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Dissertations / Theses on the topic 'Restauro del moderno'

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Girardi, Cristina <1978&gt. "Semiotica del paesaggio: da paraergon a genere moderno." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2176/1/girardi_cristina_tesi.pdf.pdf.

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Abstract:
Alla luce della vasta letteratura storico-artistica sorta, negli ultimi anni, sul paesaggio dipinto, sulla sua storia e sui suoi protagonisti, sulla filiera delle influenze e sulle varie declinazioni stilistiche che lo caratterizzano, uno studio sulle Origini del genere all’alba della modernità può sembrare destinato, non tanto ad aggiungere nuove informazioni, quanto a sistematizzare quelle sinora emerse. Eppure, il problema del paesaggio come oggetto semiotico deve ancora essere chiarito. Gli storici dell’arte si sono sostanzialmente limitati a rimuovere la questione, dietro l’idea che i quadri della natura siano rappresentazioni votate alla massima trasparenza, dove ha luogo “una transizione diretta dai motivi al contenuto” (Panofsky 1939, p. 9). Questo studio recupera e fa riemergere la domanda sul senso della pittura di paesaggio. Il suo scopo è proporre un’analisi del paesaggio in quanto produzione discorsiva moderna. Tra XVI e XVII secolo, quando il genere nasce, questa produzione si manifesta in quattro diverse forme semiotiche: l’ornamento o paraergon (cap. II), la macchia cromatica (cap. III), l’assiologia orizzontale del dispositivo topologico (cap. IV) e il regime di visibilità del “vedere attraverso” (cap. V). La prima di queste forme appartiene alla continuità storica, e la sua analisi offre l’occasione di dimostrare che, anche in qualità di paraergon, il paesaggio non è mai l’abbellimento estetico di un contenuto invariante, ma interviene attivamente, e in vario modo, nella costruzione del senso dell’opera. Le altre forme marcano invece una forte discontinuità storica. In esse, il genere moderno si rivela un operatore di grandi trasformazioni, i cui significati emergono nell’opposizione con il paradigma artistico classico. Contro il predominio del disegno e della figuratività, proprio della tradizionale “concezione strumentale dell’arte” (Gombrich 1971), il paesaggio si attualizza come macchia cromatica, facendosi portavoce di un discorso moderno sul valore plastico della pittura. Contro la “tirannia del formato quadrangolare” (Burckhardt 1898), strumento della tradizionale concezione liturgica e celebrativa dell’arte, il paesaggio si distende su formati oblunghi orizzontali, articolando un discorso laico della pittura. Infine, attraverso la messa in cornice della visione, propria del regime di visibilità del “vedere attraverso” (Stoichita 1993), il paesaggio trasforma la contemplazione del mondo in contemplazione dell’immagine del mondo. Il dispositivo cognitivo che soggiace a questo tipo di messa in discorso fa del paesaggio il preludio (simbolico) alla nascita del sapere cartografico moderno, che farà della riduzione del mondo a sua immagine il fondamento del metodo di conoscenza scientifica della Terra.
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Girardi, Cristina <1978&gt. "Semiotica del paesaggio: da paraergon a genere moderno." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2176/.

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Abstract:
Alla luce della vasta letteratura storico-artistica sorta, negli ultimi anni, sul paesaggio dipinto, sulla sua storia e sui suoi protagonisti, sulla filiera delle influenze e sulle varie declinazioni stilistiche che lo caratterizzano, uno studio sulle Origini del genere all’alba della modernità può sembrare destinato, non tanto ad aggiungere nuove informazioni, quanto a sistematizzare quelle sinora emerse. Eppure, il problema del paesaggio come oggetto semiotico deve ancora essere chiarito. Gli storici dell’arte si sono sostanzialmente limitati a rimuovere la questione, dietro l’idea che i quadri della natura siano rappresentazioni votate alla massima trasparenza, dove ha luogo “una transizione diretta dai motivi al contenuto” (Panofsky 1939, p. 9). Questo studio recupera e fa riemergere la domanda sul senso della pittura di paesaggio. Il suo scopo è proporre un’analisi del paesaggio in quanto produzione discorsiva moderna. Tra XVI e XVII secolo, quando il genere nasce, questa produzione si manifesta in quattro diverse forme semiotiche: l’ornamento o paraergon (cap. II), la macchia cromatica (cap. III), l’assiologia orizzontale del dispositivo topologico (cap. IV) e il regime di visibilità del “vedere attraverso” (cap. V). La prima di queste forme appartiene alla continuità storica, e la sua analisi offre l’occasione di dimostrare che, anche in qualità di paraergon, il paesaggio non è mai l’abbellimento estetico di un contenuto invariante, ma interviene attivamente, e in vario modo, nella costruzione del senso dell’opera. Le altre forme marcano invece una forte discontinuità storica. In esse, il genere moderno si rivela un operatore di grandi trasformazioni, i cui significati emergono nell’opposizione con il paradigma artistico classico. Contro il predominio del disegno e della figuratività, proprio della tradizionale “concezione strumentale dell’arte” (Gombrich 1971), il paesaggio si attualizza come macchia cromatica, facendosi portavoce di un discorso moderno sul valore plastico della pittura. Contro la “tirannia del formato quadrangolare” (Burckhardt 1898), strumento della tradizionale concezione liturgica e celebrativa dell’arte, il paesaggio si distende su formati oblunghi orizzontali, articolando un discorso laico della pittura. Infine, attraverso la messa in cornice della visione, propria del regime di visibilità del “vedere attraverso” (Stoichita 1993), il paesaggio trasforma la contemplazione del mondo in contemplazione dell’immagine del mondo. Il dispositivo cognitivo che soggiace a questo tipo di messa in discorso fa del paesaggio il preludio (simbolico) alla nascita del sapere cartografico moderno, che farà della riduzione del mondo a sua immagine il fondamento del metodo di conoscenza scientifica della Terra.
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Francia, Francesco. "Il Restauro del Moderno: il Padiglione dell'Esprit Nouveau a Bologna. Dal miglioramento delle prestazioni alla valorizzazione del giardino "Le Corbusier"." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Con questo lavoro si vuole analizzare il problema che inizia ad affacciarsi sul mondo del restauro: il restauro del moderno. Recentemente alcune delle opere architettoniche più significative frutto del movimento dell’architettura moderna sentono la necessità di un intervento di restauro. Si inizia studiando le correnti di pensiero che hanno caratterizzato il restauro delle opere antiche e l’evoluzione della legislazione in merito ai beni culturali. Per una maggiore chiarezza teorica sono stati analizzati tre diversi interventi di restauro: Ville Savoye: il primo caso di restauro del moderno attraverso l’iconizzazione dell’edificio. Casa del fascio di Como: è possibile osservare la capacità di adattare la carta del restauro per i monumenti del passato ad un’architettura moderna. Chiesa di vetro di Baranzate: intervento significativo sui serramenti. Come sunto della chiarezza teorica acquisita, si propone un caso di studio emblematico, il Padiglione dell'Esprit Nouveau di Bologna, che racchiude in sé il frutto di due epoche straordinarie: il movimento moderno di Le Corbusier ed il miracolo economico italiano del dopoguerra. Dopo una ricerca storica ed uno studio sulla condizione attuale dell’edificio, viene proposta una linea progettuale per un intervento di restauro degli esterni. Successivamente al rilievo fotografico e geometrico, viene analizzato secondo le schede contenute nella Normal 1/88 il degrado presente nell’edifico. Vengono poi studiati gli infissi in ferrofinestra del padiglione così da consentirne un’analisi dello stato attuale ed una proposta di miglioramento prestazionale degli stessi. Viene inoltre pensato un progetto per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione del giardino “Le Corbusier” esterno al padiglione, creando uno spazio multimediale di aggregazione sociale. Questo intervento vuole essere un tentativo per non limitarsi al mero restauro materiale, ma per intraprendere un percorso di valorizzazione globale come "restauro diffuso".
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Segat, Anna. "Il Restauro del Moderno: il Padiglione dell'Esprit Nouveau a Bologna. Proposta di attualizzazione funzionale per un uso continuativo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Con questo lavoro si vuole analizzare il problema che inizia ad affacciarsi sul mondo del restauro: il restauro del moderno. Recentemente alcune delle opere architettoniche più significative frutto del movimento dell’architettura moderna sentono la necessità di un intervento di restauro. Si inizia studiando le correnti di pensiero che hanno caratterizzato il restauro delle opere antiche e l’evoluzione della legislazione in merito ai beni culturali. Per una maggiore chiarezza teorica sono stati analizzati tre diversi interventi di restauro: Ville Savoye: il primo caso di restauro del moderno attraverso l’iconizzazione dell’edificio. Casa del fascio di Como: è possibile osservare la capacità di adattare la carta del restauro per i monumenti del passato ad un’architettura moderna Chiesa di vetro di Baranzate: intervento significativo sui serramenti. Come sunto della chiarezza teorica acquisita, si propone un caso di studio emblematico, il Padiglione dell'Esprit Nouveau di Bologna, che racchiude in sé il frutto di due epoche straordinarie: il movimento moderno di Le Corbusier ed il miracolo economico italiano del dopoguerra. Dopo una ricerca storica ed uno studio sulla condizione attuale dell’edificio, viene proposta una linea progettuale per un intervento di restauro degli interni. Si propone una rifunzionalizzazione del padiglione a residenza temporanea, consentendo a tutte le persone sensibili verso l’arte di poter sperimentare l’esperienza di vivere in quella che secondo Le Corbusier sarebbe stata la cellula abitativa ideale. Questo progetto è rivolto alle persone che lavorano nell’ambito artistico, che, durante o al termine della loro permanenza, possono esporre nel diorama le loro opere. Questa idea nasce dalla riflessione dell’esperienza dell’artista Cristian Chironi. Nel progetto viene anche studiato un sistema per migliorare il confort ambientale del piano terra oltre ad apportare altre migliorie per l’abitabilità in generale.
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Terenzi, Chiara. "VILLA LEHMUS: proposte di intervento per una villa moderna progettata da Alvar Aalto ad Oulu." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il lavoro presentato è nato dall’esperienza estera dell’autrice e dal suo interessamento verso i temi del restauro e della conservazione dei patrimoni artistici, nello specifico delle opere appartenenti al movimento moderno. Durante i mesi trascorsi in Finlandia, grazie ai laboratori e alla guida della professoressa Anna-Maija Ylimaula, l’autrice ha avuto modo di confrontarsi costantemente con i temi relativi alla salvaguardia del patrimonio storico – artistico del paese. È tramite un confronto con la professoressa, infatti, che si è deciso il tema da affrontare come oggetto di tesi, permettendo l’esecuzione di questa indagine. L’obiettivo è la conoscenza e la trasmissione del patrimonio artistico del Funkis (movimento moderno finlandese), nello specifico di un caso studio poco conosciuto, appartenente all’opera di Alvar Aalto, maestro e pioniere del movimento suddetto. L’opera in questione, la villa del manager Lehmus, si trova all’interno di un quartiere residenziale appartenente all’industria Typpi Oy, pensato e realizzato dallo stesso architetto. Grazie alla rilevanza del sito e alla presenza di costruzioni lignee, il lavoro presentato si inserisce all’interno del Progetto di Ricerca Europeo “Preserving Wooden Heritage, Methods for monitoring wooden structures: 3D laser scanner survey and application of BIM systems on point cloud models” riguardante l’attività condotta dalla ricercatrice Arch. PhD Sara Porzilli, titolare di una borsa di studio Marie S. Curie presso l’Università di Oulu, in Finlandia.
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Pizzigatti, Cesare. "Degrado e restauro dei materiali dell'architettura del XX secolo: il caso dell'ex discoteca "Woodpecker" di Milano Marittima (RA)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi in oggetto riguarda lo studio del degrado dei materiali della cupola dell’ex discoteca Woodpecker di Milano Marittima (RA), realizzata nel 1968 su progetto dall’arch. Filippo Monti; il locale versa in stato di abbandono da circa 40 anni e, a seguito dell’iter ultimamente intrapreso dal Comune di Cervia, sembra destinato a un prossimo recupero che prevede anche la riproposizione della destinazione d’uso originaria. La suddetta cupola, costruita a copertura dell’ambiente che era deputato a ospitare l’orchestra e la pista da ballo, ha una forma semisferica ed è costituita dall’assemblaggio di 23 vele in vetroresina nervate con profili in acciaio, in stato di avanzato degrado; sull’intradosso è presente un graffito dello street artist Blu, realizzato agli inizi degli anni 2000 e attualmente alquanto deteriorato. L’assenza di esaurienti elaborati progettuali originali (accentuata dal fatto che per la realizzazione delle vele ci si affidò a un’azienda che realizzava barche in vetroresina) ha reso necessaria una lunga e accurata fase di analisi per avanzare una verosimile ipotesi in merito alle tecniche di realizzazione; particolare attenzione è stata dedicata anche a una classificazione dei vari tipi di degrado che interessano la cupola. Sono quindi state condotte analisi di laboratorio (microscopio ottico, microscopio elettronico e FTIR) su campioni di tinta, di acciaio e di vetroresina, che hanno permesso la caratterizzazione materica e il confronto con le ipotesi avanzate in fase di anamnesi. Sono state infine proposte delle possibili linee guida per l'intervento di restauro. Il restauro delle architetture del XX secolo implica una serie di problematiche inerenti l’approccio di intervento, sia per la differente percezione di “bene culturale” relativo a tali opere rispetto a quelle dell’antichità, sia per il carattere innovativo, e talvolta sperimentale, dei materiali e delle tecniche costruttive usate, di cui il Woodpecker costituisce un esempio emblematico.
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Amadei, Alessandra. "Conoscenza e conservazione del Moderno: progetto di recupero della torre della Facoltà di Ingegneria di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20132/.

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Abstract:
La Facoltà di Ingegneria di Giuseppe Vaccaro costituisce per Bologna un simbolo dell’architettura razionalista e il luogo di formazione di migliaia di studenti ogni anno. Nel corso della sua storia, in seguito alle vicende della Seconda Guerra Mondiale e a causa del continuo aumento di studenti iscritti, essa è stata più volte modificata fino a raggiungere la configurazione che possiede oggi. Le numerose trasformazioni, oltre al naturale trascorrere del tempo, rendono oggi necessari alcuni interventi di restauro e conservazione. Tra questi rientrano gli interventi sulla torre libraria, elemento simbolico e riconoscibile dell’intero complesso e nel dettaglio sulla facciata Est, ricostruita interamente dopo i bombardamenti del 22 marzo 1944. L’obiettivo di questo lavoro di tesi riguarda un’approfondita analisi dei caratteri storici e tecnici della facciata Est della torre e la formulazione di un progetto di restauro e miglioramento sismico sulla base dei risultati ottenuti. Per riuscire a comprendere le caratteristiche della facciata è stato innanzitutto condotto uno studio archivistico-bibliografico e una serie di rilievi fotografici, geometrici e laser in modo da riuscire a risalire alle modalità costruttive e alle scelte architettoniche in seguito sintetizzate in elaborati grafici. Attraverso saggi conoscitivi e una più approfondita ricerca storica è stata quindi caratterizzata la facciata di interesse e il suo stato di conservazione. I risultati ottenuti hanno evidenziato problemi legati alle infiltrazioni d’acqua, al distaccamento di porzioni vetrate e un possibile meccanismo di danno di flessione verticale. Il presente lavoro illustra un possibile intervento di restauro ed uno di miglioramento sismico e propone, in alternativa, un progetto di sostituzione dell’intera facciata per riportarla alle forme originali previste dal progetto di Giuseppe Vaccaro del 1935 dove essa è interamente realizzata in vetrocemento.
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BORZELLIERI, Giuseppe. "UN NUOVO MONUMENTO DELL'ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE" IL RESTAURO DEL MODERNO: PROGETTO DI RECUPERO E RIUSO DELL'HANGAR PER DIRIGIBILI DI AUGUSTA (SR) DELL'ING. ANTONIO GARBOLI (1917)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91326.

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Manzini, Veronica. "Trattamenti di ripristino dei solai latero-cementizi storici ammalorati: uno studio sperimentale nell’ex-Casa del Fascio di Predappio (FC)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Gran parte del patrimonio architettonico del XX secolo, sottoposto a vincolo di tutela, presenta strutture in calcestruzzo armato affette da gravi problemi di durabilità e di messa in sicurezza. Il presente elaborato sviluppa l’analisi comparativa di tre differenti trattamenti di ripristino per il recupero dei travetti dei solai latero-cementizi storici ammalorati. Lo scopo dello studio sperimentale è valutare l’efficacia di tali prodotti, mediante la loro applicazione in situ all’intradosso di un solaio, nel caso studio dell’ex Casa del Fascio di Predappio (FC), e la successiva definizione delle loro caratteristiche specifiche, confrontandole con quanto dichiarato dai produttori nelle schede tecniche. I risultati dell’indagine sperimentale rivelano un calcestruzzo originale di scarsa qualità e con armature lisce e diffusamente corrose, mentre le malte di ripristino mostrano criticità legate alla loro lavorabilità; essa è necessariamente ridotta per l’applicazione all’intradosso ma che può provocare scarsa adesione al substrato di supporto. Inoltre, l’intervento manuale nella messa in opera in situ introduce fattori poco controllabili nella preparazione del supporto, nel dosaggio dell’acqua di impasto e nell’applicazione stessa dei trattamenti. Si deduce quindi che l’efficacia dei trattamenti di ripristino sia riconducibile non solo alle caratteristiche tecniche specifiche dei singoli prodotti impiegati, ma in misura molto rilevante anche alle modalità di posa in opera.
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Previato, Martina <1988&gt. "Rigenerare il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo percorrendo il binario dell'offerta culturale e del modello di gestione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4057.

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Abstract:
La tesi procede all'analisi del Museo dei Grandi Fiumi tramite il modello della Balanced Scorecard. Poi, a seguito di una breve descrizione dei diversi modelli di gestione del museo permessi dalla legge italiana e della corrispondente offerta culturale disponibile, viene proposto un progetto di ottimizzazione e valorizzazione del Museo dei Grandi Fiumi e del complesso olivetano in cui è inserito.
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Zucchello, Lia <1997&gt. "Il ruolo del museo nelle città: un'indagine alla Spezia, il Museo Amedeo Lia e il Centro Arte Moderna e Contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21300.

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Abstract:
La storia della città della Spezia, dai suoi inizi fino ai giorni nostri, attraverso le sue stagioni artistiche e le fondazioni dei suoi musei, fa da cornice alle riflessioni relative al ruolo delle istituzioni museali nelle città, capaci di generare potenziali ricadute positive sul territorio sia in termini economici che culturali, luogo di accrescimento individuale e rilancio delle economie. Valutando la genesi del museo civico e l’istituirsi di una nuova accezione del museo quale azienda culturale, analizzeremo le principali problematiche delle istituzioni culturali in Italia, riconoscendo l’importanza del turismo culturale e della capacità di generare categorie di utenza coscienti e consapevoli di fronte all’offerta museale. Focalizzandosi sui due musei di arti visive più visitati della Spezia, quali il Museo Amedeo Lia e il Centro di Arte Moderna e Contemporanea della città, analizzeremo le loro prestazioni in termini di incassi, rapporto con le scuole, numero di visitatori, eventi organizzati e inserimento in politiche del territorio, proponendo anche considerazioni rispetto ai possibili margini di miglioramento. Infine, l’indagine statistica sui risultati del questionario somministrato alla comunità spezzina ci permetterà di comprendere se gli abitanti della città e provincia, conoscono i propri luoghi della cultura, se ne sono attratti o meno, perché non vi si recano e cosa desidererebbero da essi.
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Biancotto, Filippo <1996&gt. "L'erculea fatica di Giovanni Antonio Fumiani. Storia, analisi e restauri del soffitto della chiesa di San Pantalon a Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20142.

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Abstract:
«Un oscuro pittore veneziano con fantasia ferace e con maniera larga e grandiosa figurò la gloria del Santo martire». Così Pompeo Molmenti descrive, in una sua monografia del 1909 dedicata a Giambattista Tiepolo, il lavoro di Giovanni Antonio Fumiani a San Pantaleone che è oggetto della nostra indagine: poche parole felicemente scelte che riassumono almeno due punti cruciali della ricerca che ci apprestiamo ad enunciare. Il primo riguarda la scelta del termine “oscuro” che si riferisce alla sua natura di pittore barocco che, all’epoca del Molmenti, era ritenuto un periodo buio per la storia dell’arte; il secondo riguarda la “fantasia ferace e la maniera grandiosa” che il Fumiani seppe sfruttare nel soffitto della chiesa di San Pantalon mescolando le sue giovanili conoscenze prospettiche bolognesi con gli apporti della pittura romana e gli stilemi dell’opera del Veronese. Per concludere la ricerca saranno esposte le fonti storiche e le descrizioni della medesima presenti nelle guide della Città e saranno corredate dalle documentazioni relative ai restauri che hanno vincolato nel tempo il nostro modo di rapportarci al telero.
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RATTO, LORENZO. "La notte moderna : pittura dell'oscurità nel Cinquecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1008276.

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Abstract:
La ricerca si è impegnata a comprendere e contestualizzare gli sviluppi artistici relativi alla rappresentazione della notte tra XV e XVII secolo, tanto indagando le peculiarità formali che ne hanno definito il profilo estetico nel corso dell’età moderna, quanto approfondendo gli orizzonti eidetici che hanno fatto da sfondo all’apogeo della sua fortuna storica nell’Italia della Controriforma. Alla luce di un approccio critico interdisciplinare, prevalentemente orientato verso paradigmi ermeneutici di stampo iconologico, l’immagine dell’oscurità è stata interrogata con uno sguardo stereoscopico che tentasse di considerare la sua fenomenologia artistica secondo assi di studio sincronici e diacronici, con particolare attenzione alle ragioni teoriche e poetiche che ne hanno accompagnato lo sviluppo, e alle implicazioni simboliche e spirituali affioranti dalla preponderante desinenza sacra del “tenebrismo” tardo-rinascimentale. Nella prima parte del lavoro è stata ripercorsa la letteratura artistica di Quattro e Cinquecento con il fine di problematizzare i momenti e le categorie che hanno informato la genesi storica della notte dipinta. Il De Pictura di Leon Battista Alberti, gli scritti di Leonardo da Vinci, la Pintura antigua di Francisco de Hollanda, le Vite Giorgio Vasari, tra gli altri, sono stati al centro di una disamina integrale polarizzata intorno ai temi della luce, del colore, dell’ombra e dell’oscurità, attraverso cui delineare le coordinate estetiche entro le quali sussumere il notturno, tra l’eredità dell’ottica e della perspettiva medievale, l’ideale virtuoso della maniera moderna, e la riscoperta di concetti chiave della retorica classica, dalla meraviglia all’illogico al sublime. La seconda sezione dello studio si indirizza ad un’analisi orizzontale di alcuni contesti considerati emblematici per osservare la qualità espressiva e religiosa di un rinnovato e programmatico interesse per tali elaborate sciografie, tra i precedenti notturni di inizio XVI secolo e il tenebrismo romano di primo Seicento. La Lombardia di Antonio Campi e del vescovo Carlo Borromeo, la Genova di Luca Cambiaso e dei Gesuiti, la Verona di Felice Brusasorci e del vescovo Agostino Valier, costituiscono tre interrelati nuclei di approfondimento atti non solo a mettere in rilievo l’intuitiva permeabilità tra l’accentuato sperimentalismo a lume artificiale e alcune forme dell’ideale poetico e retorico tridentino, ma soprattutto per sondare, in virtù della funzione simbolica e partecipativa demandata all’arte sacra, i modi in cui il dipinto notturno, al di là di specifiche varianti iconografiche, mobilitasse una catarsi emozionale coesa alla vocazione tanto trasformativa quanto tropologica dell’immagine religiosa nonché comune alla simbolica cultuale e devozionale.
This study aspires to understand and constextualize the pictorial development of the representation of the Night between Fifteenth and Seventeenth Century, both investigating the stylistic peculiarities which have defined its aesthetic character in the Modern age, and deepening the eidetic horizons against which the apogee of its historical fortune stood out in the Counter-reformation Italy. In the light of an interdisciplinary critical approach, prevalently tended towards iconological paradigms, the image of the night has been studied through a stereoscopic observation aimed at considering its artistic phenomenology according to sinchronic and diachronic axis of work, with particular attention to the theoric and poetic causes that have accompanied its development and the symbolic and spiritual implications rising from the prevalent sacred nature of the late Renaissance tenebrism. In the first part of the work artistic literature of Fifteenth and Sixteenth Century has been investigated with the purpose of problematizing the moments and the categories which have structured the historical genesis of the painted night. Works such as De Pictura by Leon Battista Alberti, the writings by Leonardo da Vinci, Pintura antigua by Francisco de Hollanda and Vite by Giorgio Vasari, among others, have been the center of an integral analysis focused on the themes of light, of colour, of shadow and of darkness, through which specific aesthetic coordinates have been delineated in order to subsume the nocturne in them, among the medieval heritage of optique and perspective speculations, the modern ideal of the virtuoso painter and the rediscovery of key-concepts of classical rhetoric, from the “wonder”, to the “illogical”, to the “sublime”. The second part of the study is oriented to an horizontal analysis of some contexts emblematic for the observation of the expressive and religious qualities of an original and programmatic interest in these elaborate representations of shadows, between the nocturnal precedents of Early Renaissance art and of Roman tenebrism of the Baroque Age. The Lombardy of Antonio Campi and of bishop Carlo Borromeo, the Genoa of Luca Cambiaso and of the Jesuits and the Verona of Felice Brusasorci and of bishop Agostino Valier, constitute three related focal points useful not only for deepening the intuitive permeability between luministic experimentalism and peculiar forms of the rhetoric and poetic ideals of the Counter-reformation culture, but also for exploring, in virtue of the symbolic and participative function of sacred art, the modalities in which the nocturne painting mobilizes an emotional catarsis closed to the transfigurative and tropological vocation of the religious image, as well as the symbolic reason of devotion and cult.
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Gussoni, Anna <1991&gt. "Le comunità museali: nuove interpretazioni. I casi della Peggy Guggenheim Collection e del Mart museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15081.

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Abstract:
Come oggetto di studio, sto sviluppando una ricerca relativa alla nascita delle comunità museali, ovvero lo studio di particolari tipologie di associazioni che abbiano contribuito alla costituzione di importanti istituzioni culturali. Alla base di questo studio vi è il desiderio di fornire la descrizione e l’analisi di alcuni esempi di associazionismo culturale, riportando le differenze che intercorrono fra il modello anglosassone della membership e quello europeo degli Amici dei Musei.
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SICIOS, MATTEO. "Tecnologie multimediali per la fruizione nei Musei, la proposta di un modello di progettazione. Dall’idea al video etnografico." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1091234.

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Abstract:
This thesis deals with a study of the procedural processes and phases of the project; specifically, interventions involving the creation of devices for use by museum visitors. The aim of this study is to first identify, and then propose, methods and good working practices to be applied when opting for digital technology to exploit multimedia content, particularly video content. The goal is to discuss the feasibility of a design model which takes in all the work phases; from developing the original idea to planning the video production, passing via the structuring of the digital solution most suited to the objectives to be made operational for the exhibits. To build the design model involves a search for useful elements within the scientific literature, as well as reports and documentation on projects already carried out by cultural bodies that consider themselves well-intentioned and experienced in practical work and joint research. This work is in four parts. The first introduces the research topic, explaining why it was chosen and the context in which the investigation was conducted. The research question is raised. The second is a discussion based on a study of the various sources taken into consideration. The third proposes a design model, with an attempt to standardize the data acquired. The fourth presents reports on the work and research experiences. The museums whose projects are presented – all completed before the thesis submission date – belong to the demo-ethno-anthropological sector. The research focuses particularly on the production of video content dedicated to this genre of heritage.
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SQUIZZATO, ALESSANDRA. "Il principe cardinale Giangiacomo Teodoro Trivulzio mecenate e collezionista (1597 - 1656): dinamiche di circolazione artistica nella Milano spagnola." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/866.

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SQUIZZATO, ALESSANDRA. "Il principe cardinale Giangiacomo Teodoro Trivulzio mecenate e collezionista (1597 - 1656): dinamiche di circolazione artistica nella Milano spagnola." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/866.

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TRAUSI, PIER PASQUALE. "Patrimoni e paesaggi identitari del primo Novecento, tra modernità e tradizione. Recupero di un passato recente, tra Tecnica e Architettura." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2021. http://hdl.handle.net/11563/148989.

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Abstract:
The Modern Movement represents one of the most beautiful pages of the cultural and architectural history of Europe and Italy. The ferments of vanguards brought to the birth of new industries through the development of technical equipment and technological systems, above all in the building field. In this context new stilemas and architectural characters took shape, defined as “New Modern Architecture”. Europe attended the birth of the International Style, a movement aimed at researching a new architectural response to the social-economical changes. In Italy, at the same time, the “Italian Rationalism” started, which, still fought between a traditionalist style and avanguardist one, looked towards the new ferments over the Alps. The development of the building techniques and the use more and more widespread of the reinforced concrete consented to define qualitative and typological characters of the new architectures (like the cantilever roofs, the big lights in the buildings, the monumentality of the portals, the regularity of the openings in the fronts, the glazed walls), which consented to free the prospecta from the rigid froms of the stereometric building. At the same time, the industrial development and, above all, the one of the building materials, has been giving a great support to such a process of innovation in the sector. The policies of autarchy of the time boosted the use and the development of local materials, contributing to the definition of an Italian style. The activity of conservation and safeguard of the architectural Modern heritage are carried out through the preliminary recognition of the architectural works having a distinctly artistic character and of strong elegance for the contemporary architectural culture to subdue to particular forms of attention and preservation. The individuation of such works, from a normative point of view, occurs through the statement of important artistic and architectural nature with the attachment of constraints because of “particularly important works because of their relation to the political, military, literature and culture in general history, that is as witness of the identity and the history of the public, collective or religious institutions” (according to the art. 10 part 3 letter d) of the Code of the cultural heritage and the landscape, D. Lgs. 42/04). Today, after almost a century of history, these architectures can be considered this way as historic identitary heritage to protect and preserve, even not enough recognized as “cultural heritage”. So, we can’t leave aside a careful research and a consequent document production for the protection and valorization of the buildings and the urban complexes of the Modern Movement, symbols of a process of technological and industrial innovation. The research project, thus, has the purpose to provide a mean aimed at the historic, architectural and costructive knowledge of these buildings, with the specific purpose of drawing up “guide-lines” for the recover and critical preservation of such a heritage.
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Toffali, Eva <1989&gt. "Dalle sfide attributive alle perizie commerciali : Giuseppe Fiocco tra accademia, critica, tutela e mercato dell'arte." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/19513.

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Abstract:
Con la nascita della critica moderna si scatenarono in Italia accese polemiche riguardo al ruolo di storici ritenuti troppo proiettati sul versante mercantile. Fiocco, in primo piano “nella sagra attributiva” sia museale che privata, diviene un casus studi capace d’introdurre allo scioglimento di un groviglio di fattori - critica, salvaguardia, collezionismo e mercato – molto più permeabili di quanto si sia finora ammesso, non tanto per far prevalere l’uno sull’altro, ma per considerarli nella loro essenza di fenomeni paralleli e non scindibili.
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PICCOLO, OLGA. "La pittura dei secoli XV e XVI a Bergamo dalle soppressioni alla History di Giovanni Battista Cavalcaselle." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2016. http://hdl.handle.net/10446/63730.

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Alai, Beatrice. "Le miniature italiane ritagliate del Kupferstichkabinett di Berlino. Per la genesi della collezione ed un catalogo della raccolta." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422414.

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Abstract:
The dissertation deals with the collection of Italian illuminated cuttings preserved at the Kupferstichkabinett in Berlin. The chapters 1-7 shed light on the genesis of the collection, starting from the foundation of the museum in 1831 until the publication of the catalogue by Paul Wescher in 1931. The most relevant acquisitions and the role of some curators and collectors are analised in relationship with the phenomenon of miniatures collecting in Europe between XVIII and XX centuries. The second part is a catalogue of the Italian cuttings preserved at the Cabinet: each of the 94 entry offers some considerations about the liturgy and the style of the work of art.
Abstract La tesi ha per oggetto le miniature italiane ritagliate del Kupferstichkabinett di Berlino. Di tale collezione è stata indagata la genesi ed è stato redatto un catalogo analitico delle opere. La prima parte del lavoro prende in considerazione la storia del Gabinetto delle stampe e dei disegni berlinese, individuando gli ingressi di cuttings dalla fondazione (1831) alla pubblicazione del catalogo delle miniature (1931) da parte del direttore Paul Wescher; la seconda parte è costituita dalla schedatura dei frammenti. Il primo capitolo verte sulla nascita del museo a partire dall’apertura al pubblico della Königliche Bibliothek fino all’inaugurazione del Kupferstichkabinett nel 1831; il secondo capitolo offre una panoramica degli ingressi delle miniature (sia cuttings che manoscritti), non solo italiani ma anche francesi, tedeschi, fiamminghi e inglesi, dal XVII secolo al XXI. Il terzo capitolo ha come oggetto i ritagli provenienti dalla collezione del prussiano Ferdinand Friedrich von Nagler, acquistati dal museo nel 1835, mentre il quarto capitolo è dedicato alle miniature che originariamente appartenevano al collezionista Bernhard Hausmann (1875). Il quinto capitolo analizza la biografia e l’operato del direttore Friedrich Lippmann, il suo progetto di aprire un museo di Arti Grafiche e i frammenti miniati da lui acquisiti tra il 1876 e il 1903. Il sesto capitolo presenta le opere che giunsero nel museo tra il 1904 e il 1930, mentre il settimo capitolo riguarda Paul Wescher ed il suo catalogo delle miniature. Infine, l’ottavo capitolo è composto da 94 schede, una per ciascuna opera o per ciascun gruppo di opere riconducibili allo stesso manoscritto. È presente un’appendice circa gli scambi epistolari tra Wilhelm von Bode, Friedrich Lippmann e Stefano Bardini, che segnala alcuni documenti del Zentral Archiv di Berlino e dell’Archivio Stefano Bardini di Firenze. I primi sette capitoli aiutano perciò a meglio comprendere il gusto sotteso alle acquisizioni dei cuttings a Berlino nel corso del tempo, in rapporto al mercato della miniatura in Europa e alla nascita dei musei di arti applicate; inoltre, i medaglioni sui collezionisti e sui direttori legati al Kupferstichkabinett gettano luce sul complesso panorama del collezionismo e della museologia in Germania tra XVIII e XX secolo. Le schede del catalogo, che presentano numerosi pezzi inediti emersi dai depositi, si soffermano in primo luogo sull’analisi della liturgia e dei testi, analizzando successivamente lo stile delle opere e indicando ove possibile i frammenti “gemelli” in altre collezioni o le serie liturgiche e i testi da cui i cuttings furono asportati.
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PATTI, Valeria. "Modelli di consumo del lusso e sviluppo della moda delle élites tra Spagna e Sicilia (XVI-XVII secolo)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/521993.

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Abstract:
La tesi di dottorato analizza il consumo del lusso, con particolare attenzione al fenomeno della moda in quanto strumento di identificazione e distinzione sociale, da parte dell’élite economiche, politiche e amministrative della Spagna asburgica ivi compresa la realtà siciliana in età moderna. Il processo di nobilitazione - indicato genericamente dalla storiografia mediante il termine aristocratizzazione -, che ha investito la Spagna tra il XVI e il XVIII secolo - ha interessato soggetti la cui ascesa sociale è resa possibile anche dall’ingente impiego di mezzi economici, fenomeno che è andato di pari passo con l’elaborazione di sofisticati meccanismi di visibilità e riconoscimento circa la nuova posizione acquisita in società. Tutto ciò è fortemente legato anche al fenomeno della patrimonializzazione di beni e funzioni pubbliche, contestualmente avviatosi in Spagna, coinvolgendo la figura del sovrano quanto i singoli privati. Si assiste dunque ad una notevole ascesa sociale, congiuntamente alla continua ricerca di forme e modi per mantenere le posizioni sociali delle casate più antiche, legittimando anche quelle di nuova fondazione. Un dato certo risiede nello sproporzionato aumento quantitativo dei titoli concessi durante tutta l’età moderna - Dai monarchi cattolici, fino alla prima metà del Diciannovesimo secolo con Fernando VII - con picchi che oscillano in particolari momenti storici e in alcune zone della Spagna. Un mutamento di tale portata non poteva certamente passare inosservato ai contemporanei o avvenire senza scontri ed estremi tentativi di resistenza da parte delle vecchie oligarchie; in un primo momento, sono ancora queste, infatti, a controllare l’accesso alle più importati posizioni a corte, respingendo spesso i tentativi di intrusione dei nuovi arrivati. Per conto loro, quest’ultimi, erano disposti a pagare cifre anche molto alte pur di accedere a posizioni sociali più elevate, dunque in seno alle élite di potere, non prima di essersi adeguati alle loro abitudini e maniere, mescolandosi e in alcuni casi mimetizzandosi con essi. Ma accedere a una posizione privilegiata, in questo caso alla classe nobiliare o in generale superiore, non basta, è necessario mantenerla rendendola visibilmente manifesta, attraverso strumenti appropriati che rispettino, possibilmente, una rigorosa corrispondenza tra rango e forma. Basti pensare come, in questo senso, la cultura barocca fosse, principalmente, visuale in cui non è tanto importate concettualizzare l’immagine, ma far passare il concetto attraverso l’immagine, e se il principio è valido soprattutto quando si parla delle espressioni artistiche dell’epoca, esso vale anche per le manifestazioni sociali, come la politica, la morale, la religione etc. Per la stesura della tesi ci si è avvalsi dell’utilizzo, di numerose fonti archivistiche e il vasto complesso di fonti figurative che hanno evidenziato come il consumo del lusso e la moda, non siano per le categorie sociali in esame, nobiltà o togati, una semplice opzione, ma più esattamente un obbligo imposto dal loro status. Esso è strettamente legato ai concetti di decoro e onore, che, in questo caso, richiedono una correlazione immediata tra essere e apparire, in relazione ad altri membri dello stesso gruppo o in relazione a componenti esterni. L’analisi dettagliata del fenomeno è resa possibile grazie ad alcuni cambiamenti che, all’inizio del Cinquecento, travolgono gli ambienti domestici, rendendo gli inventari carichi di un numero sempre più grande e più variegato di oggetti legati alla sfera personale, accumulati nelle case. Così, moltissime famiglie o singole persone iniziano a registrare i propri acquisti. In questo modo i beni descritti negli elenchi notarili, pochi o molti che siano, diventano lo specchio dei loro proprietari, della molteplicità dei bisogni e gusti di chi li ha posseduti, simboli della loro ricchezza o della loro scarsa agiatezza, lasciando tracce e informazioni sulla società alla quale appartenevano uomini e donne che quegli oggetti hanno posseduto e infine tramandato.
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Bernardi, Erica <1980&gt. "Per un profilo intellettuale di Franco Russoli (1923-1977)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10356.

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Abstract:
L'elaborato analizza la figura di Franco Russoli (1923-1977) dalla sua formazione pisana alla direzione della Pinacoteca di Brera. Si percorre la crescita dello storico dell'arte analizzando le sue tappe principali: dalla tesi di laurea sui Macchiaioli, al trasferimento a Milano e la collaborazione con Fernanda Wittgens, la mostra su Picasso a Milano nel 1953, il percorso teorico museografico e museologico dal Poldi Pezzoli alla "grande Brera" e l'attività di divulgatore per i fratelli Fabbri e per la Radiotelevisione Svizzera.
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Renzi, Giovanni. "Ricerche su Antonio Campi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426823.

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Abstract:
Il presente lavoro è dedicato alla figura di Antonio Campi (1522/1523-1587), pittore, scultore, architetto, cosmografo e storico cremonese, con particolare riferimento alla giovinezza dell’artista: gli anni più difficili da ricostruire nel percorso del pittore che, fino almeno al 1560, lavora nella bottega di famiglia, guidata dal fratello Giulio. Il primo capitolo tratteggia una panoramica della fortuna critica e collezionistica di Antonio, dalla menzione vasariana fino ai dibattiti novecenteschi. Il secondo capitolo affronta una ricostruzione storica e stilistica della giovinezza dell’artista. Dopo avere delineato un quadro di contesto per la Cremona in cui Antonio muove i primi passi, l’attenzione si focalizza su alcune imprese condotte dall’artista tra quinto e sesto decennio, spesso insieme al fratello. L’analisi del linguaggio del pittore e della sua evoluzione è tesa alla messa a punto di una verosimile cronologia della sua attività e alla comprensione dell’orizzonte culturale di Antonio, dominato dai riferimenti di Giulio Romano e Parmigianino. Particolare attenzione è dedicata al tema dell’utilizzo delle stampe, come strumento di lavoro e aggiornamento per l’artista. L’ultima sezione del capitolo affronta infine la produzione di Antonio Campi durante gli ultimi Cinquanta, attraverso i cantieri di Torre Pallavicina, Meda, Cadignano, San Sigismondo. L’artista amplia i propri riferimenti stilistici, guardando ai modelli di Fontainebleau e Roma. Approfondite riflessioni sono dedicate proprio al problema di un eventuale viaggio romano dell’artista. L’ultima parte della tesi è costituita da un ampio regesto che, con più di trecento voci, raduna tutte le notizie certe sulla vita dell’artista: i documenti, le fonti letterarie, le opere firmate. In appendice si pubblica la trascrizione della biografia inedita dedicata ad Antonio da Desiderio Arisi all’inizio del Settecento: una fonte preziosa per la ricostruzione del suo percorso.
My dissertation is an investigation on Antonio Campi, a Cremonese painter, sculptor, architect, cosmographer and historian, with a special focus on the artist’s youth. Antonio’s earlier years are the hardest to account for, since, at least until 1560, the artist works in the family workshop, led by his brother Giulio. The first chapter sketches an overview of the reception of Campi’s work among critics and collectors, from Vasari’s reference to Antonio, to the 20th century debates. The second chapter proposes a historical and stylistic reconstruction of the artist’s youth: after outlining the main features of the contextual background of Cremona at that time, I focus on the artist’s works in the 40s and 50s, often realized with his brother. The analysis of Antonio’s language, especially in its evolution, aims at formulating a convincing account of the timeline of Campi’s works, as well as getting a better understanding of the artist’s cultural environment, heavily influenced by Giulio Romano and Parmigianino. This thesis devotes a great deal of attention to the use of prints, which for Antonio represented not only work tools, but also a refresher device to keep up with the latest inventions and innovations. The last section of this chapter addresses Campi’s production in the late 40s, ranging from Torre Pallavicina, Meda, Cadignano, San Sigismondo. Antonio broadens his stylistic references, by looking at Fontainbleau and Rome and I particularly address the question as to whether Campi did or did not visit Rome. The last part of this dissertation is a comprehensive chronological list of more than 300 document summaries which contains all the reliable data we have on the artist: documents, literary references, signed works. Finally, the Appendix consists in the transcription of the early 18th century unpublished biography of Antonio Campi by Desiderio Arisi: an important source for a reconstruction of the artist’s life and work.
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MARA, SILVIO. "STUDIOSI DI LEONARDO DA VINCI IN AMBITO MILANESE TRA SETTE E OTTOCENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1038.

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Abstract:
La tesi tratta il profilo umano e la produzione letteraria degli studiosi di Leonardo da Vinci in ambito milanese tra il tardo Settecento e i primi due decenni dell'Ottocento. La discussione critica di tali contributi (talvolta inediti) posti in successione cronologica ha permesso di delineare le principali acquisizioni storiografiche su Leonardo da Vinci e la sua produzione artistica.
Thesis deals with the literary production made by Leonardo da Vinci's scholars in Milan area between the late eighteenth century and the first two decades of the nineteenth century. The critical discussion of these contributions (sometimes unpublished) placed in chronological sequence has enabled us to identify the major historiographical acquisitions on Leonardo da Vinci and his art.
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MARA, SILVIO. "STUDIOSI DI LEONARDO DA VINCI IN AMBITO MILANESE TRA SETTE E OTTOCENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1038.

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Abstract:
La tesi tratta il profilo umano e la produzione letteraria degli studiosi di Leonardo da Vinci in ambito milanese tra il tardo Settecento e i primi due decenni dell'Ottocento. La discussione critica di tali contributi (talvolta inediti) posti in successione cronologica ha permesso di delineare le principali acquisizioni storiografiche su Leonardo da Vinci e la sua produzione artistica.
Thesis deals with the literary production made by Leonardo da Vinci's scholars in Milan area between the late eighteenth century and the first two decades of the nineteenth century. The critical discussion of these contributions (sometimes unpublished) placed in chronological sequence has enabled us to identify the major historiographical acquisitions on Leonardo da Vinci and his art.
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ALBERIO, ELENA. "IL GIUDIZIO UNIVERSALE DI MICHELANGELO TRA ICONOGRAFIA E COMMITTENZA PAPALE: IL GRUPPO DEI MARTIRI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10291.

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Abstract:
La presente ricerca si concentra sul gruppo dei santi martiri nell’affresco del Giudizio Universale dipinto da Michelangelo Buonarroti per la parete d’altare della Cappella Sistina. Il gruppo riveste un ruolo importante nella composizione sia per quanto concerne l’inedita iconografia e rilevanza nel contesto dell’Ultimo Giudizio sia per ciò che riguarda i significati dell’affresco. La presente indagine si propone attraverso una ricostruzione della committenza papale dell’opera, divisa tra Clemente VII e Paolo III, di contestualizzare la presenza dei martiri nell’iconografia del Giudizio ponendola a confronto con la tradizione figurativa precedente e relazionando, infine, il tema del martirio ai protagonisti di questa commissione, nel più ampio quadro della Chiesa del XVI secolo.
This research focuses on the martyrs’ group depicted by Michelangelo Buonarroti in the Sistine Chapel’s Last Judgment. This group has an important role in the composition thanks to its new iconography in the Last Judgment subject and to its significance in the meaning of the fresco. This thesis, reconsidering the papal patronage of pope Clement VII and Paul III, wants to underline martyrs’ role in Last Judgment iconography, comparing it with the previous figurative tradition and to relate the theme of martyrdom with the protagonists of this artistic commission into the wider context of sixteenth century Church.
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ALBERIO, ELENA. "IL GIUDIZIO UNIVERSALE DI MICHELANGELO TRA ICONOGRAFIA E COMMITTENZA PAPALE: IL GRUPPO DEI MARTIRI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10291.

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Abstract:
La presente ricerca si concentra sul gruppo dei santi martiri nell’affresco del Giudizio Universale dipinto da Michelangelo Buonarroti per la parete d’altare della Cappella Sistina. Il gruppo riveste un ruolo importante nella composizione sia per quanto concerne l’inedita iconografia e rilevanza nel contesto dell’Ultimo Giudizio sia per ciò che riguarda i significati dell’affresco. La presente indagine si propone attraverso una ricostruzione della committenza papale dell’opera, divisa tra Clemente VII e Paolo III, di contestualizzare la presenza dei martiri nell’iconografia del Giudizio ponendola a confronto con la tradizione figurativa precedente e relazionando, infine, il tema del martirio ai protagonisti di questa commissione, nel più ampio quadro della Chiesa del XVI secolo.
This research focuses on the martyrs’ group depicted by Michelangelo Buonarroti in the Sistine Chapel’s Last Judgment. This group has an important role in the composition thanks to its new iconography in the Last Judgment subject and to its significance in the meaning of the fresco. This thesis, reconsidering the papal patronage of pope Clement VII and Paul III, wants to underline martyrs’ role in Last Judgment iconography, comparing it with the previous figurative tradition and to relate the theme of martyrdom with the protagonists of this artistic commission into the wider context of sixteenth century Church.
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Pittui, Ilenia <1991&gt. "Ritratti gioviani : un "nodo sapiente" tra parola e immagine." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19530.

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Abstract:
La presente tesi si focalizza sul tema del ritratto, considerato a partire dal Museo, la villa fortemente voluta dallo storico comasco Paolo Giovio. In esso, la dinamica mnemotecnica sottesa alla costruzione dell’edificio si esplica mediante due principali elementi: le imprese, quali “ritratti dell’anima”, e i ritratti fisici, fisiognomici, quali volti della storia universale di cui il Giovio si fece acuto interprete e narratore. Entrambi caratterizzati da un “nodo sapiente” che lega vicendevolmente parola e immagine, essi diventano, quindi, occasione per indagare l’Alterità Musulmana entro l’opera gioviana. In particolare, l’attenzione è circoscritta a un nucleo di ritratti di Sultani Ottomani inclusi negli Elogia virorum bellica virtute illustrium veris imaginibus supposita, quae apud musaeum spectantur (Firenze 1551) del Giovio. Essi sono immagini di Ottomani la cui identità viene, tuttavia, definendosi grazie al “contrappeso” persiano. Considerazioni finali, queste, ancora volte a un mondo cavalleresco e a un Islam di cui Giovio riconosce opportunamente la pluralità.
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Battezzati, C. "L¿ARCHIVIO DI GIROLAMO LUIGI CALVI. SPUNTI PER ALCUNE RICERCHE DI STORIA DELL¿ARTE MODERNA IN LOMBARDIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/452282.

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Abstract:
La ricerca verte sulla ricognizione delle carte, in gran parte conservate presso il Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano, di Girolamo Luigi Calvi (1791-1872), pittore dilettante ed erudito, autore della prima storia dell’arte lombarda, seppur limitata da un punto di vista cronologico (Notizie sulla vita e sulle opere dei principali architetti scultori e pittori che fiorirono in Milano durante il governo dei Visconti e degli Sforza, I-III, 1859-1869). La pubblicazione delle Notizie sancisce la conclusione di un percorso, iniziato già dalla metà del Settecento, teso a colmare il vuoto lasciato nella storiografia artistica e a superare il complesso di inferiorità che gli storici dell’arte lombardi a lungo avevano nutrito nei confronti della produzione delle altre regioni della penisola. In particolare, ci si è indirizzati sulla trascrizione e sul commento del manoscritto che avrebbe dovuto costituire il quarto volume delle Notizie dedicato ai cosiddetti leonardeschi, impresa rimasta incompiuta a causa della morte di Girolamo Luigi Calvi.
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SERANDO, MANUELA. "Tecnologia e Patrimonio Culturale. Una riflessione metodologica e applicazioni pratiche legate ai Beni dell’Ateneo." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. https://hdl.handle.net/11567/1098134.

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Abstract:
The thesis presents a multidisciplinary analysis, both theoretical and practical, on the application of digital technologies to cultural heritage, in terms of study, preservation, valorization and dissemination, including, for this last aspect, a special focus on accessibility. Specific attention is given to the incredibly rich universitarian cultural heritage. The technical partnership with a digital industry permitted experimentation and implementation of a variety of different state of the art techniques, and even to develop specific purpose oriented solutions on a case by case basis. In the end a product is developed that integrates together digital techniques such as 3d reconstruction, 2d and 3d virtual restoration and digitization into a single platform that offers a possible unified model for the management, enhancement and communication of cultural heritage to the public.
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MALINVERNI, ALESSANDRO. "L'ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PARMA E I CONCORSI INTERNAZIONALI DI PITTURA (1752-1796)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/218954.

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Abstract:
Based on the examination of more than 3,000 original documents concerning the Parma Academy of Arts (Accademia di Belle Arti) in the 18th century, the present dissertation focuses, in particular, on the Academy’s competitions of painting and of drawing and bas-relief compositions – the former opened to its students as well as to foreign artists, the two latter reserved to boarder students – from their beginnings in 1760 to their interruption in 1796, following the entrance of the French troops into Parma. All the 73 competition themes are analyzed (37 for painting, 36 for composition) that can be divided into three main categories: biblical, epic mythological and historical subjects. Each of them is explored in terms of literary and iconographic sources. In this connection, the most remarkable finding is the impact of the iconographic repertoires of the Count of Caylus: no less than 20 of the proposed themes are inspired to his Tableaux tirés de l’Iliade, de l’Odyssée d’Homère et de l’Énéide de Virgile (Paris, 1757) and his Histoire d’Hercule le Thébain, tirée de différens auteurs, à laquelle on a joint la description des tableaux qu’elle peut fournir (Paris, 1758). For the first time the lists are given of the names of all the competition participants, not of the winners alone. It becomes thereby possible to know the number of those who entered their names, the places their works were forwarded from, the masters of the competitors, the mottos inscribed on their works so as to conceal the identity of the contestants, and the scores assigned by ballot to each painting submitted. On the whole, these data clearly point to the role played by both a few such Academy professors as Giuseppe Baldrighi, Pietro Ferrari, Benigno Bossi, Laurent Guiard and Giuseppe Sbravati and such foreign painters as Giambettino Cignaroli, Pompeo Girolamo Batoni and Anton von Maron who advised their students to participate, from Verona and Rome, in the Parma competitions. Thanks to the participation of these young foreign artists, earning often gold or silver medals, or distinguishing themselves for the quality of their works, the Parma Academy acquired a special authority within the major framework of the European schools of arts, and did contribute to the success of late-18th-century classicism. This research opens with an introductory chapter giving a general outline of the history of the Academy as an institution and a few reflexions on the latter’s choices in handling the competitions. Schedules and diagrams allow to visualize immediately a few hitherto neglected aspects. The 36 following chapters are dedicated to the yearly-announced contests and provided with full reproductions of the surviving paintings, drawings and bas-reliefs. At the end, a long appendix of mostly unpublished documents features that are preceded each by a short commentary: a list of the competition themes of the Parma Academy of Arts from 1760 to 1796 (A); the charter (Costituzioni) of the Academy (B); a composition in praise of the Comte of Caylus (C); a list of the competition themes of the Paris Royal Academy of Painting and Sculpture (Académie royale de peinture et sculpture) from 1749 to 1793, for the sake of comparison with the case of Parma (D); the inventories of the paintings kept at the Parma Academy at the end of the 18th/beginning of the 19th century (E); the list of the presidents, directors, secretaries voting professor, voting counsellors and honorary fellows of the Academy from 1757 to 1796 (F).
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Mazzotta, A. C. "UNA RICOSTRUZIONE DELLA QUADRERIA DI PALAZZO LITTA VISCONTI ARESE A MILANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/266805.

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Abstract:
This research focuses on the picture gallery that was in Palazzo Litta Visconti Arese in Milan until the end of the nineteenth century. It has been possible to research the collection of paintings through a series of unpublished inventories, dating from the seventeenth to the nineteenth century. It has been attempted to build a proper catalogue of the collection before its dispersion.
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Tormen, Gianluca. "La quadreria Obizzi al Catajo: dalla formazione alla dispersione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423901.

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Abstract:
This research aimed to reconstruct the picture gallery of the collection of the noble paduan family of Obizzi (XVII - XIX century), belonged for several centuries in the famous castle Catajo, not far from Padua, the Euganean Hills. The Obizzi collection is still well known for its antiquities, but so far no one had tried to identify the hundreds of paintings scattered among the Museums of Modena, Prague and Vienna, where in fact the collection of the Obizzi was gradually transferred (from the first decades of the Nineteenth century to 1917) after the death of the last Marquis, Tommaso, in 1803. In the light of a large number of important unpublished documents , especially inventories - testament and post-mortem inventories, and preserved in the Public Library of Padua , as well as in the State Archives of Modena and Venice was possible to form a sufficiently clear idea of the consistency of the picture gallery of the Catajo, to identify more than two hundred paintings and consequently to formulate a substantial value of the whole collection.
La presente ricerca ha mirato a ricostruire l’entità della quadreria della collezione della nobile famiglia padovana degli Obizzi (XVII-XIX secolo), custodita per secoli nel celebre castello del Catajo, non lontano da Padova, sui Colli Euganei. La collezione Obizzi è tuttora conosciuta soprattutto per le sue antichità, ma nessuno sinora aveva tentato di identificare le centinaia di dipinti sparsi fra i Musei di Modena, Praga e Vienna, musei ove infatti la collezione Obizzi è stata progressivamente trasferita (dai primi decenni dell’Ottocento al 1917) dopo la morte dell’ultimo marchese, Tommaso, avvenuta nel 1803. Alla luce di una nutrita serie di importanti documenti inediti, soprattutto inventari-testamento e inventari-post mortem, conservati nell’Archivio e nella Biblioteca Civica di Padova, oltre che nell’Archivio di Stato di Modena e Venezia è stato possibile formarsi una idea sufficientemente chiara della consistenza della quadreria del Catajo, di identificare oltre duecento dipinti e poter formulare di conseguenza un sostanziale giudizio di valore sulla collezione nel suo insieme.
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Finocchi, Valeria <1982&gt. "Venezia tra esperienza e rappresentazione : criteri e strategie per la fruizione della città." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3054.

Full text
Abstract:
Il progetto di ricerca si pone come obiettivo l’elaborazione di proposte di fruizione dello spazio urbano della città di Venezia, realizzate sfruttando le possibilità offerte dalle tecnologie multimediali e interattive e finalizzate a una piena e corretta interpretazione della città. Le proposte si basano su specifiche forme di rappresentazione e percezione dello spazio urbano veneziano elaborate tra la fine del XVII e i primi decenni del XIX secolo, che vengono messe a fuoco attraverso l’analisi di diverse tipologie di fonti iconografiche e testuali (diari di viaggio, guide della città, vedute) e confrontate successivamente con gli studi critici e le esperienze espositive dedicate a Venezia dal secondo dopoguerra. Viene altresì condotta una disamina di attuali esperienze in musei e mostre dedicati alla città, che fungono da termine di confronto con le proposte elaborate.
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Pecoraro, Provvidenza. "Il restauro del moderno. Il Municipio di Gibellina Nuova (1970-1971)." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100835.

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MICELI, Fosca. "Restauro del Moderno: il Centro Civico di Oswald Mathias Ungers a Gibellina Nuova." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100822.

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MACALUSO, Luciana. "IL RESTAURO DEL MODERNO. LA CHIESA PARROCCHIALE A GIBELLINA NUOVA. LUDOVICO QUARONI E LUISA ANVERSA." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95259.

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39

Scolaro, Glenda. "Il progetto nel restauro del moderno. La fabbrica Cedis a Palermo (Marco Zanuso, 1954-57)." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100823.

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40

GENTILE, Monica. "IL RESTAURO DEL MODERNO. LA COLONIA MARINA " XXVIII OTTOBRE "PER I FIGLI DEGLI ITALIANI ALL' ESTERO A CATTOLICA." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/95260.

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GALIZIA, Edmondo. "L’EDIFICIO INA NELLA PALAZZATA A MARE DI MESSINA (1936-1938) UN RESTAURO DEL MODERNO IN UNA CITTÀ DI RICOSTRUZIONE." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100834.

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CANNIZZO, Valerio. "IL RESTAURO DEL MODERNO. IL GRUPPO SCOLASTICO “EL TIMBALER DEL BRUC” A BARCELLONA DI ORIOL BOHIGAS E JOSEP M. MARTORELL. TRA ARCHITETTURA E PEDAGOGIA." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100756.

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SEDIA, Fabio. "Complesso ina-casa villaggio santa rosalia a Palermo (1953/63). progetto di restauro a confronto con principi e strategie per la riqualificazione del Barrio di San Cristobal de Los Angeles a Madrid(1959-1963)." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/76402.

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MANGI, Eugenio. "Tra città reale e progetto incompiuto. Sondare i limiti del restauro del moderno applicato alla scala urbana: il caso dell'isolato di Cerda alle spalle dell'edificio per abitazioni operaie in carrer pallars di Oriol Bohigas e Josep Maria Martorell ( Barcellona 1958 - 1959)." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100817.

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DE, FELICE SABRINA. "Il calcestruzzo armato e le strutture resistenti per forma nel pensiero e nell'opera di Sergio Musmeci. Conservazione e durabilità: problematiche attuali." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/938415.

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Abstract:
La ricerca, dopo un excursus sulla sperimentazione del materiale cemento armato in Europa, approfondisce la figura e l’attività professionale di Sergio Musmeci, ingegnere romano che ha dato un ‘particolare’ contributo nella storia del calcestruzzo armato in Italia e che, con le innovative ricerche sulla ‘forma ideale’, rappresenta uno dei protagonisti del XX secolo nell’ambito dell’ingegneria strutturale. Lo studio mette in luce la personalità, la sua ampia cultura e le idee di un progettista ‘unico’ e raffinato oggi ancora poco conosciuto. Solo di recente, infatti, alcuni studiosi hanno iniziato ad esplorare il suo archivio, quasi del tutto inedito, ma degno di essere conosciuto e valorizzato al pari di quello di altri più noti protagonisti del Novecento. La presente ricerca, quindi, oltre ad affrontare la figura del progettista e le sue competenze nell’ambito dell’ingegneria strutturale pone particolare attenzione su un ambito, quello delle strutture sottili resistenti per forma, e su un materiale, il calcestruzzo armato, proprio attraverso la conoscenza di uno dei protagonisti del secondo Novecento. Sergio Musmeci (Roma 1926 - Roma 1981) inizia la sua attività professionale in due studi di grande prestigio per quanto attiene all’ingegneria italiana, prima presso Riccardo Morandi e poi a fianco di Pier Luigi Nervi; egli, proprio come i suoi ‘maestri’, fornirà un grande apporto alla storia dell’architettura e dell’ingegneria strutturale in calcestruzzo armato, materiale che può ben rispondere alle nuove esigenze formali dell’architettura. La conoscenza di un protagonista a noi poco distante temporalmente e la riscoperta delle sue personalissime ricerche, nonché l’analisi di alcune sue opere, hanno costituito l’occasione per riflettere, anche se solo parzialmente, sulla questione della conservazione dell’architettura contemporanea in calcestruzzo armato, questione viva nel dibattito contemporaneo. L’ultimo capitolo tratta, infatti, della durabilità delle opere di Musmeci attraverso l’analisi del degrado e degli interventi di restauro, o manutenzione, che si sono succeduti negli anni su alcuni casi di studio. In particolare, vengono presi in esame: la chiesa di S. Alberto a Sarteano, il ponte sul Basento a Potenza, il viadotto sull’Appia Antica a Roma e la semicalotta per la copertura dell’abside costantiniana della Basilica di Massenzio a Roma.
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NINARELLO, LILIANA. "L'introduzione dei metalli nell'edificazione delle fabbriche moderne della Roma di fine XIX - inizio XX secolo. Innovazioni costruttive, problematiche strutturali e conservative." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1269407.

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Abstract:
La ricerca analizza la produzione industriale dei materiali metallici e la loro utilizzazione in ambito edilizio nella Roma Capitale tra il 1871 e il 1920, evidenziandone il ruolo nelle trasformazioni della città in un periodo particolarmente significativo non solo per l'incremento del loro impiego, ma anche per le trasformazioni conseguenti nella gestione del cantiere. La ricerca, infatti, tenta di colmare anche un'importante lacuna delle conoscenze relative al sistema gestionale delle imprese siderurgiche ed edili coinvolte nella realizzazione di alcuni grandi edifici romani postunitari. La parte prima del testo, di carattere introduttivo, descrive gli impianti di lavorazione dei metalli che nei decenni in questione produssero le lastre e i profilati usati nei cantieri romani esaminati nella parte seconda. In particolare, è emersa la partecipazione di poli industriali non solo italiani, ma anche esteri, in particolare belgi, che conferma la limitata capacità produttiva interna a fronte di una nascente domanda di prodotti metallici industriali Attraverso una panoramica sulle industrie siderurgiche francofone operanti nel periodo in esame, si è posta specialmente l'attenzione sulla dislocazione e la diffusione geografica dei materiali da esse lavorati e si è evidenziato come la loro capacità tecnica e produttiva sia cresciuta grazie anche all'impiego di attrezzature e tecnologie innovative. Si è poi evidenziato come nel caso romano l'introduzione nelle strutture edilizie di elementi in metallo prefabbricati abbia contribuito alla trasformazione dei processi costruttivi, anticipando parzialmente l'industrializzazione del cantiere edilizio moderno. La seconda parte del testo, attraverso l'analisi di tre opere specifiche quali l'Aula della Camera dei Deputati (1871, Paolo Comotto), il Palazzo delle Finanze (1871-1879, Raffaele Canevari) e il Palazzo di Giustizia (1889-1911, Guglielmo Calderini) mette in evidenza le modalità tecniche e costruttive adottate dal giovane Stato negli anni della sua affermazione, in rapporto anche con il coevo panorama europeo. L'analisi delle vicende verificatesi durante la fase di cantierizzazione e di approvvigionamento degli elementi metallici industriali in questi tre casi ha permesso di tratteggiare le relazioni tra forze economiche, intellettuali e tecniche messe in campo per conferire a Roma le funzioni proprie di Capitale italiana. La copiosa raccolta dei dati documentali, di cui molti inediti, riuniti poi in appendice, ha consentito di definire nel dettaglio, almeno per i casi presi in esame, gli elementi metallici impiegati; di evidenziare i sistemi tecnologici messi in opera, oltre che di chiarire, ove possibile, la qualità delle strutture e le relazioni tra le parti che le compongono. Nell'ultima parte della trattazione, grazie agli elementi raccolti nei precedenti capitoli si sono potute individuare in maniera distinta le principali problematiche manutentive o in generale conservative, delle parti metalliche strutturali presenti negli edifici dell'epoca e in particolare nella stesura finale si è cercato di evidenziare le problematiche di degrado specifiche delle strutture riscontrate negli edifici esaminati nella parte seconda, sottolineando anche l'importanza di garantirne la conservazione, sia nella loro consistenza materiale, con validità strutturale, sia nella loro valenza storica quali esempi concreti dell'evoluzione tecnologica in ambito architettonico.
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ATOCHE, INTILI JAVIER. "Lima, la moderna: migrazioni europee e sviluppo dell’architettura peruviana del XX secolo (1937-1969). Gli edifici multipiano come patrimonio architettonico." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1553520.

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Abstract:
La presente ricerca indaga sul trasferimento di europei a Lima, tra gli anni Trenta e la fine degli anni Sessanta del Novecento, e si interroga sull’influenza di questo fenomeno sull’evoluzione architettonica e urbanistica nella capitale peruviana. La partecipazione di europei nella pianificazione della cosiddetta Ciudad de los Reyes, principale centro amministrativo per i territori del subcontinente americano dominati dalla Corona spagnola tra il XVI e XIX secolo, si è mantenuta nel secondo dopoguerra. Tale caratteristica, frutto dei rapporti plurisecolari tra il paese andino e la penisola iberica, non è ancora diventata oggetto di interesse da parte degli storici di architettura. La ricerca ha tentato di colmare questa “lacuna” storiografica analizzando le modalità di migrazione della cultura moderna occidentale nel Novecento nella regione latino-americana. Al fine di comprendere la diffusione del modernismo in Perù, si sono innanzitutto analizzati gli storici rapporti tra Vecchio e Nuovo Continente, che hanno stabilito un’egemonia culturale europea e che hanno influenzato notevolmente i cambiamenti novecenteschi nella città di Lima. Successivamente, la ricerca si è focalizzata sullo studio dei progettisti europei più attivi in Perù, il tedesco Paul Linder, l’italiano Mario Bianco, lo svizzero Theodor Cron, le cui biografie documentano le motivazioni politiche, economiche e culturali di espatrio. Nonostante le molteplici esperienze peruviane di queste figure, nei campi della docenza universitaria, dell’urbanistica e della progettazione, la loro cospicua opera costruita resta l’influenza più incisiva sugli architetti locali. La loro eterogenea produzione progettuale presenta diversi casi di edifici riconducibili alla tipologia multipiano, la cui realizzazione ha agevolato l’introduzione di una nuova scala architettonica nel tessuto urbano di epoca vicereale. Sono dunque state indagate le circostanze economiche, politiche e culturali che hanno portato questi tecnici a progettare tali edifici nel centro storico di Lima, dalla emanazione della normativa in materia urbanistica, alla presenza di committenze e imprese costruttrici di origine europea. Gli edifici multipiano limegni rappresentano la materializzazione del progetto economico e politico messo a punto dal governo e dai suoi consulenti per il centro della capitale peruviana. Ad un periodo di auge e di ampio riconoscimento delle loro qualità architettoniche ne è seguito uno di obblio, durante il quale molte di queste costruzioni sono state ristrutturate, demolite o, nel migliore dei casi, abbandonate. Per questo motivo, sono stati indagati i temi della tutela, della conservazione e della valorizzazione del vasto patrimonio costruito nel XX secolo in Perù, con particolare riguardo agli edifici multipiano ideati da progettisti esteri e locali. L’approccio dell’indagine ha seguito un modus operandi che coniuga la ricerca archivistica e l’analisi delle fonti testuali, iconografiche e orali allo studio diretto degli edifici, caratterizzato dall’esame delle tecniche costruttive e dei materiali. Il progetto di co-tutela siglato tra Sapienza Università di Roma e l’Università della Svizzera Italiana è stato fondamentale al fine di inquadrare la ricerca nel quadro storiografico italiano e svizzero.
This research studies the migration of Europeans to Lima between the 1930s and the late 1960s and analyses their influence on the evolution of architecture and urbanism in the Peruvian capital. The so-called Ciudad de los Reyes was the main administrative centre of the South American territories dominated by the Spanish Crown between the 16th and 19th centuries. The participation of Europeans in its urban planning has continued into the 20th century. This characteristic is the result of the centuries-old relations between the Andean country and the Iberian Peninsula and has not yet been a topic of interest for architectural historians. This research aims to fill this historiographical "gap" by analysing the channels through which Western modern culture migrated to the Latin American region. In order to understand the diffusion of modernism in Peru, firstly the historical relations between the Old and the New Continent have to be analysed. These relations have established an European cultural hegemony and have greatly influenced the changes of the last century in the city of Lima. Secondly, the research has focused on the study of the most active European architects and engineers in Peru. These are the German Paul Linder, the Italian Mario Bianco and the Swiss Theodor Cron, whose biographies document the political, economic and cultural motivations for their emigration. Despite the multiple Peruvian experiences of these figures in the fields of university teaching, urban planning and architectural design, their influence on local architects occurred mainly through their built work. Their heterogeneous design output includes examples of high-rise buildings whose construction has meant the introduction of a new architectural scale in the urban centre, originally mainly an example of the viceregal era. For this reason, the economic, political and cultural circumstances that led these architects to create such buildings have been investigated, from the emanation of urban norms to the participation of clients and construction companies of European origin. The high-rise buildings in Lima embody the economic and political project developed by the government and its advisors for the centre of the Peruvian capital. After a period of boom and widespread recognition, a period of neglect has followed in which many of these buildings have been remodelled, demolished or, in the best of cases, abandoned. For this reason, research has been carried out on the issues of protection, conservation and valorisation of the vast heritage built in the 20th century in Peru, with special attention to high-rise architecture designed by foreign and local architects. The approach of the present research has followed a modus operandi that combines the study of archives, textual, iconographic and oral sources with the direct analysis of buildings, characterised by the examination of construction techniques and materials. The co-supervision agreement signed between the Sapienza Università di Roma and the Università della Svizzera Italiana has been fundamental in giving the present work the Italian and Swiss historiographical framework.
La presente investigación estudia la migración de europeos a Lima, entre los años 30 y finales de los 60, y analiza su influencia en la evolución urbana y arquitectónica de la capital peruana. La participación de europeos en el planeamiento urbano de la llamada Ciudad de los Reyes, principal centro administrativo de los territorios sudamericanos dominados por la Corona española entre los siglos XVI y XIX, se ha mantenido en el siglo XX. Esta característica, fruto de las relaciones seculares entre el país andino y la Península Ibérica, no ha sido aún tema de interés para los historiadores de la arquitectura. La investigación se propone llenar este "vacío" historiográfico analizando los canales a traves de lo cuales la cultura moderna occidental ha migrado hacia la región latinoamericana. Para entender la difusión del modernismo en el Perú se ha analizado en primer lugar las relaciones históricas entre el Viejo y el Nuevo Continente que han establecido una hegemonía cultural europea y que han influido en gran medida en los cambios del siglo pasado en la ciudad de Lima. Posteriormente, la investigación se ha focalizado en el estudio de los arquitectos e ingenieros europeos más activos en Perú, el alemán Paul Linder, el italiano Mario Bianco y el suizo Theodor Cron, cuyas biografías documentaron las motivaciones políticas, económicas y culturales de su emigración. A pesar de sus múltiples experiencias en Perú, en los campos de la enseñanza universitaria, el urbanismo y el diseño arquitectónico, su cuantiosa obra construida ha sido la influencia más importante en los arquitectos locales. Su heterogénea producción proyectual presenta ejemplos de edificios en altura, cuya construcción ha significado la introducción de una nueva escala arquitectónica en el casco urbano de época virreinal. Por ello, se ha investigado las circunstancias económicas, políticas y culturales que llevaron a estos diseñadores a crear tales edificios, desde la emanación de las normas urbanas, a la participación de los clientes y empresas constructoras, con particular atención a la presencia de inmigrantes europeos. Los edificios en altura limeños representan concretamente el proyecto económico y político desarrollado por el gobierno y sus asesores para el centro de la capital peruana. A un periodo de auge y de amplio reconocimiento ha seguido otro de olvido en el que muchas de estas construcciones han sido remodeladas, demolidas o, en el mejor de los casos, abandonadas. Por ello, se han investigado los temas de protección, conservación y valorización del vasto patrimonio construido en el siglo XX en Perú, con especial atención a las arqutitecturas en altura diseñadas por arquitectos extranjeros y locales. El enfoque de la presente investigación ha seguido un modus operandi que combina el estudio de archivos, fuentes textuales, iconográficas y orales con el analisis directo del edificio, caracterizado por el examen de las técnicas y los materiales de construcción. El acuerdo de co-supervisión firmado entre la Sapienza Università di Roma y la Università della Svizzera Italiana ha sido fundamental para dar al presente trabajo el marco historiográfico italiano y suizo.
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