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Dissertations / Theses on the topic 'Rivoluzioni'

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Lasciarrea, Luca. "La quarta rivoluzione industriale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Quando si parla di rivoluzione industriale si intende un momento preciso che rappresenta l’avvio e segna il punto di non ritorno: è il momento in cui il cambiamento, che fino ad allora si è mantenuto sottotraccia, diventa improvvisamente evidente e si pone come fenomeno inarrestabile, destinato a cambiare per sempre il quadro di riferimento per tutti, non solo specialisti ed addetti ai lavori. L’obbiettivo di questo elaborato è inquadrare sotto termini economici e sociali l’impatto che la rivoluzione dei giorni nostri sta producendo, cercando di analizzare le possibili conseguenze sull’occupazione dovute dalla continua introduzione di nuove tecnologie. A tal proposito viene concesso largo spazio alle tecnologie abilitanti, ovvero le nuove tecnologie che sono e saranno il perno di questa svolta epocale. Passando dai veicoli autonomi alla stampa 3D, dai Big Data al Fog Computing, dalla biologia di sintesi allo studio sui genomi, le tecnologie vengono suddivise in tre macro sfere: fisica, digitale e biologica. Punto di incontro delle tecnologie abilitanti è sicuramente il dato, che è passato dall’ essere una semplice informazione nata e morta ad uno dei principali asset per le aziende moderne. Il dato è caratterizzato da valore d’uso, come la forza lavoro e si trasforma in valore di scambio all’interno di contesti di produzione in grado di utilizzare la tecnologia algoritmica appropriata. Tale processo, però, è lontano dall’essere preciso ed omogeneo. Partendo da queste considerazioni, all’interno di questo elaborato si è provato a formulare una teoria sul valore di scambio prodotto dal dato. In conclusione si sono analizzati gli aspetti etici e la nascita delle continue problematiche relative alla privacy in relazione alla grande mole di dati che ogni giorno produciamo.
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Panigucci, Nicola. "Industria 4.0: analisi di una rivoluzione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13062/.

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Abstract:
La suddetta tesi affronta il tema dell'industria 4.0 e si presenta suddivisa in quattro capitoli ben distinti tra loro. Nel primo capitolo viene descritta, a partire da brevi riferimenti alle rivoluzioni industriali passate, l'industria 4.0 spiegando cosa è realmente e quali sono state le tecnologie che ne hanno permesso l'avvio. Successivamente vengono elencati gli effetti positivi, ovvero le novità e le migliorie che verranno introdotte nei diversi settori (con particolare attenzione al settore produttivo), e gli effetti negativi quali : perdita dei posti di lavoro, privacy e security. Viene poi effettuata un'analisi che pone in evidenzia gli investimenti fatti dai diversi paesi nell'ambito dell'industria 4.0. Il secondo capitolo riprende e affronta, più dettagliatamente e singolarmente, le tecnologie abilitanti che hanno determinato l'avvio della rivoluzione. In particolare vengono analizzate : Advanced Human Machine Interface, Additive Manufacturing, Cyber Physical System, Internet of Things, Cloud, Big Data, Machine Learning, Wearable, Robotica, Realtà aumentata e Realtà virtuale. Nel terzo capitolo vengono elencati i settori applicativi in cui gli effetti della rivoluzione si sono già visti, o in ogni caso, saranno più evidenti. L'ultimo capitolo è caratterizzato dall'analisi dettagliata delle principali figure professionali che andranno a colmare, anche se parzialmente, le perdite dei posti di lavoro causate dalla rivoluzione. Un'aspetto importante è quello che riguarda la formazione. In codesto capitolo, infatti, viene anche scritto cosa ci si aspetta, per esempio, da un business analyst piuttosto che da un regulatory affairs, e le conoscenze che deve avere. Nella parte conclusiva viene descritto il ruolo dell'etica in una realtà prettamente digitale portando inoltre alla luce interessanti interrogativi, quali : Come si assicura un’auto senza pilota?
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Conte, Francesco. "Bitcoin e la rivoluzione della blockchain." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
L’oggetto di questa tesi riguarda Bitcoin, come protocollo e come ecosistema, e in particolare uno degli elementi di assoluta innovazione portato da esso, la tecnologia blockchain, la cui scoperta ha avuto l’effetto di una vera rivoluzione per quanto riguarda il decentramento, portando a una svolta nello sviluppo di criptovalute e nella determinazione del successo di Bitcoin. Si è indagato il tema nella consapevolezza che, lungi dall’essere compiuto, si tratta di un fenomeno tuttora in movimento, che può senz’altro essere considerata la seconda innovazione significativa legata ad Internet, dopo il World Wide Web, e che mostra già la sua capacità di espandersi in campi di applicazione inattesi, come la società e le istituzioni globali. In particolare, ci si è soffermati sui molteplici aspetti che caratterizzano Bitcoin e la blockchain, innanzitutto da un punto di vista tecnico, ma anche gettando uno sguardo più ampio sullo spettro di trasformazioni che hanno determinato. Nel primo capitolo sono state analizzate le caratteristiche fondamentali di Bitcoin e le primitive crittografiche su cui si basa. Uno degli elementi su cui ci si è concentrati è il decentramento, un aspetto cruciale del sistema che viene ottenuto attraverso una combinazione di tecniche e metodi, che abbiamo illustrato in dettaglio. È stato gettato uno sguardo sulle possibilità di tale decentramento e più in generale sul meccanismo di funzionamento di Bitcoin e sul perché può considerarsi un sistema sicuro nel secondo capitolo, dove l’analisi ha approfondito gli aspetti più tecnici relativi al protocollo Bitcoin e al funzionamento della blockchain, analizzando in particolare il funzionamento del protocollo del consenso distribuito, le diverse modalità e i diversi aspetti del mining. Nell’ultimo capitolo, invece, sono stati descritti i limiti e le possibilità del sistema Bitcoin, le criticità e i punti di forza, nonché le nuove sfide che esso pone anche in ambito di regolamentazione e contratti.
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Battistini, Matteo <1979&gt. "Thomas Paine nella trasmissione atlantica della rivoluzione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/819/.

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Abstract:
Call me Ismail. Così inizia notoriamente il celebre romanzo di Herman Melville, Moby Dick. In un altro racconto, ambientato nel 1797, anno del grande ammutinamento della flotta del governo inglese, Melville dedica un breve accenno a Thomas Paine. Il racconto è significativo di quanto – ancora nella seconda metà dell’Ottocento – l’autore di Common Sense e Rights of Man sia sinonimo delle possibilità radicalmente democratiche che l’ultima parte del Settecento aveva offerto. Melville trova in Paine la chiave per dischiudere nel presente una diversa interpretazione della rivoluzione: non come una vicenda terminata e confinata nel passato, ma come una possibilità che persiste nel presente, “una crisi mai superata” che viene raffigurata nel dramma interiore del gabbiere di parrocchetto, Billy Budd. Il giovane marinaio della nave mercantile chiamata Rights of Man mostra un’attitudine docile e disponibile all’obbedienza, che lo rende pronto ad accettare il volere dei superiori. Billy non contesta l’arruolamento forzato nella nave militare. Nonostante il suo carattere affabile, non certo irascibile, l’esperienza in mare sulla Rights of Man rappresenta però un peccato difficile da espiare: il sospetto è più forte della ragionevolezza, specie quando uno spettro di insurrezione continua ad aggirarsi nella flotta di sua maestà. Così, quando, imbarcato in una nave militare della flotta inglese, con un violento pugno Billy uccide l’uomo che lo accusa di tramare un nuovo ammutinamento, il destino inevitabile è quello di un’esemplare condanna a morte. Una condanna che, si potrebbe dire, mostra come lo spettro della rivoluzione continui ad agitare le acque dell’oceano Atlantico. Nella Prefazione Melville fornisce una chiave di lettura per accedere al testo e decifrare il dramma interiore del marinaio: nella degenerazione nel Terrore, la vicenda francese indica una tendenza al tradimento della rivoluzione, che è così destinata a ripetere continuamente se stessa. Se “la rivoluzione si trasformò essa stessa in tirannia”, allora la crisi segna ancora la società atlantica. Non è però alla classica concezione del tempo storico – quella della ciclica degenerazione e rigenerazione del governo – che Melville sembra alludere. Piuttosto, la vicenda rivoluzionaria che ha investito il mondo atlantico ha segnato un radicale punto di cesura con il passato: la questione non è quella della continua replica della storia, ma quella del continuo circolare dello “spirito rivoluzionario”, come dimostra nell’estate del 1797 l’esperienza di migliaia di marinai che tra grida di giubilo issano sugli alberi delle navi i colori britannici da cui cancellano lo stemma reale e la croce, abolendo così d’un solo colpo la bandiera della monarchia e trasformando il mondo in miniatura della flotta di sua maestà “nella rossa meteora di una violenta e sfrenata rivoluzione”. Raccontare la vicenda di Billy riporta alla memoria Paine. L’ammutinamento è solo un frammento di un generale spirito rivoluzionario che “l’orgoglio nazionale e l’opinione politica hanno voluto relegare nello sfondo della storia”. Quando Billy viene arruolato, non può fare a meno di portare con sé l’esperienza della Rights of Man. Su quel mercantile ha imparato a gustare il dolce sapore del commercio insieme all’asprezza della competizione sfrenata per il mercato, ha testato la libertà non senza subire la coercizione di un arruolamento forzato. La vicenda di Billy ricorda allora quella del Paine inglese prima del grande successo di Common Sense, quando muove da un’esperienza di lavoro all’altra in modo irrequieto alla ricerca di felicità – dal mestiere di artigiano all’avventura a bordo di un privateer inglese durante la guerra dei sette anni, dalla professione di esattore fiscale alle dipendenze del governo, fino alla scelta di cercare fortuna in America. Così come Paine rivendica l’originalità del proprio pensiero, il suo essere un autodidatta e le umili origini che gli hanno impedito di frequentare le biblioteche e le accademie inglesi, anche Billy ha “quel tipo e quel grado di intelligenza che si accompagna alla rettitudine non convenzionale di ogni integra creatura umana alla quale non sia ancora stato offerto il dubbio pomo della sapienza”. Così come il pamphlet Rights of man porta alla virtuale condanna a morte di Paine – dalla quale sfugge trovando rifugio a Parigi – allo stesso modo il passato da marinaio sulla Rights of Man porta al processo per direttissima che sentenzia la morte per impiccagione del giovane marinaio. Il dramma interiore di Billy replica dunque l’esito negativo della rivoluzione in Europa: la rivoluzione è in questo senso come un “violento accesso di febbre contagiosa”, destinato a scomparire “in un organismo costituzionalmente sano, che non tarderà a vincerla”. Non viene però meno la speranza: quella della rivoluzione sembra una storia senza fine perché Edward Coke e William Blackstone – i due grandi giuristi del common law inglese che sono oggetto della violenta critica painita contro la costituzione inglese – “non riescono a far luce nei recessi oscuri dell’animo umano”. Rimane dunque uno spiraglio, un angolo nascosto dal quale continua a emergere uno spirito rivoluzionario. Per questo non esistono cure senza effetti collaterali, non esiste ordine senza l’ipoteca del ricorso alla forza contro l’insurrezione: c’è chi come l’ufficiale che condanna Billy diviene baronetto di sua maestà, c’è chi come Billy viene impiccato, c’è chi come Paine viene raffigurato come un alcolizzato e impotente, disonesto e depravato, da relegare sul fondo della storia atlantica. Eppure niente più del materiale denigratorio pubblicato contro Paine ne evidenzia il grande successo. Il problema che viene sollevato dalle calunniose biografie edite tra fine Settecento e inizio Ottocento è esattamente quello del trionfo dell’autore di Common Sense e Rights of Man nell’aver promosso, spiegato e tramandato la rivoluzione come sfida democratica che è ancora possibile vincere in America come in Europa. Sono proprio le voci dei suoi detrattori – americani, inglesi e francesi – a mostrare che la dimensione nella quale è necessario leggere Paine è quella del mondo atlantico. Assumendo una prospettiva atlantica, ovvero ricostruendo la vicenda politica e intellettuale di Paine da una sponda all’altra dell’oceano, è possibile collegare ciò che Paine dice in spazi e tempi diversi in modo da segnalare la presenza costante sulla scena politica di quei soggetti che – come i marinai protagonisti dell’ammutinamento – segnalano il mancato compimento delle speranze aperte dall’esperienza rivoluzionaria. Limitando la ricerca al processo di costruzione della nazione politica, scegliendo di riassumerne il pensiero politico nell’ideologia americana, nella vicenda costituzionale francese o nel contesto politico inglese, le ricerche su Paine non sono riuscite fino in fondo a mostrare la grandezza di un autore che risulta ancora oggi importante: la sua produzione intellettuale è talmente segnata dalle vicende rivoluzionarie che intessono la sua biografia da fornire la possibilità di studiare quel lungo periodo di trasformazione sociale e politica che investe non una singola nazione, ma l’intero mondo atlantico nel corso della rivoluzione. Attraverso Paine è allora possibile superare quella barriera che ha diviso il dibattito storiografico tra chi ha trovato nella Rivoluzione del 1776 la conferma del carattere eccezionale della nazione americana – fin dalla sua origine rappresentata come esente dalla violenta conflittualità che invece investe il vecchio continente – e chi ha relegato il 1776 a data di secondo piano rispetto al 1789, individuando nell’illuminismo la presunta superiorità culturale europea. Da una sponda all’altra dell’Atlantico, la storiografia ha così implicitamente alzato un confine politico e intellettuale tra Europa e America, un confine che attraverso Paine è possibile valicare mostrandone la debolezza. Parlando di prospettiva atlantica, è però necessario sgombrare il campo da possibili equivoci: attraverso Paine, non intendiamo stabilire l’influenza della Rivoluzione americana su quella francese, né vogliamo mostrare l’influenza del pensiero politico europeo sulla Rivoluzione americana. Non si tratta cioè di stabilire un punto prospettico – americano o europeo – dal quale leggere Paine. L’obiettivo non è quello di sottrarre Paine agli americani per restituirlo agli inglesi che l’hanno tradito, condannandolo virtualmente a morte. Né è quello di confermare l’americanismo come suo unico lascito culturale e politico. Si tratta piuttosto di considerare il mondo atlantico come l’unico scenario nel quale è possibile leggere Paine. Per questo, facendo riferimento al complesso filone storiografico dell’ultimo decennio, sviluppato in modo diverso da Bernard Bailyn a Markus Rediker e Peter Linebaugh, parliamo di rivoluzione atlantica. Certo, Paine vede fallire nell’esperienza del Terrore quella rivoluzione che in America ha trionfato. Ciò non costituisce però un elemento sufficiente per riproporre l’interpretazione arendtiana della rivoluzione che, sulla scorta della storiografia del consenso degli anni cinquanta, ma con motivi di fascino e interesse che non sempre ritroviamo in quella storiografia, ha contribuito ad affermare un ‘eccezionalismo’ americano anche in Europa, rappresentando gli americani alle prese con il problema esclusivamente politico della forma di governo, e i francesi impegnati nel rompicapo della questione sociale della povertà. Rompicapo che non poteva non degenerare nella violenza francese del Terrore, mentre l’America riusciva a istituire pacificamente un nuovo governo rappresentativo facendo leva su una società non conflittuale. Attraverso Paine, è infatti possibile mostrare come – sebbene con intensità e modalità diverse – la rivoluzione incida sul processo di trasformazione commerciale della società che investe l’intero mondo atlantico. Nel suo andirivieni da una sponda all’altra dell’oceano, Paine non ragiona soltanto sulla politica – sulla modalità di organizzare una convivenza democratica attraverso la rappresentanza, convivenza che doveva trovare una propria legittimazione nel primato della costituzione come norma superiore alla legge stabilita dal popolo. Egli riflette anche sulla società commerciale, sui meccanismi che la muovono e le gerarchie che la attraversano, mostrando così precise linee di continuità che tengono insieme le due sponde dell’oceano non solo nella circolazione del linguaggio politico, ma anche nella comune trasformazione sociale che investe i termini del commercio, del possesso della proprietà e del lavoro, dell’arricchimento e dell’impoverimento. Con Paine, America e Europa non possono essere pensate separatamente, né – come invece suggerisce il grande lavoro di Robert Palmer, The Age of Democratic Revolution – possono essere inquadrate dentro un singolo e generale movimento rivoluzionario essenzialmente democratico. Emergono piuttosto tensioni e contraddizioni che investono il mondo atlantico allontanando e avvicinando continuamente le due sponde dell’oceano come due estremità di un elastico. Per questo, parliamo di società atlantica. Quanto detto trova conferma nella difficoltà con la quale la storiografia ricostruisce la figura politica di Paine dentro la vicenda rivoluzionaria americana. John Pocock riconosce la difficoltà di comprendere e spiegare Paine, quando sostiene che Common Sense non evoca coerentemente nessun prestabilito vocabolario atlantico e la figura di Paine non è sistemabile in alcuna categoria di pensiero politico. Partendo dal paradigma classico della virtù, legata antropologicamente al possesso della proprietà terriera, Pocock ricostruisce la permanenza del linguaggio repubblicano nel mondo atlantico senza riuscire a inserire Common Sense e Rights of Man nello svolgimento della rivoluzione. Sebbene non esplicitamente dichiarata, l’incapacità di comprendere il portato innovativo di Common Sense, in quella che è stata definita sintesi repubblicana, è evidente anche nel lavoro di Bernard Bailyn che spiega come l’origine ideologica della rivoluzione, radicata nella paura della cospirazione inglese contro la libertà e nel timore della degenerazione del potere, si traduca ben presto in un sentimento fortemente contrario alla democrazia. Segue questa prospettiva anche Gordon Wood, secondo il quale la chiamata repubblicana per l’indipendenza avanzata da Paine non parla al senso comune americano, critico della concezione radicale del governo rappresentativo come governo della maggioranza, che Paine presenta quando partecipa al dibattito costituzionale della Pennsylvania rivoluzionaria. Paine è quindi considerato soltanto nelle risposte repubblicane dei leader della guerra d’indipendenza che temono una possibile deriva democratica della rivoluzione. Paine viene in questo senso dimenticato. La sua figura è invece centrale della nuova lettura liberale della rivoluzione: Joyce Appleby e Isaac Kramnick contestano alla letteratura repubblicana di non aver compreso che la separazione tra società e governo – la prima intesa come benedizione, il secondo come male necessario – con cui si apre Common Sense rappresenta il tentativo riuscito di cogliere, spiegare e tradurre in linguaggio politico l’affermazione del capitalismo. In particolare, Appleby critica efficacemente il concetto d’ideologia proposto dalla storiografia repubblicana, perché presuppone una visione statica della società. L’affermazione del commercio fornirebbe invece quella possibilità di emancipazione attraverso il lavoro libero, che Paine coglie perfettamente promuovendo una visione della società per la quale il commercio avrebbe permesso di raggiungere la libertà senza il timore della degenerazione della rivoluzione nel disordine. Questa interpretazione di Paine individua in modo efficace un aspetto importante del suo pensiero politico, la sua profonda fiducia nel commercio come strumento di emancipazione e progresso. Tuttavia, non risulta essere fino in fondo coerente e pertinente, se vengono prese in considerazione le diverse agende politiche avanzate in seguito alla pubblicazione di Common Sense e di Rights of Man, né sembra reggere quando prendiamo in mano The Agrarian Justice (1797), il pamphlet nel quale Paine mette in discussione la sua profonda fiducia nel progresso della società commerciale. Diverso è il Paine che emerge dalla storiografia bottom-up, secondo la quale la rivoluzione non può più essere ridotta al momento repubblicano o all’affermazione senza tensione del liberalismo: lo studio della rivoluzione deve essere ampliato fino a comprendere quell’insieme di pratiche e discorsi che mirano all’incisiva trasformazione dell’esistente slegando il diritto di voto dalla qualifica proprietaria, perseguendo lo scopo di frenare l’accumulazione di ricchezza nelle mani di pochi con l’intento di ordinare la società secondo una logica di maggiore uguaglianza. Come dimostrano Eric Foner e Gregory Claeys, attraverso Paine è allora possibile rintracciare, sulla sponda americana come su quella inglese dell’Atlantico, forti pretese democratiche che non sembrano riducibili al linguaggio liberale, né a quello repubblicano. Paine viene così sottratto a rigide categorie storiografiche che per troppo tempo l’hanno consegnato tout court all’elogio del campo liberale o al silenzio di quello repubblicano. Facendo nostra la metodologia di ricerca elaborata dalla storiografia bottom-up per tenere insieme storia sociale e storia intellettuale, possiamo allora leggere Paine non solo per parlare di rivoluzione atlantica, ma anche di società atlantica: società e politica costituiscono un unico orizzonte d’indagine dal quale esce ridimensionata l’interpretazione della rivoluzione come rivoluzione esclusivamente politica, che – sebbene in modo diverso – tanto la storiografia repubblicana quanto quella liberale hanno rafforzato, alimentando indirettamente l’eccezionale successo americano contro la clamorosa disfatta europea. Entrambe le sponde dell’Atlantico mostrano una società in transizione: la costruzione della finanza nazionale con l’istituzione del debito pubblico e la creazione delle banche, la definizione delle forme giuridiche che stabiliscono modalità di possesso e impiego di proprietà e lavoro, costituiscono un complesso strumentario politico necessario allo sviluppo del commercio e al processo di accumulazione di ricchezza. Per questo, la trasformazione commerciale della società è legata a doppio filo con la rivoluzione politica. Ricostruire il modo nel quale Paine descrive e critica la società da una sponda all’altra dell’Atlantico mostra come la separazione della società dal governo non possa essere immediatamente interpretata come essenza del liberalismo economico e politico. La lettura liberale rappresenta senza ombra di dubbio un salto di qualità nell’interpretazione storiografica perché spiega in modo convincente come Paine traduca in discorso politico il passaggio da una società fortemente gerarchica come quella inglese, segnata dalla condizione di povertà e miseria comune alle diverse figure del lavoro, a una realtà sociale come quella americana decisamente più dinamica, dove il commercio e le terre libere a ovest offrono ampie possibilità di emancipazione e arricchimento attraverso il lavoro libero. Tuttavia, leggendo The Case of Officers of Excise (1772) e ricostruendo la sua attività editoriale alla guida del Pennsylvania Magazine (1775) è possibile giungere a una conclusione decisamente più complessa rispetto a quella suggerita dalla storiografia liberale: il commercio non sembra affatto definire una qualità non conflittuale del contesto atlantico. Piuttosto, nonostante l’assenza dell’antico ordine ‘cetuale’ europeo, esso investe la società di una tendenza alla trasformazione, la cui direzione, intensità e velocità dipendono anche dall’esito dello scontro politico in atto dentro la rivoluzione. Spostando l’attenzione su figure sociali che in quella letteratura sono di norma relegate in secondo piano, Paine mira infatti a democratizzare la concezione del commercio indicando nell’indipendenza personale la condizione comune alla quale poveri e lavoratori aspirano: per chi è coinvolto in prima persona nella lotta per l’indipendenza, la visione della società non indica allora un ordine naturale, dato e immutabile, quanto una scommessa sul futuro, un ideale che dovrebbe avviare un cambiamento sociale coerente con le diverse aspettative di emancipazione. Senza riconoscere questa valenza democratica del commercio non è possibile superare il consenso come presupposto incontestabile della Rivoluzione americana, nel quale tanto la storiografia repubblicana quanto quella librale tendono a cadere: non è possibile superare l’immagine statica della società americana, implicitamente descritta dalla prima, né andare oltre la visione di una società dinamica, ma priva di gerarchie e oppressione, come quella delineata dalla seconda. Le entusiastiche risposte e le violente critiche in favore e contro Common Sense, la dura polemica condotta in difesa o contro la costituzione radicale della Pennsylvania, la diatriba politica sul ruolo dei ricchi mercanti mostrano infatti una società in transizione lungo linee che sono contemporaneamente politiche e sociali. Dentro questo contesto conflittuale, repubblicanesimo e liberalismo non sembrano affatto competere l’uno contro l’altro per esercitare un’influenza egemone nella costruzione del governo rappresentativo. Vengono piuttosto mescolati e ridefiniti per rispondere alla pretese democratiche che provengono dalla parte bassa della società. Common Sense propone infatti un piano politico per l’indipendenza del tutto innovativo rispetto al modo nel quale le colonie hanno fino a quel momento condotto la controversia con la madre patria: la chiamata della convenzione rappresentativa di tutti gli individui per scrivere una nuova costituzione assume le sembianze di un vero e proprio potere costituente. Con la mobilitazione di ampie fasce della popolazione per vincere la guerra contro gli inglesi, le élite mercantili e proprietarie perdono il monopolio della parola e il processo decisionale è aperto anche a coloro che non hanno avuto voce nel governo coloniale. La dottrina dell’indipendenza assume così un carattere democratico. Paine non impiega direttamente il termine, tuttavia le risposte che seguono la pubblicazione di Common Sense lanciano esplicitamente la sfida della democrazia. Ciò mostra come la rivoluzione non possa essere letta semplicemente come affermazione ideologica del repubblicanesimo in continuità con la letteratura d’opposizione del Settecento britannico, o in alternativa come transizione non conflittuale al liberalismo economico e politico. Essa risulta piuttosto comprensibile nella tensione tra repubblicanesimo e democrazia: se dentro la rivoluzione (1776-1779) Paine contribuisce a democratizzare la società politica americana, allora – ed è questo un punto importante, non sufficientemente chiarito dalla storiografia – il recupero della letteratura repubblicana assume il carattere liberale di una strategia tesa a frenare le aspettative di chi considera la rivoluzione politica come un mezzo per superare la condizione di povertà e le disuguaglianze che pure segnano la società americana. La dialettica politica tra democrazia e repubblicanesimo consente di porre una questione fondamentale per comprendere la lunga vicenda intellettuale di Paine nella rivoluzione atlantica e anche il rapporto tra trasformazione sociale e rivoluzione politica: è possibile sostenere che in America la congiunzione storica di processo di accumulazione di ricchezza e costruzione del governo rappresentativo pone la società commerciale in transizione lungo linee capitalistiche? Questa non è certo una domanda che Paine pone esplicitamente, né in Paine troviamo una risposta esaustiva. Tuttavia, la sua collaborazione con i ricchi mercanti di Philadelphia suggerisce una valida direzione di indagine dalla quale emerge che il processo di costruzione del governo federale è connesso alla definizione di una cornice giuridica entro la quale possa essere realizzata l’accumulazione del capitale disperso nelle periferie dell’America indipendente. Paine viene così coinvolto in un frammentato e dilatato scontro politico dove – nonostante la conclusione della guerra contro gli inglesi nel 1783 – la rivoluzione non sembra affatto conclusa perché continua a muovere passioni che ostacolano la costruzione dell’ordine: leggere Paine fuori dalla rivoluzione (1780-1786) consente paradossalmente di descrivere la lunga durata della rivoluzione e di considerare la questione della transizione dalla forma confederale a quella federale dell’unione come un problema di limiti della democrazia. Ricostruire la vicenda politica e intellettuale di Paine in America permette infine di evidenziare un ambiguità costitutiva della società commerciale dentro la quale il progetto politico dei ricchi mercanti entra in tensione con un’attitudine popolare critica del primo processo di accumulazione che rappresenta un presupposto indispensabile all’affermazione del capitalismo. La rivoluzione politica apre in questo senso la società commerciale a una lunga e conflittuale transizione verso il capitalismo Ciò risulta ancora più evidente leggendo Paine in Europa (1791-1797). Da una sponda all’altra dell’Atlantico, con Rights of Man egli esplicita ciò che in America ha preferito mantenere implicito, pur raccogliendo la sfida democratica lanciata dai friend of Common Sense: il salto in avanti che la rivoluzione atlantica deve determinare nel progresso dell’umanità è quello di realizzare la repubblica come vera e propria democrazia rappresentativa. Tuttavia, il fallimento del progetto politico di convocare una convenzione nazionale in Inghilterra e la degenerazione dell’esperienza repubblicana francese nel Terrore costringono Paine a mettere in discussione quella fiducia nel commercio che la storiografia liberale ha con grande profitto mostrato: il mancato compimento della rivoluzione in Europa trova infatti spiegazione nella temporanea impossibilità di tenere insieme democrazia rappresentativa e società commerciale. Nel contesto europeo, fortemente disgregato e segnato da durature gerarchie e forti disuguaglianze, con The Agrarian Justice, Paine individua nel lavoro salariato la causa del contraddittorio andamento – di arricchimento e impoverimento – dello sviluppo economico della società commerciale. La tendenza all’accumulazione non è quindi l’unica qualità della società commerciale in transizione. Attraverso Paine, possiamo individuare un altro carattere decisivo per comprendere la trasformazione sociale, quello dell’affermazione del lavoro salariato. Non solo in Europa. Al ritorno in America, Paine non porta con sé la critica della società commerciale. Ciò non trova spiegazione esclusivamente nel minor grado di disuguaglianza della società americana. Leggendo Paine in assenza di Paine (1787-1802) – ovvero ricostruendo il modo nel quale dall’Europa egli discute, critica e influenza la politica americana – mostreremo come la costituzione federale acquisisca gradualmente la supremazia sulla conflittualità sociale. Ciò non significa che l’America indipendente sia caratterizzata da un unanime consenso costituzionale. Piuttosto, è segnata da un lungo e tortuoso processo di stabilizzazione che esclude la democrazia dall’immediato orizzonte della repubblica americana. Senza successo, Paine torna infatti a promuovere una nuova sfida democratica come nella Pennsylvania rivoluzionaria degli anni settanta. E’ allora possibile vedere come la rivoluzione atlantica venga stroncata su entrambe le sponde dell’oceano: i grandi protagonisti della politica atlantica che prendono direttamente parola contro l’agenda democratica painita – Edmund Burke, Boissy d’Anglas e John Quincy Adams – spostano l’attenzione dal governo alla società per rafforzare le gerarchie determinate dal possesso di proprietà e dall’affermazione del lavoro salariato. Dentro la rivoluzione atlantica, viene così svolto un preciso compito politico, quello di contribuire alla formazione di un ambiente sociale e culturale favorevole all’affermazione del capitalismo – dalla trasformazione commerciale della società alla futura innovazione industriale. Ciò emerge in tutta evidenza quando sulla superficie increspata dell’oceano Atlantico compare nuovamente Paine: a Londra come a New York. Abbandonando quella positiva visione del commercio come vettore di emancipazione personale e collettiva, nel primo trentennio del diciannovesimo secolo, i lavoratori delle prime manifatture compongono l’agenda radicale che Paine lascia in eredità in un linguaggio democratico che assume così la valenza di linguaggio di classe. La diversa prospettiva politica sulla società elaborata da Paine in Europa torna allora d’attualità, anche in America. Ciò consente in conclusione di discutere quella storiografia secondo la quale nella repubblica dal 1787 al 1830 il trionfo della democrazia ha luogo – senza tensione e conflittualità – insieme con la lineare e incontestata affermazione del capitalismo: leggere Paine nella rivoluzione atlantica consente di superare quell’approccio storiografico che tende a ricostruire la circolazione di un unico paradigma linguistico o di un’ideologia dominante, finendo per chiudere la grande esperienza rivoluzionaria atlantica in un tempo limitato – quello del 1776 o in alternativa del 1789 – e in uno spazio chiuso delimitato dai confini delle singole nazioni. Quello che emerge attraverso Paine è invece una società atlantica in transizione lungo linee politiche e sociali che tracciano una direzione di marcia verso il capitalismo, una direzione affatto esente dal conflitto. Neanche sulla sponda americana dell’oceano, dove attraverso Paine è possibile sottolineare una precisa congiunzione storica tra rivoluzione politica, costruzione del governo federale e transizione al capitalismo. Una congiunzione per la quale la sfida democratica non risulta affatto sconfitta: sebbene venga allontanata dall’orizzonte immediato della rivoluzione, nell’arco di neanche un ventennio dalla morte di Paine nel 1809, essa torna a muovere le acque dell’oceano – con le parole di Melville – come un violento accesso di febbre contagiosa destinato a turbare l’organismo costituzionalmente sano del mondo atlantico. Per questo, come scrive John Adams nel 1805 quella che il 1776 apre potrebbe essere chiamata “the Age of Folly, Vice, Frenzy, Brutality, Daemons, Buonaparte -…- or the Age of the burning Brand from the Bottomless Pit”. Non può però essere chiamata “the Age of Reason”, perché è l’epoca di Paine: “whether any man in the world has had more influence on its inhabitants or affairs for the last thirty years than Tom Paine” -…- there can be no severer satyr on the age. For such a mongrel between pig and puppy, begotten by a wild boar on a bitch wolf, never before in any age of the world was suffered by the poltroonery of mankind, to run through such a career of mischief. Call it then the Age of Paine”.
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Rocchetti, Francesco. "La rivoluzione digitale: motore e freno dell'industria discografica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1945/.

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Giannone, Fabrizio <1971&gt. "Ricostruzione virtuale della Mostra della Rivoluzione Fascista (Roma, 1932)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2002/.

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Espinoza, Torrez Eliana Maria. "La Rivoluzione in Nicaragua: il ruolo delle donne Sandiniste." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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The Nicaraguan Revolution was a decades-long process meant to liberate the small Central American country from both U.S. imperialism and the repressive Somoza dictatorship. The massive participation of women in the this revolution was unprecedented in the history of the Western hemisphere, but the official history of the country has little focused on experiences and contribute of these women, that fought and collaborated in the revolution. The aim of this dissertation is to analyse women’s actively participation in the guerrilla’s movement and during the revolution. Based on the film-documentary “Las Sandinistas” a qualitative research was conducted, in order to describe the most relevant social-political events presented in the film and how women’s participation in the revolution led them to overcoming barriers as to lead combat and social reforms.
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Della, Greca Marco. "La rivoluzione dell'impossibile : politica e letteratura nel Blanchot non conformiste." Paris 7, 2011. http://www.theses.fr/2011PA070043.

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Objet du travail est l'analyse de l'expérience politico-littéraire de Maurice Blanchot dans les années 1930 avec une attention particulière portée aux lieux et aux modalités concrètes dans lesquelles elle s'est réalisée Dans la première partie on s'est occupé d'une reconstruction de l'histoire du débat autour de l'objet de l'étude. En ce sens, on a thématisé les réactions et les positions qui ont caractérisé la culture française et internationale, à partir des années quarante jusqu'aux jours plus récents. La deuxième partie est l'analyse du contexte générationnelle « non-conformiste », à travers une analyse des thèmes typiques de l'époque et des milieux intellectuels dans lesquels le jeune Blanchot forme sa première expérience d'écriture. On a proposé donc une reconstruction génétique des conceptions, des sensibilités, des inquiétudes des groupes d'intellectuels dont Blanchot est très proche. La troisième partie est un examen plus spécifique des contenus idéologiques de l'écriture du jeune Blanchot et de son activité politique, comme il l'exerce dans la communauté des revues et des mouvements politiques et littéraires non-conformistes. On s'est concentré d'une façon particulière sur la tentative théorique et pratique d'élaborer une nouvelle conception de révolution et sur le thème de Pinséparabilité de politique et littérature à l'intérieur de ce projet révolutionnaire. La dernière partie s'occupe spécifiquement des caractères formels et des thèmes présents dans les textes du jeune Blanchot, en juxtaposant une analyse rhétorique et psycho-sociolinguistique avec une perspective plus proprement historiée-philosophique
Aim of this work is to analyse the political and literary experience of Maurice Blanchot in the 1930; particularly focusing on the different forms of his writings and on the contexts in which those took place. In the first part, I propose an overview on the critical debate about the intellectual engagement of young Blanchot: on this purpose, I investigate the various reactions and opinions expressed by French and international scholars, since 1940s until recent times. In the second part, then, I focuses on the generations context - known as "non-conformism" -, in which young Blanchot's experience develops, and I present the highly topical issues discussed in those years. Later on, I propose a genetic reconstruction of the views, the sensibilities and the concerns of those groups, which Blanchot was affiliated to. The third part deeply investigates the ideology of the writings and the political activity of young Blanchot, which were strictly related to the project of such political and literary movements. I concentrate on the theoretical and practical attempt to create a new idea of revolution, highlighting the concept that politics and literature were thought an inseparable for the realization of such project. The last part more specifically focuses on the texts of young Blanchot, by juxtaposing two different kinds of analysis: a rhetoric and psycho-sociolinguistic one and a historic-philosophical one
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Wojtowicz, Patryk. "La rivoluzione dei Chatbot: sviluppo di un sistema conversazionale in azienda." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15600/.

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L'evoluzione dei sistemi conversazionali ha permesso lo sviluppo di tecnologie in grado di rivoluzionare i processi aziendali. La tesi si propone come obiettivo quello di analizzare lo stato dell'arte e sviluppare un prototipo di chatbot che risponda ad un esigenza reale di un'azienda.
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Naso, Salvatore. "La rivoluzione del marketing televisivo tra internet, applicazioni e web broadcasting." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1896/.

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In questa tesi ci focalizzeremo sul connubio TV ed internet che rivoluzionerà l’erogazione dei servizi verso i telespettatori e di conseguenza il marketing pubblicitario in questo contesto. Partiremo dalla storia della televisione in Italia e dei dispositivi TV per poi analizzare i primi fenomeni di utilizzo televisivo del canale web e la conseguente nascita dei primi social media e servizi di video on demand. La seconda parte di questa tesi farà una larga panoramica sul marketing televisivo ed il web marketing, fino ad arrivare al punto di massima prossimità tra i due canali, ovvero l’advertising correlato ai contenuti video presenti sul web. Nella terza ed ultima parte analizzeremo le prime piattaforme di WebTV e servizi di internet television, per poi focalizzarci sui probabili risvolti e prospettive future sia a livello di fruizione dei contenuti che pubblicitario. Questo fenomeno avrà una netta influenza nel Marketing considerando che dal 1984 la TV è il mezzo che raccoglie la maggior parte degli investimenti pubblicitari ed il web è il media in maggiore ascesa a livello di penetrazione e popolarità negli ultimi anni.
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Zanette, Enrico <1980&gt. "Storie di vita e rivoluzione. Biografie e autobiografie di comunardi (1871-1886)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5134/.

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Abstract:
Nell'ambito di un'indagine sull'identità del rivoluzionario nel XIX secolo, calata tra gli attivisti coinvolti nella Comune di Parigi, si è trattato di selezionare quelle autobiografie scritte e pubblicate da comunardi come parte integrante della loro attività politica, e così porre il problema del rapporto tra pratica autobiografica e rivoluzione, ovvero chiarire le condizioni del passage au récit, la scelta autobiografica e insieme la mise en intrigue tra esperienze individuali e rivoluzione. Questa ricerca si presenta dunque come un lavoro sulle pratiche autobiografiche all'interno delle pratiche di attivismo politico, ovvero più specificamente sulla relazione tra autobiografia e rivoluzione. In altri termini si analizza il modo in cui i rivoluzionari narravano la loro identità in pubblico, perché lo avessero fatto e cosa veicolavo in termini di stili di vita e convinzioni particolari. In quanto rivoluzionari, l'autobiografia diviene fonte e parte di ciò che essi reputavano in quel momento la propria traiettoria rivoluzionaria, la narrazione di quella che in quel momento ritenevano comunicare al pubblico come propria identità narrativa. La ricerca si articola in tre momenti. Nel primo capitolo analizzo le biografie, o meglio un piccolo gruppo tra la massa di biografie di comunardi edite all'indomani della Comune da parte della pubblicistica tanto ostile quanto partigiana della Comune. Queste narrazioni biografiche diffuse nei mesi successivi alla repressione della rivoluzione comunalista consentono di affrontare una delle condizioni fondamentali del passage au récit autobiografico che si manifesterà solo posteriormente. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati a due progetti autobiografici di diversa natura: la trilogia autobiografica di Jules Vallès (1879, 1881, 1886) e le Mémoires di Louise Michel (1886).
As part of an investigation of revolutionary identity in the XIX century, declined on the activists involved in the Paris Commune, it was to select those life-stories written and published by the Communards as part of their political activity, and thus to pose the problem of the relationship between autobiographical practice and revolution, clarify the conditions of passage au récit, the autobiographical choice and the mise en intrigue of the individual experiences and revolution. This research thus provides an inquiry of the autobiographical practices within the practices of political activism, or more specifically on the relationship between autobiographical narratives and revolution. I analyse the way in which the revolutionaries told their identity in public, the reasons why they had done and what they spreaded in terms of lifestyles and beliefs. As revolutionaries, the autobiography becomes a source and a part of what they considered their revolutionary path, the narrative of what at that time they believed to communicate to the public as their own narrative identity. The research is divided into three parts. In the first chapter I analyse the biographies, or rather a small group among the mass of published biographies of Communards after the Commune. These biographical narratives help address one of the fundamental conditions for the passage au récit which will be appeared only later. The second and third chapters are dedicated to two autobiographical practices of different nature: the autobiographical trilogy of Jules Vallès (1879, 1881, 1886) and Memoirs of Louise Michel (1886).
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FREGNAN, EZIO. "CULTURA DEL LAVORO E ACADEMY AZIENDALI PER APPRENDERE NELLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/95711.

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Abstract:
La Quarta rivoluzione industriale e l’evoluzione tecnologica in atto stanno innescando significativi cambiamenti a livello culturale, sociale ed economico. Le rapide trasformazioni del mondo del lavoro portano in luce l’esigenza di coinvolgere i principali soggetti responsabili di guidare il cambiamento organizzativo e professionale all’interno di un percorso di ricerca partecipata e collaborativa, capace di esplicitare e descrivere diversi modi di affrontare le esperienze connesse ai mutamenti in corso. All’interno di questo contesto, il lavoro di tesi intende contribuire a delineare la nuova cultura del lavoro che sta emergendo da alcune pratiche innovative, presenti all’interno del nuovo ecosistema educativo e formativo. La ricerca scientifica, iniziata nel settembre 2019 e conclusa nel settembre 2020, si articola in quattro domande: Come sta cambiando il contesto nel quale viviamo e lavoriamo? Come si sta trasformando la cultura del lavoro? Quali Driver ne facilitano l’apprendimento? Gli elementi della cultura del lavoro sono utili anche alla luce di una nuova trasformazione radicale e improvvisa? Le risposte intendono fornire alcuni spunti di riflessione e un primo orientamento pratico per tutti coloro i quali sono coinvolti in prima persona nella costruzione di nuove soluzioni per l’apprendimento, volte a trasferire valore ai cittadini e ai lavoratori di domani.
The Fourth Industrial Revolution and the technological evolution in place are originating significant changes in culture, society and economy. Rapid transformations in the world of work revealed the need of involving the main subjects in charge of driving both organizational and professional change toward an engaging and collaborative research path, able to make clear and describe different ways to face the experiences connected with the undergoing changes. Within this context, the thesis aims at contributing in outlining the new work culture emerging from some innovative practices, present in the new educational and training ecosystem. The scientific research, started in December 2019 and concluded in September 2020, is articulated in four questions: How is the context in which we live and work changing? How is the work culture undergoing transformations? Which Drivers do facilitate its understanding? Are the elements of the work culture useful also in the light of a new radical and unexpected transformation? The answers intend to provide some points for reflection and a first practical guidance for all those who are directly involved in the creation of new learning solutions, aimed at transferring value to citizens and workers of tomorrow.
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Toss, Michele <1982&gt. "La canzone sociale in Italia e in Francia tra protesta, nazione e rivoluzione (1830-1870)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5129/.

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Abstract:
La tesi di ricerca si propone di esaminare due tipologie della canzone sociale nel XIX secolo, ed in particolare attorno al 1848. Lo studio del canto nei contesti presi in esame (l’Italia e la Francia) viene analizzato attraverso due piste di ricerca parallele tra loro. Da una parte si è utilizzato il concetto di sociabilité per conoscere i luoghi di produzione e di diffusione del canto (l’importanza della strada, dell’osteria, delle goguette parigine, degli chansonniers des rues e dei cantastorie) e le circostanze di utilizzazione della canzone (la canzone in quanto forma d’espressione orale ma anche come scrittura murale, foglio volante e volantino). Dall’altra l’analisi si è focalizzata sui contenuti dei testi musicali per mette in luce le differenti tematiche, le immagini linguistiche e le figure retoriche cantate dall’artigiano-operaio per far emergere le differenze dell’idea di nazione tra i due contesti presi in esame. L’attenzione posta alla comparazione condurrà all’evidenziazione di punti di contatto tra le due nazioni. Il canto, infatti, costituisce un terreno privilegiato per comprendere l’immagine dell’“altro”: quale immagine possedevano i lavoratori francesi dell’Italia risorgimentale? E gli artigiani italiani come percepivano la nazione francese? Il canto viene analizzato non solamente come un “testo” ma anche come una “pratica sociale”. Queste operazioni permetteranno di sondare più in profondità la funzione sociale svolta dalla canzone all’interno della cultura popolare e la sua importanza in quanto forma d’espressione e vettore di politicizzazione. La duplice utilizzazione del canto, in quanto “testo” e “pratica”, consente di inserire la ricerca all’interno di un filone storiografico che dalla storia sociale si muove a quella culturale. La canzone sociale rappresenta un fertile terreno di ricerca, non solamente all’interno di un singolo territorio nazionale, ma possiede un prezioso valore euristico in funzione comparativa.
The thesis aims to examine two types of social song in the nineteenth century, and in particular around 1848. The study of the song in the Italian and French context is analyzed through two lines of research. In the first part of the thesis, through the concept of sociability, attention is focused on the spread of the music production. The archival research, based on police documents, puts in relevance the sites of song diffusion (such as streets, tavern, cafés-concerts, the popular music associations and the goguettes) and the different uses of the song (the song as a form of oral expression but also as a writing on the wall and protest leaflet). In the second part the author conducts a detailed study of musical texts to highlight the different themes, images, figures of speech and some important aspects about politics and thoughts of artisans-workers to emphasize the differences of the idea of nation between the two contexts considered. It will be clear the role of songs as a place of emancipation and worker’s claim. The point of view adopted allows the author to consider the song in its entirety, both as “text” and as “social practice”. These operations allow to probe the social function of the song within the popular culture and its importance as a form of expression and vector of politicization. The author presents an international historical overview of studies on the popular song, paying particular attention to the new approaches came from the social and cultural history. The study of social song is a heuristic research tool, not only in a national context, but especially for its comparative function.
La thèse de doctorat vise à analyser deux typologies de la chanson sociale au milieu du XIX siècle, et en particulier autour du 1848. L’approche à l’étude du chant dans le deux contextes examinés (l’Italie et la France) privilégie deux pistes de recherches parallèles : d’une part on a utilisé le concept de sociabilité pour prendre en considération les lieux de production et de diffusion du chant populaire (on pense à l’importance du cabaret, à la goguette parisienne et à la sociabilité informelle qui se forme sur la rue et sur la place) et les nombreux usages de la chanson (le chant comme forme d’expression orale mais aussi comme inscription murale, l’affichage de vers manuscrits et la distribution de chansons, comme un tract et une feuille volante, sur le trottoir ou aux coins des rues). De l’autre part on a analysé les contenus de textes musicaux pour mettre en évidence les thématiques, les images linguistiques, les représentations et les figures de rhétorique chantées par l’ouvrier-artisan. Dans cette partie on s’est interrogé, en outre, sur les différentes représentations de l’idée de nation dans les deux contextes et sur les images de l’autre : quelle image avaient les ouvriers quarante-huitards de l’Italie du Risorgimento ? Et dans quelle manière les artisans italiens regardaient la nation française ? Analyser la chanson comme un texte et comme une pratique permet de comprendre la fonction sociale du chant au sein de la culture et de la vie populaire et de mieux définir son importance en tant que forme de prise de parole et vecteur de politisation. Cette recherche se situe au carrefour des démarches issues de l’histoire sociale et de l’histoire culturelle. L’étude de la chanson sociale représente un outil de recherche euristique, non seulement dans un contexte national, mais surtout pour sa fonction comparative.
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Toss, Michèle. "La canzone sociale in Italia e in Francia tra protesta, nazione e rivoluzione (1830-1870)." Paris, EPHE, 2012. http://www.theses.fr/2012EPHE4020.

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Abstract:
La thèse de doctorat vise à analyser deux typologies de la chanson sociale au milieu du XIX siècle, et en particulier autour du 1848. L’approche à l’étude du chant dans le deux contextes examinés (l’Italie et la France) privilégie deux pistes de recherches parallèles : d’une part on a utilisé le concept de sociabilité pour prendre en considération les lieux de production et de diffusion du chant populaire (on pense à l’importance du cabaret, des débits de boisson, marchands de vin et à la goguette parisienne, mais au même temps, à la sociabilité informelle qui se forme sur la rue, sur la place et pendant les manifestations publiques) et les nombreux usages de la chanson (le chant comme forme d’expression orale mais aussi comme inscription murale, l’affichage de vers manuscrits et la distribution de chansons, comme un tract et une feuille volante, sur le trottoir ou aux coins des rues). De l’autre part on a analysé les contenus de textes musicaux pour mettre en évidence les thématiques, les images linguistiques, les représentations et les figures de rhétorique chantées par l’ouvrier-artisan. Dans cette partie on s’est interrogé, en outre, sur les différentes représentations de l’idée de nation dans les deux contextes et sur les images de l’autre : quelle image avaient les ouvriers quarante-huitards de l’Italie du Risorgimento ? Et dans quelle manière les artisans italiens regardaient la nation française ? Analyser la chanson comme un texte et comme une pratique permet de comprendre la fonction sociale du chant au sein de la culture et de la vie populaire et de mieux définir son importance en tant que forme de prise de parole et vecteur de politisation. Cette recherche se situe au carrefour des démarches issues de l’histoire sociale et de l’histoire culturelle. L’étude de la chanson sociale représente un outil de recherche euristique, non seulement dans un contexte national, mais surtout pour sa fonction comparative
The thesis aims to examine two types of social song in the nineteenth century, and in particular around 1848. The study of the song in the Italian and French context is analyzed through two lines of research. In the first part of the thesis, through the concept of sociability, attention is focused on the spread of the music production. The archival research, based on police documents, puts in relevance the sites of song diffusion (such as streets, tavern, cafés-concerts, the popular music associations and the oguettes) and the different uses of the song (the song as a form of oral expression but also as a writing on the wall and protest leaflet). In the second part the author conducts a detailed study of musical texts to highlight the different themes, images, figures of speech and some important aspects about politics and thoughts of artisans-workers to emphasize the differences of the idea of nation between the two contexts considered. It will be clear the role of songs as a place of emancipation and worker’s claim. The point of view adopted allows the author to consider the song in its entirety, both as “text” and as “social practice”. These operations allow to probe the social function of the song within the popular culture and its importance as a form of expression and vector of politicization. The author presents an international historical overview of studies on the popular song, paying particular attention to the new approaches came from the social and cultural history. The study of social song is a heuristic research tool, not only in a national context, but especially for its comparative function
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Stampati, Francesco. "Essere giovani nel '68: presentazione e rappresentazione di una generazione che tentò di fare la rivoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Il presente lavoro ha come oggetto di studio quella nuova categoria sociale che, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, fece la propria comparsa sulla scena pubblica: i giovani. Essi furono gli indiscussi protagonisti del Sessantotto. Verranno indagate le cause storiche, sociali, economiche e politiche del fenomeno, individuandone le origini, i modelli di riferimento e la pluralità di aspirazioni. Contemporaneamente, ne verranno osservate le conseguenze, le svolte e le implicazioni nella società, puntando la lente d’ingrandimento sulla narrazione mediale dei giovani, su come la nuova generazione italiana si percepiva, voleva essere raccontata, e, di come, invece, veniva rappresentata nel sistema mediale nazionale.
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Gardini, Gian Marco. "Conservazione è rivoluzione. Il Piano PEEP centro storico e le politiche culturali a Bologna (1960-1980)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23494/.

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Abstract:
L’argomento cardine dello studio in parola, inerisce al contesto culturale venutosi a creare a partire dagli anni Sessanta nella città di Bologna, da tempo amministrata da una giunta di sinistra. L’intento della ricerca ha dunque privilegiato un’indagine – sia generale, sia di dettaglio – in grado di restituire, nel modo più verosimile possibile, il peculiare “scenario felsineo” del dopoguerra a livello sociale, culturale, artistico, intellettuale e politico: modello ed espressione del buongoverno partecipativo. Da qui, l’esposizione degli eventi si proporrà di verificare il paradigmatico “Piano PEEP Centro Storico”, mettendone in luce la genesi culturale e le strategie mediatiche e comunicative predisposte per la sua promozione. A circa cinquant’anni dall’adozione del Piano (1973) – a parere di chi scrive – sembrava più utile (e, senza dubbio, più avvincente) focalizzare l’attenzione non sulle modalità “progettuali” e “attuative” applicate ai comparti del centro da risanare (attività già descritta ampiamente dalla storiografia), ma sull'ambito culturale bolognese nel quale esso è nato e del quale è divenuto esempio tra i più noti; in particolare, sulle persone che abitarono e amministrarono la città nei venti anni indagati: 1960-1980. Un’attenta verifica d’archivio, ha permesso inoltre – tramite la consultazione delle molte riviste pubblicate dall'amministrazione comunale – di prendere contezza delle innumerevoli iniziative artistiche organizzate a Bologna nel periodo storico analizzato, a riprova del fatto che in città, l’indicatore “qualità della vita” non potesse mai prescindere da una tangibile testimonianza di “cultura”. Di fatto, il “sedimento culturale” sarà ricercato ovunque dai nostri protagonisti – nelle aree antropizzate e in quelle naturali – nel tentativo di documentare le “tracce degli uomini” come bene inestimabile e inalienabile.
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Caricchio, Mario. "Religione, politica e commercio di libri nella rivoluzione inglese : gli autori di Giles Calvert 1645-1653 /." Genova : Name, 2003. http://digital.casalini.it/8887298718.

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Corre, Marine. "Hurriyya: quando soffia un vento di libertà." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7499/.

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Abstract:
Questo elaborato nasce da una grande passione per quello che è il mondo arabo in generale e un interesse particolare per la Tunisia, in seguito a un viaggio in quel paese. Mi sono interessata a questo argomento, in seguito a un viaggio effettuato a Tunisi, durante l'estate 2012, dove ho frequentato un corso di lingua araba presso l’università di lingue, di H. Bourguiba di Tunisi. E stata un'esperienza davvero forte e istruttiva. Un mese non è molto tempo, e appena ci si ambienta è già tempo di ritornare a casa, ma si riesce comunque ad avere uno squarcio di quella che è la cultura tunisina, molto accogliente, e fiera del proprio paese. Durante questo viaggio, sono entrata in contatto con molte persone, donne, giovani, anziani, e avevano tutti un punto in comune, erano tutti curiosi di sapere (soprattutto i giovani) cosa pensava l'Europa della rivoluzione, attuata un anno prima. I giovani erano fieri di essere riusciti a cacciare il presidente, mentre tra i più grandi le opinioni erano molto contrastate tra loro. Molti si lamentavano dell'ascesa del potere religioso, mentre altri denunciavano peggiori condizioni economiche e di vita. In quel momento era passato soltanto un anno e mezzo da quando il Presidente diede le dimissioni, e il processo di transizione era in pieno subbuglio. Da allora, sono passati due anni e la situazione socio-politica si è evoluta e cambiata e forse nemmeno ancora stabilizzata completamente.
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Odore, Angelo. "Il GIS e la storia (GisSto) : il caso di studio di Marsiglia al tempo della Rivoluzione Francese (1789-1792)." Thesis, Paris, EHESS, 2020. http://www.theses.fr/2020EHES0133.

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Abstract:
La thèse "Marseille pendant la Révolution française (1789-1792): essai de cartographie historique à partir d’un système d’information géographique" propose une relecture spatiale et cartographique des principaux événements qui se sont déroulés dans la ville phocéenne entre 1789 et 1792.Dans cette recherche, les outils traditionnels de l’historiographie, tels que l'étude des sources archivistiques et bibliographiques, intégrés à l'utilisation de la technologie SIG et à l'analyse spatiale, offrent une lecture innovante des événements les plus importants de la Révolution; il reconstitue la vitalité commerciale de la ville, le rôle militaire des patrouilles bourgeoises, le poids politique des fédérés marseillaises et les différentes insurrections qui ont marquées la ville pendant les deux premières années de la Révolution française
The thesis “Marseille during the French Revolution (1789-1792). Historical mapping test from GIS” provides a spatial and cartographic reinterpretation of the main events that took place in the Phocean city between 1789 and 1792. In this research, the traditional tools of historiography, such as the study of archival and bibliographical sources, integrated with the use of GIS technology and spatial analysis, offer an innovative approach to the most important events of the Revolution; it reconstructs the commercial vitality of the city, the military role of the bourgeois patrols, the political weight of the Marseilles federalists and the various insurrections that marked the city during the first two years of the French Revolution
La tesi “Il GIS e la storia (GisSto). Il caso di studio di Marsiglia al tempo della Rivoluzione Francese (1789-1792)” fornisce una rilettura spaziale e cartografica dei principali avvenimenti avvenuti nella città focese tra il 1789 eil 1792. Nell’elaborato, gli strumenti di ricerca storiografica tradizionali, come lo studio di fonti archivistiche e bibliografiche, integrate con l’utilizzo della tecnologia GIS e dell’analisi spaziale permettono di fornire un’innovativa lettura degli avvenimenti più importanti della Rivoluzione; si ricostruisce la vitalità commerciale cittadina, il ruolo militare delle pattuglie borghesi, il peso politico dei federati marsigliesi e le varie insurrezioni che investirono la città nel primo biennio rivoluzionario
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Montali, Margherita. "La rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong attraverso la stampa. Introduzione alla storia di Hong Kong e breve analisi terminologica di un corpus in lingua cinese." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9807/.

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Abstract:
Questo lavoro nasce dalla mia curiosità di comprendere le vicende che hanno sconvolto Hong Kong da settembre 2014 fino ad oggi con l’obiettivo di cogliere le cause principali che hanno innescato le proteste degli abitanti dell’isola. Il mio elaborato è composto da due capitoli: il primo, riguardante la storia di Hong Kong, ne ripercorre tutte le fasi principali: dalla scoperta dell’isola da parte delle navi inglesi fino alla cosiddetta “Rivoluzione degli Ombrelli”, passando per il 1997, anno in cui Hong Kong ritorna alla Cina; il secondo capitolo è dedicato all’analisi terminologica condotta su un corpus di 177,671 token e 15,832 types creato il 5 Maggio 2015 utilizzando i software BootCat e Antconc. L’analisi terminologica ha come scopo quello di analizzare espressioni e termini riguardanti le proteste di Hong Kong, scoppiate il 28 Settembre 2014, per osservare in che modo il linguaggio politico e i simboli della protesta abbiano condizionato la percezione di questi avvenimenti da parte dell’opinione pubblica cinese ed internazionale. Infine, ho organizzato i termini più significativi in schede terminologiche che ho inserito nell’appendice. Gli obiettivi del mio elaborato sono quelli di presentare le recenti rivolte di Hong Kong che, a mio avviso, non hanno avuto una grande risonanza nel nostro paese, cercando di approfondirne gli aspetti più salienti. Inoltre ho scelto di trattare questo argomento perché analizzare le relazioni tra la Cina e una delle proprie “aree periferiche” permette di osservare la politica, la società e la cultura cinese da un punto di vista affascinante e inusuale.
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Deias, Elia. "Uprising Un progetto per l'ex fornace di Orciano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13476/.

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Abstract:
Uprising si pone in continuità con il lavoro svolto nel laboratorio di sintesi finale: “Progetto Emilia, sulle tracce di Luigi Ghirri”. Così come il fotografo emiliano ha immortalato i luoghi della sua terra, il progetto si cala nella realtà di Orciano di Pesaro, piccolo borgo delle colline marchigiane e mia terra natale. Precisamente l'intervento prevede il recupero dell’ex fornace laterizi inattiva da ormai trent'anni ma ancora simbolo del paese. L'area della fornace si frappone tra la modesta frazione che ne trae il nome ed un belvedere sulle campagne marchigiane, che si estendono fino alle prime montagne dell'Appennino. Il progetto deve quindi instaurare una relazione con il paesaggio e al contempo con il complesso degli edifici della fabbrica. Questi ultimi sono ormai solo un lontano ricordo dei tempi d'oro dell'industria, ma nell'ottica di frammento essi rappresentano ancora una speranza: la speranza di essere di nuovo un luogo. Il progetto ha l'obbligo morale di intervenire in questa direzione e instaurare un nuovo rapporto tra le parti. Uprising è la conclusione di un viaggio iniziato nelle pianure emiliane, tra le simmetrie di strade che tendono all'infinito e banchi di nebbia dentro i quali ci siamo dovuti perdere per capire che più ci spingevamo in là, più stavamo tornando verso casa, unico luogo che ci appartiene veramente. Solo così potevamo "ripulire lo sguardo" e riuscire a vedere che gli elementi compositivi del progetto erano già lì a nostra disposizione. Da qui l'idea della Fondazione Giò Pomodoro, pittore e scultore di fama mondiale nato a Orciano nel 1930. Il fuoco che per anni ha alimentato la produzione ora deve riaccendersi e dare un nuovo senso a questo luogo. Serve un nuovo fuoco, il fuoco che brucia nel cuore delle persone, generatore di tutta la produzione artistica e artigianale, che sempre più difficilmente ha un luogo per manifestarsi; un luogo che la Fondazione Giò Pomodoro riconquista dagli spazi dell’ex fornace di Orciano.
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Cagol, Stefano. "Towards a genealogy of the thematic contemporary art exhibition : Italian exhibition culture from the Mostra della Rivoluzione Fascista (1932) to the Palazzo Grassi's Ciclo della Vitalità (1959-1961)." Thesis, Royal College of Art, 2013. http://researchonline.rca.ac.uk/1642/.

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Abstract:
The goal of this thesis is to look at the emergence of the thematic contemporary art exhibition in Italy through an analysis of the influence of Fascism and the commercial sector in the three exhibitions composing the Cycle of Vitality, organised between 1959 and 1961 at the Centro Internazionale delle Arti e del Costume (CIAC), opened at the Palazzo Grassi in Venice in 1951. The cycle falls within the fields of both curatorial studies and the history of modern and contemporary exhibitions, two disciplines that have been developed since the 1990s. This inquiry contributes to them by clarifying further their specific fields of investigation, or in presenting alternative genealogies by casting light on overlooked antecedents; and by addressing the curator as a distinct cultural producer, the institution as a medium for social change and the history of exhibitions. The exhibitions analysed belong to the genealogy that resulted from the shift in the display language of international inter-war avant-garde experiments in exhibition design as manipulated by Fascism and commerce in the 1930s. Modernist architects were engaged in turning the exhibition into a medium for social change, and a mass-medium to bring a sense of the future into the present: It was from this premise that the model of the thematic exhibition emerged. Its further development in post-war Italy paralleled the questioning of the fine art museum’s entanglement with the discipline of art history, enacted by those architects trained in the 1930s. The Cycle of Vitality paired the two models in the thematic contemporary art exhibitions – Vitalità nell’arte (1959); Dalla natura all’arte (1960) and Arte e contemplazione (1961) – organised by curators avant-la-lettre Paolo Marinotti and Willem Sandberg. Crucial to the analysis of the Cycle of Vitality is the questioning of the relationship between contemporary curators, museums and the discipline of art history, as a consequence of Italian exhibition culture between 1932 and 1961. Within this historical framework, these exhibitions were influenced by the original profile of the CIAC, a cultural centre sponsored by the SNIA Viscosa, a company manufacturing man-made fibres. The CIAC allowed for the development of exhibitions that were intended to reshape the social body rather than to present the results of art historical research as was traditionally the role of museum or fine art exhibitions. In the 1950s, modernist Italian architects played a strategic role in rethinking the museum, a tendency further fostered by curators avant-la-lettre who, as cultural producers, turned the institution into their medium rather than considering it a function of the discipline of art history.
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Bagnato, Federico. "Proposta di sottotitolaggio di un estratto del film "Capitães de Abril"." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16007/.

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Abstract:
Questo elaborato si propone come scopo l’analisi del film portoghese “Capitães de Abril” e una proposta di traduzione sotto forma di sottotitolo interlinguistico (audio in lingua portoghese, sottotitolo in lingua italiana). Il lavoro è diviso in due macro-sezioni: quattro capitoli sono dedicati all’analisi teorica (del film, della componente storica, di quella linguistica, e della teoria del sottotitolaggio), mentre i due finali, invece, sono dedicati alla proposta di sottotitolaggio (consultabile nella sua interezza nell’Appendice) e al relativo commento.
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Giovanelli, Joseph. "Modellazione di Mesh in Realtà Aumentata." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14265/.

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Abstract:
L’obiettivo del progetto consiste nella realizzazione di un motore grafico in realtà aumentata. L’idea è quella di offrire una nuova interfaccia tridimensionale a tutti quei servizi che, nella realizzazione di una scena 3D, hanno difficoltà ad essere compiuti su uno schermo 2D. Per far sì che queste operazioni vengano facilitate è necessario che si offra un’interazione in tutte e tre le dimensioni in contemporanea. In particolare, in questa tesi si è scelto di sviluppare un'applicazione strettamente inerente alla computer graphics che permetta di modellare mesh 3D in realtà aumentata e poi, una volta create, dia l'opportunità di modificarle a proprio piacimento.
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PERTEGHELLA, ANNALISA. "LA TRASFORMAZIONE DELL'AUTORITA' POLITICO-RELIGIOSA IN IRAN DA KHOMEINI A KHAMENEI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11373.

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Abstract:
Lo studio analizza la relazione tra diversi principi di legittimazione dell’autorità in Iran dopo la rivoluzione del 1979. La tripartizione weberiana dei tre idealtipi di autorità legittima (carismatica, tradizionale, razionale-legale) viene utilizzata come strumento di indagine per analizzare la fase rivoluzionaria, con l’emergere del suo leader carismatico, ayatollah Khomeini, e la successiva fase di istituzionalizzazione della rivoluzione concretizzatasi nell’edificazione della Repubblica islamica. Dopo una riflessione preliminare sul concetto di autorità nel pensiero politico occidentale, utile a individuare le categorie che vengono spesso utilizzate quando si analizza la Repubblica islamica, il fuoco dell’indagine si sposta sul contesto iraniano, nella sua doppia componente identitaria pre-islamica e islamica sciita, utile a individuare e comprendere che cosa si possa intendere per autorità religiosa tradizionale. La ricerca prosegue poi con l’analisi del momento rivoluzionario; l’ayatollah Khomeini viene studiato come leader religioso e politico e come portatore di un messaggio rivoluzionario, di rottura non solamente con l’ordine politico precedente ma anche e soprattutto con la tradizione religiosa sciita. Si analizza poi la fase di istituzionalizzazione del decennio 1979-1989, a partire da una riflessione sulla Costituzione del 1979 e sui suoi emendamenti del 1989. Il capitolo conclusivo muove proprio da questi emendamenti: le difficoltà dell’istituzionalizzazione – identificata come dissonant institutionalization – emergono durante il mandato di Ali Khamenei, attuale Guida suprema, aprendo un dibattito circa il futuro dell’autorità religiosa sciita tradizionale, marjayat, e circa il futuro del principio dell’autorità così come reinterpretato da Khomeini, velayat-e faqih.
This thesis investigates the relation between different principles of legitimate authority in Iran after the 1979 revolution. Weber’s tripartite classification of authority (charismatic, traditional, rational-legal) is used as a tool for investigating ayatollah Khomeini’s charismatic revolution and the ensuing phase of institutionalization which culminated in the establishment of an Islamic republic. The first part of the thesis deals with the concept of authority, both in the Western and in the Iranian tradition. With specific reference to the Iranian context, the two elements that make up Iranian doctrine of authority, pre-Islamic and Shiite, are analyzed. The research then focuses on the analysis of the revolution: ayatollah Khomeini’s authority, in both its political and religious elements, is investigated. The dissonant institutionalization of the 1979-1989 decade is then examined, leading to a reflection on the difficulties of the Khamenei era. Among these, the growing concern about the future of Shiite traditional religious authority, marjayat, and, though indirectly, the growing doubts about the future of the Khomeinist doctrine of velayat-e faqih.
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MORELLO, FRANCESCO. "DAS REICH DER LINKEN HAND. LA TEOLOGIA DI GOGARTEN NELLA CRISI DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39096.

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Abstract:
Nel presente lavoro vengono indagati gli aspetti politici della teologia di Friedrich Gogarten durante l’arco temporale della Repubblica di Weimar. La ricerca si propone due obiettivi fondamentali. In primo luogo, in essa si vuole dimostrare la presenza di una discontinuità all’interno della teologia politica di Gogarten, i cui noti esiti conservatori e vicini al nazismo durante gli ultimi anni della repubblica vengono generalmente considerati dalla critica come impliciti nel suo pensiero precedente. Un’analisi dettagliata della produzione di Gogarten, condotta con un’attenzione particolare al contesto storico-culturale, mostrerà che il suo pensiero politico fino al biennio ‘27/’28 presenta, al contrario, elementi critici nei confronti di un pensiero politico autoritario e dell’ideologia delle nuove destre, ai quali si avvicinerà solo successivamente. Il secondo obiettivo è quello di rinvenire le cause di questa evoluzione del suo pensiero. L’ipotesi di questa ricerca è che essa sia maturata sul terreno dei rapporti di Gogarten con la Chiesa Luterana della Turingia, e che le idee conservatrici inizialmente abbracciate dal teologo in questo ambito lo abbiano spinto a sviluppare una visione sempre più reazionaria della politica e della società durante gli ultimi problematici anni della Repubblica di Weimar.
This work examines the political aspects of Friedrich Gogarten’s theology during the time span of the Weimar Republic. The research seeks two fundamental goals. In the first place, it aims at demonstrating the discontinuity within Gogarten’s political theology, whose well-known conservative outcomes, close to Nazism, in the last years of the republic are generally considered by scholarship as implicit in his earlier thought. An in-depth analysis of Gogarten’s production, with particular attention to the socio-cultural context, will rather show that until the two-year period ‘27/’28 his political thought presents critical elements against authoritarian political power and new right-wing ideologies, that he will embrace only later. The second aim is to find the causes of this evolution of his thought. The research hypothesis is that it matured on the ground of Gogarten’s relationship with the Lutheran church of Thuringia. The conservative ideas first embraced by the theologian brought him to develop an increasingly reactionary vision of politics and society during the last problematic years of the Weimar Republic.
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Delpu, Pierre-Marie. "Politisation et monde libéral en Italie méridionale (1815-1856) : le malgoverno et ses opposants : acteurs et pratiques dans le royaume des Deux-Siciles." Thesis, Paris 1, 2017. http://www.theses.fr/2017PA01H067.

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Abstract:
La thèse cherche à restituer les mécanismes de la politisation libérale dans la partie continentale du royaume des Deux-Siciles, de l’effondrement de l’Empire napoléonien en 1815 au moment où se précisent les voies de l’annexion du royaume méridional dans l’Italie en construction, au milieu des années 1850. Le croisement de la documentation administrative, des écrits personnels des libéraux et de leurs productions politiques permet d’identifier ce courant avec l’opposition patriotique à la monarchie restaurée des Bourbons. Il prend la forme d’une société d’opposants réticulée et disparate, davantage anti-absolutiste qu’elle n’est idéologiquement libérale, qui s’est appuyée sur les pratiques politiques locales pour contester le pouvoir centralisé mis en place par la monarchie française d’occupation (1806-1815) et maintenu par Ferdinand IV de Bourbon après 1815. À partir de cinq observatoires régionaux (la capitale, les deux Principats Citérieur et Ultérieur et les provinces calabraises de Cosenza et de Reggio), choisis pour leur représentativité au regard des structures politiques du royaume, cette thèse veut mettre en évidence les structures et les rythmes de la politisation libérale sur le temps long de la période pré-unitaire, par-delà les seules révolutions de 1820-1821 et de 1848 plus particulièrement étudiées par l’historiographie. À travers un parcours chronologique, on interrogera l’articulation du courant libéral napolitain avec le « libéralisme » qui se structure au même moment dans l’espace plus large des révolutions occidentales, la permanence du personnel politique, la tension entre espaces politiques locaux et nationaux et l’appropriation complexe de la construction nationale italienne, qui se précise au lendemain des révolutions de 1848
The thesis aims to study the mechanisms of liberal politicization in the continental part of the Kingdom of the Two Sicilies, from the collapsing of the Napoleonic Empire in 1815 to the acceleration of the Italian national construction in the middle 1850s. By crossing the administrative documentation, the liberals’ personal writings and their political productions, this political movement can be identificated with the patriotical opposition to the restored monarchy of the Bourbons. It constitutes a reticulated and disparate society of opponents, more anti-absolutist than ideologically liberal, who used to lean on local political practises to contest the centralized power instituted by the French occupation monarchy (1806-1815) and maintained by Ferdinand IV after 1815. On the basis of five regional observatories (the capital, the two Citerior and Ulterior Principates and the Calabrian provinces of Cosenza and Reggio), chosen for their representativity towards the political structures of the kingdom, the thesis wants to enlighten the structures and the rhythms of liberal politicization in the long period of the lungo Risorgimento, beyond the two revolutions of 1820-1821 and 1848 particularly studied by historiography. Through a chronological approach, we will question the links between the Neapolitan liberal movement with the European forms of « liberalism », the permanence of political actors, the tension between local and national political spaces and the difficult appropriation of the Italian national construction, which becomes more precise after the 1848 revolutions
La tesi mette al centro della sua riflessione i meccanismi della politicizzazione liberale nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie, dalla caduta dell’Impero napoleonico nel 1815 al momento in cui si precisano le modalità di annessione del regno meridionale all’Italia in costruzione, a partire dal 1850. Il confronto tra la documentazione amministrativa, gli scritti personali dei liberali e le loro produzioni politiche permette di identificare questo movimento politico come l’opposizione patriottica alla monarchia restaurata dei Borboni. Esso si presenta inoltre come una società di oppositori, ramificata e diffusa su tutto il territorio del Regno, più di matrice anti-assolutista che ideologicamente liberale, che si è affidata alle pratiche politiche locali per contestare il potere centralizzato della monarchia francese durante il Decennio (1806-1815) e, dopo il 1815, di Ferdinando IV di Borbone al momento del suo ritorno sul trono di Napoli. Concentrandosi su cinque spazi geografici ben definiti (la capitale, i due Principati Citra e Ultra e le provincie calabrese di Cosenza e di Reggio), scelti per la loro rappresentatività rispetto alle strutture politiche del regno, la tesi di dottorato vuole studiare le strutture e i ritmi della politicizzazione liberale sul lungo periodo del Risorgimento preunitario, oltre alle rivoluzioni del 1820-1821 e del 1848, ampiamente analizzate dalla storiografia. Utilizzando un approccio cronologico, si propone infine una riflessione sul movimento liberale napoletano in comparazione al « liberalismo » risultato delle altre rivoluzioni occidentali, sulla permanenza del personale politico, sulla tensione tra gli spazi politici locali e nazionali e sulla difficile appropriazione della costruzione nazionale italiana che si definisce all’indomani del 1848.Parole chiave : politicizzazione ; rivoluzione
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Cosenza, Mario. "Jacques André Naigeon (1735-1810) tra ombre e Lumi." Thesis, Paris 10, 2020. http://faraway.parisnanterre.fr/login?url=http://bdr.parisnanterre.fr/theses/intranet/2020/2020PA100025/2020PA100025.pdf.

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Abstract:
Une étude sur Jacques–André Naigeon (1735-1810) ne pouvait se baser que sur une tentative de reconstitution de son vécu, afin de présenter l'éditeur-philosophe dans son intégralité. La thèse est pensée sur plusieurs strates dans le but de faire se croiser la vie de Naigeon avec quelques épisodes qui ont marqué son action. Chaque chapitre propose le développement de thèmes fondateurs du siècle des Lumières en France aboutissant à un dialogue entre l'existence du philosophe et les clés de lecture fournies par l'historiographie la plus avancée.Les études sur les Lumières mentionnant Jacques–André Naigeon en donnent l’image d’un personnage dépendant de ses dieux tutélaires reconnus, Diderot et d'Holbach, mais, cependant, Naigeon ne se fond pas totalement dans les figures de son maître et de son « collègue », et son matérialisme et son athéisme ne sont pas dénués d'intérêt.Au cours de sa vie, Naigeon fut encyclopédiste ; fut éditeur ; il tenta en outre de se faire reconnaître, au début de la Révolution, en vertu d'un traité enflammé contre certains concepts de la Déclaration des droits de l'homme adressé à la toute première Assemblée nationale ; il endossa également le rôle de rédacteur en chef de la section de Philosophie ancienne et moderne dans l’Encyclopédie Méthodique; enfin, il devint membre, en 1795, de l’Institut de France nouvellement créé. Il fréquenta les personnages les plus en vue, et ressentit toute la déception de l'intellectuel qui, comme d’autres, avait été intégré au système culturel pour être complètement neutralisé. Le silence et les secrets tus des dernières années sont beaucoup plus lourds de sens que ce qu'ils peuvent laisser penser
A study about Jacques-André Naigeon (1735-1810) could only be based on an biographical reconstruction’s attempt, in order to present the publisher-philosopher in an integral way. This dissertation is designed to develop on several topics in order to mix Naigeon's life with some "cultural" events that affected his life. Each chapter proposes the development of one of the founding themes of the Enlightenment, trying to build a dialogue between the existence of the philosopher and the interpretations provided by the most advanced historiography.The studies mention Jacques-André Naigeon giving the image of a character entirely subordinated to his two tutelary gods, Diderot and d'Holbach, while, instead, on closer inspection, Naigeon is not completely confused with the figures of his master and his "colleague", and his personal thinking (especially his atheism and his materialism) is not uninteresting.Throughout his life, Naigeon was an encyclopedist; “éditeur”; he even tried to earn political credit, at the debut of the Revolution, by writing a furious writing against some concepts of the Déclaration des droits de l'homme and sending it to the first Assemblée Nationale; he assumed the role of chief editor of the Philosophie ancienne et moderne’s section of the Encyclopédie Méthodique; at the end, he became a member of the Institut de France in 1795. He frequented many prominent personalities, so that he could thus feel all the disappointment of an intellectual who was integrated into the cultural system but at the same time was completely neutralized. The silence and secrets of his later years are far more significant and full of meaning than what one might think
Uno studio su Jacques-André Naigeon (1735-1810) non poteva che basarsi su di un tentativo di ricostruzione biografico, al fine di presentare l’editore-filosofo in maniera integrale. La tesi è pensata per svilupparsi su più fronti, in modo da far dialogare la vita di Naigeon con alcuni eventi “culturali” che più hanno inciso sul suo incedere. Ogni capitolo propone lo sviluppo di uno dei temi fondanti del secolo dei Lumi francese, cercando di costruire un dialogo tra l’esistenza del filosofo e l chiavi di lettura fornite dalla storiografia più avanzata.Gli studi menzionano Jacques-André Naigeon dandone l’immagine di un personaggio del tutto subordinato ai suoi due numi tutelari, Diderot e d’Holbach, ma, invece, ad uno sguardo più attento, Naigeon non si confonde del tutto con le figure del suo maestro e del suo “collega”, e il pensiero personale, in particolare il suo ateismo e materialismo, non è privo di interesse.Nel corso della sua vita, Naigeon fu enciclopedista; editore; tentò inoltre di accreditarsi politicamente, al debutto della Rivoluzione, rivolgendo un furioso scritto contro alcuni concetti della Déclaration des droits de l'homme e inviandolo alla prima Assemblée Nationale; assunse il ruolo di editore capo della sezione di Philosophie ancienne et moderne dell’Encyclopédie Méthodique; divenne, infine, membro, nel 1795, dell’Institut de France. Frequentò molti personaggi in vista, e poté così sentire su di sé tutta la delusione di un intelletuale il quale fu integrato nel sistema culturale per essere completamente neutralizzato. Il silenzio e i segreti dei suoi ultimi anni sono molto più significativi e carichi di senso di ciò che si potrebbe pensare
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Boeri, Elisa. "Architecture, théorie et représentation au temps de la Révolution française : les dessins de l'architecture civile de Jean-Jacques Lequeu (1757-1826) à la Bibliothèque nationale de France." Thesis, Paris 1, 2016. http://www.theses.fr/2016PA01H041.

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Abstract:
Le travail de recherche vise à encadrer la figure de Lequeu dans le paysage culturel et architectural de la Révolution française, en proposant une prise de distance critique et une mise à part des célèbres dessins des Figures lascives, à lesquels la figure de l'architecte a été parfois grossièrement éclairée. Au contraire, notre analyse se concentre sur ce qui constitue le cœur de son œuvre graphique: les planches numérotées de l'Architecture civile, que Lequeu rédige à partir de 1778, et qui sont aujourd'hui, conservées au Cabinet des estampes de la Bibliothèque nationale de France. Visionnaire dans sa tentative de créer une nouvelle conception du dessin architectural, qu'il élabore conjointement au caractère de son architecture, les plus amères des contradictions du XVIIIe siècle se concentrent en lui inévitablement attiré par le moderne, il en a systématiquement horreur et tourne son regard vers un passé idéalisé, rêvé comme un port salvateur mais insaisissable. C'est dans cette juxtaposition d'éléments qui de la littérature chevaleresque aboutit aux traités théorico-pratiques de la Renaissance, redécouvre les mouvements humains et entre en contact, pour la première fois avec l’introspection psychologique, décrit donc le rôle de Lequeu, dans l'histoire de l'architecture européenne. Les planches de !"Architecture civile interprètent à la fois les angoisses d'un artiste aux prises avec l'ancien, et la modernité de la culture technique française du XVIIIe siècle
The research aims to explore the figure of Lequeu in the cultural and architectural panorama of the French Revolution, proposing a critical distance from the famous drawings named Figures lascives. Our analysis focused on what constitutes the core of his graphic work: the numbered drawings of Architecture Civile, that Lequeu drafts from 1778 and now conserved at the Cabinet des estampes of Bibliothèque nationale de France (Paris). Visionary in its attempt to create a new conception of architectural drawing, Lequeu developed the character of its architecture, where the most of eighteenth century's contradictions are concentrated. lnevitably attracted to the modern, it has systematically horror oh that, and turns his eyes to an idealized past, dreamed but elusive port. lt is in this juxtaposition of elements, which of place of Lequeu: no architect before him has tried such a great mix of different interests and skills. The link with the art of his time, who discovers, for the first lime, the psychological introspection, describes the role of Lequeu in the history of European architecture. The drawings of Architecture Civile interpret both the anguish of an artist struggling with the old, and the modernity of the French technical culture of the eighteenth century
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QUARENGHI, ALESSANDRO. "Foreseeing Political Change. Structure, System and Agency in the Making of the Lebanese Intifadha al-Iqtad." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/160.

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Abstract:
La tesi cerca di rispondere alla domanda: 'La libanese intifadha al-Iqtad poteva essere prevista?'. la tesi prima definisce l'evento politico, e. Successivamente esamina le condizioni epistemologiche in base alle quali una predizione del futuro possa essere considerata scientifica. In terzo luogo, propone uno schema di previsione organizzato in funzione del coinvolgimento degli agenti nella creazione della storia umana. Infine, analizza la intifadha al-Iqtad in base allo schema analitico proposto.
The thesis aims to answer the question 'could the Lebanese Intifadha al-Iqtad have been predicted?' In order to do so, it first of all tries to define the political event, in terms of features, dynamic, and outcome. Secondly, it outlines the epistemological assumptions on which a scientific prediction of the future could be based. Thirdly, it puts forward a framework for foreseeing the future organised on different levels and divided into macro-categories. Finally, it analyses the Lebanese Intifadha al-Iqtad according to the proposed framework.
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Cusi, Chiara. "Vie privée et publique des animaux. Uno sguardo critico alla società francese della Monarchia di luglio attraverso l’arte di Grandville e la penna di Balzac. Analisi dell’opera collettiva e proposta di traduzione di un racconto." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
L’opera collettiva Vie privée et publique des animaux è una raccolta di racconti satirici, pubblicata nel 1842. I racconti sono stati scritti da numerosi autori: alcuni poco conosciuti, come P.J. Stahl e Gustave Droz, altri più celebri, come Honoré de Balzac. Tuttavia, la nascita del volume non sarebbe mai stata possibile senza il contributo del suo illustratore: J.J. Grandville. Il contenuto dei racconti, infatti, si ispirò proprio dalle sue litografie. Malgrado i riferimenti ai personaggi e agli eventi storici del tempo, i racconti riusciranno a scampare alla censura politica per via dei protagonisti a cui sarà data la parola: gli animali. Attraverso il mio lavoro di tesi ho cercato di riportare alla luce un’opera che di certo non è entrata nel canone letterario francese, ma che merita di essere riscoperta. Nel primo capitolo ho parlato della carriera artistica di Grandville, spiegando quanto il suo incontro con Balzac sia stato fondamentale per la futura collaborazione all’opera. Nel secondo capitolo ho descritto il contenuto di Vie privée et publique des animaux. L’opera è stata immaginata come un insieme di racconti scritti in prima persona dagli animali stessi, ormai stanchi di essere sfruttati dall’umanità. Verrà data a ogni animale la possibilità di scrivere un manoscritto, dando vita ad un’originale rivoluzione intellettuale. Nel terzo capitolo mi sono soffermata sull’interpretazione dei riferimenti storici e politici presenti nel testo. Nel quarto capitolo ho inserito la mia proposta di traduzione di un racconto di Balzac che non è stato tradotto nell’edizione italiana dell’opera: Guide-âne à l’usage des animaux qui veulent parvenir aux honneurs. Infine, nel commento finale, ho analizzato i problemi traduttivi che ho riscontrato seguendo le quattro categorie individuate dalla studiosa Christiane Nord. La documentazione sul contesto storico in cui Grandville e Balzac hanno vissuto è stata fondamentale per scrivere una traduzione fedele al testo di partenza.
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