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Journal articles on the topic 'Rinvenimento'

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Bignamini, Ilaria, and Amanda Claridge. "The tomb of Claudia Semne and excavations in eighteenth-century Rome." Papers of the British School at Rome 66 (November 1998): 215–44. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004293.

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Abstract:
LA TOMBA DI CLAUDIA SEMNE E GLI SCAVI A ROMA NEL SETTECENTOQuesto articolo offre la ricostruzione dettagliata di uno scavo settecentesco sulla Via Appia e restituisce dati fin'ora ignoti relativi alla tomba di Claudia Semne (età traianea) che è stata finalmente localizzata in una proprietà privata all'angolo tra la Via Appia Antica e l'Appia Pignatelli. Scoperta nel 1792–3 da pittore, mercante d'arte e scavatore Robert Fagan, la tomba viene qui ‘riscoperta’ grazie al rinvenimento di nuovi documenti scritti e visivi del tempo. Si propone anche un'ipotesi restituitiva del monumento che si awale, tra l'altro della seguenza in cui i rinvenimenti vennero in luce. Storia degli scavi, della cultura antiquaria e del collezionismo nell'epoca del Grand Tour si congiungono qui con la moderna analise archeologica e ci restituiscono un importante monumento funerario che era stato dato per perso.
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Sabatino, Mattia, Giovanni Mattia Pecoraro, and Stefano Scalercio. "I macrolepidotteri notturni di un oliveto a conduzione biologica della Stretta di Catanzaro, Italia meridionale (Insecta Lepidoptera)." Memorie della Società Entomologica Italiana 98, no. 1 (May 7, 2021): 3–22. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2021.3.

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Abstract:
In questo lavoro vengono riportati i risultati del monitoraggio della fauna dei macrolepidotteri notturni di una azienda olivicola a conduzione biologica condotto da luglio 2018 a giugno 2019. L’area di studio è posta nella Stretta di Catanzaro e precisamente nel comune di Marcellinara, a circa 200 metri di quota. Sono state utilizzate 8 trappole luminose collocate all’interno dell’oliveto e ai suoi margini, dove è ancora presente una vegetazione seminaturale sottoposta ad un grado di disturbo variabile. Il monitoraggio, effettuato con cadenza mensile, ha permesso la raccolta di 7.569 esemplari appartenenti a 332 specie, fra le quali le più abbondanti sono state Eilema caniola, Peribatodes rhomboidaria, Dysauxes famula e Spodoptera exigua. Queste specie da una parte sottolineano la natura antropica dell’ambiente indagato e dall’altra il suo carattere mediterraneo. Oltre all’interessante rinvenimento di alcune specie solitamente rinvenute a quote più elevate, vanno evidenziate le presenze di Agrotis lata, definitivamente confermata in Italia continentale e segnalata per la prima volta in Calabria, e Rhodostrophia pudorata, per la quale questo è il rinvenimento più settentrionale in Italia. Entrambe le specie sono piuttosto frequenti in Sicilia e la loro presenza nella penisola è stata segnalata molto di rado. Inoltre, si riporta il primo rinvenimento di Eilema rungsi in Calabria.
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Privitera, Maria, and Rosa Lo Giudice. "Grimmia montana Bruch et Schimp.: primo rinvenimento per la Sicilia." Webbia 39, no. 2 (January 1986): 275–80. http://dx.doi.org/10.1080/00837792.1986.10670374.

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Zaccagnino, Cristina. "Una tomba con carro nell’Appenino tosco-emiliano : recupero di un rinvenimento settecentesco." Mélanges de l’École française de Rome. Antiquité 118, no. 1 (2006): 215–36. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2006.10981.

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Teobaldelli, Adriano. "I lepidotteri della riserva naturale statale “Gola del Furlo” (provincia Pesaro-Urbino, Marche, Italia)." Bollettino della Società Entomologica Italiana 152, no. 2 (September 9, 2020): 57–68. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2020.57.

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Abstract:
Negli anni 2017-2018 l’Autore ha effettuato una sistematica indagine conoscitiva sui lepidotteri presenti nella Riserva Naturale Statale “Gola del Furlo” (Provincia di Pesaro-Urbino, Marche). le specie accertate sono 582, tra cui alcune entità poco note e localizzate, altre primo rinvenimento nel territorio marchigiano. Il rilevante numero di specie censite evidenzia la ricchezza della biodiversità e l’interesse scientifico sul piano faunistico e zoogeografico della Riserva. Vengono esaminate le entità raccolte per categoria corologica, riportando i dati percentuali dei vari elementi faunistici. Si evidenzia che la maggior parte delle specie sono a diffusione Euroasiatica, Eurosibirica e Mediterranea.
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CHRISTIE, NEIL. "Oggetti di ornamento personale dall’Emilia Romagna bizantina: I contesti di rinvenimento - By Cinzia Cavallari." Early Medieval Europe 16, no. 2 (March 31, 2008): 238–39. http://dx.doi.org/10.1111/j.1468-0254.2008.229_3.x.

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Walker, Susan. "Cleopatra in Pompeii?" Papers of the British School at Rome 76 (November 2008): 35–46. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000404.

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Abstract:
All'inizio del 2007 mentre stavo rivedendo il contesto di rinvenimento di due placche di vetro cammeo trovate nell'ampio oecus (stanza 62) della Casa di Marcus Fabius Rufus dell'Insula Occidentalis di Pompeii, ho avuto l'opportunità di esaminare una pittura parietale di notevole interesse. In questo contributo la pittura viene descritta e inserita nel contesto dello sviluppo della casa. Per quanto riguarda il soggetto rappresentato, suggerisco che la figura principale non rappresenti la dea Venere in persona, quanto Cleopatra VII d'Egitto nelle vesti di Venus Genetrix. La pittura fu quasi eertamente ispirata dalla dedica che Cesare effettuò nel settembre del 46 a.C. del tempio a Venus Genetrix nel suo foro a Roma, dove secondo Appiano e (più problematico) Dione Cassio, Cesare dedicó una statua dorata alla regina egiziana.
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Ricci, S., and A. M. Pietrini. "Rinvenimento di Spelaeopogon Lucifugus Borzì (Stigonemataceae) su Affreschi Della Basilica Inferiore di San Clemente, Roma." Giornale botanico italiano 128, no. 1 (January 1994): 215. http://dx.doi.org/10.1080/11263509409437067.

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Johnson, Paul, Simon Keay, and Martin Millett. "Lesser urban sites in the Tiber valley: Baccanae, Forum Cassii and Castellum Amerinum." Papers of the British School at Rome 72 (November 2004): 69–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002671.

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Abstract:
ABITATI MINORI NELLA VALLE DEL TEVERE: BACCANAE, FORUM CASSII E CASTELLUM AMERINUML'articolo presenta i risultati delle indagini geofisiche e topografiche condotte a Baccano, Forum Cassii e Castellum Amerinum, come parte del progetto ‘Città romane nella Media e Bassa Valle del Tevere’. I risultati forniscono nuove informazioni sulla struttura e sull'estensione di questi centri, integrando le evidenze raccolte in occasione degli scavi precedenti. A Baccano sono stati individuati nuovi elementi della planimetria del sito. A Forum Cassii è stato chiarito l'andamento della via Cassia in questo punto e sono state individuate nuove strutture, tra cui tombe e un possibile anfiteatro. Infine a Castellum Amerinum sono stati rintracciati il percorso della via Amerina e nuove strutture lungo la riva del Tevere. Si discute inoltre il rinvenimento da quest'ultimo sito di tre tegole con bollo.
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Izzet, Vedia E. "The mirror of Theopompus: Etruscan identity and Greek myth." Papers of the British School at Rome 73 (November 2005): 1–22. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002956.

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Abstract:
LO SPECCHIO DI TEOPOMPO: IDENTITÀ ETRUSCA E MITO GRECOQuesto articolo prende in considerazione un singolo specchio etrusco come punto di partenza per un'inchiesta sulla natura dell'interazione tra Etruschi e Greci. Nonostante la mancanza d'informazioni circa il rinvenimento archeologico, si discute la possibilità di ricostruire un sostrato culturale all'interno del quale lo specchio fu visto e usato. Partendo dai recenti lavori sull'identità culturale, da studi sul corpo e sul genere e sulla teoria mortuaria, l'articolo procede con l'analisi dell'episodio del mito greco raffigurato sullo specchio. Contestando l'identificazione tradizionale della scena e offrendone una complementare si argomenta il valore delle singole interpretazioni per le rappresentazioni antiche. Si suppone che la raffigurazione suggerisca due letture simultanee, quella di Turan e Adone e quella del giudizio di Paride, e che i temi che questi due miti sottolineano si completano e per questo si reiterano a vicenda. Se un simile sofisticato e ‘consapevole’ spettatore può essere assunto per l'immagine etrusca, l'articolo conclude suggerendo una spiegazione altrettanto sofisticata per gli aspetti apparentemente scioccanti dell'iconografia, una spiegazione che rispecchia argomenti contemporanei dei Greci sulle donne etrusche.
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Bianco, P., P. Medagli, S. D'Emerico, and L. Ruggiero. "Nuovo rinvenimento di Ophrys × venusiana Baumann & Künkele (O. tarentina Gölz & Reinhard × O. tenthredinifera Will.) e studio cariologico delle specie parentali." Webbia 42, no. 1 (January 1988): 43–47. http://dx.doi.org/10.1080/00837792.1988.10670426.

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Pavesi, Maurizio. "RIDEFINIZIONE DEL GENERE PRIONIOMUS JEANNEL, 1937 E DESCRIZIONE DI PRIONIOMUS CASSIOPAEUS N. SP. DELL’ISOLA DI KÉRKYRA (GRECIA, ISOLE IONIE) (COLEOPTERA, CARABIDAE)." Fragmenta Entomologica 42, no. 2 (December 31, 2010): 415. http://dx.doi.org/10.4081/fe.2010.213.

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Abstract:
<em>Corcyranillus</em> <em>abnormis</em> (J. Sahlberg, 1900) e <em>Prioniomus moczarski</em>i Jeannel, 1937, specie tipo dei rispettivi generi, vengono studiati criticamente su materiale recentemente raccolto e comparati con altre specie inedite. In base a tale studio viene proposta la sinonimia tra i generi <em>Corcyranillus</em> Jeannel, 1937 e <em>Prioniomus</em> Jeannel, 1937, descritti nel medesimo lavoro; l’autore, quale Primo Revisore, seleziona <em>Prioniomus</em> come nome valido e gli assegna la priorità su <em>Corcyranillus</em>. <em>Turkanillus</em> Coiffait, 1956 (specie tipo <em>T. strinatii</em> Coiffait, 1956), dell’Anatolia nord-occidentale, viene ugualmente considerato sinonimo di <em>Prioniomus</em>. Viene ridefinito il genere <em>Prioniomus</em>, considerato sister group e vicariante orientale di <em>Anillus</em> Jacquelin du Val, 1851, e brevemente discussi i caratteri derivati presenti in ciascuno. Viene descritto <em>Prioniomus</em> <em>cassiopaeus</em> n. sp. dell’isola di Kérkyra. Vengono infine brevemente ridescritte le due specie di <em>Prioniomus</em> già conosciute di Kérkyra, con alcune note su località e habitat di rinvenimento, e considerazioni sulla distribuzione generale degli Anillina nell’isola.
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Vittozzi, Serena Ensoli. "L'iconografia e il culto di Aristeo a Cirene." Libyan Studies 25 (January 1994): 61–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0263718900006245.

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Abstract:
Lo studio prende avvio dal rinvenimento di una statuetta fittile nel Santuario cireneo di Apollo sulla Myrtousa, che riproduce un giovane in posizione stante con una cornucopia nel braccio sinistro piegato e appoggiato ad un'erma e con un oggetto nella mano destra portata in basso lungo il fianco (Fig. 1).La terracotta è stata scoperta nel corso dei sondaggi stratigrafici eseguiti sulla fronte del Tempietto di Afrodite, situato sulla Terrazza Inferiore della Myrtousa immediatamente a Nord-Est dei Propilei Greci e ad Est del Donario degli Strateghi (Figg. 2, 11.1–2). Le ricerche, nate come parte del programma di lavoro sul propileo d'ingresso al sacro temenos, sull'area monumentale ad esso circostante e sul percorso della Via Sacra, hanno consentito di precisare la cronologia delle fasi costruttive del tempietto anche in relazione alle successive sistemazioni di questa parte della Terrazza Inferiore.La statuetta, ricomposta da più frammenti, si conserva per un'altezza massima di cm 20 e una larghezza di cm 11,5, mancando della parte inferiore della figura a partire da poco sopra l'articolazione delle ginocchia, di gran parte della mano sinistro con l'attributo, del collo e del corpo squadrato dell'erma (Figg. 1.1–1.4).La figura, nuda, con il mantello avvolto attorno al braccio sinistro, insiste sulla gamba destra, mentre la sinistro è leggermente divaricata e probabilmente in origine era un poco flessa. La testa, dal volto carnoso, da cui emergono i salienti del naso, della piccola bocca e del mento, è vista lievemente di tre quarti verso sinistro. La capigliatura è disposta intorno alla fronte con un addensamento di riccioli lavorati a massa. Sul torso sono ben dis-tinguibili i muscoli pettorali, l'addome con l'ombelico e la linea inguinale con il pube.
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Coccia, S., and D. J. Mattingly. "Settlement history, environment and human exploitation of an intermontane basin in the central Apennines: the Rieti survey 1988–1991, part I." Papers of the British School at Rome 60 (November 1992): 213–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009831.

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Abstract:
STORIA INSEDIAMENTALE, AMBIENTE E SFRUTTAMENTO UMANO DI UN BACINO INTERMONTANO NELL'APPENNINO CENTRALE: IL RIETI SURVEY, 1988–1991, I. PARTEQuesto progetto è diretto allo studio del paesaggio rurale intorno alla città di Rieti, nell'Italia centrale e in particolare si propone di esaminare, in un ampio fronte diacronico, il mutamento del modello insediamentale e i diversi modi di sfruttamento dell'alto bacino appenninico e delle colline e dei monti circostanti. Sono qui descritti gli scopi ed i metodi interdisciplinari del progetto e vengono riportati i principali risultati ottenuti. Lo studio degli aspetti geomorfologici ha giocato un ruolo importante nel progetto e i risultati sono presentati in due principali sezioni riguardanti una la natura dei suoli del bacino e l'altra i diversi modi della loro formazione. Il lavoro sul campo si è principalmente basato sulla ricognizione intensiva di una serie di transetti perpendicolari sul lato orientale del bacino montano di Rieti, estesa anche alle montagne circostanti. Nel corso di tre stagioni di lavoro, oltre 500 campi sono stati esaminati nell'ambito di un'area di circa 22 kmq., insieme con più ampie ricognizioni all'interno dell'intero bacino; tali ricognizioni sono state specificatamente finalizzate alla ricerca di dati che aiutassero a fornire risposte circa la problematica riguardante il mutare del quadro insediativo durante l'epoca medievale. Sono stati rinvenuti un totale di circa 200 siti di vario tipo ed epoca, sebbene si sia cercato di analizzare tali siti, durante le ricognizioni, nell'ambito dell'archeologiaoff-site. Le ricognizioni di particolari aree comprendenti un certo numero di siti con evidenti resti architettonici, sono state integrate con le evidenze portate alla superficie tramite l'aratura. Le ricognizioni miranti al rinvenimento di strutture sono risultate essere particolarmente positive, con l'individuazione di una serie di castelli e villaggi medievali, posizionati ad alte quote intorno al bacino. Durante tale progetto sono stati inoltre usati metodi geofisici di prospezione, compiendo ricognizione di resistività su larga scala per circa 20 siti: vengono qui riportati alcuni commenti preliminari sui risultati ottenuti grazie a questa tecnica. Il lavoro di tipo archeologico è stato accompagnato da una ricerca a carattere storico ed archivistico; l'articolo si conclude con una sintesi della storia insediamentale del bacino di Rieti per un periodo che va dall'età del bronzo all'età post-medievale.
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Pannuzi, Simona. "Rinvenimenti di sculture altomedioevali sulla Vigna Barberini." Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 103, no. 1 (1991): 109–13. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1991.3153.

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Fiorilla, Salvina, Annamaria Sammito, and Giuseppe Terranova. "Il castello di Modica e le prime maioliche." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 1 (May 2021): 58–66. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-001006.

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Abstract:
Gli scavi condotti nell'area del castello di Modica hanno permesso di individuare alcune antiche strutture di età normanna, mentre i rinvenimenti ceramici hanno svelato anche le altre fasi dal XIII alle più recenti. Nei livelli pertinenti alla fase quattrocentesca sono state ritrovate ceramiche rivestite che possono essere inserite tra le prime maioliche siciliane. Esse testimoniano i grandi mutamenti avvenuti nella società siciliana del ‘400.
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Mastroroberto, Marisa. "Il quartiere sul Sarno e i recenti rinvenimenti a Moregine." Mélanges de l'École française de Rome. Antiquité 113, no. 2 (2001): 953–66. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2001.9666.

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Sena Chiesa, Gemma. "Gemme romane in Italia settentrionale. Collezioni, studi, rinvenimenti: una ricognizione." Pallas, no. 83 (October 1, 2010): 224–43. http://dx.doi.org/10.4000/pallas.11084.

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Rajala, Ulla. "The bronze and iron age finds from Il Pizzo (Nepi, Vt): the results of the intensive survey in 2000." Papers of the British School at Rome 75 (November 2007): 1–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003512.

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Abstract:
I RINVENIMENTI DELL'ETÀ DEL BRONZO E DEL FERRO DA IL PIZZO (NEPI, VT): I RISULTATI DELLA RICOGNIZIONE INTENSIVA DEL 2000Questo articolo presenta i rinvenimenti protostorici documentati durante la ricognizione in località Il Pizzo (Nepi, VT) nel marzo 2000, come parte della ricognizione di Nepi, all'interno del più ampio Tiber Valley Project. La ricognizione intensiva del sito ha previsto l'utilizzo di rilevamenti tradizionali, della ricognizione con stazione totale, della raccolta complessiva di superficie lungo un transetto longitudinale sul promontorio e della raccolta aggiuntiva sui pendii. Sono stati identificati 161 frammenti di ceramica protostorica; 31 dei quali possono essere datati precisamente. Molti di questi sono attribuibili al Bronzo Finale. Due frammenti sono indubbiamente del Bronzo Medio e sette o otto potrebbero essere datati all'età del ferro. Nessun reperto è attribuibile con certezza al Bronzo Recente. Il materiale dell'età del bronzo è compatibile dal punto di vista funzionale con le attività domestiche, mentre quello dell'età del ferro suggerisce una provenienza da un'area funeraria. I dati cronologici permettono di ipotizzare che l'area rappresenti il nucleo di un insediamento a continuità di vita dal Bronzo Medio a quello Finale, seguito da un possibile iato nel Bronzo Recente e ripresa di uso nell'età del ferro, probabilmente come un'area funeraria.
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Martignoni, Marco. "Euphrasia cisalpina Pugsley (Orobanchaceae) nella Brughiera di Gallarate (Lombardia, Italia): dati storici e conferma della stazione nelle aree verdi dell’Aeroporto di milano malpensa." Natural History Sciences 1, no. 1 (August 1, 2014): 19. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2014.63.

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Abstract:
L’autore riporta i dati storici dei rinvenimenti di <em>Euphrasia cisalpina</em> Pugsley, stenoendemita insubrico occidentale, nella Brughiera di Gallarate o “Brughiera Grande” e suoi dintorni, segnalando l’attuale persistenza di una consistente popolazione all’interno dell’Aeroporto di Milano Malpensa, l’unica sopravissuta nell’area. La stazione interessa un’ampia superficie relitta di brughiera pedemontana, situata su un paleogreto del fiume Ticino tra 209 e 237 m s.l.m. La popolazione sembra trarre giovamento dalla gestione aeroportuale delle aree verdi.
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Sabbatino, Pasquale. "Luigi Pirandello e Peppino de Filippo." Quaderni d'italianistica 36, no. 1 (January 27, 2016): 193–232. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i1.26279.

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Abstract:
Nella ricca produzione teatrale di Peppino De Filippo, per la quale alla luce dei recenti studi e rinvenimenti è auspicabile una nuova stagione filologica, vengono analizzate le riduzioni napoletane di Liolà e Lumie di Sicilia (LL’uva rosa) di Pirandello. Gli interventi di Peppino sul testo pirendelliano risultano finalizzati non solo all’adattamento degli ambienti alla realtà napoletana, ma soprattutto a una personalizzazione delle messinscena, che in particolar modo nella caratterizzazione dei personaggi risente della sensibilità e delvissuto umano dell’autore partenopeo.
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Boardman, John. "The Riace Bronzes - Due Bronzi da Riace. Rinvenimento, Restauro, Analisi ed Ipotesi di Interpretazione. (Bollettino d'Arte, Serie Speciale, 3.) 2 vols. Pp. 231, 35 plates including colour, numerous figs.; 109, 106 pis. including colour, numerous figs. Rome: Ministero per i beni culturali e ambientali, 1985." Classical Review 36, no. 2 (October 1986): 282–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00106377.

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Fentress, Elizabeth. "Cooking pots and cooking practice: an African bain-marie?" Papers of the British School at Rome 78 (November 2010): 145–50. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000842.

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Abstract:
Sommarii:L'articolo prende in considerazione tre particolari forme di ceramica da cucina: l'Hayes 23B, 196 e 197. Realizzati nella Tunisia settentrionale fin dal periodo flavio, esse rappresentano le forme più comuni tra i rinvenimenti africani nei siti del Mediterraneo occidentale. Comunque, ci sono problemi nell'interpretare i modi in cui erano usati. In questa sede suggerisco che le tre forme costituissero un set per la cottura a bagnomaria (con il recipiente più basso che andava riempito per metà d'acqua; uno superiore in cui veniva immesso il cibo; e un coperchio soprastante). Vengono discusse le origini di simili vasi e il loro ruolo nella cottura.
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Buora, Maurizio. "Kleinfunde (secc. IV-VII d.C.) della regione di Ravenna - C. CAVALLARI, OGGETTI DI ORNAMENTO PERSONALE DALL'EMILIA ROMAGNA BIZANTINA: I CONTESTI DI RINVENIMENTO (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; Studi e scavi, n.s. 13; Ante Quem, Bologna2005). Pp. 222, figs. 197, col. figs. 10. ISBN 88-7849-013-X." Journal of Roman Archaeology 20 (2007): 667–69. http://dx.doi.org/10.1017/s1047759400006139.

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Mastelloni, Maria Amalia. "Il ripostiglio di Bova Marina loc. Pasquale : brevi note sui rinvenimenti monetali nell'era dello Stretto." Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 103, no. 2 (1991): 643–65. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1991.3192.

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Perkins, Phil, and Sally Schafer. "The Villa Pigneto Sacchetti excavation: a new interpretation." Papers of the British School at Rome 77 (November 2009): 273–90. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000106.

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Abstract:
I resti settecentesca della Villa Pigneto Sacchetti si trovano a Roma, a nordovest della Città del Vaticano, sul ripido fianco nella Valle dell'Inferno nel parco regionale di Monte Mario. Concepito per la famiglia Sacchetti da Pietro da Cortona, essa fu una delle poche tra i suoi progetti architettonici ad essere costruita. Nel 1990 si pensava che la villa fosse andata perduta, e così fu elaborato un progetto per collocare ed esplorare i resti materiali; nel 1992 abbiamo parzialmente scavato la villa e in seguito pubblicato una relazione di scavo (in Papers of the British School at Rome 68 (2000)). Nel 2008 è stata pubblicata la molto attesa monografia di Jörg Martin Merz, Pietro da Cortona and Roman Baroque Architecture. Senza alcun dubbio questo volume fornisce un importante contributo alla letteratura architettonica del Barocco romano. Esso include un capitolo dedicato alla Villa Pigneto Sacchetti, che prende in considerazione alcuni dei nostri rinvenimenti. Questo articolo riguarda vari punti sollevati sul nostro lavoro e offre una reinterpretazione della storia della costruzione della villa con lo scopo di riconciliare opinioni divergenti e di incorporare i progressi degli studi dal 2000.
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Presicce, Claudio Parisi. "La dea con il silfio e l'iconografia di Panakeia a Cirene." Libyan Studies 25 (January 1994): 85–100. http://dx.doi.org/10.1017/s0263718900006257.

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Abstract:
Molte città antiche utilizzarono come emblema dei primi tipi monetali prodotti vegetali o agricoli della chora che consentivano una immediata associazione con le località di provenienza delle monete. A Cirene fin dai primi conii, datati dal Robinson intorno al 560 a.C., compare il silfio, che costituisce nei diversi modi di rappresentazione (pianta, frutto, foglia, radice) il tipo principale per tutto il periodo regio.Secondo la tradizione letteraria l'apparizione della pianta era avvenuta in occasione di una pioggia abbondante e risaliva a sette anni prima della fondazione di Cirene. L'indicazione cronologica, che coincide con la data dell'arrivo in Cirenaica degli apoikoi guidati da Batto, si riferisce evidentemente al momento della scoperta del silfio da parte dei terei.La proposta di Evans di riconoscere la raffigurazione della pianta su alcune tavolette iscritte di Cnosso di età minoica, rivalutata di recente in seguito ai rinvenimenti a Cirene di materiale dell'età del bronzo, induce a non escludere che le proprietà della pianta fossero già note in precedenza. Ma al momento una eventuale conoscenza del silfio in età precoloniale può essere attribuita solo ai cretesi e non ai terei, che per giungere in Libya si servirono di Corobios, un pescatore di murici proprio dell'isola di Creta.Del resto Teofrasto e Plinio indicano che per gli apoikoi guidati da Batto si trattò di una vera e propria scoperta. E poichè l'inventio non può essere intesa come l'apparizione improvvisa di una nuova pianta, dobbiamo supporre che essa avvenne con la mediazione delle popolazioni locali, il cui ruolo nelle fasi dello sbarco e della ricerca del sito adatto allo stanziamento coloniale risulta ampiamente documentato.
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Perkins, Philip, and Ida Attolini. "An Etruscan farm at Podere Tartuchino." Papers of the British School at Rome 60 (November 1992): 71–134. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009806.

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Abstract:
UNA FATTORIA ETRUSCA NEL PODERE TARTUCHINOGli scavi della fattoria etrusca rinvenuta nel podere Tartuchino (GR) sono stati compiuti in due successive campagne, eseguite nel 1985 e nel 1986. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire una descrizione dei resti strutturali, completata da una ricostruzione della sequenza cronologica entro la quale questi sono stati edificati, un catalogo dei rinvenimenti e, infine, di dare una interpretazione dei dati ottenuti da un punto di vista economico e sociale. Il sito fu frequentato inizialmente durante l'Età del Bronzo, ma nessuna delle strutture scavate può essere riferita a questo periodo. L'occupazione etrusca è datata tra la fine del sesto e il quarto secolo a.C. La più antica struttura individuata è una ambiente rettangolare costruito in pietra con un portico ligneo e un tetto coperto da tegole. Tale struttura fu ingrandita durante la prima metà del quinto secolo e trasformata in un edificio con quattro ambienti principali ed un cortile parzialmente recintato. All'interno di tali ambienti sono stati rinvenute numerose buche di palo, interpretate come i resti di divisioni interne. L'ambiente più grande conteneva un focolare e un pithos interrato che probabilmente veniva usato per la produzione del vino. La fattoria fu abbandonata in seguito ad un incendio. Le evidenze ottenute durante gli scavi circa la produzione di vino, grano e tessuti sono qui usate allo scopo di formulare un'ipotetica ricostruzione dell'organizzazione economica del sito. Vengono inoltre confrontati i dati architettonici con quelli ottenuti da altre strutture scavate in siti dell'Etruria e del Lazio, databili ad eta arcaica e classica.
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Bugnone, Luca. "Le ali della Dea. Polissena e la Valle di Susa // Wings of the Goddess. Polyxena and the Susa Valley // Las alas de la diosa: Polissena y el Valle de Susa." Ecozon@: European Journal of Literature, Culture and Environment 9, no. 2 (October 24, 2018): 122–41. http://dx.doi.org/10.37536/ecozona.2018.9.2.2319.

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Abstract:
Formata dal movimento dei ghiacciai quaternari, la Valle di Susa è una valle alpina nel Nord Ovest italiano. Luminoso esempio di “materia narrante”, è anche terreno di scontro tra iniziative conservazionistiche e progetti infrastrutturali transnazionali. Il progetto dell’alta velocità-capacità ferroviaria, o TAV, è stato oggetto di dure critiche. Dagli anni Novanta, grandi mobilitazioni riunite sotto il vessillo No TAV dalla valle si sono estese all’intero territorio nazionale. Parallelamente, il TAV gode l’appoggio bipartisan delle forze politiche. Diversi progetti preliminari sono stati stracciati nel tentativo di sedare un conflitto quasi trentennale con le comunità locali, un conflitto che buona parte della popolazione descrive come “resistenza”, riallacciandosi all’epopea partigiana contro la piaga nazista. Il 28 luglio 2017, il Movimento No TAV ha annunciato il rinvenimento della sgargiante Zerynthia polyxena presso il torrente Clarea. Questa farfalla è inserita nella Direttiva Habitat, adottata dall’Unione europea nel 1992 per promuovere la tutela della biodiversità. Tuttavia, l’area è stata scelta come nuovo sito di cantiere da TELT, Promotore Pubblico responsabile della realizzazione e gestione della sezione transfrontaliera della futura linea Torino-Lyon. La notizia offre una lettura inedita del rapporto fra umano, tecnologia e ambiente in un contesto di altissima tensione economica e sociale quale è la Val di Susa. Nell'Ecuba, Euripide racconta che Polissena, principessa troiana, preferì farsi uccidere piuttosto che diventare schiava. La vicenda di Polissena è il cavallo di legno che introduce nel dibattito sul progetto del TAV l’assunto per cui “la liberazione della natura così ardentemente desiderata dagli ambientalisti non potrà mai essere pienamente ottenuta senza la liberazione della donna” (Gaard). Una nuova possibilità per il Movimento No TAV di far sentire la propria voce sarà illuminando la verità che il corpo della Terra e i corpi delle donne sono un unico corpo soggiogato e subordinato all’uomo, vittime dello stesso pregiudizio, quello di essere predisposti a uno scopo: compiacere, nutrire, servire. Ho ripercorso una china che va da La Dea Bianca di Robert Graves alla stregoneria al fascismo, guidato da alcune eroine letterarie. Coniugando idealmente l’ecofemminismo alla teoria designata da Edward Lorenz, battendo le ali Polissena può davvero scatenare un uragano. Abstract Formed by the movement of large ice sheets during the Quaternary glaciations, the Susa Valley is an alpine site in northwestern Italy. It is a luminous example of “storied matter,” but it is also a battlefield between visions of wild nature and the plans of “crossnational” infrastructures. The planned TAV (Treno Alta Velocità, or high-speed train) line has been the source of heavy criticism: since the 1990s, an intense mobilization has spread from the valley all across Italy under the banner of the “No TAV” movement. The TAV project has since enjoyed unwavering political support from the members of parliament, right-wing and left-wing alike. Several preliminary drafts have been overturned in the attempt to quell a three-decades–long clash with the communities, a clash that most of the local people depict as “resistance,” latching on to the partisans’ epic stories of endurance against the Nazi scourge that took place in the valley. On July 28, 2017, the No TAV movement announced the discovery of the rare and striking butterfly Zerynthia polyxena, among the rare, threatened, or endemic species in the European Union listed in the Habitat Directive adopted in 1992. Yet, the area has been chosen as the new construction site by the company entrusted with the management of the cross-border section of the high-speed railway line between Turin and Lyon (a.k.a. TELT). This piece of news provides an original point of view to address the relationship between human and non-human agencies in a context of economic and social tension such as the Susa Valley. In this paper, I compare contemporary circumstances in the valley to the ancient Greek myth of Polyxena. In the tragedy Hecuba, the dramatist Euripides describes Polyxena as the Trojan princess who prefers to kill herself rather than become a slave. Hence, the butterfly that carries her name might become a Trojan horse enshrining the idea that “the liberation of nature so ardently desired by environmentalists will not be fully effected without the liberation of women” (G. Gaard). Combining various critical strains within the Environmental Humanities–from ecofeminism and biosemiotics to environmental history and new materialism–I suggest that richer, more encompassing narratives will be generated only when the similar fate of subjugation experienced by non-human bodies and the bodies of women will be more widely recognized. I carve a meandering spatio-temporal narrative path that goes from Robert Graves’ The White Goddess to witch trials and fascism, attempting to follow an erratic fluttering pattern amongst the voices of literature. It is the very slanted figure eight pattern that Polyxena makes with its wings, and by which, according to the theory designated by Edward Lorenz, a hurricane could grow, bringing alternative world visions.Resumen Formado por el movimiento de grandes capas de hielo durante las glaciaciones cuaternarias, el valle de Susa es un enclave alpino en el noroeste de Italia. Es un ejemplo luminoso de “materia narrada”, pero también es un campo de batalla entre las visiones de la naturaleza salvaje y los planes de las infraestructuras “transnacionales”. La línea TAV (“Treno Alta Velocità” o tren de alta velocidad) ha sido objeto de fuertes críticas: desde la década de 1990 se ha extendido en toda Italia una intensa movilización bajo el lema del movimiento “No TAV”. Desde entonces, el proyecto TAV ha gozado de un apoyo político inquebrantable por parte de los miembros del parlamento, tanto de derecha como de izquierda. Varios proyectos preliminares han sido revocados en un intento de sofocar un enfrentamiento de tres décadas con las comunidades, un choque que la mayoría de la población local concibe como “resistencia”, con referencia a las épicas historias de resistencia de los partisanos contra el flagelo nazi que tuvo lugar en el valle. El 28 de julio de 2017, el movimiento No TAV anunció el descubrimiento de la sorprendente mariposa Zerynthia polyxena, entre las especies raras, amenazadas o endémicas de la Unión Europea, enumeradas en la Directiva Hábitat adoptada en 1992. Sin embargo, el lugar ha sido elegido como el nuevo sitio de construcción por la empresa encargada de la gestión del tramo transfronterizo de la línea ferroviaria de alta velocidad entre Turín y Lyon (también conocido como TELT). Esta noticia proporciona un punto de vista original para abordar la relación entre los seres humanos y el medio ambiente en un contexto de tensión económica y social como el Valle de Susa. En este artículo, comparo las circunstancias contemporáneas en el valle con el antiguo mito griego de Políxena. En la tragedia Hécuba, el dramaturgo Eurípides describe a Políxena como la princesa troyana que prefiere suicidarse antes que ser una esclava. Por lo tanto, la mariposa que lleva su nombre podría convertirse en un caballo de Troya que consagre la idea de que “la liberación de la naturaleza tan ardientemente deseada por los ecologistas no se realizará completamente sin la liberación de las mujeres” (G. Gaard). Combinando varias tendencias críticas dentro de las ciencias humanas ambientales—desde el ecofeminismo y la biosemiótica hasta la historia ambiental y los nuevos materialismos—sugiero que se generarán narrativas más ricas e incluyentes sólo cuando el destino similar de subyugación experimentado por cuerpos no humanos y cuerpos de mujeres sea más ampliamente reconocido. Trazo una ruta narrativa espacio-temporal serpenteante que va desde La Diosa Blanca de Robert Graves hasta los juicios de brujas y el fascismo, tratando de seguir un patrón de aleteo errático entre las voces de la literatura. Es el patrón inclinado de la figura de ocho que hace Políxena con sus alas, y por obra del cual, de acuerdo con la teoría designada por Edward Lorenz, un huracán podría crecer, trayendo visiones alternativas del mundo.
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Glinister, Fay. "A. Bottini and E. Setari, Basileis? I più Recenti Rinvenimenti a Braida di Serra di Vaglio. Risultati, Prospettive e Problemi (Bollettino di Archeologia 16–18, June– December 1994). Rome: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1995. Pp. 34, 50 pls, 2 figs, 2 maps." Journal of Roman Studies 86 (November 1996): 199–200. http://dx.doi.org/10.2307/300441.

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Glinister, Fay. "A. Bottini and E. Setari, Basileis? I più Recenti Rinvenimenti a Braida di Serra di Vaglio. Risultati, Prospettive e Problemi (Bollettino di Archeologia 16–18, June– December 1994). Rome: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1995. Pp. 34, 50 pls, 2 figs, 2 maps." Journal of Roman Studies 86 (November 1996): 199–200. http://dx.doi.org/10.1017/s0075435800057610.

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Maio, Nicola, Francesco Pollaro, Fabio Di Nocera, Esterina De Carlo, and Giorgio Galiero. "Cetacei spiaggiati lungo le coste della Campania dal 2006 al 2011 (Mammalia: Cetacea)." Natural History Sciences 153, no. 2 (September 1, 2012): 241. http://dx.doi.org/10.4081/18.

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Abstract:
<div class="page" title="Page 1"><div class="layoutArea"><div class="column"><p><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">Nel presente lavoro viene riportato il risultato del rilevamento degli spiaggiamenti e dei rinvenimenti in mare di Cetacei avvenuti negli anni 2006 - 2011 lungo le coste della Campania. I dati sono stati raccolti in base ad una collaborazione scientifica tra l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, il Centro Studi Cetacei e il Centro Studi Ecosistemi Marini, collaborazione, che nel 2008 è stata ratificata da un protocollo di intesa finalizzato agli interventi sui Cetacei spiaggiati lungo le coste della Campania. Nel 2009 la Giunta Regionale della Campania, su richiesta del Settore Veterinario dell’Assessorato alla Sanità, ha decre</span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">tato la “Costituzione di un Comitato di Coordinamento per l’attuazione del protocollo di intesa per gli interventi in caso di Cetacei e tartarughe spiaggiate” formato dai rappresentanti dei citati enti, delle AA.SS.LL. costiere, della Direzione Marittima di Napoli e dell’A.R.P.A.C. al fine di </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">approvare le linee </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">guida relative alla procedura operativa da adottarsi in caso di intervento per il recupero di carcasse di Cetacei spiaggiati. In totale sono stati raccolti i dati riguardanti 73 esemplari di almeno 6 specie, così </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">suddivisi: 1 </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPS'; font-style: italic;">Balaenoptera acutorostrata</span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">; 4 </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPS'; font-style: italic;">Balaenoptera physalus</span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">; 2 </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPS'; font-style: italic;">Grampus griseus</span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">; 1 </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPS'; font-style: italic;">Delphinus delphis</span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">; 9 </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPS'; font-style: italic;">Tursiops truncatus</span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">; 40 </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPS'; font-style: italic;">Stenella coeruleoalba; </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">10 </span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">Delfinidi indeterminati e 6 Cetacei inde</span><span style="font-size: 9pt; font-family: 'TimesNewRomanPSMT';">terminati. Si riporta anche il primo caso di mal rossino diagnosticato in un esemplare di Stenella striata mai segnalato prima per le coste dell’Italia continentale. </span></p></div></div></div>
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Pedroni, Guido, and Filippo Maria Buzzetti. "Il popolamento a Orthoptera e Mantodea del Parco Regionale del Corno alle Scale (Appennino Tosco-Emiliano): dati bibliografici e nuove segnalazioni di elementi boreo-orofili (Insecta)." Bollettino della Società Entomologica Italiana, April 15, 2013, 33–47. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2013.33.

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Abstract:
Ricerche condotte in alcuni anni da uno degli autori (G.P.) nel Parco regionale del Corno alle Scale (Appennino Tosco-Emiliano) hanno permesso il rinvenimento di 10 specie mai segnalate nell’area protetta che, aggiunte ai dati della letteratura, costituiscono un popolamento di 30 specie tra Mantodea e Orthoptera. Di particolare rilievo risulta Bohemanella frigida, prima segnalazione per l’intera catena appenninica e Omocestus viridulus in quanto specie di notevole rarità. Il popolamento è costituito da specie angariane settentrionali e meridionali; da neoendemiti evoluti da elementi immigrati in Appennino durante le glaciazioni pleistoceniche; da specie immigrate in Appennino nel Quaternario. Tra le specie che caratterizzano l’intero popolamento emergono quattro endemiti appenninici: Pholidoptera aptera goidanichi, Stenobothrus apenninus, Podisma emiliae, Metrioptera caprai galvagnii.
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Di Santo, Daniele, and Alessandro B. Biscaccianti. "Coleotteri saproxilici in Direttiva Habitat del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (Appennino centrale) (Coleoptera Rhysodidae, Lucanidae, Cetoniidae, Cerambycidae)." Bollettino della Società Entomologica Italiana, December 15, 2014, 99–110. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2014.99.

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Abstract:
In questa nota si presenta un aggiornamento dei dati sui coleotteri saproxilici inclusi in Direttiva Habitat presenti nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Sono state censite cinque specie, Rhysodes sulcatus, Lucanus cervus, Osmoderma eremita, Cerambyx cerdo e Rosalia alpina, per ognuna delle quali, oltre a riportarne i dati di cattura e bibliografici a noi noti, se ne discute brevemente il significato ecologico e conservazionistico. Lucanus cervus è qui citato per la prima volta dell’Abruzzo e, assieme a Rhysodes sulcatus e C. cerdo, anche per il territorio dell’area protetta. Il rinvenimento di R. sulcatus risulta particolarmente significativo sia per la rarità della specie, sia perché il reperto qui riportato ne conferma la presenza nell’Italia peninsulare.
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Infusino, Marco, and Stefano Scalercio. "Eupithecia conterminata (Lienig, 1846), una specie silvicola alloctona nuova per la fauna italiana nel Parco Nazionale della Sila, area MAB Unesco (Lepidoptera, Geometridae)." Bollettino della Società Entomologica Italiana, August 15, 2015, 85–88. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2015.85.

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Abstract:
La segnalazione di specie nuove per la fauna italiana nelle regioni meridionali è abbastanza frequente. Spesso queste specie hanno gravitazione asiatica o africana e frequentano ambienti peculiari del meridione o sono in espansione dalle coste meridionali del Mediterraneo verso settentrione. Desta pertanto particolare interesse il ritrovamento proprio al meridione, nel Parco Nazionale della sila, della prima popolazione italiana certa di una specie di alte latitudini e di climi freddi come Eupithecia conterminata (Lienig, 1846). Questa è una specie legata troficamente a Picea abies e probabilmente la popolazione rinvenuta è stata introdotta artificialmente in seguito a pratiche selvicolturali che hanno riguardato la messa a dimora, diversi decenni addietro, di piante di abete rosso nell’area di rinvenimento. Future ricerche potranno chiarire l’areale d’origine del popolamento silano e individuare i parametri ecologici che hanno determinato l’instaurarsi di una popolazione residente in un’area così meridionale dell’Europa.
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Ricchiardi, Enrico. "Description of eight new Dasyvalgus and notes on other Valgina." Bollettino della Società Entomologica Italiana, December 16, 2013, 129–39. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2013.129.

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Abstract:
The study of Valgina needs, before a general revision, of many nomenclatural acts to resolve the many inconsistencies that result from the accumulation for more than a century of descriptions of new species. In this context, those representing the Oriental genre Dasyvalgus Kolbe creates special problems for the poor morphological variability and the continuing discovery of additional new species currently (122 taxon so far - including these eight new - and many more to be described). This study is meant to help to clarify the situation with the description of eight new Dasyvalgus, defining two new junior synonyms, one nomen novum and with the redefinition od the distribution of one species.Lo studio dei Valgina necessita, prima di una revisione generale, di tutta una serie di atti nomenclatori per risolvere le molte incongrunze che derivano dall’accumularsi in più di un secolo di descrizioni di nuove specie. In questo contesto quelle rappresentanti il genere Orientale Dasyvalgus Kolbe presenta particolari problemi per la scarsa variabilità morfologica e per il continuo rinvenimento di ulteriori nuove specie (attualmente 122 taxon – inclusi questi nuovi otto – e molte altre da descrivere). Questo studio vuol contribuire a chiarire la situazione con la descrizione di otto nuovi Dasyvalgus, la definizione di due nuovi sinonimi juniori, di un nomen novum e con la ridefinizione della distribuzione di una specie.
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Crucitti, Pierangelo, Davide Brocchieri, Francesco Bubbico, Paolo Castelluccio, Francesco Cervoni, Edoardo Di Russo, Federica Emiliani, Marco Giardini, and Edoardo Pulvirenti. "Checklist di alcuni gruppi selezionati dell’entomofauna del Parco Naturale Archeologico dell’Inviolata (Guidonia Montecelio, Roma)." Bollettino della Società Entomologica Italiana, August 28, 2019, 65–92. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2019.65.

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Abstract:
Sono riportati i risultati di una indagine conoscitiva sistematica effettuata negli anni 2016-2019 su alcuni gruppi di Insecta appartenenti a odonata, orthopteroidaea, Dermaptera, Coleoptera, lepidoptera, Isoptera e Mecoptera monitorati nel Parco Naturale archeologico dell’Inviolata (Roma, Lazio). Sono descritti i principali caratteri geomorfologici, climatologici e vegetazionali dell’area studiata. I campionamenti sono stati effettuati con metodologie diversificate; raccolta manuale, trappole a caduta, sorgenti luminose, ispezione di feci, animali morti e vegetazione acquatica. È stata accertata la presenza di 533 taxa appartenenti a 101 famiglie. l’ordine maggiormente rappresentato è quello dei Coleoptera (359 taxa) cui appartiene la famiglia più rappresentata, quella dei Carabidae (77 taxa); seguono i lepidoptera con 107 taxa. Nel complesso, le specie endemiche italiane e/o rare sono numerose. Eriogaster catax ed Euplagia quadripunctaria sono protette dalla Direttiva habitat (92/43/CEE). Si segnalano in particolare il rinvenimento di Labia minor (Dermaptera), osservata per la prima volta nella Campagna Romana, e di Anthaxia lucens (Buprestidae), per la quale il Parco dell’Inviolata è l’unica stazione nota nel lazio. l’analisi biogeografica, basata sui corotipi delle specie di odonata e Coleoptera Carabidae, ha evidenziato la predominanza di elementi ad ampia distribuzione, seguiti da quelli europei e mediterranei. Sono quindi state effettuate comparazioni con l’entomofauna di aree della Campagna Romana a nord-est di Roma. È stata sottolineata l’importanza ecologica dei piccoli bacini lacustri a regime idrologico variabile presenti nell’area protetta.
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Rastrelli, A. "Nuovi Rinvenimenti in Toscana." Etruscan Studies 9, no. 1 (January 2002). http://dx.doi.org/10.1515/etst.2002.9.1.123.

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Toledo, Mario, and Mario Grottolo. "Contributo alla conoscenza dei coleotteri acquatici nei bacini idrografici della provincia di Brescia (Lombardia) (Coleoptera: Gyrinidae, Haliplidae, Noteridae, Dytiscidae, Helophoridae, Hydrochidae, Hydrophilidae, Hydraenidae, Psephenidae, Heteroceridae, Dryopidae, Elmidae)." Memorie della Società Entomologica Italiana, January 21, 2020, 3–288. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2019.3.

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Abstract:
Vengono riportati i dati riguardanti i coleotteri acquatici noti per i bacini idrografici della provincia di Brescia e della parte bergamasca e valtellinese di Valle Camonica e Val di Scalve. Non essendo possibile utilizzare la “Suddivisione orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino” (SoIUSA), che non comprende le colline moreniche e la pianura, si è deciso di suddividere il territorio in esame in 11 macroaree, soprattutto in base ai principali bacini idrografici, e in queste sono state raggruppate le località di rinvenimento di ogni singola specie. I dati sono stati estrapolati da fonti bibliografiche, da reperti inediti in collezioni private o pubbliche e da raccolte mirate effettuate nel corso del triennio 2016 – 2018. In tutto sono censite 405 località (inclusa una dubitamente attribuibile al territorio bresciano), di cui 112 frutto delle indagini sul campo effettuate in questi ultimi anni. Come risultato, attualmente sono noti in territorio bresciano 193 taxa, contro i 144 segnalati precedentemente, così ripartiti: Gyrinidae (7 specie), Haliplidae (12 specie), Noteridae (1 specie), dytiscidae (64 specie), Helophoridae (10 specie), Hydrochidae (3 specie), Hydrophilidae (47 specie), Hydraenidae (25 specie), Psephenidae (1 specie), Heteroceridae (2 specie), dryopidae (8 specie), Elmidae (16 specie); a queste si aggiungono tre specie di Elmidae non identificate e probabilmente nuove per la scienza. Per ogni specie vengono forniti l’elenco delle località in cui è stata rinvenuta, notizie sulla geonemia e biologia e una mappa della sua distribuzione in provincia di Brescia. Tra i taxa inediti per il territorio in esame, 12 specie risultano nuove anche per la lombardia, mentre la presenza di una famiglia (Psephenidae) viene confermata per il territorio regionale, essendo nota in precedenza solo per una citazione generica e molto datata. Alcune specie nuove per la provincia di Brescia, risultano rare o di particolare interesse, altre invece sono taxa comuni che si sono rivelati ampiamente diffusi nell’ area studiata, a testimonianza della scarsa conoscenza di alcune famiglie nel territorio. Nella presente indagine, si è avuta anche conferma della attuale presenza di specie rare già segnalate per la provincia di Brescia, anche col ritrovamento di nuove stazioni, mentre per altre 41 specie segnalate in bibliografia o raccolte in anni passati, non ci sono più stati ritrovamenti recenti. Tre famiglie in particolare, Gyrinidae, Haliplidae e, in misura minore, dytiscidae, hanno subìto un drammatico calo nel territorio, con la probabile estinzione di specie di notevole importanza conservazionistica, legate soprattutto ad habitat di pianura o comunque bassa quota, ma anche di specie in passato ritenute comuni o perfino abbondanti. Tra i taxa che risultano nuovi per il territorio bresciano, di particolare interesse ricordiamo Clemnius decoratus (Gyllenhal), Hydroporus incognitus Sharp, H. tristis (Paykull), Enochrus fuscipennis (Thomson), Ochthebius vedovai Ferro, Eubria palustris Germar, Dryops vienensis (Heer), Elmis latreillei (Bedel), E. obscura (Ph. Müller), mentre risultano confermate specie rare quali Hydroporus springeri G. Müller, H. erythrocephalus (linné), H. nigellus Mannerheim, Anacaena lohsei Berge Henegouwen & Hebauer, Cercyon ustulatus (Preyssler), Dryops striatopunctatus (Heer), Stenelmis canaliculata (Gyllenhal), S. consobrina dufour. Si ritiene interessante, infine, segnalare i primi dati per la provincia di Dactylosternum abdominale (Fabricius), Cercyon laminatus Sharp, Cryptopleurum subtile Sharp e Pachysternum capense (Mulsant), specie alloctone arrivate in Europa in periodi diversi e attualmente in espansione. l’analisi corologica ha mostrato una predominanza di elementi olartici e una presenza limitata di elementi a gravitazione mediterranea. lo studio corologico e lo spettro risultante è stato comparato con quello dell’Appennino piacentino, per il quale sono disponibili studi approfonditi (Rocchi & Terzani, 2016); il confronto ha evidenziato come le ripartizioni percentuali tra i differenti corotipi siano, in regioni geograficamente e geomorfologicamente differenti, sostanzialmente sovrapponibili.
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