Academic literature on the topic 'Riduzione del volume'

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Journal articles on the topic "Riduzione del volume"

1

Bozzao, A., M. Gallucci, I. Aprile, and M. Mastantuono. "Evoluzione spontanea dell'ernia discale lombare nei pazienti trattati con terapia non-chirurgica." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 3 (August 1993): 267–73. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600303.

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Abstract:
Scopo dello studio è stata la valutazione della storia naturale delle ernie discali lombari nei pazienti sottoposti a terapia non chirurgica. Lo studio si è sviluppato in due fasi successive. In una prima sono stati valutati con RM 69 pazienti cui era stata precedentemente diagnosticata (sempre con RM) un'ernia del disco lombo-sacrale è che non erano stati sottoposti ad intervento chirurgico. In una seconda fase, piü propriamente prospettica è stato eseguito il medesimo studio su 10 pazienti integrando la valutazione RM con il mezzo di contrasto. Le modificazioni volumetriche dell'ernia discale rilevate nei corso dello studio sono state suddivise in 4 classi. Analogamente sono state valutate le modificazioni del potenzialento peridiscale (ove presente) nei pazienti inclusi alla seconda fase dello studio. Nei 65% dei pazienti e stata evidenziata una riduzione del materiale erniato superiore al 30%; solo 1'8% mostrava viceversa un incremento. Nei casi in cui fosse stato dimostrato al primo esame RM un potenziamento peridiscale significativo è stata dimostrata una phi elevata incidenza di riduzione del volume del frammento erniato.
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2

Buzzetti, Raffaella, and Simona Zampetti. "Riduzione del volume pancreatico nei parenti di primo grado di pazienti con diabete di tipo 1." L'Endocrinologo 20, no. 2 (April 2019): 108–9. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-019-00564-7.

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3

Grussendorf, M., C. Reiners, R. Paschke, K. Wegscheider, and Michele Marinò. "Riduzione del volume dei noduli tiroidei con una combinazione di levotiroxina e iodio: uno studio randomizzato e controllato farmaco-placebo." L'Endocrinologo 12, no. 4 (August 2011): 213–14. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344834.

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4

Michelozzi, G., E. Calabrò, S. Schiavoni, T. Bolelli, and C. Capellini. "Sella turcica vuota." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 353–66. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300306.

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Abstract:
La sella turcica vuota (SV) indica la presenza di una cavità sellare occupata da liquor a discapito di una ghiandola ipofisaria di volume ridotto ed appiattita contro il pavimento sellare. La SV Secondaria rappresenta una evoluzione di lesioni espansive sellari-parasellari note e in particolare di adenomi ipofisari a seguito di trattamento medico o chirurgico; per contro in assenza di precedenti patologici noti la SV si definisce Primitiva e rappresenta la conseguenza di un dismorfismo del diaframma sellare associato ad una involuzione ipofisaria ed a una alterata dinamica liquorale. In tutti questi casi si verifica l'erniazione intrasellare delle cisterne soprasellari che rappresenta l'elemento caratteristico della Sella Vuota. II quadro clinico che si può associare alla SV va sotto il nome di Sindrome della Sella Vuota ed è caratterizzato da alterazioni ormonali, da disturbi visivi e da cefalea: anche la rinoliquorrea può essere l'espressione anche iniziale di una SV. La TC e soprattutto la RM consentono un'analisi di dettaglio di tutti gli elementi costitutivi della SV rappresentati dalle alterazioni morfologiche e volumetriche della cavità sellare, dalla riduzione di volume del parenchima ipofisario, dallo stiramento del peduncolo ipofisario che può giacere o meno sulla linea mediana e dalla deformazione e erniazione intrasellare delle vie ottiche soprasellari e del muso del terzo ventricolo.
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5

Cannavò, Salvatore. "Riduzione del volume tumorale indotta da Lanreotide Autogel 120 mg come terapia di prima linea per l’acromegalia: risultati di un trial clinico prospettico multicentrico." L'Endocrinologo 15, no. 2 (April 2014): 95–96. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-014-0030-0.

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6

Yoruk, O., A. Tatar, O. N. Keles, and A. Cakir. "The value of Nigella sativa in the treatment of experimentally induced rhinosinusitis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 32–37. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1143.

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Abstract:
Obiettivo del presente studio è stato quello di investigare l’effetto della Nigella sativa e della cefalexina nel trattamento della rinosinusite batterica indotta in setting sperimentale. La rinosinusite batterica è stata indotta mediante stafilococco aureo. I conigli sono stati suddivisi in 5 gruppi; uno di controllo (n = 6), N. sativa 50 mg/kg/d (n = 6), N. sativa 100 mg/kg/d (n = 6), N. sativa 200 mg/kg/d (n = 6), e cefalexina 20 mg/kg/d (n = 6). La N. sativa è stata somministrata per via orale per 7 giorni. Lo stesso volume di soluzione salina (% 0,9 NaCl) è stato quindi somministrato al gruppo di controllo per lo stesso periodo di tempo. Dopo il periodo di trattamento i campioni di mucosa dei seni mascellari sono stati valutati utilizzando metodologie istopatologiche e stereologiche. La metà dei campioni di mucosa del seno mascellare sono stati congelati a -80°C per una successiva analisi dei livelli di ossido nitrico. L’analisi patologica ha rivelato un intenso processo infiammatorio in atto nei conigli trattati con sola soluzione salina. Solo un lieve grado di infiammazione è stato invece rilevato nei conigli nei gruppi trattati con cefalexina, N. sativa 100 mg/kg/d, e N. sativa 200 mg/kg/d. Il livello di ossido nitrico, elevato nel gruppo placebo, è risultato invece essere ridotto negli altri gruppi. La N. sativa potrebbe prevenire i ambiamenti istopatologici indotti dalla rinosinusite mediante una riduzione dei livelli di ossido nitrico con andamento dose dipendente, e potrebbe essere usata nel trattamento della rinosinusite.
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7

Pelliccioli, G. P., L. Parnetti, P. Chiarini, P. Floridi, S. Campanella, G. Guercini, and F. Leone. "Riferimenti neuroradiologici nella diagnostica differenziale delle demenze dell'età avanzata." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 4 (August 1996): 439–46. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900415.

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Abstract:
Allo scopo di fornire un contributo nella diagnostica delle demenze dell'età avanzata abbiamo valutato con risonanza magnetica i due reperti di maggiore interesse nell'invecchiamento cerebrale, volumetria ippocampale e lesioni iperintense della sostanza bianca e dei nuclei della base, in 12 pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD), in 9 da demenza vascolare (VD), in 12 con Age Associated Memory Impairment (AAMI), entità clinica di riscontro relativamente frequente nell'anziano su cui non esistono ancora pareri univoci, e in 9 soggetti di controllo di analoga fascia di età. I gruppi AD e AAMI sono risultati indistinguibili, in quanto entrambi hanno presentato una significativa riduzione del volume ippocampale rispetto agli altri gruppi ed una presenza di iperintensità della sostanza bianca analoga ai controlli. Nel gruppo VD al contrario la presenza di iperintensità della sostanza bianca, distinte dalla parete ventricolare, è risultata significativamente superiore rispetto a tutti gli altri gruppi; analogo andamento è stato osservato anche per le iperintensità dei nuclei della base ed infratentoriali. Le iperintensità periventricolari si sono invece dimostrate reperto meramente associato all'età. Questi risultati sembrano indicare che un esame RM, basato sulla combinazione di uno studio volumetrico ippocampale e di una valutazione semiquantitativa delle lesioni iperintense, offre fondamentali elementi «in positivo» nella diagnostica differenziale delle demenze. In particolare la AD e la VD sono ben caratterizzate e l'AAMI sembra essere una fase precoce di AD piuttosto che un'entità a se stante.
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8

Ursino, S., V. Seccia, P. Cocuzza, P. Ferrazza, T. Briganti, F. Matteucci, L. Fatigante, et al. "Qual è l’effetto della radioterapia sulla funzionalità deglutitoria nei pazienti con tumore del rinofaringe e orofaringe? Risultati a breve termine di uno studio prospettico." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 174–84. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-640.

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Abstract:
In questo lavoro vengono riportati i risultati a breve termine di uno studio prospettico, finalizzato alla valutazione strumentale della funzionalità deglutitoria in pazienti affetti da tumore del rinofaringe e orofaringe sottoposti a trattamento radio o radiochemioterapico con tecnica ad intensità modulata (IMRT). L’ IMRT è stata finalizzata, oltre che al miglioramento della conformazione della dose radiante al volume tumorale, alla riduzione della stessa alle strutture responsabili della deglutizione (SWOARs). I criteri dello studio hanno previsto in tutti i pazienti la valutazione strumentale della deglutizione con Videofluoroscopia (VFS), Fibroscopia Endoscopica della deglutizione (FEES) e Scintigrafia Orofaringea (OPES) prima dell’inizio del trattamento e ad 1 mese dal termine dello stesso. Ogni esame è stato eseguito rispettivamente in seguito all’assunzione di un bolo liquido (L) e semiliquido (SL) e per ognuno sono stati calcolati i seguenti valori strumentali: presenza o meno di caduta pre-deglutitoria, presenza o meno di aspirazione, tempo di transito faringeo (PTT) ed indice di ritenzione ipofaringeo (HPRI). Dal Gennaio 2012 al Giugno 2013, un totale di 20 pazienti ha terminato il trattamento ed ha eseguito la valutazione strumentale a 1 mese dal termine della radioterapia. Il confronto tra i valori dell’HPRI prima e dopo il trattamento radiante ha mostrato un peggioramento significativo sia alla FEES-L (p = 0,021) e SL (p = 0,02) che alla VFS-L (p = 0,008) che SL (p = 0,005). Inoltre è stata riscontrata una significativa correlazione tra i valori dell’HPRI basale ed a 1 mese alla FEES-L e SL (p = 0,005) così come alla VFS-L e SL (p < 0,001). Diversamente, il tempo di transito faringeo (PTT) non è risultato essere influenzato dalla radioterapia (p > 0,2). Solo in pochi pazienti è stata riscontrata la comparsa di caduta pre-deglutitoria ( 1 paziente con tumore della base linguale alla FEES-L e SL) e la presenza di aspirazione (1 paziente con tumore del rinofaringe alla OPES-L e FEES-SL). Nel complesso i risultati iniziali del nostro studio mostrano che l’ IMRT, finalizzata al risparmio delle SWOARs, determina soltanto un significativo incremento della ritenzione di bolo a livello del distretto ipofaringeo. Un follow-up più lungo sarà necessario per valutare se tale incremento sia associato o meno ad un maggior rischio di sviluppare fenomeni di aspirazione tardivi.
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Egitto, M. G., C. Uggetti, and F. Zappoli. "Chemioterapia intraarteriosa superselettiva con carboplatino ad alte dosi nei tumori avanzati cervico-facciali." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2_suppl (November 1996): 153–58. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s220.

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Abstract:
Il trattamento tradizionale, basato sulla chirurgia associata alla radioterapia, dei carcinomi squamocellulari (SCC) cervico-facciali di stadio III e IV dà a tutt'oggi risultati deludenti. La chemioterapia sistemica è stata usata in passato solo come trattamento palliativo. La chemioterapia intraarteriosa presenta vantaggi teorici sostanziali legati soprattutto alla maggior tollerabilità del farmaco usato e sembra essere particolarmente indicata nei SCC per la tendenza alla diffusione unicamente loco-regionale di queste neoplasie, e per la facile attuale aggredibilità angiografica attraverso i rami di suddivisione dell'arteria carotide esterna. Riportiamo la nostra esperienza riguardante il trattamento intraarterioso chemioterapico di 22 pazienti con diagnosi bioptica di SCC all'esordio della malattia. La somministrazione di Carboplatino ad alte dosi (300–350 mg/m2) è stata effettuata in maniera superselettiva con infusione rapida, e ripetuta per tre sedute a distanza di 15 giorni. Il punto di infusione del farmaco è stato ottimizzato caso per caso in base ai reperti ottenuti nella fase diagnostica dell'esame angiografico col duplice obbiettivo di giungere più vicino possibile alla neoplasia primitiva e di infondere il farmaco anche agli eventuali linfonodi metastatici satelliti. I rami della carotide esterna, per il calibro sottile e la tortuosità, tendono a spasmizzarsi con estrema facilità: è stato estremamente utile avvalersi di cateteri idrofilici 5F, con i quali si sono minimizzate le eventuali complicanze tecniche in tutte le procedure angiografiche (64) eseguite. Il trattamento è stato sempre ben tollerato, con tossicità locale modesta (grado 1–3 WHO), prevalentemente a carico delle mucose (stomatite) e della cute (dermatite ed alopecia), e minimi fenomeni di mielosoppressione (grado 1–2 WHO). Risposte positive (remissione completa o remissione parziale) si sono osservate nel 94% dei casi sul tumore primitivo, e nel 50% dei casi sulle metastasi linfonodali cervicali. La riduzione del volume della neoplasia è stato spesso così notevole da evitare al paziente il trattamento chirurgico: ai cicli di chemioterapia è stata fatta seguire soltanto la radioterapia mirata al residuo tumorale.
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10

Cazzato, Luciano, Claudia Citarella, Margherita Casanova, Angela Tullo, Maria Luigia Iaculli, and Vincenza D’Onghia. "La granulocitoaferesi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S23—S26. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1085.

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Abstract:
Rettocolite Ulcerosa e Morbo di Crohn, note come Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, sono largamente diffuse nei paesi occidentali. L'eziologia è multifattoriale e comprende una predisposizione genetica e squilibri immunologici del tratto digerente che attivano il processo flogistico della parete intestinale. La terapia delle Malattie Infiammatorie Intestinali comprende amino salicilati, cortisonici, immunosoppressori, ciclosporina e agenti biologici, farmaci gravati da una grave tossicità a lungo termine e da fenomeni di resistenza. Dal momento che granulociti e monociti attivati, insieme a citochine proinflammatorie e alla deregolazione dell'attività dei linfociti T regolatori (T®), hanno un ruolo cruciale nell'infiammazione cronica intestinale, l'aferesi selettiva dei monociti e dei granulociti, una tecnica che rimuove i leucociti attivati dal sangue in regime di circolazione extracorporea, potrebbe rappresentare un presidio terapeutico sicuro ed efficace. Vari studi multicentrici sull'efficacia terapeutica della granulocitoaferesi hanno dimostrato che questa rappresenta un'opzione sicura per i pazienti resistenti alla terapia farmacologica oppure un trattamento ben tollerato in associazione con protocolli terapeutici tradizionali, capace di indurre periodi di remissione clinica prolungati e una significativa riduzione dell'assunzione di cortisonici. Ulteriori studi sono necessari per definire meglio la frequenza del trattamento, i volumi ematici da processare, la migliore terapia farmacologica da associare alla granulocitoaferesi e la sua efficacia in altre patologie autoimmuni.
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Dissertations / Theses on the topic "Riduzione del volume"

1

Frignani, Ilaria. "Tecniche di riduzione della quantità di rifiuti prodotti dall’attività di estrazione petrolifera e contenenti NORM (Naturally Occurring Radioactive Materials)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
I rifiuti prodotti dall'estrazione petrolifera si presentano come incrostazioni o fanghi oleosi e viscosi, che si formano all'interno delle tubazioni e dei condotti nelle riserve petrolifere, soprattutto in prossimità di angoli e gomiti. Il loro contenuto radioattivo è di origine naturale ed è composto principalmente da Ra-226. A causa dell'elevata quantità di materiale che supera i valori limite di 10 Bq/g, i NORM (Naturally Occurring Radioactive Materials) rappresentano un notevole problema di rifiuto per l'industria petrolifera. In questo elaborato si descrivono le proprietà dei materiali NORM ed il metodo della riduzione del volume di incrostazione oleosa. Inoltre si sviluppa il metodo di digestione acida, analizzando i rifiuti NORM. Lo scopo delle attività di laboratorio è quello di cercare di ridurre la quantità dei rifiuti prodotti dall'estrazione di petrolio, concentrando la radioattività in un'unica fase. Una prova è stata svolta sul campione tal quale, mentre l'altra è stata eseguita sottoponendo il campione ad un pre-trattamento termico. Infine sono stati descritti alcuni metodi di smaltimento relativi ai rifiuti NORM.
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