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Journal articles on the topic 'Ricerca con i bambini'

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Meloni, Carla. "L'apprendimento mediante sistemi ipermediali: coppie versus singoli; maschi versus femmine; amici versus conoscenti." ACTA COMPORTAMENTALIA 14, no. 2 (2006): 195–214. http://dx.doi.org/10.32870/ac.v14i2.14537.

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Abstract:
La presente ricerca ha studiato l'apprendimento del bambino mediante sistemi ipermediali mettendolo in relazione con il suo aspetto sociale. La ricerca, suddivisa in due esperimenti, si è sviluppata nell' arco di due anni. Il campione totale considerato era di 246 bambini appartenenti alle classi IV e V elementare delle scuole di Cagliari. Nel l° esperimento sono state confrontate tre condizioni sperimentali: Lezione Tradizionale, Vìdeolezione e Ipermedia per osservare come queste influiscono sull'apprendimento e sui processi di socializzazione nelle coppie di bambini (considerando le variabili "genere" e il "rapporto tra i bambini"). Dai risultati si può osservare una maggiore collaborazione in tutte e tre le situazioni sperimentali per le coppie miste di amici (un bambino ed una bambina). Nel Il'' esperimento è stato considerato l'apprendimento mediante un sistema ìpermediale confrontando un campione di bambini che lavoravano in coppia con un campione di bambini che Lavoravano individualmente. Si osserva come i bambini, posti in coppia di fronte alla situazione sperimentale apprendano significativamente meglio dei bambini testati singolarmente, in accordo con la teorie del Cooperative Learning.
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Montesi, Barbara. "Infanzia e consumi. Riflessioni storiografiche e ipotesi di ricerca." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 303 (December 2023): 149–68. http://dx.doi.org/10.3280/ic2023-303006.

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Abstract:
Cosa desiderano le bambine e i bambini? È l'attestarsi di questa domanda a rivelare il "bambino consumatore". Sulla scorta di una ormai ampia storiografia internazionale e privilegiando l'analisi delle pratiche commerciali che attribuiscono crescente riconoscimento all'agency infantile e al potere decisionale delle bambine e dei bambini, l'autrice indaga il complesso rapporto tra infanzia, famiglie e mercato in Italia nel corso del Novecento. Con una prospettiva di genere, il saggio mostra come la "scoperta" dell'infanzia vada di pari passo con l'espandersi del mercato dei prodotti a essa destinati ed evidenzia, al mutare della cultura mediatica, l'affermarsi di un dialogo sempre più diretto ed esclusivo tra mercato e infanzia, con la parallela marginalizzazione, fino all'espulsione, degli adulti come decisori e intermediari. In particolare per gli anni Ottanta, l'autrice evidenzia come la cultura del consumo delle bambine e dei bambini rimoduli la cultura dei consumi tout court, la definizione stessa di infanzia, i rapporti tra generazioni e le modalità di socializzazione tra pari.
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3

Gentile, Francesca. "Il potere dello sguardo: teatro sociale, arte e digitale nella scuola dell’infanzia." Community Notebook. People, Education and Welfare in the Society 5.0, no. 1 (October 31, 2024): 23–28. https://doi.org/10.61007/qdc.2024.1.253.

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Abstract:
La ricerca che qui viene proposta riguarda la progettazione e sperimentazione di un percorso didattico che ha come obiettivo il cambiamento della percezione circa il ruolo che i bambini e le bambine possono giocare all’interno dei processi culturali. Il progetto oggetto di studio, Artoo – L’arte raccontata dai bambini, ha sperimentato dal 2017 ad oggi un processo educativo tra scuola, istituzioni museali e famiglie in cui i bambini e le bambine in età prescolare sono chiamati a condividere il proprio punto di vista sulle opere d’arte attraverso gli strumenti del teatro e delle nuove tecnologie digitali. L’ipotesi di ricerca ha preso avvio dalla constatazione, supportata sia dal lavoro sul campo che dai dati raccolti nel corso del tempo, che i bambini e le bambine di questa fascia di età hanno un’elevata capacità di entrare in relazione con la dimensione simbolica dei manufatti artistici. Sono in grado di sentire e comprendere in maniera estremamente immediata il significato profondo di un’opera e, al tempo stesso, di raccontarla in maniera chiara e coinvolgente, testimoniando in questo modo la loro profonda capacità di immersione nell’esperienza estetica.
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Piccolo, Marina, and Sarah Miragoli. "Il gioco traumatico nella Play Therapy." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (September 2012): 87–106. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-002005.

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Abstract:
Nella valutazione e nell'intervento clinico con i bambini, emerge la necessitŕ di utilizzare delle tecniche alternative alla verbalizzazione, a causa delle scarse competenze comunicative. L'evidenza clinica e di ricerca mostra che il gioco puň fornire un contesto appropriato e protetto, che aiuti il bambino ad esprimere le proprie emozioni e sentimenti, anche in situazioni post-traumatiche. Il gioco, attraverso l'uso di materiale simbolico, permette di ottenere la distanza necessaria dall'impatto del trauma e di esprimere pensieri e sentimenti. Il presente articolo, in base a quanto riportato dalla letteratura specialistica, descrive le caratteristiche specifiche della Play Therapy, focalizzando l'attenzione sul gioco in situazioni traumatiche. La ricerca, infatti, mostra l'efficacia della Play Therapy con bambini che mostrano diversi tipi di difficoltŕ sociali, emotive, di apprendimento, includendo anche i bambini con problematiche correlate ad esperienze traumatiche, come maltrattamento fisico e abuso sessuale.
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Petech, Erika, Alessandra Simonelli, and Gianmarco Altoč. "Interazioni triadiche, benessere della coppia e ruolo del padre nelle famiglie con bambini in etŕ prescolare." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (March 2010): 135–56. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-001008.

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Abstract:
La ricerca si č proposta di studiare la qualitŕ delle interazioni triadiche in famiglie con bambini in etŕ prescolare, considerando il possibile ruolo di due fattori contestuali, la relazione di coppia e il coinvolgimento del padre nella cura del figlio, nell'influenzare la co-costruzione delle dinamiche familiari. Allo studio hanno partecipato 19 famiglie appartenenti ad una popolazione non clinica reclutate ai corsi di psicoprofilassi al parto. Il disegno longitudinale della ricerca ha previ- sto 5 tappe di somministrazione: al 7° mese di gravidanza č stata somministrata la Dyadic Adjustment Scale ad entrambi i partner; al 4°, 9° e 12° mese del bambino sono stati somministrati alle madri e ai padri la Dyadic Adjustment Scale e il Questionario sul Coinvolgimento paterno; a 4 anni del bambino sono stati somministrati alle madri e ai padri la Dyadic Adjustment Scale e il Questionario sul Coinvolgimento paterno e, alla triade familiare, il Lausanne Trilogue Play. I risultati hanno evidenziato che la qualitŕ delle interazioni triadiche familiari valutata a 4 anni dei bambini risulta significativamente associata al grado di coinvolgimento paterno nella stessa fase temporale. Viceversa la qualitŕ della relazione di coppia, considerata longitudinalmente, non sembra un fattore connesso alle competenze interattive familiari.
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Ghiggi, Gioconda, and Antonio Di Pietro. "Le possibilità di gioco nell'integrazione dei bambini con esperienza migratoria." Zero-a-Seis 23, no. 43 (2021): 983–99. http://dx.doi.org/10.5007/1980-4512.2021.e73461.

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Abstract:
La presente intervista è stata realizzata con il pedagogista ludico Antonio Di Pietro, che ricerca e lavora sul tema del gioco in Italia. Il tema, che ha guidato le nostre domande, è stato: il gioco nell'integrazione dei bambini con l'esperienza migratoria. Il Professore presenta il gioco come una risorsa importante per imparare la lingua; promuovere le relazioni tra bambini/bambini, bambini/adulti e educatori e famiglie; valorizzare la lingua madre, considerandola come il linguaggio delle emozioni. Infine, il gioco come un dispositivo interculturale, considerando le sue dimensioni emotive, relazionali e motivazionali.
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7

Cigala, Ada, and Arianna Mori. "Le competenze emotive in bambini con storia di maltrattamento: cosa ci dice la ricerca?" MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (May 2012): 11–24. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-001002.

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Abstract:
I bambini piccoli trascurati possono essere a rischio di deficit nella competenza emotiva. Bambini con storie di trascuratezza o che non avevano subito alcun tipo di maltrattamento sono stati inizialmente visti a 4 anni e ad un anno di distanza per valutare la loro competenza emotiva. Un più alto QI è risultato essere associato con una migliore competenza emotiva, ma i bambini trascurati riportavano costantemente una peggiore competenza emotiva rispetto ai bambini non trascurati, avendo tenuto controllato l'effetto del QI. Poiché sia la trascuratezza sia il QI possono contribuire a deficit nella competenza emotiva, entrambi devono essere esaminati quando si valutano questi bambini per poter progettare e applicare in modo appropriato interventi per la competenza emotiva.
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8

Caprì, Tindara, and Rosa Angela Fabio. "Processi cognitivi complessi e aggressività." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2020): 713–46. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002012.

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Abstract:
Gli studi presenti in letteratura hanno mostrato l'esistenza di fattori cognitivi, emotivi e genetici che influenzano l'aggressività. Mentre molte ricerche focaliz-zano la loro attenzione sui processi cognitivi sociali, lo scopo del presente studio è quello di indagare la relazione tra processi cognitivi complessi e aggressività. Abbiamo esaminato tale relazione in 236 bambini delle scuole elementari. L'obiettivo principale di questa ricerca è indagare se nei bambini che attuano comportamenti aggressivi, esistono differenze non solo negli aspetti socio-cognitivi (Fase 1 della ricerca), come rilevato dagli studi presentati, ma anche nei processi cognitivi complessi che ne sono alla base, come il pensiero critico ed il problem solving (Fase 2 della ricerca). Sono stati confrontati due gruppi: soggetti aggressivi e di controllo. Abbiamo ipotizzato che i bambini con comportamento aggressivo mostrino capacità di pensiero critico e di problem solving inferiori ri-spetto al gruppo di controllo. I partecipanti erano inizialmente 121 maschi e 115 femmine, di età compresa tra 10 e 11 anni. La ricerca è stata articolata in due fasi distinte. Nella prima sono state somministrate tre scale di self report e una scala di nomina dei pari per valutare rispettivamente: il comportamento aggres-sivo, l'autoefficacia e il disimpegno morale; inoltre due scale sono state sommi-nistrate agli insegnanti per valutare i comportamenti aggressivi, disattentivi e ipe-rattivi dei bambini. Nella seconda fase, 31 bambini sono stati selezionati dal campione iniziale e suddivisi in due gruppi (aggressivo vs controllo). Il pensiero critico e le capacità di problem solving sono stati testati da cinque strumenti. I risultati mostrano un'interessante relazione tra comportamenti aggressivi e le di-mensioni analizzate e rivelano differenze significative tra bambini con compor-tamento aggressivo e gruppo di controllo solo nel pensiero critico, e non nelle ca-pacità di problem solving. I risulati sono stati discussi alla luce della teoria dell'elaborazione delle informazioni sociali, secondo cui le abilità sociali e cogni-tive giocano un ruolo chiave nell'influenzare il comportamento aggressivo.
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Baldini, Fabio, Chiara Milazzo, and Walter De Luca. "Le neurodiversità nel soccorso pre-ospedaliero." Rescue Press 02, no. 03 (2022): 1. http://dx.doi.org/10.53767/rp.2022.02.03.it.02.

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Abstract:
Descrizione L’incontro tra il personale preospedaliero e i bambini con autismo non è più un evento raro. Numerosi fattori hanno reso questo incontro sempre più frequente. La scarsa conoscenza di questa neurodiversità può mettere in gioco numerose criticità. All’editore, I bambini con Disturbo dello Spettro Autistico (Autism Spectrum Disorders/ASD) rappresentano una popolazione di pazienti unica, la cui condizione è rappresentata da un disturbo dello sviluppo che porta a complicazioni nelle funzioni sociali e comunicative [1]. Con una prevalenza dei casi segnalati di ASD, aumentata negli ultimi 30 anni [2], oggi, in Europa, si stima che questa neurodiversità sia presente in 1 bambino su 89 [3]. Rispetto ai bambini normotipici, i bambini con ASD sono maggiormente propensi al vagabondaggio ed alla fuga: è dimostrato come circa il 50% di loro tenda a fuggire almeno una volta superati i 4 anni di età, allontanandosi maggiormente da luoghi come la propria casa o scuola [4]. Le possibili ragioni di questo comportamento sono da ricercare sia nella necessità di allontanarsi da una situazione ritenuta difficile da gestire, sia nel voler raggiungere un determinato luogo [4]. Da ciò potrebbe derivare un aumento della mortalità di questi individui, la quale è fino a quasi 3 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, a seguito di lesioni non intenzionali [5]. Guan et al [5] riconoscono che la mortalità nei bambini con ASD, in età inferiore a 15 anni sia da imputare ad annegamento, soffocamento ed asfissia: esse rappresentano l’80% della mortalità totale nei bambini autistici. I bambini con autismo rappresentano una categoria di pazienti che frequentemente usufruiscono dei servizi di emergenza medica (Emergency Medical Services/EMS) all’interno della popolazione pediatrica [6]. Secondo uno studio [7], il 13% dei genitori intervistati dichiara che i loro figli hanno utilizzato almeno un servizio di emergenza, in un periodo di ricerca durato 2 mesi. Tenendo in considerazione quanto detto finora, è possibile ipotizzare come il personale EMS possa incontrare e interagire frequentemente con bambini con ASD.
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Montirosso, Rosario, Lynne Murray, Guenda Ghezzi Perego, Roberto Brusati, Francesco Morandi, and Renato Borgatti. "Modalitŕ interattive nella relazione precoce tra madre e bambino affetto da labio-palato-schisi. Studio osservativo su un campione italiano." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 134–52. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003007.

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Abstract:
I bambini affetti da labio-palato-schisi (LPS) possono presentare difficoltŕ nell'interazione socio-emozionale con la madre. L'obiettivo dello studio č analizzare la qualitŕ degli scambi affettivi in una fase precoce dello sviluppo. Hanno preso parte alla ricerca due gruppi (clinico e di controllo) composti entrambi da 16 diadi madre-bambino. Un'interazione di cinque minuti viso-a-viso č stata vi- deo-registrata quando il bambino aveva 2 mesi di vita. I comportamenti e lo stile interattivo della madre e del bambino sono stati codificati mediante il sistema GRS - Global Rating Scales [29]. Č stato inoltre somministrato il questionario BDI - Beck Depression Inventory - compilato dalle madri per valutare la sintomatologia depressiva. I risultati evidenziano che rispetto ai bambini del gruppo di controllo i bambini con LPS manifestano una ridotta partecipazione allo scambio relazionale con la madre. Le madri del gruppo clinico appaiono meno sensibili rispetto alle madri del gruppo di controllo. Tra i due gruppi di madri non emergono differenze ai punteggi ottenuti al questionario sulla sintomatologia depressiva. Tuttavia, nel corso dell'interazione con il loro bambino le madri del gruppo clinico manifestavano segni di natura depressiva. Globalmente le interazioni madrebambino affetto da LPS risultano meno fluide e con un minor numero di scambi comunicativi positivi. In conclusione, la presenza di LPS nel bambino interferisce in modo rilevante sulla qualitŕ dell'interazione precoce madre-bambino. Questi risultati suggeriscono l'importanza di pianificare interventi precoci indirizzati a facilitare la relazione tra la madre e il bambino affetto da LPS.
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Di Renzo, Magda, Paolo Pace, Federico Bianchi di Castelbianco, et al. "La percezione genitoriale dei cambiamenti emotivo-comportamentali nei bambini con disturbo dello spettro autistico, a quattro mesi dall'inizio della pandemia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2022): 1–23. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa13999.

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Abstract:
I disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da difficoltà nell'interazione socio-comunicativa, dalla presenza di comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi. In determinate circostanze, ad esempio durante un periodo di lockdown, quando l'isolamento sociale e il distanziamento diventano obbligatori per tutti, in particolare per le famiglie con un bambino con disturbo dello spettro l'interruzione delle routine quotidiane (scuola, terapia, tempo libero) rischia di minare il lavoro terapeutico e i progressi che faticosamente le famiglie avevano raggiunto fino a quel momento. In questo studio abbiamo monitorato 81 famiglie di bambini con disturbo dello spettro, valutandole prima dell'inizio della pandemia e circa 4 mesi dopo, per verificare quali comportamenti dei bambini fossero peggiorati e quali invece fossero rimasti stabili o anche migliorati. Le famiglie sono state intervistate, a febbraio e luglio 2020, attraverso rating scale standardizzate e i risultati hanno evidenziato un intensificarsi nei bambini di irrequietezza motoria, difficoltà nella regolazione del sonno, mentre non sono emersi peggioramenti nelle condotte autolesive o etero-aggressive, né nelle autonomie personali. Va considerato che tutte le famiglie coinvolte nella presente ricerca erano inserite in percorsi terapeutici e non hanno interrotto il percorso di supporto psicologico (online), con lo specifico obiettivo di sostenerli nel loro ruolo genitoriale nelle fasi più critiche vissute dai bambini, e nel renderli sempre più attivi nei processi di consolidamento delle competenze acquisite dai bambini.
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Ungar, Michael. "Aspetti generali e culturali della resilienza nei bambini e nei giovani." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2010): 109–22. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001008.

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Abstract:
La resilienza viene studiata come un aspetto sia universale sia dotato di specifi citŕ culturale dello sviluppo positivo dei bambini e dei giovani, legato all'esposizione a livelli signifi cativi di avversitŕ. In questo lavoro si tratteggia brevemente la storia della ricerca sulla resilienza e si discute quindi un'interpretazione emergente della resilienza come costrutto ecologico socialmente negoziato. Alla resilienza contribuisce l'abilitŕ dell'ambiente del bambino di facilitare la crescita, compresi i meccanismi ambientali che infl uenzano l'espressione dei geni. Per spiegare questa interazione si introducono due concetti, la ricerca e la negoziazione. Quanto meglio i giovani sono in grado di muoversi per procurarsi le risorse di cui hanno bisogno per la salute mentale, tanto piů č probabile che lo sviluppo sia soddisfacente. Analogamente, quanto piů sono in grado di negoziare per ottenere che queste risorse siano rese disponibili in modi culturalmente rilevanti, tanto piů facilmente le risorse contribuiranno a uno sviluppo positivo. Si esplorano sette aspetti della resilienza con le loro interazioni complesse. Si presentano anche dati qualitativi provenienti da uno studio condotto in undici paesi con metodi mistio per illustrare i fattori multipli che infl uenzano le ricerche e le negoziazioni dei giovani per ottenere le risorse necessarie ad alimentare la resilienza. Il lavoro si conclude con una discussione sulle implicazioni per la ricerca e per la pratica clinica di questa interpretazione della resilienza.
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Journals, FrancoAngeli. "Il diritto ad aspirare nelle geografie dei bambini. Una ricerca-azione partecipativa nel quartiere CEP di Palermo." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 4 (December 2021): 23–44. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa4-2021oa12957.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di indagare criticamente il ruolo che le aspirazioni urbane, vale a dire la capacità collettiva di immaginare spazi alternativi per le proprie città, hanno nella costruzione delle geografie quotidiane delle bambine e dei bambini. In linea con i presupposti della Political Geography of Children, bambine e bambini vengono qui consideraticome attori socio-spaziali capaci di rinegoziare pratiche e rappresentazioni imposte dagli adulti. Muovendo da queste considerazioni teoriche e dai principi metodologici della ricerca-azione partecipativa, analizzeremo il percorso laboratoriale organizzato con le ragazze e i ragazzi dell'Associazione San Giovanni Apostolo del CEP di Palermo, uno dei quartieri più marginalizzati della città. In particolare, prenderemo in considerazione le attività di photo-walk e di mappatura collettiva condotte nel quartiere e i tentativi di trasformare il campo abbandonato di via Calandrucci da zona di ‘disimmaginazione' a luogo di desideri e rivendicazioni per i suoi abitanti più piccoli.
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Sluzki, Carlos E. "Dalla madre schizofrenogena alla vulnerabilitŕ genotipica: aggiornamento sul tema "schizofrenia e famiglia"." PSICOBIETTIVO, no. 2 (March 2010): 137–54. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002010.

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Abstract:
Questo articolo esamina in modo aggiornato tre linee correlate di ricerca sul tema famiglia e schizofrenia, ciascuna con importanti implicazioni cliniche: gli studi su "emozioni espresse", le ricerche su bambini ad alto e basso rischio genetico, adottati in etŕ precoce da famiglie prive di precedenti episodi patologici, e i recenti progetti comunitari di "prevenzione primaria" o individuazione pre-clinica e trattamento integrato rivolto a giovani ad alto rischio di schizofrenia. Ciascuna ricerca si interseca con l'altra, contribuendo ad una prassi che si arricchisce considerando l'interazione fra predisposizione genetica ed ecosistema familiare.
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Perricone, Giovanna, M. Regina Morales, and Concetta Polizzi. "Precursori di deficit dell'attenzione e disturbi di iperattivitŕ (ADHD) in bambini moderatamente pretermine di etŕ prescolare." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2013): 433–51. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-003006.

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Abstract:
Lo studio presentato ha voluto esplorare la possibile presenza in bambini di etŕ prescolare, nati moderatamente pretermine, di precursori del disturbo da deficit dell'attenzione e iperattivitŕ. La ricerca ha coinvolto un gruppo di 50 bambini (etŕ media = 5 anni e 2 mesi, ds = 4 mesi) nati moderatamente pretermine (etŕ gestazionale media = 34 settimane, ds = 2) senza complicanze mediche neonatali e con basso peso alla nascita (media = 2100 g., ds = 350 g.) e 50 bambini nati a ter - mine in assenza di complicanze pre e perinatali (etŕ gestazionale media = 40 settimane). Ai genitori e agli insegnanti delle scuole di riferimento dei bambini sono stati somministrati specifici questionari (Identificazione Precoce Disturbo da Deficit dell'Attenzione/Iperattivitŕ per insegnanti - IPDDAI, Identificazione Precoce Disturbo da Deficit dell'Attenzione/Iperattivitŕ per Genitori - IPDDAG) per individuare difficoltŕ legate a disattenzione e iperattivitŕ nei bambini del gruppo della ricerca. I risultati mostrano un profilo dei bambini moderatamente pretermine in etŕ prescolare "a rischio" di precursori di deficit dell'attenzione e di disturbi di iperattivitŕ.
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De Bari, Mariapia, and Rossana Terni. "Dalla struttura alla funzione familiare: i ruoli materno e paterno nelle famiglie «moderne»." PNEI REVIEW, no. 2 (October 2023): 21–34. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2023-002003.

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Abstract:
La pluralizzazione delle famiglie e il formarsi di nuove identità familiari ha spo- stato il focus della ricerca e della valutazione clinica della famiglia allo studio della cogenitorialità e delle funzioni paterne e materne che oltrepassano le de?- nizioni di genere. Numerosi sono gli studi che confermano l'in?uenza della qualità delle relazioni familiari e dell'ambiente sociale sullo sviluppo psicologico dei bambini rispet- to al numero dei genitori, il loro genere, l'orientamento sessuale o il metodo di concepimento. Tuttavia, persistono ancora fenomeni di stigmatizzazione, pre- giudizio e discriminazione verso quelle famiglie che si discostano dalla famiglia tradizionale. La ricerca ha più volte dimostrato che i bambini che non hanno un legame biologico con i loro genitori non differiscono da coloro che condividono una relazione biologica e che non c'è una relazione tra l'orientamento sessuale dei genitori e qualsiasi tipo di misura dell'adattamento emotivo, psicosociale e comportamentale del bambino. Trasversalmente alle diverse forme familiari, sono gli alti livelli di stress geni- toriale, i con?itti di coppia e un disequilibrio nelle funzioni affettiva ed etico- normativa genitoriale a generare disadattamento a lungo termine nella prole.
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Jankovic, Momcilo. "Come e perché comunicare la diagnosi di malattia a un bambino." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 1 (January 2011): 9–20. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-001002.

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Abstract:
L'obiettivo psicosociale principale nella cura dei tumori pediatrici consiste nell'aiutare i bambini e le loro famiglie ad affrontare la diagnosi e le prospettive che ne derivano. I bambini e le loro famiglie hanno bisogno del nostro aiuto, anche se la maggior parte di loro si scontra con la diagnosi senza apparentemente manifestare segni di cedimento. Da un lato dobbiamo cercare di aiutare il bambino e la sua famiglia che hanno un bisogno immediato del nostro supporto, dall'altro occorre portare avanti una ricerca controllata e scientificamente valida, finalizzata a distinguere gli interventi efficaci da quelli inefficaci. L'assistenza clinica ottimale consiste nell'applicazione delle migliori scoperte oggi disponibili, basate sull'evidenza e applicate nel contesto culturale locale. Il personale sanitario puň dare ascolto attento ai bambini e alle loro famiglie per capire in che modo essi agiscono e rispondono all'assistenza che viene loro offerta. Modificare il proprio approccio sulla base del livello di soddisfazione delle famiglie nei confronti dell'assistenza offerta puň aiutare a migliorare il servizio.
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Lorusso, Maria Luisa, Francesca Foppolo, and Federico Faloppa. "Il progetto MultiMind e i policy report." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (November 2024): 7–31. https://doi.org/10.3280/rip2024oa18576.

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Abstract:
Il progetto "MultiMind - The Multilingual Mind" è stato finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon2020 dell'Unione Europea e costituisce un network europeo di ricerca e formazione sul multilinguismo. Adottando una prospettiva multidisciplinare, si occupa di una serie di tematiche legate al multilinguismo che investono il piano sociale, cognitivo, linguistico, neurobiologico, clinico.Il progetto si è strutturato in diversi sottoprogetti, ognuno dedicato ad una tematica. Alcuni di questi sottoprogetti hanno portato alla produzione di una serie di Policy Reports quale prodotto finale rivolto a decisori e policy-makers. Questi documenti riassumono gli elementi principali dell'analisi delle conoscenze precedenti e delle nuove conoscenze raggiunte e validate tramite le attività del progetto stesso, proponendo alcune raccomandazioni basate sui risultati della ricerca.I Policy Reports qui riportati sono dedicati, nello specifico, alla valutazione e dell'intervento in bambini bilingui con Disturbi del Linguaggio e dell'Apprendimento, al supporto dello sviluppo linguistico e dell'alfabetizzazione nelle diverse lingue parlate, ai bambini e adulti con storia di migrazione che apprendono una L2 in contesti educativi formali.
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Gilsoul, Martine. "La grande cassettiera di Maria Montessori. La testimonianza di un pensiero in evoluzione." Cabás. Revista Internacional sobre Patrimonio Histórico-Educativo, no. 32 (December 10, 2024): 149–66. https://doi.org/10.1387/cabas.26899.

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Abstract:
La grande cassettiera proveniente della prima Casa dei Bambini è l’oggetto principale della collezione del Museo della Scuole e dell’Educazione “Mauro Laeng” dell’Università Roma Tre per quello che riguarda il metodo Montessori. Ricostruire la biografia di questo mobile mostra l’importanza di approfondire lo studio della cultura materiale della scuola Montessori. La ricerca compiuta finora con fonti di diverse tipologie ha mostrato che si tratta probabilmente di un prototipo: ciò aiuta a comprendere l’evoluzione del pensiero di Maria Montessori per quanto riguarda l’ambiente e il significato di un arredamento che sia davvero “a misura di bambino”.
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Di Blasio, Paola, and Chiara Ionio. "Partecipazione ad eventi negativi e positivi e resistenza alla suggestionabilitŕ." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (September 2012): 35–59. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-002003.

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Abstract:
Alcuni studi sulla suggestionabilitŕ interrogatoria hanno evidenziato che la capacitŕ dei bambini di resistere all'induzione suggestiva č favorita dalla partecipazione attiva all'evento. La nostra ricerca si inserisce in questo filone di studi con l'obiettivo di verificare se il coinvolgimento attivo in un evento connotato emotivamente (in senso positivo o negativo) rispetto alla semplice osservazione consenta la resistenza alle domande suggestive. Il protocollo di ricerca ha visto i bambini sperimentare tre diverse situazioni come osservatori di un evento (neutro) o come protagonisti ad un evento connotato negativamente (Partecipato-Negativo) o positivamente (Partecipato-Positivo). Tali eventi sono stati oggetto di 27 domande (aperte, misleading e tag) poste a distanza di una settimana e di un mese Alle prime due fasi della ricerca hanno partecipato 124 bambini di etŕ tra 7 e 10 anni (etŕ media = 8.56), di cui 58 femmine e 66 maschi, e alla terza fase 71 bambini. I risultati hanno evidenziato differenze significative nella resistenza alla suggestionabilitŕ in funzione del tipo di evento. In particolare a distanza di una settimana e di un mese, le domande relative all'evento Partecipato-Negativo hanno ricevuto un maggior numero di risposte corrette e il minor numero di risposte errate in connessione sia alle domande misleading sia a quelle tag.
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Roch, Maja, Raffele Dicataldo, and Simone Giacometti. "Tante lingue, un'unica storia: lo sviluppo della competenza narrativa nel bilinguismo." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (November 2024): 95–109. https://doi.org/10.3280/rip2024oa18565.

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Abstract:
Le narrazioni sono parte importante dello sviluppo linguistico del bambino e rappresentano una delle modalità comunicative privilegiate nella prima infanzia. Offrono un modello comunicativo complesso pertanto l'analisi della competenza narrativa consente di ottenere molteplici informazioni che riguardano i diversi livelli di elaborazione linguistica e la loro integrazione. Per questo motivo riveste particolare interesse l'analisi della competenza narrativa nei bambini bilingui in cui risultano essenziali tre temi.Il primo riguarda il confronto tra le lingue parlate dal bambino in quanto analizzando le differenze e le similitudini nelle capacità narrative si possono fornire preziose indicazioni sul modo in cui i bambini bilingui acquisiscono e utilizzano il linguaggio in contesti diversi. Il secondo tema analizza la microstruttura e la macrostruttura delle narrazioni prodotte nelle lingue parlate dai bambini bilingui con lo scopo di esplorare dettagliatamente sia gli aspetti linguistici che strutturali delle storie raccontate. Il terzo tema indaga l'applicazione della competenza narrativa nel contesto clinico. Qui l'attenzione si focalizza sull'utilizzo della narrazione come strumento di valutazione e intervento nei bambini bilingui con difficoltà comunicative e/o linguistiche, offrendo approfondimenti preziosi per i professionisti.La ricerca condotta fino ad oggi sembra suggerire che lo sviluppo della competenza narrativa nei bambini bilingui segua una traiettoria evolutiva simile a quella osservata nei coetanei monolingui. Nelle prime fasi dell'acquisizione di una seconda lingua, i bambini bilingui mostrano una competenza narrativa migliore nella loro lingua dominante. In seguito, soprattutto grazie all'intervento della scolarizzazione – particolarmente quando questa avviene nella seconda lingua o nella lingua maggioritaria – la competenza narrativa tende a svilupparsi più rapidamente rispetto a quanto accade nella lingua d'origine. Questo dato suggerisce la rilevanza di mettere in atto un'educazione al bilinguismo che preveda il potenziamento della competenza narrativa sia nell'ambiente domestico che in quello scolastico. Infine, l'analisi della competenza narrativa rientra sempre più spesso nell'assessment clinico del bambino bilingue in quanto, attraverso una misurazione veloce, semplice ed ecologica, fornisce molteplici e ricche informazioni sullo sviluppo comunicativo del bambino bilingue, aiutando il clinico a differenziare i profili bilingui tipici da quelli a rischio di difficoltà.
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Pelosi, Monica, Silvia Montuori, and Maria Assunta Zanetti. "Emozioni e stati d'animo durante il lockdown: un focus sulla plusdotazione." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (August 2021): 33–45. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-002003.

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Abstract:
La ricerca si è focalizzata sulle manifestazioni emotive nei bambini durante il lockdown de-rivante dalla diffusione del COVID-19. Un caso particolare è rappresentato dalla popola-zione di soggetti plusdotati, che presentano spesso un'elevata e più intensa sensibilità emo-tiva. È stato proposto un questionario costruito ad hoc compilato da 126 madri che hanno risposto riferendosi ad ognuno dei propri figli (N = 225), sia con plusdotazione sia con svi-luppo tipico. La prima fase di analisi dei dati ha considerato un gruppo di bambini apparte-nenti a famiglie con almeno un figlio con plusdotazione (N = 162) e un gruppo di bambini con sviluppo tipico (N = 63). Dalle analisi non emergono differenze significative tra i due gruppi, sia rispetto alle emozioni, sia agli stati d'animo; tuttavia, ulteriori analisi che con-frontano i bambini con plusdotazione (N = 100) con bambini con sviluppo tipico (N = 125) a prescindere dalla famiglia di appartenenza, mostrano come i primi sembrano sperimentare maggiori livelli di apatia (p meno di .001) e di insofferenza (p uguale a .016) rispetto ai pari normotipici.
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Bini, Emanuela. "Accogliere famiglie con bambini disabili in contesti migratori. Scenari inclusivi a Bologna." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 26, no. 52 (2018): 209–22. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880005212.

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Abstract:
Riassunto Il numero crescente di famiglie migranti con minori disabili invita a riflettere sul tema dell’accoglienza e delle politiche sociali. Come evidenziato dalla ricerca “Alunni con disabilità, figli di migranti” condotta a Bologna, risulta necessario che i servizi alla persona e le istituzioni scolastiche - Enti che collaborano nella presa in carico del minore disabile - rinnovino le pratiche di accoglienza e di accompagnamento delle famiglie e dei minori disabili per rispondere in maniera adeguata ai bisogni emergenti. Considerato il numero esiguo di studi sul tema e la mancanza di linee guida ministeriali per definire interventi incentrati sulla “doppia diversità”, le criticità e le buone prassi individuate dalla ricerca assumono un valore paradigmatico e forniscono utili indicazioni estendibili anche ad altri contesti.
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Mascia, Tiziana. "Nuove dimensioni della lettura. Promuovere la partecipazione e l’apprendimento attivo con la letteratura digitale per l'infanzia." DigItalia 18, no. 2 (2023): 221–33. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00088.

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Abstract:
La letteratura digitale per l'infanzia incorpora elementi interattivi che ampliano l'esperienza di lettura rispetto al libro cartaceo tradizionale, introducendo nuove opportunità per favorire un apprendimento attivo da parte dei bambini. Questo articolo approfondisce alcune delle potenzialità e delle sfide insite nell'applicazione delle digital humanities alla letteratura per l’infanzia, con riferimento alla progettazione di libri digitali interattivi. In particolare, si concentra sul ruolo dell'interattività digitale e su come influisca sulla comprensione di un testo e sull’acquisizione del vocabolario. Basandosi su metanalisi e altri studi che mettono a confronto i risultati di apprendimento tra libri in formato cartaceo e digitale, si analizzano i risultati delle ricerche su varie tipologie di libri digitali interattivi - quali e-book, applicazioni di libri illustrati e ibooks - considerando diverse variabili come gli arricchimenti digitali, il ruolo della mediazione degli adulti, la tipologia del contenuto e il contesto di lettura. Con una progettazione attenta e basata sulla ricerca, emerge che i libri digitali possono fornire un'esperienza di lettura arricchente e coinvolgente per i bambini, garantendo l'accesso a libri di alta qualità che rispecchiano le esperienze autentiche delle comunità.
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Di Blasio, Paola, and Chiara Ionio. "Partecipazione ad eventi negativi e positivi e resistenza alla suggestionabilità." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 25, no. 3 (2024): 63–86. http://dx.doi.org/10.3280/mal2023-003-s5.

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Abstract:
Alcuni studi sulla suggestionabilità interrogatoria hanno evidenziato che la capacità dei bam-bini di resistere all'induzione suggestiva è favorita dalla partecipazione attiva all'evento. La nostra ricerca si inserisce in questo filone di studi con l'obiettivo di verificare se il coinvolgi-mento attivo in un evento connotato emotivamente (in senso positivo o negativo) rispetto alla semplice osservazione consenta la resistenza alle domande suggestive. Il protocollo di ricerca ha visto i bambini sperimentare tre diverse situazioni come osservatori di un evento (neutro) o come protagonisti ad un evento connotato negativamente (Partecipato-Negativo) o positiva-mente (Partecipato-Positivo). Tali eventi sono stati oggetto di 27 domande (aperte, misleading e tag) poste a distanza di una settimana e di un mese Alle prime due fasi della ricerca hanno partecipato 124 bambini di età tra 7 e 10 anni (età media = 8.56), di cui 58 femmine e 66 ma-schi, e alla terza fase 71 bambini. I risultati hanno evidenziato differenze significative nella resistenza alla suggestionabilità in funzione del tipo di evento. In particolare a distanza di una settimana e di un mese, le domande relative all'evento Partecipato-Negativo hanno ricevuto un maggior numero di risposte corrette e il minor numero di risposte errate in connessione sia alle domande misleading sia a quelle tag.
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Di Blasio, Paola, and Chiara Ionio. "Partecipazione ad eventi negativi e positivi e resistenza alla suggestionabilità." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 25, no. 3 (2024): 63–86. http://dx.doi.org/10.3280/mal2023-003-s1005.

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Abstract:
Alcuni studi sulla suggestionabilità interrogatoria hanno evidenziato che la capacità dei bam-bini di resistere all'induzione suggestiva è favorita dalla partecipazione attiva all'evento. La nostra ricerca si inserisce in questo filone di studi con l'obiettivo di verificare se il coinvolgi-mento attivo in un evento connotato emotivamente (in senso positivo o negativo) rispetto alla semplice osservazione consenta la resistenza alle domande suggestive. Il protocollo di ricerca ha visto i bambini sperimentare tre diverse situazioni come osservatori di un evento (neutro) o come protagonisti ad un evento connotato negativamente (Partecipato-Negativo) o positiva-mente (Partecipato-Positivo). Tali eventi sono stati oggetto di 27 domande (aperte, misleading e tag) poste a distanza di una settimana e di un mese Alle prime due fasi della ricerca hanno partecipato 124 bambini di età tra 7 e 10 anni (età media = 8.56), di cui 58 femmine e 66 ma-schi, e alla terza fase 71 bambini. I risultati hanno evidenziato differenze significative nella resistenza alla suggestionabilità in funzione del tipo di evento. In particolare a distanza di una settimana e di un mese, le domande relative all'evento Partecipato-Negativo hanno ricevuto un maggior numero di risposte corrette e il minor numero di risposte errate in connessione sia alle domande misleading sia a quelle tag.
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Serra, A., G. Spinato, S. Cocuzza, L. Licciardello, P. Pavone, and L. Maiolino. "Adaptive psychological structure in childhood hearing impairment: audiological correlations." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (2017): 175–79. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1291.

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Abstract:
La presente ricerca affronta i problemi clinici e sociali che riguardano lo sviluppo linguistico e cognitivo nei bambini sordi. Attualmente, lo sviluppo della “Teoria della mente” rappresenta un importante campo di ricerca nello studio della sordità. Questi studi internazionali hanno evidenziato nei bambini sordi una significativa alterazione nello sviluppo della “Teoria della Mente”, soprattutto in caso di perdita congenita o preverbale dell’udito. In particolare, la ricerca si concentra sulle competenze dei bambini sordi nel riconoscere emozioni e desideri, attraverso metodi sia cognitivi che percettivi, per la valutazione delle capacità psico-cognitiva attraverso una serie di domande composte da alcuni test adeguati, da somministrare ai pazienti con perdita uditiva. L’esperimento è stato condotto su un gruppo composto da 10 bambini (5 maschi e 5 femmine), di età compresa tra 4 e 9 anni e tra 54 e 108 mesi), affetti da perdita uditiva congenita bilaterale (da grave a cofosi), o da perdita uditiva preverbale sviluppata sia in bambini che attendono l’ultimo anno prima di frequentare la scuola elementare, sia in quelli che frequentano il quarto anno di scuola elementare. I criteri di selezione sono stati basati su: valutazione audiologica, somministrazione di test neuropsicologici al fine di valutare, in generale, le capacità cognitive e percettive e osservazioni cliniche effettuate, al fine di valutare la psicopatologia del campione, attraverso dei test che valutano più facilmente lo sviluppo sia della percettività visiva (Coloured Progressive Matrices), sia della rappresentazione grafica (Test di disegno sulla figura umana e il Test di disegno sulla famiglia). Lo strumento di misurazione “cognitiva” è stato il “Deaf Children Series”, test strutturato da noi, che consiste in un esame dello stato mentale (MSE), capace di valutare: il livello di capacità cognitiva (conoscenza-correlato), l’umore e modelli di discorso e di pensiero di un paziente al momento della valutazione. I bambini sordi mostrano sul lato percettivo una sensibilità ridotta alle espressioni di tristezza. Nel test possiamo osservare un meccanismo di difesa psicodinamico per quanto riguarda la prestazione percettiva. Al contrario, per quanto riguarda i bambini normoudenti, la paura è l’emozione più difficile da identificare. I bambini sordi sembrano essere maggiormente predisposti al riconoscimento di emozioni visive. Inoltre, i bambini sordi presentano notevoli capacità di “problem solving”, capacità di riconoscimento emotivo, probabilmente a causa del loro problema.
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Maia, Elisa. "Early childhood Centers: possible civic units of inclusion and democracy for children and families." IUL Research 4, no. 8 (2023): 151–62. http://dx.doi.org/10.57568/iulresearch.v4i8.502.

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Abstract:
Il decreto legislativo 65/2017 ha rappresentato una conquista fondamentale per l’Italia, poiché ha stabilito la ricomposizione di intenti e progettualità caratterizzanti il curricolo “zerosei”, con l’intenzione di concorrere a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali e di favorire l’inclusione di ciascun bambino. Nel sistema “zerosei”, la normativa riconosce un ruolo strategico ai Poli per l’infanzia: laboratori permanenti di ricerca, innovazione, partecipazione e apertura al territorio. Essi tracciano scenari innovativi per la progettazione di spazi in cui promuovere una cultura complessa e plurale di infanzie e famiglie, nell’ottica della continuità orizzontale. I Poli per l’infanzia, pertanto, possono diventare presidi civici di promozione dei diritti dei bambini e delle famiglie, in una prospettiva realmente inclusiva e democratica.
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Storato, Giulia, Giulia Maria Cavaletto, and Roberta Bosisio. "Fare ricerca con i bambini in ospedale: limiti, sfide e soluzioni creative." SALUTE E SOCIETÀ 22, no. 2 (2023): 29–39. http://dx.doi.org/10.3280/ses2023-002004.

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Benedetto, Loredana, Massimo Ingrassia, and Mariagrazia Rosano. "Credenze materne sull'alimentazione salutare nell'infanzia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (September 2010): 55–69. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001003.

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Abstract:
Gli autori indagano alcune credenze materne circa il regime alimentare dei propri figli. La letteratura ha evidenziato differenze socioculturali: a un livello d'istruzione piů elevato sono solitamente associate abitudini piů restrittive e in linea con le raccomandazioni per un'adeguata alimentazione infantile. Scopo della ricerca č verificare se a un piů elevato livello d'istruzione delle madri corrispondano differenti credenze circa le restrizioni alimentari. Metodo. Hanno preso parte alla ricerca 35 madri con livello d'istruzione basso (licenza elementare o media) e 93 medio-alto (maturitŕ o laurea). Lo strumento era un questionario self-report che conteneva una lista di 20 cibi/bevande tipici della dieta dei bambini italiani in etŕ scolare e un elenco di 12 item volti a misurare l'importanza attribuita ad alcuni fattori nelle scelte alimentari. Risultati. Le differenze piů evidenti sono quelle concernenti i motivi delle restrizioni: le madri di livello socioculturale basso erano piů attente al consumo eccessivo. L'altro gruppo di madri sembrava invece piů attento ai problemi di salute. Ciň appare rilevante in considerazione dell'interesse crescente circa il peso dei fattori ecoculturali nella promozione del benessere dei bambini (Christensen, 2004).
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Di Blasio, Paola, Elena Camisasca, and Rossella Procaccia. "Fattori di mediazione dell'esperienza traumatica nei bambini maltrattati." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 25, no. 3 (2024): 87–110. http://dx.doi.org/10.3280/mal2023-003-s6.

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Abstract:
Questa ricerca si colloca nell'alveo degli studi volti a comprendere quali fattori individuali e relazionali svolgano un ruolo di mediazione nel ridurre o amplificare l'impatto negativo della violenza sull'adattamento psicologico. Il campione globale della ricerca è composto da 118 bambini di cui 60 vittime di maltrattamenti accertati (età media 10,95) e 58 non maltrattati (età media 9,2 anni). Le dimensioni psicologiche analizzate in entrambi i gruppi sono state: legame di attaccamento, livello intellettivo, strategie di coping e comportamenti di internalizzazione e di esternalizzazione. Nel gruppo di maltrattati sono state rilevate le caratteristiche della violenza in termini di tipologia e di durata. Le differenze tra gruppi evidenziano livelli di competenza bassi nei bambini maltrattati, in tutte le dimensioni. L'approfondimento condotto sul gruppo dei maltrattati individua nel coping di distrazione il mediatore tra durata delle violenza e sintomi di esternalizzazione. Per i sintomi di internalizzazione il modello di mediazione non viene confermato e il coping di evitamento, il legame di attaccamento e la violenza con minaccia all'integrità fisica esercitano effetti diretti.
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Di Blasio, Paola, Elena Camisasca, and Rossella Procaccia. "Fattori di mediazione dell'esperienza traumatica nei bambini maltrattati." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 25, no. 3 (2024): 87–110. http://dx.doi.org/10.3280/mal2023-003-s1006.

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Abstract:
Questa ricerca si colloca nell'alveo degli studi volti a comprendere quali fattori individuali e relazionali svolgano un ruolo di mediazione nel ridurre o amplificare l'impatto negativo della violenza sull'adattamento psicologico. Il campione globale della ricerca è composto da 118 bambini di cui 60 vittime di maltrattamenti accertati (età media 10,95) e 58 non maltrattati (età media 9,2 anni). Le dimensioni psicologiche analizzate in entrambi i gruppi sono state: legame di attaccamento, livello intellettivo, strategie di coping e comportamenti di internalizzazione e di esternalizzazione. Nel gruppo di maltrattati sono state rilevate le caratteristiche della violenza in termini di tipologia e di durata. Le differenze tra gruppi evidenziano livelli di competenza bassi nei bambini maltrattati, in tutte le dimensioni. L'approfondimento condotto sul gruppo dei maltrattati individua nel coping di distrazione il mediatore tra durata delle violenza e sintomi di esternalizzazione. Per i sintomi di internalizzazione il modello di mediazione non viene confermato e il coping di evitamento, il legame di attaccamento e la violenza con minaccia all'integrità fisica esercitano effetti diretti.
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Xodo, Alberta, Monica Conz, Sara Vianello, and Luana Buffon. "Il processo di aderenza alle disposizioni precauzionali COVID-19 in 55 bambini trevigiani intervistati nei primi 10 giorni di quarantena successivi al DPCM 9 marzo 2020." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (February 2022): 91–113. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-001006.

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Abstract:
Nei primi 10 giorni del lockdown disposto dal DPCM 9 Marzo 2020, sono stati intervista-ti 55 bambini e adolescenti della provincia di Treviso, per comprendere la loro esperienza ri-spetto alla situazione di confinamento dovuto a ragioni sanitarie. L'intervista narrativa ha rilevato che fin dai primi giorni di quarantena, i bambini presentavano una buona conoscenza delle caratteristiche della pandemia e delle disposizioni precauzionali; tuttavia, tali informazioni venivano mutuate dalle comunicazioni tra adulti e dai programmi televisivi, lasciando nei bambini un senso di angoscia, gestito attraverso strategie di coping personali, e raramente grazie all'aiuto degli adulti. L'aderenza alle disposizioni precauzionali in questa fase ha avuto la funzione di contenere le proprie paure e di stabilizzare i legami coi genitori, attraverso il senso di appartenenza alla cultura famigliare e alla differenziazione con altri adulti percepiti come avversari o non alleati. La ricerca incoraggia il coinvolgimento dei bambini nelle interviste qualitative che li riguardano, in quanto soggetti attivi generatori di salute.
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Bosc, Franca, and Valentina Zenoni. "La ludolinguistica: storia, destinatari, protagonisti1." Italica 98, no. 2 (2021): 359–402. http://dx.doi.org/10.5406/23256672.98.2.08.

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Abstract:
Abstract Il focus dell'articolo è la ludolinguistica che è considerata ormai parte della glottodidattica. Si parte con un breve excursus sul gioco e sulla motivazione, per proseguire sulla differenza, spesso fraintesa, tra didattica ludica e ludolinguistica. La seconda parte invece affronta il ruolo avuto dai testi di diverse importanti figure di studiosi, fra i quali spicca Mollica, per quanto riguarda l'elaborazione di manuali per l'insegnamento dell'italiano L2 e LS ai bambini e agli adulti fornendo esempi significativi. Viene anche esposta brevemente una ricerca che pone l'attenzione sui lemmi della poesia di grandi poeti italiani e di come la ludolinguistica favorisca il loro apprendimento da parte di bambini della scuola primaria italiana.
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Camilloni, M., D. de Bernart, and G. Pinto. "lo sviluppo della flessibilitŕ rappresentativa nel disegno infantile: l'influenza del compito." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (June 2012): 151–70. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-002001.

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Abstract:
Nell'ambito degli studi sullo sviluppo pittorico infantile, questa ricerca ha l'obiettivo di analizzare lo sviluppo della flessibilitŕ rappresentativa nei disegni dei bambini ponendo particolare attenzione alla misura in cui questa capacitŕ č legata all'etŕ e all'effetto di istruzioni pittoriche. Disegni tematici sono stati analizzati per verificare quando e come i bambini diventano capaci di differenziare i loro prodotti pittorici in risposta a due diverse istruzioni. Lo studio č stato condotto su 99 partecipanti, di etŕ compresa tra i sei e i dieci anni, ed ha comportato la messa a punto di uno specifico sistema di codifica, volto a rilevare entitŕ e strategie degli scostamenti dalla canonicitŕ. I risultati indicano che la flessibilitŕ rappresentativa migliora con l'etŕ e che i bambini piů grandi sono piů efficienti rispetto a quelli di etŕ inferiori nell'utilizzare strategie maggiormente complesse dal punto di vista cognitivo ed esecutivo.
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Silva, Clara Maria, and Ana Maria Orlandina Tancredi Carvalho. "Bambine e bambini con background migratorio nei servizi educativi in Italia." Zero-a-Seis 23, no. 43 (2021): 543–60. http://dx.doi.org/10.5007/1980-4512.2021.e73636.

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Abstract:
L’articolo verte sul tema dell’educazione interculturale in relazione alla presenza delle bambine e dei bambini con background migratorio nei servizi educativi per l’infanzia in Italia. Una presenza che ha posto gli educatori e i coordinatori pedagogici di fronte all’esigenza di ripensare le pratiche educative e di partecipazione dei genitori al fine di riconoscere e valorizzare le specificità di cui è portatrice la nuova utenza. Alla luce di ricerche condotte negli ultimi anni in Italia e in Europa sono illustrati i principali nodi teorici alla base dell’educazione interculturale e presentate alcune esperienze educative realizzate in Toscana, volte a promuovere la relazione tra le diversità attraverso la lettura degli albi illustrati.
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Gheller, Flavia, Gaia Spicciarelli, Lisa Battagliarin, et al. "Effetti del rumore sulle prestazioni cognitive dei bambini della scuola primaria." RIVISTA ITALIANA DI ACUSTICA 48, no. 1 (2024): 81–90. http://dx.doi.org/10.3280/ria1-2024oa17501.

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Abstract:
Gli ambienti acustici delle aule scolastiche spesso non rispettano le gli standard normativi. Ambienti rumorosi possono non solo influenzare negativamente le abilità percettive dei bambini, ma anche avere un effetto negativo sulle loro prestazioni cognitive. Questo studio presenta risultati preliminari su come il rumore di fondo possa influenzare i processi cognitivi e di apprendimento dei bambini di scuola primaria. I bambini di due scuole primarie sono stati testati in aula e in due diverse condizioni acustiche: quiete e rumore. L'app CoEN (Cognitive Effort in Noise) è stata sviluppata e utilizzata per valutare lo sforzo cognitivo dei bambini mediante test neuropsicologici standardizzati e ai bambini è stato chiesto di svolgere anche una prova di comprensione del testo e una prova di scrittura. Le prestazioni sono state correlate anche con misure ambientali acustiche e con un questionario di autovalutazione dello sforzo cognitivo percepito. I risultati preliminari supportano solo parzialmente l'ipotesi che il rumore influenzi negativamente le prestazioni cognitive. Nella prima scuola il rumore ha avuto un impatto negativo sulle prestazioni dei bambini nei compiti di attenzione, nella seconda scuola al contrario i bambini hanno ottenuto risultati migliori nel rumore sia nelle prove di attenzione e inibizione, sia nel compito di scrittura. A differenza della prima scuola, la seconda scuola aveva un tempo di riverbero che non rispettava gli standard normativi. Questi risultati iniziali suggeriscono interessanti ipotesi e direzioni per futuri studi. Allo stesso tempo, rivelano alcune debolezze nel protocollo sperimentale che dovranno essere risolte al fine di trovare nuove evidenze e approfondire ulteriormente le domande di ricerca.
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Aloisio, Donatella, Sabrina Bonichini, Marta Tremolada, Marta Pillon, and Modesto Carli. "Analisi longitudinale della sintomatologia post-traumatica su 61 genitori di bambini malati di leucemia dalla diagnosi allo stop terapia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (December 2011): 53–69. http://dx.doi.org/10.3280/rip2010-001004.

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Abstract:
L'obiettivo dello studio e di indagare l'eventuale presenza di sintomatologia post-traumatica, nei genitori dei bambini malati di leucemia, nel periodo che va dalla comunicazione della diagnosi al momento dello stop terapia (+2anni dalla diagnosi), fin ora poco indagato. A tal fine e stato realizzato un disegno di ricerca longitudinale con 4 momenti di rilevazione, corrispondenti a tappe critiche del protocollo terapeutico. Lo strumento utilizzato e un questionario self-report (PTSD Symptom Inventory), che e stato somministrato a 61 genitori di bambini leucemici in cura presso la Clinica di Onco-ematologia Pediatrica di Padova. I risultati ci indicano la presenza di livelli moderati della sintomatologia ed un andamento costante della stessa nel corso del tempo.
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Di Giacomo, Dina, Lucia S. De Federicis, and Domenico Passafiume. "Capacitŕ di associazione semantica nei bambini in etŕ prescolare e scolare." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (March 2010): 7–19. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-001001.

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Abstract:
Le ricerche sullo sviluppo della rete semantica presenti in letteratura sono numerose e sono state condotte sui processi sottostanti la strutturazione della capacitŕ semantica utilizzando diversi approcci di studio. Nel presente lavoro abbiamo studiato lo sviluppo e l'utilizzo delle categorie di associazione semantica in etŕ pre-scolare e scolare. L'obiettivo č la verifica della presenza e dell'uso di categorie semantiche nel periodo dello sviluppo cognitivo e se dipenda dall'inserimento in un percorso scolastico strutturato, o sia ascrivibile all'esperienza diretta delbambino; le ipotesi che abbiamo voluto verificare sono la progressivitŕ della competenza nell'utilizzazione di categorie associative nel corso della infanzia e che la competenza nell'uso delle categorie di associazione non sia dovuta alla scolarizzazione. Alla presente ricerca hanno partecipato 129 bambini (64 maschi e 65 femmine) di etŕ compresa tra i 50,8 mesi (± 3.0) ed i 92,4 mesi (± 4,0), divisi in 4 gruppi, dal secondo anno di scuola materna al secondo anno della scuola elementare. I bambini sono stati sottoposti ad un compito di associazione semantica. Le categorie prese in considerazione sono: Funzione, Parte-tutto, Contiguitŕ, Attributo, Superordinata. I risultati hanno evidenziato la presenza di differenze significative nell'uso delle cinque categorie in relazione all'etŕ dei bambini. In particolare, la capacitŕ di utilizzare la Funzione č apparsa significativamente migliore rispetto alla categoria Superordinata; inoltre le differenze tra le categorie variano con il crescere dell'etŕ.
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Cigala, Ada, and Arianna Mori. "Le competenze emotive in bambini con storia di maltrattamento: cosa ci dice la ricerca?" MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (July 2016): 29–42. http://dx.doi.org/10.3280/mal2016-s02003.

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Carbone, Silvia. "Forme di re/istituzione di politiche sociali integrate con i Rom." MONDI MIGRANTI, no. 3 (November 2023): 211–32. http://dx.doi.org/10.3280/mm2023-003012.

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Abstract:
I Rom, Sinti e Caminanti sono ancora oggi il gruppo sociale maggiormente marginalizzato, quindi diventa significativo attraverso loro riflettere su una delle questioni centrali della nostra epoca contemporanea: la scolarizzazione. L'obiettivo della ricerca è osservare quali miglioramenti sono avvenuti a se-guito di un intervento integrato di politiche socio-educative contro la disper-sione. Questa indagine non è stata incentrata sulla ricerca delle differenze identitarie dei bimbi RSC, ma su quegli elementi e processi di cambiamento a livello integrato che, nonostante la diversità e nella diversità, rendendo la co-munità, la scuola e le famiglie RSC protagonisti del cambiamento attraverso degli interventi integrati, e che possono diventare utili per contrastare la di-spersione scolastica. Per far ciò, la ricerca si è concentrata su un gruppo di Rom di Messina coinvolto in un progetto di politica socio-educativa basato su un approccio integrato, denominato "L'inclusione e integrazione dei bambini Rom, Sinti e Caminanti", promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e svolto in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Per analizzare ciò ci siamo chiesti: cosa poteva accadere a quegli studenti RSC se il progetto non fosse stato avviato? A tal fi-ne è stata condotta una ricerca controfattuale che, attraverso l'uso di strumenti qualitativi (interviste a testimoni privilegiati, ai docenti e alle famiglie Rom) e quantitativi (alle famiglie e agli studenti), ha permesso la valutazione della va-riazione degli outcome oggettivi. Inoltre, è stato preso in esame un campione di controllo, assimilabile in termini statistici, cioè che presentassero caratteristi-che medie paragonabili e bilanciate, e che non fossero coinvolti nel progetto analizzato. Per avere indicazioni sull'efficacia del progetto sin dal breve pe-riodo siamo andati alla ricerca di esiti osservabili nell'immediato: puntualità alle lezioni; giorni di assenza; interesse dei genitori per l'apprendimento dei figli; voti in matematica/italiano. Quello che è emerso dalla ricerca, rispetto agli indicatori osservati, è che l'intervento integrato ha prodotto una variazio-ne nella direzione attesa, di notevole entità e statisticamente significativa. Se guardiamo al gruppo di controllo notiamo come vi sia una tendenza generaliz-zata al peggioramento nel tempo per gli indicatori d'interesse. Per il gruppo dei trattati, l'intervento integrato ha arrestato o addirittura invertito questa ten-denza provocando il notevole miglioramento in termini relativi.
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Montirosso, Rosario, Alberto Del Prete, Anna Cavallini, and Patrizia Cozzi. "Profilo neurocomportamentale in un gruppo di bambini pretermine sani. Applicazione della NICU Network Neurobehavioral Scale (NNNS)." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 96–116. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003005.

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Abstract:
Il presente studio č parte di un progetto di ricerca longitudinale multicentrico, denominato NEO-ACQUA (NEONATAL ADEQUATE CARE for QUALITY of LIFE), il cui principale obiettivo č la valutazione della qualitŕ della vita di bambini nati pretermine, ma considerati "sani" alla dimissione per l'assenza di patologie conclamate. In quest'articolo sono riportati i risultati relativi alla valutazione neurocomportamentale. Lo scopo primario č indagare possibili differenze nel profilo neurologico e comportamentale rispetto a bambini nati a termine. Hanno preso parte allo studio 69 bambini nati molto pretermine (etŕ gestazionale < 30a settimana e/o peso alla nascita < 1500 gr) e 33 bambini nati a termine. I pretermine sono stati valutati al raggiungimento dell'etŕ postmestruale a termine (_ 37 settimane), i nati a termine tra la seconda e la terza giornata di vita. La valutazione neurocomportamentale č stata eseguita tramite la Neonatal Intensive Care Unit Network Neurobehavioral Scale (NNNS). In confronto ai nati a termine, i pretermine presentavano un maggior numero di riflessi non ottimali e una scarsa qualitŕ del movimento. Sul piano comportamentale manifestavano una minore capacitŕ di attenzione e di partecipazione allo scambio con l'ambiente. Inoltre risultavano meno abili nella regolazione del distress. Infine, presentavano marcati livelli di stress. I risultati rilevano che, anche in assenza di documentate complicazioni cliniche, bambini fortemente pretermine presentano un'alterazione del profilo neurocomportamentale. Queste evidenze sono discusse alla luce del possibile utilizzo della NNNS in programmi di intervento precoce a favore dei bambini pretermine e di sostegno ai loro genitori.
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Cipolli, Carlo, and Pio Enrico Ricci Bitti. "La nascita e lo sviluppo della Psicologia nell'Università di Bologna dal 1950." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (October 2021): 61–84. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12597.

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Abstract:
Renzo Canestrari (1924-2017) è stato uno dei più prestigiosi psicologi italiani del XX secolo. È stato professore ordinario di Psicologia (poi Psicologia generale) nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dal 1960 al 1999. Laureato in Pedagogia nel 1946 e in Medicina e Chirurgia nel 1951, ha effettuato un'attività di ricerca in vari ambiti della psicologia sperimentale ed evolutiva, ovvero la percezione visiva (utilizzando paradigmi della psicologia della Gestalt e del funzionalismo) e il funzionamento dei processi cognitivi ed emozionali nei bambini e negli adolescenti. Ha esercitato anche un ruolo importante nella promozione di studi collaborativi (condotti con metodiche diagnostiche, psicometriche e strumentali) tra psicologi e clinici medici sulle relazioni tra stress e sintomi di varie patologie psicosomatiche, favorendo in tal modo la crescita della Psicologia Clinica nelle Facoltà italiane di Medicina e Chirurgia. Fin dagli ultimi anni '60 ha fornito a molti giovani ricercatori collaboratori l'opportunità di fare ricerca nel suo Istituto di Psicologia, nel quale vi era un numero rilevante di laboratori per la ricerca sperimentale e di ambulatori per attività diagnostiche e psicoterapiche su bambini e adolescenti. Il risultato più importante della sua lunga attività didattica è stato l'inserimento della Psicologia generale e della Psicologia clinica nel core curriculum della laurea magistrale in Medicina e Chirurgia e nelle lauree delle professioni sanitarie.
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Debè, Anna. "Le prime maestre della Colonia-Scuola "Antonio Marro" di Reggio Emilia: insegnare ai bambini frenastenici tra gli anni Venti e Trenta del Novecento." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA 147, no. 3 (2023): 129–43. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2023-003011.

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Abstract:
La Colonia-Scuola "Antonio Marro" fu fondata a Reggio Emilia nel 1921. Posta sotto l'amministrazione del Manicomio "San Lazzaro", essa era destinata all'educazione dei bambini e ragazzi – sia maschi che femmine – con deficit intellettivi, al tempo spesso costretti a convivere con i pazienti dell'ospedale psichiatrico. L'articolo si concentra sulle insegnanti elementari assunte dalla Colonia tra gli anni Venti e Trenta, con l'intento di portare alla luce il loro profilo biografico e, in particolar modo, la loro formazione. Ai fini della ricerca, l'autrice ha combinato lo studio delle pubblicazioni sul tema con la disamina di inedite fonti archivistiche.
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Caffarena, Fabio. "L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 111–26. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7058.

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Abstract:
L’Archivio Ligure della Scrittura Popolare, fondato da Antonio Gibelli nel 1986 presso il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea, dal 2017 è un centro di ricerca e documentazione del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. La sua attività è finalizzata al recupero, allo studio e all’utilizzo didattico delle testimonianze scritte della gente comune nei secoli XIX e XX, con l’intento di analizzare i processi di affermazione della soggettività che affiorano fra le scritture di migranti, soldati, operai, donne e bambini.
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Forli, F., G. Giuntini, L. Bruschini, and S. Berrettini. "Diagnosi eziologica dell’ipoacusia nei bambini identificati attraverso lo screening audiologico neonatale." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 1 (2016): 29–37. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1076.

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Abstract:
Parallelamente alla attuazione dei programmi di screening audiologico neonatale e di diagnosi audiologica e trattamento precoci, si è resa evidente la necessità di mettere a punto e attuare un protocollo per la diagnosi eziologica della sordità, che sia sistematizzato e che si coordini, senza interferire, con il percorso diagnostico audiologico. Nell’ambito del progetto del Ministero della Salute CCM 2013 “Programma regionale di identificazione, intervento e presa in carico precoci per la prevenzione dei disturbi comunicativi nei bambini con deficit uditivo” è stata presa in considerazione la problematica relativa alla diagnosi eziologica della ipoacusia infantile nell’ambito dei programmi di screening audiologico neonatale. L’obiettivo specifico è quello di attuare il protocollo diagnostico per ottenere una definizione della causa della ipoacusia in almeno il 70% dei casi con diagnosi audiologica confermata. Nell’ambito di questa parte del progetto, sono state individuate quattro principali raccomandazioni utili nella ricerca di una diagnosi eziologica nei bambini affetti da ipoacusia, che possono costituire, per i centri audiologici di III livello, dei validi suggerimenti per ottimizzare le risorse e produrre cambiamenti positivi.
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Farabolini, Gianmatteo. "L'intervento comunicativo-linguistico nella riabilitazione logopedica di bambini bilingue: dalle evidenze scientifiche internazionali alle proposte d'intervento nel contesto italiano." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (November 2024): 75–93. https://doi.org/10.3280/rip2024oa18564.

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Abstract:
Nella nostra società occidentale e industrializzata c'è un numero sempre crescente di soggetti plurilingue, che sono individui che conoscono almeno due lingue distinte. C'è una recente attenzione verso i bambini bilingue e come questi imparano a parlare. Una domanda di ricerca recente e che questo lavoro prova a rispondere è: come riabilitatare le abilità linguistiche di bambini bilingue che hanno difficoltà di linguaggio? Per provare a rispondere a questa domanda, all'interno di questo documento, si è partiti dalla necessità di analizzare i testi delle linee guida nazionali e internazionali, redatte dalle istituzioni di competenza che sono considerate come la bussola che guida l'operato dei professionisti sanitari che riabilitano le abilità comunicativo-linguistiche, ovvero il logopedista. Successivamente, è stata condotta una rassegna della lettura inerente questo asse di ricerca, a partire dal fatto che è opportuno analizzare le evidenze scientifiche disponibili in letteratura che possono essere di supporto per promuovere una pratica clinica logopedica basata sulle evidenze scientifiche. Lo step successivo è stato quello di analizzare quali sono gli strumenti, le evidenze, le strategie teoriche e pratiche a disposizione dei logopedisti al fine di aumentare la possibilità di raggiungere gli obiettivi riabilitativi efficacemente. In- fine, considerando lo stato dell'arte e l'assenza di evidenze scientifiche valutate nella presa in carico riabilitativa di bambini bilingue con difficoltà di linguaggio, è stata descritta una proposta di progetti sperimentali che la comunità scientifica può condurre al fine di iniziare a costruire le fondamenta di proposte riabilitative basate su evidenze scientifiche raccolte nel contesto italiano.
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Alesi, Marianna, Gaetano Rappo, and Annamaria Pepi. "Strategie di autosabotaggio e autostima in bambini con differenti profili di apprendimento." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 4 (March 2012): 505–19. http://dx.doi.org/10.3280/rip2010-004002.

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Abstract:
Recenti ricerche si sono focalizzate sul ruolo dell'autostima e delle strategie di autosabotaggio nel contesto scolastico. In particolare l'autosabotaggio indica strategie disadattive impiegate da un individuo di fronte ad un compito minaccioso per proteggersi e mantenere un'autostima positiva. Abbiamo condotto due studi per confrontare il livello di autostima e le strategie di autosabotaggio in bambini di eta media 8 anni, frequentanti la terza classe della scuola primaria, con differenti profili di apprendimento. Nello specifico nel primo abbiamo confrontato due gruppi: uno con difficolta generalizzate sia di lettura che di matematica ed uno con normale livello di apprendimento. Nel secondo studio, invece, abbiamo confrontato tre gruppi: uno con dislessia, uno con difficolta generalizzate sia di lettura che di matematica ed uno con normale livello di apprendimento. In generale, i risultati dimostrano che i bambini con dislessia e quelli con difficolta generalizzata di apprendimento hanno livelli di autostima piu bassi dei coetanei con normale livello di appredimento. Relativamente all'impiego di strategie di autosabotaggio solo nel secondo studio abbiamo trovato differenze significative tra i gruppi. In particolare, i bambini con dislessia manifestano un maggiore bisogno di autoprotezione rispetto ai bambini con difficolta generalizzata di apprendimento e rispetto ai bambini con normale livello di apprendimento. Questo risultato enfatizza il ruolo della specificita della difficolta allo scopo di stimolare l'impiego di strategie difensive anche durante la frequenza della scuola primaria.
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Colombo, Maddalena. "Apprendimenti non formali ed informali in un contesto educativo formale integrato con le arti performative in quattro scuole elementari del Canton Ticino." Swiss Journal of Educational Research 36, no. 3 (2018): 407–34. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.36.3.5105.

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Abstract:
Il saggio riporta alcune considerazioni scaturite nell’ambito del progetto “Teatro e Apprendimento”, svolto dalla Scuola Teatro Dimitri di Verscio in Canton Ticino con il sostegno del FNS. Il progetto ha introdotto delle pratiche di apprendimento “qualitativo”, ovvero informale, secondo un approccio olistico, per il quale è molto rilevante la dimensione socio-culturale. In questa prospettiva il teatro fornisce una chiave d’accesso privilegiata al patrimonio culturale. Il piano di ricerca ha incluso: un percorso formativo con gli insegnanti di 4 scuole elementari ticinesi; dei laboratori di movimento, canto e musica, lavoro sul testo d’autore, recitazione, drammatizzazione e improvvisazione; 4 messe in scena con protagonisti i soli bambini. La raccolta e analisi dei dati qualitativi da parte di un’équipe scientifica, ha seguito alcune ipotesi circa il rapporto tra teatro e apprendimento, messe a punto per meglio descrivere il procedimento riflessivo informale (apprendere dall’esperienza): Ipotesi della motivazione, della differenziazione, dell’affinamento tecnico, dell’integrazione, dell’interezza, dell’efficacia comunicativa o dell’emozione. Il materiale narrativo raccolto (schede personali, diari di bordo, interviste qualitative) mostra come gli apprendimenti più significativi sono riconducibili alla accresciuta capacità dei bambini di portare a termine un apprendistato formale nelle discipline artistiche. L’attività sperimentale ha favorito l’espressione emozionale e la creatività, l’integrazione dei partecipanti nel gruppo, tra originalità e ripetizione, tra razionalità e corporeità.
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Capurso, Michele, and Valerio Santangelo. "Paure verso la scuola, coping e relazione di aiuto nei bambini italiani: una ricerca proiettiva." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 4 (March 2013): 435–71. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-004002.

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Abstract:
Partendo dalle ricerche che identificano una serie di paure infantili ritenute normali in eta evolutiva, il presente studio indaga in modo specifico le paure generate dal contesto scolastico, la relazione di aiuto e le strategie di coping in un campione di 1931 bambini di diverse regioni italiane. Le paure sono state indagate attraverso uno strumento proiettivo costruito ad hoc e le risposte sono poi state analizzate con una procedura induttiva. Il test del ?2 e stato utilizzato per evidenziare le frequenze di risposte significativamente diverse dal caso. Lo scopo e stato quello di determinare se le paure scolastiche ricalcassero, come ipotizzato, le paure normative piu generali, valutando allo stesso tempo in che modo il coping e la relazione di aiuto si configurano nel contesto scolastico italiano. I risultati mostrano che nella maggior parte dei casi le paure espresse riguardano eventi direttamente connessi al contesto scolastico, in particolare il timore di prendere un brutto voto o di subire aggressioni. I coetanei vengono indicati in misura maggiore dei genitori quali figura di supporto in grado di aiutare i soggetti a superare le paure. Le forme di coping piu indicate sono quelle attive o cognitive e la ricerca di supporto emotivo o di comunicazione. Emerge anche, con una incidenza significativa nei piu piccoli una strategia di coping precedentemente non documentata, il gioco. Questi risultati ci consentono di affermare che le paure scolastiche possono declinarsi in due sotto-categorie specifiche (brutto voto e aggressioni) che sono tendenzialmente in linea con quanto rilevato a proposito delle paure normative. Altre forme di paure normative, come le paure ancestrali, sono comunque presenti, soprattutto nelle indicazioni dei piu piccoli. Le strategie di coping indicate e la scelta dei coetanei quali attori principali nella relazione di aiuto consente di conclude- re che i bambini italiani appaiono dotati di strategie funzionali per affrontare le difficolta quotidiane a scuola.
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