Academic literature on the topic 'Risonanza magnetica cardiaca'
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Journal articles on the topic "Risonanza magnetica cardiaca"
Pancaldo, Diego, Gisella Amoroso, Enrico Armando, Antonia Bassignana, Umberto Barbero, Alberto Battisti, Giuliana Bricco, et al. "Caso di miocardite acuta successiva a vaccinazione COVID 19." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 4 (March 22, 2022): 264–67. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-8.
Full textDi Lullo, Luca, Fulvio Floccari, Rodolfo Rivera, Antonio De Pascalis, Vincenzo Barbera, Moreno Malaguti, and Alberto Santoboni. "L'ipertrofia ventricolare sinistra nei pazienti affetti da malattia renale cronica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 3 (October 9, 2014): 281–89. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.921.
Full textErbetta, A., R. R. Claney, and R. A. Zimmerman. "Lesioni cerebrali in neonati affetti da cardiopatia congenita, sottoposti ad arresto cardiocircolatorio e ipotermia durante il trattamento chirurgico." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 67. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s225.
Full textCocchia, Rosangela, Antonello D’Andrea, Roberto Padalino, Marianna Fontana, Giuseppe Limongelli, Pietro Muto, Raffaele Calabrò, Maria G. Russo, Giuseppe Pacileo, and James C. Moon. "La risonanza magnetica cardiovascolare nella valutazione dello scompenso cardiaco: dalla morfologia alla caratterizzazione tissutale." Journal of Cardiovascular Echography 22, no. 2 (June 2012): 60–73. http://dx.doi.org/10.1016/j.jcecho.2012.03.002.
Full textAbate, Cecilia, Nicola Sforza, Cesare Amico, Annalisa Simeone, and Giuseppe Guglielmi. "Ruolo della risonanza magnetica cardiaca nella caratterizzazione e pianificazione chirurgica in un caso di mixoma cardiaco destro." Journal of Radiological Review 5, no. 4 (September 2018). http://dx.doi.org/10.23736/s2283-8376.18.00082-7.
Full textAbate, Cecilia, Nicola Sforza, Cesare Amico, Annalisa Simeone, and Giuseppe Guglielmi. "Ruolo della risonanza magnetica cardiaca in pazienti con sindrome coronarica acuta e stenosi non critica alla coronarografia." Journal of Radiological Review 5, no. 4 (September 2018). http://dx.doi.org/10.23736/s2283-8376.18.00083-9.
Full textCannata, Francesco, Mauro Chiarito, Jorge Sanz-Sanchez, Davide Cao, Matteo Sturla, Damiano Regazzoli, Bernhard Reimers, Gianluigi Condorelli, Giuseppe Ferrante, and Giulio Stefanini. "456 Monotherapy with a P2Y12 inhibitor or aspirin for patients with established atherosclerosis: an updated meta-analysis." European Heart Journal Supplements 23, Supplement_G (December 1, 2021). http://dx.doi.org/10.1093/eurheartj/suab129.
Full textAlberto, Martini, Morelli Giovanni, Nappa Elena, and Notorio Maurizio. "Come eseguire lo studio cardiaco T2 star pesata di risonanza magnetica per gli accumuli di ferro nella talassemia." Journal of Advanced Health Care, February 10, 2020, 36–39. http://dx.doi.org/10.36017/jahc2002-001.
Full textDissertations / Theses on the topic "Risonanza magnetica cardiaca"
Linsalata, Mariateresa. "Il ruolo della risonanza magnetica nello studio delle miocarditi." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7971/.
Full textCocco, Luca. "Analisi di nuovi indici di dissincronia da mappe cardiache 3D: un approccio innovativo imaging-based al problema clinico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.
Find full textPerazzolo, Marra M. "CARDIAC MAGNETIC RESONANCE IMAGING IN DILATED AND ARRHYTHMOGENIC CARDIOMYOPATHIES: AN INSIGHT INTO CLINICAL AND PATHOLOGICAL SIGNIFICANCE OF LATE GADOLINIUM ENHANCEMENT." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3425338.
Full textIntroduzione: Le cardiomiopatie rappresentano un gruppo eterogeneo di malattie del muscolo cardiaco la cui caratterizzazione tissutale finora è stata eseguita prevalentemente mediante analisi ex vivo. La risonanza magnetica cardiaca (RMC), grazie all’utilizzo di apposite sequenze e all’impiego di un mezzo di contrasto (gadolinio, visibile come Late Gadolinium Enhancement, LGE), rende possibile una caratterizzazione tissutale in vivo. L’analisi della sede ed estensione dell’LGE permette di differenziare la cicatrice miocardica post-infartuale (LGE sub endocardico o trans murale) rispetto ad altre cicatrici di tipo non ischemico. Nelle diverse cardiomiopatie, il significato prognostico dei depositi di LGE non è del tutto chiarito, se non in parte per la cardiomiopatia ipertrofica. In generale la presenza di LGE nel contesto di una cardiomiopatia viene identificato con la presenza di fibrosi miocardica, nonostante il meccanismo di deposito del gadolinio non sia uguale nelle diverse eziologie di cardiomiopatie, non necessariamente associate a fibrosi miocardica. Nell’ambito delle cardiomiopatie, la cardiomiopatia dilatativa (non dovuta ad una eziologia ischemica) (CMD) si caratterizza da un punto di vista istologico per la presenza di fibrosi interstiziale, con o senza fibrosi sostitutiva, entrambe associate ad una prognosi infausta. Una diversa patologia miocardica in cui la RMC offre una eccezionale capacità di caratterizzazione tissutale è la Cardiomiopatia Aritmogena del Ventricolo Destro (CAVD), una miocardiopatia dovuta ad una progressiva atrofia miocardica con successiva sostituzione fibroadiposa. Benché la RMC stia consolidando il suo ruolo nella pratica clinica, non è stata ancora eseguita una applicazione estensiva della RMC in queste due differenti cardiomiopatie a scopo diagnostico e prognostico, ed ancor più manca una analisi sistematica delle correlazioni tra i diversi quadri radiologici ed i tradizionali parametri invasivi e non-invasivi di queste cardiomiopatie. Scopo dello Studio: al fine di valutare il significato clinico e prognostico dell’LGE nelle CMD e nella CAVD sono state perseguite le seguenti linee di ricerca: 1) nei pazienti affetti da CMD il significato prognostico dell’LGE nelle DCM, con particolare riferimento ad un end-point di eventi combinati ed all’outcome aritmico; 2) nei pazienti affetti da CAVD il confronto tra i diversi aspetti alla RMC ed 1a) i quadri elettrocardiografici; 1b) il confronto con dati ottenuti dal mappaggio endocavitario del ventricolo destro (“Endocardial Voltage Mapping”, EVM); 1c) il significato prognostico dell’LGE; 3) il significato della alterazioni di caratterizzazione tissutale alla RMC confrontati con i dati istologici dei pazienti con biopsia endomiocardica (BEM) o che sono andati incontro a decesso/trapianto cardiaco nei due gruppi. Materiali e Metodi: tra il Gennaio 2007 e il Dicembre 2010 sono stati arruolati prospetticamente i pazienti riferiti presso il nostro Centro per una valutazione invasiva per il riscontro di una dilatazione del ventricolo sinistro (Gruppo CMD, A) o per sospetta CAVD (Gruppo CAVD, B). Gruppo CMD (A): sono stati valutati 210 riferiti per riscontro di dilatazione ventricolare con esordio subacuto-cronico (≥ 1 mese), con o senza pregressa storia di scompenso cardiaco, che durante la stessa ospedalizzazione sono stati sottoposti a coronarografia, RMC con contrasto e BEM. Gruppo CAVD (B): 52 soggetti riferiti presso il nostro Centro per sospetta CAVD e la cui diagnosi è stata raggiunta in accordo con i correnti criteri clinico-strumentali recentemente modificati. Durante la stessa ospedalizzazione sono stati sottoposti RMC con contrasto e studio elettrofisiologico con EVM e BEM in casi selezionati. Ogni paziente appartenente ad entrambi i gruppi è stato sottoposto ad un follow-up clinico-strumentale. Resultati: Gruppo A. Sulla base dei risultati della coronarografia i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi in base alla presenza o meno di coronaropatia: in 99 è stato definita una eziologia ischemica alla base della disfunzione ventricolare, 111 non mostravano alcuna coronaropatia (gruppo CMD). Il gruppo dei soggetti ischemici è stato escluso dalla successive analisi. Rispetto all’angiografia coronarica, la RMC ha dimostrato un’ottima accuratezza diagnostica (96.5%) nell’escludere una eziologia ischemica. Nel gruppo A la presenza di un LGE di tipo non-ischemico è stata riscontrata in 67 casi (60.4%) mentre era assente in 44 (39.6%). Nessuna differenza nei volumi ventricolari e funzione sistolica è stata riscontrata nei due sottogruppi. Nei 67 pazienti con LGE era presente un pattern di tipo “gray” in 12, tipo stria “midural”/epicardica in 49 (73.1%), alla giunzione settale tra ventricolo destro e sinistro isolatamente in 4 (5.9%), associato ad altri pattern in 25 (37.3%), ed infine tipo “patchy” in 2 casi (2.9%). Nei pazienti con LGE, l’estensione media era pari al 6.3%+/-8.8% della massa del ventricolo sinistro. In 58 casi è stata eseguita la BEM: 33/58 pazienti (56.9%) mostravano aspetti di fibrosi sostitutiva; di questi, 23/33 (69.7%) mostravano anche LGE alla RMC. In 13/58 casi (22%) si riscontrava una BEM negativa: in questo sottogruppo di soggetti era presente un LGE in 9/13 (69.2%): nella maggioranza dei casi (8/9 pari all’89%) l’LGE era tipo stria “midmural”/epicardica, in uno solo (11%) tipo “patchy”. Nel gruppo A il range del follow-up è 8 anni-1 mese. Le curve di sopravvivenza Kaplan-Meier per eventi combinati ed aritmie ventricolari maggiori hanno mostrato una differenza significativa tra i due gruppi di pazienti con una prognosi peggiore nel gruppo con LGE (Wilcoxon-Breslow: p< 0.05). La quantità totale di LGE si è dimostrata associata alle aritmie ventricolari (HR 1.05, 95% CI 1.02-1.08; p<0.0001); tale correlazione rimaneva anche all’analisi multivariata aggiustata per una frazione d’eiezione inferiore al 30% (HR 1.067, 95% CI 1.034-1.1; p<0.0001).I pazienti con LGE mostravano un rischio di 2.5 per la comparsa di aritmie ventricolari e mediante l’analisi della curva ROC la percentuale di LGE pari a 3.5% è risultato il miglior valore predittivo di eventi aritmici (HR 4.11 (95% CI 1.3-12.7; p<0.001). Gruppo B. Sulla base dei risultati della RMC, 24 soggetti (46%) sono stati definiti affetti da un forma “classica”, 14 (27%) “dominante sinistra”, e 14 (27%) “biventricolare”. Analizzando la correlazione tra ECG e RMC, gli unici predittori della dilatazione del ventricolo sinistro sono risultati la presenza di un sopraslivellamento del tratto ST e le T invertite oltre V3 (p<0.05); nelle sequenze per la caratterizzazione tissutale la presenza di LGE a carico del ventricolo sinistro era associata ad un sopraslivellamento del tratto ST. Dall’analisi di confronto tra mappaggio endocavitario (EVM) e LGE è emerso che in 21/23 (91%) si dimostrava la presenza di un voltaggio ridotto, per un totale di 45 cicatrici elettroanatomiche. La presenza di LGE a carico del ventricolo destro si è riscontrata in 9/23 (39%) casi, per un totale di 23 cicatrici alla RMC: in 24 casi vi è stato un mismatch tra le due metodiche nel riconoscere le cicatrici di sostituzione fibro-adiposa. In 9/12 (75%) dei soggetti con EVM patologico/RMC normale, sono state riscontrate aree di LGE in almeno una regione del ventricolo sinistro. Il follow-up medio dei pazienti con CAVD arruolati nel follow-up (52; 34 maschi; età media 33+/-15 anni) è stato di 25.6 mesi (38+/-4 mesi). Considerando come eventi maggiori la morte cardiaca (abortita o meno), la fibrillazione/tachicardia ventricolare, morte/trapianto cardiaco gli eventi combinati sono stati 12 (7 nel gruppo con LGE e 5 in quelli senza LGE). Non si è dimostrata alcuna differenza in termini di tempo libero da eventi nei tre gruppi. Conclusioni: La RMC nell’ambito dello studio della CMD e della CAVD offre delle capacità diagnostiche al di là delle tradizionali metodiche di imaging. Nella CMD presenta un’ottima accuratezza diagnostica, rispetto alla ventricolo-coronarografia, nell’escludere una eziologia ischemica alla base della dilatazione e disfunzione ventricolare. La presenza di LGE nella DCM è in grado inoltre di individuare i paziente a maggior rischio aritmico. Tuttavia se confrontata con la BEM, l’accuratezza diagnostica della RMC rimane bassa, probabilmente a causa del suo potere di risoluzione spaziale che limita il riconoscimento di piccole aree di fibrosi miocardica. D’altra parte, la RMC è in grado di vedere lesioni epicardiche che non sono raggiunte dalla BEM supportando così l’importanza di una valutazione combinata delle due metodiche nelle CMD. Nei soggetti con CAVD, la RMC si conferma tecnica di imaging capace di esplorare l’intero spettro di alterazioni morfo-funzionali e tissutali della CAVD, che spesso è una malattia bi ventricolare e non può essere esclusiva del ventricolo destro. Il confronto tra ECG e RMC indica la presenza di un sopraslivellamento del tratto ST e l’inversione delle onde T come predittori della dilatazione del ventricolo sinistro; la presenza di LGE a carico del ventricolo sinistro è associato ad un sopraslivellamento del tratto ST. Analizzando i dati relativi al mappaggio elettronatomico, emerge come quest’ultimo riconosca più cicatrici di quanto non riesca a fare la RMC, probabilmente per la difficoltà di riconoscere un LGE a carico della parete assai assottigliata del ventricolo destro. Tuttavia la capacità della RMC di riconoscere le lesioni anche a carico del ventricolo sinistro, laddove il mappaggio elettroanatomico non viene applicato, suggerisce un sinergismo diagnostico tra le due metodiche. Probabilmente il breve tempo di follow-up nel quale si è indagato il significato prognostico dell’LGE a carico del ventricolo sinistro ha reso non significativa la differenza in termini di tempo libero da eventi nei tre gruppi. Studi futuri su casistiche più numerose, tipizzate dal punto di vista genetico e con RMC seriate, delucideranno meglio il significato prognostico di un coinvolgimento precoce del ventricolo sinistro.
Cacciavillani, Luisa. "Magnetic resonance imaging of acute myocardial infarction: an insight into pathophysiology." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3421767.
Full textI pazienti inclusi nello studio dal dicembre 2005 all’ottobre 2008 sono stati 300. Per ogni paziente sono stati raccolti i dati di MRI insieme a dati clinici, ecocardiografici, elettrocardiografici ed agiografici. 1.Il primo studio, condotto su una serie di pazienti selezionati in base ad un flusso TIMI preprocedurale inferiore a 3, ha dimostrato che la durata dell’ischemia miocardica rappresenta il maggior determinante della transmuralità di necrosi e della presenza di danno microvascolare. In particolare nei 64 pazienti analizzati, con un tempo medio di ischemia di 190±110 min; l’analisi multivariata ha confermato che il ritardo nel trattamento riperfusivo era correlato sia con la transmuralità di necrosi (odds ratio per 30 min, 1.37, p = 0.032), sia con la presenza di severo danno microvascolare (odds ratio per 30 min, 1.21; p = 0.021), entrambi valutati mediate MRI. 2.Nei primi 76 pazienti è stata inoltre valutata l’influenza della transmuralità di necrosi, dell’infarct size e della presenza di zone di ostruzione microvascolare sul rimodellamento ventricolare: analizzando tutti questi parametri è emerso in questa prima serie di pazienti che la transmuralità di necrosi è il maggior determinante del remodeling; l’infarct size e l’ostruzione microvascolare alla MRI presentavano un valore predittivo aggiunto rispetto alla transmuralità stessa. In questa esperienza preliminare i volumi ventricolari sono stati valutati mediante follow-up ecocardiografico con una media di 6±1 mesi dall’evento acuto. In particolare all’analisi univariata la necrosi transmurale, la severa ostruzione microvascolare, l’infarct size ed I livelli di troponina I (valori di picco) risultavano direttamente correlati con il rimodellamento ventricolare ed inversamente associati alla frazione d’eiezione al follow-up (p <0.001). All’analisi mutlivariata, solo la necrosi transmurale ed i livelli di troponina I emergevano come predittori indipendenti di rimodellamento ventricolare. Inoltre la necrosi transmurale si dimostrava un più potente predittore di rimodellamento, sia in termini di volumi ventricolari (R2 = 0.19), sia di funzione sistolica (R2 = 0.16). 3.Raccogliendo i dati clinici dei pazienti anche durante il follow-up è stato possibile anche raccogliere i dati inerenti gli eventi maggiori, in particolare il decesso per cause cardiache: due dei soggetti seguiti nel follow-up sono stati oggetto di una analisi comparativa delle immagini alla MRI nel post-AMI con i reperti autoptici ed istologici, nonché con i dati derivati dalle MRI eseguite ex-vivo in questi stessi pazienti. Dall’analisi delle immagini T1 e T2 pesate è emerso che le aree ipointense identificate come core ipointenso nell’ambito dell’area di necrosi ed attribuite fino ad allora solo a fenomeni di no-reflow intravascolare, in realtà corrispondevano a zone di vera emorragia intramiocardica. In particolare le aree a basso segnale osservate nelle sequenze T2 ex-vivo, correlavano fortemente con l’emorragia quantificata all’istologia (R = 0.93, p = 0.0007). 4.Un analisi successiva si è proposta di valutare il peso delle nuove terapie antiaggreganti sulla genesi di tale fenomeno. I nostri dati indicano come la presenza di aree ipointense dopo gadolinio siano più legate alla presenza di necrosi transmurale piuttosto che all’impiego di farmaci antiaggreganti per via infusiva come l’Abciximab. In particolare suddividendo i pazienti in due gruppi in base all’impiego di Abciximab, i pazienti in cui tale strategia terapeutica è stata messa in atto presentavano una transmuralità di necrosi pari a 3.03±2.8 segmenti rispetto ai 3.09±2.9 (p=0,9) del gruppo controllo; analogamente la presenza di severa ostruzione microvascolare non si associava ad una terapia specifica impiegata (1.05±1.5 versus 1.06±1.8 segmenti). All’analisi multivariata la severa ostruzione microvascolare risultava correlata esclusivamente con la transmuralità di necrosi (O.R. 1.5; p<0,001) e l’età (O.R. 1.1; p=0.02), ma non alla somministrazione di Abciximab. 5.Un successivo sviluppo è stato quindi quello di valutare in vivo l’incidenza, a partire dalle osservazioni desunte dai due casi autoptici, dell’infarto emorragico definito come stria mesoventricolare ipointensa in T2 ed in T1 (all’interno dell’hyperenhancement tardivo della cicatrice post-infartuale): nella nostra casisistica, analizzando solo i casi di AMI transmurale, è emerso che circa il 37% degli IMA presentava fenomeni di emorragia intramiocardica. 6.Infine abbiamo confrontato, indipendentemente dall’estensione della necrosi, i tradizionali parametri angiografici di mancata perfusione miocardica dopo PTCA ( flusso TIMI e Mycardial Blush Grade MBG) con la presenza alla MRI di aree di no- reflow (identificate come aree di hypoenhancment tardivo). E’ emersa una significativa correlazione (p< 0.001) tra scarsa o assente riperfusione all’angiografia e presenza alla MRI di zone di ostruzione del microcircolo. Inoltre all’interno dei pazienti con MBG. pari a 0 è stato possibile identificare i casi con staining angiografico, indicativo di “spandimento” di mezzo di contrasto nel muscolo cardiaco: tale reperto risultava strettamente associato, anche da un punto di vista topografico, con la presenza di hypoenhancement tardivo, e quindi con segni MRI di emorragia intramiocardica. Conclusioni Il nostro lavoro ha permesso di identificare mediante uno studio prospettico, consecutivo, tutti i dati inerenti la caratterizzazione tissutale mediante MRI del miocardio dopo AMI. Successivi studi di follow-up già in corso in una casistica così numerosa forniranno il reale significato prognostico di queste osservazioni.
Marino, Marco. "Studio e sviluppo di tecniche automatiche per la valutazione di massa e volumi del ventricolo sinistro in risonanza magnetica cardiaca." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7005/.
Full textSpadotto, Veronica. "Accuratezza diagnostica e implicazioni prognostiche della fibrosi ventricolare destra evidenziata tramite risonanza magnetica cardiaca in pazienti adulti con tetralogia di Fallot corretta." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426719.
Full textBackground: Repaired Tetralogy of Fallot (RToF) patients show structural and functional right ventricular (RV) changes which can act as substrates for malignant ventricular arrhythmias. Left ventricular late gadolinium enhancement (LGE) detected by cardiac magnetic resonance (CMR), has been demonstrated to be a predictor of such arrhythmias in a variety of cardiac diseases. However, the sensitivity and prognostic value of RV-LGE is less well established and its role for risk stratification of RToF patients is still unproven. The aims of our study were: 1) to compare the accuracy of RV scar detection in RToF between CMR and histological findings on whole heart specimens; 2)to validate the use of three-dimensional CMR (3D-CMR) for RV scar detection/quantification in RTOF using invasive electroanatomic mapping as gold standard; 3) to assess whether the extent and/or location of RV LGE significantly correlates with ventricular tachycardia (VT) inducibility during electrophysiological study (EPS) and with outcomes at follow-up. Methods: 1)Searching the CMR database of Padua University Hospital, collecting scans from January 2004 to present, patients with RTOF aged >18 years at the time of scan were selected; all available RV LGE images were then analysed and cross-matched within the Anatomical Collection of Congenital Heart Diseases (CHD) (Cardiovascular Pathology of the University of Padua) in order to perform macroscopical and histopatological analysis on those hearts which underwent CMR in vivo. 2) 3) Among adults with congenital heart disease followed up at Royal Brompton Hospital (London, UK), the study prospectively enrolled, since 2009, consecutive patients with RToF who underwent both 3D-CMR evaluation with LGE and electrophysiological study with RV voltage mapping (CARTO® system) and programmed ventricular stimulation. The presence and amount of RV LGE were assessed with a dedicated software and correlated with the results of the EPS and the occurrence of major events (cardiac death, ventricular fibrillation - VF, sustained ventricular tachycardia - SVT- and appropriated ICD intervention) during follow up. Results: 1) Among the 16 adult patients with rTOF scanned, 15 patients (11 males, 57.5%; median age 35.7 years, 22.7-41.9) with RV LGE suitable for analysis were identified. Semiquantitative 2D LGE analysis showed a median RV LGE of 27.22 (12.2-40.8) g, with a percentage of 22.5 (10.1-29.9) % of the RV myocardium. Cross-matching with the Cardiovascular Pathology Registry lead to the identification of a single patient, and clear correlation was seen of areas of RV fibrosis demonstrated in vivo by CMR and the whole heart. 2) and 3) Among the 63 patients initially enrolled, 55(35 males, 63.6%; median age 38.3 years, 29.6-50.9) both underwent full EPS and had 3D LGE CMR suitable for analysis. 3D CMR imaging revealed the presence of RV LGE in all patients, with a median extent of 23.8 (15-32.2) cm3. Concordance between regional distribution of RV LGE and low-voltage area at endocardial voltage mapping was high (88%, κ= 0.73, p<0.001), and the extent of RV LGE significantly correlated with VF/SVT inducibility (p=0.005). During a mean follow up of 5,8±2,8 years, 11 patients out of 55 (20%) experienced major cardiac events (VT/VF and/or cardiac death). 9 out of 11 patients (81.8%) with events at follow up had a RVLGE ≥30 cm3, compared to 11/44 (25%) without events (p=0.001). There was no association between morfofunctional parameters such as RV volumes and function or RV LGE localization and major events during follow-up. Conclusions: Evaluation of RV-LGE by 3D CMR appears to be an accurate non-invasive technique for assessment of RV scars compared to current invasive gold-standard (electroanatomic voltage mapping) and for non-invasive arrhythmic risk stratification in RToF. Further follow-up studies on larger populations are required to validate the prognostic role of RV-LGE in this setting.
NUGARA, Cinzia. "Effetti della Terapia con Sacubitril/Valsartan sulla Capacità di Esercizio dei pazienti con Scompenso Cardiaco a Frazione di Eiezione Ridotta (HFrEF) nel Follow-up a Breve, Medio e Lungo Termine e Ruolo della percentuale di Delayed Enhancement (DE) alla Risonanza Magnetica Cardiaca (CMR) sulla risposta alla terapia: uno Studio Multicentrico." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/477048.
Full textIntroduction: Sacubitril/valsartan in heart failure (HF) with reduced ejection fraction (HFrEF) was shown to be superior to enalapril in reducing the risk of death and hospitalization for HF. The aim of this study was to evaluate cardiopulmonary effects of sacubitril/valsartan in patients with HFrEF and the possible correlation with the degree of myocardial fibrosis assessed with cardiac magnetic resonance (CMR). Methods: An observational, prospective study was conducted. 134 outpatients with HFrEF underwent serial cardiorespiratory tests after initiation of therapy with Sacubitril / Valsartan. Of these, 54 patients underwent CMR. The remaining 80 patients did not perform CMR as they had undergone ICD implantation prior to enrollment in the aforementioned study. Results: After a mean follow-up of 13.3 ± 6.6 months, a reduction in systolic blood pressure (p <0.0001), an improvement in FE (p = 0.0003), a reduction in the E/A ratio (p = 0.007), inferior vena cava size (p = 0.009) and NT-proBNP levels (p = 0.007) was observed. During the follow-up, we observed an increase in peak VO2 of 16% (Δ = + 5 mL / Kg / min; p <0.0001) and in O2 pulse of 13% (Δ = +1, 7 mL / beat; p 0.0002), as well as an improvement in ventilatory response associated with a 7% reduction in the VE/VCO2 slope (Δ = 2.5; p = 0.0009). VO2 at the anaerobic threshold (AT-VO2) went from 11.5 +2.6 to 12.5 +3.3 mL / kg / min (p = 0.021); furthermore, an 8% increase in the Δ VO2 / Δ Work ratio (Δ = +0.8 mL / beat; p 0.0001) and an 18% increase in the tolerance to physical exercise (Δ = +16 Watt; p <0.0001). In multivariate logistic regression analysis, the main predictors of events during follow-up were the VE/VCO2> 34 [OR: 3.98 (95% CI: 1.59 10.54); p-value = 0.0028]; the presence of ventilatory oscillation [OR: 4.65 (95% CI: 1.55 1 6.13); p value = 0.0052] and the hemoglobin value [OR: 0.35 (95% CI: 0.21 0.55); p value <0.0001]. In the subgroup of patients undergoing CMR, a lower response after sacubitril/valsartan therapy was observed in the presence of Delayed Enhancement (DE) > 4.6% in terms of improvement in peak VO2 delta (+2.1 vs. + 4.7), pulse of O2 (+1.4 vs. +4.2), FE (+4.1 vs. + 10) and NT-proBNP (760 vs. 810). No significant differences were observed in terms of ΔVO2/ΔWork and VE / VCO2. Conclusions: The results of the study show that therapy with Sacubitril/valsartan improves exercise tolerance, left ventricular ejection fraction, peak VO2 and anaerobic threshold and ventilatory efficiency. The presence of myocardial fibrosis conditions the response to therapy with sacubitril/valsartan. In fact, in these patients, the effects of the drug on the functional capacity and cardiorespiratory parameters, even if maintained, are reduced. However, further studies are needed in order to better understand the mechanism of action of the drug and the effects on cardiac remodelling.
Marsili, Davide. "riconoscimento automatico delle superfici ventricolari durante il ciclo cardiaco in base a immagini volumetriche di risonanza magnetica nucleare." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4290/.
Full textBaritussio, Anna. "Non-traumatic out of hospital cardiac arrest: diagnostic and prognostic role of Cardiovascular Magnetic Resonance." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3427284.
Full textPremesse La risonanza magnetica cardiovascolare (RMC) gioca un ruolo importante nei pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco extra-ospedaliero, non solo come strumento diagnostico, ma anche come guida nelle decisioni cliniche e nel management dei pazienti: la RMC ha infatti dimostrato di avere una implicazione clinica diretta in una proporzione considerevole di pazienti sopravvissuti sia ad arresto cardiaco su base tachi-aritmica sia secondario ad attività elettrica senza polso. C’è crescente evidenza del ruolo predittivo della RMC, in particolare nel contesto delle aritmie ventricolari. Nei pazienti che sopravvivono ad arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare (FV), la ricorrenza di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) non è rara. Il nostro obiettivo era di identificare predittori miocardici strutturali e funzionali, valutati con RMC, della ricorrenza di MACE in pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco da FV. Materiali e Metodi Abbiamo analizzato retrospettivamente il nostro registro di RMC per arruolate pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco da FV. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a RMC a 1.5 T, comprensiva delle sequenze cine in asse lungo e corto e delle sequenze post-contrastografiche dopo somministrazione di gadolinio. L’impregnazione tardiva di gadolinio (LGE) è stata quantificata utilizzando un software semi-automatico, basato sul metodo full width at half maximum (cvi42, Circle Cardiovascular Imaging). La deformazione tissutale è stata analizzata mediante il software di analisi tissue tracking (cvi42, Circle Cardiovascular Imaging). End-point primari erano mortalità da tutte le cause e scarica appropriata del defibrillatore/pacing anti-tachicardico. Risultati Abbiamo arruolato 121 pazienti [82% maschi, 62 anni (IQR 53-70)]. La RMC è stata eseguita entro 13 giorni (IQR 6-42) dall’arresto da FV. La funzione sistolica del ventricolo sinistro era lievemente ridotta [FEVsin 54 (41-64)%], mentre quella del ventricolo destro era preservata [FEVdx 60 (53-65)%]. LGE è stato trovato nel 71% della popolazione, con una massa mediana di 6.2 (0-15)% del ventricolo sinistro. La deformazione miocardica era complessivamente compromessa [strain longitudinale globale, -15.5 (- 18.9- -12.3)%; strain radiale globale, 34.2 (25.2-45.2)%; strain circonferenziale globale, -15.5 (- 20.3- -11.9)%]. C’era una correlazione significativa tra la massa di LGE e la deformazione miocardica (p<0.001). Alla RMC, in 75 pazienti (62%) è stata diagnosticata una cardiopatia ischemica e in 20 (17%) una cardiopatia non ischemica; un cuore strutturalmente normale è stato identificato in 26 (21%). Il 52% dei pazienti è stato sottoposto ad impianto di defibrillatore (ICD). Dopo un follow-up mediano di 24 mesi (IQR 6-41), 22 pazienti (18%) sono stati persi al follow- up. L’end-point primario si è verificato in 24 pazienti (14 morti, 10 scariche appropriate dell’ICD). Non vi erano differenze nelle FEVsin tra i pazienti con e senza end-point (p=0.128), mentre la FEVdx era significativamente più bassa nei pazienti con end-point (58% vs 61%, p=0.03). La prevalenza di LGE non era diversa nei pazienti con e senza end-point (p=0.075) ma la sua estensione era significativamente superiore nei pazienti con eventi avversi (massa di LGE 8.6% del Vsin vs 4.1%, p=0.02). La deformazione miocardica non differiva nei pazienti con e senza end-point. I pazienti con massa di LGE >4.3% rappresentavano un sottogruppo a più elevato rischio di eventi avversi (p=0.0048). Conclusioni In una popolazione di pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco da FV, la RMC è stata in grado di identificare un substrato patologico nel 79% dei casi. Mentre la valutazione della deformazione miocardica non è stata in grado di identificare i pazienti a maggior rischio, la presenza di una massa di LGE >4.3% del ventricolo sinistro identifica un sottogruppo a più elevato rischio di sviluppare eventi avversi. Ulteriori studi, in popolazioni più ampie, sono necessari per espandere i risultati sul ruolo della RMC come stratificatore di rischio in questo gruppo di pazienti.
SALUSTRI, ELISA. "Valore prognostico della determinazione di biomarcatori ematici in pazienti con scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata: correlazioni con imaging ecocardiografico e di risonanza magnetica." Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2022. https://hdl.handle.net/11697/198072.
Full textBooks on the topic "Risonanza magnetica cardiaca"
De Cobelli, Francesco, and Luigi Natale. Risonanza magnetica cardiaca. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1.
Full textCobelli, Francesco. Risonanza magnetica cardiaca. Milano: Springer-Verlag Milan, 2010.
Find full textCobelli, Francesco De, and Luigi Natale. Risonanza magnetica cardiaca. Springer, 2012.
Find full textBook chapters on the topic "Risonanza magnetica cardiaca"
Bonomo, Lorenzo, and Alessandro Del Maschio. "Introduzione." In Risonanza magnetica cardiaca, 1. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_1.
Full textSecchi, Francesco, Antonello Giardino, and Francesco Sardanelli. "Coronaro-RM." In Risonanza magnetica cardiaca, 103–19. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_10.
Full textDe Cobelli, Francesco, Elena Belloni, Antonio Esposito, and Alessandro Del Maschio. "Cardiomiopatie." In Risonanza magnetica cardiaca, 121–31. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_11.
Full textFattori, Rossella, Luigi Lovato, Vincenzo Russo, and Katia Buttazzi. "Aritmie ventricolari e displasia aritmogena del ventricolo destro." In Risonanza magnetica cardiaca, 133–40. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_12.
Full textLovato, Luigi, Vincenzo Russo, Katia Buttazzi, and Rossella Fattori. "I tumori del cuore." In Risonanza magnetica cardiaca, 141–55. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_13.
Full textDe Cobelli, Francesco, Antonio Esposito, Renata Mellone, and Alessandro Del Maschio. "Malattie infiammatorie del miocardio." In Risonanza magnetica cardiaca, 157–64. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_14.
Full textFrancone, Marco, Francesca Antonella Calabrese, Ilaria Iacucci, and Matteo Mangia. "Malattie del pericardio." In Risonanza magnetica cardiaca, 165–75. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_15.
Full textLigabue, Guido, and Federica Fiocchi. "Valvulopatie." In Risonanza magnetica cardiaca, 177–87. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_16.
Full textOddone, Mauro, Daniela Tani, and Francesca Rizzo. "Cardiopatie congenite." In Risonanza magnetica cardiaca, 189–201. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_17.
Full textPerseghin, Gianluca, and Francesco De Cobelli. "Spettroscopia RM." In Risonanza magnetica cardiaca, 203–10. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1694-1_18.
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