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Academic literature on the topic 'Rischio di impresa'
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Journal articles on the topic "Rischio di impresa"
Marotta, Giuseppe, and Concetta Nazzaro. "Value portfolio in the multifunctional farm: new theoretical-methodological approaches." RIVISTA DI ECONOMIA AGRARIA, no. 2 (October 2012): 7–36. http://dx.doi.org/10.3280/rea2012-002001.
Full textNatale, Andrea. "Dopo la Thyssen." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2012): 147–66. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002004.
Full textCuffaro, Nadia, and David Hallam. ""Land grabbing" nei Paesi in via di sviluppo: investitori esteri, regolamentazione e codici di condotta." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 2 (June 2011): 131–49. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-002006.
Full textMattei, Marco Maria, Fabrizio Palmucci, and Pietro Bonetti. "Analisi di sensitività al tasso di cambio: un'informazione utile per gli investitori?" FINANCIAL REPORTING, no. 2 (June 2011): 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/fr2011-002003.
Full textFavaretto, Ilario, and Germana Giombini. "Crisi economica, criminalitŕ e vincoli di liquiditŕ delle imprese." ARGOMENTI, no. 31 (June 2011): 107–40. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-031004.
Full textRossi, Salvatore. "Controtempo: una replica." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (September 2010): 165–70. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003012.
Full textGeron, Devis, and Luciano Greco. "Supporto pubblico al capitale di rischio: lezioni dalla crisi." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (February 2013): 97–124. http://dx.doi.org/10.3280/es2012-003008.
Full textLucchese, Manuela. "La disclosure dei resoconti semestrali di gestione IAS-compliant. Evidenze empiriche sulle società quotate italiane." FINANCIAL REPORTING, no. 1 (March 2012): 75–112. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-001004.
Full textBarraud de Lagerie, Pauline, Élodie Béthoux, Arnaud Mias, and Élise Penalva-Icher. "Tra attuazione e dibattito: primi insegnamenti dalla legge francese del 2017 sul dovere di vigilanza delle imprese." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 169 (April 2021): 37–51. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-169003.
Full textTeresa Cuomo, Maria, Oscar De Franciscis, and Alex Giordano. "La rimodulazione strategica del modello di business. L'integrazione tra agri-food e turismo." ESPERIENZE D'IMPRESA, no. 2 (January 2021): 51–67. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002004.
Full textDissertations / Theses on the topic "Rischio di impresa"
Gianesini, Nicolò. "Il rischio penale nella gestione della crisi d'impresa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423881.
Full textLa tesi riguarda il rischio penale nella gestione della crisi di impresa, ed è finalizzato ad indagare i rapporti tra le tradizionali fattispecie penali previste dal Regio Decreto n. 267 del 1942 e le nuove soluzioni alternative al fallimento introdotte con le ultime riforme della “parte civilistica” della legge fallimentare, in particolare il nuovo concordato preventivo (art. 160 ss. l.f.), l’accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis l.f.) e il piano di risanamento attestato (art. 67, comma 3, lett. d) l.f.). Negli ultimi anni, infatti, per rendere maggiormente appetibili i modelli concordatari finalizzati al superamento della crisi d’impresa, il Legislatore ha operato una profonda modifica dell’impostazione originaria dell’impianto della legge fallimentare. A ciò, tuttavia, non ha fatto seguito anche una parallela operazione di coordinamento dei rinnovati istituti con le tradizionali disposizioni penalistiche. Ne è derivata un’evidente sfasatura tra gli istituti in questione, venendo meno quel parallelismo che aveva opportunamente contraddistinto la nascita della legge fallimentare nel 1942 ove, nel solco della migliore politica legislativa, venivano punite le condotte fraudolente poste in essere nell’ambito degli strumenti liquidatori o concordatari del relativo comparto “civilistico”. Dopo un’analisi del percorso evolutivo che ha avuto la legge fallimentare dal 1942 ad oggi - in modo da delinare il volto attuale degli istituti diretti a regolare il momento della crisi d’impresa e cogliere l’evoluzione delle direttive di tutela che sono emerse nell’ambito delle recenti riforme - la ricerca si muove essenzialmente in due direzioni. Da un lato viene affrontato il problema che gli atti posti in essere in ossequio (o meno) alle nuove strumentazioni civilistiche a disposizione dell’imprenditore in difficoltà possano cadere sotto la scure delle tradizionali fattispecie penalistiche - in particolare le varie forme di bancarotta, rimaste del tutto inalterate – nel malaugurato caso in cui il piano di salvataggio dell’impresa non dia i frutti sperati. Per impedire tal evenienza, con la legge n. 122/2010 di conversione del d.l. n. 8/2010, è stato introdotto, nell’ambito dei reati fallimentari, l’art. 217 bis, rubricato “Esenzione dai reati di bancarotta”. La norma, nata evidentemente col fine di assicurare, anche sotto il profilo penalistico, la protezione dell’imprenditore che ponga in essere, ad esempio, pagamenti preferenziali nei confronti di solo alcuni dei debitori in ossequio ad un piano concordato, sconta una serie di problematiche – prime tra tutte la relativa collocazione dogmatica e l’effettiva portata applicativa - che fanno dubitare della sua concreta attitudine a risolvere tutte le criticità presenti sul tappeto. Una seconda direttiva di ricerca riguarda poi la responsabilità penale del c.d. “professionista attestatore”. Questa figura - presente sotto varie forme in tutti e tre i nuovi istituti concordatari che sono stati introdotti - rappresenta una significativa novità, atteso il ruolo peculiare che essa è chiamata a svolgere in questa fase delicatissima di risoluzione della crisi di impresa. In estrema sintesi, il Legislatore ha devoluto a tale professionista il giudizio circa la bontà e la realizzabilità del piano, predisposto unilateralmente dall’imprenditore o comunque concordato con i propri debitori. Questo snodo fondamentale, tradizionalmente affidato al tribunale fallimentare – per gli evidenti interessi sottesi a tale accertamento – ora è stato demandato ad una figurata privata, scelta direttamente dallo stesso imprenditore, in modo da consentire una maggiore rapidità nella procedura in vista di una più proficua risoluzione della crisi. Anche in tale ambito va registrata l’introduzione, da parte del d.l. n. 83/2012 di una nuova norma, l’art. 236 bis f.fall. (“Falso in attestazioni e relazioni”), volta a punire l’esposizione d’informazioni false o l’omissione d’informazioni rilevanti da parte di questi professionisti attestatori nei programmi e nei piani che sono chiamati a redigere e di cui devono verificare la concreta tenuta economico-patrimoniale. Il presente lavoro, inoltre, prende in considerazione anche le ricadute del nuovo volto del concordato preventivo rispetto alla inalterata fattispecie dell’art. 236 l. fall., l’unica direttamente volta alla tutela degli strumenti alternativi al fallimento. Più in generale, la ricerca, all’esito della risoluzione di questi e altri passaggi ermeneutici, trae un quadro generale dei nuovi equilibri presenti tra le due parti della legge fallimentare, in particolar modo con riferimento ai nuovi beni giuridici tutelati nell’ambito della legge fallimentare, ove è dato scorgere una significativa compressione del tradizionale principio della par condicio creditorum, a favore dell’esigenza di proteggere il “bene impresa”.
Castellin, Roberto <1993>. "Il rischio di liquidità nell'attività di impresa bancaria: rilevanza e criticità nella gestione della liquidità operativa e strutturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20052.
Full textBernardel, Flora. "Gestione del rischio nelle reti di imprese: uno strumento di analisi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422003.
Full textNegli ultimi anni, la crescente complessità e dinamicità dei modelli di business e la necessità per le aziende di confrontarsi con uno scenario produttivo e competitivo internazionale, ha facilitato lo sviluppo del Supply Chain Risk Management (SCRM) come un’interessante area di ricerca sia per il mondo accademico che per il mondo manageriale. Il crescente aumento delle pubblicazioni scientifiche che affrontano lo studio di proprietà sistemiche delle Supply Chain, come incertezza, resilienza, agilità e robustezza, fa da sfondo ad importanti iniziative in campo manageriale, ma anche civile e politico. Alcuni esempi sono il programma di certificazione stabilito dalla norma ISO 28000:2007 nel campo del Information Security, l’introduzione dei concetti di rischio e variabilità negli strumenti di bechmarking e business process reengineering come il modello SCOR del Supply Chain Council, ma anche i provvedimenti antiterrorismo intrapresi dagli Stati Occidentali che hanno avuto implicazioni di vasta portata per il commercio internazionale. I protocolli Customs–Trade Partnership Against Terrorism (C-TPAT) and the Container Security Initiative (CSI), introdotti a partire dal 2002 sono esempi di come il dipartimento di Homeland Security degli Stati Uniti ha inteso promuovere l’adozione di Best Practices SCM, nella gestione dei rischi per i controlli alle frontiere. L’introduzione della legge Sarbanes-Oxley Act nel 2002, ha posto sotto la sorveglianza delle autorità di regolamentazione dei mercati finanziari alcuni accordi di risk sharing ed altre pratiche comuni di SCM. Tuttavia l’indeterminatezza del confine tra questioni commerciali e organizzazioni di pubblico servizio sta gettando nuove sfide di gestione del rischio per tutti gli enti interessati. Nel Regno Unito, ad esempio, il Civil Contingencies Act (2004) comprende ogni situazione che minaccia il benessere umano, tra cui l’interruzione nella disponibilità di denaro, cibo, acqua, energia e altri beni. Tutte le iniziative citate ed altre ancora, si collocano nel contesto del mercato attuale, caratterizzato principalmente da turbolenza e incertezza. Un molteplicità di motivi è alla base della tendenza all’aumento della turbolenza dei mercati. La domanda in quasi tutti i settori industriali sembra essere più volatile che in passato. I cicli di vita di prodotti e tecnologie sono diminuiti sensibilmente e la competizione sui nuovi prodotti rende la previsione della domanda e del ciclo di vita più difficile. Allo stesso tempo è aumentata la vulnerabilità delle Supply Chain ai disturbi e alle perturbazioni. Da un lato l’ambiente operativo esteso ha comportato una maggiore esposizione agli effetti di fattori esogeni come guerre, scioperi, attacchi terroristici o speculazioni, dall’altro esso ha amplificato la portata di certe variazioni nella strategia aziendale. Molte aziende hanno sperimentato un cambiamento nel profilo di rischio delle proprie Supply Chain a seguito di modifiche nei propri modelli di business, ad esempio attraverso l’adozione di pratiche lean, l’estensione dell’outsourcing e una tendenza generale a ridurre l’ampiezza della base di fornitura. A fronte delle argomentazioni precedenti che delineano l’importanza del tema, non esiste un approccio o uno schema universalmente riconosciuto per definire che cosa effettivamente costituisce un rischio a livello di Supply Chain. Secondo lo studio di Juttner et al. (2003) il SCRM può comprendere quattro aspetti gestionali chiave: - Definizione delle sorgenti di rischio nella Supply Chain - Definizione delle potenziali conseguenze avverse per la Supply Chain - Identificazione dei risk drivers - Mitigazione dei rischi per la Supply Chain Alcuni studiosi evidenziano che sebbene la letteratura sul Risk Management sia piuttosto ben sviluppata, la ricerca relativa all’identificazione dei rischi è ancora ad uno stadio preliminare. Le aziende devono investire risorse per identificare i rischi cui sono esposte attraverso un approccio sistematico; tuttavia le metodologie formali di supporto a questi tipi di approccio sono ampiamente insufficienti. Lo scopo di questa tesi è dunque di sviluppare e validare uno strumento di SCRM, strutturato e robusto che supporti le aziende nella gestione e valutazione dei rischi proveniente dalle Supply Chain. Esso è stato approntato nel rispetto dei seguenti requisiti: - che sia uno strumento di Risk Assessment, e consenta la valutazione contestuale dei rischi di tipo puro e speculativo, con una focalizzazione sull’analisi delle pratiche organizzative e delle scelte gestionali che in funzione del contesto sono più suscettibili di veicolare forme diversificate di Supply Chain Risk; - che ponga l’attenzione sull’impatto dei rischi attraverso l’adozione di un sistema di variabili aggregate (misure di prestazione della Supply Chain). Non si realizza pertanto la mappatura di tutto il network, che richiederebbe la disponibilità o l’accesso ad informazioni e dati, che spesso l’azienda di riferimento non possiede. La prospettiva adottata è infatti relativa all’azienda focale, ovvero alla valutazione dei rischi cui un’azienda è esposta in virtù delle caratteristiche del network o dei network in cui è inserita, e degli strumenti o pratiche organizzativo-gestionali di cui si è dotata. Poiché il riferimento è a contesti e strutture interconnesse e interdipendenti come tipicamente sono le Supply Chain, il rischio deve essere considerato relativamente all’intero network di organizzazioni coinvolte. Questa ricerca si basa su un adattamento e un’estensione del modello di rischio proposto da Ritchie and Marshall (1993). Secondo quanto ipotizzato, la funzione “Supply Chain Risk” si configura come un’espressione composta, in cui confluiscono i contributi (per ora assunti indipendenti) di alcune macro-aree o domini (Variabili ambientali, Variabili di settore, Variabili sulla configurazione della Supply Chain, Variabili relative ai membri della Supply Chain, Variabili relative alla strategia organizzativa, Variabili specifiche, Variabili collegate ai decision-maker). Questa schematizzazione consente di collocare nelle macro-famiglie elencate un numero potenzialmente infinito di “fattori di rischio”, che espongono il business aziendale e l’organizzazione a conseguenze indesiderate in termini di rischio ma anche di performance. Il concetto “fattore di rischio” è qui introdotto per indicare un vasto insieme di pratiche gestionali ed organizzative che possono avere un impatto (in termini di probabilità e conseguenze) sui risultati; così come possono fornire delle opportunità per migliorare le prestazioni sebbene a fronte di un incremento del rischio potenziale. La ricerca è volta a dimostrare che una tale struttura costituisce un’ottima base di riferimento per ogni schema di Assessment del rischio nella Supply Chain. Essa assume quindi un significato rilevante dal punto di vista concettuale, inserendosi in un filone di letteratura ancora non completamente esplorato, e dal punto di vista pratico attraverso gli obiettivi elencati.
Paquola, Mattia <1994>. "La gestione del rischio nelle imprese di assicurazione: l'Enterprise Risk Management." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16854.
Full textIndiani, Andrea <1990>. "L'evoluzione delle tecniche di gestione del rischio e di risk disclosure nel bilancio d'esercizio : Analisi empirica sulle società quotate italiane." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12073.
Full textSech, Emma <1990>. "Capacità di innovare, orientamento alla crescita e propensione al rischio come driver del processo di internazionalizzazione nelle Piccole e Medie Imprese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6318.
Full textTitotto, Lisa <1997>. "Limited edition e co-branding: analisi cross-settoriale di strategie, rischi e benefici nel settore dei beni di consumo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20380.
Full textAlessi, Matteo <1994>. "“L’utilizzo dei big data nel settore assicurativo: opportunità, rischi, problemi etici e limiti di uso”." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20072.
Full textSeccareccia, Pietro <1996>. "La pianificazione ed il controllo dell’esposizione al rischio nelle imprese - la pratica aziendale e l'utilizzo degli strumenti finanziari di hedging." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18133.
Full textLIBRACE, GIOVANNI. "La gestione dei rischi d'impresa nelle operazioni di finanza straordinaria." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/268.
Full textThis thesis outlines the importance that risk management is getting in the life of organizations. Stakeholders, ranging from employees to investors, must understand how to quantify the tradeoffs of risk against the potential return, because the failure to identify and manage the essential nature of risk can have consequences on the possibility for an organization to achieve its objectives. After introducing the concept of risk, it is analyzed the Enterprise Risk Management (ERM) approach and the benefits for companies that decide to adopt it. In particular there is a focus on its importance in some circumstances in the life of an organization and it is shown how evaluation of risk profile and responses can be critical in mergers and acquisitions, public offer of securities and other corporate finance decisions. Due diligence process and, in particular, risk management and insurance due diligence is described as an effective instrument to understand to what risks a company is exposed to and how it manages them. In conclusion, some transaction solutions (i.e. representations & warranties insurance, public offering of securities insurance, environmental solutions) - that can be used to mitigate the company risk profile, transferring some risks to specialized insurance markets - are illustrated.
Books on the topic "Rischio di impresa"
Anelli, Franco. Caso fortuito e rischio di impresa nella responsabilità del vettore. Milano: A. Giuffrè, 1990.
Find full textAlberto, Azario, and Associazione italiana degli investitori istituzionali nel capitale di rischio., eds. Medie imprese familiari: Capitale di rischio e quotazione. Milano: Guerini e associati, 1997.
Find full textL, Scandizzo Pasquale, Atella Piero, and Istituto Guglielmo Tagliacarne, eds. Fattori di rischio e di sviluppo nelle nuove imprese del Mezzogiorno. Milano, Italy: FrancoAngeli, 1997.
Find full textLe imprese della famiglia italiana: Rischi, bisogni, dinamiche di coppia, strategie e reti di sostegno. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2002.
Find full textDal capitale di credito al capitale di rischio: Tesi e proposte per il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese ; atti del convegno tenutosi presso l'Efibanca il 3 aprile 1984. Milano: Franco Angeli, 1985.
Find full textDiritto Bancario in Pillole: La Cura per il Sovraindebitamento e la Crisi Di Impresa. Analisi Bancaria, Tutela Dei Consumatori,fideiussioni Illecite e Monitoraggio Centrale Rischi. Independently Published, 2020.
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