attestavano il loro sforzo di ridefinire il paesaggio urbano di Roma.
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7

Girola, Claudia. "Incontrare persone senza dimora. Un'antropologia riflessiva." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 95 (July 2011): 45–62. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-095003.

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Abstract:
Attraverso la rappresentazione di un frammento del suo percorso metodologico nello studio delle strategie di identitŕ delle persone senza dimora, l'autrice sottolinea l'importanza della ricerca sul campo come matrice per capire la realtŕ sociale che viene osservata. La molteplicitŕ delle identitŕ, sia quelle del ricercatore che quelle delle persone studiate, emerge proprio da questo incontro; tale molteplicitŕ č vista come un processo di mutua comprensione e auto-conoscimento. Proprio qui si puň apprezzare la fertilitŕ di questo approccio riflessivo, specialmente quando č applicato a persone che stanno vivendo la povertŕ estrema e una continua stigmatizzazione. Questo tipo di analisi mette in crisi le rappresentazioni riduttive di queste "figure solitarie e senza radici", rivelando cosě la complessitŕ dei loro percorsi biografici in un contesto sociale.
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8

Bertilotti, Teresa. "Pratiche urbane, entertainments e rappresentazione della violenza." MEMORIA E RICERCA, no. 38 (December 2011): 41–55. http://dx.doi.org/10.3280/mer2011-038004.

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9

Del Fabbro, Matteo. "Concettualizzazioni e rappresentazioni dell'area urbana di Milano (1986-2016)." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 120 (October 2017): 73–97. http://dx.doi.org/10.3280/asur2017-120004.

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Korolija, Aleksa, and Marta Elisa Signorelli. "Lo spazio urbano disegnato. Note per un codice di rappresentazione." TERRITORIO, no. 87 (June 2019): 48–57. http://dx.doi.org/10.3280/tr2018-087009.

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Tagliagambe, Silvano. "Strategie per la riqualificazione urbana." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 7–13. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056001.

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Abstract:
Di fronte alla crisi dell'urbanistica razional-comprensiva, intesa come di passaggio lineare dalla pianificazione all'attuazione, č opportuno riferirsi al pensiero di Musil e Wittegenstein. Entrambi riflettono sulla connessione tra eventi e sulla concatenazione tra ‘cose', non dominate da alcuna legge; la lettura della realtŕ che ne emerge č quella di un patchwork di microcosmi, frutto di risposte parziali e di rappresentazioni alternative degli stati di cose. Lavorare sull'idea di progetto, significa operare sulle categorie a cui essa č principalmente incardinata, quelle di spazio e di tempo, in modo di produrre piů immagini possibili secondo l'approccio concettuale proposto da Florenskij. A partire dalla distinzione tra spazio e spazialitŕ, occorre pensare lo spazio in tutte le sue possibili modalitŕ e tipologie, mettendo in evidenza la sua ‘condizione di possibilitŕ' attraverso una rinnovata percezione degli insediamenti urbani.
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Musarň, Pierluigi. "Oltre la mappa. Spazio urbano e prosumerismo creativo in rete." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 120–34. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043008.

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Abstract:
Illustrando i risultati del progetto di ricerca interdisciplinare Self-Mapping, il saggio analizza il ruolo delle nuove tecnologie e dei processi sociali di costruzione partecipata dell'immaginario turistico, con particolare attenzione allo studio delle modalitŕ di fruizione e attraversamento dello spazio urbano. Muovendo dalla rappresentazione cartografica, il saggio evidenzia come alcune pratiche di prosumerismo creativo possano animare lo spazio urbano, facendolo diventare una rete di luoghi e comportamenti significativi, e creando un immaginario del luogo che viene alimentato dallo storytelling e dalla relazionalitŕ sui blog e sui social network.
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Arrigoni, Paola, Lavinia Bifulco, and Massimo Bricocoli. "Rappresentazioni e pratiche della diversità urbana. Uno studio su tre quartieri a Milano." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 121 (April 2018): 47–72. http://dx.doi.org/10.3280/asur2018-121003.

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Balestreri, Iasbella. "Milano in etŕ post-unitaria: rappresentazione e strategie per la cittŕ." TERRITORIO, no. 59 (November 2011): 147–56. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059019.

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Abstract:
Nell'ambito delle celebrazioni del 150° dell'Unitŕ d'Italia assume una notevole importanza un documento steso alla fi ne del 1864, firmato dall'ing. Domenico Cesa Bianchi, capo dell'Ufficio Tecnico milanese. Nel collage ad acquarello possono essere evidenziati almeno tre tipi di progetti: quelli che paiono essere legati a un Bando di concorso del 1860 , destinato a dar forma a programmi, intenzioni, desideri sui destini della cittŕ post-unitaria; quelli che, estranei alle richieste degli amministratori comunali, presentano forti caratteri di autonomia e pongono in anticipo problemi e soluzioni per lo sviluppo urbano che saranno affrontati solo vent'anni piů tardi; quelli che sembrano appartenere a un tempo ormai trascorso, che sono stati forse rifiutati, interrotti o che non sono mai usciti dal cassetto. Con l'opportuna distanza storica, la lettura analitica della loro stratificazione puň contribuire a ritrarre le radici della Milano contemporanea.
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Crescimanno, Alberto, Fiorenzo Ferlaino, and Francesca Silvia Rota. "Lo sviluppo delle Terre Alte tra marginalitŕ e sostenibilitŕ: evidenze dal Piemonte." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 237–60. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097014.

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Abstract:
Il contributo presenta i risultati di una recente analisi dei comuni montani del Piemonte, basata su una metodologia multicriteri che considera simultaneamente variabili di tipo socioeconomico, ambientale e fisico/infrastrutturale. Si giunge cosě a definire una tipologia complessa della montagna, che modifica la canonica immagine centro-periferia. Partendo dalla considerazione che ogni rappresentazione č legata a un'interpretazione specifica dello sviluppo, l'analisi intende fornire strumenti per politiche piů mirate e che valorizzino le differenze che connotano tutto il territorio montano, spingendo a un "elogio della normalitŕ".
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Comi, Claudio Umberto. "In prospettiva alterata: dalla rappresentazione degli oggetti allo spazio percepito." TERRITORIO, no. 50 (October 2009): 168–78. http://dx.doi.org/10.3280/tr2009-050019.

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Abstract:
- In recent years we have seen students of architecture experience increasingly greater difficulty in representing objects in space. There may be many causes of this. Certainly one of them is the progressive loss of the habit as protagonists of using the language of graphics as a tool for communication. There has then been a change in the iconic context with the assumption since infancy of figurative models, which are basically without depth or with an altered, degenerated perspective. It is also reasonable to consider that changes in visual and spatial abilities are also due to a different way of using both represented and real images. Taken together these factors are of interest to different disciplines and as such subject to debate. It must be added that if it should be demonstrated that changes have effectively taken place in the capacities of the very young to perceive and therefore depict space, then it is advisable to rethink the methods of teaching drawing as a means of delineating and planning architectural design.
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Pittaluga, Alessandro. "Ripercorrere il paesaggio: cultura e pratica del paesaggio come rappresentazione." TERRITORIO, no. 55 (January 2011): 89–100. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-055014.

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Martone, María. "Paesaggi culturali intesi come integrazione di processi dinamici: il vomero da luogo di delizie a luogo urbano." Norba. Revista de Arte, no. 41 (January 26, 2022): 117–42. http://dx.doi.org/10.17398/2660-714x.41.117.

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Abstract:
Il contributo illustra, attraverso gli strumenti della rappresentazione e del rilievo, le trasformazioni che il paesaggio della collina del Vomero a Napoli ha subito nel corso della storia, passando da "luogo di delizie" a "luogo urbano", continuando a caratterizzare il paesaggio dell’intera città. A tale scopo, si è ritenuto importante riconoscere e identificare, in uno spazio fisico, vissuto ed eterogeneo di un luogo, nel caso specifico, della collina del Vomero, i paesaggi culturali che contengono sia i segni del passato che quelli della contemporaneità. Delineare, quindi, quei processi dinamici che rappresentano la storia degli insediamenti umani in continua trasformazione, significa anche delineare il nostro patrimonio identitario, la cui conoscenza è necessaria per ritrovare il racconto di “chi siamo” e di “chi eravamo” e per costruire il futuro delle nuove generazioni.
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López Sánchez, Marina, Rossella Salerno, Mercedes Linares, Gómez del Pulgar, and Antonio Tejedor Cabrera. "Pianificazione del paesaggio e patrimonio digitalizzato: verso una convergenza necessaria." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 101–6. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099014.

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Abstract:
In Europa il paesaggio si è consolidato come un tema che richiede un nuovo approccio etico al governo del territorio. Con riferimento alla Convenzione Europea del Paesaggio, il paesaggio si è già confermato come l'attuale sfida della pianificazione territoriale. Derivante dalla revisione di diverse pratiche europee convergenti sul tema, questo testo evidenzia il ruolo centrale del patrimonio nell'affrontare sfide poste dalla visione paesaggista e sostiene la necessità di stabilire sinergie con ricerche che propongono una strategia della conoscenza del patrimonio basata sulla rappresentazione e visualizzazione digitale. Queste tecniche possono contribuire efficacemente all'inclusione della dimensione sociale nella pianificazione territoriale come oggi richiede l'approccio paesaggistico.
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Carillo, Saverio. "Paesaggio culturale italiano e secolarizzazione. Idiomi e narrazione dei monumenti nella rappresentazione novecentesca del sacro." Quaderni d'italianistica 41, no. 1 (December 31, 2020): 135–51. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i1.35898.

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Abstract:
L’architettura e gli spazi urbani delle città italiane, nei primi decenni successivi al Secondo conflitto mondiale, appaiono rappresentare in chiave figurata i contenuti di un nuovo innesto comportamentale sulla tradizionale edilizia che si confrontava con le coordinate contemporanee del consumismo. La definizione di un’inedita gamma valoriale — suscitata dalla modernità — viene sperimentata nella modifica degli atteggiamenti sottoscritti dalla popolazione rurale, per i quali non mancavano le osservazioni critiche di intellettuali come Pier Paolo Pasolini, che avvertiva, preoccupato, quanto potesse essere infido, per quella umanità, il cedere alla lusinga del comfort. Simili richiami alla responsabilità e al guardare con prudenza ai moderni ritrovati andavano interessando anche i prodotti di architettura, soprattutto per gli edifici sacri — da ricostruire o da realizzare ex-novo — che cedendo il passo alla modernità andavano rinunciando, in molti casi, all’implicita genesi di “opera monumentale,” essendo, per antonomasia, i luoghi di culto riconosciuti, da sempre, quali edifici identitari. Il sacro e l’architettura del sacro “subiscono” o “inverano” un processo di “desacralizzazione” per divenire testimonianze secolari.
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Cremaschi, Marco, and Silvia Lucciarini. "Quale agency per gli esperimenti urbani? Sperimentalismo e tattiche nel Grands Voisins a Parigi e al Mitreo di Corviale a Roma." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 128 (July 2022): 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128009.

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Abstract:
A partire dagli anni Duemila nel repertoire delle idee urbanistiche, ha preso piede la cosiddetta "urbanistica tattica", o transitoria, un'iniziativa svolta su terreni non occupati e edifici vuoti che mira a coinvolgere la comunità circostante prima che il sito sia sviluppato. Un aspetto cruciale nelle analisi sull'urbanistica tattica nelle sue forme istituzionalizzate -e quindi nelle public policy- è relativo alla composizione delle arene locali, la rappresentazione dei diversi interessi, le narrative dei diversi attori, e la scelta dei processi negoziali nelle decisioni condivise. Ovvero quali meccanismi di costruzione del consenso all'interno dell'arena degli attori locali siano presenti nell'implementazione di politiche urbane transitorie, che si muovono tra competizione e collaborazione. Questo breve paper esamina queste dinamiche per esplorare natura e prossimità degli interessi degli attori in due casi: i Grands Voisins a Parigi e il Mitreo di Corviale a Roma.
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Zetti, Iacopo. "La città con l'esse davanti. Michelucci, De Carlo, Rodari: spunti per una fantasia disubbidiente." CRIOS, no. 21 (November 2021): 6–17. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021002.

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Abstract:
In questo testo vengono riuniti tre grandi intellettuali grazie alla coincidenza di idee rispetto ai temi della città come campo di forze sociali. Questa vicinanza intellettuale fa da pretesto per proporre un ragionamento su tre punti che, le loro rispettive posizioni culturali, mi paiono portare in forte evidenza. Il primo riguarda la variabilità della città, il ruolo del caos nei processi di apprendimento e, per conseguenza, il ruolo del progetto e del progettista, di città o di storie; il tutto in una anticipazione degli studi sulla complessità applicati all'ambito urbano. Il secondo si rifà all'idea di città aperta, o di parola per tutti, che sottende una visione morale del lavoro intellettuale che ha a che vedere non con il genio personale, ma con la rappresentazione di una volontà collettiva. Il terzo guarda alla didattica intesa non come trasmissione di un sapere codificato, ma come percorso di liberazione della fantasia o, con le parole di Rodari, della fantastica.
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Journals, FrancoAngeli. "Il diritto ad aspirare nelle geografie dei bambini. Una ricerca-azione partecipativa nel quartiere CEP di Palermo." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 4 (December 2021): 23–44. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa4-2021oa12957.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di indagare criticamente il ruolo che le aspirazioni urbane, vale a dire la capacità collettiva di immaginare spazi alternativi per le proprie città, hanno nella costruzione delle geografie quotidiane delle bambine e dei bambini. In linea con i presupposti della Political Geography of Children, bambine e bambini vengono qui consideraticome attori socio-spaziali capaci di rinegoziare pratiche e rappresentazioni imposte dagli adulti. Muovendo da queste considerazioni teoriche e dai principi metodologici della ricerca-azione partecipativa, analizzeremo il percorso laboratoriale organizzato con le ragazze e i ragazzi dell'Associazione San Giovanni Apostolo del CEP di Palermo, uno dei quartieri più marginalizzati della città. In particolare, prenderemo in considerazione le attività di photo-walk e di mappatura collettiva condotte nel quartiere e i tentativi di trasformare il campo abbandonato di via Calandrucci da zona di ‘disimmaginazione' a luogo di desideri e rivendicazioni per i suoi abitanti più piccoli.
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Verde, Serena. "Lomé: attori e processi di una transizione democratica." STORIA URBANA, no. 126 (September 2010): 67–93. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-126004.

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Abstract:
Nel quadro del recente dibattito che ha animato gli studi sull'evoluzione degli spazi urbani in Africa nel XXI secolo, questo studio intende analizzare le specificitŕ proprie alle dinamiche socio-spaziali della cittŕ di Lomé. In particolare ci si concentrerŕ sulle inedite relazioni tra Stato, cittadinanza e territorio createsi all'indomani della turbolenta transizione democratica dei primi anni Novanta. La Conferenza Nazionale del 1991 ha visto da una parte l'affermazione di una societŕ civile determinata ad occupare spazi e funzioni sempre piů importanti all'interno delle dinamiche cittadine. Allo stesso tempo, i disordini politici e le violenze che ne seguirono hanno scosso profondamente la cittŕ di Lomé. Il processo di frammentazione socio-spaziale prodottosi in questo ultimo periodo ha portato alla ribalta nuovi attori sociali, che hanno saputo instaurare un peculiare rapporto col territorio della capitale togolese, assumendo un ruolo importante nella governance territoriale. Frutto di una ricerca sul campo effettuata tra il 2007 e il 2008, questo contributo intende mostrare come i mutamenti politici degli anni Novanta abbiano permesso, seppur parzialmente, di delegare il governo della cittŕ ad attori sociali prima emarginati, quali i giovani, le donne e le associazioni. Si vuole porre inoltre in evidenza come la rappresentazione stessa della cittŕ sia cambiata, grazie al lavoro di una stampa vivace e sempre piů indipendente.
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Castro Rojas, Isabel. "Ordenar el universo de los signos. Bandos, pregones y espacio urbano en España y América durante la Edad Moderna." LaborHistórico 2, no. 1 (August 16, 2016): 16. http://dx.doi.org/10.17074/lh.v2i1.314.

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Abstract:
<p><span>La Historia de la Cultura Escrita se preocupa por conocer los usos, significados y apropiaciones de lo escrito en un sentido cada vez más amplio. Bandos, edictos y otros documentos de carácter dispositivo, aunque muy conocidos, no han sido objeto de estudios sistemáticos desde los fundamentos teóricos y metodológicos de esta disciplina. Materiales menores, pero también efímeros, que, desde el punto de vista de su tipología, los lugares por los que circularon y su presencia en el espacio público, permiten su inclusión dentro de las llamadas “escrituras expuestas”, término acuñado por Armando Petrucci en su obra <em>La scrittura: ideologia e rappresentazione </em>(1986) de cuyo impulso y recuperación se encarga actualmente el profesor Antonio Castillo Gómez</span><span>. La importancia de los bandos y pregones durante el periodo colonial ha sido puesta de manifiesto en numerosos estudios, aunque muchos de ellos lo han hecho desde otros enfoques, centrándose primordialmente en el contenido y en los diferentes aspectos que regulaban. Sin embargo, desde esta disciplina pretendemos analizar, además, las diferentes tipologías y discursos; así como los aspectos de la circulación, tanto oral como escrita; y los mediadores y recepción de los mismos. En esta línea, este trabajo plantea un primer acercamiento entre los mundos hispano y americano, analizando los diferentes resultados y controversias surgidas hasta este momento, desde un enfoque trasnacional y estableciendo una propuesta de diálogo y metodología común.</span></p><div><span><br /></span></div>
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Castro Rojas, Isabel. "Ordenar el universo de los signos. Bandos, pregones y espacio urbano en España y América durante la Edad Moderna." LaborHistórico 2, no. 1 (August 16, 2016): 16. http://dx.doi.org/10.24206/lh.v2i1.4805.

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Abstract:
<p><span>La Historia de la Cultura Escrita se preocupa por conocer los usos, significados y apropiaciones de lo escrito en un sentido cada vez más amplio. Bandos, edictos y otros documentos de carácter dispositivo, aunque muy conocidos, no han sido objeto de estudios sistemáticos desde los fundamentos teóricos y metodológicos de esta disciplina. Materiales menores, pero también efímeros, que, desde el punto de vista de su tipología, los lugares por los que circularon y su presencia en el espacio público, permiten su inclusión dentro de las llamadas “escrituras expuestas”, término acuñado por Armando Petrucci en su obra <em>La scrittura: ideologia e rappresentazione </em>(1986) de cuyo impulso y recuperación se encarga actualmente el profesor Antonio Castillo Gómez</span><span>. La importancia de los bandos y pregones durante el periodo colonial ha sido puesta de manifiesto en numerosos estudios, aunque muchos de ellos lo han hecho desde otros enfoques, centrándose primordialmente en el contenido y en los diferentes aspectos que regulaban. Sin embargo, desde esta disciplina pretendemos analizar, además, las diferentes tipologías y discursos; así como los aspectos de la circulación, tanto oral como escrita; y los mediadores y recepción de los mismos. En esta línea, este trabajo plantea un primer acercamiento entre los mundos hispano y americano, analizando los diferentes resultados y controversias surgidas hasta este momento, desde un enfoque trasnacional y estableciendo una propuesta de diálogo y metodología común.</span></p><div><span><br /></span></div>
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Doepner, Daphni. "Valentina Barberis: Rappresentazioni di divinità e di devoti dall’area sacra urbana di Metaponto. La coroplastica votiva dalla fine del VII all’ inizio del V sec. a.C." Gnomon 80, no. 4 (2008): 333–36. http://dx.doi.org/10.17104/0017-1417_2008_4_333.

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Di Vita, Stefano, Stefano Pontiggia, and Daniele Pascale Guidotti Magnani. "La complessità della riconversione delle aree militari dismesse. Un approfondimento / Nelle periferie: ricerca collaborativa, progetto e politiche della / Sorelle e rivali. Città e architettura a Milano e Bologna nell'età napoleonica rappresentazione." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 171–76. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098021.

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MIHALJEVIC, NIKICA. ""OGNUNO HA BISOGNO DI UN TANA IN CUI LECCARSI LE FERITE: È UN FONDAMENTALE DIRITTO DELL’UOMO". L’ANALISI DEL DISAGIO ESISTENZIALE ATTRAVERSO LA RAPPRESENTAZIONE DELL’AMBIENTE URBANO NELLA RACCOLTA DI RACCONTI BOLOGNA D’AUTORE A CURA DI GABRIELLA KURUVILLA." RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 6 (December 31, 2019): 147. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v6i0.2406.

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Chiodo, Emanuela. "Generare legami. Inclusione sociale ed educativa in una periferia del Mezzogiorno." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 29–38. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001004.

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Abstract:
La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).
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Bertin, Mattia. "Città al limite. Per una trattazione urbanistica del disastro." Cuadernos de Investigación Urbanística, no. 94 (November 5, 2014). http://dx.doi.org/10.20868/ciur.2014.94.2952.

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Abstract:
Introduzione1 Dove manca la parola 1.1 La città in stato di sospensione 1.2 Quando il disastro arriva in città 1.3 Cosa si vede. Il ruolo della conoscenza nella visione secondo Wittgenstein 1.4 Dalla cronologia all’ermeneutica2 Dell’ermeneutica urbana 2.1 Un approccio fisiognomico-espressivo alla ricerca territoriale 2.2 La fisiognomica di Walter Benjamin 2.3 Cos’è Passagenwerk per l’urbanistica 2.4 Dall’espressione alla rappresentazione al piano3 Sguardi sulla soglia 3.1 Parigi, soglia delle modernità 3.2 L’Aquila vuota, «non si uccide così anche una città?» 3.3 Blakely, un ciclista dopo la tempesta4 Conclusioni: a che pro?5 BibliografiaResumenLa ciudad, lugar predilecto de la vida humana, está caracterizada en su misma esencia por limites intrínsecos, que establecen el riesgo de sucumbir frente a un desastre. Mientras que en las ultimas décadas se ha conseguido mucho por disminuir las muertes causadas por este, el numero de los desastres ha aumentado, y la capacidad de las ciudades de reaccionar después de un impacto es aún limitada. El principal límite en el desarrollo de herramientas urbanísticas en esta dirección es la ausencia de un razonamiento general, categórico, que conecte los diferentes desastres y sus repercusiones urbanas de manera unitaria, un enfoque del desastre como «hecho urbano». Las ciencias del desastre saben muy bien que todos ellos tienen características comunes que permiten clasificarlos como tal, así como estudiarlos y enfrentarlos como objetos de una categoría unitaria; sin embargo esta conciencia está aún poco interiorizada por las doctrinas que se ocupan de planificación y administración. Según la definición internacionalmente aceptada de desastre, éste se reconoce por la presencia de tres aspectos: un grande e inmediato aumento de la mortalidad; la necesidad de una intervención externa de apoyo; la ruptura total de la continuidad ordinaria de la vida de una comunidad.El objetivo de este volumen es sostener un empuje reflexivo que suponga una mayor especialización de las ciencias urbanísticas en relación al afrontamiento del desastre, sobre todo respecto a la regeneración de una ciudad que haya podido sufrir uno, independientemente del tipo de desastre que sea. A fin de construir una categoría de pensamiento y acción idónea para esta tarea, este volumen está dedicado a sugerir la introducción del concepto ciudad umbral para cada ciudad golpeada por un desastre, y que debido a ello se encuentre en la condición de no poder continuar su recorrido histórico desarrollado hasta entonces, viéndose en la obligación de plantear y planear de nuevo su propia evolución de manera compleja e integrada. El hecho urbano que iremos describiendo es reconocible sobre todo por la presencia de tres tipos de ruinas: materiales, relacionales e institucionales. Las ruinas materiales, fácilmente reconocibles, son la prueba visible del paso del desastre. Las ruinas relacionales, que pueden obtenerse a través de un análisis de las comunicaciones oficiales, de las agendas y de las biografías personales, de las entrevistas y de la observación de la población, resultan la imagen de la situación desde la que planificación ha de partir. Informan sobre las tensiones y las oportunidades, y describen tabúes y límites fundamentales para entender el carácter, o los caracteres, que dominan la población. Las ruinas institucionales, en cambio, son la imagen de los entes de poder que gobiernan realmente un territorio, y describen, si se analizan a fondo, cuales son los elementos más fuertes y representativos de un espacio urbano; con lo cual pueden dar una idea precisa de las estrategias a seguir para que el trabajo regenerativo resulte eficaz. Lo que se ha descrito en relación a las ruinas no es sino la primera mitad del umbral: el «no más». La esperanza que motiva este volumen es la de ser una herramienta útil para simular, mediante la reunificación en una única categoría de pensamientos, observaciones, análisis, y sobre todo praxis conectadas a las ciudades golpeadas por un desastre, el crecimiento de un saber urbanístico capaz de contestar de manera ágil y eficaz a situaciones de este tipo, mediante una rápida reconstrucción del («todavía no») “ya no más?”Palabras clave:Regeneración / Emergencia / Reducción del riesgo / Cambio climático / Ciudad umbral / Hermenéutica urbana / RuinasAbstractBetween the different fields of urban studies, there is a sector yet low strengthened: the regeneration after a disaster. We have traces and trails of analysis applied to the different types of disaster, but still we haven’t a categorical and general reflection over the disaster as urban fact. Disaster studies well knows that these events have common features, which allow to label these as elements of a single class, and to be studied and faced more effectively than what a single field could done. The goal of this volume is to sustain a reflexive boost, which leads to a deeper specialisation of urban studies in relation to face a disaster, specially in the regeneration of an affected city.KeywordsUrban regeneration / Emergency / Risk limitation / Climatic change / Threshold city / Urban Hermenutics / Ruins.Abstract en italianoTra i differenti campi degli studi urbani, vi è un settore ancora molto poco approfondito: la rigenerazione dopo un disastro. Negli anni si sono senza dubbio prodotte tracce e sentieri analitici applicati ai diversi tipi di disastro, ma tuttora soffriamo la mancanza di una riflessione generale e categoriale sul disastro come fatto urbano. I saperi che si occupano di disastri hanno da tempo superato gli approcci settoriali, consci dei molti comuni aspetti tra le diverse manifestazioni di questo fenomeno, che suggeriscono di affrontarlo come un campo unitario. L’obiettivo di questo volume è di sostenere un incremento di riflessione, che porti ad una più profonda specializzazione, degli studi urbani in relazione al disastro, in particolare nella rigenerazione di una città colpita.Parole Chiave:Rigenerazione / Emergenza / Riduzione del rischio / Cambiamento climático / Città di soglia / Ermeneutica urbana / Rovine.
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Paoli, Silvia. "Ritratto fotografico degli attori a Milano tra Otto e Novecento. Strategie di rappresentazione." Drammaturgia, April 5, 2022, 181–98. http://dx.doi.org/10.36253/dramma-13546.

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Abstract:
Throughout its history, photography has always been in balance between opposite conventions, the technical conventions and the artistic ones, and photographic portrait has been mostly conditioned by these features. On this ground, however, and on the fair balance between these features, photography has founded its development and its quality. Photographic studios were opened in Milan from 1839 and the urban and cultural environment, all scientific and artistic circles, were interested in their activities. Photographers worked in the field of portraiture for aristocracy and middle classes but also for theaters, above all Teatro alla Scala, and for the most important actors and actresses of the period. This essay focuses on some important Milanese photographic studios devoted to portraying stage actors and to theatrical perfomances and scenographies – also in the first film studios – such as Varischi & Artico, Emilio Sommariva, Gigi Bassani, Mario Castagneri, Leopoldo Metlicovitz, Luca Comerio.
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Lucrezio Monticelli, Chiara. "Vorstellungsbilder und Regierungshandeln in der „zweiten Stadt des Kaiserreichs“." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, no. 1 (January 11, 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0012.

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Abstract:
RiassuntoL’articolo intende rileggere la conquista napoleonica di Roma nel 1809 in più stretto rapporto con il coevo processo di definizione di spazialità imperiali e identità nazionali in Europa (in particolare nel versante mediterraneo e italiano) all’inizio del lungo XIX secolo. Roma fu al tempo stesso simbolo dell’Empire-building napoleonico - a partire dalla proclamazione di „seconda città dell’Impero“ - e terreno di sperimentazione delle forme di imperialismo generate dalla „missione civilizzatrice“ francese. Il contrasto tra le pratiche „coloniali“ di governo urbano e l’uso politico dell’idea imperiale di Roma antica produsse effetti significativi nel campo dell’amministrazione e della rappresentazione della città. Attraverso le fonti delle istituzioni romane e dell’amministrazione francese, nonché sulla base dei discorsi politici dei patrioti italiani si mostrerà la molteplicità delle implicazioni - politiche, spaziali, culturali - del mito e della realtà di Roma in questa cruciale fase di transizione del Risorgimento italiano.
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