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Dissertations / Theses on the topic 'Revisione sistematica'

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Lambertini, Elisa. "Programma fisioterapico nel post-intervento cardiochirurgico pediatrico: revisione sistematica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24588/.

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Abstract:
Backgound: Questa revisione della letteratura si pone l’obiettivo di indagare l’efficacia di un trattamento fisioterapico su pazienti con Cardiac heart disease sottoposti ad un intervento cardiochirurgico in età scolare e adolescenziale. Una volta valutate le evidenze questa tesi si propone di formulare un opuscolo contenete esercizi per il bambino e la sua famiglia consultabile già nel periodo post-intervento e fruibile anche dopo il rientro al domicilio. Metodi: Per questa revisione sono state consultate le banche dati: Pubmed, PEDro, Cochrane Library e la ricerca è stata effettuata da maggio ad ottobre 2021. Sono stati inclusi studi primari con reperibilità del full text, in lingua inglese o italiana che trattassero pazienti pediatrici con un’età tra 6 e 18 anni sottoposti ad almeno un intervento cardiochirurgico. Come confronto si è considerato lo stato di salute pre-intervento riabilitativo e le misure di outcome sono stati gli indici di tolleranza allo sforzo. Per la valutazione del Risk of Bias è stata utilizzata la PEDro scale. Risultati: Sono stati analizzati 3 studi primari che hanno coinvolto 133 pazienti con un’età media di 14 anni. In ogni studio i pazienti sono stati sottoposti ad un programma riabilitativo e sono stati confrontati con un gruppo di controllo. Come outcome sono stati considerati gli indici di tolleranza allo sforzo di esercizio. Discussione: Un solo studio tra quelli inclusi ha applicato un protocollo di randomizzazione e questo è stato il limite primario degli studi analizzati che ha ridotto la validità dei risultati ottenuti. Nel confronto si è riscontrato che dopo un programma di riabilitazione la popolazione indagata presentava un aumento del carico di lavoro e, al picco di esercizio, un aumento della VO2 con un miglioramento significativo della ventilazione. Si è concluso che un programma di riabilitazione può agire positivamente sul recupero della capacità di esercizio e si è così formulato un opuscolo fisioterapico.
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2

Dellabiancia, Fabio. "Valutazione strumentale della propulsione su carrozzina: una revisione sistematica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5239/.

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3

Della, Pasqua Alberto. "L'esercizio terapeutico nel trattamento della tendinopatia Achillea: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19320/.

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Abstract:
Background: La tendinopatia Achillea è una condizione che causa dolore, rigidità e alterazione della funzione del tendine d’Achille. La patogenesi è degenerativa. Il trattamento conservativo verte soprattutto sulla ricerca di stimoli che promuovano la sintesi di collagene e incrementino la forza tensile del tendine d’Achille. Per questo motivo, l’esercizio è una delle modalità più studiate. Obiettivi: Valutare l’efficacia dell’esercizio terapeutico, in termini di miglioramento dei sintomi di dolore e funzione, nel trattamento della tendinopatia achillea cronica della porzione media. Disegno dello studio: Revisione sistematica seguendo la checklist del PRISMA statement. Criteri di eleggibilità: Studi Trial Clinici Randomizzati e non, che indagano il cambiamento di dolore e funzione in pazienti affetti da tendinopatia achillea cronica della porzione media trattati con esercizio terapeutico. Fonti di ricerca: PUBMED, PEDro, CINAHL complete, PsycARTICLES, Psychology and Behavioral Sciences Collection, PsycINFO, SPORTDiscus, Cochrane Central Register of Controlled Trial. Risultati: 13 studi inclusi. In tutti, l’esercizio terapeutico produce miglioramenti significativi di dolore e funzione. Il protocollo di esercizio eccentrico di Alfredson (HECT) è più efficace della guarigione spontanea, dell’esercizio concentrico isolato, e del programma di Stanish. Inoltre, unito a massaggio trasverso profondo ed ultrasuoni provoca miglioramenti statisticamente significativi rispetto a queste terapie isolate. Non ci sono differenze significative fra l’HECT e: l’AirHeel brace, le onde d’urto, gli ultrasuoni, il PRP, il “pressure massage”, e l’esercizio isotonico in palestra (HSR). L’HECT ridotto di volume e frequenza produce gli stessi miglioramenti. Conclusioni: L’esercizio è un trattamento efficace per la tendinopatia achillea cronica della porzione media. Il suo utilizzo consente di scegliere programmi di lavoro ugualmente validi come l’HECT (classico o ridotto) e l’HSR.
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4

Sirri, Vittoria. "Biomeccanica della corsa tramite sensori inerziali: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
La corsa è diventata uno sport molto diffuso tra la popolazione. Con l’utilizzo di dispositivi indossabili, gli atleti possono servirsi di tecnologie di sensori a basso costo al fine di migliorare le loro prestazioni, prevenire gli infortuni e migliorare la loro motivazione. Tra questi un ruolo significativo lo giocano gli IMU ovvero sensori che consistono in accelerometri 3D che misurano l’accelerazione lineare e giroscopi 3D che misurano la velocità angolare. Il collegamento di questi sensori con le diverse parti del corpo umano permette di calcolare e valutare vari parametri biomeccanici correlati alla corsa di resistenza, il fine di questa tesi, infatti, è quello di valutare gli aspetti biomeccanici della corsa di endurance in campo libero tramite gli IMU stessi. E’ stata fatta una ricerca online per parole chiave nel sito Scopus. E’ stato sviluppato un modulo di estrazione dei dati personalizzato basato su precedenti revisioni sistematiche nell’ambito trattato. La ricerca elettronica iniziale dei database selezionati ha prodotto 530 articoli pubblicati, di cui 17 sono stati selezionati per la revisione. La maggior parte degli articoli recensiti ha dimostrato un'alta qualità negli obiettivi di ricerca, nel design dello studio e nella descrizione dei sensori IMU, della loro posizione, della rilevazione dei risultati principali e delle conclusioni tratte. La quantificazione dei parametri spazio-temporali è stata ottenuta con approcci di misurazione diretta. Rispetto al tema trattato, in generale, l’analisi dei parametri effettuata risulta più che soddisfacente sebbene molti aspetti della biomeccanica della corsa siano ancora in fase di sviluppo.
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5

De, Giuseppe Nicola. "Disturbi muscoloscheletrici correlati al lavoro nei Fisioterapisti: Revisione Sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24573/.

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Abstract:
Background: I disturbi muscoloscheletrici sono tra le maggiori cause di dolore e disabilità fisica. Gli operatori sanitari hanno un alto rischio di infortunio; tra le categorie più a rischio emerge la figura del fisioterapista, il quale esegue mansioni impegnative dal punto di vista fisico che possono favorire lo sviluppo di disturbi muscoloscheletrici correlati al lavoro (WMSD). Obiettivo: Raccogliere informazioni riguardanti la prevalenza, i fattori di rischio e le strategie di prevenzione dei WMSD nei fisioterapisti. Disegno dello studio: Revisione sistematica seguendo le linee guida del PRISMA statement. Criteri di eleggibilità: Studi osservazionali valutanti il tasso di prevalenza dei WMSD nei fisioterapisti di qualsiasi età e ambito lavorativo. Fonti di ricerca: Gli studi primari sono stati reperiti nelle seguenti banche dati: PubMed e CINAHL. La ricerca è terminata in data 31 agosto 2021. Risultati: Il tasso percentuale di prevalenza dei WMSD nei fisioterapisti varia dal 47,6% fino al 96%. Il rachide lombare risulta essere la zona anatomica più comunemente colpita dai WMSD. I principali fattori di rischio associati all’insorgenza di WMSD sembrano invece essere due: la terapia manuale e il trasferimento di pazienti non autonomi. Le strategie di prevenzione maggiormente utilizzate dai fisioterapisti sono il cambio della modalità di trattamento e della propria posizione (e/o di quella del paziente). Il tasso di prevalenza dei WMSD risulta inoltre legato anche a fattori più specifici, come genere, età e anni di esperienza nella professione. Conclusioni: Quella del fisioterapista, è tra le professioni maggiormente colpite da WMSD, in virtù di una tipologia di trattamento che include numerosi sforzi fisici come: sollevamenti, trasferimento di pazienti, movimenti ripetitivi, posizioni incongrue mantenute per un lungo periodo di tempo ed utilizzo delle tecniche manuali.
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Fabbri, Marco. "Revisione sistematica della letteratura sull'efficacia del deadlift nel trattamento della lombalgia." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24581/.

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Abstract:
Background: Studi dimostrano come circa il 90% degli episodi di lombalgia sia dovuto ad una causa pato-anatomica non dimostrabile. I fattori di rischio associati, possono essere sia fisici, come genetica, sesso e età, sia psico-sociali, come ansia, stress e insoddisfazione generale. In questi casi, il livello di fitness generale e uno stile di vita sano ed attivo, possono essere fattori determinanti nella prevenzione della lombalgia. Una proposta di esercizi di resistance training, come ad esempio il deadlift, potrebbero essere una soluzione per prevenire dolori alla schiena. Obiettivo: l’obiettivo è verificare l’efficacia dell’utilizzo del deadlift come esercizio terapeutico per il trattamento della lombalgia. Materiali e metodi: per la realizzazione di questa revisione sistematica sono state indagate le banche dati “PubMed”, “PEDro” e “Cochrane Library”. Le parole chiave utilizzate sono: “Low back pain”, “Deadlift”, “High-load exercise”, “Resistance training”, “Strength training”, “Pain”, “Disability” e “Quality of life”. Ognuna di queste parole è stata dedotta dal PICOS. Sono stati selezionati solamente gli RCTs pertinenti al quesito di ricerca e conformi ai criteri di eleggibilità. Risultati: In questo studio di ricerca sono stati inclusi 2 RCTs. Entrambi gli articoli analizzano e confrontano il deadlift, con esercizi di controllo motorio a basso carico. Non sono state riscontrate differenze sostanziali tra i due gruppi. Sono stati registrati miglioramenti per quanto riguarda gli outcomes intensità del dolore, disabilità, qualità di vita, forza e resistenza muscolare, sia nel breve che nel lungo termine. Discussione e conclusioni: lo stacco da terra potrebbe essere utilizzato come esercizio terapeutico riabilitativo nella gestione dei pazienti con lombalgia meccanica nocicettiva. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per fornire maggiori prove d’efficacia nel determinare quale tipologia di pazienti possa beneficiare dallo svolgimento del deadlift.
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Mannocchi, David. "Alterazioni biomeccaniche nella Sindrome della bandelletta Ileotibiale : una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Questa revisione sistematica della letteratura ha come scopo la caratterizzazione delle modifiche biomeccaniche che insorgono in soggetti che sono o sono stati affetti dalla sindrome della bandelletta ileotibiale. L’obbiettivo principale è un confronto qualitativo degli studi in merito a questo argomento e una valutazione dei suddetti secondo dei criteri stabiliti. Una specifica strategia di ricerca ha permesso di selezionare otto articoli che soddisfano i criteri di esclusione, la cui qualità è poi stata appurata tramite dei criteri di valutazione. I soggetti che precedentemente avevano sviluppato l’ITBS sono presi da entrambi i generi e confrontati con soggetti sani di fisico, età e sesso analoghi per rilevare differenze significative tramite strumenti di analisi del movimento articolare.
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Bonoli, Alessandra. "Analisi della dinamica del salto nella pallavolo: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Introduzione: Diversi studi hanno dimostrato che l'attacco e il muro sono i più importanti fattori di prestazione nella pallavolo. La complessità dei movimenti di muro e attacco può rendere difficile la standardizzazione di test e allenamenti delle prestazioni. Obiettivo: indagare la letteratura riguardo l’analisi biomeccanica dei salti nella pallavolo, in particolar modo quelli di attacco e di muro. Metodi di ricerca: la ricerca degli articoli è stata condotta attraverso la consultazione delle banche dati PubMed, Scopus e SemantiScholar. La ricerca è stata limitata agli articoli con full-text reperibile in lingua inglese, e valutati secondo criteri di inclusione ed esclusione determinati da me. Risultati: la totalità degli articoli selezionati adotta come strumentazione per le analisi delle pedane di forza, mentre è risultato diffuso l’utilizzo della stereofotogrammetria. Gli studi analizzano i salti di muro e attacco da diversi punti di vista e attraverso l’introduzione di tipi di salto generali e più comunemente usati per semplificare l’analisi, i quali includono il salto squat (SJ), il salto in contromovimento (con e senza oscillazione del braccio) (CMJ) e il drop jump (DJ). Le performance in questione vengono valutate secondo la velocità della rincorsa, l’altezza raggiunta, la flessione degli arti inferiori, la GRF, e l’oscillazione del braccio. Conclusioni: Dai risultati di questa revisione sistematica emerge la necessità di identificare e sviluppare metodi che siano generalizzabili, al fine di caratterizzare in modo più preciso i due fondamentali dell’attacco e del muro, per valutarne meglio le prestazioni.8
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Giovagnoli, Lavinia. "Percorsi terapeutici nella Axillary Web Syndrome (AWS) post-mastectomia - Revisione sistematica della Letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Background Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente nella popolazione femminile. Se ne stimano oltre 33.000 nuovi casi all’anno solo in Italia, con una prevalenza che supera i 300.000 casi. Il trattamento di elezione è la mastectomia parziale (quadrantectomia o tumorectomia), in quanto si cerca di essere il meno demolitivi possibile, con esame dei linfonodi del cavo ascellare ed eventuale asportazione. In seguito al trattamento chirurgico e a quello radiante un esito sfavorevole è la comparsa della Axillary Web Syndrome (AWS), nota come sindrome ascellare, all’arto superiore omolaterale al seno operato. La sindrome ascellare è una causa della morbilità precoce sia dopo dissezione ascellare sia in seguito a biopsia del linfonodo sentinella e si caratterizza per la presenza di sottili “corde” sottocutanee di tessuto linfatico e venoso fibrotico (l’eziologia più accreditata è la sclerosi linfatico-venosa), le quali si estendono dal cavo ascellare lungo il braccio omolaterale all’intervento, in tutto lo spazio antecubitale e, nei casi più gravi, fino alla base del pollice e nell’emitorace omolaterale. Tale complicanza provoca dolore e limitazione funzionale della spalla omolaterale e, insieme ad altre complicanze correlate alla chirurgia oncologica (sindrome intercosto-brachiale,scapola alata, ipoestesie nel cavo ascellare, linfedema secondario ecc...), possono determinare deficit funzionale dell’arto superiore dell’emilato interessato dalla chirurgia per carcinoma della mammella.
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Rubelli, Alessia. "“L’idrokinesi nella gestione del linfedema secondario a carcinoma mammario: revisione sistematica della letteratura”." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21916/.

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Abstract:
Background Il linfedema secondario a carcinoma mammario è una complicanza molto frequente. Il trattamento gold standard è la complessa terapia decongestionante. L’idrokinesi, in persone con carcinomi o in seguito ad operazioni chirurgiche per tumori, viene utilizzata per la gestione della fatigue, tuttavia, nella terapia per il linfedema secondario a carcinoma mammario è spesso indicata come terapia di supporto. Obiettivo Valutare l’efficacia dell’idrokinesi nella gestione del linfedema secondario a carcinoma mammario, in termini di contributo nella diminuzione dell’edema, riduzione del dolore e qualità della vita, sicurezza del trattamento, recupero ed aumento dell’articolarità. Materiali e metodi E’ stato seguito il PRISMA STATEMENT. Sono stati inclusi nella revisione trials clinici controllati. I trials considerati esaminano popolazioni di donne affette da linfedema secondario a intervento chirurgico per carcinoma mammario, non è stato imposto un limite di età o un intervento chirurgico specifico. La ricerca è stata condotta da un singolo esaminatore, consultando le banche dati di Pubmed, Cochrane, PEDro e UpToDate. Risultati I risultati derivano dall’analisi di tre trials 41,42,43 e portano a delle conclusioni concordi, se pur con qualche variazione da studio a studio. Due studi su tre non hanno evidenziato miglioramenti significativi in merito alla riduzione dell’edema. L’articolarità è stata valutata solo in due studi su tre, con risultati discordanti. I restanti outcomes (qualità della vita, aderenza al trattamento e sicurezza del trattamento), hanno ottenuto in tutti e tre gli studi risultati o neutri o positivi. Conclusioni L’ idrokinesi nella donna operata di carcinoma mammario che ha sviluppato linfedema si è dimostrata utile. Con le conoscenze di oggi e i risultati ottenuti da questa revisione, l’idrokinesi non può sostituire la terapia classica (complessa terapia decongestionante),ma è consigliabile come terapia di supporto e accompagnamento.
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Bollini, Lucia Chiara. "Efficacia dell'esercizio fisico nei pazienti con Disturbo di Panico: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21972/.

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Abstract:
Disegno di studio. Revisione sistematica. Background:il Disturbo di Panico è una condizione clinica invalidante associata a numerose comorbidità, ad un aumentato rischio di suicidio e ad alti livelli di disabilità sociale, professionale e fisica. L’esordio è in età giovanile. Spesso la cura di questi soggetti è esclusivamente affidata ai processi assistenziali di medici o assistenti sociali. La terapia utilizzata è quella cognitivo-comportamentale e nei casi più gravi farmacologica, ma l’esercizio fisico rappresenta una modalità terapeutica a basso rischio e a basso costo che potrebbe essere utile nel trattamento. Obiettivi:valutare l’effetto dell’esercizio fisico nel trattamento di pazienti con Disturbo di Panico. Tale indagine si pone l’obiettivo di verificarne l’efficacia rispetto ad altre terapie e ricercarne il tipo e modalità più valida. Materiali e metodi:la ricerca bibliografica è stata condotta sulle banche dati PubMed, PEDro, Cinahl e The Cochrane Library nel mese di Settembre 2020, senza porre limiti di lingua, anno di pubblicazione, sesso o età dei partecipanti. Sono stati inclusi Trial Clinici e RCT che indagassero l’efficacia dell’esercizio fisico nei pazienti con Disturbo di Panico. Risultati: sono stati individuati 8 studi, la cui qualità metodologica è stata valutata con la scala PEDro. Essi analizzano l’esercizio fisico sia come singolo intervento, confrontato al trattamento tradizionale, sia come integrazione ad altre terapie di provata efficacia per verificarne l’utilità.
 Conclusioni: nonostante l’eterogeneità degli studi analizzati emerge l’efficacia di un programma di allenamento di attività aerobica intensa come terapia per i pazienti con Disturbo di Panico, che può essere integrata a comprovati trattamenti farmacologici o cognitivo-comportamentali. Future ricerche dovrebbero indagare l’efficacia dell’esercizio nel lungo termine e definire protocolli nuovi e specifici utili nella pratica clinica.
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Le, Piane Alessandro. "Strategie riabilitative nelle lesioni muscolari degli ischio-crurali dell’atleta: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21958/.

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Abstract:
Background: gli infortuni muscolari costituiscono uno degli eventi traumatici più frequenti durante la pratica sportiva, e fra queste tipologie di infortunio le lesioni degli ischio-crurali sono sicuramente le più frequenti: esse, infatti, rappresentano tra il 12% e il 16 % di tutti gli infortuni nel calcio, il 13% nel rugby e fino al 24% negli sprinter. L’eziopatogenesi delle lesioni muscolari è multifattoriale: non è ancora stata identificata una causa unica che possa provocare questo tipo di infortunio, ma sono stati identificati diversi fattori di rischio, fra cui alcuni modificabili (come la scarsa stabilità cinematica del Core) e altri non modificabili (come l’età dell’atleta). Tale difficoltà nell’individuazione di un’eziopatogenesi precisa rende difficoltosa anche l’elaborazione di un univoco trattamento riabilitativo. Obiettivo:l’obiettivo primario di questa tesi è verificare quali sono le migliori evidenze attualmente disponibili circa il trattamento fisioterapico delle lesioni muscolari degli ischio-crurali degli atleti al fine di ridurre il tempo necessario prima del ritorno allo sport e il tasso di re-infortunio. L’obiettivo secondario è quello di proporre vere e proprie indicazioni per la pratica clinica. Materiali e metodi: è stata condotta una revisione sistematica della letteratura includendo solamente RCT riguardanti pazienti sportivi con una lesione confermata agli ischio-crurali. La ricerca è stata condotta su 3 banche dati (PubMed, PEDro, e CochraneLibrary) senza porre limiti di tempo, sesso o età dei partecipanti. Risultati: sono stati inclusi 8 RCT inerenti al trattamento fisioterapico a seguito di lesione agli ischio-crurali. Conclusione: la revisione suggerisce che un programma riabilitativo basato sul rinforzo muscolare eccentrico, sul training alla corsa e su un algoritmo per la correzione dei fattori di rischio rappresenta la migliore soluzione per il trattamento delle lesioni muscolari degli ischio-crurali.
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Bancale, Giulia. "L’Efficacia del Kinesio Tape nel Trattamento dell'Epicondilite Laterale: una Revisione Sistematica della Letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24552/.

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Abstract:
Background. L’epicondilite laterale è la patologia del gomito più comune. Le evidenze suggeriscono che la causa possa essere infiammatoria o degenerativa. Vengono colpiti i tendini degli estensori di polso che si inseriscono sull’epicondilo laterale causando dolore e limitazione funzionale. Il Kinesio Tape (KT) è uno dei metodi conservativi a cui si può ricorre per il trattamento della patologia. Obiettivi. Valutare l’efficacia del KT in termini di miglioramento del dolore, della funzionalità e della qualità di vita nei pazienti affetti da epicondilite laterale. Disegno dello studio. Revisione Sistematica costruita seguendo il PRISMA Statement. Criteri di eleggibilità. Studi Trial Clinici Randomizzati con partecipanti affetti da epicondilite laterale trattati esclusivamente con KT. Fonti di ricerca. Le banche dati utilizzate sono state: PubMed, PEDro e CINAHAL. Risultati. Gli studi inclusi sono stati 5. In tutti, il KT ha prodotto miglioramenti; tuttavia, si sono osservati miglioramenti significativi a tutti gli outcome solo nei due studi in cui veniva eseguito il follow up a distanza di alcune settimane, rispetto agli studi in cui veniva eseguito subito dopo la fine del trattamento o dopo qualche giorno. Inoltre, nei tre studi che hanno eseguito il follow up a breve distanza dalla fine del trattamento e che confrontavano il trattamento con KT al placebo, non si sono osservati miglioramenti significativi a favore del KT. Conclusioni. Gli studi inclusi nella revisione non hanno dimostrato un chiaro beneficio in favore del KT, se non per i due studi che hanno eseguito il follow up a distanza di alcune settimane. È dunque necessario condurre ulteriori indagini includendo follow up a maggior distanza dalla fine del trattamento, con lo scopo di osservare meglio i miglioramenti significativi che si sono ottenuti nei due studi sopracitati che utilizzavano tali tempistiche; infine, sarebbe opportuno avere anche un gruppo di controllo con cui poi confrontare i risultati.
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Mongardi, Elena. "Il ruolo dell'Infant Massage nello sviluppo neurologico del neonato pretermine: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16906/.

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Abstract:
Introduzione: L’Infant Massage è uno degli interventi maggiormente attuati allo scopo di fornire un sostegno allo sviluppo dei neonati pretermine in TIN. Tuttavia, gli studi presenti a riguardo in letteratura sono pochi, spesso eterogenei, molto datati o poco validi dal punto di vista della qualità metodologica. Obiettivi: Indagare quali siano le più recenti e valide evidenze presenti in letteratura riguardo all’effetto dell’Infant Massage sullo sviluppo del sistema nervoso del neonato pretermine, durante e a seguito del ricovero in Terapia Intensiva Neonatale. Metodi: La ricerca è stata svolta sulle principali banche dati biomediche ed ha incluso studi pubblicati in letteratura negli ultimi 10 anni. Sono stati inclusi soltanto studi clinici randomizzati controllati in cui l’Infant Massage venisse proposto a neonati pretermine e che ponessero come outcome la valutazione di funzioni correlate allo sviluppo del sistema nervoso. Risultati: Sono stati selezionati in totale 4 studi, valutati tramite la scala PEDro. I risultati ottenuti dai singoli studi sono stati analizzati e confrontati. Tutti gli studi hanno riportato risultati positivi, più o meno significativi a seconda dei casi, ciascuno in relazione alle proprie misure di outcome, e non sono stati rilevati effetti avversi. Tutte le evidenze fornite sono quindi concordi nell’affermare che la pratica dell’Infant Massage applicata a bambini nati con diversi gradi di prematurità, ma accomunati da una condizione di stabilità clinica e di assenza di patologie e malformazioni maggiori, determini un beneficio sullo sviluppo neurologico dei neonati. Conclusioni: È consigliabile proseguire nella ricerca in questo ambito, realizzando trial clinici dotati di campioni di ampiezza adeguata per l’inferenza degli esiti, ed eventualmente modificando i criteri di inclusione ed esclusione in modo da poter verificare gli effetti di tale tecnica, per quanto possibile, anche nei neonati in condizioni cliniche più critiche.
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Cavina, Sofia. "La "spalla del nuotatore": proposta di un programma di prevenzione. Revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19317/.

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Abstract:
Background: Con il termine “spalla del nuotatore” si intende una condizione dolorosa della spalla che colpisce i nuotatori competitivi con percentuali che sfiorano il 91% di prevalenza in alcuni studi, risultando il distretto più colpito da infortuni in questi atleti. L’eziologia alla quale fa capo tale condizione dolorosa è molto varia: affaticamento muscolare, discinesia scapolare, lassità e instabilità, danno labrale, neuropatia sovrascapolare e squilibrio muscolare. Il quadro patologico più frequente è però quello di impingement (conflitto). Obiettivo: l’obiettivo primario della tesi, era valutare l’efficacia di programmi di prevenzione mirati alla riduzione degli infortuni e del dolore di spalla nei nuotatori competitivi. L’obiettivo secondario era quello di proporre indicazioni per la pratica clinica. Materiali e metodi: è stata condotta una revisione sistematica della letteratura di studi RCT coinvolgenti nuotatori competitivi. La ricerca è stata condotta su quattro banche dati (PubMed, CINAHL, PEDro, SPORTDiscus) senza porre limiti di tempo, lingua, sesso, razza o età dei partecipanti. Le uniche restrizioni applicate erano sulla tipologia di studi da includere (RCT) e che i partecipanti non avessero sofferto e/o che non fossero in trattamento per patologie di spalla. Gli studi selezionati sono stati poi sottoposti a valutazione metodologica attraverso la PEDro Scale. Risultati: Sono stati inclusi 6 studi RCT che comparano gruppi di studio sottoposti a sessioni di esercizi preventivi, principalmente incentrati su rinforzo muscolare e stretching, con gruppi di controllo svolgenti solamente il tradizionale allenamento. Conclusione: è possibile affermare che un programma di allenamento compensativo e integrato alla normale pratica acquatica, basato prevalentemente su rinforzo muscolare e stretching del complesso gleno-omerale, è efficace nel ridurre e/o eliminare numerosi fattori eziologici e di rischio delle patologie del nuotatore competitivo.
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Martini, Giacomo. "La Pain Neuroscience Education nel trattamento della lombalgia cronica aspecifica: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19329/.

Full text
Abstract:
Background: La lombalgia cronica aspecifica ha un impatto socioeconomico molto importante in termini di ospedalizzazione, farmaci, test diagnostici e consultazioni specialistiche. Colpisce inoltre anche la sfera emozionale, sociale e lavorativa delle persone affette dalla sintomatologia. Le linee guida dell’American College of Physician (2017) consigliano un iniziale approccio multidisicplinare non farmacologico che comprenda anche terapia cognitivo-comportamentale e fisioterapia. La Pain Neuroscience Education è un programma di educazione cognitivo-comportamentale che, aumentando la conoscenza dei meccanismi neurofisiologici del dolore, mira a diminuire l’intensità dei sintomi e produrre nelle persone cambiamenti comportamentali. Obiettivi: valutare l’efficacia della Pain Neuroscience Education in termini di miglioramento dei sintomi dolore, disabilità percepita, kinesiofobia e catastrofizzazione del dolore, nel trattamento di persone adulte affette da lombalgia cronica aspecifica. Disegno di Studio: revisione sistematica strutturata seguendo il PRISMA Statement. Fonti dei Dati: PUBMED, PEDro e CINAHL Complete (inclusi i database EBSChost: PsycARTICLES, Psychology and Behavioral Sciences Collection e PsycINFO). Criteri di Eleggibilità: RCT con partecipanti di età adulta (≥ 18 anni) affetti da lombalgia cronica (≥ 12 settimane) aspecifica. Sono inclusi studi che prevedano intervento di Pain Neuroscience Education, o equivalenti, come unica terapia o in associazione ad altre tecniche di trattamento. Risultati: 5 studi hanno rispettato i criteri di eleggibilità. Hanno ottenuto tutti un punteggio ≥ 6 nella valutazione con PEDro Scale, perciò possono essere considerati di alta qualità metodologica. Conclusioni: La Pain Neuroscience Education si è dimostrata utile nel ridurre dolore, disabilità percepita, kinesiofobia e catastrofizzazione del dolore a breve e medio termine in soggetti adulti affetti da lombalgia cronica aspecifica.
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Borraccini, Angela. "Metodi quantitativi per l'analisi automatica dei movimenti spontanei neonatali: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
In questa tesi è stata eseguita una revisione sistematica dei metodi proposti in letteratura per l’analisi quantitativa e automatica dei movimenti neonatali (General Movements) al fine di identificare precocemente la paralisi cerebrale infantile. La ricerca degli articoli è stata effettuata su PubMed e completata a gennaio 2022 con l’inclusione di 11 articoli scientifici. Diagnosticare la paralisi cerebrale precocemente (e.g. ad un’età di 5-6 mesi di vita) significa attivare un follow-up adeguato ad un’età in cui i danni cerebrali possono ancora essere plasmati. Nella pratica clinica, però, ad oggi, questa non avviene tipicamente prima dei 2 anni di età. L’unico metodo clinico in grado di dare una diagnosi precoce è il General Movement Assessment (GMA), che però, richiede personale formato ed è soggetto a percezione gestaltica. Nella revisione sono stati analizzati diversi algoritmi e approcci quantitativi basati su analisi video e/o sensori indossabili che promettono di oltrepassare i limiti del GMA. Diversi sono gli approcci utilizzati: vengono esplorate analisi in dimensioni diverse (2D e 3D) e domini diversi (del tempo e delle frequenze); si analizza il movimento del corpo del neonato sia nel suo complesso che nelle sue sezioni e si estraggono parametri sia singoli che multipli. Tra i parametri esplorati quelli con maggior potere predittivo sono stati quelli in grado di quantificare la variabilità e la complessità del movimento. Sono stati riscontrati dei valori predittivi promettenti: una sensibilità compresa tra il 90 e il 100% e una specificità compresa tra il 74 e il 95%. Tuttavia, ad oggi, manca un database generale di dati eterogenei in grado di verificare la veridicità degli algoritmi in diversi ambienti e diverse popolazioni e di generalizzare, quindi, i loro risultati.
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Umbriaco, Rita. "Revisione sistematica del genere Parastagmatoptera Saussure, 1871 (Mantodea, Mantidae, Stagmatopterinae) con considerazioni sulla filogenesi e sulla biogeografia del taxon." Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/106.

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Parastagmatoptera Saussure, 1871 (Mantodea, Mantidae, Stagmatopterinae) comprende 13 specie distribuite nell'America centro-meridionale, esso costituisce un genere di mantidi molto complesso dal punto di vista tassonomico a causa dell'accentuato dimorfismo sessuale e della controversa storia delle sue specie. Gli scopi di questo studio sono stati: (1) ordinare il genere a livello sistematico e tassonomico attraverso l'analisi morfologica e in particolare del copulatore; quest'ultimo viene esaminato per la prima volta nella storia del genere; (2) svolgere una indagine statistica attraverso una analisi discriminante; (3) evidenziare i rapporti filogenetici tra le specie con una analisi cladistica; (4) effettuare alcune considerazioni di carattere zoogeografico sulla distribuzione delle specie. Dall'analisi morfologica di alcuni caratteri peculiari e'emerso che: P. tessellata (maschio nec femmina), P. hoorie e P.abnormis sono sinonimi di P.flavoguttata; P.confusa e' sinonimo di P.pellucida; P. tessella (femmina), P.serricornis e P.vitrepennis sono sinonimi di P. unipunctata; P. concolor e' sinonimo di P. theresopolitana. Viene, invece, rivalutata P. vitreola fino ad oggi considerata sinonimo di P.flavoguttata. Inoltre, viene esclusa l'appartenenza al genere di due specie: P.amazonica e P.glauca. Infine, vengono segnalate tre specie inedite (P.sp.1, P.sp.2, P.sp.3). L'esame statistico ha avvalorato i risultati ottenuti con l'analisi morfologica. L'analisi cladistica ha consentito di mettere in evidenza l'origine monofiletica del genere e i rapporti filogenetici tra le specie e di distinguerne due complessi. Attraverso l'analisi zoogeografica sono stati individuati 3 modelli di distribuzione : 1) specie peri-amazzoniche; 2) specie a distribuzione amazzonica sensu stricto; 3) specie della foresta atlantica.
Parastagmatoptera Saussure, 1871 (Mantodea, Mantidae, Stagmatopterinae) is a genus which includes 13 species living in Central and Southern America. It has a very complicated taxonomy due to the marked sexual dimorphism and disputed species' history. The aims of this study were the following: (1) to order the genus systematically and taxonomically through a morphologic analysis by examining, in particular, the male genitalia. The latter has been examined for the first time in the history of the genus; (2) to conduct a statistic investigation with a discriminant analysis; (3) to point out the phylogenetic relationships between the species by using cladistics; (4) to assess the zoogeographic distribution of the species. The morphologic analysis of some peculiar features revealed that there is synonymity among certain species: P. tessellata (male nec female), P. hoorie e P.abnormis with P.flavoguttata; P.confusa with P.pellucida; P. tessella (female), P.serricornis and P.vitrepennis are synonymous with P. unipunctata; P. concolor is synonymous with P. theresopolitana. Moreover, P. vitreola, till now considered synonymous with P. flavoguttata, is a valid species. Furthermore, P.amazonica and P.glauca aren't to be included within the genus. Finally, I found three new species inedited. Statistics confirmed the morphologic analysis results. Cladistics highlighted the genus monophyletic origin, the phylogenetic relation between species and the existence of two groups. Through a zoogeographic analysis three distribution models was identified: 1) peri-amazonic species, 2) amazonic species sensu strictu, 3) species of the atlantic forest.
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Marsili, Francesca. "Risonanza magnetica a tensori di diffusione e sue applicazioni cliniche: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
L'oggetto di studio di questa revisione sistematica è la risonanza magnetica a tensori di diffusione, (DT-MRI) il cui utilizzo nella pratica clinica e neurochirurgica è sempre più diffuso grazie alle potenzialità della tecnica. Tale tipologia di risonanza permette infatti di ricostruire, con buona affidabilità, fibre di materia bianca cerebrale in condizioni neuropatologiche, neurodegenerative o semplicemente durante il naturale sviluppo encefalico di un soggetto in salute. L'affidabilità della DT-MRI è particolarmente evidente nello studio degli indici di anisotropia frazionaria (FA), che rappresentano il tasso di anisotropia di un particolare tratto di materia bianca e che sono spesso utilizzati come principale indicatore dell'insorgenza o della crescita di malattie neurologiche: ischemia, malattia di Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, schizofrenia. Attraverso questo elaborato, è stato possibile evidenziare i punti di forza della tecnica a tensori di diffusione, ma anche le sue principali limitazioni, dovute soprattutto agli algoritmi trattografici ad oggi in uso.
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Piraccini, Lucrezia. "Metodi quantitativi per la valutazione motoria della malattia di Huntington: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
La malattia di Huntington è una rara affezione neurodegenerativa autosomica dominante causata da una ripetizione CAG espansa sul braccio corto del cromosoma 4. È considerata un disturbo progressivo delle affezioni motorie, cognitive e psichiatriche. I sintomi clinici della patologia sono complessi e variabili, Le alterazioni cognitive precedono il disordine del movimento in oltre la metà dei casi affetti da MH. I sintomi motori possono essere assai variabili nelle loro manifestazioni e non sempre facilmente riconoscibili. È possibile che ci sia un generico impaccio motorio o piuttosto un disturbo tipo tic. Per studiare tali deficit, nella letteratura, si ricorre agli strumenti biomeccanici quali pedane di forza, stereofotogrammetria, elettromiografia su superficie ed infine sensori indossabili. Ad oggi non è ancora stato standardizzato un metodo assoluto per analizzare i pazienti da ritenersi valido a priori. Questa mancanza è dovuta al fatto che esistono vari strumenti per analizzare lo stesso tipo di problema motorio, perciò vengono misurate variabili tra di loro diverse che non possono essere messe a confronto. Altro problema sono la grandezza dei campioni, visto e considerato che la malattia è rara e non è facile riuscire ad avere un numero corposo di partecipanti tale da poter considerare i risultati di un elaborato assoluti. Inoltre, oltre che avere pochi soggetti, tra di loro possono esistere delle differenze sostanziali, quali per esempio il livello della malattia a cui sono arrivati, gli anni passati dall’insorgenza della stessa e soprattutto i diversi sintomi che ognuno può manifestare anche nello stesso periodo della patologia. L’obbiettivo di tale revisione è quello di riuscire a raccogliere i vari studi svolti e racchiuderli in un singolo lavoro in modo tale da avere un quadro metodologico più preciso e oggettivo, e volto ad approfondimenti futuri per riuscire a trovare una strategia per migliorare la qualità di vita.
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Casadei, Ilaria. "Valutazione dei disturbi del tono in pazienti dopo Grave Cerebrolesione Acquisita: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24610/.

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Abstract:
Obiettivo: Lo studio ha l’obiettivo di indagare quali siano le scale di valutazione caratterizzate dalle migliori proprietà psicometriche per la misurazione dei disturbi del tono in seguito a GCA. Metodi: La revisione sistematica ha incluso studi osservazionali cross sectional relativi ad un campione di pazienti adulti dopo GCA di varia eziologia e in cui gli outcome indagati fossero le proprietà psicometriche delle scale di valutazione dell’ipertono muscolare. I database consultati sono PubMed, Cochrane Central Register of Controlled Trials e PEDro. La valutazione del rischio di bias e dell’applicabilità degli studi è stata eseguita tramite l’utilizzo dello strumento QUADAS-2. Risultati: I risultati prodotti dalla ricerca sono 1056, di cui solo 13 inclusi in seguito all’analisi del full text. Il disegno di tutti gli studi reclutati è osservazionale cross sectional e i principali outcome indagati sono l’affidabilità e la validità. Dagli studi inclusi nella revisione sono emerse una serie di scale di valutazione dell’ipertono muscolare: AS/MAS/MMAS, MTS, HAT, BADS, UDRS e BFMMS. La AS e MAS hanno dimostrato un’affidabilità inter-operatore da scarsa a moderata e una bassa validità. La MMAS ha rivelato un’elevata affidabilità inter-operatore nella valutazione dei distretti dell’arto superiore e la MTS un’affidabilità inter-operatore da scarsa a moderata e intra-operatore da moderata ad alta. HAT, BADS, UDRS e BFMMS, studiate su campioni di bambini con PCI, hanno mostrato un’affidabilità inter-operatore da moderata a buona e una buona consistenza interna. Conclusioni: Lo studio ha permesso di individuare una serie di scale di valutazione dell’ipertono muscolare e di analizzarne le relative proprietà psicometriche. I limiti dello studio riguardano l’inclusione di 4 studi relativi a pazienti pediatrici con PCI, l’analisi da parte di un solo revisore indipendente e la mancanza di confronto con il gold standard diagnostico in diversi studi inclusi nella revisione.
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Ricci, Lucia. "Metodi per l'identificazione di sinergie muscolari del cammino da analisi sEMG: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
L’ipotesi che il Sistema Nervoso Centrale utilizzi delle combinazioni di gruppi di muscoli chiamate Sinergie Muscolari per generare e permettere il movimento ha acquisito una sempre crescente popolarità. Controllare l’attivazione muscolare attraverso le sinergie permetterebbe al SNC di ridurre il carico computazionale del controllo dell’apparato muscolo-scheletrico durante lo svolgimento di un task motorio. Tuttavia, la teoria delle sinergie muscolari è, ad oggi, oggetto di dibattito poiché non è stato ancora possibile dimostrarne la natura prescrittiva. Inoltre non esiste ancora consenso sul modo di valutare le sinergie muscolari, poiché si possono usare diverse tecniche computazionali. L’obbiettivo di questo lavoro è quello di analizzare la letteratura esistente riguardante studi di segnali elettromiografici di superficie (sEMG) durante prove di locomozione per individuare le sinergie muscolari che agiscono durante l’esecuzione, e fornire una visione d’insieme di quelli che sono i metodi più utilizzati per estrarre l’informazione sinergica dai segnali sEMG. Analizzando i risultati che vengono riportati si traggono conclusioni riguardo all'attendibilità degli stessi. Ciò che risulta da questa revisione è che ci sono molte discordanze nei risultati, la difficoltà di una meta-analisi tra questi è sicuramente ostacolata dalla mancanza di confronti diretti di risultati ottenuti usando metodologie diverse, e magari applicate allo stesso set di dati; oltre al fatto che i gruppi di soggetti sono sempre poco numerosi e quindi i risultati difficilmente generalizzabili. Si riscontra disomogeneità tra i risultati anche se si usa lo stesso metodo di estrazione. Possibili cause possono essere la variabilità tra i soggetti e i diversi metodi di processamento usati per l’elaborazione dei segnali; tuttavia ciò mina la teoria delle sinergie muscolari, rendendo difficile l'identificazione di un metodo standard per l’estrazione e la valutazione delle sinergie.
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Costi, Luca. "La correlazione tra i disturbi temporomandibolari e le disfunzioni del rachide cervicale: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21971/.

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Background: i disturbi temporomandibolari (TMD) rappresentano un gruppo di patologie che colpisce l’articolazione temporomandibolare (ATM) e le strutture associate.Il trattamento riabilitativo conservativo rappresenta il primo step per la gestione di questi disturbi, prima di considerare l'intervento chirurgico. Tuttavia, non sono presenti linee guida né consensi sulle strategie di intervento più efficaci. Obiettivo: Valutare lo stato dell’arte riguardo al trattamento riabilitativo dei TMD con un intervento sul rachide cervicale e la sua efficacia. A tal fine è stata condotta una ricerca che prendesse in considerazione questa tipologia di intervento, sia singolarmente sia in associazione ad altri interventi.
 Materiali e Metodi: la ricerca è stata effettuata nelle principali banche dati (PubMed, PEDro e The Cochrane Library). Sono stati inclusi gli studi clinici randomizzati (RCT) in cui fosse descritto il trattamento riabilitativo conservativo con intervento sul rachide cervicale e i risultati relativi, escludendo tutti gli studi in cui il trattamento descritto fosse unicamente di tipo farmacologico o chirurgico. Risultati:sono stati identificati ed analizzati 6 studi che rispettavano i criteri di inclusione riguardanti il quesito di ricerca. I risultati hanno mostrato diverse evidenze a supporto di questa tipologia di intervento, sia per l’ efficacia clinica sia la riduzione dei segni e sintomi dei disturbi TMD. Conclusioni: il trattamento riabilitativo conservativo risulta efficace nella maggior parte dei pazienti affetti da TMD. Gli articoli analizzati differiscono per quanto riguarda le strategie utilizzate, ma la mobilizzazione e la manipolazione della cervicale superiore sembrano essere l’intervento terapeutico più utilizzato ed affidabile.
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Valpiani, Giorgia <1974&gt. "Fattori eziologici della Sindrome del Tunnel Carpale: una revisione sistematica con meta-analisi degli studi analitici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6328/1/VALPIANI_GIORGIA_TESI.pdf.

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Abstract:
OBIETTIVO: sintetizzare le evidenze disponibili sulla relazione tra i fattori di rischio (personali e lavorativi) e l’insorgenza della Sindrome del Tunnel Carpale (STC). METODI: è stata condotta una revisione sistematica della letteratura su database elettronici considerando gli studi caso-controllo e di coorte. Abbiamo valutato la qualità del reporting degli studi con la checklist STROBE. Le stime studio-specifiche sono state espresse come OR (IC95%) e combinate con una meta-analisi condotta con un modello a effetti casuali. La presenza di eventuali bias di pubblicazione è stata valutata osservando l’asimmetria del funnel plot e con il test di Egger. RISULTATI: Sono stati selezionati 29 studi di cui 19 inseriti nella meta-analisi: 13 studi caso-controllo e 6 di coorte. La meta-analisi ha mostrato un aumento significativo di casi di STC tra i soggetti obesi sia negli studi caso-controllo [OR 2,4 (1,9-3,1); I(2)=70,7%] che in quelli di coorte [OR 2,0 (1,6-2,7); I(2)=0%]. L'eterogeneità totale era significativa (I(2)=59,6%). Risultati simili si sono ottenuti per i diabetici e soggetti affetti da malattie della tiroide. L’esposizione al fumo non era associata alla STC sia negli studi caso-controllo [OR 0,7 (0,4-1,1); I(2)=83,2%] che di coorte [OR 0,8 (0,6-1,2); I(2)=45,8%]. A causa delle molteplici modalità di valutazione non è stato possibile calcolare una stima combinata delle esposizioni professionali con tecniche meta-analitiche. Dalla revisione, è risultato che STC è associata con: esposizione a vibrazioni, movimenti ripetitivi e posture incongrue di mano-polso. CONCLUSIONI: I risultati della revisione sistematica confermano le evidenze dell'esistenza di un'associazione tra fattori di rischio personali e STC. Nonostante la diversa qualità dei dati sull'esposizione e le differenze degli effetti dei disegni di studio, i nostri risultati indicano elementi di prova sufficienti di un legame tra fattori di rischio professionali e STC. La misurazione dell'esposizione soprattutto per i fattori di rischio professionali, è un obiettivo necessario per studi futuri.
OBJECTIVE: The aim of this review was to synthesize the evidence on the potential relationship between work-related and personal risk factors and the occurrence of Carpal Tunnel Syndrome (CTS). METHODS: A systematic review of the literature was conducted by searching in multiple databases for case-control and cohort studies on risk factors for CTS. We assessed study reporting using STROBE checklist. The associations between risk factors and CTS were expressed in OR (95%CI). We combined the study-specific estimates with a random effects meta-analysis model. We assessed publication bias by observing funnel plot asymmetry and performing the Egger’s test to ascertain bias due to small studies. RESULTS: We identified 29 studies of which 19 were included in meta-analysis: 13 case-control and 6 cohort studies. The meta-analysis of 11 studies showed a significant increase of CTS for obese subjects in case-control studies [OR 2.4, 95%CI 1.9-3.1; I(2)=70.7%] and in cohort studies [OR 2.0, 95%CI 1.6-2.7; I(2)=0%]. Heterogeneity was significant overall (I(2)=59.6%, 11 studies). Results for diabetes subjects and thyroid diseases were similar. Smoking exposure was not associated to CTS in case-control studies [OR 0.7, 95%CI 0.4-1.1; I(2)=83.2%] and in cohort studies [OR 0.8, 95%CI 0.6-1.2; I(2)=45.8%]. No meta-analysis was conducted for work-related risk factors due to different ways of detecting exposures. The occurrence of CTS was associated with exposure to vibration, repetitive movements and hand-wrist awkward postures. The psycho-social risk factors have no association with CTS. CONCLUSIONS: This systematic review provides consistent indications that CTS is associated with the personal risk factors. Based on the different quality of exposure data and the difference in effect by study design, our findings indicate sufficient evidence for a link between work-related risk factors and the occurrence of CTS. Objective prospective exposure measurement, especially for work-related risk factors, is needed in future studies.
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Valpiani, Giorgia <1974&gt. "Fattori eziologici della Sindrome del Tunnel Carpale: una revisione sistematica con meta-analisi degli studi analitici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6328/.

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OBIETTIVO: sintetizzare le evidenze disponibili sulla relazione tra i fattori di rischio (personali e lavorativi) e l’insorgenza della Sindrome del Tunnel Carpale (STC). METODI: è stata condotta una revisione sistematica della letteratura su database elettronici considerando gli studi caso-controllo e di coorte. Abbiamo valutato la qualità del reporting degli studi con la checklist STROBE. Le stime studio-specifiche sono state espresse come OR (IC95%) e combinate con una meta-analisi condotta con un modello a effetti casuali. La presenza di eventuali bias di pubblicazione è stata valutata osservando l’asimmetria del funnel plot e con il test di Egger. RISULTATI: Sono stati selezionati 29 studi di cui 19 inseriti nella meta-analisi: 13 studi caso-controllo e 6 di coorte. La meta-analisi ha mostrato un aumento significativo di casi di STC tra i soggetti obesi sia negli studi caso-controllo [OR 2,4 (1,9-3,1); I(2)=70,7%] che in quelli di coorte [OR 2,0 (1,6-2,7); I(2)=0%]. L'eterogeneità totale era significativa (I(2)=59,6%). Risultati simili si sono ottenuti per i diabetici e soggetti affetti da malattie della tiroide. L’esposizione al fumo non era associata alla STC sia negli studi caso-controllo [OR 0,7 (0,4-1,1); I(2)=83,2%] che di coorte [OR 0,8 (0,6-1,2); I(2)=45,8%]. A causa delle molteplici modalità di valutazione non è stato possibile calcolare una stima combinata delle esposizioni professionali con tecniche meta-analitiche. Dalla revisione, è risultato che STC è associata con: esposizione a vibrazioni, movimenti ripetitivi e posture incongrue di mano-polso. CONCLUSIONI: I risultati della revisione sistematica confermano le evidenze dell'esistenza di un'associazione tra fattori di rischio personali e STC. Nonostante la diversa qualità dei dati sull'esposizione e le differenze degli effetti dei disegni di studio, i nostri risultati indicano elementi di prova sufficienti di un legame tra fattori di rischio professionali e STC. La misurazione dell'esposizione soprattutto per i fattori di rischio professionali, è un obiettivo necessario per studi futuri.
OBJECTIVE: The aim of this review was to synthesize the evidence on the potential relationship between work-related and personal risk factors and the occurrence of Carpal Tunnel Syndrome (CTS). METHODS: A systematic review of the literature was conducted by searching in multiple databases for case-control and cohort studies on risk factors for CTS. We assessed study reporting using STROBE checklist. The associations between risk factors and CTS were expressed in OR (95%CI). We combined the study-specific estimates with a random effects meta-analysis model. We assessed publication bias by observing funnel plot asymmetry and performing the Egger’s test to ascertain bias due to small studies. RESULTS: We identified 29 studies of which 19 were included in meta-analysis: 13 case-control and 6 cohort studies. The meta-analysis of 11 studies showed a significant increase of CTS for obese subjects in case-control studies [OR 2.4, 95%CI 1.9-3.1; I(2)=70.7%] and in cohort studies [OR 2.0, 95%CI 1.6-2.7; I(2)=0%]. Heterogeneity was significant overall (I(2)=59.6%, 11 studies). Results for diabetes subjects and thyroid diseases were similar. Smoking exposure was not associated to CTS in case-control studies [OR 0.7, 95%CI 0.4-1.1; I(2)=83.2%] and in cohort studies [OR 0.8, 95%CI 0.6-1.2; I(2)=45.8%]. No meta-analysis was conducted for work-related risk factors due to different ways of detecting exposures. The occurrence of CTS was associated with exposure to vibration, repetitive movements and hand-wrist awkward postures. The psycho-social risk factors have no association with CTS. CONCLUSIONS: This systematic review provides consistent indications that CTS is associated with the personal risk factors. Based on the different quality of exposure data and the difference in effect by study design, our findings indicate sufficient evidence for a link between work-related risk factors and the occurrence of CTS. Objective prospective exposure measurement, especially for work-related risk factors, is needed in future studies.
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Zardi, Anna. "Gli effetti della riabilitazione equestre nel trattamento dei bambini con paralisi cerebrale infantile: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Introduzione: Le conoscenze scientifiche attualmente esistenti non sono in quantità sufficiente per definire protocolli oggettivi e validi per la Riabilitazione Equestre nella paralisi cerebrale infantile (P.C.I.); inoltre, non sempre negli studi esistenti risulta chiaro il contributo della stessa. Obiettivi: Indagare gli effetti della Riabilitazione Equestre nei bambini con P.C.I., ricercando evidenze scientifiche riguardanti la sua efficacia nel miglioramento degli aspetti motori in tale patologia. Metodi: La ricerca è avvenuta nelle principali banche dati biomediche e ha incluso studi randomizzati controllati pubblicati tra il 2009 e il 2018. Sono stati selezionati studi in cui la Riabilitazione Equestre fosse utilizzata all’interno del progetto riabilitativo di soggetti con P.C.I. e che considerassero come outcome gli elementi motori. Risultati: La scelta dei criteri di inclusione ed esclusione ha portato alla selezione di 4 studi, di cui è stata effettuata una valutazione critica tramite la scala PEDro. I risultati di tali studi sono stati analizzati e confrontati. Le evidenze trovate sono tutte concordi nell’affermare l’efficacia di tale pratica di riabilitazione nelle paralisi cerebrali infantili, infatti in tutti gli studi clinici è stato dimostrato un miglioramento statisticamente significativo nel gruppo di intervento, a prescindere dall’outcome misurato, mentre il gruppo di controllo non presentava miglioramenti, o c’erano miglioramenti ma lievi rispetto a quelli del gruppo di intervento, o sono stati rilevati peggioramenti. Inoltre, in nessun caso sono stati rilevati effetti avversi. Conclusioni: È consigliabile proseguire nella ricerca in questo ambito per fornire informazioni scientifiche valide e ottenere indicazioni precise sulla tipologia di P.C.I. a cui proporre questo trattamento, sul protocollo da utilizzare in base agli obiettivi riabilitativi individuati, quali outcome siano più significativi e quali scale di valutazione risultino più adeguate.
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Grazia, Giulia. "Efficacia della sit-stand workstation nella prevenzione e riduzione del low back pain: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
INTRODUZIONE Numerosi soggetti conducono un lavoro sedentario e tra questi la prevalenza annuale della lombalgia è in aumento. La sit-stand workstation è una soluzione proposta per ridurre il tempo di seduta in ufficio, evitando il mantenimento di posture prolungate potenzialmente si possono evidenziare effetti su dolore e discomfort lombare. SCOPO L’obiettivo della tesi è ricercare la presenza di studi in letteratura che indaghino l’efficacia della sit-stand workstation in impiegati che soffrono di lombalgia cronica o sono a rischio di svilupparla. Sono stati quindi analizzati gli ambiti di trattamento e prevenzione. METODI La ricerca è stata svolta sulle principali banche dati biomediche considerando studi controllati randomizzati e cross-over. Sono stati inclusi i trial che proponevano ad impiegati con low back pain o a rischio di svilupparlo, la postazione di lavoro sit-stand, confrontata con quella standard e che consideravano come outcome il dolore o discomfort lombare. RISULTATI Sono stati selezionati 2 studi riguardanti il trattamento e 4 la prevenzione, valutati tramite la scala PEDro. I risultati ottenuti dai singoli studi sono stati analizzati e confrontati. In entrambi gli studi riguardanti il trattamento è stata rilevata una riduzione del dolore lombare e della disabilità causata da lombalgia. Gli studi riguardanti la prevenzione erano molto eterogenei tra loro. A breve termine è stata rilevata una riduzione del discomfort lombare, a lungo termine una riduzione statisticamente significativa per i dolori lombari che hanno impedito lo svolgimento delle attività quotidiane. In nessuno studio è stato evidenziato un aumento del discomfort o eventi avversi. CONCLUSIONI Sono necessari ulteriori trial con campione più ampio, che rilevino le migliori posture, gli effetti a lungo termine ed i protocolli più vantaggiosi di mantenimento della posizione seduta e della stazione eretta, sia per gli impiegati a rischio di sviluppare lombalgia sia per chi già ne soffre.
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Canducci, Martina. "Gestione Chirurgica e Gestione Conservativa a confronto nella Lesione di Cuffia dei Rotatori: Revisione Sistematica della Letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21907/.

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Abstract:
Background: la lesione di cuffia dei rotatori è la seconda patologia muscoloscheletrica più comune dopo la lombalgia ed è il disturbo di spalla più comune per il quale i pazienti necessitano di terapia. Per lesione o rottura di cuffia si intende lo strappo del tessuto tendineo con la parziale o totale disinserzione dalla superficie ossea che causa dolore alla spalla, perdita di movimento, debolezza e limitazioni nello svolgimento delle ADL. Il trattamento include la riparazione chirurgica e la fisioterapia, ma non è ancora presente un’opinione dominante su quale sia il trattamento più efficace per la risoluzione di questo quadro patologico. Obiettivo: analizzare studi di ricerca primaria che comparano l'efficacia della gestione chirurgica rispetto alla conservativa nel trattamento delle lesioni di cuffia degenerative, efficacia valutata in termini di miglioramento della sintomatologia dolorosa e disabilità (CMS). Disegno dello Studio: Revisione Sistematica costruita seguendo la traduzione italiana del PRISMA Statement (Fondazione GIMBE). Criteri di Eleggibilità: Studi Controllati Randomizzati (RCTs) con partecipanti affetti da lesione di cuffia degenerativa che indagano il miglioramento di dolore e disabilità rispettivamente nelle due tipologie di intervento. Fonti di ricerca: Gli studi primari sono stati reperiti nelle seguenti banche dati: PubMed, PEDro e Cochrane Library, cercando dall'incipit fino ad aprile 2020. Risultati: sono stati inclusi 3 studi. A tutti è stata applicata la PEDro Scale per la valutazione della validità interna. Tutti gli studi hanno riportato un punteggio ≥ 6, che riflette un’alta qualità metodologica. Conclusioni: gli studi inclusi non hanno dimostrato un chiaro beneficio in favore della chirurgia soprattutto nel breve termine dove si riscontrano minime differenze fra i due tipi di intervento. Sono dunque necessari ulteriori studi che determinino l’efficacia comparativa dei due interventi principalmente nel lungo termine.
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Bassi, Daniela. "L’efficacia del Kinesio Taping nel trattamento del linfedema secondario a tumore al seno. Revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21914/.

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Abstract:
Background; il linfedema secondario al tumore al seno è una patologia cronica, progressiva e invalidante che insorge nel 15-20% delle donne trattate per carcinoma mammario, a causa dell’asportazione o del danneggiamento dei linfonodi del cavo ascellare. La terapia standard attuale prevede trattamenti compressivi ad alta invasività, che possono portare ad una scarsa compliance. L’applicazione del Kinesio Tape potrebbe essere una valida alternativa al trattamento compressivo. Obiettivo: l’obiettivo di questa revisione della letteratura è quello di ricercare evidenze riguardo l’efficacia del Kinesio Taping rispetto alla terapia standard, nel trattamento delle donne con linfedema secondario a tumore al seno, negli outcome di diminuzione di volume dell’arto affetto e miglioramento della qualità della vita. Metodi: é stata condotta una ricerca sulle banche dati PubMed, PEDro, CINAHL e Cochrane utilizzando parole chiave quali lymphedema, “breast cancer”, mastectomy e “kinesio taping” associate tra loro tramite operatori booleani. Non sono stati posti limiti temporali e sono stati inclusi articoli in lingua italiana, inglese e spagnola. Risultati: cinque studi sono stati considerati eleggibili per questa revisione della letteratura, tre dei quali riguardanti la prima fase di trattamento intensivo e due la seconda fase di mantenimento, tutti aventi come soggetto donne con linfedema secondario a tumore al seno di II e III stadio. In tutti gli studi il trattamento con KT ha portato a miglioramenti statisticamente rilevanti tra prima e dopo il trattamento. Nella prima fase il trattamento standard si è tuttavia confermato più efficace, mentre nella fase di mantenimento il KT ha dato risultati migliori rispetto al manicotto compressivo. Conclusione: nella prima fase di trattamento intensivo il KT è efficace, ma non più del trattamento standard. Nella seconda fase di trattamento il KT pare essere più efficace del manicotto, ma sono necessari ulteriori studi rigorosi in merito.
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Cucinotta, Veronica. "La postura e un fattore di rischio per il Low Back Pain? Una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24593/.

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Background: il Low Back Pain (LBP) è stato definito come dolore localizzato al di sotto del margine costale e al di sopra delle pieghe glutee, con o senza dolore alle gambe. Sono presenti molteplici fattori di rischio, ma in letteratura ci sono risultati contrastanti sulla relazione tra LBP e il tempo trascorso in posizione seduta o in piedi; lo stesso vale anche per la relazione tra postura “ideale” e insorgenza di dolore Obiettivo: lo scopo di questa revisione della letteratura è quello di indagare se la postura o il tempo trascorso in un determinata postura possano influenzare il LBP Metodi: è stata condotta una ricerca nelle banche dati PUBMED, PEDro e Cochrane library. Gli articoli utilizzati sono stati ricercati in full-text e in lingua inglese, con anno di pubblicazione compreso tra il 2001 e il 2021 Risultati: cinque studi sono stati considerati eleggibili per questa revisione della letteratura. Due studi su tre, sono concordi sul fatto che il tempo trascorso in posizione seduta sia associato positivamente al LBP, in particolare per un tempo a sedere > di 5 h per il primo studio, e per un tempo > di 5.4 h (durante il tempo libero) o > di 8.3 h (durante l’intera giornata) nel secondo studio. Il terzo studio, in contrasto con questi risultati, trova un’associazione negativa tra il tempo in posizione seduta e il LBP, sia a lavoro che durante tutta la giornata. Per quanto riguarda l’assunzione di posture scomode invece, viene rilevata un’associazione positiva con il LBP. Anche un aumento del carico giornaliero della colonna vertebrale in posizione flessa, è stato associato a lombalgia Conclusioni: il tempo trascorso in posizione seduta durante l’occupazione giornaliera non sembra essere associato significativamente al LBP. Invece, sul tempo trascorso in posizione seduta durante il giorno due studi su tre, rilevano una associazione positiva. Non sono state trovate associazioni positive per quanto riguarda il LBP e il tempo trascorso in posizione eretta
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Giacovazzo, Andrea. "Efficacia della terapia manuale vs chirurgia nella sindrome del tunnel carpale – revisione sistematica della letteratura e metanalisi." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24598/.

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BACKGROUND: la chirurgia è il trattamento d’elezione per la sindrome del tunnel carpale (STC). Interventi di terapia manuale si sono dimostrati efficaci nel breve e lungo termine. OBBIETTIVO: comparare l’efficacia della terapia manuale e della chirurgia nella STC nel miglioramento di: intensità del dolore (ID), funzionalità della mano (FM), severità dei sintomi (SS) e qualità della vita (QV). MATERIALI E METODI: da gennaio a luglio 2021 sono stati inclusi dai database PubMed, PEDro, Cochrane Library e CINAHL, gli studi randomizzati controllati conformi al P.I.C.O.: P= persone con diagnosi di STC; I= terapia manuale; C= chirurgia; O= ID, FM, SS, QV. Il rischio di bias è stato valutato con la PEDro scale. La differenza delle medie (DM) è stata usata per presentare i risultati. Sono state effettuate 3 metanalisi a 12 mesi di follow-up per: ID, FM, SS. RISULTATI: sono stati inclusi 5 studi (533 partecipanti) divisi in gruppo di terapia manuale (n=268) e chirurgico (n= 265). 4 studi indagano l’ID e mostrano la superiorità della terapia manuale a 1 e 3 mesi. Non ci sono differenze statisticamente significative a 6, 9, 12 e 48 mesi. 4 studi indagano la FM e identificano differenze statisticamente significative in favore della terapia manuale a 1 e 3 mesi e in favore della chirurgia a 6 e 12 mesi. 4 studi valutano la SS. 1 solo mostra la superiorità della chirurgia a 12 mesi. Non ci sono differenze statisticamente significative a 1, 3, 6 e 48 mesi. 1 solo studio valuta la QV e non identifica differenze statisticamente significative a 6 e 12 mesi. 4 studi offrono un contributo per la metanalisi. Non sono presenti differenze statisticamente significative negli outcome: ID (DM=-0,07[IC 95%(-0.52, 0.39)]), FM (DM=0.07[IC 95%(-0.12, 0.26)]) e SS (DM=0.09[IC 95%(-0.08, 0.26)]). CONCLUSIONI: la terapia manuale sembra avere maggior beneficio nel breve periodo (1-3 mesi) e simile nel medio-lungo termine (6-12 mesi) rispetto alla chirurgia nel miglioramento di: ID, FM, SS e QV.
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Arfellini, Giulia. "L'efficacia dell'idrokinesiterapia come approccio riabilitativo nei pazienti affetti da Malattia di Parkinson: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24549/.

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ABSTRACT Background: La malattia di Parkinson è il più comune disturbo neurodegenerativo del movimento. Essa si manifesta attraverso un quadro clinico molto complesso ed è perciò auspicabile una presa in carico multidisciplinare del paziente. L’acqua possiede peculiarità intrinseche che potrebbero rendere questo setting l’ambiente adatto in cui situare un programma di esercizio terapeutico al fine di contenere la disabilità correlata alle manifestazioni cliniche della patologia. Obiettivo: Ricercare prove di efficacia nella letteratura biomedica esistente sulla validità dell’idrokinesiterapia nel migliorare le funzioni motorie, l’equilibrio, il cammino, la postura statica e dinamica, la qualità della vita e nel ridurre la disabilità correlata alla patologia ed il rischio di caduta in pazienti affetti da malattia di Parkinson. Disegno dello studio: Revisione Sistematica Criteri di eleggibilità: Gli studi inclusi sono Trials Clinici Randomizzati Controllati con partecipanti adulti affetti da malattia di Parkinson, in uno stadio compreso tra 2 e 4 nella classificazione di Hoehn & Yahr. I metodi di intervento da valutare sono inerenti all’esercizio terapeutico in acqua. Fonti di ricerca: La ricerca è stata effettuata nelle banche dati PubMed e PEDro. Risultati: Sono stati inclusi 6 studi. La loro validità interna è stata valutata tramite la PEDro Scale. Possono essere considerati di alta qualità metodologica, avendo tutti ottenuto un punteggio ≥ a 7. Conclusioni: I risultati indicano un effetto positivo dell’idrokinesiterapia come approccio riabilitativo per pazienti affetti da malattia di Parkinson. Tuttavia, non si è in grado di affermare con certezza che essa rechi benefici superiori rispetto al solo trattamento sulla terraferma. Data l’eterogeneità degli studi ed il numero esiguo di partecipanti, è chiaro come sia necessaria la realizzazione di ulteriori studi primari sull’argomento al fine di ottenere dati maggiormente univoci e generalizzabili.
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Bedeschi, Beatrice. "Utilizzo dei sensori inerziali indossabili per la valutazione delle prestazioni sportive." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Lepri, Beatrice. "Efficacia della Pain Neuroscience Education in pazienti con dolore cronico da sensibilizzazione centrale: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24579/.

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Background: Il dolore muscoloscheletrico (MSK) cronico influisce in termini di disabilità, qualità di vita e costi di gestione a livello mondiale; è conseguenza di più fattori (biologici, psicologici e sociali), infatti per gestirlo è fondamentale un approccio multidisciplinare (farmacologico, riabilitativo e psico-educativo). In questo scenario, la PNE (Pain Neuroscience Education) è una tecnica educativa mirata a “riconcettualizzare” il dolore, spiegandone i meccanismi di base ai pazienti, è molto usata per quelli con dolore cronico da sensibilizzazione centrale. Obiettivi: valutare l’efficacia della PNE su dolore, disabilità, fattori psicosociali; in pazienti con dolore MSK cronico da sensibilizzazione centrale - attraverso una revisione sistematica di RCTs. Materiali e metodi: La ricerca è stata condotta su tre banche dati: PubMed, PEDro, CINAHL. Sono stati inclusi RCTs che avessero adottato criteri di inclusione specifici per la sensibilizzazione centrale o che avessero individuato condizioni cliniche, strumenti o fattori psicosociali che la letteratura ha dimostrato essere correlati a dominanza da sensibilizzazione centrale (CSI, TSK, FABQ, PCQ, PSEQ, PCS). Qualità metodologica e rischio di bias sono stati valutati con Rob1 e PEDro scale. Risultati: sono stati inclusi quindici RCTs, la maggior parte di questi presentava un basso rischio di bias, eccetto il performance bias.. I risultati sono stati analizzati solo qualitativamente, in base ai criteri diagnostici dei pazienti inclusi (fibromialgia, lombalgia cronica, sindrome da fatica cronica, dolore spinale cronico, lombalgia e/o fibromialgia) rapportati agli outcome d’interesse (dolore, disabilità, fattori psicosociali). Conclusioni: La PNE sembra efficace nel migliorare gli outcome indagati, soprattutto se combinata ad altri interventi, in pazienti con fibromialgia e lombalgia cronica; mentre nel breve termine sembra efficace anche sola, in pazienti con dolore spinale cronico o sindrome da fatica cronica.
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Vitali, Matteo. "Il Kinesio Taping nel trattamento riabilitativo del Chronic Non-Specific Low Back Pain – una Revisione Sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24585/.

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Background: La lombalgia cronica a-specifica (CNSLBP) è una condizione estremamente comune in tutto il mondo che produce limitazioni della mobilità, disabilità a lungo termine, compromissione delle ADL e peggioramento della qualità della vita. Recentemente il Kinesio Taping (KT) è stato proposto come strumento innovativo per la gestione di molteplici problematiche muscolo-scheletriche, tra cui la lombalgia cronica. Obiettivi: Lo scopo di questa Revisione Sistematica è riassumere i risultati dei Trials Randomizzati Controllati che valutano gli effetti del KT sul dolore, sulla disabilità e sulla qualità della vita nelle persone con CNSLBP. Metodi: La ricerca è stata condotta all’interno di PubMed, PEDro e Cochrane Library senza imporre alcun limite temporale. Sono stati selezionati esclusivamente RCT in lingua inglese la cui qualità metodologica è stata valutata tramite la PEDro scale. Risultati: Nove RCT di alta qualità metodologica hanno soddisfatto i criteri di eleggibilità e sono stati inclusi nella revisione. In tutti i trials il trattamento con KT si è dimostrato efficace nel ridurre il dolore e la disabilità a breve termine nei pazienti con CNSLBP. Moderate evidenze dimostrano come il KT sia in grado di migliorare il dolore e la disabilità a breve termine rispetto al non trattamento o al minimo intervento. Non si rilevano prove sufficienti per affermare la superiorità del KT rispetto al placebo nel ridurre il dolore e la disabilità e nel migliorare la mobilità e la qualità della vita. Moderate evidenze dimostrano come il KT non apporti benefici ulteriori in aggiunta ad un programma di esercizi terapeutici e/o di terapia manuale. Conclusione: Il Kinesio Taping è in grado di ridurre il dolore e la disabilità a breve termine nelle persone con CNSLBP ma non può essere considerato un’alternativa terapeutica a quelle già esistenti. Il suo uso nella pratica clinica può essere preso in considerazione caso per caso per la gestione della fasi acute di dolore.
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Sacchi, Virginia. "L’efficacia della riabilitazione robotica sul recupero della funzionalità dell’arto superiore in soggetti con ictus: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24570/.

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Background: L’80% delle persone colpite da ictus cerebrale riporta una compromissione dell’arto superiore che persiste nel 60% dei casi a sei mesi dall’evento acuto. Negli ultimi anni stanno aumentando le evidenze sull'applicazione della terapia robotica. Questa rispetta infatti i principi neurofisiologici dell’apprendimento motorio, sebbene non sia ancora chiara la corretta modalità di associazione con la terapia tradizionale. Obiettivo: Indagare la letteratura riguardo l’efficacia della riabilitazione robotica associata alla fisioterapia tradizionale sul recupero della funzionalità dell’arto superiore in soggetti con ictus. Metodi: Sono state consultate le banche dati Pubmed, PEDro e CENTRAL. È stato definito il PICOS: P: Soggetti adulti con primo episodio di ictus, esiti di emiplegia unilaterale e compromissione della funzionalità dell’arto superiore; I: Riabilitazione robotica associata a fisioterapia tradizionale; C: Fisioterapia tradizionale isolata; O: Funzionalità dell’arto superiore; S: RCT. La ricerca è stata limitata alle pubblicazioni tra il 2011 e il 2021, con full-text in italiano o inglese, reperibili tramite il servizio proxy o contattando direttamente l’autore. Risultati: Sono stati inclusi cinque RCT. Sebbene gli outcome fossero conformi all’obiettivo, la tipologia dello strumento robotico e le modalità di intervento non erano omogenei. Tuttavia, quattro studi hanno dimostrato la superiorità dell'intervento sperimentale e uno studio ha riportato un’uguaglianza tra i due interventi. Conclusione: Nonostante l’eterogeneità dell’intervento applicato e delle fasi riabilitative non renda generalizzabili i risultati, la terapia robotica si è rivelata efficace nell’incremento della funzionalità dell’arto superiore in soggetti con ictus. Sono necessari approfondimenti per individuare la fase e la dose adeguate a poter delineare un protocollo specifico di integrazione tra terapia robotica e tradizionale e verificare gli effetti sul lungo termine.
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Solfrini, Simone. "L'influenza del genere nella prevenzione delle lesioni legamentose di ginocchio negli sport ad alto rischio. Revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19346/.

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Introduzione: l’infortunio al ginocchio è una delle piaghe che maggiormente colpisce il mondo sportivo. Specialmente sono più esposte le donne a questo rischio rispetto agli uomini. I problemi di questo infortunio oltre ad essere immediati risultano anche futuri(rischio di osteoartrosi). La prevenzione quindi in infortuni del genere risulta fondamentale. Lo scopo di questa ricerca è di valutare l’efficacia di interventi preventivi sull’infortunio al ginocchio e l’influenza del genere nella loro efficacia. Materiali e metodi: una ricerca bibliografica è stata compiuta usando Pubmed, PEDro, Cochrane e Cinahl /SPORTDiscuss. Le principali parole chiave usate sono state: prevention, knee injury, acl injury e sport. I criteri di inclusione utilizzati sono stati: solo RCT, programmi preventivi solo su uomini o solo su donne, riportata incidenza degli infortuni al ginocchio o al LCA. Per valutare il rischio di bias è stata usata la PEDro scale. Risultati: 10 articoli sono stati trovati che rispondevano ai criteri di eleggibilità. Tra quelli trovati 8 studi riducono l’incidenza del numero di infortuni al ginocchio, 3 riportano variazioni statisticamente significative. Dei 10 studi, 5 erano sulle donne e 3 sugli uomini. Il rischio di bias calcolato con la PEDro score ha dato un punteggio medio di 5.6. Conclusione: da questo studio si capisce come gli interventi preventivi sul ginocchio abbiano efficacia. Il genere non influenza la loro efficacia. È compito del fisioterapista soprattutto nella popolazione più a rischio(ragazze tra i 14-18 anni) implementare ed educare le atlete agli esercizi di prevenzione. Limite di questo studio è stato soprattutto avere eterogeneità negli interventi utilizzati. Ulteriori ricerche serviranno per definire l’influenza del genere soprattutto nella prevenzione degli infortuni da non contatto. Sarà importante aprire il mondo sportivo a questi scenari sulla prevenzione.
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Comellini, Gianmarco. "Lo strappo muscolare degli ischiocrurali nello sportivo. L?efficacia della fisioterapia nella prevenzione delle recidive: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
ABSTRACT Background: lo strappo muscolare degli ischiocrurali è un infortunio molto diffuso nel mondo dello sport. Il suo tasso di recidiva è molto alto e nella maggior parte dei casi costringe gli atleti a fermarsi per lunghi periodi. In base alla gravità della lesione possono comparire spasmi, rigidità, indolenzimento muscolare, gonfiore, dolore, menomazione di funzione. In letteratura sono presenti diverse proposte di trattamento fisioterapico ma non è ancora chiaro quale di queste sia più efficace nel ridurre il rischio di recidiva e la durata del periodo riabilitativo. Obiettivi: lo scopo di questa revisione sistematica della letteratura è valutare l’efficacia del trattamento dello strappo muscolare degli ischiocrurali nella riduzione del rischio in recidiva e, come outcome secondario, nella riduzione del tempo necessario per il ritorno allo sport. Metodi di ricerca: le ricerche sono state effettuate sulle banche dati di PubMed, PEDro, CINAHL Complete, Cochrane Library e SPORT Discus tra giugno e agosto 2019. Sono stati inclusi solo RCT che indagavano l’efficacia di programmi riabilitativi composti da esercizi di rinforzo, esercizi di allungamento ed esercizi di controllo del bacino. Risultati: sono stati selezionati 5 RCT. Le misure di outcome prese in esame riguardano: il numero di recidive all’interno di un anno di follow-up, la durata del periodo riabilitativo e il tempo necessario per tornare all’attività sportiva. Conclusioni: Il reclutamento della muscolatura del tronco e del bacino combinato con esercizi di allungamento e di rinforzo potrebbe portare ad una diminuzione delle recidive e della durata del periodo riabilitativo, infatti, il reclutamento del Core durante l’esecuzione degli esercizi potrebbe favorire ad un miglioramento della funzione muscolare e un miglioramento della resistenza dei muscoli agli stress fisici più intensi.
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Montanari, Sara. "Stima dei parametri spazio temporali del cammino a partire da sensori inerziali: Una revisione critica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8107/.

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L’analisi del cammino è uno strumento in grado di fornire importanti informazioni sul ciclo del passo; in particolare è fondamentale per migliorare le conoscenze biomeccaniche del cammino, sia normale che patologico, e su come questo viene eseguito dai singoli soggetti. I parametri spazio temporali del passo rappresentano alcuni degli indici più interessanti per caratterizzare il cammino ed il passo nelle sue diverse fasi. Essi permettono infatti il confronto e il riconoscimento di patologie e disturbi dell’andatura. Negli ultimi anni è notevolmente aumentato l’impiego di sensori inerziali (Inertial Measurement Unit, IMU), che comprendono accelerometri, giroscopi e magnetometri. Questi dispositivi, utilizzati singolarmente o insieme, possono essere posizionati direttamente sul corpo dei pazienti e sono in grado fornire, rispettivamente, il segnale di accelerazione, di velocità angolare e del campo magnetico terrestre. A partire da questi segnali, ottenuti direttamente dal sensore, si è quindi cercato di ricavare i parametri caratteristici dell’andatura, per valutare il cammino anche al di fuori dell’ambiente di laboratorio. Vista la loro promettente utilità e la potenziale vasta applicabilità nell’analisi del ciclo del cammino; negli ultimi anni un vasto settore della ricerca scientifica si è dedicata allo sviluppo di algoritmi e metodi per l’estrazione dei parametri spazio temporali a partire da dati misurati mediante sensori inerziali. Data la grande quantità di lavori pubblicati e di studi proposti è emersa la necessità di fare chiarezza, riassumendo e confrontando i metodi conosciuti, valutando le prestazioni degli algoritmi, l’accuratezza dei parametri ricavati, anche in base alla tipologia del sensore e al suo collocamento sull’individuo, e gli eventuali limiti. Lo scopo della presente tesi è quindi l’esecuzione di una revisione sistematica della letteratura riguardante la stima dei parametri spazio temporali mediante sensori inerziali. L’intento è di analizzare le varie tecniche di estrazione dei parametri spazio temporali a partire da dati misurati con sensori inerziali, utilizzate fino ad oggi ed indagate nella letteratura più recente; verrà utilizzato un approccio prettamente metodologico, tralasciando l’aspetto clinico dei risultati.
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Salatino, Mattia. "Efficacia del tape elastico nel controllo del dolore di spalla in soggetti con esiti di stroke: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19328/.

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BACKGROUND: il dolore alla spalla in seguito all’emiplegia è una conseguenza clinica comune dell'ictus. Esso può manifestarsi dopo due settimane dall'evento lesivo, ma anche a distanza di due o tre mesi. Può influire negativamente su tutti gli esiti della riabilitazione, in quanto una buona funzionalità della spalla è un prerequisito fondamentale per i trasferimenti, per il mantenimento dell'equilibrio, per l’efficienza della mano e per lo svolgimento delle attività della vita quotidiana. OBIETTIVI: lo scopo di questa revisione è ricercare evidenze in letteratura sull’utilizzo del tape elastico per controllare il dolore nella spalla del soggetto emiplegico e verificarne l’efficacia e la correttezza di utilizzo. METODI DI RICERCA: sono state consultate le banche dati elettroniche CENTRAL, PEDro e Pubmed. La ricerca è iniziata nel Febbraio 2019 ed è conclusa nell’Ottobre 2019. Sono stati inclusi solo Randomized Controlled Trials inerenti il soggetto emiplegico con dolore alla spalla trattato utilizzando il tape elastico in associazione ad una riabilitazione standard. RISULTATI: sono stati individuati 4 RCT. Le misure di outcome prese in esame sono concerni a: dolore, range di movimento passivo o attivo, entità delle sublussazioni, grado di spasticità, lesioni dei tessuti molli, attività muscolare e funzione. CONCLUSIONI: trattare un soggetto in presenza di “hemiplegic shoulder pain” con tape elastico può essere un metodo sicuro ed efficace se associato ad un’adeguata riabilitazione convenzionale. L’applicazione, in aggiunta ad una riabilitazione standard, oltre ad incidere positivamente sul sintomo primario, il dolore, può far decrescere tutti i fattori secondari causanti complicanze (ROM limitato, entità delle sublussazioni, degenerazione tendinea, grado di spasticità e attività muscolare ridotta). Inoltre, può incrementare la sua funzione, comportando un miglioramento del soggetto nelle attività e una miglior qualità della vita.
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Augello, Angela. "L’efficacia della Rieducazione Posturale Globale rispetto al trattamento convenzionale nei soggetti affetti da Spondilite Anchilosante: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25940/.

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Abstract:
Background: La spondilite anchilosante (SA) è la più frequente forma di spondilo-artropatia sieronegativa, a patogenesi ignota. L'infiammazione che interessa prevalentemente lo scheletro assiale e determina dolore, perdita di movimento spinale, rigidità, alterazioni posturali, ridotta escursione respiratoria e grave disabilità. L'RPG è un metodo fisioterapico molto utilizzato nel trattamento dei disturbi spinali. Esso si basa sull’allungamento globale delle catene cinetiche e sul controllo della respirazione, per correggere le retrazioni muscolari e migliorare la morfologia. Obiettivo: Valutare l’efficacia dell' RPG in soggetti con SA, rispetto alla fisioterapia convenzionale. Outcome primario: attività della malattia. Outcome secondari: dolore, mobilità del rachide, espansione toracica e funzionalità. Materiali e metodi: Questa revisione sistematica è stata condotta seguendo le linee guida del PRISMA 2020 Statement. La ricerca è stata effettuata tramite PubMed, Cochrane Central Register of Controlled Trials, PEDro e Trip medical database, previa formulazione del PICOS: P: SA; I: RPG; C: fisioterapia convenzionale; O: attività della malattia; S: RCT. Risultati: Sono stati inclusi 5 RCT. Gli outcome esaminati sono: BASDAI, VAS, BASFI, Schöber test modificato, rotazione cervicale, distanza dito-pavimento ed espansione toracica. La qualità degli studi è mediamente discreta (6/10 della Pedro Scale). Tutti gli studi includono una terapia farmacologia Conclusioni: Entrambi i trattamenti sono benefici nel migliorare l’indice di attività della malattia nei soggetti con SA. Alcuni studi suggeriscono che l’RPG potrebbe avere maggiore efficacia, soprattutto nel miglioramento della mobilità assiale. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere a pieno gli effetti dell’RPG sulla SA e le sue implicazioni nella pratica clinica.
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Franceschi, Giulia. "Instabilità gleno-omerale: trattamento conservativo o chirurgico in seguito alla prima lussazione anteriore traumatica della spalla? Una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21950/.

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Background: il complesso articolare della spalla è dotato di un ampio arco di movimento, a scapito della sua stabilità. La lussazione gleno-omerale traumatica anteriore è l'evento più frequente. In seguito al primo episodio vi è un’alta probabilità di recidiva, dolore, artropatia e problemi funzionali. Obiettivo: determinare il regime di trattamento più efficace per questa patologia confrontando i risultati ottenuti in seguito al trattamento conservativo e a quello chirurgico presenti in letteratura, in termini di numero di recidive, dolore, propriocezione e funzionalità di spalla. Materiali e metodi: The Cochrane Library, PEDro e Pubmed sono state le principali banche dati utilizzate per effettuare questa ricerca. Sono stati inclusi esclusivamente RCT con full-text in lingua inglese o italiana, con PEDro scale ≥ 5, senza alcun limite temporale e che prevedessero un confronto degli outcome dopo trattamento conservativo e chirurgico in soggetti con prima lussazione traumatica anteriore di spalla. Risultati: sono stati analizzati 4 RCT che hanno coinvolto 155 pazienti con età media di 23 anni e perlopiù attivi fisicamente. In ogni studio un gruppo è stato sottoposto a trattamento conservativo e l’altro a trattamento chirurgico. I principali outcome analizzati sono stati: il numero di recidive, il dolore, il ROM, la propriocezione, la stabilità percepita e la funzionalità della spalla, le tempistiche per il ritorno al lavoro e alla pratica sportiva. Conclusioni: il trattamento chirurgico, come primo approccio in seguito alla lussazione primaria traumatica anteriore della spalla, in soggetti giovani e fisicamente attivi, è più efficace in termini di numero di recidive se confrontato con il trattamento conservativo. Per quanto concerne il dolore, la stabilità e la funzionalità della spalla non è presente un’evidente supremazia di un approccio sull’altro a lungo termine. Anche la propriocezione non è influenzata dal tipo di trattamento eseguito dopo l’evento traumatico.
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Mazza, Elisabetta. "L'influenza dei fattori psicologici nella prognosi del ritorno allo sport dei soggetti sportivi operati di R-LCA: una revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24591/.

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Abstract:
Background: la lesione del legamento crociato anteriore (LCA) è uno degli infortuni al ginocchio più frequenti nella popolazione sportiva. Nonostante la ricostruzione chirurgica del legamento e il percorso riabilitativo successivo, il numero di pazienti che ritorna al livello sportivo pre-infortunio è ancora troppo ridotto. Il raggiungimento di questo outcome ottimale è condizionato da fattori non solo fisici. Recenti studi infatti suggeriscono con forza l’influenza di fattori psicologici come la kinesiofobia e la readiness psicologica. Obiettivo: analizzare, in una popolazione di pazienti sportivi operati con R-LCA, l’importanza dei fattori psicologici nel processo di ritorno allo sport. Metodi: la revisione sistematica condotta ha incluso solo studi primari su pazienti sportivi operati con R-LCA con l’obiettivo di ritornare al livello sportivo pre-infortunio. Sono state utilizzate 4 banche dati (PubMed, PEDro, CochraneLibrary e SportDiscus). Non sono stati posti limiti di tempo, sesso o livello sportivo dei partecipanti. Il rischio di bias è stato valutato con il QUIPS tool. Risultati: sono stati analizzati 6 studi di coorte che rispettavano i criteri di inclusione stabiliti. Tutti hanno analizzato il ritorno al livello sportivo pre-infortunio. In più, 2 studi hanno ricercato i motivi del fallimento nel RTS, 1 studio ha valutato l’influenza della motivazione nel raggiungimento dell’outcome e 3 studi hanno misurato l’associazione tra readiness psicologica e ritorno al livello sportivo pre-infortunio. Conclusioni: i fattori psicologici quali readiness psicologica, paura del re-infortunio e motivazione influenzano la capacità dei pazienti sportivi operati di R-LCA di ritornare al livello sportivo pre-infortunio. In particolare, la readiness psicologica dimostra di avere una capacità predittiva del successo o meno dei pazienti nel raggiungere il livello sportivo pre-infortunio. Risulta quindi importante inserire questi fattori nella valutazione complessiva per il RTS.
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Noè, Alessandro. "Efficacia del trattamento fisioterapico precoce sul recupero fisico e funzionale del paziente in terapia intensiva: una revisione sistematica di studi clinici controllati randomizzati." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20739/.

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Background È ormai provato da numerosi studi che un trattamento incentrato sull’attività fisica su pazienti in condizioni critiche può portare a benefici sostanziali in termini di recupero e sopravvivenza1,2,3,4,5 e che sia una pratica sostenibile e sicura6. Nel corso degli ultimi anni molti studi sotto la denominazione di AVERT (A Very Early Rehabilitation Trial) stanno indagando l’efficacia di un trattamento fisioterapico estremamente anticipato sul paziente in terapia intensiva, solitamente entro le 24 ore dall’accettazione in reparto. Obiettivi Valutare l’efficacia del trattamento fisioterapico precoce, in termini di recupero fisico e funzionale, sul paziente con patologia che richieda una degenza in terapia intensiva, mettendolo a confronto con una terapia standard posticipata. Disegno di studio Revisione sistematica basata sulla checklist del PRISMA Statement8. Criteri di eleggibilità Studi controllati randomizzati che indaghino i cambiamenti dello stato fisico e funzionale di pazienti di età adulta allettati in terapia intensiva sottoposti ad un trattamento di mobilizzazione precoce. Fonti di informazione PubMed e CINAHL Complete (includendo il database EBSChost di SPORTDiscus). Risultati La ricerca e la seguente selezione ha portato all’inclusione di 4 studi10,11,12,13, tutti e quattro di elevata qualità metodologica (PEDro score>6). La sintesi dei risultati ha evidenziato, complessivamente, una non incisività del trattamento sperimentale su tutti gli outcome presi in considerazione, rispetto al trattamento standard. Conclusioni Allo stato attuale di ricerca scientifica non è consigliabile applicare alla pratica clinica questa tipologia di trattamento, considerando che un eventuale maggior dispendio economico per realizzarlo non sarebbe supportato da un apprezzabile miglioramento dei partecipanti.
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Garofalo, Sebastiano. "Gli effetti e i benefici dell’uso della realtà virtuale su balance, cammino e qualità della vita nel Morbo di Parkinson: una revisione sistematica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Background: il Morbo di Parkinson (MdP) è una malattia neurodegenerativa che determina una condizione complessa data da sintomi motorie e non. Questa patologia viene gestita mediante la combinazione di terapia farmacologia dopaminergica e fisioterapia. La realtà virtuale (VR) si inserisce come strumento riabilitativo innovativo che potrebbe migliorare la condizione motoria e la qualità di vita dei pazienti. Obiettivi: l’obiettivo principale di questa revisione è determinare i benefici della VR nei disturbi del balance, del cammino e nella qualità di vita dei pazienti. Materiali e metodi: la ricerca è stata effettuata in diversi database di letteratura scientifica quali PUBMED, PEDro, COCHRANE LIBRARY e SCIENCE DIRECT da un unico revisore tra Maggio e Luglio 2020. Sono stati ricercati solo studi RCT che prevedevano l’utilizzo della VR per indagare gli effetti su balance, cammino e qualità di vita dei soggetti con diagnosi di MdP. Sono stati inclusi studi con partecipanti >65 anni, uno stadio di malattia secondo H-Y ≥2, un risultato al M.M.S.E. ≥24 e un’assunzione costante di terapia dopaminergica. Gli studi sono stati selezionati seguendo la procedura presente nel diagramma di flusso “PRISMA Flow Diagram”. Per l’analisi degli studi selezionati è stata utilizzata la scala PEDro. Risultati: L’analisi degli RCT inclusi in questa revisione ha confermato che la riabilitazione dei pazienti affetti da MdP mediante VR induce maggiori benefici o effetti simili sugli outcome ricercati rispetto ai trattamenti “tradizionali”. Gli RCT inclusi presentano risultati migliori o simili rispetto ai rispettivi gruppi di controllo per capacità motorie e nella qualità di vita, sottolineando così il potenziale della VR nella MdP. Conclusioni: la VR risulta essere sicura e più efficace o ugualmente efficace ai trattamenti fisioterapici “tradizionali” proposti negli ultimi anni per i disturbi del balance e del cammino, migliorando anche la qualità di vita dei soggetti con MdP.
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Pastore, Trossello Anna. "Revisione sistematica della letteratura riguardo l’efficacia degli interventi di educazione al dolore e terapia cognitivo-comportamentale nella gestione dei pazienti con lbp cronico." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21966/.

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BACKGROUND La lombalgia è una condizione globalmente diffusa, Sono molti gli approcci terapeutici esistenti che cercano di ridurre la sintomatologia del LBP, tra questi, la Pain Neuroscience Education sta dimostrando molti effetti positivi. La PNE è un approccio che si basa sul modello bio-psico-sociale, secondo cui la lombalgia cronica è un’entità multidimensionale. La PNE è pensata per desensibilizzare il sistema nervoso centrale. OBIETTIVO è verificare l’efficacia della PNE in combinazione a un altro intervento fisioterapico nel ridurre il dolore e la disabilità nei pazienti con lombalgia cronica. FONTE DEI DATI La ricerca compiuta è stata avviata su tre diversi database scientifici: PubMed, PEDro e Cochrane Library. La ricerca è stata effettuata da agosoto 2020 a ottobre 2020. CRITERI DI ELEGGIBILITÀ E SELEZIONE DEGLI STUDI sono stati inclusi studi che trattassero adulti con lombalgia cronica con l’intervento di Pain Neuroscience Education applicato in combinazione con altri trattamenti fisioterapici. La popolazione di confronto è costituita dagli adulti con lombalgia cronica trattati con usual care. Le misure di outcome sono state l’intensità del dolore e la disabilità funzionale. Dopo la ricerca in letteratura e nei diversi database scientifici e l’applicazione dei criteri di eleggibilità, 4 studi clinici randomizzati hanno preso parte a questa revisione della letteratura. SINTESI DEI DATI La qualità metodologica degli studi è stata stabilita con la scala PEDro. L’analisi critica dei dati ha messo in luce l’efficacia della PNE associata con altri trattamenti fisioterapici in ciascuna delle misure di outcome prese in esame nei gruppi di studio rispetto a quelli di controllo. CONCLUSIONI Dalla sintesi ed analisi dei dati raccolti in questa revisione della letteratura si evince come l’intervento di Pain Neuroscience Education (PNE) in combinazione a un altro intervento fisioterapico ha ridotto il dolore e la disabilità nei pazienti con lombalgia cronica.
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Fabbrica, Ilaria. "L’efficacia del trattamento Automated Mechanical Peripheral Stimulation sui parametri cinematici del cammino nei soggetti affetti da Morbo di Parkinson: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24578/.

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Background.Il morbo di Parkinson è la seconda patologia neurodegenerativa nel mondo per prevalenza, con previsione di raddoppiamento dei numeri attuali, soprattutto nella popolazione tra i 45 e i 65 anni. Tra i segni e sintomi di questa patologia si è evidenziato un aumento della soglia di sensibilità nella pianta del piede, tale da contribuire al peggioramento delle problematiche motorie. L’AMPS ha la finalità di stimolare le zone più deficitarie della pianta del piede per migliorarne la sensibilità, influenzando positivamente la componente motoria, in particolare il cammino. Obiettivi.Valutare l’efficacia del trattamento AMPS, rispetto al trattamento placebo, in termini di miglioramento dei parametri cinematici del cammino nei soggetti affetti da Morbo di Parkinson. Disegno dello studio.Revisione sistematica seguendo la checklist del PRISMA statement. Criteri di eleggibilità.Studi RCT che indagano il cambiamento dei parametri del cammino dopo il trattamento AMPS in pazienti affetti da Morbo di Parkinson. Fonti di ricerca.PUBMED, PEDro, Cochrane Central Register of Controlled Trial. Ricerche aggiuntive sono state condotte tramite la bibliografia degli studi riguardanti lo stesso argomento. Risultati.Nei 6 studi inclusi, il protocollo da 8 sedute di AMPS produce miglioramenti statisticamente significativi, a breve termine, nella lunghezza del passo, la lunghezza del semipasso e la velocità del cammino. Il protocollo da sei sedute è più efficace nel migliorare il ROM delle articolazioni degli arti inferiori durante il cammino. Conclusioni. Il trattamento AMPS è un intervento efficace nel miglioramento dei parametri cinematici del cammino, come la velocità, la lunghezza del semipasso e la lunghezza del passo. Di conseguenza, questo trattamento potrebbe migliorare anche la qualità cinematica della deambulazione, contribuendo a ridurre i rischi associati ai deficit del cammino.
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Mengozzi, Lorenzo. "La Realtà virtuale nel trattamento riabilitativo dei disturbi dell’equilibrio e del cammino in persone affette da malattia di Parkinson: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25939/.

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BACKGROUND: La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa, si calcola che in Italia ci siano circa 400 mila persone colpite. Influenza la Qualità della Vita e l’indipendenza del paziente, in particolare la deambulazione e l’equilibrio. Negli ultimi anni si è sviluppata la tecnologia Virtual Reality come strumento terapeutico. La realtà virtuale consiste in un sistema computerizzato che simula un ambiente in cui il paziente può muoversi e interagire. Questo nuovo tipo di tecnologia necessiterebbe di studi approfonditi, le poche revisioni presenti in letteratura forniscono dati contrastanti e evidenze di bassa qualità e non sono chiari i vantaggi o gli svantaggi della riabilitazione VR confrontata con il trattamento tradizionale. OBIETTIVI: Lo scopo di questa revisione sistematica è quello di valutare l’utilizzo della realtà virtuale per il trattamento riabilitativo, nel paziente con malattia di Parkinson, negli outcome di cammino e equilibrio. METODI: È stata condotta una ricerca nelle banche dati PubMed (MEDLINE), PEDro e CINAHL Complete. Sono stati selezionati solo Studi Randomizzati Controllati che presentassero interventi di riabilitazione con l’ausilio di realtà virtuale con confronto alla terapia tradizionale che avevano come obiettivi principali di studio il cammino e l’equilibrio. RISULTATI: Dei sei studi inclusi, uno solo studio ha mostrato un miglioramento significativo rispetto alla terapia tradizionale negli outcome primari presi in considerazione per questa revisione. I risultati suggeriscono che la riabilitazione con l’utilizzo di Tecnologia Virtual Reality non porti a miglioramenti statisticamente significativi rispetto alla riabilitazione tradizionale. CONCLUSIONI: La realtà aumentata nel trattamento fisioterapico della malattia di Parkinson risulta avere effetti paragonabili alla terapia tradizionale negli outcome di cammino e equilibrio. Può essere un’alternativa valida in alcuni casi ma necessita ulteriori studi.
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Migliori, Sara. "Gli effetti della terapia robotizzata nel paziente emiplegico per la rieducazione del cammino: un confronto tra fisioterapia convenzionale, Lokomat ed Esoscheletro: una Revisione Sistematica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21942/.

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Introduzione: la robotica consente grandi opportunità, con la possibilità di applicare anche in ambito riabilitativo strategie terapeutiche innovative e fornire un supporto prezioso all’imprescindibile lavoro del terapista. La presente Revisione Sistematica propone l’analisi di strumentazione robotica quale Lokomat e Esoscheletro associata a fisioterapia convenzionale per la riabilitazione del soggetto emiplegico. Obiettivo: l’obiettivo di questa revisione è stato quello di ricercare evidenze sull’utilizzo della robotica per il trattamento del cammino del soggetto emiplegico e di valutare gli effetti e le possibilità di utilizzo di due apparecchiature in particolare: Lokomat ed Esoscheletro. Materiali e metodi: nelle diverse banche dati utilizzate (CINAHL, PubMed e PEDro) sono stati ricercati RCT, pubblicati dopo l’anno 2014, che utilizzassero Lokomat o Esoscheletro per la gestione del cammino nei soggetti emiplegici. Risultati: dalle ricerche nelle tre banche dati utilizzate, sono stati ottenuti 88 studi (27 per Lokomat e 61 per Esoscheletro). Sono stati esclusi gli studi non RCT, non inerenti all’argomento trattato o in cui la popolazione avesse avuto ictus precedenti, deficit cognitivi o altre patologie neurologiche/ortopediche rilevanti agli arti inferiori. Dalla selezione attuata sono risultati validi 4 studi (2 per Lokomat e 2 per Esoscheletro). Conclusioni: dall’analisi degli studi si evince che la riabilitazione di un soggetto con esiti di ictus tramite l’utilizzo di apparecchiature robotiche risulta essere un metodo sicuro ed efficacie se affiancato da un’adeguata terapia convenzionale. Tuttavia, se ci si riferisce allo stato funzionale del paziente, i dati analizzati suggeriscono un impatto potenzialmente maggiore dell’Esoscheletro rispetto alla fisioterapia convenzionale e alla terapia Lokomat. I risultati non sono totalmente affidabili e necessitano di ulteriori approfondimenti, per questo motivo sono necessari ulteriori studi.
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Pascale, Mariano. "L’efficacia dell’applicazione del tape elastico agli arti inferiori sul cammino e sul controllo dell’equilibrio in soggetti con esiti di stroke: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24569/.

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Abstract:
BACKGROUND. Lo stroke rappresenta una delle principali cause di mortalità nella popolazione adulta, nonché una delle principali ragioni di disabilità. I soggetti con esiti di stroke soffrono di una certa compromissione sensomotoria che va a pregiudicare l’utilizzo di capacità e funzioni come l’equilibrio e il cammino, fondamentali per lo svolgimento delle attività della vita quotidiana. OBIETTIVO. Lo scopo di questa revisione sistematica è ricercare evidenze in letteratura riguardanti l’efficacia dell’applicazione del tape elastico agli arti inferiori sul cammino e sul controllo dell’equilibrio in soggetti con esiti di stroke. METODI. Sono state consultate le banche dati biomediche Central, PEDro e Pubmed. La ricerca è iniziata nel Marzo 2021 e si è conclusa nell’Agosto 2021. Sono stati inclusi Randomized Controlled Trial (RCT) e non, inerenti gli effetti del tape elastico agli arti inferiori sulle capacità di equilibrio e di deambulazione in soggetti con esiti di stroke. RISULTATI. Sono stati individuati 5 RCT. Le misure di outcome indagate sono: parametri spazio – temporali del cammino (velocità del cammino, lunghezza del semipasso, lunghezza del passo, cadenza, fase di stance e di swing); mobilità, equilibrio e qualità del cammino; resistenza e capacità funzionale residua. L’analisi complessiva dei risultati mostra miglioramenti statisticamente significativi negli outcome indagati. CONCLUSIONI. L’applicazione del tape elastico, soprattutto se associato a programmi di riabilitazione standard e/o treadmill training, incide positivamente sulle capacità di equilibrio e di deambulazione dei soggetti colpiti da stroke. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per identificare gli effetti a lungo termine e la modalità di applicazione più efficace.
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