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Dissertations / Theses on the topic 'Scompenso cardiaco'

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RITROVATO, DANIELA. "Valutazione economica dello scompenso cardiaco in Italia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/365536.

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Abstract:
L’attività di ricerca durante il dottorato è stata focalizzata su una valutazione di HTA per uno nuovo farmaco per il trattamento dello scompenso cardiaco. Una prima analisi farmaco-economica era stata condotta prima dell’immissione in commercio per dimostrarne la costo-efficacia, utilizzando i dati degli studi clinici randomizzati e i tariffari nazionali ed è parte del lavoro svolto durante il primo anno di dottorato. Successivamente sono state svolte due nuove analisi, che hanno l’obiettivo di dimostrare come la tecnologia farmaceutica, una volta immessa nel mercato, sia ancora costo-efficace e quale sia il suo impatto sul budget del Servizio Sanitario Nazionale. Sono stati utilizzati in questo caso come dati di efficacia quelli di real life e per i costi i tariffari nazionali. L’analisi di impatto sul budget consente di ottenere stime sulla sostenibilità economica delle tecnologie sanitarie. L’analisi ha l’obiettivo di valutare l’impatto finanziario sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano legato all’utilizzo di sacubitril/valsartan come terapia per lo scompenso cardiaco nei pazienti di classe NYHA II e III con frazione di eiezione ridotta (FE<35%). Il modello stima il pool di pazienti target per i prossimi tre anni a partire dal 2021. Il bacino target è poi suddiviso fra le opzioni terapeutiche attualmente a disposizione. La seconda valutazione economico-sanitaria è stata condotta con lo scopo di esaminare il profilo di costo-efficacia di sacubitril/valsartan (in combinazione con la terapia standard), in confronto ad enalapril (in combinazione con la terapia standard), nel trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica con frazione d’eiezione ridotta in Italia È stato sviluppato un modello decisionale di Markov per predire gli effetti delle due opzioni di trattamento a confronto, nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica e con frazione d’eiezione ridotta, in termini di mortalità (cardiovascolare e per tutte le cause), ospedalizzazioni e qualità di vita. Il modello è stato adattato utilizzando dati riferibili a una coorte di pazienti, specifica per il contesto italiano, ottenuti da studi di real life e successivamente sottoposti ad una validazione da parte di esperti clinici. Coerentemente con la prospettiva d’analisi prescelta (SSN), sono stati valorizzati i costi diretti sanitari attribuibili alle ospedalizzazioni, agli eventi avversi, alle visite mediche ad alle terapie farmacologiche. Sono stati esclusi dalla valutazione i costi indiretti Per verificare la robustezza dell’analisi e determinare l’impatto delle variabili sui risultati finali sono state condotte delle analisi di sensibilità deterministiche.
The research activity during the doctorate was focused on an evaluation of HTA for a new drug for the treatment of heart failure. A first pharmaco-economic analysis was conducted before being placed on the market to demonstrate its cost-effectiveness, using data from randomized clinical trials and national rates and is part of the work carried out during the first year of the doctorate. Two new analyzes were subsequently carried out, which aim to demonstrate how pharmaceutical technology, once placed on the market, is still cost-effective and what its impact on the budget of the National Health Service is. In this case, real life data were used as efficacy data and national tariff rates for costs. The budget impact analysis makes it possible to obtain estimates on the economic sustainability of health technologies. The analysis aims to evaluate the financial impact on the Italian National Health Service (NHS) linked to the use of sacubitril / valsartan as therapy for heart failure in NYHA class II and III patients with reduced ejection fraction (FE <35%). The model estimates the target patient pool for the next three years starting from 2021. The target pool is then divided among the therapeutic options currently available. The second health and economic evaluation was conducted with the aim of examining the cost-effectiveness profile of sacubitril / valsartan (in combination with standard therapy), in comparison to enalapril (in combination with standard therapy), in the treatment of chronic heart failure with reduced ejection fraction in Italy A Markov decision model was developed to predict the effects of the two treatment options in comparison, in patients with chronic heart failure and with reduced ejection fraction, in terms of mortality (cardiovascular and all-cause), hospitalizations and quality of life. The model was adapted using data referable to a cohort of patients, specific for the Italian context, obtained from real life studies and subsequently subjected to validation by clinical experts. Consistent with the chosen analysis perspective (SSN), the direct health costs attributable to hospitalizations, adverse events, medical visits and drug therapies were valued. Indirect costs were excluded from the evaluation Deterministic sensitivity analyzes were conducted to verify the robustness of the analysis and determine the impact of the variables on the final results.
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MAKIL, ELHASSAN. "Progetto Multicentrico Italiano Sonno e Scompenso (ProMISeS-II): “Disturbi Respiratori Nel Sonno e Scompenso Cardiaco”." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241151.

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Abstract:
Background: I disturbi respiratori nel sonno (DRS) sono altamente prevalenti in pazienti con scompenso cardiaco cronico (SCC), come dimostrato anche nello studio ProMISeS-I. Nonostante sia ben nota la valenza prognostica delle apnee nel sonno nello SCC, pochi studi hanno analizzato in dettaglio i diversi fenotipi respiratori nel sonno, cercando di identificarne i predittori clinico-strumentali. Scopi: determinare in un’ampia popolazione di pazienti con SCC le caratteristiche e la prevalenza dei diversi fenotipi respiratori nel sonno (DRS), verificare e descrivere l’associazione tra essi (DRS-Outcome) e uno o più predittori (clinico-strumentali). Materiali e metodi: Tra febbraio 2014 e febbraio 2017 sono stati consecutivamente arruolati all’interno del progetto multicentrico ProMISeS-II 830 pazienti con SCC. Per ogni paziente sono stati acquisiti, tra gli altri, un esame polisonnografico notturno (refertato secondo AASM 2007). Sono stati identificati sulla base delle caratteristiche della meccanica ventilatoria nel sonno (cut-off AHI ≥ 5 eventi/ora) 5 fenotipi respiratori notturni principali: 1.apnee prevalentemente ostruttive (pOSA) (OAHI/AHI > 0.5), 2.apnee prevalentemente centrali (pCSA) (CAHI/AHI > 0.5), 3.prevalenti ipopnee (pHY) (HY/AHI > 0.5), 4.pattern ventilatorio misto (pMIX) senza netta prevalenza di uno dei precedenti pattern, 5.assenza di alterazioni respiratorie nel sonno (NoDRS con AHI < 5). L’associazione tra DRS e loro predittori è stata analizzata mediante modelli lineari generalizzati (GLM) Risultati: la coorte era composto maggiormente da uomini (578 (88%)), l’età media era 65(11) (media (DS)) anni, il BMI 27.8 [25.2-31.1] (mediana [range interquartile]), e l’AHI mediana era 21 [6 – 37.6]. In circa il 25% dei pazienti era presente la fibrillazione atriale e il 50% risultava sedentario. L’ 81% dei pazienti (n 529) mostrava valori di FE <40% mentre il 19% (n 127) mostrava valori di FE ≥ 40%. La prevalenza globale di DRS (DRSg) osservata era del 78% (n 509) e quella dei diversi fenotipi: i) pOSA (14%, n=93) (apnee prevalentemente ostruttive); ii) pCSA (23%, n=153) (apnee prevalentemente centrali); ii) pHI (28%, n 186) (prevalenti ipopnee); v) pMIX (12%, n 77) (pattern ventilatorio misto senza netta prevalenza di uno dei precedenti pattern). Le stime del PR ottenute tramite il modello di Poisson mostrano come il genere maschile sia positivamente associato agli eventi pHI e pCSA rispetto alle femmine (PR 1.59, 95%IC 1.17-2.17 per pHI e PR 2.28, 95%IC 1.44-3.63 per pCSA) mentre non si osserva alcuna differenza per gli altri eventi. All’aumentare unitario dell’età aumenta la prevalenza di tutti gli eventi tranne pOSA, in particolare gli incrementi variano tra 1% per pHI al 4% per pMIX. Un dato inatteso riguarda i risultati relativi alla sedentarietà: l’essere sedentario, infatti, la prevalenza degli eventi pHI, pMIX e pCSA è inferiore negli individui sedentari rispetto ai non sedentari (PR 0.70 95%IC 0.58-0.84 per pHI, PR 0.22 95%IC 0.12-0.39 per pMIX e PR 0.52 95%IC 0.41-0.67 per pCSA). Per tutti gli eventi considerati, all’aumentare unitario dei livelli di BMI incrementa anche la prevalenza degli eventi di una percentuale che varia tra 1% per pCSA al 4% per pMIX. Infine, la presenza di la prevalenza di pMIX e pCSA è maggiore nei pazienti affetti fibrillazione atriale (PR 1.37, 95%IC 1.06-1.78 per pMIX e PR 1.38, 95%IC 1.14-1.68 per pCSA) e pCSA nei pazienti con bassi livelli di frazione di eiezione rispetto ai pazienti con alti livelli (PR 1.41 95%IC 1.09-1.82). Conclusioni: Lo studio ProMISeS-II, con significativo ampliamento della casistica rispetto alla prima analisi, conferma l’elevata prevalenza dei DRS nei pazienti con SCC. Ci ha permesso inoltre di meglio caratterizzare i diversi pattern respiratori sonno-correlati, studiando oltre ai fenotipi classici di pCSA e pOSA, anche ipopnee o pattern misti.
Background: sleep related breathing disorders (SRBD) are highly prevalent among congestive heart failure (CHF) patients, as indicated by the previously published ProMISeS-I study. Despite the well-known prognostic significance of SRBD in CHF patients, only few studies have performed a detailed characterization of different types of SRBD among these subjects. Aim: The aims of the present analysis, conducted in a large population of CHF patients were: 1) To explore the characteristics and prevalence of different SRBD, 2) To explore possible associations between SRBD (Outcome) and demografic, clinical characteristics (predictors). Materials and methods: A total of 830 CHF patients were consecutively enrolled in the frame of the multicentric ProMISeS-II project between february 2014 and february 2017. In all participants demographic and echocardiographic data were available for analyses. Cardio-respiratory polysomnography was performed and its results interpreted according to 2007 AASM recommendations. According to ventilatory patterns and considering an AHI ≥5 events/hour, subjects were classified into 5 different categories: 1) Prevalent Obstructive Sleep Apnea (pOSA OAHI/AHI > 0.5); 2) Prevalent Central Sleep Apnea (pCSA, CAHI/AHI > 0.5); 3) Prevalent hypopnea (pHY, HY/AHI > 0.5), 4) Mixed ventilatory pattern (pMIX) without a neat prevalence of any of the former patterns; and 5) Absence of ventilatory alterations during sleep (No SRBD, AHI < 5). The association between SRBD and their potential predictors was explored by means of generalized linear models (GLM). Results: The final cohort of the study consisted of 656 CHF patients, mostly men (n=578, 88%), mean age 65 ±11 years, median BMI 27.8 (25.2-31.1 IQR). Main identifiable causes of CHF were ischemic (56%), idiopatic (26%), other causes (11%), hypertensive (4%), and valvular (4%). An EF <40% was present in 81% of patients and atrial fibrillation was present in about 25%. The Median AHI was 21 [6 – 37.6 IQR] and the global prevalence of SRBD was 78%. Prevalence (RP) was also estimated for specific SRBDs: i) pOSA (14% n 93), ii) pCSA (23% n 153), iii) pHY (28% n 186) and v) pMIX (12% n 77). Of note, the relative prevalence of pHI (PR 1.59, 95%IC 1.17-2.17) and pCSA (PR 2.28, 95%IC 1.44-3.63) was significantly higher in men compared to women. No gender-related differences in the prevalence of pOSA nor in pMIX, were observed. In linear generalized models age was directly associated with the prevalence of all types SRBD but pOSA. In particular, each year increase in age was associated with a variable increase in the prevalence of SRBD ranging from 1% for pHI to 4% for pMIX. An unexpected result of our study regards the association of sedentarism (prevalence of 50% in our study population) with SRBDs. Compared to non-sedentary subjects, a lower relative prevalence of SRBDs was observed among sedentary subjects being 0.70 (95% IC 0.58-0.84) for pHI, 0.22 (95%IC 0.12-0.39) for pMIX, and 0.52 (95%IC 0.41-0.67) for pCSA. When evaluating the relationship between body weight and SRBDs, each unit increase in BMI was associated with a variable increase in the prevalence of SRBDs (ranging from 1% for pCSA to 4% for pMIX). Finally, the prevalence of pMIX (RP 1.37, 95%IC 1.06-1.78) and pCSA (RP 1.38, 95%IC 1.14-1.68) was significantly higher among patients with atrial fibrillation, and the prevalence of pCSA was higher (RP 1.41, 95% CI 1.09-1.82) among patients with an EF < 40%. Conclusions: the present analysis (ProMISeS-II study), conducted in a higher number of subjects (n=656) compared to the first report of the ProMISeS-I study (n=370), comfirms the extremely high prevalence of SRBD among CHF patients. In the present report SRBDs have been better characterized by identifying not only classical phenotypes such as pCSA e pOSA, but also assessing two additional categories namely pHI and mixed ventilatory patterns.
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COCCHIERI, ANTONELLO. "Il self-care nei pazienti con scompenso cardiaco." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/209898.

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BELLARDITA, Lara. "Clinica psicologica e gestione integrata del paziente con scompenso cardiaco cronico." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2008. http://hdl.handle.net/10446/33.

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BORGOGNONI, Cinzia. "Ruolo delle disuguaglianze socio-economiche nella riospedalizzazione dovuta a scompenso cardiaco." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2011. http://hdl.handle.net/11566/242098.

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Abstract:
Premessa Poche indagini hanno valutato il ruolo delle diseguaglianze socio-economiche nell’assistenza ospedaliera dedicata ai pazienti cardiopatici nei paesi europei di radice latina. I soggetti affetti da scompenso cardiaco richiedono assistenza ospedaliera e frequentemente ricoveri ripetuti. I fattori predittivi delle nuove ammissioni dei soggetti con scompenso cardiaco dopo un primo ricovero comprendono sia parametri clinici che socio-economici. Il SSN fornisce un supporto alle classi di popolazione svantaggiate consentendo di minimizzare le conseguenze della deprivazione sociale. In un Dipartimento di Cardiologia è stata condotta un’indagine tra predittori clinici e socio-ambientale di riammissione ospedaliera in pazienti con scompenso cardiaco. Metodi Pazienti: 290 soggetti ricoverati consecutivamente in una unità cardiologica dedicata allo scompenso cardiaco sono stati valutati in relazione ai parametri clinici e socio-ambientali. 210 soggetti (128 uomini, 82 donne, età media 69 -/+ 14) sono stati presi in considerazione in un’indagine che ha richiesto di rendere disponibili il consenso informato, le caratteristiche del follow-up e la disponibilità degli aspetti clinici e socio-economici. Procedure. Sono stati valutati parametri demografici (età, sesso) clinici (cause dello scompenso, compromissione funzionale secondo la classificazione NYHA, frazione di eiezione ventricolare, precedente ricovero per scompenso, durata della degenza, comorbilità, trattamento farmacologico) e socio-ambientali (occupazione, risorse finanziarie, abitazione, caregiver, case-manager,visite di follow-up). Le informazioni sono state assunte dalle cartelle cliniche dei pazienti ricoverati e da interviste con pazienti e familiari realizzate da infermieri addestrati allo scopo. Analisi dei dati Un’analisi descrittiva è stata condotta sui dati ottenuti facendo riferimento alle medie e DS dei parametri registrate su due gruppi separati di pazienti, ricoverati una sola volta o soggetti a ricoveri ripetuti. Al fine di confrontare le caratteristiche dei pazienti è stata realizzata un’analisi uni variata usando un T test per le misure continue ed un test chi quadro per le variabili discrete. Un modello di regressione logistica multipla è stato applicato per verificare le associazioni indipendenti fra i parametri verificati ed i ricoveri ripetuti, prendendo in considerazione solo le misure che risultavano significative all’analisi uni variata. Risultati Nei 24 mesi di follow-up dopo la dimissione della prima degenza 98 pazienti (46%) furono nuovamente ricoverati in ospedale. Sei variabili furono identificate come fattori predittivi significativi per la riammissione nell’Unità cardiologica e quindi analizzati attraverso un’analisi multivariata con regressione logistica. Tali variabili includevano sia aspetti clinici che socio-economici. Fra i primi sono da citare il precedente ricovero per scompenso cardiaco (OR 3,82; 95% LC; 1,66-6,22), durata di degenza > 14 giorni (OR 3,9; 95% LC; 3,4-6,8) e ipertensione arteriosa (OR 2,2; 95%LC; 1,1-3,8); fra i secondi la mancata occupazione (OR 2,61; 95% LC; 1.18-5,1), la carenza di follow up (OR 5,12; 95% LC; 2,1-12,4) e la mancanza del case-manager (OR 3,9; 95% LC; 3,4-6,3). Non è stato riconosciuto un valore predittivo per i parametri funzionali cardiaci, le risorse finanziarie e il vivere da solo. Conclusioni Alcuni parametri predittivi indipendenti sottolineano l’importanza di fattori clinici o socio-ambientali nel peggioramento dello scompenso cardiaco e nel conseguente ripetersi dei ricoveri ospedalieri. Un ruolo significativo è stato riscontrato nell’attività del case-manager e nella frequenza dei follow-up; questi aspetti inducono ad orientare gli interventi mirati a ridurre il ripetersi dei ricoveri potenziando il supporto fornito dall’attività infermieristica territoriale e dal controllo periodico ambulatoriale.
Background. Few reports describe the role of socioeconomic inequalities in cardiovascular disease among people of Latin Europe. Patients suffering from heart disease failure require Hospital care and frequent rehospitalization. The predicting factors for the readmission of congestive heart failure (CHF) involve both clinical and socioeconomic parameter. Italian health care may provide support to disadvantaged people so to minimize social deprivation effect. An investigation is carried out in a cardiology department to evaluate the relationship between clinic and socioenvironmental predictor of hospital readmission in patients with congestive heart failure Methods. Patients. 290 subjects consecutively admitted to a cardiology unit dedicated to CHF were assessed both for clinical and socioenvironmental variables. 210 patients (128 men, 82 women, average age 69 -/+ 14) were enclosed in the investigation on the basis of the informed consent, the follow up information and the availability of requested data. Procedure. Demographic (age, sex), clinic (CHF etiology, functional impairment according to New York Heart Association class, left ventricular ejection fraction, previous admission for CHF, lenght of hospital stay, comorbidity, drug treatment) and socioenviromental variables (occupation, financial resources, living at home, caregiver, case manager, follow-up visit ) were identified by the clinical records of patients charged and by the interview with patients or family carried out by trained nurses . Data Analysis. Descriptive analysis was performed on the obtained data on the basis of means and SD of parameters recorded by readmitted vs non readmitted patients. To compare the patients features univariate analysis was performed using t-test for continuous variables and the chi square test for discrete variables- A multiple logistic regression model was adopted to investigate the independent association between variables and readmission, assuming only the parameters significantly identified by the univariate analysis. Results Within 24 months after discharge 98.patients (46.%) were readmitted. Five variables were identified as significant independent predictors for readmission by multivariate logistic regression analysis. They included both clinical previous admission for CHF (OR 3,82; 95% Cl; 1,66-6,22), longer hospital stay (OR 3,9; 95% Cl; 3,4-6,8) hypertension (OR 2,2; 95% Cl; 1,1-3,8) and socioenvironmental factors poor follow-up visit (OR 5,12; 95% Cl; 2,1-12,4) , no occupation (OR 2,61; 95% Cl; 1.18-5,1) and case manager not available (OR 3,9, 95 %,Cl 3,4-6,3.). No predictive value was detected for all other variables, overall cardiac functional parameters financial resources and living alone. Conclusion. The independent predictors evaluated underline the importance of medical and socioenvironmental factors in the deterioration of CHF and the following hospital readmission. A significant role was detected for the case management and follow-up attendance so that the intervention aimed to decrease readmission should also targeted to support the nurse activity in all the hospitalized patients.
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Miccoli, Corinne. "Il contributo della telemedicina per il monitoraggio dei pazienti con scompenso cardiaco." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Lo scompenso cardiaco cronico (SCC) è una sindrome clinica complessa originata da numerose anomalie strutturali o funzionali del cuore che ne alterano la capacità di pompare un flusso di sangue necessario a garantire un efficiente metabolismo degli organi e dei tessuti dell’organismo. È una patologia degenerativa caratterizzata da acutizzazioni e destinata a persistere nel tempo, e con prevalenza in continua crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento della sopravvivenza dei pazienti agli eventi patologici causa di SCC. L’elevato tasso di ospedalizzazione connesso alla suddetta patologia ha costituito un notevole peso per il Sistema Sanitario Nazionale. Questo ha reso necessaria la definizione di modelli assistenziali integrati, fondati su sistemi di telemedicina, che ottimizzino il processo assistenziale a distanza del malato cronico e garantiscano continuità assistenziale. Il presente elaborato si pone l’obiettivo di illustrare il contributo fornito dalla telemedicina per il monitoraggio dei pazienti affetti da SCC, ponendo l’accento su benefici ed eventuali difficoltà che si riscontrano nei relativi percorsi clinico-assistenziali. Nell’elaborato si descrivono lo scompenso cardiaco e il suo trattamento, in base alle linee guida della European Society of Cardiology rilasciate nel 2016, e i progetti di telemedicina nell’ambito del telemonitoraggio dei pazienti con SCC in Italia e brevemente in Europa. Infine si analizza il recente Progetto “Aree Interne” applicato nell’ambito del Servizio di Ingegneria Clinica dell’AUSL di Ferrara, basato sul lavoro dell’Ing. Benedetta Pivi.
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Graziosi, Maddalena <1979&gt. "La cardiomiopatia aritmogena come causa di scompenso cardiaco e trapianto di cuore." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6593/1/Graziosi_Maddalena_tesi.pdf.

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Abstract:
Scopo dello studio: la cardiomiopatia aritmogena (CA) è conosciuta come causa di morte improvvisa, la sua relazione con lo scompenso cardiaco (SC) è stata scarsamente indagata. Scopo dello studio è la definizione della prevalenza e incidenza dello SC, nonché della fisiopatologia e delle basi morfologiche che conducono i pazienti con CA a SC e trapianto di cuore. Metodi: abbiamo analizzato retrospettivamente 64 pazienti con diagnosi di CA e confrontato i dati clinici e strumentali dei pazienti con e senza SC (NYHA III-IV). Abbiamo analizzato i cuori espiantati dei pazienti sottoposti a trapianto presso i centri di Bologna e Padova. Risultati: la prevalenza dello SC alla prima osservazione era del 14% e l’incidenza del 2,3% anno-persona. Sedici pazienti (23%) sono stati sottoposti a trapianto. I pazienti con SC erano più giovani all’esordio dei sintomi (46±16 versus 37±12 anni, p=0.04); il ventricolo destro (VD) era più dilatato e ipocinetico all’ecocardiogramma (RVOT 41±6 versus 37±7 mm, p=0.03; diametro telediastolico VD 38±11 versus 28±8 mm, p=0.0001; frazione di accorciamento 23%±7 versus 32%±11, p= 0.002). Il ventricolo sinistro (VS) era lievemente più dilatato (75±29 ml/m2 versus 60±19, p= 0.0017) e globalmente più ipocinetico (frazione di eiezione = 35%±14 versus 57%±12, p= 0.001). Il profilo emodinamico dei pazienti sottoposti a trapianto era caratterizzato da un basso indice cardiaco (1.8±0.2 l/min/m2) con pressione capillare e polmonare tendenzialmente normale (12±8 mmHg e 26±10 mmHg). L’analisi dettagliata dei 36 cuori dei pazienti trapiantati ha mostrato sostituzione fibro-adiposa transmurale nel VD e aree di fibrosi nel VS. Conclusioni: Nella CA lo SC può essere l’unico sintomo alla presentazione e condurre a trapianto un rilevante sottogruppo di pazienti. Chi sviluppa SC è più giovane, ha un interessamento del VD più severo accanto a un costante interessamento del VS, solo lievemente dilatato e ipocinetico, con sostituzione prevalentemente fibrosa.
Purpose: Arrythmogenic right ventricular cardiomyopathy (ARVC) is predominantly known as a cause of sudden death in the young, whereas the relationship with heart failure (HF) has been scarcely investigated. We aimed this study to evaluate prevalence, incidence, pathophysiology and morphologic basis of ARVC leading to severe HF. Methods: We retrospectively analysed 64 patients with ARVC evaluated at a single referral centre. We compared the clinical and instrumental findings of ARVC patients with/without severe HF (NYHA III-IV) at first evaluation or during follow up. We analysed the explanted hearts of patients who underwent heart transplantation in two referral centre, Bologna and Padua University. Results: Severe HF was present in 9 patients at presentation (prevalence=14%) and occurred in 10 during follow up (incidence=2.3% person-years). Sixteen patients (23%) required heart transplantation. Patients with advanced HF were younger at symptom onset (46±16 versus 37±12 years, p=0.04); right ventricle (RV) was larger and more hypokinetic at echocardiography (RVOT 41±6 versus 37±7 mm, p=0.03; RV end diastolic diameter 38±11 versus 28±8 mm, p=0.0001; fractional shortening area 23%±7 versus 32%±11, p= 0.002). Left ventricle (LV) was slightly more dilated (75±29 ml/m2 versus 60±19, p= 0.0017) and globally hypokinetic (Ejection Fraction = 35%±14 versus 57%±12, p= 0.001). The hemodynamic profile of patients who underwent cardiac transplantation showed low cardiac index (1.8±0.2 l//min/m2) with nearly normal capillary wedge and pulmonary pressure (12±8 mmHg and 26±10 mmHg). A detailed histological analysis of 36 explanted hearts showed extensive fibro-fatty infiltration of the RV and isolated or confluent areas of LV fibrosis. Conclusions: In ARVC, HF can be the only symptom at presentation and leads to heart transplantation in a relevant subset of patients. Patients who develop advanced HF are younger, have more severe RV involvement associated with slight dilation and global hypokinesia of the LV, due to fibrotic infiltration.
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Graziosi, Maddalena <1979&gt. "La cardiomiopatia aritmogena come causa di scompenso cardiaco e trapianto di cuore." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6593/.

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Abstract:
Scopo dello studio: la cardiomiopatia aritmogena (CA) è conosciuta come causa di morte improvvisa, la sua relazione con lo scompenso cardiaco (SC) è stata scarsamente indagata. Scopo dello studio è la definizione della prevalenza e incidenza dello SC, nonché della fisiopatologia e delle basi morfologiche che conducono i pazienti con CA a SC e trapianto di cuore. Metodi: abbiamo analizzato retrospettivamente 64 pazienti con diagnosi di CA e confrontato i dati clinici e strumentali dei pazienti con e senza SC (NYHA III-IV). Abbiamo analizzato i cuori espiantati dei pazienti sottoposti a trapianto presso i centri di Bologna e Padova. Risultati: la prevalenza dello SC alla prima osservazione era del 14% e l’incidenza del 2,3% anno-persona. Sedici pazienti (23%) sono stati sottoposti a trapianto. I pazienti con SC erano più giovani all’esordio dei sintomi (46±16 versus 37±12 anni, p=0.04); il ventricolo destro (VD) era più dilatato e ipocinetico all’ecocardiogramma (RVOT 41±6 versus 37±7 mm, p=0.03; diametro telediastolico VD 38±11 versus 28±8 mm, p=0.0001; frazione di accorciamento 23%±7 versus 32%±11, p= 0.002). Il ventricolo sinistro (VS) era lievemente più dilatato (75±29 ml/m2 versus 60±19, p= 0.0017) e globalmente più ipocinetico (frazione di eiezione = 35%±14 versus 57%±12, p= 0.001). Il profilo emodinamico dei pazienti sottoposti a trapianto era caratterizzato da un basso indice cardiaco (1.8±0.2 l/min/m2) con pressione capillare e polmonare tendenzialmente normale (12±8 mmHg e 26±10 mmHg). L’analisi dettagliata dei 36 cuori dei pazienti trapiantati ha mostrato sostituzione fibro-adiposa transmurale nel VD e aree di fibrosi nel VS. Conclusioni: Nella CA lo SC può essere l’unico sintomo alla presentazione e condurre a trapianto un rilevante sottogruppo di pazienti. Chi sviluppa SC è più giovane, ha un interessamento del VD più severo accanto a un costante interessamento del VS, solo lievemente dilatato e ipocinetico, con sostituzione prevalentemente fibrosa.
Purpose: Arrythmogenic right ventricular cardiomyopathy (ARVC) is predominantly known as a cause of sudden death in the young, whereas the relationship with heart failure (HF) has been scarcely investigated. We aimed this study to evaluate prevalence, incidence, pathophysiology and morphologic basis of ARVC leading to severe HF. Methods: We retrospectively analysed 64 patients with ARVC evaluated at a single referral centre. We compared the clinical and instrumental findings of ARVC patients with/without severe HF (NYHA III-IV) at first evaluation or during follow up. We analysed the explanted hearts of patients who underwent heart transplantation in two referral centre, Bologna and Padua University. Results: Severe HF was present in 9 patients at presentation (prevalence=14%) and occurred in 10 during follow up (incidence=2.3% person-years). Sixteen patients (23%) required heart transplantation. Patients with advanced HF were younger at symptom onset (46±16 versus 37±12 years, p=0.04); right ventricle (RV) was larger and more hypokinetic at echocardiography (RVOT 41±6 versus 37±7 mm, p=0.03; RV end diastolic diameter 38±11 versus 28±8 mm, p=0.0001; fractional shortening area 23%±7 versus 32%±11, p= 0.002). Left ventricle (LV) was slightly more dilated (75±29 ml/m2 versus 60±19, p= 0.0017) and globally hypokinetic (Ejection Fraction = 35%±14 versus 57%±12, p= 0.001). The hemodynamic profile of patients who underwent cardiac transplantation showed low cardiac index (1.8±0.2 l//min/m2) with nearly normal capillary wedge and pulmonary pressure (12±8 mmHg and 26±10 mmHg). A detailed histological analysis of 36 explanted hearts showed extensive fibro-fatty infiltration of the RV and isolated or confluent areas of LV fibrosis. Conclusions: In ARVC, HF can be the only symptom at presentation and leads to heart transplantation in a relevant subset of patients. Patients who develop advanced HF are younger, have more severe RV involvement associated with slight dilation and global hypokinesia of the LV, due to fibrotic infiltration.
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GIGLIO, ALESSIA MAFALDA. "Scompenso cardiaco avanzato. Nuove modalità di approccio diagnostico. Valutazione prognostica e gestione terapeutica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/37605.

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Abstract:
Questo volume raccoglie i risultati di alcuni degli studi condotti dal nostro gruppo di ricerca in merito ad un'importante patologia che negli ultimi anni ha presentato un aumento in termini di incidenza, prevalenza e mortalità, quale lo scompenso cardiaco. La nostra attività vorrebbe riuscire a definire : 1)nuove modalità diagnostiche semplici nell’ esecuzione e di basso impatto economico che permettano una valutazione rapida ed efficace dello stato emodinamico del paziente 2)nuovi criteri di stratificazione prognostica inquadrare precocemente la possibile evoluzione del paziente 3) nuove strategie terapeutiche sia di tipo farmacologico che non farmacologico
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Lombardo, Andrea. "Progettazione e implementazione di un'applicazione mobile per il monitoraggio di pazienti con scompenso cardiaco." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20537/.

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Abstract:
Il follow up medico è un aspetto fondamentale nella gestione della qualità di vita di un paziente con scompenso cardiaco. Tuttavia, la pratica non è uguale per tutti, poichè ogni terapia scelta per il paziente ha una specifica fase di controllo che differisce dalle altre. Alcune di queste, che prevedono una comunicazione più continua tra medico e paziente, migliorano la condizione psicofisica di quest'ultimo, aumentando il suo benessere attraverso una maggiore consapevolezza e disciplina. Il contributo maggiore di questa tesi è quindi uno standard di monitoraggio remoto rappresentato da un'applicazione mobile in Android: discuteremo la sua progettazione e l'implementazione delle sue funzionalità nel dettaglio, per poi presentare due possibili esperienze d'uso da parte del paziente, mostrando il funzionamento di una soluzione che potrebbe effettivamente ridurre i costi della fase di follow up e garantire un'azione preventiva continua.
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STENDARDO, Mariarita. "Specifici markers di infiammazione sistemica in pazienti con Scompenso cardiaco o Broncopneumopatia cronica ostruttiva." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2014. http://hdl.handle.net/11392/2389041.

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Abstract:
INTRODUCTION: Chronic Heart failure (CHF) and Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) are widespread diseases that often relate to smoking history and age. Low-grade systemic inflammation is considered a possible pathogenic mechanism common to both conditions. AIMS: To investigate whether specific inflammation mediators, both known (hs-CRP and IL-1β) and the less known [soluble form receptor for advanced glycation end product (sRAGE), advanced glycation end product (AGE), N-(carboxymethyl) lysine (CML), pentraxin 3 and soluble IL-1 receptor (SIL - 1RII)] are involved in these two diseases. MATERIALS AND METHODS: In order to evaluate the AGE/RAGE system patients aged 50 years or older and with a ≥ 10 packs-years, with COPD diagnosis (n=70) or CHF (n=124) were recruited. Moreover, in order to evaluate the expression of the putative markers Hs-CRP, PTX3, IL- 1β, SIL-1RII, 143 patients aged 65 years or older were recruited and divided into five groups: 58 with CHF, 23 with COPD, 27 with CHF+COPD and 35 controls (17 healthy smokers and 18 healthy non-smokers). Diabetic subjects were excluded from both populations. All patients underwent routine echocardiography, brain natriuretic peptide dosage (NT-proBNP), spirometry tests and blood sampling. sRAGE, CML, Hs-CRP, PTX3, IL- 1β and SIL-1RII plasma levels were determined using an enzyme-linked immunosorbent assay test (ELISA). RESULTS: CHF subjects, but not COPD subjects, had higher sRAGE and CML plasma levels compared to controls [sRAGE:0,48 ( 0,37-0,83) vs 0,42(0,29-0,52) ng/mL, p=0.0; CML:1,95(1,58-2,38) vs 1.68 (1,43-2,00) ng/mL, p=0,01]. NT-pro-BNP, diagnostic and prognostic CHF Specifici markers di infiammazione in pazienti con SC e BPCO 3 marker, positively correlated to sRAGe, but not to CML, in all patients. Nevertheless COPD subjects showed increased Hs -CRP, IL- 1β, and sIL-1RII plasma levels compared to CHF patients and controls(p<0.05). CONCLUSIONS: These data support the hypothesis for a low-grade systemic inflammation underlying both CHF and COPD. Nevertheless, the expression of specific inflammation-related biomarkers differs in these two conditions. In fact, systemic inflammation involves the AGE/RAGE axis for CHF patients, whereas in COPD patients, both proinflammatory cytokines and their receptors are involved.
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Longhi, Simone <1981&gt. "Lo scompenso cardiaco nella cardiomiopatia amiloidotica: uno studio emodinamico all'interno delle tre principali forme eziologiche." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7382/1/longhi_simone_tesi.pdf.

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Abstract:
Introduzione. Lo scompenso cardiaco (HF) rappresenta una delle principali manifestazioni cliniche dell’amiloidosi cardiaca (AC) e ha importanti implicazioni prognostiche. Tuttavia, pochi studi fisiopatologici riguardanti HF in AC hanno valutato l’aspetto emodinamico. Abbiamo pertanto analizzato HF nelle tre principali forme eziologiche di AC: AL (amiloidosi sistemica primitiva), m-ATTR (amiloidosi familiare TTR-relata) e wt-ATTR (amiloidosi senile). Metodi. Fra i 340 pazienti con diagnosi di AC (145 AL, 119 m-ATTR, 76 wt-ATTR) seguiti presso il nostro Centro tra 1990-2015, abbiamo analizzato gli aspetti clinici, strumentali e prognostici di quelli in classe NYHA III-IV alla diagnosi. Risultati. 96 (28%) hanno mostrato segni e sintomi di HF (52 AL, 22 m-ATTR, 22 wt-ATTR). All’ecocardiogramma il valore di frazione d’eiezione del ventricolo sinistro (LVEF) era compreso fra il 22 e il 67% ed era <50% in 54 pazienti (52%). Al cateterismo cardiaco destro, in più del 70% dei pazienti è stata documentata una pressione d’incuneamento polmonare (PCWP) aumentata e un ridotto indice cardiaco (CI). Inoltre, nel 45% dei casi sono stati riscontrati una ridotta LVEF e un’aumentata PCWP, mentre nel 30% i valori di LVEF sono risultati normali con PCWP aumentata. 10 pazienti mostravano normale LVEF e PCWP pur in presenza di HF. Durante il follow-up 66 (27%) hanno sviluppato segni e sintomi di HF (6.2% person/years). I pazienti con HF alla presentazione avevano una sopravvivenza inferiore rispetto a quelli in buon compenso. L’eziologia AL e il valore di CI erano predittori indipendenti di mortalità nei pazienti in classe NYHA III-IV alla presentazione. Conclusione. HF è presente nel 30% dei pazienti alla prima osservazione e non è solo dovuto ad una disfunzione diastolica “pura”, isolata, ma ad un eterogeneo range di disfunzione diastolica e sistolica. HF alla presentazione condiziona la prognosi dei pazienti. Inoltre, l’eziologia AL e CI ridotto rappresentano variabili indipendenti di mortalità.
Introduction. In amyloidotic cardiomyopathy (AC), heart failure (HF) is one of the main clinical manifestations. However, a precise pathophysiological and prognostic characterization of HF in this condition is not available. We assessed the clinical and instrumental profile and outcome of patients with advanced HF (i.e. NYHA class III-IV) at the time of first evaluation in light-chain (AL), hereditary transthyretin-related (m-ATTR) and non-mutant transthyretin-related (wt-ATTR) AC. Methods. We analysed the 340 patients diagnosed with AC (145 AL, 119 m-ATTR, 76 wt-ATTR) at our Centre between 1990 and 2015. We evaluated clinical, ECG, echocardiographic and hemodynamic profiles as well as survival data of those with advanced HF at time of diagnosis. Results. 96 (28%) patients presented advanced HF at first evaluation (52 AL, 22 m-ATTR, 22 wt-ATTR). Left ventricle ejection fraction (LVEF) ranged between 22 and 67% and was <50% in 54 patients (52%). Increased pulmonary capillary wedge pressure (PCWP) and reduced cardiac index (CI) were documented in more than 70%. 45% of patients showed reduced LVEF with increased PCWP, while in about 1/3 of cases a normal LVEF and increased PCWP were present. 10 patients with HF at presentation had normal LVEF and PCWP. During follow-up 66 (27%) developed HF: 29 AL, 23 wt-ATTR, 14 m-ATTR with incidence rate of 6.2% person/years. Survival was reduced in patients with HF both in overall population and in three main subgroups. AL AC and reduced CI were independent predictors of mortality in patients in NYHA class III-IV at presentation. Conclusion. In 30% of AC patients, HF is one of main manifestation at first evaluation. The pathophysiological substrate of HF in these patients is systolic and/or diastolic dysfunction. Survival was reduced in AC patients with HF at presentation. AL etiology and CI were indipendent predictors of outcome.
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Longhi, Simone <1981&gt. "Lo scompenso cardiaco nella cardiomiopatia amiloidotica: uno studio emodinamico all'interno delle tre principali forme eziologiche." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7382/.

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Abstract:
Introduzione. Lo scompenso cardiaco (HF) rappresenta una delle principali manifestazioni cliniche dell’amiloidosi cardiaca (AC) e ha importanti implicazioni prognostiche. Tuttavia, pochi studi fisiopatologici riguardanti HF in AC hanno valutato l’aspetto emodinamico. Abbiamo pertanto analizzato HF nelle tre principali forme eziologiche di AC: AL (amiloidosi sistemica primitiva), m-ATTR (amiloidosi familiare TTR-relata) e wt-ATTR (amiloidosi senile). Metodi. Fra i 340 pazienti con diagnosi di AC (145 AL, 119 m-ATTR, 76 wt-ATTR) seguiti presso il nostro Centro tra 1990-2015, abbiamo analizzato gli aspetti clinici, strumentali e prognostici di quelli in classe NYHA III-IV alla diagnosi. Risultati. 96 (28%) hanno mostrato segni e sintomi di HF (52 AL, 22 m-ATTR, 22 wt-ATTR). All’ecocardiogramma il valore di frazione d’eiezione del ventricolo sinistro (LVEF) era compreso fra il 22 e il 67% ed era <50% in 54 pazienti (52%). Al cateterismo cardiaco destro, in più del 70% dei pazienti è stata documentata una pressione d’incuneamento polmonare (PCWP) aumentata e un ridotto indice cardiaco (CI). Inoltre, nel 45% dei casi sono stati riscontrati una ridotta LVEF e un’aumentata PCWP, mentre nel 30% i valori di LVEF sono risultati normali con PCWP aumentata. 10 pazienti mostravano normale LVEF e PCWP pur in presenza di HF. Durante il follow-up 66 (27%) hanno sviluppato segni e sintomi di HF (6.2% person/years). I pazienti con HF alla presentazione avevano una sopravvivenza inferiore rispetto a quelli in buon compenso. L’eziologia AL e il valore di CI erano predittori indipendenti di mortalità nei pazienti in classe NYHA III-IV alla presentazione. Conclusione. HF è presente nel 30% dei pazienti alla prima osservazione e non è solo dovuto ad una disfunzione diastolica “pura”, isolata, ma ad un eterogeneo range di disfunzione diastolica e sistolica. HF alla presentazione condiziona la prognosi dei pazienti. Inoltre, l’eziologia AL e CI ridotto rappresentano variabili indipendenti di mortalità.
Introduction. In amyloidotic cardiomyopathy (AC), heart failure (HF) is one of the main clinical manifestations. However, a precise pathophysiological and prognostic characterization of HF in this condition is not available. We assessed the clinical and instrumental profile and outcome of patients with advanced HF (i.e. NYHA class III-IV) at the time of first evaluation in light-chain (AL), hereditary transthyretin-related (m-ATTR) and non-mutant transthyretin-related (wt-ATTR) AC. Methods. We analysed the 340 patients diagnosed with AC (145 AL, 119 m-ATTR, 76 wt-ATTR) at our Centre between 1990 and 2015. We evaluated clinical, ECG, echocardiographic and hemodynamic profiles as well as survival data of those with advanced HF at time of diagnosis. Results. 96 (28%) patients presented advanced HF at first evaluation (52 AL, 22 m-ATTR, 22 wt-ATTR). Left ventricle ejection fraction (LVEF) ranged between 22 and 67% and was <50% in 54 patients (52%). Increased pulmonary capillary wedge pressure (PCWP) and reduced cardiac index (CI) were documented in more than 70%. 45% of patients showed reduced LVEF with increased PCWP, while in about 1/3 of cases a normal LVEF and increased PCWP were present. 10 patients with HF at presentation had normal LVEF and PCWP. During follow-up 66 (27%) developed HF: 29 AL, 23 wt-ATTR, 14 m-ATTR with incidence rate of 6.2% person/years. Survival was reduced in patients with HF both in overall population and in three main subgroups. AL AC and reduced CI were independent predictors of mortality in patients in NYHA class III-IV at presentation. Conclusion. In 30% of AC patients, HF is one of main manifestation at first evaluation. The pathophysiological substrate of HF in these patients is systolic and/or diastolic dysfunction. Survival was reduced in AC patients with HF at presentation. AL etiology and CI were indipendent predictors of outcome.
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Cocco, Luca. "Analisi di nuovi indici di dissincronia da mappe cardiache 3D: un approccio innovativo imaging-based al problema clinico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
A seguito di diverse malattie, il cuore può perdere gran parte della sua efficacia manifestando, a causa di fibrillazione atriale e/o insufficienza cardiaca, una contrazione scoordinata detta dissincronia. I pazienti con fibrillazione atriale possono essere sottoposti ad ablazione transcatetere mentre quelli con insufficienza cardiaca, qualora soddisfino dei requisiti, possono essere idonei alla terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) mediante pacemaker o defibrillatore. Tuttavia, circa il 30-50% dei pazienti non risponde correttamente alla terapia. Uno degli aspetti più critici è la posizione dell'elettrodo del ventricolo sinistro. Ad oggi, si sono cercati, senza successo, indici di deformazione o di ritardo temporale derivati da dati di ecocardiografia o risonanza magnetica con l'obiettivo di migliorare la riuscita della terapia. In questo lavoro di tesi si è implementato un workflow per stimare, partendo da dati di risonanza magnetica preimpianto, un nuovo indice di spostamento che possa descrivere la dissincronia cardiaca. L'indice è stato calcolato in soggetti sani, in soggetti con contrattilità regionale compromessa, in pazienti con scompenso cardiaco e in pazienti con fibrillazione atriale. I risultati sono promettenti e sembrano confermare l'utilizzo di questa nuova metodologia nell'ambito della valutazione della dissincronia cardiaca, in particolare per valutare la presenza di tessuto fibroso, per predire la risposta alla CRT in uno scenario preimpianto e infine per valutare il miglior punto d'impianto dell'elettrodo del ventricolo sinistro di un dispositivo per CRT.
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INGUSCIO, MARTA. "“L’insulino resistenza come fattore prognostico, patogenetico e predittore dello scompenso cardiaco e delle malattie neurodegenerative nel paziente anziano”." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2017. http://hdl.handle.net/11571/1203357.

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MALOBERTI, ALESSANDRO. "RUOLO DELL’ACIDO URICO NELLA CARDIOPATIA ISCHEMICA ACUTA: RISULTATI DALLA COORTE DEI PAZIENTI CON SINDROME CORONARICA ACUTA DELL’OSPEDALE NIGUARDA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262315.

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Abstract:
Background: l’acido urico (AU) nei pazienti che si presentano con SCA è stato riconosciuto come fattore determinante la mortalità intra-ospedaliera. Inoltre esso è anche correlato con le complicanze intraospedaliere in termini di recidiva precoce di altri eventi cardiovascolari non fatali e altri outcome intermedi interpretabili come segni di decorso intra-ospedaliero complicato (l’utilizzo di contropulsatore aortico o di ventilazione non invasiva, un maggior tempo di degenza ed una maggior frequenza di sanguinamenti ma anche la presentazione con un quadro di scompenso cardiaco acuto o con FA all’ingresso in unità coronarica). Scopo dello studio: scopo principale del nostro studio è quello di valutare il ruolo dell’AU misurato in acuto come possibile determinante di mortalità intraospedaliera (outcome primario) e di complicanze durante la degenza (outcomes secondari). Scopo secondario è stato anche quello di individuare il miglior cut-off per tale associazione. Oltre all’individuazione di uno specifico cut-off è stata anche valutata la performance diagnostica, in termini di sensibilità e specificità, del cut-off classico oggi utilizzato per definire l’iperuricemia (> 6 mg/dL nelle femmine e 7 mg/dL nei maschi) e di un cut-off più basso individuato dalla letteratura più recente (5.26 mg/dL per le femmine e 5.49 mg/dL per i maschi). Metodi: Per fare questo sono stati analizzati i dati di 563 pazienti ricoverati presso l’Unità di Cure Intensive Cardiologiche (UCIC) dell’ospedale Niguarda Ca’ Granda. Gli outcome considerati sono la mortalità intraospedaliera per tutte le cause, il re-infarto, la trombosi intrastent, la nuova rivascolarizzazione non programmata, i sanguinamenti, gli stroke, la presentazione con scompenso cardiaco, la presentazione con FA, l’utilizzo di inotropi, contropulsatore aortico e ventilazione non invasiva, l’evidenza di coronaropatia trivasale alla coronarografia e la FE in ingresso ed in dimissione dall’UCIC. Risultati: i pazienti presentavano un’età media di 66.5 ± 12.3 anni, nel 79.2% dei casi erano maschi e nel 49.9% dei casi accedevano per STEMI. Con entrambi i cut-off i soggetti iperuricemici erano più anziani e presentavano più frequentemente FRCV e pregresso infarto miocardico. Essi morivano più frequentemente durante la degenza, giungevano al ricovero in FA o con scompenso cardiaco, presentavano con maggior frequenza coronaropatia trivasale ed utilizzavano più frequentemente contropulsatore aortico e NIV. Infine i valori di FE sia all’ingresso che in dimissione dall’UCIC erano più bassi rispetto al gruppo dei non iperuricemici. All’analisi multivariata l’AU resisteva come determinante significativo di tutti gli outcomes (esclusa la coronaropatia trivasale) in un modello contenente età, genere, precedente infarto miocardico, anamnesi positiva per ipertensione arteriosa, Charlson Comorbidity Index e creatinina. Entrambi i cut-off erano in grado di discriminare in modo statisticamente significativo l’incrementata mortalità dei pazienti iperuricemici anche se in entrambi i casi la performance in termini di Sensibilità (Sn) e Specificità (Sp) presentava alcuni problemi. Abbiamo infine provato ad individuare un cut-off ideale per questa specifica popolazione che è stato di 6.35 mg/dL con un’area sotto la curva complessiva di 0.772 e con una Sn ed una Sp di 70.3% ed 81.8%. Conclusioni: in conclusione AU risulta determinante indipendente della mortalità intraospedaliera per tutte le cause e di variabili indicative di peggior presentazione al momento dei ricovero (scompenso cardiaco, FA ed FE all'ingresso), di complicanze intra-ricovero (utilizzo di contropulsatore aortico e NIV) e di un peggior risultato sulla ripresa della funzione ventricolare sinistra (FE in dimissione). Ulteriori studi con valutazione longitudinale dell'andamento dell'AU sono necessari per chiarire definitivamente la direzionalità delle relazioni individuate.
Background: Uric acid (UA) has been related to in-hospital mortality in ACS patients. Furthermore, it has been related to early relapse of non-fatal cardiovascular events and to intermediate outcome such as use of intra-aortic balloon pump, noninvasive ventilation, longer inward stay, bleeding but also clinical presentation with AF or heart failure. Aim of the study: principal aim of our study was to evaluate the role of UA as a possible determinants of in-hospital mortality (primary outcome) and in hospital complications (secondary outcomes). Secondary aim was to identify the best cut-off and to evaluate diagnostic performance of already used cut-off (the classic one of > 6 mg/dL in female and 7 mg/dL in males, and a recently described one with 5.26 mg/dL in females and 5.49 mg/dL in males). Methods: we analyze data of 563 patients admitted for ACS at the Cardiological Intensive Care Unit of the Niguarda Ca’ Granda Hospital. We consider as outcome in-hospital mortality, inward myocardial infarction, instent thrombosys, bleeding, stroke, clinical presentation with heart failure of AF, inotropes, intra-aortic balloon pump and non-invasive ventilation uses during hospital stay, three vessels coronaric involvement at the coronary angiogram and EF both at admission and at discharge. Results: mean age was 66.5 ± 12.3 years, 79.2% of the patients were males and 49.9% of the ACS were STEMI. With both cut-off hyperuricemic subjects were older, with more prominent cardiovascular risk factor and previous myocardial infarction. Furthermore, they more frequently died during hospital stay, they present more frequently heart failure and AF as clinical presentation, have more commonly three vessels disease and use more frequently intra-aortic balloon pump and non-invasive ventilation. Finally, also EF at admission and discharge were lower in hyperuricemic patients. At multivariate analysis UA was a significant determinants of primary and secondary outcomes (except for three vessels coronaric disease) in a model with age, gender, previous myocardial infarction, arterial hypertension, Charlson Comorbidity Index and creatinine as covariates. Both cut-off can significantly discriminate in-hospital mortality but with only fair results in term of Sensibility (Sn) and Specificity (Sp). Finally, we identify 6.35 mg/dL as the best cut-off for this specific population with an area under the curve of 0.772, Sn 70.3% and Sp 81.8%. Conclusions: in conclusion UA was an independent determinants of in-hospital mortality and of variables suggestive of worst clinical presentation (heart failure, AF and admission EF), in-hospital complications (intra-aortic balloon pump and non-invasive ventilation uses) and worst recovery (discharge EF). Further study with longitudinal evaluation of UA during ACS are needed in order to better clarify directionality of detected relationship.
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Valenti, Viola. "Valutazione della stima della traiettoria dell'elettrodo in seno coronarico in pazienti sottoposti a terapia di resincronizzazione cardiaca." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6992/.

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Abstract:
La tesi tratta della mancata efficacia della terapia di resincronizzazione cardiaca e valuta un metodo per poterne predire la futura efficacia o meno. Si propone ciò studiando la traiettoria 3D dell'elettrodo in seno coronarico e analizzando se le variazioni che la caratterizzano possono essere indicative di una futura risposta positiva alla terapia. Sono inoltre state apportate alcune modifiche al programma Matlab che ricostruisce la traiettoria 3D per eliminare alcune approssimazioni.
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Di, Giacomo Susanna. "Valutazione dell'efficacia clinica della terapia di resincronizzazione cardiaca con cateteri quadripolari mediante deep learning." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16311/.

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Abstract:
La terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) si è dimostrata essere il metodo più efficiente e adeguato nel trattamento di pazienti affetti da insufficienza cardiaca caratterizzata da asincronia ventricolare. Essa consiste in una stimolazione biventricolare mediante pacemaker o defibrillatore impiantabili finalizzata ad aiutare i due ventricoli a pulsare in sincronia. Nonostante i benefici, circa il 30% dei pazienti risulta non responder. Uno dei problemi è l’ottimizzazione del posizionamento dell’elettrocatetere per ventricolo sinistro nel seno coronarico, fattore critico per la riuscita della terapia. Questo lavoro di tesi si concentra sul secondo obiettivo dello studio TRAJECTORIES avviato dal gruppo Corsi et al., ovvero l’analisi delle traiettorie 3D degli elettrodi in cateteri quadripolari per ventricolo sinistro, per valutare se le loro variazioni possano guidare nella selezione della definitiva configurazione di pacing tra quelle possibili. Al fine di individuare gli elettrodi che con più probabilità determineranno una risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca, si sono confrontate le traiettorie pre-accensione (T-1) e post-accensione (T0) del dispositivo di tutti gli elettrodi che sono stati stimolati, utilizzando una metodica che prevede tre fasi: estrazione delle coordinate dei quattro elettrodi mediante segmentazione semantica con rete neurale; ricostruzione tridimensionale delle traiettorie di ogni elettrodo a T-1 e T0; estrazione dei parametri geometrici che descrivono le traiettorie e confronto tra T-1 e T0, in base al quale, per ogni elettrodo stimolato, si potrà classificare il paziente come responder o non responder. In particolare, il parametro indicativo di una risposta o meno alla terapia di resincronizzazione è la variazione percentuale del rapporto tra i due valori singolari, parametri che indicano come la traiettoria sia distribuita lungo le tre direzioni principali.
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Santarelli, Giulia. "Predizione della risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca attraverso un nuovo metodo basato sulla ricostruzione della traiettoria 3D dell'elettrodo di stimolazione nel seno coronarico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Lo scompenso cardiaco è una condizione patologica caratterizzata dall’incapacità del cuore di pompare una quantità di sangue adeguata alle necessità metaboliche dell’organismo,p comunque, di farlo solo a spese di un aumento delle pressioni di riempimento in una o più camere cardiache e nel circolo venoso a monte. Attualmente la terapia di resincronizzazione cardiaca di è imposta come terapia per pazienti con severa compromissione contrattile del ventricolo sinistro, sintomatici malgrado terapia medica ottimale e segni di dissincronismo elettroneccanico. Nonostante sussistano forti evidenze sugli effetti benefici apportati dalla CRT, si riscontra una certa variabilità di risposta al trattamento e circa un terzo dei pazienti non risponde adeguatamente alla terapia. Lo studio TRajectories nel quale si inserisce questo progetto di tesi si fonda su algoritmi di elaborazione dei dati che dai risultati pubblicati in uno studio preliminare condotto su 22 pazienti hanno mostrato di avere indice di predittività massimo nel classificare i pazienti sottoposti a CRT in Responder e Non responder. L’obiettivo di questa tesi è stato quello di confermare considerando una popolazione più ampia e multicentrica (119 pazienti arruolati in 6 centri) che le variazioni indotte in acuto dalla stimolazione biventricolare sulla traiettoria del catodo di stimolazione nel seno coronarico, siano predittive della risposta clinica alla CRT, definita attraverso valutazioni ecocardiografiche del volume ventricolare sinistro,a 6 mesi dall’impianto.
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LODRINI, ALESSANDRA MARIA. "Cellular senescence and failure in human and animal cardiac myocytes." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/301783.

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Abstract:
Nel corso del mio dottorato sono stata coinvolta principalmente in due progetti con lo scopo di studiare la disfunzione cardiaca indotta da invecchiamento o chemioterapia. Il primo studio aveva lo scopo di riprodurre e caratterizzare i meccanismi dell’invecchiamento utilizzando cardiomiociti (CMs) da cellule staminali pluripotenti indotte umane (hiPSCs) e inoltre testare terapie cardioprotettive, come gli esosomi (Exo) da cellule progenitrici cardiache (CPCs). L’invecchiamento cardiaco coinvolge rimodellamenti a livello dei singoli CMs che predispongono allo scompenso cardiaco e la cui incidenza aumenta con l’avanzare dell’età. Curiosamente, fino ad ora non è stato ancora sviluppato un modello di invecchiamento cardiaco umano. Abbiamo riprogrammato CPCs umane ad iPSC e successivamente le abbiamo differenziate in CMs. Un fenotipo simile alla senescenza (SenCMs) è stato indotto con un breve trattamento (3 ore) con doxorubicina (Dox) a concentrazioni sub-letali (0.2 µM). 24 ore dopo il trattamento, alcuni SenCMs sono stati esposti ad Exo (~2·10^3 particelle/cellula) isolati dal medium di coltura delle CPCs. Il trattamento con Dox induce senescenza, come confermato dall’attivazione di p21 e dalla maggiore positività a SA-β-gal in confronto ai controlli (cCMs). Analisi biochimiche hanno rivelato la presenza di stress ossidativo e un potenziale di membrana mitocondriale depolarizzato nei SenCMs, con una ridotta produzione di ATP dai mitocondri. I SenCMs hanno anche difetti nel calcium handling e un QTc prolungato a causa dell’aumento di INaL. Questi effetti sono mitigati dal trattamento con Exo. Complessivamente, i SenCMs ricapitolano il fenotipo dei CMs invecchiati in termini di markers di senescenza e proprietà elettriche e metaboliche. Inoltre, l’esposizione ad Exo prodotti da CPCs limita molte delle anomalie cardiache indotte dall’invecchiamento. Il secondo studio mirava a valutare la disfunzione cardiaca causata dalla somministrazione in combinazione di Dox e Trastuzumab (Trz) in miociti cardiaci di ratto. Il trattamento combinato con Dox e Trz in pazienti con cancro al seno è limitato a causa della cardiotossicità, che si manifesta con disfunzione contrattile ed aritmie. Il ruolo specifico dei due agenti nella cardiotossicità causata dalla terapia combinata è però non ancora del tutto chiarito. I ratti hanno ricevuto 6 dosi di Dox, Trz o entrambi in maniera sequenziale. La disfunzione del ventricolo sinistro (LV) mediata da Dox era aggravata dalla somministrazione di Trz. Il trattamento con Dox, ma non con Trz, induceva danno ai tubuli T, prolungamento della durata del potenziale d’azione (APD), aumento dell’incidenza di post-depolarizzazioni tardive (DADs), decadimenti dei transienti di Ca2+ più lenti e la fuoriuscita di Ca2+ dal reticolo in Ca2+ sparks o Ca2+ embers. Il trattamento in combinazione esacerbava queste anomalie. Trz, ma non Dox, riduceva l’ampiezza dei transienti di Ca2+ e il contenuto di Ca2+ nel reticolo sarcoplasmatico (SR). Entrambi gli agenti aumentavano le onde di Ca2+ spontanee e diminuivano l’espressione di SERCA. Questi risultati suggeriscono che Dox, ma non Trz, potrebbe causare danno ai tubuli T in vivo e, inoltre, indurre cambiamenti nei parametri elettrici e nel Ca2+-handling. Mentre Dox induceva cambiamenti reversibili nei parametri elettrofisiologici, la successiva somministrazione di Trz impediva il rescue. Questi risultati illustrano il ruolo specifico di Dox e Trz e il loro ruolo nella cardiotossicità.
During my PhD I was involved mainly in two research projects aimed to study myocardial dysfunction induced by aging or chemotherapy. The first study aimed to reproduce and characterize mechanisms involved in aging using cardiomyocytes (CMs) from human induced pluripotent stem cells (hiPSCs), and to test cardioprotective therapies, like cardiac progenitor cell (CPC)-derived exosomes (Exo). Aging of the heart involves adverse remodeling in CMs which results in heart failure with incidence that increases with age. Interestingly, till now we lacked a human model of cardiac aging. We reprogrammed CPCs into hiPSCs and subsequently differentiated in hiPSC-derived CMs. A senescence-like phenotype (SenCMs) was induced by short exposure (3 hours) to doxorubicin (Dox) at sub-lethal concentration (0.2 µM). 24h following DOX treatment, SenCMs were exposed to Exo (~2·103 particles/cell) collected from culture media of CPCs by ultracentrifugation. Dox treatment induced senescence, as confirmed by activation of p21 and increased SA-β-gal positivity compared to control CMs (cCMs). Biochemical analysis revealed presence of oxidative stress and a depolarized mitochondrial membrane potential due to the treatment, which resulted in decreased ATP production by mitochondria. SenCMs also showed impaired calcium handling and prolonged QTc vs. cCMs due to upregulation of INaL. These effects were mitigated by exposure to Exo. Overall, SenCMs recapitulate the phenotype of aged CMs in terms of senescence markers and electrical and metabolic properties. Additionally, exposure to CPC-derived Exo limited age-related cardiac anomalies. The second study aimed to study the cardiac dysfunction dependent on the combined administration of Dox and trastuzumab (Trz) through evaluation of cardiac performance, T-tubule organization, and electrophysiological changes in cardiac myocytes from an in-vivo rat model. Combined treatment with Dox and Trz in patients with HER2-positive cancer is limited by cardiotoxicity, as manifested by contractile dysfunction and arrhythmia. The respective roles of the two agents in the cardiotoxicity of the combined therapy are incompletely understood. Adult rats received 6 doses of either Dox or Trz, or the two agents sequentially. Dox-mediated left ventricular (LV) dysfunction was aggravated by Trz administration. Dox treatment, but not Trz, induced T-tubule disarray. Moreover, Dox, but not Trz monotherapy, induced prolonged action potential duration (APD), increased incidence of delayed afterdepolarizations (DADs) and beat-to-beat variability of repolarization (BVR), and slower Ca2+ transient decay. Although APD, DADs, BVR and Ca2+ transient decay recovered over time after the cessation of Dox treatment, subsequent Trz administration exacerbated these abnormalities. Trz, but not Dox, reduced Ca2+ transient amplitude and SR Ca2+ content. Both agents increased Ca2+ waves and downregulated SERCA. Finally, Dox increased resting Ca2+ waves, Ca2+ spark frequency, spark-mediated sarcoplasmic reticulum (SR) leak, and long-lasting Ca2+ release events (so-called Ca2+ “embers”). These results suggest that Dox, but not Trz, may cause T-tubule disarray in cardiac myocytes in vivo while also inducing overall larger changes in electrical parameters and intracellular Ca2+ handling. While Dox-induced changes in electrical parameters are reversible, subsequent Trz administration prevents their recovery. These findings illustrate the specific roles of Dox and Trz, and their interactions in cardiotoxicity and arrhythmogenicity.
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SALUSTRI, ELISA. "Valore prognostico della determinazione di biomarcatori ematici in pazienti con scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata: correlazioni con imaging ecocardiografico e di risonanza magnetica." Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2022. https://hdl.handle.net/11697/198072.

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Abstract:
Lo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata è responsabile del 50% dei casi di insufficienza cardiaca. Obiettivo di questo studio è stato valutare nei pazienti con quadro di scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata i seguenti end-point: 1- correlazione esistente tra specifici biomarkers e parametri ecocardiografici e di risonanza magnetica, al fine di individuare la diversa espressione strutturale e funzionale di uno scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata 2- capacità di specifici fattori clinici, bioumorali e strutturali di predire gli eventi ad un anno, in particolare mortalità per tutte le cause e ri-ospedalizzazione per scompenso, così da identificare precocemente i pazienti a maggior rischio e poter intraprendere tempestivamente una strategia preventiva. La valutazione ecocardiografica della funzione diastolica e il dosaggio di biomarcatori espressione di rimodellamento ventricolare (sT2, GAL-3, GDF-15), turn-over della matrice extracellulare, stato infiammatorio (GDF-15, IL-6) , disbiosi (ossido di trimetilamina, TMAO) appare d’ausilio nella diagnosi e nella definizione della prognosi di pazienti con HFpEF; l’individuazione delle correlazioni esistenti tra tali parametri consentirebbe inoltre un’ulteriore definizione dell’espressione strutturale e clinica di quelli che potrebbero essere definiti differenti “fenotipi” di una condizione eterogenea quale è lo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata. Lo studio mediante risonanza magnetica potrebbe fornire importanti informazioni aggiuntive sul rimodellamento ventricolare, in particolare sulla presenza di fibrosi diffusa.
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Ciccotelli, Roberta. "Assessment of the clinical efficacy of cardiac resynchronization therapy through the evaluation of the 3D coronary sinus lead trajectory." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) è un trattamento per pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico, che consiste nell’impianto di un dispositivo che stimola il ventricolo sinistro. Circa il 30% dei pazienti non mostrano miglioramenti significativi a seguito della terapia. Un fattore determinante per la risposta è la posizione dell’elettrodo in seno coronarico (CS). Un metodo per la ricostruzione della traiettoria 3D del catodo in seno coronarico a partire da acquisizioni fluoroscopiche è stato sviluppato in un primo studio condotto in un singolo centro e su un piccolo gruppo di pazienti. I risultato dello studio hanno permesso di individuare un indice predittivo della riposta: la variazione indotta in acuto dal pacing biventricolare (BiV) sul rapporto tra i due principali valori singolari della traiettoria. Il metodo necessita di essere testato in una popolazione maggiore e multicentrica. L’obiettivo del presente lavoro di tesi è stato di valutare se le variazioni nella traiettoria del catodo in CS, indotte dal pacing BiV, siano predittive della risposta clinica a 6 mesi. La risposta clinica è definita da una riduzione del ESV ≥ del 15% al follow-up. Trentasei pazienti arruolati in 3 diversi centri sono stati analizzati; per 14 soggetti è disponibile la valutazione al f.u. In 11 casi la riposta è stata predetta correttamente, registrando quindi una concordanza del 79%. Questi primi risultati sembrano essere promettenti. Per ulteriori conferme bisogna attendere i f.u. degli altri 22 pazienti analizzati.
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Ripa, Ilaria. "La resincronizzazione cardiaca: indicazioni terapeutiche, punti di attenzione e criticità." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
L'insufficienza cardiaca è una malattia che danneggia il 2-3% della popolazione generale colpendo maggiormente i soggetti con età superiore a 65 anni e costituisce una delle principali cause di mortalità e ospedalizzazione.Negli ultimi tempi si è assistito ad un'allungamento dell'età media di vita e per questo si suppone un forte incremento della malattia.Tuttavia esistono varie terapie per far fronte a questo problema.Quella che negli anni è risultata essere la più efficace è la Terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT).La CRT prevede l’uso di un dispositivo impiantabile in grado di stimolare simultaneamente i ventricoli e quindi capace di correggere la dissincronia.Questo trattamento è risultato essere molto efficace,tuttavia circa un terzo della popolazione non risulta trarne alcun beneficio.Molteplici studi si sono occupati di investigare questa mancata risposta.Questi sono stati condotti con lo scopo di chiarire quali potessero essere le condizioni per ottimizzare gli esiti.Uno di questi studi,chiamato progetto Trajectories,si è concentrato sulla ricostruzione della traiettoria 3D dell'elettrodo in CS durante i diversi cicli cardiaci.Lo scopo di questo studio è stato quello di sviluppare un metodo per misurare la posizione dinamica dell'elettrodo in CS e di testarlo confrontando la sua posizione all'impianto con quella a 6 mesi,utilizzando la fluoroscopia.Mediante questa indagine è emerso essere di fondamentale importanza il corretto posizionamento dell'elettrodo il quale,essendo mobile,potrebbe essere soggetto a disclocazioni che possono modificare l'esito favorevole della terapia.Inoltre si è anche dedotto che,per ottimizzare la performance,è necessaria una corretta stimolazione biventricolare che può venir meno in presenza di tessuto cicatriziale.Infine,individuare una forma della traiettoria più regolare nel momento dell’inizio della stimolazione potrebbe essere una condizione predittiva della risposta alla CRT,che sarà definita 6 mesi dopo l’impianto.
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Esposito, Lorena. "Studio e sviluppo di un nuovo approccio alla terapia di resincronizzazione cardiaca con cateteri multipolari." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15702/.

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Abstract:
Un possibile trattamento per lo scompenso cardiaco è la stimolazione elettrica simultanea dei ventricoli (terapia di resincronizzazione cardiaca, CRT). Tuttavia, si riscontra una variabilità di risposta al trattamento: circa il 30% dei soggetti risulta non-responder. Elemento chiave della terapia è una corretta stimolazione del ventricolo sinistro tramite un catetere situato in un ramo tributario del seno coronarico. Il lavoro presentato in questo elaborato si inserisce nel progetto TRAJECTORIES, uno studio che cerca di predire la risposta al trattamento analizzando la traiettoria degli elettrodi stimolatori pre e post stimolazione biventricolare (BiV). Il lavoro descritto si concentra sullo sviluppo di metodi per l’estrazione delle coordinate degli elettrodi di cateteri quadripolari a partire da viste di fluoroscopia. Nello specifico vengono sviluppati due algoritmi: il primo di basa su una segmentazione tramite tecniche dell’elaborazione delle immagini, come sogliatura e modello Chan-Vese con conseguente post-processing dell’immagine binaria, mentre il secondo fa uso di una rete neurale addestrata per la segmentazione semantica dell’immagine in due classi predefinite, elettrodo e background. A partire dalle coordinate estratte in due viste fluoroscopiche vengono ricostruite le traiettorie 3D tramite analisi stereofotogrammetrica Roentgen. Infine vengono confrontate per ciascun elettrodo catodo analizzato le traiettorie pre e post stimolazione BiV e viene scelto come indice di una futura risposta o meno alla terapia di resincronizzazione cardiaca la variazione percentuale del rapporto tra i due valori singolari principali della traiettoria. Il metodo viene applicato a 13 soggetti e per 8 di questi viene effettuato un confronto con la risposta clinica valutata al follow-up a sei. In 6 soggetti su 8 si riscontra una corrispondenza tra la risposta predetta e quella effettiva.
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NUGARA, Cinzia. "Effetti della Terapia con Sacubitril/Valsartan sulla Capacità di Esercizio dei pazienti con Scompenso Cardiaco a Frazione di Eiezione Ridotta (HFrEF) nel Follow-up a Breve, Medio e Lungo Termine e Ruolo della percentuale di Delayed Enhancement (DE) alla Risonanza Magnetica Cardiaca (CMR) sulla risposta alla terapia: uno Studio Multicentrico." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/477048.

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Abstract:
Introduzione: La terapia con Sacubitril/Valsartan nei pazienti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta (HFrEF) si è dimostrata superiore alla singola terapia con Enalapril nella riduzione del rischio di morte ed ospedalizzazione per scompenso cardiaco. Obiettivo del presente studio è stato quello di valutare, nei pazienti con HFrEF, gli effetti della terapia con sacubitril/valsartan sulla capacità di esercizio valutata mediante Test Cardiorespiratorio e l’eventuale correlazione con il grado di fibrosi miocardica valutata mediante Risonanza Magnetica Cardiaca (CMR). Metodi: E’ stato condotto uno studio osservazionale, prospettico. 134 pazienti ambulatoriali con HFrEF sono stati sottoposti a Test Cardiorespiratorio seriati dopo inizio della terapia con Sacubitril/Valsartan. Di questi, 54 pazienti sono stati sottoposti a CMR. I rimanenti 80 pazienti non hanno eseguito la CMR poiché erano stati sottoposti ad impianto di ICD prima dell’arruolamento nel suddetto studio. Risultati: Dopo un follow-up medio di 13,3 ± 6,6 mesi è stata osservata una riduzione della pressione arteriosa sistolica (p <0.0001), un miglioramento della FE (p=0.0003), una riduzione del rapporto E/A (p=0,007), delle dimensioni della vena cava inferiore (p= 0,009) e dei livelli di NT-proBNP (p= 0,007). Durante il follow-up si è osservato, altresì, un incremento del VO2 picco del 16 % (Δ = + 5 mL/Kg/min; p<0,0001) e del polso di O2 del 13 % (Δ = +1,7 ml/battito; p 0,0002), nonché un miglioramento della risposta ventilatoria associato ad una riduzione pari al 7% del VE/VCO2 slope (Δ = 2,5; p=0,0009). Il VO2 alla soglia anaerobica (AT-VO2) è passato da 11,5 +2,6 a 12, 5 +3,3 mL/kg/min (p= 0,021); inoltre, si è ottenuto un incremento del 8 % del rapporto Δ VO2/ Δ Work (Δ = +0,8 mL/beat; p 0,0001) e del 18 % della tolleranza all’ esercizio fisico (Δ = +16 Watt; p<0,0001). All’analisi di regressione logistica multivariata i principali predittori di eventi durante il follow-up erano il VE/VCO2 > 34 [OR: 3,98 (IC 95%: 1,59 10,54); p-value=0,0028]; la presenza di oscillazione ventilatoria [OR: 4,65 (IC 95%: 1,55 1 6,13); p value=0,0052] e il valore di emoglobina [OR: 0,35 (IC 95%: 0,21 0,55); p value <0,0001]. Nel sottogruppo di pazienti sottoposti a CMR, in presenza di un Delayed Enhancement (DE) > 4,6% è stata osservata una minore risposta dopo terapia con sacubitril/valsartan in termini di miglioramento del delta del VO2 picco (+2,1 vs. + 4,7), del Polso di O2 (+1,4 vs. +4,2), della FE (+4,1 vs.+10) e dell’ NT-proBNP (760 vs. 810). Non sono state osservate significative differenze in termini di Δ VO2/ ΔWork e di VE/VCO2. Conclusioni: Dai risultati dello studio si evince che la terapia con Sacubitril/valsartan migliora la tolleranza all’esercizio fisico, la frazione di eiezione del ventricolo sinistro, il VO2 picco e alla soglia anaerobica e l’efficienza ventilatoria. La presenza di DE a livello cardiaco condiziona la risposta alla terapia con sacubitril/valsartan. Infatti, in presenza di fibrosi miocardica gli effetti del farmaco sulla capacità funzionale e sui parametri cardiorespiratori, seppur mantenuti, sono ridotti. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi al fine di comprendere meglio il meccanismo d’azione del farmaco e gli effetti sul rimodellamento cardiaco.
Introduction: Sacubitril/valsartan in heart failure (HF) with reduced ejection fraction (HFrEF) was shown to be superior to enalapril in reducing the risk of death and hospitalization for HF. The aim of this study was to evaluate cardiopulmonary effects of sacubitril/valsartan in patients with HFrEF and the possible correlation with the degree of myocardial fibrosis assessed with cardiac magnetic resonance (CMR). Methods: An observational, prospective study was conducted. 134 outpatients with HFrEF underwent serial cardiorespiratory tests after initiation of therapy with Sacubitril / Valsartan. Of these, 54 patients underwent CMR. The remaining 80 patients did not perform CMR as they had undergone ICD implantation prior to enrollment in the aforementioned study. Results: After a mean follow-up of 13.3 ± 6.6 months, a reduction in systolic blood pressure (p <0.0001), an improvement in FE (p = 0.0003), a reduction in the E/A ratio (p = 0.007), inferior vena cava size (p = 0.009) and NT-proBNP levels (p = 0.007) was observed. During the follow-up, we observed an increase in peak VO2 of 16% (Δ = + 5 mL / Kg / min; p <0.0001) and in O2 pulse of 13% (Δ = +1, 7 mL / beat; p 0.0002), as well as an improvement in ventilatory response associated with a 7% reduction in the VE/VCO2 slope (Δ = 2.5; p = 0.0009). VO2 at the anaerobic threshold (AT-VO2) went from 11.5 +2.6 to 12.5 +3.3 mL / kg / min (p = 0.021); furthermore, an 8% increase in the Δ VO2 / Δ Work ratio (Δ = +0.8 mL / beat; p 0.0001) and an 18% increase in the tolerance to physical exercise (Δ = +16 Watt; p <0.0001). In multivariate logistic regression analysis, the main predictors of events during follow-up were the VE/VCO2> 34 [OR: 3.98 (95% CI: 1.59 10.54); p-value = 0.0028]; the presence of ventilatory oscillation [OR: 4.65 (95% CI: 1.55 1 6.13); p value = 0.0052] and the hemoglobin value [OR: 0.35 (95% CI: 0.21 0.55); p value <0.0001]. In the subgroup of patients undergoing CMR, a lower response after sacubitril/valsartan therapy was observed in the presence of Delayed Enhancement (DE) > 4.6% in terms of improvement in peak VO2 delta (+2.1 vs. + 4.7), pulse of O2 (+1.4 vs. +4.2), FE (+4.1 vs. + 10) and NT-proBNP (760 vs. 810). No significant differences were observed in terms of ΔVO2/ΔWork and VE / VCO2. Conclusions: The results of the study show that therapy with Sacubitril/valsartan improves exercise tolerance, left ventricular ejection fraction, peak VO2 and anaerobic threshold and ventilatory efficiency. The presence of myocardial fibrosis conditions the response to therapy with sacubitril/valsartan. In fact, in these patients, the effects of the drug on the functional capacity and cardiorespiratory parameters, even if maintained, are reduced. However, further studies are needed in order to better understand the mechanism of action of the drug and the effects on cardiac remodelling.
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ARICI, MARTINA. "Selective SERCA2a stimulation: a new promising therapeutic approach for heart failure treatment." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404607.

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Abstract:
Lo scompenso cardiaco è una delle principali cause di morte improvvisa nei paesi sviluppati ed è noto che il cuore scompensato sia caratterizzato da una ridotta contrattilità causata da un’alterazione della dinamica del calcio tra il sarcoplasma e il reticolo sarcoplasmatico. In questo ambito, istaroxime è un farmaco in fase 2 preclinica che combina l’inibizione della pompa Na+/K+ e la stimolazione di SERCA2a, mostrando effetti promettenti per il trattamento dello scompenso cardiaco acuto. Tuttavia, l’uso di istaroxime è limitato al trattamento i.v. a causa della sua breve emivita (⁓ 1 h) e dalla sua estensiva metabolizzazione a livello epatico portando alla formazione di una molecola chiamata PST3093. Il primo obiettivo del mio progetto di tesi mirava allo studio del PST3093, il principale metabolita di istaroxime, per capire se fosse dotato di attività farmacologica e per comprendere meglio gli effetti in vivo dell’istaroxime. Sulla base dei risultati ottenuti, il secondo obiettivo era quello di sviluppare degli analoghi del PST3093, stimolatori di SERCA2a e dotati di un gruppo metabolicamente stabile per la somministrazione orale. Effetti in vivo e in vitro dei derivati del PST3093 venivano valutati in un modello di ratto con cardiomiopatia diabetica indotta da streptozotocina (STZ), in quanto caratterizzato da disfunzione diastolica associata a down-regolazione di SERCA2a. Innanzitutto, venivano studiati gli effetti del PST3093 sull’attività di SERCA2a e della pompa Na+/K+, sulla dinamica del calcio intracellulare in miociti ventricolari isolati e sull’emodinamica nei ratti STZ. A differenza di istaroxime, il PST3093 risultava uno stimolatore “selettivo” di SERCA2a, privo di effetti sulla pompa Na+/K+¸ con un profilo meno aritmogenico del composto di origine. Il PST3093 risultava attivo a concentrazioni nanomolari in preparazioni cardiache di cavia e di ratto STZ e, similmente a istaroxime, stimolava SERCA2a solo in presenza del fosfolambano, diminuendone l’inibizione su SERCA2a. L’infusione del composto (effetto acuto) nei ratti STZ migliorava complessivamente le prestazioni cardiache e revertiva molte anomalie causate da STZ. Grazie alla collaborazione con un gruppo di chimici del nostro dipartimento, sono stati sintetizzati dei derivati del PST3093 privi di attività inibitoria sulla pompa Na+/K+ e formulati per essere utilizzati nel trattamento cronico (orale) dello scompenso cardiaco. Molti di loro mantenevano l’azione stimolatoria su SERCA2a a dosi nanomolari. Il composto 5 e il composto 8 venivano selezionati per ulteriori analisi in cardiomiociti isolati e in vivo (in acuto). Entrambi i composti, stimolando SERCA2a, promuovevano la compartimentalizzazione nel calcio intracellulare e, in seguito a infusione, ripristinavano la funzione diastolica nei ratti STZ. Infine, venivano valutati gli effetti cronici in vivo del composto 8 nei ratti STZ dopo somministrazione orale. Venivano testate due diverse dosi (40 o 80 mg/kg) e gli effetti venivano valutati dopo 1 o 4 somministrazioni (1 al giorno), per valutare eventuali effetti dose-dipendenti e, indirettamente, esplorare la sua farmacocinetica. Il composto 8 migliorava in maniera dose-dipendente la disfunzione diastolica causata da STZ e la sua farmacocinetica risultava comparabile a quella del PST3093. Analisi delle interazioni molecolari con 50 diversi ligandi escludevano effetti off-target del composto 8. Infine, veniva valutata la tossicità in topo. Il composto 8 risultava meno tossico di PST3093 e istaroxime In conclusione, PST3093 e i suoi derivati agivano come stimolatori “selettivi” di SERCA2a. Mentre il PST3093 prolungava gli effetti benefici dati dall’infusione dell’istaroxime, i suoi derivati possono essere considerati il prototipo di una nuova classe farmacodinamica per la terapia dello scompenso cardiaco. In particolare, il composto 8 risultava un possibile candidato per la terapia cronica.
Heart failure (HF) is one of the leading causes of sudden death in developed countries and it is known that failing hearts are characterized by reduced contractile properties caused by impaired Ca2+ cycling between the sarcoplasm and sarcoplasmic reticulum (SR). In this field, istaroxime is a small-molecule drug under phase 2 clinical trial that, combining inhibition of Na+/K+ ATPase and SERCA2a stimulation, shows an interesting profile for acute HF treatment. However, istaroxime use is restricted to acute i.v. infusion because of its plasma half-life of about 1 hour in humans and its extensive hepatic metabolism to a molecule, named PST3093. The first aim of my thesis project dealt with the investigation whether PST3093, the main metabolite of istaroxime, may, on its own, be endowed with pharmacological activity and at least partially explain in vivo istaroxime effects. In light of the results, the second aim was to develop PST3093 analogues with metabolically stable groups, with the purpose to generate orally administrable SERCA2a stimulators. In vivo and in vitro effects of PST3093 follow-on compounds were evaluated by using streptozotocin (STZ)-treated rats developing diabetic cardiomyopathy with diastolic dysfunction associated to SERCA2a downregulation. Firstly, we characterized PST3093 effects on SERCA2a and Na+/K+ ATPase activities, intracellular Ca2+ dynamics in isolated ventricular myocytes and in vivo hemodynamic effects in STZ rats. At variance with its parent compound, PST3093 is a “selective” (i.e. devoid of Na+/K+ ATPase inhibition) SERCA2a stimulator, showing a safer profile than istaroxime. It is active at nanomolar concentrations in cardiac preparations from normal guinea pig and STZ rats and, similarly to istaroxime, it stimulates SERCA2a only in the presence of phospholamban (PLN), thus relieving its inhibitory activity on SERCA2a. In-vivo PST3093 i.v. infusion (acute effects) in STZ rats improved overall cardiac performance and reversed most STZ-induced abnormalities. Thanks to a collaboration with chemists of our Department, we synthesized a panel of PST3093 derivatives devoid of Na+/K+ ATPase inhibitory activity to develop a class of compounds suitable for chronic (oral) HF treatment. Most of them retained SERCA2a stimulatory action with nanomolar potency. Two selected PST3093 analogues, compound 5 and compound 8, were further characterized in isolated cardiomyocytes and their acute in vivo effects were firstly evaluated after i.v. infusion in STZ rats. Both compounds, stimulating SERCA2a, improved intracellular Ca2+ handling (promoting SR Ca2+ compartmentalization) and restored diastolic function following acute i.v. infusion in STZ rats. Finally, we evaluated chronic in vivo effects of compound 8 in STZ rats after oral administration at two dosages (40 or 80 mg/kg) at 1 or 4 daily doses to evaluate potential dose-dependent effects and to indirectly explore its pharmacokinetic in rats. Compound 8 dose-dependently ameliorated STZ-induced diastolic dysfunction and its pharmacokinetic was comparable to that of PST3093, i.e. longer than istaroxime one. Off-target effects of compound 8 were excluded based on the analysis of its molecular interaction with a panel of 50 ligands. Acute toxicity in mice was finally evaluated, showing a safer profile of compound 8 than PST3093 and istaroxime. In conclusion, PST3093 and its derivatives act as “selective” SERCA2a stimulators. While PST3093 is suitable to prolong the cardiac beneficial effect of istaroxime infusion, PST3093 derivatives can be considered the prototype of a novel pharmacodynamic class for the ino-lusitropic approach of HF. In particular, compound 8 seems to be a favourable drug candidate for chronic HF therapy.
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DEIDDA, MARTINO. "La Metabolomica: una nuova era in Cardiologia. Le nostre esperienze originali nei campi dell' insufficienza cardiaca, della cardiopatia ischemica e dell' ipertensione polmonare." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266580.

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Abstract:
Purpose. Metabolomics (MBS) is a “omics” science that enables the assessment of a broad range of metabolites providing a metabolic picture able to identify metabolic changes. On these basis we carried out a metabolomics on three settings of cardiovascular diseases: a) heart failure; b) Stable coronary artery disease; c) Pulmonary hypertension in systemic sclerosis. Heart Failure Heart failure (HF) is characterized by a series of maladaptive metabolic changes, which have recently been proposed as a new therapeutic target. A proton nuclear magnetic resonance (1H NMR)-based MBS analysis was performed on blood samples of 3 groups of individuals: nine control individuals (Group A); nine HF patients with mildmoderate impairment of left ventricle ejection fraction (LVEF 35-50%; Group B); fifteen HF patients with severe LVEF impairment (EF <35%; Group C). Specimens were analyzed with a 1HNMR 500MHz spectrometer. A supervised PLS-DA Projection on Latent Structures Discriminant Analysis was applied to realize a descriptive model of HF. Morevoer, we carried out an echocardiographic evaluation of whole study population, including an assessment of Longitudinal Strain (S) and Strain Rate (SR) values using Speakle Tracking Imaging. The three groups showed a progressive impairment of systolic function from Group A to Group C, with intermediate values in Group B. The application of Pattern-recognition methods to 1H-NMR spectra identified 3 metabolic clusters related to A, B and C groups, respectively. The discrimination were related to a metabolic fingerprint depending on a limited set of metabolites. Our preliminary data show that MBS is a sensitive method, which can be effectively used in association with traditional techniques for the evaluation of HF. This new tool may permit to investigate the perturbed metabolic pathways in HF and their correlation with impaired myocardial function and could lead to the identification of innovative therapeutic approaches. Stable coronary artery disease Endothelial dysfunction is a key variable in the pathogenesis and progression of atherosclerosis and its complications, particullary coronary artery disease (CAD). Current evidence suggests that endothelial status is not determined solely by the individual risk factor burden but rather, may be regarded as an integrated index of all atherogenic and atheroprotective factors present in an individual. A 1H-NMR based MBS analysis was performed on (right and left) coronary blood samples of 11 subjects (7 male, 4 female; mean age 66+/-12,87 years) enrolled after a stress echocardiography suggestive for ischemia and undergone a coronary angiography (CA). On the basis of the results of CA we classified patients in two groups: occlusive coronary atherosclerosis (OCA) and microvascular disease (MD). A supervised Orthogonal Projection on Latent Structures Discriminant Analysis (OPLS-DA) was applied to evaluate whether it is possible to realize a descriptive model of the two different expressions of CAD. CA showed an OCA in 6 patients and a MD in the other 5. OPLS-DA identified two clusters related to the CA groups, achieving good values of R2 (R2y=0.994) and Q2 (Q2=0.905); these components featured a significant separation as determined by ANOVA cross-validation (p<0.01). The metabolites of major importance in determining clustering were: Alanine, Beatine, N-N-Dimethyl-glycine, Citrate, Lactate, Malonate, Piruvate and Succinate. Afterwards, we applied an univariate statistical analysis to evaluate the differences in concentration of these metabolites between groups; this analysis showed betaine and DMG higher levels in patients with OCA when compared with those affected by MD (0.3573±0.2324 μM vs 0.1340±0.1040 μM, p<0.03, and 0.0064±0.0032 μM vs 0.0030±0.0014 μM, p<0.02, respectively). It is remarkable that these two metabolites are are related to the NO metabolism and the endothelial function. MBS seems to be a sensitive method, which can be effectively used in the study of CAD pathophysiology. The obtained results, if confirmed, could be the basis of future researches on the role of vascular microambient in determinig the evolution of atherosclerosis in the two different pathophysiological settings and could lead to the identification of innovative therapeutic approaches. Pulmonary hypertension (PH) in systemic sclerosis (SS) Pulmonary hypertension (PH) in systemic sclerosis (SS) identifies a poor prognosis subset of patients. Recent studies suggested a “metabolic theory” on the development of pulmonary arterial hypertension. On these basis we carried out a metabolomics study in order to evaluate whether in SS patients with increased Pulmonary Vascular Resistance (PVR) differences in pulmonary arterial blood metabolites were identifiable. We studied 18 SS patients (age 58,7±15,6 years) free of pulmonary fibrosis that underwent a clinical evaluation, a standard echocardiography with Tissue Doppler and Speckle tracking Imaging and a right heart catheterization (RHC). A blood sample was collected during the RHC in the distal peripheral circulation of the pulmonary arteries to perform the metabolomic analysis. Specimens were analyzed with a 1H-NMR 500MHz spectrometer. An Orthogonal Signal Correction (OSC) and a Projection on Latent Structures Discriminant Analysis (PLS-DA) were applied. Based on PVR we divided the population in Group A (N=8; PVR<1.6 uW; mean±SD = 1,16±0,23 uW) and Group B (N=10; PVR>1.6 uW; mean±SD = 2,67±0,67 uW. p<0.001 vs Group A). No significant differences were identified in terms of anthropometric, clinical, echo and terapeutic characteristics. At RHC the 2 groups showed a difference in mean pulmonary pressures values (Group A: 20±4 mmHg; Group B: 25±5 mmHg), with mild PH in group B. We applied an OSC using NMR data as the X-matrix and PVR values as the Y-matrix. A clear clusterization was observed with the PLS-DA, achieving good values of R2 (R2X=0.364; R2Y=0.889) and Q2 (0.721), with significative ANOVA cross-validation (p=0.003). The discrimination were related to a metabolic fingerprint depending on a limited set of metabolites: Group B was characterized by higher values of Lactate, Glycerol, fatty acids, Acetoacetate, Valine, Leucine, Isoleucine and VLDL/LDL, whereas Group A showed higher values of Choline, Betaine, Alanine, Glycine, Taurine, Arginine and 3-OH-butyrate; is worthy of note that all the compounds relatively higher in Group A are related to the NO metabolism and the endothelial function. Increased PVR seems to be related to specific metabolites strictly connected to the endothelial dysfunction. Moreover MBS showed to be capable to finely identify the metabolic imbalance of vasoactive factors able to determine and maintain the increased PVR. This approach could prove to be useful in better understanding the pathophysiology of this severe complication of SS.
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ZERI, Giulia. "LIVELLI CIRCOLANTI DI FXIII: UN NUOVO MARKER PROGNOSTICO NELL’INFARTO ACUTO DEL MIOCARDIO." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2014. http://hdl.handle.net/11392/2389409.

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LURAGHI, ANDREA. "Rational drug design and synthesis of new steroid derivatives for the treatment of chronic heart failure." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/302116.

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Abstract:
L’insufficienza cardiaca è una sindrome di grande rilevanza clinica nella quale il muscolo cardiaco non è in grado di pompare il sangue efficacemente nel corpo. Per il trattamento dei pazienti si ricorre, principalmente, ai glicosidi cardiaci o digitalici come la digossina, che svolgono la loro azione inibendo la pompa Na+/K+ e, conseguentemente, aumentando la concentrazione del calcio, favorendo una migliore contrazione. Il calcio viene però accumulato in alte concentrazioni nella cellula provocando nei pazienti cronici aritmie che possono portare, comunque, alla morte del paziente. Pertanto, lo scopo di questa tesi tesi è stato quello di sintetizzare nuovi candidati farmaci (drug leads) per il trattamento dell’insufficienza cardiaca che abbiano la stessa attività dei digitalici con indice terapeutico maggiore e minor tossicità, garantendo l’assenza di aritmie nei pazienti cronici. Il disegno delle molecole realizzate durante il periodo di tesi è partito dalla struttura chimica della molecola istaroxime: questo composto è attualmente in fase clinica III come farmaco cardiaco. Istaroxime è in grado di inibire efficacemente la pompa Na+/K+ evitando, allo stesso tempo, la comparsa di aritmie grazie alla sua azione stimolante su SERCA-2°, una proteina di membrana in grado di sequestrare il calcio citosolico durante il rilassamento cardiaco. Lo studio dei metaboliti di istaroxime ha portato all’identificazione di una molecola in cui il gruppo amminico della catena sull’ossima è stato ossidato a carbossile. Questa molecola, cosiddetta “PST3093”, è in grado di attivare selettivamente SERCA-2a senza inibire, invece, la pompa Na+/K+. Attualmente, questo composto costituisce l’unico candidato farmaco in grado di stimolare il rilassamento cardiaco evitando la comparsa di aritmie. Tuttavia, sia istaroxime che il suo metabolita presentano delle criticità legate alla presenza della funzionalità ossima, a cui è associata una componente genotossica nei trattamenti cronici. Pertanto, sono stati sintetizzate due classi di molecole, la prima ispirata a PST3093 in cui il gruppo funzionale responsabile della tossicità è stato rimosso. Queste molecole sono caratterizzate da un innovativo meccanismo di azione, in grado di stimolare efficacemente e selettivamente la proteina SERCA2a. In questa sezione sono state identificate due molecole come possibili candidati farmaci con e si sta procedendo con il loro sviluppo clinico. Il loro meccanismo di azione unico e non noto in letteratura, rappresenta un passo avanti verso lo sviluppo di nuove terapie contro l’aritmia. Nella seconda sezione, invece, i composti sintetizzati sono ispirati ad istaroxime. Qui, per evitare la degradazione dell’ammina primaria ad acido carbossilico, è stata costruita una libreria di composti caratterizzati dalla presenza di una ammina ciclica. In questa sezione i composti hanno dimostrato di possedere sia capacità inibitorie sulla pompa Na/K che stimolatorie su SERCA2a ma con minor potenza rispetto ad istaroxime. Tuttavia, questi composti non posseggono le tossicità intrinseca di istaroxime. Per proseguire nello sviluppo di queste molecole, nella terza sezione, realizzata in collaborazione con la Maastricht University, un sistema di drug delivery è stato realizzato grazie a processi di elettrofilatura. L’analisi preliminare di sistemi modello ha portato all’identificazione di sistemi polimerici composti da nanofibre ad alto grado di allineamento capaci di rilasciare nel medio studiato piccole quantità di molecole nel tempo, capaci di espletare la loro azione farmaceutica a livello locale, diminuendo i rischi associati al metabolismo di istaroxime. Questa sezione rappresenta l’inizio di uno sviluppo tecnologico volto al miglioramento della azione di istaroxime senza modificarne la struttura chimica.
Heart failure (HF) is one of the major causes of death in the world. Patients affected by HF presents a pathophysiological state in which the heart is not cable of pumping the blood efficiently in the body due to a loss of contractility of the myocardium, leading to a chronic condition in which oxygen and nutritional need of the body are not satisfied. The most important therapy involves inotropic agents, such as digitals glycosides, capable of improving the cardiac output. The most known digitalis glycoside is Digoxin extracted from Digitalis purpurea. Such compounds acts as inhibitor of the Na+/K+ pump, an active transporter capable of expelling Na+ from the cardiac cells introducing K+ against the natural gradient. The inhibition causes an accumulation of Na+ inside the cell. Sodium is so used from the Na+/Ca++ pump to introduce Ca++ inside the cell. The high concentrations of Ca++ accumulated inside cardiac cells induce contraction of the myocardium. However, digitalis compounds present a small gap between the active concentration and the toxic one. In fact, the over intracellular accumulation for long periods of Ca++ could leads to arrhythmic situations. At today is known only one compound able to stimulate a better contraction without causing arrhythmias, such molecule, called “Istaroxime”. Istaroxime is now under development for the treatment of acute decompensated heart failure. Detailed studies highlighted that a metabolite of Istaroxime, the so-called “PST3093”, acts as a pure activator of SERCA-2a, a protein able to sequestrate Ca2+ from the cytosol, without any action on Na+/K+ pump. PST3093 is the only example in the literature of a pure SERCA-2a activator, making an interesting case of study and a possible first in class drug. Despite the promising activity and the unique characteristic of this compound, there is still the main issue due to the genotoxicity of the carboxy-hydroxylamine formed after oxime degradation by metabolism. Within this thesis, the work can be roughly divided in three parts. In the first part, the work is focused on the development of stable derivatives of “PST3093”, able to maintain the unique stimulatory effect over Serca-2a but, at the same time, substituting the non-metabolically stable oxime. Two compounds were identified, and will be further developed as first-in-class drugs, able to efficiently stimulate the activity of Serca-2a with potential application as anti-arrhythmic drugs. The second section is focused on the creation of compounds inspired to Istaroxime, able to acts as Na+/K+ inhibitors and Serca-2a stimulator. Here we developed analogues of Istaroxime, lacking the risks associated to the oxime group. The third section was developed in MERLN institute of Maastricht University. In this part of the work was developed a drug delivery systems based on electrospun polymeric scaffolds, able to deliver locally the drug reducing its toxicity.
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Pratesi, Alessandra. "Lo scompenso cardiaco nel paziente anziano: l'esperienza di una Unità Scompenso Cardiaco dedicata." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1211691.

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Abstract:
Background. Lo scompenso cardiaco (SC) è un problema di salute pubblica globale che interessa circa 38 milioni di persone nel mondo. La storia naturale dello SC è caratterizzata da frequenti riospedalizzazioni, tanto che, nei pazienti di età superiore ai 65 anni, lo SC acuto rappresenta la prima causa di ospedalizzazione. E’stato dimostrato che l’immediato post-dimissione dopo un ricovero per SC acuto rappresenta un periodo vulnerabile per il paziente, caratterizzato da un aumentato rischio di andare incontro a deterioramento delle condizioni cliniche generali, riospedalizzazione e morte. Materiali e metodi. All’interno di questo studio osservazionale di coorte retro-prospettico, sono stati arruolati tutti i soggetti afferiti presso la Unità Scompenso Cardiaco appartenente alla Struttura Oraganizzativa Dipartimentale Geriatria-Unità di Terapia Intesiva Geriatrica (SOD Geriatria-UTIG), del Dipartimento ad Attività Integrata (DAI) Medico-geriatrico dell’AOU Careggi (Firenze) di età maggiore o uguale di 60 anni, con diagnosi di SC di qualunque tipo, diagnosticato secondo i criteri delle linee guida ESC 2016, che avessero sottoscritto il consenso informato. In prima visita e a 12 mesi sono state raccolte variabili cliniche cardiologiche e geriatriche (Basic Activities of Daily Living-BADL, Instrumental ADL, Mini-Mental State Examination, Geriatric Depression Scale, Short Physical Performance Battery, Charlson-Age Index), bioumorali ed ecografiche (ecocolorDoppler cardiaco, ecografia polmonare). Sono state considerate le seguenti misure di esito a 12 mesi: mortalità per tutte le cause; numero di ospedalizzazioni nell’anno successivo alla presa in carico, rispetto a quelle registrate nell’anno precedente. Risultati. Dei 137 pazienti valutati in prima visita dal Novembre 2016 al Dicembre 2018, 14 non soddisfavano i criteri di eleggibilità. Il campione risultava quindi costituito da 103 pazienti di età media pari a 82.0  8.1 anni, 46 (44.7%) dei quali di sesso femminile. Di questi, 12 (11.7%) sono deceduti nel primo anno di follow-up. In analisi multivariata sono risultati predittori indipendenti di morte per tutte le cause: l’EVEREST Score (OR 1.32, 95% CI 1.02-1.70 per ogni punto; p=0.035); la Pressione Arteriosa Diastolica - PAD (OR 0.90, 95% CI 0.81-0.99 per ogni mmHg; p=0.032); la disabilità BADL ( OR 1.88, 95% CI 1.11-3.19 per ogni item perso; p=0.020); la presenza di stenosi aortica almeno moderata (OR 14.92, 95% CI 1.65-134.91; p=0.016) e il valore del Tricuspid Annular Plane Systolic Excursion – TAPSE (OR 0.68, 95% CI 0.51-0.90 per ogni mm; p=0.007). Per quanto riguarda l’outcome secondario, analizzando il campione dei pazienti vivi ad 1 anno, il numero medio di ospedalizzazioni per SC per paziente si riduceva da 1.23 ± 1.14 nei 12 mesi precedenti a 0.13 ± 0.40 nei 12 mesi successivi alla presa in carico (p < 0.001). Conclusioni. Rispetto a quanto riportato in letteratura in studi su pazienti di ogni età dimessi dopo ricovero per SC, abbiamo osservato una mortalità ad 1 anno nettamente inferiore (11.7% rispetto a 20-25%). Tale risultato è ancora più rilevante, dal momento che il nostro campione è costituito da soggetti molto anziani (età media circa 82 anni), con grave comorbosità (Charlson Age medio circa 7) e SC considerato ad alto rischio di instabilizzazione. Alcuni risultati sono in linea con quelli già presenti in letteratura: infatti la PAD, il TAPSE, la stenosi aortica moderata-severa sono già stati descritti come predittori indipendenti di morte in pazienti dimessi per SC. L’EVEREST Score, in precedenza validato e utilizzato alla dimissione da ricovero ospedaliero per SC, ha dimostrato per la prima volta un valore predittivo anche quando applicato in regime ambulatoriale. Infine, la valutazione dell’autonomia funzionale secondo i test geriatrici (BADL) si è dimostrata più efficace della classe funzionale NYHA nel predire l’outcome principale. Questo risultato è di particolare interesse, perchè aiuta a dirimere una problematica clinica di grande rilievo nella gestione del paziente anziano con SC. Infatti, la classe funzionale NYHA, che si basa sulla misura della dispnea in relazione allo sforzo fisico, mal si adatta alla popolazione ultra75enne multimorbosa e sedentaria dei pazienti che afferiscono ai reparti e agli ambulatori di Geriatria, Cardiologia e Medicina Interna. Il risultato forse più stimolante tra quelli qui riportati è, tuttavia, quello relativo all’outcome secondario: la gestione multidisciplinare del paziente all’interno di una USC dedicata sembra efficace nel ridurre il numero di ospedalizzazioni per SC nei 12 mesi successivi la presa in carico. Tali dati supportano la necessità di potenziare la presenza di strutture dedicate alla gestione del paziente anziano con SC, di fronte al quale le sole abituali competenze cardiologiche possono risultare insufficienti.
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PERROTTA, LAURA. "Effetti emodinamici della stimolazione ventricolare sinistra endocardica nella terapia di resincronizzazione cardiaca." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/803898.

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Abstract:
Valutazione degli effetti emodinamici acuti della stimolazione ventricolare sinistra epicardica convenzionale e endocardica in diversi siti ventricolari mediante a) mappaggio elettroanatomico e b) registrazione delle curve pressione volume (PV), al fine di determinare in quale sito di ritardo elettrico la stimolazione induce la miglior risposta emodinamica.
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MASCIA, GIUSEPPE. "Effetti della terapia di resincronizzazione cardiaca sul profilo cognitivo, funzionale e psicologico del paziente." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1089769.

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Abstract:
Many trials demonstrated the beneficial effects on hospitalizations and mortality of cardiac resynchronization therapy (CRT). The purpose of this manuscript was to evaluate CRT effects on functional performance and cognition, two determinants of disability, frailty development and survival. In our study.CRT is associated with higher functional and cognitive profile. These findings let us hypothesize a powerful effect of treatment to slow disability and frailty development in heart failure.
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CALI', Gabriella. "Identificazione di target terapeutici per lo scompenso cardiaco attraverso studi in vitro e in vivo." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11570/3251116.

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Abstract:
ABSTRACT Identification of therapeutic targets for heart failure through in vitro and in vivo studies. Heart failure is a multi-organ disease, characterized by the heart’s inability to supply tissues with the necessary amount of blood and oxygen to meet metabolic demands. Myocardial fibrosis is one of the hallmarks of all forms of heart failure. All forms of myocardial fibrosis, are characterized by a complex process that results in an accumulation of extracellular matrix (ECM). In the fibrotic process, myofibroblasts responsible for regulating collagen turnover play an important role and they are able to contract. TGF-β is a pro-fibrotic cytokine responsible for converting fibroblasts into myofibroblasts, increases the synthesis of cell matrix proteins, reduces the production of metal proteases and inhibits by the synthesis of TIMPs (Metalloprotease Inhibitor) the degradation of the ECM. In addition to TGF-β, one of the pathways involved in the fibrotic process is the Wnt-β pathway. Wnt after bound to its specific receptor, creates a complex that establishes b-catenin that translocation at the nuclear level is able to modulate the expression of genes involved in the fibrotic process. A key role in fibrosis is played by adenosine. Adenosine is a widely distributed nucleotide, and is an important regulator of heart function. Adenosine receptors can be involved in both pro-fibrotic and anti-fibrotic mechanisms. Currently, knowledge of the pathological and molecular mechanisms that lead to the onset of heart failure, is one of the challenges of today’s scientific world to prevent and treat this disease. The aim of the thesis is to identify new targets for the therapeutic treatment of heart failure through in vitro and in vivo models
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BELLI, ROBERTA. "Individuazione di biomarcatori specifici di cachessia neoplastica e di cachessia associata a scompenso cardiaco: valutazione comparativa di miRNA, GDF15 e FGF21." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1493893.

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Abstract:
Scopo del progetto: L’obiettivo di questo progetto è identificare micro-RNA (miRNA) e citochine associati alla cachessia neoplastica e cardiaca valutando quali sono comuni alle 2 forme di cachessia e quali, invece, sono specifici di ogni singola forma. Materiali e metodi: Sono stati arruolati 25 pazienti neoplastici (CP) e 15 controlli, nonché 27 pazienti con scompenso cardiaco (HF) e 17 relativi controlli sani. Per i pazienti neoplastici e con scompenso cardiaco è stato definito lo stato di cachessia e sono stati valutati i livelli sierici di GDF15 e FGF21.L’RNA (muscolare e plasmatico) dei pazienti CP e dei controlli è stato sottoposto al sequenziamento del miRnoma (NGS). I livelli dei miRNA circolanti risultati modulati mediante NGS e potenzialmente coinvolti nei pathways di “muscle wasting” (miR15b-3p, miR21-5p, miR29a-3p, miR29b-3p, miR133a-3p, miR206, miR486-5p, miR203a-3p) sono stati analizzati tramite RT-PCR in tutti i partecipanti. Risultati: I livelli di GDF15 sono più elevati nei pazienti CP e HF rispetto i controlli (p<0.02). FGF21 risulta più elevato solo nei pazienti con cachessia, sia neoplastica che cardiaca (p=0.017 e p=0.046). I livelli di miR15b-3p sono ridotti nel tessuto muscolare e nel plasma dei pazienti sia CP che HF (p<0.02). Nei pazienti oncologici non cachettici i livelli plasmatici di miR21-5p e miR133a-3p sono più elevati rispetto ai controlli (p<0.02). Inoltre, nei pazienti maschi i livelli plasmatici di miR133a-3p e miR206 sono aumentati sia rispetto al totale dei controlli sia rispetto le pazienti femmine (p<0.05). Infine, i pazienti HF cachettici mostrano una riduzione dei livelli plasmatici di miR29b-3p ed un aumento di miR486-5p (p<0.05) e nelle pazienti femmine HF il miR486-5p aumenta rispetto ai controlli femmine (p=0.027). Conclusioni: Il GDF15 aumenta sia nei pazienti oncologici che con scompenso cardiaco. FGF21 aumenta nei pazienti oncologici e con cachessia neoplastica e da scompenso cardiaco. Il miRNA15b-3p risulta ridotto e mostra una correlazione negativa con il GDF15 in entrambe le coorti di partecipanti. I pazienti CP non cachettici mostrano aumento dei miRNA associati al muscolo che suggeriscono l’attivazione di meccanismi atrofici probabilmente durante la precachessia. Nei pazienti HF con cachessia il profilo di espressione di alcuni miRNA risulta alterato in maniera peculiare rispetto alla cachessia neoplastica. L’alterazione dei miRNA in funzione del genere merita ulteriore approfondimento sia nei soggetti sani che nei malati, Cachessiaoncologici e cardiologici.
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BERGAMINI, Corinna. "Stress ossidativo ed infiammazione: basi fisiopatologiche per un nuovo approccio terapeutico nello scompenso cardiaco. Risultati di due trials randomizzati, controllati con placebo." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11562/530149.

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Abstract:
Introduzione: Lo scompenso cardiaco (SC) si definisce come una complessa condizione fisiopatologica di cronico deterioramento dei meccanismi ossidativi. In pazienti con SC cronico le concentrazioni sieriche di acido urico sono frequentemente elevate e l’iperuricemia riflette un’alterazione del metabolismo ossidativo ed iperattivazione dell’enzima xantina ossidasi (XO). Uno studio clinico recente evidenzia una forte correlazione tra acido urico e parametri ecocardiografici di disfunzione diastolica, condizione di frequente riscontro in pazienti con cardiomiopatia dilatativa e associata a prognosi peggiore. Lo SC, inoltre, rappresenta uno stato infiammatorio caratterizzato da iperproduzione di citochine pro-infiammatorie implicate nella patogenesi di alcuni aspetti tipici dello SC, quali l’edema polmonare acuto. Pregressi studi hanno evidenziato effetti benefici del trattamento con statine in fase di stabilità clinica di questa patologia. Scopo: valutare se l’inibizione della XO con allopurinolo possa influire sulle proprietà diastoliche del miocardio e sui livelli sierici di NT-proBNP in un gruppo di pazienti con SC cronico (Studio di SC cronico); valutare l’effetto del trattamento precoce con statine sul rimodellamento ventricolare sinistro e sui sintomi in un gruppo di pazienti con SC acuto (Studio di SC acuto). Metodi: (Studio di SC cronico): sono stati arruolati 53 pazienti con scompenso cardiaco secondario a cardiomiopatia dilatativa in condizioni cliniche stabili e terapia medica ottimale da almeno 3 mesi e randomizzati in doppio cieco ad allopurinolo 300 mg/die (A), o placebo (P) per 3 mesi. I pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione clinica ed ecocardiografico completa all’inizio ed al termine del periodo di trattamento. (Studio di SC acuto): 61 pazienti con disfunzione ventricolare sinistra, ricoverati per episodio di SC acuto, sono stati randomizzati in doppio cieco ad atorvastatina 20mg/die (A), o placebo (P) per 3 mesi. Ciascun paziente è stato sottoposto a prelievo per ematochimici, valutazione clinica ed esame ecocardiografico completo all’inizio, ad una settimana ed al termine del periodo di studio. Risultati: (Studio di SC cronico): l’età media era 66±10; la classe NYHA era 2.2±0.6; i livelli sierici medi di acido urico erano 400±100mmol/L. Al termine del trimestre di trattamento i livelli sierici di NT-proBNP si sono ridotti nel gruppo A (-191±583 mmol/L, p=0.0004), con un significativo effetto terapeutico (p=0.0033), mentre non si sono modificati nel gruppo P. E’ stata riscontrata un riduzione significativa della velocità dell’onda E mitralica nel gruppo A (0.6±0.2 vs. 07±0.2 m/s, p=0.01), ma non nel gruppo P ed il rapporto E/E’ è migliorato nel gruppo A (10.7±6.7 vs. 15.1±11.8), mentre è rimasto stabile nel gruppo P, con un significativo effetto terapeutico per entrambi (p=0.01 and p=0.02 rispettivamente). (Studio di SC acuto): all’inizio dello studio le caratteristiche cliniche ed ecocardiografiche non differivano nei 2 gruppi di pazienti (età media 72±7 anni gruppo P; 68±12 anni gruppo A; Colesterolo 3.6±1 mmol/L gruppo P; 3.5±1.3 mmol/L gruppo A; FE 29±7 % gruppo P; 25±6 % gruppo A). Al follow up la classe NYHA e lo score di congestione sono migliorati in entrambi i gruppi, tuttavia maggiormente ed in assenza di un peggioramento della funzione renale nel gruppo A. Si è evidenziata una riduzione dei volumi ventricolari, in particolare del volume tele-sistolico ( 3 mesi 26 ml; p=0.001) e la FE ( 3 mesi: -5; p=0.0005) è migliorata solamente nel gruppo A. Infine nello stesso gruppo è emersa una riduzione significativa del volume atriale sinistro ( 3 mesi: 12.7 ml; p=0.05) ed i parametri di funzione diastolica sono migliorati. Conclusioni: in pazienti con SC il trattamento con allopurinolo in aggiunta alla terapia medica ottimale per tre mesi, apporta un beneficio significativo sui parametri di funzione diastolica ventricolare ed il suo utilizzo correla con una riduzione statisticamente significativa del NT-proBNP. Il trattamento precoce con statina in pazienti con SC acuto migliora i sintomi e influisce sul processo di rimodellamento ventricolare sinistro migliorando FE e riducendo i volumi.
Background: Heart failure (HF) is a complex pathophysiological condition of chronic deterioration of oxidative mechanisms. Hyperuricemia, a common finding in this context, reflects the degree of oxidative stress. It has been previously shown that diastolic dysfunction, which is frequently observed in patients with dilated cardiomyopathy and is associated with poor prognosis, relates to serum uric acid levels. Furthermore, HF represents an inflammatory state characterized by overproduction of pro-inflammatory cytokines involved in the pathogenesis of some typical aspects of HF, such as pulmonary oedema. Previous studies showed positive effects of statin treatment in a stable phase of the disease. Aim of the project: to determine whether inhibition of XO with allopurinol might affect diastolic function and NT-proBNP levels in a group of patients with chronic HF (Chronic HF Study); to evaluate the effects of statin therapy on left ventricular (LV) remodeling and symptoms in a group of subjects in the early stage of acute HF (Acute HF Study). Methods: Chronic HF study: 53 stable chronic HF outpatients with LV systolic dysfunction on optimal background therapy and clinically stable for at least three months, were randomly assigned to receive allopurinol (A), 300 mg/day, or placebo (P) for three months, in a double-blind trial. Every patient underwent a complete clinical and echocardiographic evaluation at baseline and at the end of the study. Acute HF study: 61 patients, admitted to our clinic for acute HF episode, with left ventricular dysfunction, were randomized to receive Atorvastatin (A) 20 mg/day or placebo (P) for three months, in a double-blind trial. A biochemical and clinical examination and a complete echocardiogram was performed for each patient at baseline, at one week and at the end of the study period. Results: Chronic HF study: mean age was 66±10 years and mean NYHA class was 2.2±0.6; mean serum uric acid levels were 400±100 mmol/L. At follow-up, in the allopurinol group there was a significant reduction in NT-proBNP levels compared with baseline (-191±583 mmol/L, p=0.0004), while no significant difference was observed in the placebo group, with a significant treatment effect (p=0.0033). In the allopurinol group there was a significant reduction of mitral E wave velocity (E) (0.6±0.2 vs. 07±0.2 m/s, p=0.01), and of the ratio between E and the velocity of early myocardial lengthening (E’) (10.7±6.7 vs. 15.1±11.8), but no significant changes of these two parameters in the placebo group, with a significant treatment effect for both (p=0.01 and p=0.02, respectively). Acute HF study: the two groups did not differ in clinical and echocardiographic baseline characteristics (mean age 72±7 years group P; 68±12 years group A; Colesterol 3.6±1 mmol/L group P; 3.5±1.3 mmol/L group A; EF 29±7 % group P; 25±6 % group A). At follow up NYHA class and congestion score improved in both groups, however more and without worsening of renal function in group A. There was a reduction in LV volumes, in particular in end-systolic volume ( 3 months 26 ml; p=0.001) and EF improved ( 3 months: -5; p=0.0005) only in the Atovarstatin group. Furthermore, in the same group there was a reduction of left atrium volume ( 3 months: 12.7 ml; p=0.05) and diastolic parameters improved. Conclusions: in CHF patients, the addition of allopurinol on top of optimal medical therapy for three months significantly improves echocardiographic parameters of diastolic function and lowers NT-proBNP levels. Early statin treatment in acute HF patients improves symptoms and affects cardiac remodeling by improving EF and reducing LV volumes.
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