Academic literature on the topic 'REGISTI CINEMATOGRAFICI ITALIANI'

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Journal articles on the topic "REGISTI CINEMATOGRAFICI ITALIANI"

1

Giacci, Vittorio. "Cinematografia e ispirazione letteraria socialista." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (March 31, 2020): 473–557. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910925.

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Abstract:
Il saggio affronta il tema della relazione tra letteratura e cinema sia in termini generali che in ambito più strettamente politico, soffermandosi sugli adattamenti di opere letterarie scritte da autori di area e ispirazione socialista, ma anche su opere cinematografiche, tratte da soggetti originali, realizzate da registi che si sono riconosciuti, stabilmente o temporaneamente, nel socialismo italiano. Si vuole colmare l’evidente lacuna di una critica che ha preferito guardare alle esperienze di autori che palesavano altre ispirazioni, come quelle cattolica e comunista, benché il contributo di cineasti dell’area socialista sia stato altrettanto, se non più ampio e profondo, come il presente saggio intende dimostrare. Lo studio considera anche l’apporto fornito dai socialisti laddove hanno operato, con incarichi di responsabilità, nelle politiche culturali italiane, partecipando anche alla definizione legislativa di settore, con posizioni di rilievo in importanti istituzioni del cinema pubblico (Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà, Italnoleggio, Istituto Luce), senza escludere la Biennale, i vari festival e le organizzazioni del settore pubblico. Ne risulta il ruolo determinante giocato dal pensiero e dai valori socialisti nel quadro del rinnovamento culturale del paese attuato mediante lo strumento della settima arte. La relazione cinema/socialismo non può essere colta in tutte le sue articolazioni se non la si inscrive in un più ampio contesto storico/politico e all’interno delle due anime che hanno da sempre caratterizzato le vicende del Partito Socialista, la tensione massimalista e la progettualità riformista, le scissioni ed i tentativi di riunificazione, l’unità d’azione e il contrasto a sinistra tra Partito Comunista e Partito Socialista, la propensione del primo al monopolio culturale ed a tacciare di “revisionismo” qualunque tentativo di innovazione politica che fosse al passo con i tempi e la refrattarietà del secondo a ogni forma di immobilismo ideologico, di egemonia culturale e di subalternità.
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2

Trifone, Maurizio. "Dizionari, sinonimia e marche d’uso." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 108–22. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5557.

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Abstract:
La straordinaria ricchezza della lingua italiana non sempre viene adeguatamente valorizzata dai dizionari. Nell’epoca della digitalizzazione del dizionario continuano a sopravvivere procedimenti definitori che andrebbero ormai messi al bando. I participi presenti o passati che abbiano anche funzione di aggettivo (per es. nascente) sono talvolta definiti con la formula «Nei significati del verbo». I nomi deaggettivali indicanti qualità, condizione o stato (per es. ordinarietà) sono spesso definiti con la formula “l’essere + aggettivo di base (ordinario)”. Queste definizioni, la cui valenza informativa è pressoché nulla, non rendono certo un buon servizio al lettore. Del tutto diversa è l’impostazione di un dizionario dei sinonimi, che deve cercare di orientare il lettore nel dedalo delle possibili alternative lessicali con l’intento di aiutarlo a trovare i termini più adatti per esprimere le diverse sfumature di uno stesso concetto. La ricerca delle equivalenze semantiche diventa in tal modo una scoperta delle differenze, più o meno rilevanti, che esistono tra una parola e l’altra. Di essenziale importanza a tale riguardo è la funzione delle marche d’uso: la distinzione tra parole fondamentali, parole di alto uso, parole di alta disponibilità e parole comuni, utilissima in molti ambiti, non è di grande aiuto per uno scrivente interessato a informazioni di carattere stilistico. La classificazione per fasce di frequenza non ci avverte per es. che volto è di registro più elevato rispetto a faccia, autovettura è di registro più formale rispetto a macchina, cinematografo nel senso di ‘sala cinematografica’ è antiquato rispetto a cinema.
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3

Fernandes, Ana Carolina. "Glória feita de sátira: A grande guerra de Mario Monicelli." Literatura e Autoritarismo, no. 24 (September 6, 2020). http://dx.doi.org/10.5902/1679849x44357.

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Abstract:
Esse trabalho pretende investigar o filme A grande guerra (1959), do diretor italiano Mario Monicelli. Acusado de anti-patriotismo à época de seu lançamento, a obra revisita os conflitos da Primeira Guerra Mundial em um registro cínico e tragicômico. Monicelli é considerado um dos nomes mais expressivos do gênero das Commedia all'italiana, um estilo popular que dominou o cinema italiano nas décadas de 60 e 70, caracterizado pela crítica social e sátira de costumes. Com A Grande Guerra, o diretor consagrou-se como referência na cinematografia mundial ao realizar uma das primeiras produções na Itália a desviar do padrão e retratar a primeira guerra fora dos moldes fascistas de representação. A partir de uma análise de seus recursos narrativos e dispositivos visuais, essa comunicação busca explorar as conexões que o filme de Monicelli estabelece com a história, particularmente em relação à retórica de propaganda do cinema da era fascista.
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Books on the topic "REGISTI CINEMATOGRAFICI ITALIANI"

1

La dolce vita del cinema d'autore, 1942-1975. Bologna: Cappelli, 1999.

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2

Barozzi, Laura. Italienisches Capriccio di Glauco Pellegrini. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-452-3.

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Abstract:
Realizzato nel 1960 a Berlino, nell’ex DDR, dal regista Glauco Pellegrini, Italienisches Capriccio (Capriccio Italiano) si configura come una trasposizione cinematografica degli episodi più significativi della vita di Carlo Goldoni, reinventati in modo originale nello stile delle sue commedie. L’incredibile storia subita dal film, di cui fu osteggiata la lavorazione, l’‘imprigionamento’ della pellicola con l’edificazione del Muro nel 1961 e la sua ‘liberazione’, avvenuta per merito del regista Carlo Lizzani, testimoniano i fermenti culturali del cinema italiano degli anni ’50-’60 e il clima politico e sociale della Guerra Fredda. Pellegrini realizza Capriccio Italiano avvalendosi della sceneggiatura di Liana Ferri e del grande sceneggiatore premio Oscar, Ugo Pirro. E dirigendo nel film attori di diversa nazionalità, anticipando così i tempi, Pellegrini scriveva: «Gli artisti possono svolgere un ruolo importante per la fraterna intesa fra i popoli […] io cerco col lavoro di affermare che esiste un’Europa Unica, e che questa grande famiglia di nazioni guarda alla pace e respinge la guerra».
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