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Dissertations / Theses on the topic 'Scuola speciale'

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Ferrari, Luca <1980&gt. "Per una implementazione sostenibile delle nuove tecnologie a scuola." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7437/4/tesi_dottorato_28_marzo_2016_b.pdf.

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Abstract:
This dissertation aims to explore, from a pedagogical point of view and according to a “qualitative approach”, the issue of sustainable implementation of new technologies at school. Take in account the exploratory researches undertaken in Italy (Emilia Romagna) and in the State of El Salvador (Central America), this work intends to stimulate the political and cultural debate around the issue of sustainability of ICT. It represents a first contribution to support schools in cooperating each other, in order to systematically manage the processes that make “possible” the sustainable implementation of ICT in the school.
La presente dissertazione si propone di esplorare, da un punto di vista pedagogico e secondo un approccio qualitativo, il tema della implementazione sostenibile delle nuove tecnologie digitali in ambito scolastico. A partire dai risultati delle indagini esplorative condotte nella Regione Emilia Romagna (Italia) e nello Stato de El Salvador (America Centrale), le considerazioni raccolte e organizzate in questo lavoro vorrebbero rappresentare un primo contributo d’indirizzo politico e pedagogico per sostenere sia le scuole in aree e/o in situazioni di svantaggio, sia le scuole considerate di “eccellenza” nel cooperare tra loro e nel governare adeguatamente i processi che rendono “possibile” la implementazione sostenibile e sistemica delle TIC nella scuola.
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Ferrari, Luca <1980&gt. "Per una implementazione sostenibile delle nuove tecnologie a scuola." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7437/.

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Abstract:
This dissertation aims to explore, from a pedagogical point of view and according to a “qualitative approach”, the issue of sustainable implementation of new technologies at school. Take in account the exploratory researches undertaken in Italy (Emilia Romagna) and in the State of El Salvador (Central America), this work intends to stimulate the political and cultural debate around the issue of sustainability of ICT. It represents a first contribution to support schools in cooperating each other, in order to systematically manage the processes that make “possible” the sustainable implementation of ICT in the school.
La presente dissertazione si propone di esplorare, da un punto di vista pedagogico e secondo un approccio qualitativo, il tema della implementazione sostenibile delle nuove tecnologie digitali in ambito scolastico. A partire dai risultati delle indagini esplorative condotte nella Regione Emilia Romagna (Italia) e nello Stato de El Salvador (America Centrale), le considerazioni raccolte e organizzate in questo lavoro vorrebbero rappresentare un primo contributo d’indirizzo politico e pedagogico per sostenere sia le scuole in aree e/o in situazioni di svantaggio, sia le scuole considerate di “eccellenza” nel cooperare tra loro e nel governare adeguatamente i processi che rendono “possibile” la implementazione sostenibile e sistemica delle TIC nella scuola.
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Russo, Veronica <1986&gt. "L'alternanza scuola-lavoro al museo: una ricerca empirico-descrittiva in Emilia-Romagna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9283/1/Tesi%20di%20dottorato%20Russo%20Veronica.pdf.

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Abstract:
La tesi si propone di approfondire il tema dell’Alternanza scuola-lavoro (ASL) al museo, un ambito di interesse che ha ricevuto un’importante attenzione a seguito della promulgazione della L.107/2015. La legge ha, infatti, stabilito l’obbligatorietà per tutti gli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado di svolgere dei percorsi di ASL in contesti di lavoro differenti, con un esplicito riferimento a quello museale. Il contesto di riferimento scelto per la ricerca è l’Emilia-Romagna, una scelta fatta tenendo conto dell’impegno che la regione ha portato avanti, già dalla fine degli anni Novanta, in direzione di valorizzazione di percorsi integrati scuola-formazione professionale. La ricerca è partita dall’analisi della letteratura di riferimento sul rapporto istruzione-mondo del lavoro in ambito nazionale e internazionale e ha previsto due successive fasi: la prima con una esplorazione qualitativa del fenomeno su un campione ristretto di testimoni privilegiati, appartenenti all’ambito istituzionale, scolastico e museale mediante interviste; la seconda con un’esplorazione quantitativa del fenomeno tramite survey su un campione più ampio mediante la sommistrazione di questionari rivolti agli studenti e ai referenti e tutor ASL delle scuole e dei musei. Nello specifico l’analisi ha coinvolto 430 studenti di 28 scuole della regione che hanno partecipato a 495 percorsi di alternanza scuola-lavoro realizzati nel corso del triennio e a partire dall’anno scolastico 2015-2016. Inoltre hanno preso parte alla ricerca 56 referenti e tutor ASL di 45 scuole e 86 referenti e tutor ASL provenienti da 83 musei.
The purpose of this dissertation is to develop the subject of School-Work Alternance (SWA) in museum which has drawn relevant attention after the promulgation of the law L. 107/2015. This law has established a mandatory work experience for all the students attending the upper secondary schools with specific reference to jobs in museums. The framework of this research is Emilia-Romagna, a choice driven by the effort this region – already from the end of the Nineties – has put into promoting school-job integrated paths. The research started from the reference literature on the relationship between education and workplace, both in a national and international context, and was structured in two phases: the first one is a qualitative analysis of the phenomenon, based on semi-structured interviews with a restricted number of privileged witnesses, belonging to an institutional, educational or museum’s framework; the second phase consists of a quantitative analysis of the phenomenon by the use of a survey on a much wider sample, with semi-structured questionnaires targeting students as well as SWA referents and tutors, both from schools and from museums. Specifically, the survey has involved 430 students of 28 schools of the region, all of which – as a whole – were involved in 495 SWA experiences starting from the school year 2015-2016. In addition, the research involved also 56 SWA referents and tutors from 45 different schools as well as 86 SWA referents and tutors from 83 different museums.
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Soares, dos Santos Jacia Maria <1979&gt. "Il malessere docente nella scuola contemporanea : uno studio tra Brasile e Italia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10260.

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Abstract:
Questa ricerca, di natura qualitativa, ha come focus lo studio del malessere docente nella scuola contemporanea, un tema antico, ma che oggi assume caratteristiche diverse rispetto al passato. La ricercatrice ha unito le proprie conoscenze del contesto brasiliano, dove ha lavorato sia come insegnante, sia nel campo della gestione delle politiche pubbliche per l’Educazione, e quelle recentemente acquisite in Italia, per studiare il tema in ambito scolastico nei due Paesi sopraindicati. L’obiettivo è stato quello di indagare i fattori che portano gli insegnanti italiani e brasiliani a sperimentare il malessere nei due differenti contesti, cercando di comprendere il problema dal punto di vista di chi lo vive, ovvero, gli insegnanti stessi. L’ipotesi sostiene che il malessere docente, più che frutto dalle cattive condizioni di lavoro, come ad esempio la bassa rimunerazione o l’eccesso di compiti, sia risultato dell’insicurezza del docente nel far fronte alle nuove esigenze della scuola. Il malessere si rivelerebbe, pertanto, come conseguenza della paura del fallimento espressa dai docenti. Paura di essere considerati inadeguati di fronte alle nuove richieste della scuola, in un momento in cui non è più sufficiente possedere le conoscenze da trasmettere, in quanto oggi ai docenti viene richiesto di svillupare negli alunni i processi cognitivi, mentali, relazionali, emotivi, ecc. Negli ultimi vent’anni, gli studi sul malessere docente si sono diffusi in molti Paesi ocidentali. Tuttavia, la maggior parte di essi è dedicata ai docenti della scuola media e superiore, considerati come più suscettibili al malessere e allo sviluppo di malattie correlate al lavoro, dovute ai problemi da affrontare, tra cui: indisciplina degli adolescenti e giovani, ritenuti molto più ribelli comparati ai bambini; difficoltà nello stabilire partnership, data la frammentazione delle discipline che contribuisce alla chiusura dei docenti nel proprio campo specifico; assenza di collaborazione delle famiglie che, gradualmente, tendono ad allontanarsi dalla vita scolastica dei figli, ecc. In questo studio, tuttavia, l’interesse principale ricade sulla scuola primaria, dove il problema, anche se presentando con minore intensità, influenza quotidianamente le prestazioni dei docenti. I partecipanti alla ricerca sono, pertanto, maestri delle scuole pubbliche brasiliane e italiane, che volontariamente hanno accettato di collaborare. Gli strumenti metodologici consistono nella realizzazione di interviste semi-strutturate, sottoposte a tecniche di analisi del contenuto. L’analisi dei dati ha dimostrato che la complessità dei compiti a cui devono rispondere i docenti, abbinati al basso ritorno, non solo in termini economici, ma anche in termini di fiducia, di collaborazione, di investimenti, fa sì che l’insegnamento, gradualmente, diventi insopportabile per alcuni giovani insegnanti, con alte aspettative lavorative. In questo senso, il gruppo di maestre brasiliane, essendo più giovane di quello italiano, ha dimostrato un livello di insoddisfazione e di malessere molto più elevato. Ad eccezione di questa particolarità, i due gruppi di insegnanti hanno lamentato problemi piuttosto simili, denunciando il malessere docente come una caratteristica comune della scuola moderna, diffusa nei più diversi Paesi, indipendentemente del livello di sviluppo e dei problemi ancora presentati dal sistema scolastico.
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Tagliati, Claudia <1976&gt. "La città educativa e le nuove tecnologie. L'integrazione scuola-territorio nella società della comunicazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1003/1/Tesi_Tagliati_Claudia.pdf.

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Tagliati, Claudia <1976&gt. "La città educativa e le nuove tecnologie. L'integrazione scuola-territorio nella società della comunicazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1003/.

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7

Coin, Francesca <1985&gt. "La didattica enattiva per una scuola dell’inclusione : uno studio nelle classi con alunni stranieri." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8316.

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Abstract:
L’obiettivo del lavoro è studiare il cambiamento dei modelli didattici utilizzati nelle classi con alunni stranieri. La tesi sostiene che gli allievi non necessitano di una didattica speciale, ma di una mentalità che interpreta le differenze individuali come ricchezza. Al progetto hanno partecipato alunni e insegnanti di 5 istituti di scuola primaria di Venezia e Brescia. Mediante intervista semi-strutturata con le insegnanti, sono state raccolte informazioni su aspetti della vita in classe e considerazioni personali. Agli alunni sono state somministrate delle prove indaganti il livello attuale di cinque specifiche tipologie di pensiero. Dai dati raccolti emerge il riconoscimento delle difficoltà legate alla presenza di alunni con profili disomogenei e il tentativo spontaneo di adottare modelli più inclusivi, come la didattica enattiva. Inoltre, che chi adotta tale approccio, influenza positivamente i propri allievi, permettendo uno sviluppo più marcato delle diverse forme di pensiero.
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NOVELLA, FRANCESCA. "“Crescere con la musica” Migliorare le abilità di lettura a scuola: un laboratorio ritmico musicale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3449421.

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Abstract:
La ricerca qui presentata approfondisce il rapporto tra musica e movimento corporeo e come, insieme, possano essere un elemento fondamentale per i processi di apprendimento. Numerosi sono gli studi che hanno evidenziato la relazione esistente tra competenze linguistiche e musicali; in particolare, è possibile potenziare le competenze legate alla letto-scrittura dei bambini con attività centrate sul ritmo, sull’integrazione di schemi canzoni-ritmo-corpo e sul coordinamento delle capacità motorie. A partire dalla letteratura didattica di riferimento e al “metodo attivo”, viene presentata l’attività di ricerca in merito all’approccio all’educazione musicale che ha dato forma al laboratorio “Crescere con la musica”: al centro dell’esperienza sono il corpo, il ritmo e il suono quali veicoli di apprendimento, con particolare riferimento alle abilità coinvolte nella lettura. Il bambino, attraverso il corpo e il movimento, diventa protagonista dell’esperienza musicale: il suono ne orienta il movimento e sviluppa le capacità ritmiche che vengono apprese grazie al corpo. Quest’ultimo è inteso come un vero e proprio strumento musicale in grado di produrre un’infinità di suoni e, al tempo stesso, un luogo in cui nascono e si depositano esperienze, linguaggi, emozioni e sentimenti che permettono alla persona di relazionarsi con gli altri. Dall’analisi delle evidenze empiriche e dalla lettura non si è inteso solamente rilevare i miglioramenti, effettivamente osservati, delle abilità ritmiche e funzionali alla lettura dei bambini, ma si è voluto andare a consolidare una tipologia di lavoro inserita in una prospettiva preventiva al fine sia di ridurre l’aumento di difficoltà di apprendimento dei bambini, sia di rendere più facile la scolarizzazione di tutti, rispondendo alle esigenze di una scuola che lavora per una buona integrazione e che è attenta sia ad andare incontro ai bisogni specifici, sia alla qualità educativa accompagnando, con la musica, la crescita dei suoi alunni.
This study reflects on the relationship between music and body movement, and on the ways they can act jointly in order to facilitate pupils' learning. Numerous studies have explored the relations among language and music competences; it is possible to strengthen children's reading and writing competences by involving them in activities centred on rhythm, on integrated song-rhythm-body patterns, and on coordinating motor skills. We offer a literature review focusing on “active methods”, and we present the results of studying music education through the workshop "Growing up with music", centred on the body experience, rhythm, and sound as learning vehicles, paying specific attention to reading abilities. By moving and by making use of his/her body the child plays a key role in experiencing music: the sound guides the movements, and it contributes to enhancing rhythm skills that are learned through the body movement and experience. The body becomes a music instrument, able to produce countless sounds and at the same time a place where experiences are born and stored, eliciting language as well as feelings and emotions that allow the child to connect with the other children. Based on the analysis of the empirical evidence and on the literature review, the core idea that emerges goes beyond detecting the actual improvements in children's rhythmic and functional reading skills, in order to contribute to strengthen such interventions within a preventive frame finalized to reducing children learning difficulties as well as making schooling more accessible to everybody, responding to the needs of a school that works for good integration and is attentive both to meeting specific needs and to educational quality by accompanying, the growth of its pupils with music.
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MARTINAZZOLI, CATERINA. "Bambini con disabilità provenienti da contesti migratori: aspetti culturali, educativi e didattici." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1027.

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Abstract:
Nella società e nella scuola di oggi, multietniche ed in evoluzione, si trovano frequentemente alunni con disabilità provenienti da contesti migratori: l’attenzione scientifica a questo fenomeno in Italia è ancora ridotta. Il lavoro analizza gli aspetti educativi e didattici che coinvolgono questi bambini, caratterizzati da una doppia difficoltà di inclusione, attraverso la comprensione delle dinamiche migratorie e delle rappresentazioni e concezioni culturali di salute/malattia e disabilità. Partendo dallo studio delle questioni transculturali del trauma migratorio e della concezione di salute/malattia e disabilità nel mondo e in terra straniera, si è posta l’attenzione sulla questione dell’integrazione in Italia di alunni con disabilità e di alunni migranti, per affrontare il punto focale: lo status di bambino con disabilità proveniente da contesti migratori. Un’indagine esplorativa nelle scuole della provincia di Piacenza, con interviste agli insegnanti e analisi della documentazione scolastica, ha consentito la comprensione del fenomeno sul piano operativo. Dalla ricerca teorica e dai risultati dell’indagine, è emersa la necessità di una pedagogia e didattica speciale transculturale, che attui una lettura multidimensionale dei bisogni degli alunni con disabilità provenienti da contesti migratori: appare necessario considerare gli aspetti legati sia alla disabilità, sia alla diversa appartenenza culturale, attraverso un intervento globale ed integrato.
Pupils with disability coming from migratory backgrounds are frequently present in current, multi-ethnic and in constant changing society and school. Scientific attention to the phenomenon in Italy is still limited. The purpose of the work is to analyse educational and didactic aspects of this category of children, which are characterized by a double inclusion difficulty, through the understanding of migratory dynamics and cultural representations of health, illness and disability. Transcultural questions of migratory shock and different conceptions of health, illness and disability in the world and in foreign countries are addressed in this study with respect to the inclusion of pupils with disability and pupils coming from migratory backgrounds in Italy, for the purpose of focusing on “children with disability coming from migratory backgrounds”. An exploratory field research at schools in the province of Piacenza, with interviews to teachers and analysis of scholar documents, has allowed a practical understanding of the phenomenon. Theoretical and experimental research conducted support a trans-cultural special Education and Didactics approach, which considers children with disability coming from migratory background and their needs through a multidimensional view: both disability and different cultural belonging need to be addressed through a global and integrated action and method.
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Rampioni, Patrizia <1971&gt. "Il coordinatore pedagogico nella scuola dell'infanzia statale: modelli e prospettive di sviluppo. Presentazione di due casi studio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9120/5/Tesi%20Coordinamento%20pedagogico%20nella%20scuola%20dell%27infanzia%20statale%20-%20Rampioni%202019.pdf.

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Abstract:
L’ambito di ricerca su cui ci si concentra il questo lavoro prende le mosse dall’istituzione del “Sistema Integrato 0-6 anni” previsto dalla legge 107/2015 ed intende focalizzarsi sulla figura del coordinatore pedagogico nella scuola dell’infanzia statale. In tal senso, scopo prioritario della ricerca è quello di analizzare l’esperienza del coordinamento pedagogico e la sua applicabilità nelle scuole dell’infanzia statali. In particolare, la ricerca intende esplorare nuovi possibili modelli di coordinamento pedagogico e la loro evoluzione alla luce della Legge 107/2015 e dei successivi decreti. La ricerca intende quindi rispondere alla seguente domanda: quali modelli organizzativi e funzionali per un coordinamento pedagogico alla luce delle esperienze in atto? Affrontando questi interrogativo, sulla base dei casi studio analizzati, è possibile trarre suggerimenti per l’implementazione del coordinamento pedagogico nelle scuola dell’infanzia statali su tutto il territorio nazionale nell’ottica di diffondere l’alto livello qualitativo dei servizi e delle scuola dell’infanzia per cui la figura del coordinamento pedagogico è stata nel tempo implementata dalle realtà regionali che l’hanno qualificata. La ricerca empirica procede tramite lo studio di caso, analizzando figure di coordinamento e di dirigenza presenti sul territorio della nostra Regione. La ricerca è stata condotta in particolare a Bologna e a Vignola dove sono presenti alcune rilevanti esperienze di coordinamento pedagogico all’interno delle scuole dell’infanzia statali che durano da alcuni anni. Il lavoro empirico, nel caso studio di Vignola consiste di interviste al dirigente scolastico e alla coordinatrice pedagogica individuata presso la Direzione Didattica di Vignola; nel caso di Bologna, in cui si è consolidata un’esperienza sperimentale di coordinamento pedagogico all’interno di tutti gli Istituti Comprensivi della città, il lavoro empirico è consistito di 1 intervista di gruppo alle 5 coordinatrici pedagogiche, 1 intervista alla coordinatrice di 2°livello delle coordinatrici pedagogiche del Comune di Bologna e 2 interviste alle Dirigenti scolastiche di alcuni IC.
The study focalise on the pedagogical coordination in the governamental pre-schools after the new law 107/2015 which reform the ecec system turning it from a split system in an integrated system 0-6. In particular the research intend to explore new possible organisational and functional models of pedagogical coordination at the light of the new law. The empiric research has used the case study methods analysing experiences of coordination in cities of Bologna and Vignola; a group research of coordinators and 2 in depth semi-structured interview to second level coordinator were conducted; also 3 school principal were interviewd. The collected data have been analysed using the spiral-like methodology of grounded theory.
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Rota, Giacomo. "Tutti per uno, uno per tutti: il libro di testo strumento polifonico nella scuola primaria?" Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2019. http://hdl.handle.net/10446/128746.

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Abstract:
Ogni anno le scuole italiane dedicano tempo e attenzioni all’adozione dei libri di testo. Vi è un certo grado di ritualità in questo, nel senso che la scelta di un libro, pur basandosi su motivazioni forti (supportate anche da griglie di analisi e da incontri collegiali ben organizzati) viene quasi data per scontata, ovvia. Tuttavia solo in poche nazioni esiste l’obbligatorietà dell’adozione di un libro di testo, medium o strumento che spesso nel sistema scolastico italiano assurge al ruolo di hard core, fondamento, centro di gravità permanente intorno al quale costruire il percorso formativo della classe. Tale centralità sembra non essere affatto messa in discussione, nemmeno in presenza di una certa pressione esercitata recentemente dalla rivoluzione tecnologico/digitale, che ha reso disponibili altre risorse per l’apprendimento: in molti casi queste vengono utilizzate come “integrative” rispetto al testo di riferimento, facendo nascere un mercato all’interno del quale le case editrici investono risorse nella predisposizione di strumenti digitali, presentati come innovativi in quanto a corredo dei “normali” libri di testo disciplinari. L’adozione del libro non è altro che uno dei diversi messaggi e delle richieste contraddittorie provenienti dal sistema-scuola italiano: infatti, se da un lato il MIUR chiede di rispondere alle differenze di ogni alunno (chiede anche di personalizzare), dall’altro si è in presenza di un curricolo centralizzato che prevede un unico percorso. Si presuppone in un certo senso che tutti debbano fare le stesse cose e, di qui, l’utilizzo dell’unico libro di testo. Ma se si sollecita il mondo della scuola ad una maggiore attenzione alle differenze interpersonali (recente è la normativa riguardante gli alunni con Bisogni Educativi Speciali), si riconosce implicitamente che i punti di partenza e la crescita di ciascuno siano diversi: non è detto, di conseguenza, che sia gli strumenti che i traguardi finali debbano non esserlo. La ricerca, utilizzando un approccio storico-documentale con curvatura pedagogica, intende indagare sulle potenzialità e i limiti del libro di testo per quanto riguarda la sua accessibilità a tutti gli alunni della classe.
Every year italian schools dedicate attention and time to the adoption of textbooks. There is a certain degree of rituality in this, in the sense that the choice of a book, while based on strong motivations (also supported by analysis grids and well-organized collegial meetings) is almost taken for granted, obvious. However, only in few countries exists a compulsory adoption of a textbook, medium or instrument that often, in the italian school system, rises to the role of hard core, foundation, permanent center of gravity around which every activities of the class is build. This centrality seems not to be questioned at all, not even in the presence of a certain pressure exerted recently by the technological / digital revolution, which has made available other resources for learning: in many cases these are used as "integrative" compared to the reference text, giving rise to a market in which the publishing houses invest resources in the preparation of digital tools, presented as innovative in support of "normal" textbooks. The adoption of the books is none other than one of the contradictory requests coming from the Italian school system: in fact, if on the one hand the MIUR asks to respond to the differences of each student (he also asks to personalize), on the other hand there is a centralized curriculum that provides for a single path for each student. It is assumed in a sense that everyone should do the same things and hence the use of the only textbook. But if the school world is urged to pay more attention to interpersonal differences (recent legislation regarding pupils with Special Educational Needs), it is implicitly acknowledged that the starting points and growth of each one are different: consequently, it is not said that both the instruments and the final goals must not be. The research, using a historical-documental approach with pedagogical curvature, intends to investigate the potential and the limits of the textbook as regards its accessibility to all the students of the class.
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FARINA, ELISA. "Il dettato nella scuola primaria. Analisi di una pratica di insegnamento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/39279.

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Abstract:
The study, which examines the practice of dictation in the first classes of primary schools, is divided into two parts. The first, which is purely historical, investigates the presence of dictation, as an educational practice, in ministerial programmes and scholastic journals from the Unification of Italy through to the present day. The second presents an empirical research carried out in the first classes of thirteen primary schools in order to describe, analyze and understand how and why teachers dictate. Data collected and analysed for psychogenetic research into the acquisition of written language, and research into dictation carried out by Emilia Ferreiro in Mexico in the 1980s, show how dictation is a practice that is perpetuated in schools without the teachers really being able to justify its use. Examination of the data gathered has made it possible to detect a number of limitations in the practice of dictation as observed. First of all, there is no apparent consistency between the purpose for which teachers use dictation and the methods of dictation analysed: the continual instructions that the teachers give their pupils during dictation are hard to reconcile with the aim of verifying their acquisition of the relationship between phonemes and graphemes. Secondly, the texts used for dictation are poor in terms of lexicon, syntax and morphology: this limitation is even more evident when the content used by the teachers is compared with what the children write spontaneously. Lastly, this practice, which the teachers consider as useful for “teaching how to write” – in other words, indispensable for conveying the relationship between phonemes and graphemes – proves to be of little effectiveness for children in difficulty who, at the start of the year, still have not grasped this relationship.
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Giovannini, Valentina <1966&gt. "Ambienti innovativi per l'apprendimento: Modelli interpretativi e contributi di esperienze. Uno studio sull'organizzazione di Scuola-Città Pestalozzi a Firenze." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6368/1/Giovannini_Valentina_tesi.pdf.pdf.

Full text
Abstract:
La tesi affronta il tema dell'innovazione della scuola, oggetto di costante attenzione da parte delle organizzazioni internazionali e dei sistemi educativi nazionali, per le sue implicazioni economiche, sociali e politiche, e intende portare un contributo allo studio sistematico e analitico dei progetti e delle esperienze di innovazione complessiva dell'ambiente di apprendimento. Il concetto di ambiente di apprendimento viene approfondito nelle diverse prospettive di riferimento, con specifica attenzione al framework del progetto "Innovative Learning Environments" [ILE], dell’Organisation For Economic And Cultural Development [OECD] che, con una prospettiva dichiaratamente olistica, individua nel dispositivo dell’ambiente di apprendimento la chiave per l’innovazione dell’istruzione nella direzione delle competenze per il ventunesimo Secolo. I criteri presenti nel quadro di riferimento del progetto sono stati utilizzati per un’analisi dell’esperienza proposta come caso di studio, Scuola-Città Pestalozzi a Firenze, presa in esame perché nell’anno scolastico 2011/2012 ha messo in pratica appunto un “disegno” di trasformazione dell’ambiente di apprendimento e in particolare dei caratteri del tempo/scuola. La ricerca, condotta con una metodologia qualitativa, è stata orientata a far emergere le interpretazioni dei protagonisti dell’innovazione indagata: dall’analisi del progetto e di tutta la documentazione fornita dalla scuola è scaturita la traccia per un focus-group esplorativo attraverso il quale sono stati selezionati i temi per le interviste semistrutturate rivolte ai docenti (scuola primaria e scuola secondaria di primo grado). Per quanto concerne l’interpretazione dei risultati, le trascrizioni delle interviste sono state analizzate con un approccio fenomenografico, attraverso l’individuazione di unità testuali logicamente connesse a categorie concettuali pertinenti. L’analisi dei materiali empirici ha permesso di enucleare categorie interpretative rispetto alla natura e agli scopi delle esperienze di insegnamento/apprendimento, al processo organizzativo, alla sostenibilità. Tra le implicazioni della ricerca si ritengono particolarmente rilevanti quelle relative alla funzione docente.
This doctoral thesis explores the issue of innovation in school education, a topic international institutions and school organization are increasingly interested in for the economic and socio-political implications involved. The research undertaken aims at offering a contribution to the systemic and analytic studies in the field of learning approaches innovation, focusing on a theoretical investigation and empirical analysis. The concept of learning environment has been approached from different perspectives, focusing mainly on the project framework "Innovative Learning Environment" (ILE) of the Organization for Economic and Cultural Development (OECD). A holistic approach is at the basis of the above project, making the learning environment the key factor to educational innovation in keeping with 21st century skills. The criterions used in the project framework have been used for analyzing an experience proposed as a case-study, Scuola-Città Pestalozzi in Florence, selected as in the school year 2011/2012 it carried out a transformation "plan" of the learning environment affecting above all the features of time/school. The qualitative research aimed at bringing out the interpretations of the actors: from the analysis of the project and the material provided by the school a guideline for an exploratory focus-group has followed, leading to the choice of the issues of the semi-structured interviews to primary and lower secondary schools teachers. As for the results, the transcriptions of the interviews are interpreted through phenomenographical analysis selecting text units logically connected to relevant conceptual categories. The empirical material thus analyzed has pointed out some interpretative categories in relation to the nature and to the aims of teaching/learning experiences, to the organization process, to sustainability. Of special interest among the research results are those played by the teacher role.
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Giovannini, Valentina <1966&gt. "Ambienti innovativi per l'apprendimento: Modelli interpretativi e contributi di esperienze. Uno studio sull'organizzazione di Scuola-Città Pestalozzi a Firenze." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6368/.

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Abstract:
La tesi affronta il tema dell'innovazione della scuola, oggetto di costante attenzione da parte delle organizzazioni internazionali e dei sistemi educativi nazionali, per le sue implicazioni economiche, sociali e politiche, e intende portare un contributo allo studio sistematico e analitico dei progetti e delle esperienze di innovazione complessiva dell'ambiente di apprendimento. Il concetto di ambiente di apprendimento viene approfondito nelle diverse prospettive di riferimento, con specifica attenzione al framework del progetto "Innovative Learning Environments" [ILE], dell’Organisation For Economic And Cultural Development [OECD] che, con una prospettiva dichiaratamente olistica, individua nel dispositivo dell’ambiente di apprendimento la chiave per l’innovazione dell’istruzione nella direzione delle competenze per il ventunesimo Secolo. I criteri presenti nel quadro di riferimento del progetto sono stati utilizzati per un’analisi dell’esperienza proposta come caso di studio, Scuola-Città Pestalozzi a Firenze, presa in esame perché nell’anno scolastico 2011/2012 ha messo in pratica appunto un “disegno” di trasformazione dell’ambiente di apprendimento e in particolare dei caratteri del tempo/scuola. La ricerca, condotta con una metodologia qualitativa, è stata orientata a far emergere le interpretazioni dei protagonisti dell’innovazione indagata: dall’analisi del progetto e di tutta la documentazione fornita dalla scuola è scaturita la traccia per un focus-group esplorativo attraverso il quale sono stati selezionati i temi per le interviste semistrutturate rivolte ai docenti (scuola primaria e scuola secondaria di primo grado). Per quanto concerne l’interpretazione dei risultati, le trascrizioni delle interviste sono state analizzate con un approccio fenomenografico, attraverso l’individuazione di unità testuali logicamente connesse a categorie concettuali pertinenti. L’analisi dei materiali empirici ha permesso di enucleare categorie interpretative rispetto alla natura e agli scopi delle esperienze di insegnamento/apprendimento, al processo organizzativo, alla sostenibilità. Tra le implicazioni della ricerca si ritengono particolarmente rilevanti quelle relative alla funzione docente.
This doctoral thesis explores the issue of innovation in school education, a topic international institutions and school organization are increasingly interested in for the economic and socio-political implications involved. The research undertaken aims at offering a contribution to the systemic and analytic studies in the field of learning approaches innovation, focusing on a theoretical investigation and empirical analysis. The concept of learning environment has been approached from different perspectives, focusing mainly on the project framework "Innovative Learning Environment" (ILE) of the Organization for Economic and Cultural Development (OECD). A holistic approach is at the basis of the above project, making the learning environment the key factor to educational innovation in keeping with 21st century skills. The criterions used in the project framework have been used for analyzing an experience proposed as a case-study, Scuola-Città Pestalozzi in Florence, selected as in the school year 2011/2012 it carried out a transformation "plan" of the learning environment affecting above all the features of time/school. The qualitative research aimed at bringing out the interpretations of the actors: from the analysis of the project and the material provided by the school a guideline for an exploratory focus-group has followed, leading to the choice of the issues of the semi-structured interviews to primary and lower secondary schools teachers. As for the results, the transcriptions of the interviews are interpreted through phenomenographical analysis selecting text units logically connected to relevant conceptual categories. The empirical material thus analyzed has pointed out some interpretative categories in relation to the nature and to the aims of teaching/learning experiences, to the organization process, to sustainability. Of special interest among the research results are those played by the teacher role.
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Mazzucco, Cristina. "Cooperare nella scuola per costruire comunità. Dimensioni organizzative e culturali, metodologie e strategie operative." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426873.

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Abstract:
This PhD thesis intends to clear whether and on what conditions a "community school " is possible nowadays. In the firsts chapter we mainly tried to reconsider and re-define the Community construct, remarking an often overworked use and a polisemantic nature and ambiguity of this word, mainly used as a metaphor than as an analytical concept, due to its various meanings and its ambiguity . In particular we tried to recover the analysis which, beginning from the end of the 19 th century, was made by some sociologists, to continue up to our time with the present-day debates, which have seen opposition between the liberals and the communitarians positions, especially in the Anglo-Saxon world. While some late eighteenth century have thought of the Community as a stage in the process of the social change showing dominations of the society on the Community, highlighting an evolution of the dicothomes coyle other authors, mainly in more recent times, have pointed out an inherent tendency of the two ideal types to coexist and mix, thinking that the coexistence of community life next to forms of society life is possible. In the second chapter we tried to underline the educational value of the Community, pointing out, in particular, that the Community value is achieved in educational particularity when the community acts knowingly and intentionally in the training of persons living inside it. First we tried to outline the attempts made in Italy to create an authentic Community school, from the delegates decrees (after the 1968 crisis and the Faure Report) to the school of autonomy of our times (2000). Then, in order to realize a comparison on an international ground, we examined in USA in particular to the experiences of Community school followed and documented by Thomas Sergiovanni, in San Antonio (Texas), in collaboration with the Trinity University. Those experiences, and even more the above-mentioned author, have become the main reference of our study, both from point of view of a the theoretic reflection and from an operating point of view . In the third chapter we pointed out the pedagogical, methodological and educational choices which are the most consistent with the model and the more suitable for the development of the organizing and cultural dimensions according to which a community school may be declined. A special attention has been paid to the cooperative methods that we considered particularly consistent for organisation in the school activity, in students groups and teachers groups. In the last chapter we described the experience held with the Childhood Centres of the Cooperative "Insieme Si Può" connected to Foundation "Ispirazione", promoter and supporter of the project. In particular, the aim of the intervention (developed according to the action research approach) was to test some operative instruments to verify, even if empirically, the functionality in order to promote the dimensions according to which the community school is organized. Being aware to undertake a path that couldn’t bring to definite goal, that is to the creation of an authentic community school, we went on considering that goal as an ideal rule toward which to go with which to compare the reality. As regards that goal we tried to give a little contribution to the study of the of the necessary features for a possible project hypothesis.
La presente tesi di dottorato si è proposta di chiarire se e a quali condizioni è possibile oggi una “scuola comunità”. Nel primo capitolo si cerca di fare chiarezza attorno al costrutto di comunità rilevando, a tal proposito, un uso spesso inflazionato e una polisemanticità e ambiguità del termine, spesso usato più come metafora che come concetto analitico. In particolare si è cercato di recuperare l’analisi che, a partire dalla fine del diciannovesimo secolo, è stata realizzata da alcuni sociologi, per proseguire fino ai giorni nostri con i dibattiti contemporanei che hanno visto contrapporsi fra loro le posizioni, soprattutto nel mondo anglosassone, dei liberals e dei communitarians. Se alcuni autori di fine Ottocento hanno pensato alla comunità come ad una tappa del processo di social change che vede l’affermarsi della società sulla comunità evidenziando un carattere evolutivo della coppia dicotomica, altri, soprattutto in tempi più recenti, hanno evidenziato una tendenza intrinseca dei due ideal tipi a coesistere e mescolarsi, ritenendo possibile la coesistenza di vita comunitaria accanto a forme di vita societaria. Nel secondo capitolo si è tentato di cogliere la valenza pedagogica della comunità, rilevando, in particolare, che il valore comunitario si realizza nella sua peculiarità educativa quando la comunità agisce consapevolmente e intenzionalmente per la formazione delle persone che in essa vivono. Da una parte si è cercato di delineare i tentativi, fatti in Italia, dai Decreti Delegati (dopo la crisi del ’68 e il Rapporto Faure) alla scuola dell’autonomia dei giorni nostri (2000), per la creazione di una comunità scolastica autentica. Dall’altra, allo scopo di realizzare un confronto sul piano internazionale, si è guardato agli Stati Uniti e in particolare alle esperienze di community school seguite e documentate da Thomas Sergiovanni, a San Antonio in Texas in collaborazione con la Trinity University. Tali esperienze, e più ancora tale autore, sono divenuti il riferimento principale del percorso, sia dal punto di vista della riflessione teorica che dal punto di vista operativo. Nel terzo capitolo sono state messe in rilievo le scelte pedagogiche, metodologiche e didattiche più coerenti con il modello e più adatte allo sviluppo delle dimensioni organizzative e culturali, in cui una scuola comunità può essere declinata. Un particolare approfondimento è stato fatto all’interno del capitolo in merito ai metodi cooperativi ritenuti particolarmente coerenti per l’organizzazione dell’attività in classe e nella scuola, nei gruppi studenti e nei gruppi docenti. Nell’ultimo capitolo si è descritto l’intervento sul campo che è stato realizzato con i Centri Infanzia della Cooperativa “Insieme Si Può” ,collegata a Fondazione “Ispirazione”, ente promotore e sostenitore del progetto. In particolare, l’obiettivo dell’intervento (sviluppato secondo la metodologia della ricerca azione action research) è stato quello di testare alcuni strumenti operativi per verificarne, anche se in modo empirico, la funzionalità ai fini della promozione delle dimensioni in cui la scuola comunità si declina. Nella consapevolezza di intraprendere un percorso che non poteva portare ad una meta definitiva, e cioè alla creazione di un’autentica scuola comunità si è proceduto considerando tale meta come un ideale regolativo verso cui muovere e con cui comparare la realtà. Rispetto a questa meta si è cercato di dare un piccolo contributo per lo studio delle caratteristiche necessarie ad una possibile ipotesi progettuale.
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MOLTENI, PAOLA. "AUTISMO E SCUOLA: DIMENSIONI EDUCATIVE DEL LAVORO DI RETE TRA ESPERIENZE LOCALI E PROSPETTIVE INTERNAZIONALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6171.

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Abstract:
La ricerca svolta ha messo chiaramente in evidenza alcune criticità e potenzialità del lavoro a scuola con alunni con autismo in un’ottica di rete unitaria e multidisciplinare. L’esperienza con alunni autistici vissuta dagli insegnanti ed educatori è stata percepita positivamente dalla maggioranza dei partecipanti alla ricerca qui descritta e gli aspetti negativi evidenziati sono emersi soprattutto in relazione alle difficoltà di lavorare in equipe e di poter contare su un organico scolastico adeguato. Ciò che rende più faticoso il lavoro in classe è strettamente legato alle caratteristiche fondamentali del disturbo, ovvero alle modalità di relazione, comunicazione e comportamento manifestate dell’alunno. La relazione con i compagni è stata sottolineata come complessità principale e tale fattore può essere relativo alla capacità dell’insegnante di realizzare attività condivise in piccolo e grande gruppo, alla strutturazione di un percorso esplicativo del disturbo che sia di facile comprensione per i compagni e, soprattutto, alla formazione pratica e strumentale a supporto della realizzazione di un contesto inclusivo. La comunicazione è emersa come seconda difficoltà percepita dal campione e questo può essere dovuto al fatto che un ampio numero di professionisti utilizza strategie comunicative giudicate non pienamente efficaci per l’alunno, in particolare la modalità verbale; inoltre il discreto uso di tecniche alternative, come ad esempio la Comunicazione Aumentativa Alternativa e i supporti tecnologici, può condizionare significativamente le capacità espressive e comprensive dell’alunno. Infine, il comportamento problematico e stereotipato è un ulteriore elemento evidenziato come problematico, tuttavia la capacità di gestione dell’alunno in classe e delle manifestazioni del suo disagio sono, come già detto, tra degli aspetti più difficoltosi nell’autismo. È rilevante sottolineare come solo una piccola parte del campione ha rilevato peculiarità sensoriali, le quali influiscono direttamente sul comportamento e sulla capacità del ragazzo di essere presente in aula al meglio delle proprie capacità. Le riflessioni emerse dai risultati ottenuti hanno offerto nuove chiavi di lettura alla problematica dell’autismo all’interno del contesto di riferimento, permettendo di delineare successivi percorsi progettuali e di ricerca: attraverso la ricerca svolta dalla dottoressa Molteni, è stata affermata la necessità di riflettere su come la scuola italiana riesca a rispondere alla presenza di alunni con autismo all’interno delle proprie classi. L’analisi dei dati raccolti attraverso la ricerca sviluppata dalla dottoranda ha messo in luce gli aspetti peculiari dell’esperienza scolastica dei professionisti che lavorano con alunni con autismo ed ha permesso la definizione di ipotesi progettuali a supporto del lavoro di rete già in atto nel territorio scolastico di Monza e Brianza, attraverso proposte operative che prevedono attività su scala locale ed internazionale.
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Gallicchio, Adriana <1970&gt. "Le rappresentazioni sociali della musica degli insegnanti di scuola dell'infanzia. Documenti orientativi e indagini empiriche a confronto tra Italia e Venezuela." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5514/1/gallicchio_adriana_tesi.pdf.

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Abstract:
Questo lavoro si occupa di studiare l’effetto delle rappresentazioni sociali della musica degli studenti universitari che diventeranno insegnanti di scuola dell’infanzia e in particolare i cambiamenti che intervengono durante il periodo di formazione universitaria sia italiana sia venezuelana. Obiettivo fondamentale è quindi realizzare un’analisi comparativa sulle seguenti tematiche: bambino musicale, competenze dell’insegnante e finalità dell’educazione musicale. Questo lavoro si è inserito all’interno del progetto “Il sapere musicale come rappresentazione sociale” (Addessi-Carugati 2010). L’ipotesi guida è che le concezioni implicite della musica funzionino come rappresentazioni sociali che influenzano le pratiche dell’insegnamento e dell’educazione musicale. Il primo capitolo, affronta i temi dei bambini, degli insegnanti e dell’educazione musicale nella scuola dell’infanzia in Italia e Venezuela. Nel secondo vengono presentati gli studi sui saperi musicali; la teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici 1981) e il progetto pilota realizzato presso l’Università di Bologna “Il sapere musicale come Rappresentazione Sociale”. Il capitolo successivo presenta l'analisi e l'interpretazione dell’indagine empirica effettuata su un gruppo di studenti dei corsi di formazione per insegnanti dell’Università di Mérida (Venezuela). Nel quarto capitolo si sviluppano riflessioni e discussioni riguardo i risultati dello studio comparativo; i piani e programmi di studio universitari e il profilo professionale musicale dell’insegnante. Le conclusioni finali illustrano come l’ipotesi iniziale sia effettivamente confermata: dall’analisi e interpretazione dei dati sembra che le concezioni implicite sui saperi musicali possedute dagli studenti influiscano sulla loro pratica professionale in qualità di futuri insegnanti. Si è anche osservato che le differenze incontrate sembrano essere dovute ai diversi tipi di variabili del contesto dove si trova l’insegnante di educazione musicale; e soprattutto ai significati espressi dai programmi di studi, dai contenuti didattici diversi, dai contesti sociali e culturali e dal curriculum universitario.
This work is to study the effect of social representations of music college students who will become teachers of kindergarten and in particular the changes that occur during the university education period in Italy and Venezuela. The main objective was to make a comparison on the following issues: musical child, skills of the teacher and the purpose of music education. This work is embedded within the project "The musical knowledge as a social representation" (Addessi-Carugati 2010). The leading hypothesis is that the implicit conceptions of music work as social representations that influence the practices of teaching and music education. The first chapter deals with the themes of children, teachers and music education in kindergarten in Italy and Venezuela. The second shows studies on musical knowledge, the theory of social representations (Moscovici 1981) and the pilot project at the University of Bologna "The musical knowledge as Social Representation". The third chapter presents the analysis and interpretation of the empirical investigation carried out on a group of students of teacher training at the University of Mérida (Venezuela). In the fourth chapter we reflect and discuss on the results of the comparative study, the plans and programs of graduate study and the professional music teacher profile. The conclusions illustrate how the initial hypothesis has actually been confirmed: by the analysis and interpretation of the findings seems that the concepts implicit knowledge about music owned by the students affect their practice as future teachers. It was also noted that the differences encountered seem to be caused by different types of variables in the environment of the music education teacher, and especially by the meanings expressed by the different teaching contents, the social and cultural contexts and university curriculum.
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Gallicchio, Adriana <1970&gt. "Le rappresentazioni sociali della musica degli insegnanti di scuola dell'infanzia. Documenti orientativi e indagini empiriche a confronto tra Italia e Venezuela." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5514/.

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Abstract:
Questo lavoro si occupa di studiare l’effetto delle rappresentazioni sociali della musica degli studenti universitari che diventeranno insegnanti di scuola dell’infanzia e in particolare i cambiamenti che intervengono durante il periodo di formazione universitaria sia italiana sia venezuelana. Obiettivo fondamentale è quindi realizzare un’analisi comparativa sulle seguenti tematiche: bambino musicale, competenze dell’insegnante e finalità dell’educazione musicale. Questo lavoro si è inserito all’interno del progetto “Il sapere musicale come rappresentazione sociale” (Addessi-Carugati 2010). L’ipotesi guida è che le concezioni implicite della musica funzionino come rappresentazioni sociali che influenzano le pratiche dell’insegnamento e dell’educazione musicale. Il primo capitolo, affronta i temi dei bambini, degli insegnanti e dell’educazione musicale nella scuola dell’infanzia in Italia e Venezuela. Nel secondo vengono presentati gli studi sui saperi musicali; la teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici 1981) e il progetto pilota realizzato presso l’Università di Bologna “Il sapere musicale come Rappresentazione Sociale”. Il capitolo successivo presenta l'analisi e l'interpretazione dell’indagine empirica effettuata su un gruppo di studenti dei corsi di formazione per insegnanti dell’Università di Mérida (Venezuela). Nel quarto capitolo si sviluppano riflessioni e discussioni riguardo i risultati dello studio comparativo; i piani e programmi di studio universitari e il profilo professionale musicale dell’insegnante. Le conclusioni finali illustrano come l’ipotesi iniziale sia effettivamente confermata: dall’analisi e interpretazione dei dati sembra che le concezioni implicite sui saperi musicali possedute dagli studenti influiscano sulla loro pratica professionale in qualità di futuri insegnanti. Si è anche osservato che le differenze incontrate sembrano essere dovute ai diversi tipi di variabili del contesto dove si trova l’insegnante di educazione musicale; e soprattutto ai significati espressi dai programmi di studi, dai contenuti didattici diversi, dai contesti sociali e culturali e dal curriculum universitario.
This work is to study the effect of social representations of music college students who will become teachers of kindergarten and in particular the changes that occur during the university education period in Italy and Venezuela. The main objective was to make a comparison on the following issues: musical child, skills of the teacher and the purpose of music education. This work is embedded within the project "The musical knowledge as a social representation" (Addessi-Carugati 2010). The leading hypothesis is that the implicit conceptions of music work as social representations that influence the practices of teaching and music education. The first chapter deals with the themes of children, teachers and music education in kindergarten in Italy and Venezuela. The second shows studies on musical knowledge, the theory of social representations (Moscovici 1981) and the pilot project at the University of Bologna "The musical knowledge as Social Representation". The third chapter presents the analysis and interpretation of the empirical investigation carried out on a group of students of teacher training at the University of Mérida (Venezuela). In the fourth chapter we reflect and discuss on the results of the comparative study, the plans and programs of graduate study and the professional music teacher profile. The conclusions illustrate how the initial hypothesis has actually been confirmed: by the analysis and interpretation of the findings seems that the concepts implicit knowledge about music owned by the students affect their practice as future teachers. It was also noted that the differences encountered seem to be caused by different types of variables in the environment of the music education teacher, and especially by the meanings expressed by the different teaching contents, the social and cultural contexts and university curriculum.
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FERRI, LETIZIA. "Il liceo artigianale, la creazione di un nuovo modello di scuola al servizio di una concezione unitaria dell'uomo nel mondo." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2020. http://hdl.handle.net/10446/181488.

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Cortiana, Paola. "I significati dello scrivere a scuola nell'era digitale. Analisi della motivazione degli studenti e proposte didattiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424472.

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Abstract:
The research focuses on the reason why students of different ages are demotivated towards writing and investigates ways to solve the problem. The study was based on the assumption that students’ motivation to write changes across school levels in relation to particular tasks and practices. After the investigation of the literature, the instruments to investigate motivation toward different genres of texts and processes were created. This part of the study comprised three phases and involved 707 students. In the preliminary phase, 5th, 8th, 10th, and 12th graders (N= 165) were asked to indicate, in written form, the type(s) or aspects of writing in and out of school they liked most, and the one(s) they disliked most. The students’ responses were integrated to information coming from Educational Ministery Documents, in order to create two questionnaires, one for the genres and one for the processes. The two questionnaires were administered to students of the same school grades as those interviewed in the first phase (N = 200), who rated each item on a 5-point scale (“Not at all” – “Very much”) on four dimensions: liking, self-perception of competence, valuing and attainment value (second exploratory phase). In the third phase the two questionnaires have been modified and were administered to 361 students of the same school grades. Factor analyses showed different factor structures for each dimension. From ANOVAs and post-hoc analyses carried out on the factor scores, interesting developmental differences emerged for each dimension; in particular it emerged that new writings have an own trend. On the basis of the results, we reflected on pedagogical implications and elaborated didactics proposals. In particular we experienced two methodologies: one was based on a multimodal concept of composition, the other on the use of the blog at school. The two experiences showed positive aspects in the use of new technologies but they also showed difficulties connected to the integration between traditional writing and new writings. In conclusion, the research confirms writing is a complex process to teach, but it also shows the potential of didactic approaches that take into account motivational aspects and the changes occured in the communication field, giving students multiple occasions of writing.
La presente ricerca si interroga su quale sia l’origine dell’atteggiamento demotivato trasversalmente diffuso a scuola verso la scrittura da parte di ragazze e ragazzi, e su come sia possibile porvi rimedio. Lo studio è basato sull’ipotesi che la motivazione a scrivere cambi in relazione a particolari generi e processi e con il progredire del grado scolastico. Dopo l’analisi della letteratura, lo studio ha previsto la costruzione di strumenti per la rilevazione della motivazione rispetto a generi e pratiche di scrittura: questa parte della ricerca ha coinvolto 707 studenti e ha compreso tre fasi. Nella fase preliminare, ad alunni di 5^ scuola primaria, 2^ scuola secondaria di 1^ grado e di 2^ e 4^ secondaria di 2^ grado (N = 165) è stato chiesto di indicare, in forma scritta, tipologie e pratiche di scrittura che apprezzavano di più e di meno dentro e fuori scuola. Le risposte degli studenti sono state integrate con le informazioni provenienti da documenti ministeriali, dando vita, nella seconda fase, a due questionari motivazionali su generi e processi di scrittura. Tali questionari sono stati somministrati in forma esplorativa a studenti dello stesso grado scolastico della fase di pre-indagine (N = 200), che hanno valutato ogni quesito su una scala a 5 punti ("Per niente"- "Moltissimo") su quattro dimensioni: piacevolezza, autopercezione di competenza, utilità e valore per l’espressione del sé. In base ai risultati di questa somministrazione esplorativa i questionari sono stati modificati e somministrati nella terza fase a 361 studenti. Le analisi fattoriali hanno evidenziato diverse strutture fattoriali per ogni dimensione. Le analisi della varianza e le analisi post-hoc, effettuate sui punteggi fattoriali, hanno fatto emergere differenze interessanti per ogni dimensione, evidenziando un andamento significativamente diverso per generi di scrittura realizzati con le nuove tecnologie. Sulla base dei risultati emersi sono state elaborate considerazioni pedagogiche e proposte di sviluppi didattici. In particolare sono state sperimentate due metodologie basate su un concetto multimodale di composizione e sull’utilizzo della scrittura del blog. Le esperienze realizzate hanno evidenziato aspetti positivi e criticità legate al rapporto tra scrittura tradizionale e nuove forme di comunicazione. Lo studio conferma nell’insieme che la scrittura è un processo complesso da insegnare; evidenzia però anche le ampie possibilità insite in approcci che tengono conto delle componenti motivazionali e dei cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie, offrendo ai giovani occasioni plurime e alternative di scrittura.
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Anelli, Beatrice. "Laboratorio permanente di educazione alla lettura: una ricerca-azione nella scuola primaria e secondaria di primo grado." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3427322.

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Abstract:
L’oggetto della ricerca è stata la realizzazione, in ottica partecipante, di un laboratorio permanente di educazione alla lettura all’interno di scuole primarie e secondarie di primo grado. Lo scopo prefissato è stato quello di portare un’innovazione metodologica e didattica riguardo l’educazione alla lettura attraverso una forma di apprendimento semistrutturato che ha coinvolto insegnanti di scuola primaria e secondaria di primo grado. Tale scopo si è suddiviso in tre obiettivi principali: progettare e attuare un percorso di formazione per insegnanti in servizio, volto a sviluppare competenze in merito a metodologie, strategie, tecniche e strumenti per l’educazione del lettore motivato e competente nell’ambito della progettazione curricolare; costituire una comunità di pratica professionale per la formazione continua, l’autoformazione, lo scambio e condivisione di risorse didattiche specifiche in un’ottica di progettazione partecipata; costruire un ambiente di apprendimento integrato dove connettere pratiche, processi, risorse di lettura a indicatori di Digital Literacy (Ala-Mutka, 2011), mediante l’integrazione di ICT e strumenti 2.0 combinando hard e soft skills. La ricerca, che ha avuto la forma della ricerca azione con metodi misti, in ottica di progettazione partecipata, ha sviluppato l’idea di un supporto a lungo termine all’interno delle scuole per permettere alle docenti di avere un riferimento continuo circa l’educazione alla lettura e gli aspetti correlati. La scelta del supporto più adatto si è diramata su tre piani: formazione insegnanti, progetti di lettura in aula e ambiente digitale di condivisione materiale, e ha avuto la forma del laboratorio (De Bartolomeis, 1978; Travaglini, 2009; Frabboni, 2005; Lanfranconi Betti, 2005). La ricerca ha avuto come risultati attesi poi raggiunti: un maggior utilizzo del libro non di testo, una maggior consapevolezza delle potenzialità dell’oggetto libro e un aumento delle attività di educazione alla lettura. Problematiche invece si sono rilevate circa l’attesa di una condivisione di materiale (online).
The object of the research was the realization, in a participant perspective, of a permanent reading education laboratory in primary and secondary schools. The aim was to bring a methodological and didactic innovation regarding reading education, through a semistructured form of learning that involved teachers first and foremost. This goal has been divided into three main objectives: to design and implement a training course for in-service teachers, aimed at developing skills in methodologies, strategies, techniques and tools for motivated and competent reader education in the field of design curriculum; establish a community of professional practice for continuous training, self-training, exchange and sharing of specific teaching resources from a participatory planning perspective; to build an integrated learning environment where to connect practices, processes, reading resources to Digital Literacy indicators (Ala-Mutka, 2011), through the integration of ICT and 2.0 tools combining hard and soft skills. The protagonists of this research, which took the form of action research with mixed methods, were the teachers. In terms of participatory planning, the idea of long-term support within schools has been developed to allow teachers to have a continuous reference about reading education and related aspects. The choice of the most suitable support has branched out on three levels: teacher training, classroom reading projects and digital sharing environment, and took the form of the laboratory (De Bartolomeis, 1978; Travaglini, 2009; Frabboni, 2005; Lanfranconi Betti, 2005). The research had as expected results then achieved: a greater use of the non-text book, a greater awareness of the potential of the book object and an increase in reading education activities. Problems, on the other hand, have been detected regarding the expectation of sharing material (online).
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Di, Gaeta Maria Ilaria. "Abitare la scuola. Ricerca esplorativa sulle opportunità educative offerte dallo spazio, in prospettiva inclusiva." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424193.

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Abstract:
Recently in the Western countries, within a wider debate on the improvement and enhancement of education, the theme of architecture of school buildings is taking a growing interest. In Italy it became a debated theme, with the approvation, at a regional level, of the New Provincial Guidelines for School Building in Alto Adige (2009) and, at a national level, with the New Guidelines for School Building (2013). This research aims to explore the theme of the physical space in education and to understand what are the opportunities that a physical space provides for inclusive education to promote equal opportunities for the development of students. This research also aims to know the priorities of the architects involved in the design of school buildings in order to understand how these priorities relate to education. In order to answer these questions the author chose to interview privileged witnesses as architects and interior designers dealing with school spaces. Author chose to adopt a qualitative investigation process using a semi-structured interview. From the data analysis emerge the variables to consider, in the design of a school building, in order to offer opportunities for each student and promote his development. Moreover data explain that architects who have the mandate to design school spaces, have neither a comparison with teachers, nor with experts in education. This inattention could have an impact on teaching and other educational dimensions causing possible forms of micro-exclusion. Finally, the different relationship between the architecture, the furniture, and the educational dimension that allow a dialogue between disciplines, has been tracked.
In occidente, l'architettura scolastica negli ultimi anni ha assunto un crescente interesse all'interno di un dibattito più ampio sul miglioramento e la valorizzazione dell’istruzione. L'architettura degli edifici scolastici è divenuto un tema dibattuto anche in Italia, dove nel 2013 sono state presentate le Nuove Linee Guida per l'Edilizia Scolastica, e in Alto Adige nel 2009 sono state approvate le Nuove Direttive Provinciali per l'Edilizia Scolastica. La presente ricerca si prefigge non solo di approfondire il tema dello spazio fisico della scuola dell'obbligo, ma anche di scoprire quali sono le opportunità che lo spazio fisico della scuola dell'obbligo offre all'educazione inclusiva orientata a promuovere pari opportunità di sviluppo. Inoltre un ulteriore obiettivo della ricerca è conoscere le priorità degli architetti che si occupano della progettazione di edifici e spazi scolastici al fine di comprendere come queste si relazionano con le priorità della didattica. Al fine di rispondere alle domande generative del percorso di ricerca si è scelto di rivolgersi a testimoni privilegiati, architetti che si occupano di architettura scolastica ed interior designer degli spazi scolastici e luoghi della formazione. Si è scelto di adottare un processo d’investigazione di tipo qualitativo, lo strumento di rilevazione utilizzato è stato l'intervista semi-strutturata. Nell'analisi dei dati sono emerse le molte variabili da considerare nella progettazione di un edificio scolastico che si vuole luogo da abitare, al fine di offrire molteplici opportunità per ospitare ed avere cura di ogni persona per promuovere il suo sviluppo. È anche emerso che agli architetti a cui è dato il mandato di progettazione lo spazio scolastico, non viene richiesto un confronto con esperti in ambito educativo, né con gli insegnanti, tale disattenzione può avere ricadute sulla dimensione educativa e sulla didattica causando anche forme di micro-esclusione. Abbiamo inoltre rintracciato differenti relazioni tra l'architettura, l'arredo e la dimensione didattica che permettono un dialogo tra le discipline.
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FALCONE, CATERINA. "Il potenziale educativo della narrazione multilinguistica e multimediale. Uno studio di caso multiplo e di ricerca basata su progetti nella scuola primaria." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262893.

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Abstract:
La pluralità culturale e linguistica del paesaggio scolastico alimenta il dibattito non solo fra politici, pedagogisti, sociologi e psicologi, ma anche tra gli stessi educatori che quotidianamente vivono questa molteplicità, spesso senza possedere delle competenze o dei riferimenti sufficientemente solidi da poterla gestire (Pastori, 2015b). Capita frequentemente che la diversità linguistica venga percepita come una minaccia all’integrità del sistema di istruzione (Aguiar et al., 2017) e il ruolo della lingua d’origine degli alunni stranieri sia sottovalutato e limitato al solo contesto familiare, nonostante la ricerca ne sottolinei la centralità nei processi di apprendimento e nella costruzione dell’identità (Cummins, 1984; Dodman, 2013). Ad esempio, nel contesto scolastico italiano, spesso il background culturale e linguistico dei bambini non viene preso in considerazione ed è ancora diffuso il timore che l’utilizzo della lingua materna in famiglia possa ostacolare l’apprendimento dell’italiano come lingua seconda. Benché siano molti gli studi che hanno permesso di individuare delle strategie didattiche per l’insegnamento di una lingua straniera in ottica interculturale (Candelier et al., 2012), i documenti nazionali e internazionali invitano le scuole a innovare i loro metodi di insegnamento adottando l’uso delle nuove tecnologie (Cummins & Early, 2011; Ebenhofer & Knierzinger, 2007). A questo proposito, la letteratura mostra come l’adozione delle nuove tecnologie accresca l’interesse degli allievi e il loro coinvolgimento nelle attività didattiche, senza sostituire il mondo reale, bensì divenendo un mezzo per amplificare le esperienze concrete (Boulton, 2017). A tal proposito, grazie ad un ambito di studi particolarmente promettente che sfrutta le nuove tecnologie come mezzo per supportare i processi di insegnamento-apprendimento delle lingue straniere, si è scelto di indagare le potenzialità di una metodologia sempre più diffusa, che si colloca perfettamente in un processo teso ad accrescere le competenze plurilinguistiche e, insieme, interculturali: la narrazione digitale (Lambert, 2003). Negli ultimi anni, la narrazione digitale emerge sempre più come uno strumento capace di potenziare i processi di insegnamento-apprendimento e molte ricerche ne hanno dimostrato il valore educativo a più livelli (Di Blas & Paolini, 2013; Robin, 2008; Sadik, 2008). Ciononostante, solo un numero ristretto di studi (Anderson & Macleroy, 2017; Edwards, Pemberton, & Monaghan, 2002; Lu et al., 2011) ha esplorato le opportunità che il DS può offrire quando utilizzato per sviluppare la competenza plurilingue e interculturale - competenza che rappresenta una parte essenziale delle abilità dei cittadini del ventunesimo secolo - e come strumento capace di incrementare la consapevolezza linguistica e culturale di insegnanti e alunni. La presente ricerca di dottorato, collocata in parte all’interno del progetto europeo ISOTIS (Inclusive Education and Social Support to Tackle Inequalities in Society) è finalizzata a colmare questo gap. Attraverso un approccio metodologico qualitativo (Lincoln & Denzin, 2005) di Ricerca Basata su Progetti (Pellerey, 2005), combinato allo studio di casi multipli (Yin, 1981, 2011), alcune insegnanti di tre scuole primarie sono state coinvolte nella creazione di un’esperienza didattica di narrazione multilinguistica e multimediale. In particolare, il presente progetto è stato orientato a: 1. comprendere se la narrazione digitale sia un metodo effettivamente adatto alla promozione della consapevolezza linguistica e della competenza interculturale; 2. identificare i punti di forza e di debolezza nell’uso della narrazione multilinguistica e multimediale come metodo didattico in classe; 3. evidenziare gli orientamenti metodologici che consentono di adattare l’esperienza di narrazione digitale multilinguistica ad altri contesti scolastici
The cultural and linguistic diversities in the educational scene fuel the debate amongst various fields - psychological, political and pedagogical - and amongst school teachers. The latter often struggle with these diversities due to the fact that their training does not strongly support the reality of the classroom (Pastori, 2015b). Although literature considers and expresses the central role of the language of origin into the learning and identity processes (Cummins, 1984; Dodman, 2013), the educational system often considers diversity as a threat to the integrity of the school (Aguiar et al., 2017). In Italy, for instance, it is still common for educators and teachers to not take into account the cultural background and the plurilingual skills of the pupils, and fear that bilingual students will learn the Italian language more slowly if their language of origin is spoken at home (Pastori, 2015b). Although there are many teaching strategies for supporting the teaching-learning processes oriented to an inclusive an plurilingual approach (Candelier et al., 2012), national and international documents invite schools to use innovative teaching methods involving technologies (Cummins & Early, 2011; Ebenhofer & Knierzinger, 2007). Moreover, the literature shows that technology increases the pupils’ interest and the engagement in classroom activities and should not be understood as a substitute of the real world, but as an amplifier of concrete experiences (Boulton, 2017). In this regard, this project aims at studying an innovative method to create inclusive and multilingual curricula: Digital Storytelling (Lambert, 2003; Pezzot, 2016; Robin, 2008a). In the last decade, Digital Storytelling (DS) has increasingly emerged as a powerful teaching and learning tool for both teachers and students, and many scholars have documented its educational, multi-layered value (Di Blas & Paolini, 2013; Robin, 2008; Sadik, 2008; Brown, Bryan & Brown, 2005; Robin, 2008; Göttel, 2011; Papadimitriou et al., 2013). However, only a few studies (Anderson & Macleroy, 2017; Edwards, Pemberton, & Monaghan, 2002; Lu et al., 2011) have explored the specific opportunities that DS tool can provide as a means to develop the plurilingual and intercultural competencies, that represent an essential part of Twenty-First Century Skills, and as a valuable tool to increase students’ and teachers’ cultural and linguistic awareness. The present doctoral research, set within the EU-funded international project ISOTIS (Inclusive Education and Social Support to Tackle Inequalities in Society), aims to address this gap. Through a Design-Based Research method (Pellerey, 2005; Wang, Hannafin, 2005), combined with a Multiple Case Study approach (Pastori, 2017; Yin, 1981, 2011), teachers of three primary schools have been involved in the creation of a collaborative multilingual DS activity. In particular, the current project is mainly aimed at: 1. Understanding if DS could be an effective educational method to promote Language Awareness and Intercultural Competence. 2. Identifying the essential elements, the strengths and weaknesses of the use of multilingual DS in the class. 3. Highlighting methodological criteria that enable to adjust the multilingual DS activity according to other school contexts.
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Messina, Salvatore. "Competenza digitale dei docenti e disabilità. Formazione su Episodi di Apprendimento Situato (EAS) per l'innovazione didattica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2018. http://hdl.handle.net/10447/242855.

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Abstract:
Il percorso di ricerca intrapreso mi ha permesso di strutturare una serie di riflessioni, già avviate all’interno di percorsi di studio universitari precedenti, relativamente all’evidente alta inclusività propria delle Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione (TIC) a supporto di alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES). A partire dall’assunto che l’innovazione digitale della didattica passi necessariamente dalla consapevole orchestrazione dei diversi strumenti tecnologici e che l’innovazione didattica preceda quella digitale, si è reputato doveroso indagare relativamente alle modalità di sviluppo e di miglioramento delle competenze digitali dei docenti, soprattutto, per quanti operano in contesti che promuovono l’inclusione di alunni con B.E.S. Un primo livello di indagine porta ad analizzare come e quando utilizzare una determinata tecnologia per sviluppare una qualche competenza (pensiamo ai software creati a supporto del potenziamento di specifiche abilità, per esempio legate alla lettura), mentre un altro è quello di individuare quale metodologia o quali metodologie didattiche possano contribuire alla maturazione ed allo sviluppo di competenze servendosi di tecnologie più vicine alle modalità proprie degli allievi di informarsi e di relazionarsi con gli altri. Risulta, infatti, difficile non riconoscere il connubio naturale tra le tecnologie e l'inclusione, come già sostenuto da Gibson (1979), che utilizzò il principio dell’affordance per indicare le caratteristiche proprie dell’oggetto capaci di “comunicare” al soggetto i suoi possibili usi, ovvero quel che è possibile fare – nel nostro caso – adoperando le/avvalendosi delle diverse tecnologie digitali a disposizione. Sebbene vi siano delle resistenze attitudinali da parte delle “vecchie” generazioni di docenti, avvezzi all’insegnamento trasmissivo del sapere che predilige quindi il contenuto come elemento fondante del conoscere e che esclude l’aspetto del saper essere, fondamentale se si vuol lavorare per competenze, non è possibile non riconoscere le suddette potenzialità delle TIC e, di contro, offrire esperienze formative tali da imporre agli alunni modalità molto distanti dal mondo che li circonda fuori dalla scuola. Andando oltre questi aspetti puramente interpretativi, allora, perché le tecnologie digitali possono offrire un valido supporto all’apprendimento? Nel caso di soggetti con gravi disabilità, per esempio, il più delle volte l’obiettivo non è tanto riprodurre informazioni quanto riuscire a modificare i processi sottostanti (Antonietti, Castelli, Fabio & Marchetti, 2003), ad esempio aumentando la capacità attentiva, imparando a stare meglio insieme agli altri, esprimendo alcuni bisogni e così via. In questa prospettiva, l’uso di un software didattico specifico può offrire alcuni vantaggi rispetto all’uso di strumenti tradizionali: stimola ed incrementa le capacità attentive e la motivazione dell’utente; semplifica ciò che il soggetto deve apprendere, riducendo le interferenze fra compiti cognitivi diversi e permettendo di focalizzare l’attenzione su pochi ed essenziali elementi; ma anche per la loro flessibilità, ovvero la possibilità di definire contenuti, tempi, metodi, rinforzi, adattandoli sia alle esigenze del singolo alunno sia a fattori contingenti al compito cognitivo, come il momento di maggiore stanchezza, lo stato emotivo ecc... (Fogarolo, 2007). Estendendo questi aspetti agli alunni che non presentano un B.E.S., le nuove tecnologie digitali si configurano comunque come strumenti che permettono alle nuove generazioni di studenti di comunicare, ricercare informazioni, scaricare e/o fruire contenuti (musica e video per esempio), relazionarsi (pensiamo ai social network, ma anche a chat e videochiamate), giacché sono strumenti talmente così vicini ai giovani di oggi che ne hanno plasmato anche i codici linguistici delle generazioni odierne (Prensky, 2012; Jenkins & Ford, 2013). Non si possono non considerare questi aspetti, farlo significherebbe continuare ad imporre agli alunni i vecchi modelli, più “vicini”/affini al nostro modo di apprendere, ma sempre più distanti da quelli dei nostri alunni, nonché ignorare i recenti studi rispetto a teorie di apprendimento aggiornate ed alle strategie didattiche innovative come la flipped lesson (Mazur, 1997) oggetto oggi di interessanti riflessioni che trovano terreno fertile se supportate dalle TIC (Bergmann & Sams, 2012; Crews & Butterfield, 2012). In un panorama così ampio, col fine di promuovere gli apprendimenti attivi degli alunni e nella consapevolezza che il solo inserimento delle tecnologie all’interno del processo di insegnamento-apprendimento non fosse sufficiente a innovare le pratiche dell’insegnante, è stata individuata la metodologia di progettazione per Episodi di Apprendimento Situato (EAS) (Rivoltella, 2013; 2015; 2016) come “modello” metodologico in grado di, da una parte, professionalizzare le pratiche degli insegnanti e, dall’altra, rendere gli allievi (anche con gravi disabilità) al centro dei loro apprendimenti. Il percorso di consapevolezza, che mi ha portato ad assumere le presenti posizioni, è strettamente correlato all’esperienza formativa di una realtà educativa molto distante dal consueto approccio della scuola italiana, ovvero il Centro de Educación Especial (CEE) Fray Pedro Ponce de León. I Centri Educativi speciali in Spagna, infatti, a differenza di quel che avviene in Italia (come affrontato all’interno del Capitolo 1), sono normativamente regolamentati e prevedono l’inserimento di tutti gli alunni con gravi disabilità intellettive e/o psicomotorie che non possono raggiungere il pieno sviluppo delle proprie competenze all’interno dei centri ordinari (e per i quali è previsto un iter di inserimento all’interno dei CEE che viene affrontato all’interno del Capitolo 1). Il presente lavoro è suddiviso in due parti: 1. All’interno della parte I si ripercorrono gli aspetti giuridici (Capitolo 1), teorici (Capitolo 2) e metodologico-didattici (Capitolo 3) a supporto della ricerca empirica che segue. 2. Nella parte II si presenta la ricerca empirica basata sull’adattamento e sulla declinazione del metodo EAS per il contesto speciale. Nello specifico, all’interno del Capitolo 1 della parte I, si ripercorrono le tappe evolutive (dei Paesi Italia e Spagna) rispetto alle strategie inclusive a favore degli alunni con BES e, più precisamente, degli alunni con disabilità. Nel Capitolo 2 della parte I, si proseguirà l’analisi relativa ai processi di inclusione a partire dalle teorie di apprendimento che hanno modellato, nel corso dell’ultimo secolo, le modalità di approccio all’apprendimento plasmandone anche le azioni educative e didattiche dei docenti. Nell’ultimo Capitolo della parte I, punto nevralgico del presente lavoro, si dettaglierà il contesto tecnologico attuale ed il suo “irruento” approdo nelle modalità di comunicazione e di interazione degli alunni che ogni giorno frequentano le nostre scuole. A partire da suddette trattazioni, si presenta la metodologia EAS corredandola dagli assunti tecnologici e metodologici sui quali si fonda. La Parte II del presente lavoro di ricerca raccoglie i tre capitoli relativi alla ricerca empirica: Il primo capitolo della parte II, ovvero il Capitolo 4, si avvia con l’adattamento del metodo EAS alla progettazione di attività rivolte ad allievi con grave disabilità. Per il contesto speciale, infatti, si è ritenuto fondamentale assecondare (ed anche forzare) la naturale predisposizione del metolo EAS ad essere personalizzabile ed individualizzabile, tentando una “curvatura” dello stesso al fine di renderlo maggiormente situato alle specifiche necessità di progettazione degli insegnanti di allievi con grave disabilità. Si vedrà come suddetta forzatura abbia restituito interessanti e rilevanti risultati, soprattutto, per quel che attiene la professionalità del docente che opera nei campi educativi della disabilità (Capitolo 5). Tali risultati, rapportati ad una progettazione e realizzazione di attività per EAS ad alta tecnologia (tecnologie digitali di ultima generazione), permettono di trarre delle considerazioni (Capitolo 6) che in future occasioni di ricerca sarebbe interessante esplorare.
La investigación realizada nos ha permitido estructurar una serie de reflexiones iniciadas en el marco de mis estudios universitarios, relativas al alto nivel de apoyo que pueden ofrecer las Tecnologías de la Información y la Comunicación (TIC) respecto a la educación del alumnado con necesidades educativas especiales (NEE). Partiendo de la idea de que la innovación didáctica conlleva la innovación digital y pasa necesariamente por un uso consciente de diferentes herramientas tecnológicas, se constata la necesidad de investigar sobre modelos didácticos y de mejora de las competencias digitales de los docentes, sobre todo en lo referido a la intervención con alumnado con NEE Un primer nivel de investigación permite analizar cómo y cuándo usar una determinada tecnología para desarrollar una competencia específica (por ejemplo, utilizar un software creado para apoyar la estimulación de determinadas habilidades como puede ser la de lectura). En un segundo nivel, interesa detectar la metodología o metodologías basadas en el uso de TIC utilizadas por el alumnado en su actividad cotidiana y que contribuyen al desarrollo de competencias clave. Resulta difícil desvincularse de la relación natural entre TIC e inclusión. Eso es posible detectarlo en lo que ya Gibson (1979) definió con el principio de affordance para indicar las características propias de cualquier objeto o herramienta y las posibilidades de acción que un sujeto percibe sobre los usos que puede realizar con ella. Es decir, lo que es posible hacer con las distintas tecnologías digitales que tenemos a nuestra disposición. En las anteriores generaciones de docentes se detecta todavía resistencia en su actitud hacia la tecnología, acostumbrados a una enseñanza apoyada en la transmisión del saber, que privilegia el contenido como elemento fundamental del conocimiento y reduce el saber hacer (Le Boterf, 1994; Perrenaud, 1997) elemento clave si se quiere desarrollar las competencias del alumnado. No es posible reconocer los puntos fuertes en el uso de las TIC y, en contra, ofrecer experiencias formativas que obliguen al alumnado a seguir modalidades muy lejanas al mundo tecnológico que tienen alrededor. Saliendo de estos aspectos interpretativos, nos preguntamos: ¿por qué las tecnologías digitales pueden ofrecer un apoyo válido al aprendizaje? En el caso de alumnado con graves discapacidades, por ejemplo, en la mayor parte de las ocasiones el objetivo no es tanto reproducir información como modificar los procesos que subyacen (Antonietti, Castelli, Fabio & Marchetti, 2003), por ejemplo aumentando la capacidad relativa a la atención, aprendiendo a estar mejor con los demás, expresando las necesidades, etc. En esa perspectiva, el uso de software didáctico específico puede ofrecer algunas ventajas respecto al uso de herramientas tradicionales: estimula y acrecienta las capacidades de atención y la motivación del usuario; simplifica lo que el sujeto tiene que aprender, reduciendo las interferencias entre diferentes tareas cognitivas, lo que les permite concentrarse en unos pocos elementos esenciales; también por su flexibilidad o la capacidad de definir contenido, tiempos, métodos, refuerzos y adaptándolos a las necesidades de cada alumno relacionados con factores contingentes de la tarea cognitiva, como el momento de mayor fatiga/cansancio, el estado emocional, etc. (Fogarolo, 2007). Al extender este problema sobre todo al alumnado, incluyendo los que no tienen NEE, las tecnologías digitales están configuradas, en todos los casos, como herramientas que permiten a las nuevas generaciones de estudiantes comunicarse, buscar información, descargar y/o disfrutar del contenido (música y vídeos, por ejemplo), relacionarse (redes sociales, chats, videoconferencias...). En fin, son herramientas que están tan cerca de los jóvenes de hoy que también han dado forma a los códigos lingüísticos de su generación (Prensky, 2012; Jenkins & Ford, 2013) No podemos dejar de constatar estas cuestiones pues significaría seguir imponiendo al alumnado antiguos modelos más cerca de nuestra forma de aprender, pero cada vez más distantes de los de nuestros estudiantes. Esto también supondría ignorar los estudios más recientes respecto a teorías de aprendizajes y estrategias didácticas innovadoras, como la flipped lesson (Mazur, 1997) que ahora es objeto de pensamientos interesantes en un terreno fértil con el apoyo de las TIC (Bergmann y Sams, 2012; Crews y Butterfield, 2012). En este panorama tan amplio, con la certeza de que la mera integración de las tecnologías en el proceso de enseñanza-aprendizaje no es suficiente para innovar las prácticas de los maestros, y con el fin también de promover aprendizaje activos de los/las alumnos/as, se identificó la metodología de diseño por Episodios de Aprendizaje Situado (EAS) (Rivoltella, 2013; 2015; 2016) como un modelo metodológico que puede, por un lado, fomentar la profesionalización de las prácticas de los docentes y, por otro, hacer que los estudiantes (incluso aquellos con discapacidad severa) puedan desarrollar sus aprendizajes. El camino de concienciación que nos llevó a asumir estas posiciones, está estrechamente relacionado con la experiencia de formación en una realidad educativa muy lejana al enfoque habitual de la escuela italiana, en concreto mi colaboración con la formación del profesorado del Centro de Educación Especial (CEE) “Fray Pedro Ponce de León” de Burgos. Los Centros Específicos de Educación Especial en España, a diferencia de lo que ocurre en Italia (como se discute en el capítulo 1), están regulados por la ley y prevén la inclusión de todo el alumnado con grave discapacidad intelectual y/o psicomotora que no puedan lograr el pleno desarrollo de sus competencias dentro de los centros ordinarios. Para este proceso existe un protocolo de incorporación al CEE, que veremos también en el capítulo 1. En conjunto, este trabajo de investigación que presentamos se distribuye en dos partes cuyo contenido describiremos a continuación (con mayor extensión que una introducción ordinaria, únicamente por deferencia a los evaluadores que no dominan el idioma italiano). En la Parte I, Lo stato dell’arte per l’inclusione e le nuove tecnologie. Aspetti giuridici, teorici e metodologico-didattici, se configura el acercamiento a la realidad en la que trabajaremos. En concreto, en el Capítulo 1 se hace un recorrido sobre las etapas evolutivas de los dos países (Italia y España) en estrategias inclusivas a favor de los alumnos con NEE y, prioritariamente, del alumnado con discapacidad. La comparación de la evolución legislativa en materia de inclusión entre Italia y España, nos permite identificar similitudes y diferencias, basándonos en la definición terminológica y al modelo de inclusión del alumnado con discapacidad. La legislación italiana reconoce por primera vez el término Bisogni Educativi Speciali (BES) a partir de la promulgación de la Directiva Ministerial del 27 de diciembre de 2012, mientras que en el caso español, el término Necesidades Educativas Especiales (NEE) se regula con la aprobación de la Ley Orgánica 1/1990, de Ordenación General del Sistema Educativa (LOGSE). Las diferencias temporales en la evolución terminológica, a nivel legal, no se traducen en el modelo de intervención, dado que en Italia la individualización curricular comienza en el año 1999, con la aprobación del Decreto del Presidente de la Republica (DPR) n. 275, mientras que en España es el desarrollo de la propia LOGSE la que regula las adaptaciones curriculares en los centros ordinarios. Desde el año 1977, con la aprobación de la Ley n.517, en Italia se eliminan la escolarización en aulas especiales. A diferencia del modo en que se entiende la inclusión en Italia, en el contexto español el alumnado afectado por discapacidades muy graves se escolariza en Centros de Educación Especial (CEE). No obstante, con la Ley Orgánica 2/2006, de Educación (LOE), se introduce por primera vez el concepto de inclusión, concretando que esa modalidad de acogimiento especial «se llevará a cabo cuando sus necesidades no puedan ser atendidas en el marco de las medidas de atención a la diversidad de los centros ordinarios» (art.74,1). Aunque en los últimos años se han producido cambios legislativos en materia de educación que han supuesto un desarrollo de los modelos de intervención inclusiva en ambos países, la diferencia relativa a la escolarización del alumnado con discapacidades graves en centros ordinarios y especiales se sigue manteniendo. En el Capítulo 2 continuamos el análisis de los procesos de inclusión a partir de las teorías de aprendizaje que han dado forma, en el último siglo, a las modalidades de enfoque respecto al aprendizaje y que han estructurado las acciones educativas y didácticas de los maestros. En este capítulo abordaremos las propuestas realizadas por autores ya clásicos como Watson, Pavlov, Thorndike, Skinner, Piaget, Bandura, Ausubel, Bruner, Vygotski... para acercarnos hasta los autores más actuales. Finalmente, ponemos de manifiesto que numerosos estudios provenientes del ámbito pedagógico-didáctico (Coffield et al., 2004) y neurocientífico (Pashler et al., 2008; Howard-Jones, 2010; Cuevas; Newton, 2015, entre otros), definen los estilos de aprendizaje como neuromitologías, en el sentido en que no está demostrada científicamente su existencia. De hecho, Gardner (citado en Marconatto, 2013) se posiciona de manera contraria a los estilos de aprendizaje, incidiendo en la ausencia de relación entre estos y las inteligencias múltiples, y defendiendo que el hecho de etiquetar cognitivamente a una persona, desvía la atención para el logro de una didáctica eficaz. En el último capítulo de la primera parte, el tercero, se detalla el contexto tecnológico actual y la metodología EAS acompañada de supuestos tecnológicos y metodológicos sobre las que se basa. La introducción de las TICs en la sociedad ha cambiado la manera de interactuar, favoreciendo la definición de diferentes competencias individuales en base al uso de la tecnología. A partir de los estudios de Prensky (2001), se establece una distinción generacional entre nativos digitales e inmigrantes digitales, superada por el concepto de sabiduría digital (2012), que pone el énfasis en las competencias digitales de los usuarios y no en su edad. Las TICs superan los paradigmas de las teorías de aprendizaje clásicas, introduciendo el conectivismo (Siemens, 2005), como referencia teórica para el diseño de actividades formativas. El uso de redes sociales da lugar a procesos de aprendizaje innovadores y creativos (Ally, 2008). En el contexto pedagógico actual, en el que se ha avanzado de la adquisición de contenidos al desarrollo de competencias, a la hora de articular procesos de aprendizaje, es importante profundizar en metodologías didácticas que fomenten el desarrollo de la sabiduría digital en el alumnado. En este sentido, los Episodios de Aprendizaje Situado (EAS) (Rivoltella, 2013) constituyen una metodología didáctica que permite desarrollar la profesionalización docente en el diseño de actividades digitales y el trabajo por competencias. EAS hunde sus raíces en la didáctica de laboratorio típica de Freinet (1978), en la que el profesorado es facilitador del proceso de aprendizaje y es el alumnado quien adquiere el papel protagonista en el aula, y en las teorías de Eric Mazur (1997), que al introducir el aprendizaje entre pares (peer instruction) abre las puertas a la flipped lesson (Bergmann & Sams, 2012). El EAS es una metodología que permite diseñar actividades a partir de las competencias que se persigue desarrollar. Se puede definir como conectivista y se basa en el microlearning dentro del ámbito más amplio del mobile learning (Pachler, 2007). El microlearning consiste en el diseño de pequeñas unidades de conocimiento (microcontenents) que se gestionan a través de pequeñas actividades (microactivities) en porciones temporales muy pequeñas (microtimes) (Hug, 2007, Rivoltella, 2013). La parte II recoge Gli Episodi di Apprendimento Situato (EAS) nella didattica speciale. El Capítulo 4 se inicia con la adaptación del método de EAS para el diseño de actividades dirigidas a los estudiantes con discapacidades graves (sobre todo a nivel cognitivo), dado que se ha entendido que este método puede ser personalizable e individualizable, intentando una "flexión" de la misma con el fin de hacerlo más situado a las necesidades específicas los docentes que educan a los estudiantes con discapacidades severas. La complejidad de la propuesta hace que se realice un diseño que nos permita realizar un seguimiento del proceso. Las estrategias e instrumentos utilizados son: • Cuestionario de autoevaluación sobre competencias digitales para la inclusión de los AcNEE. • La administración de un cuestionario pre-test, al iniciar la formación, y post-test al final del curso. Ambas herramientas se construyen Ad-hoc para esta investigación con el objetivo de detectar y medir la evolución de los conocimientos y las competencias respecto al uso de los métodos de enseñanza para el diseño y ejecución de las actividades con el uso decisivo de las tecnologías digitales. • Taller de Formación. • Implementación de los aprendizajes en el aula. • Seguimiento a través de la observación participante. En ambos países, hemos llevado a cabo la investigación teniendo en cuenta las diferencias dadas por distintos marcos normativos, en relación con la normativa sobre la inclusión de los alumnos con Necesidades Educativas Especiales, diferente contexto educativo (Centro de Educación Especial y escuela ordinaria) y diferente formación del profesorado. Se ha identificado en el método de EAS (Episodios de Aprendizaje Situado) como recurso para la formación del profesorado de los grupos participantes en ambos países y como metodología propuesta para el diseño, implementación y evaluación de las actividades. La elección de este método deriva de la natural predisposición del mismo para la adaptación a los diferentes niveles de diseño (en relación a los contenidos y su presentación, a la identificación de competencias, a las herramientas de evaluación, etc.) combinados con los diferentes itinerarios de personalización e individualización curriculares que puedan responder a las necesidades de cada alumno. Específicamente, el presente estudio empírico incorpora a un grupo de maestros españoles (11) de un CEE, “Fray Pedro Ponce de León” -Burgos-, y uno de docentes (29) que cursan un itinerario específico para habilitarse en docencia en apoyo educativo (TFA sostegno, Universidad de Palermo, Italia), docentes que vienen desarrollando la docencia en centros ordinarios durante un período mínimo 3 años. Antes de proponer la formación a los maestros sobre el método EAS e iniciar la experimentación, la fase preliminar de la investigación consistió en el análisis de las competencias digitales de los docentes, a través de una herramienta de autoevaluación especialmente construida y validada para la versión italiana según las indicaciones formuladas por Escobar-Pérez y Cuervo-Martínez (2008). Obtenidos los datos relativos a la autoevaluación de las competencias digitales y conocido el insuficiente nivel de competencia digital auto-percibido por los profesores, especialmente las que tienen relación directa con el apoyo educativo relacionado con las Necesidades Educativas Especiales, la investigación experimental se ha puesto en marcha en los dos países. Terminada la primera fase de detección, a través de la primera herramienta (cuestionario de autoevaluación de las competencias digitales de los docentes para la inclusión educativa) y a través de la prueba pre-test, se implementa la formación con un taller para los docentes. El desarrollo se realiza en el CEE “Fray Pedro Ponce” durante el mes de octubre de 2015 en España e Italia. Las sesiones de formación están diseñadas con el objetivo de proporcionar competencias de enseñanza adecuadas para los profesores y que detallamos a continuación: 1. Utilizar el método de diseño EAS para organizar y reorganizar la acción educativa poniendo el énfasis en la competencia y sobre la personalización y/o individualización del proceso de aprendizaje; 2. Implementar actividades educativas digitales con el fin de hacerlas dinámicas, accesibles, compatibles y reutilizables; 3. Capacitar a los maestros en una serie de aplicaciones, herramientas 2.0 y entornos de apoyo a la formación, para diseñar, implementar y compartir con estudiantes y profesionales los EAS preparados; 4. Desarrollar competencias de búsqueda en línea, con el fin de que los alumnos se puedan beneficiar de los recursos específicos para mejorar el acceso a los contenidos y la calidad de los estímulos sensoriales, al fin de convertir la experiencia de aprendizaje más interactiva y multisensorial; 5. Mejorar la presentación de las actividades digitales creadas permitiendo el acceso a más fuentes (audio, vídeo, texto...). A continuación se realizó el seguimiento de la puesta en práctica en las aulas del Centro de Educación Especial en desde octubre de 2015 a marzo de 2016 en España y en aulas ordinarias desde octubre a junio en Italia. Estas diferencias en el seguimiento se deben a que las propuestas de intervención son diferentes, adaptadas a los características de los diferentes en cada país. El seguimiento en esta fase se realiza a través de la observación participante. En el capítulo 5 se presentan los resultados obtenidos en el proceso seguido de lo que destacamos los siguientes aspectos. El grupo de maestros italianos se caracteriza por una menor experiencia en la enseñanza, con una media de 10 años de actividad docente. En las aulas ordinarias italianas encontramos la presencia de estudiantes con necesidades educativas especiales, siguiendo la normativa vigente en este país y con importantes diferencias respecto de la normativa española. Respecto a los docentes españoles, las diferencias fundamentales son que estos se caracterizan por una superior experiencia en la atención (alrededor de los 16 años como media) y también por los distintos contextos de intervención, que por la legislación vigente en España operan en centros específicos que acogen alumnos con discapacidad severa (CEE). Además debemos señalar que en el estudio preliminar encontramos una mayor utilización de las TIC por parte de los docentes españoles que los italianos. También es importante recordar el contexto de los CEE en el que acogen a alumnado con discapacidades muy graves y. por ello, el uso de la tecnología no es siempre una opción sencilla de implementar. Los maestros a menudo deben desarrollar las habilidades y competencias relacionadas con la autonomía, el lenguaje, la psicomotricidad y, sólo en algunos casos y con algunos alumnos/alumnas, pueden utilizar TIC que no sean específicas a sus capacidades motrices o intelectuales. Con todo ello, podemos decir que el uso de tecnologías en el CEE en el que hemos realizado la experiencia puede entenderse como apropiado. Veremos más adelante, sin embargo, cómo la formación específica puede "activar" (o mejor estimular) al docente a considerar diferentes modalidades para la elección de herramientas o entornos de tecnologías para organizar nuevas actividades. Los instrumentos pre-test y post-test construidos para detectar cambios entre el principio y el final de la formación, en ambos los contextos han arrojado resultados que necesitan una específica profundización. A estas herramientas se añaden las encuestas realizadas por los observadores externos al proyecto de investigación (tutor de prácticas para los profesores italianos y estudiantes en pedagogía y formadores para los maestros del CEE “Fray Pedro Ponce de León”). El curso de formación sobre el uso de las tecnologías orientadas metodológicamente a la planificación de actividades para episodios de aprendizaje situado (EAS) se plantea hacer que los participantes sean más competentes en la creación de actividades digitales diseñadas en torno al contenido y a las capacidades que se quieren desarrollar en el alumnado con Necesidades Educativas Especiales. Finalizada la formación, encontramos que, en el contexto italiano, parece que hemos llegado a nuestro objetivo, pues los participantes italianos se consideran más competentes en el diseño de contenidos digitales, en comparación con lo que eran al comienzo de la ruta. Incluso los maestros del CEE indican valores superiores competencia alcanzados a los del inicio. A estos resultados llegamos, a partir de las informaciones aportadas por el pre y post, que se recogen extensamente en el capítulo 5. Además, se realiza el análisis de diversos indicadores sobre la pertinencia y calidad en relación con el método de EAS y su aplicación con AcNEE. El trabajo que aquí presentamos destaca cómo la metodología EAS ha devuelto algunas indicaciones relevantes por parte del grupo de profesores del CEE (teniendo en cuenta las limitaciones encontradas por el contexto que requiere la presencia de sólo alumnos con discapacidades graves o muy graves), especialmente en relación con la mejora de la capacidad de atención y concentración de alumnos durante las fases de implantación de esta metodología. Para los docentes italianos, las potencialidades inclusivas del EAS en combinación con la tecnología digital se consideran útiles también dado que aporta interesantes aspectos lúdicos, propios de las TIC, que favorecen estrategias colaborativas y creativas útiles para el desarrollo de las competencias en el alumnado.
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Boninelli, Marialuisa <1975&gt. "Il Deep Learning : un'indagine sperimentale sull'integrazione del Programma di Arricchimento Strumentale di Reuven Feuerstein e del Cooperative Learning nella scuola primaria." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10261.

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Abstract:
Scopo della ricerca è verificare quali tra le due metodologie scelte tra il Programma di arricchimento strumentale del Prof.re Reuven Feuerstein e l'apprendimento cooperativo dei fratelli Johnson potessero creare una vicarianza cognitiva nei processi di apprendimento. La ricerca si inserisce nella tipologia semi-sperimentale. Ha coinvolto 126 studenti della scuola primaria di classi terze per due anni scolastici 2013-2014 2014-2015 e n°6 docenti che sono state formate al feuerstein e all'apprendimento cooperativo. I dati emersi dalla ricerca evidenziano alcune significatività di miglioramento in entrambe le metodologie in aree diverse.
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Mion, Silvia. "La comprensione matematica come costruzione di racconti. Un design experiment per apprendere la sottrazione alla scuola dell'infanzia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3421796.

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Abstract:
The PhD research investigates how children elaborate solution strategies to numerical problematic situations, involving the concept of subtraction. The study is conducted as a design experiment (Yackel & Cobb, 1996) integrating the constructivist and the socio-cultural perspectives. The concept of subtraction is defined first as taking apart and taking from and then within differently structured situations (Nesher, Greeno & Riley, 1982; Hayloch & Cockburn, 2008), that can be connected with the same symbol of "minus". The teaching intervention begins with careful analysis and observation of the teaching practices in the daily school context of two groups of 5-years-old-children. The researcher joints the classes as a teacher-expert. Each teaching session is made up of three stages. In a first phase the teacher-researcher introduces a problematic situation through a story (Zazkis & Liljedahl. 2005) and with the implementation of auxiliary materials (Skoumpourdi, 2012). Secondly, the researcher and the children participate in a mathematical discussion (Bartolini Bussi & Boni, 1995) in order to find the numerical solution of the problem. Finally, the children are invited to imagine and express individually their conceptualization drawing by (Van Oers, 1997; Burton, 2002) and verbalizing their own mathematical version of the story. Mathematical reasoning develops as a recursive processes through different levels of understanding (Pirie & Kieren, 1989) where each level of sophistication is contained in the following one. Children can draw back to a previous level, in order to incorporate partially understood aspects and then move again to the outer level. It has been chosen a qualitative research methodology, based on video-recordings. The study is intended to offer an enlarged contextualization of the factors influencing the learning process and to a methodological-didactic perspective, supporting teachers in the design of innovative teaching contexts and acting in the zone of proximal development (Vygotsky, 1962), for the development of numerical competencies in pre-schools.
La ricerca di dottorato indaga come i bambini elaborino strategie risolutive di fronte a situazioni numericamente problematiche, coinvolgenti il concetto di sottrazione, attraverso l’attivazione di modalità di apprendimento innovative secondo il modello del Design Experiment (Cobb & Yackel, 1996). Il quadro teorico integra prospettiva costruttivista e socio-culturale e definisce il concetto di sottrazione, dapprima come differenza e resto e poi all’interno di modelli di situazioni sottrattive (Nesher, Greeno & Riley, 1982; Hayloch & Cockburn, 2008) che sottendono diversi approcci al calcolo e alla strutturazione del processo risolutivo dell’operazione. La proposta didattica parte da un’attenta analisi ed osservazione del contesto delle pratiche didattiche delle insegnanti e vede la ricercatrice coinvolta in prima persona come insegnante-esperta. Il breve intervento didattico coinvolge due gruppi di bambini di 5 anni. In ogni incontro è possibile individuare tre momenti. In una prima fase l’insegnante-ricercatore fa emergere una situazione problematica attraverso un racconto (Zazkis & Liljedahl. 2005) e con l’implementazione di materiali ausiliari (Skoumpourdi, 2012). Ricercatore e bambini sono poi coinvolti in una discussione matematica (Bartolini Bussi & Boni, 1995) volta a trovare la soluzione numerica a quanto rilevato. Da ultimo ogni bambino è invitato a fornire la propria concettualizzazione tramite la rappresentazione grafica (Van Oers, 1997; Burton, 2002) e la successiva descrizione a parole del disegno all’esperto. L’analisi evidenzia come l’articolarsi della discussione matematica si sviluppi come un vero e proprio processo di comprensione matematica, in cui le ipotesi avanzate dai bambini, sia in termini di valori numerici che di strategie di calcolo, non si susseguono in maniera lineare, ma siano piuttosto inquadrabili all’interno di una teoria di apprendimento ricorsiva multiplanare (Pierie & Kieren, 1989) caratterizzata da frequenti momenti di ritorno a quanto già emerso in un’ottica di integrazione dei vari aspetti parzialmente compresi. La ricerca si basa su una metodologia prevalentemente qualitativa, che si avvale di videoriprese e si presenta come un’indagine esplorativa che si apre ad una contestualizzazione allargata dei fattori che intervengono sull'apprendimento e quindi ad un’interpretazione di tipo metodologico-didattico, che sostenga le insegnanti nella progettazione di contesti di insegnamento innovativi e che agiscono nella zona di sviluppo prossimo (Vygotskij, 1962), per lo sviluppo delle competenze numeriche fin dalle prime fasi della scolarizzazione.
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SCANCARELLO, FRANCESCA PAOLA. "MEDIALITA' E TECNOLOGIE DIDATTICHE NELLA SCUOLA PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI PRODOTTI EDUCATIONAL." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/514.

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Abstract:
Il webcasting come strumento per la distribuzione di prodotti educational e la circolazione dei saperi.
The webcasting as a tool for the distribution of educational products and circulation of knowledge.
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Ferraro, Gilberto. "La percezione di competenza degli insegnanti nell'azione didattica per lo sviluppo delle abilità di studio. Ricerca empirica con insegnanti di scuola primaria e secondaria di primo grado." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424136.

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Abstract:
This research aimed firstly at exploring teachers’ beliefs about teaching and learning study skills, as well as the teaching practices related to such beliefs and claimed by teachers. For this purpose two 40-item questionnaires were created and administered to more than 150 primary and secondary school teachers. Items in the first questionnaire were based on 4-point Likert scale (from “not true at all” to “really true”) and explored beliefs about discipline, best teaching practices for study skills, theories of mind and intelligence, study strategies and approaches. The second questionnaire was focused on frequency of teaching practices for study skills, with answers ranging from “never” to “always”. Secondly the research presented here was conducted to investigate the effectiveness of a training aimed at improving teaching practices for study skills. For a long time study skills have been regarded to as the combination of intelligence or will, while teaching has been mainly devoted to disciplinary content. Since the 80s many promising studies have highlighted the effectiveness of instructional practices based on metacognitive strategies, self-regulation and motivation in teaching study skills. Therefore an intervention about teaching practices for primary and junior high school teachers was developed. The training was attended by 35 voluntary. Results of descriptive and inferential analyses are reported and discussed in the present dissertation, whose final chapters are focused on pedagogical implications and further research developments
La presente ricerca si pone come primo obiettivo quello di verificare le credenze degli insegnanti in merito ai processi di insegnamento-apprendimento delle abilità di studio e di esplorare quali pratiche didattiche vengano messe in atto in relazione a tali convinzioni. A tale scopo è stato costruito un questionario composto di due sezioni: la prima di 40 item sulle credenze con scala Likert a 4 punti (per niente vero, poco vero, abbastanza vero, molto vero). Le credenze indagate riguardano le convinzioni sulle discipline, sulle migliori pratiche per insegnare a studiare, sull’importanza dei contenuti rispetto alle strategie, sulle pratiche di organizzazione di una lezione per lo studio, in merito alle teorie sull’intelligenza, sull’approccio allo studio (atteggiamenti), sulle strategie per studiare. La seconda sezione del questionario è composta di 40 item sulla frequenza delle pratiche di insegnamento delle abilità di studio, con scala Likert a 4 punti (mai, qualche volta, spesso, sempre). Le dimensioni indagate riguardano le pratiche sulla disciplina e sul curricolo, quelle per insegnare a studiare e per sviluppare atteggiamenti per lo studio e l’apprendimento. Tale strumento è stato somministrato a più di 150 insegnanti di scuola primaria e secondaria di primo grado. Il secondo obiettivo che si è inteso raggiungere attraverso la presente indagine è la verifica dell’efficacia di un training per migliorare le pratiche relative all’insegnamento delle abilità di studio. Per molto tempo le abilità di studio sono state ritenute il risultato della combinazione di intelligenza o di volontà, mentre l’insegnamento era rivolto soprattutto ai contenuti disciplinari dello studio. Dagli anni ‘80 è nato un settore di studi molto fertile che dimostra quanto sia efficace insegnare le abilità di studio attraverso strategie metacognitive, di autoregolazione e motivazione. Pertanto è stato progettato un intervento di formazione rivolto a un gruppo di 35 insegnanti volontari. Nel presente lavoro di tesi vengono riportati e discussi i risultati delle analisi descrittive e inferenziali, nonché le implicazioni pedagogiche e didattiche e i possibili sviluppi futuri per la formazione e la ricerca
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Christofari, Ana Carolina. "Modos de ser e de aprender na escola : medicalização (in)visível?" reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2014. http://hdl.handle.net/10183/94739.

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Abstract:
Lo scopo della tesi di laurea è quello di analizzare i discorsi che compongono i registri scolastici di studenti che frequentano i Servizi Educativi Specializzati, discutendo come si producono i modi di essere e di apprendere di questi studenti a scuola. Questo studio discute la medicalizzazione come un dispositivo di produzione di modi di essere e di apprendere a scuola. Processi che trasformano fenomeni umani in patologici sono analizzati, come la medicalizzazione della vita che, nell'ambiente scolastico, ha favorito una lettura semplificatrice e ha trasformato i modi per imparare in eventuali patologie, deviazioni, errori, deficienza. Il quadro teorico si basa sugli studi di Michel Foucault, che consentono di capire lo studente come una categoria che emerge da una costruzione sociale discorsiva. La ricerca è stata qualitativa e ha come strategia metodologica prioritaria l'analisi dei discorsi relativi ai registri scolastici - cartelle e pareri - attinenti agli studenti che frequentano un servizio di supporto pedagogico specializzato legato all'educazione speciale per l'insegnamento comune che si presenta nelle Camere di Integrazione e Risorse. In conformità con questo processo, si è svolta una ricerca bibliografica sulle tesi di laurea, dissertazioni e articoli pubblicati che riguardano problematiche legate a questo studio. Il processo di ricerca è successo nell'ambito della Rete Municipale di Porto Alegre, tra gli anni 2010-2013. Sulla base delle analisi, si può affermare che c'è una produzione discorsiva che assegna le priorità alle condotte degli studenti come la contestazione principale, le quale sono considerati potenziali ostacoli all'apprendimento. Le supposte difficoltà di apprendimento sono giustificate sulla base di cause come l’ereditarietà e la dinamica familiare. Tuttavia, anche i discorsi che hanno rotto con la logica della standardizzazione, della classificazione, sono stati identificati. Si trata di discorsi che riguardano sia professionisti della salute sia profissionisti della educazione che hanno dimostrato che ci sono lacune nella scuola per l'insolito, rafforzando la concezione di questo spazio come un contesto dinamico. Tali discorsi evocano la potenza della scuola al fine di produrre altri modi di essere uno studente, evidenziando dimensioni che indicano la possibilità di riconoscere i processi di trasformazione.
O objetivo da tese é analisar os discursos que compõem os registros escolares de alunos que frequentam um serviço de Atendimento Educacional Especializado, problematizando como são produzidos os modos de ser e aprender desses alunos no espaço escolar. O presente estudo discute a medicalização como dispositivo de produção de modos de ser e aprender na escola. São analisados processos que transformam em patológicos fenômenos humanos, como ocorre com a medicalização da vida que, no ambiente escolar, tem favorecido uma leitura simplificadora e transformado os modos de aprender em possíveis patologias, desvios, falhas, deficiências. A fundamentação teórica tem como base os estudos de Michel Foucault, os quais possibilitam compreender o aluno como uma categoria que emerge de uma construção social discursiva. A pesquisa, de natureza qualitativa, tem como estratégia metodológica prioritária a análise dos discursos relativos aos registros escolares – pastas e pareceres – atinentes aos alunos que frequentavam um serviço de apoio pedagógico especializado vinculado à educação especial no ensino comum que ocorre nas Salas de Integração e Recursos. Em consonância com esse processo, realizou-se uma pesquisa bibliográfica sobre teses, dissertações e trabalhos publicados que abordam temáticas relacionadas a este estudo. O processo de investigação ocorreu no contexto da Rede Municipal de Ensino de Porto Alegre, entre os anos de 2010 a 2013. Com base nas análises realizadas é possível afirmar que há uma produção discursiva que prioriza as condutas dos alunos como principal desafio, sendo estas consideradas como possíveis barreiras à aprendizagem. As supostas dificuldades de aprendizagem são justificadas com base em causas como hereditariedade e dinâmica familiar. No entanto, também foram identificados discursos que romperam com a lógica da padronização, da classificação. Trata-se de discursos relativos tanto aos profissionais da saúde, quanto da educação, os quais mostraram que, na escola, há brechas para o inusitado, fortalecendo a concepção desse espaço como um contexto dinâmico. Tais discursos evocam a potência da escola no sentido de produzir outros modos de ser aluno, colocando em evidência dimensões que indicam possibilidades de reconhecimento de processos de transformação.
El objetivo de esa tesis es analizar los discursos que componen los registros escolares de los estudiantes que frecuentan Servicios Educativos Especializados, discutiendo cómo se producen las formas de ser y de aprender de estos alumnos en el ambiente escolar. Luego, ese estudio analiza la medicalización como precepto de modos de ser y aprender en la escuela. Son analizados los medios que transforman en patológicos los fenómenos humanos, como ocurre con la medicalización de la vida que, en ambiente escolar, ha favorecido una lectura más simple y ha transformado los modos de aprender en posibles patologías, desvíos, fracasos, deficiencias. La fundamentación teórica se basó en los estudios de Michel Foucault, que permiten comprender el estudiante como una categoría que emerge de una construcción social discursiva. La investigación, de carácter cualitativo, tiene como estrategia metodológica prioritaria el análisis de los discursos relativos a los registros escolares - carpetas y pareceres - perteneciente a alumnos que frecuentan un servicio de apoyo educativo especializado vinculado a la educación especial en la enseñanza común que ocurre en las Salas de Integración y Recursos. En línea con ese proceso, se realizó una investigación de la literatura sobre tesis, disertaciones y trabajos publicados que abordaban cuestiones relacionadas con ese estudio. El proceso de investigación se realizó en la Red Municipal de Enseñanza de Porto Alegre entre los años 2010-2013. Basándose en los análisis, se puede afirmar que existe una producción discursiva que prioriza las conductas de los estudiantes como el principal desafío, siendo ellas consideradas como potenciales barreras para el aprendizaje. Tales dificultades de aprendizaje se justifican en base a causas como herencia y dinámica familiar. Sin embargo, también fueron identificados discursos que rompieron con la lógica de la estandarización, de la clasificación, discursos concernientes tanto a profesionales de salud como de educación y que muestran que en la escuela hay lagunas para el inusitado, fortaleciendo la concepción de ese espacio como un contexto dinámico. Tales discursos evocan el poder de la escuela con el fin de producir otros modos de ser alumno, poniendo de relieve las dimensiones que indican la posibilidad de reconocer los procesos de transformación.
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ZECCA, LUISA. "I laboratori pedagogico-didattici nella formazioni iniziale degli insegnanti. Il caso di scienze della formazione primaria di Milano-Bicocca." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/53436.

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Abstract:
La ricerca si compone di una parte teorica di ricognizione della letteratura sulla formazione iniziale degli insegnanti primari, e sui Laboratori Pedagogico-Didattici (LPD). La seconda parte è invece un’indagine naturalistica, che si ispira alla Grounded Theory e al metodo fenomenologico. Presso Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Milano-Bicocca sono state realizzate interviste semi-strutturate in profondità con docenti responsabili di 4 aree disciplinari (psico-pedagogica, scientifico-matematica, storico-geografica, motoria-artistica e musicale), 16 studenti laureandi o appena laureati e 8 insegnanti ex studenti. Obiettivi della ricerca sono verificare l’efficacia, già provata da precedenti studi, del metodo laboratoriale in ambito universitario e capirne in profondità le metodologie, evidenziando punti di forza e criticità. Criteri fondamentali dell’approccio sono: apprendere dalla propria esperienza e costruire e immaginare possibili ‘pratiche’ da sperimentare in classe. Le competenze attese sono: imparare a interrogarsi su di sé come persona e sulle proprie rappresentazioni d’infanzia, dell’insegnamento e apprendimento, imparare ad ascoltare e osservare, a problematizzare e a riflettere sull’esperienza. Gli studenti individuano due tipi di Laboratori: ‘teorici’ e ‘pratici’; i primi sono valutati ‘inutili’ e le teorie sono percepite come poco connesse alle pratiche. I secondi sono al contrario utili e corrispondono all’approccio proposto dai docenti responsabili. Fattore determinante per un laboratorio di qualità è il ruolo del conduttore. Il conduttore di qualità sa gestire situazioni di apprendimento esperienziale ed è in grado di tenere legate ‘teoria’ e ‘pratica’. Una criticità emerge durante il Tirocinio o all’inizio della vita professionale: la scuola ‘reale’ viene percepita come molto ‘distante’ da quella ‘ideale’. Nella scuola reale è poco praticata una didattica laboratoriale, in cui piccoli gruppi cooperativi imparano facendo ricerca. Questa discrasia invita a intraprendere nuove strade di ricerca sulla formazione dei conduttori di LPD e su dispositivi formativi che connettano le scuole e l’università.
The present research envisages a theoretical section that recognizes previous studies carried out on Primary Teacher Education and on on-campus laboratories (LPD pedagogical-didactical laboratories). The second section is empiric and relates to a naturalistic case-study, based both on the phenomenological method and on the Grounded Theory. The experience of Milano-Bicocca involved teachers from four curriculum areas (psycho-pedagogical, scientific-mathematical, historical-geographical, motor-artistic and musical), 16 graduating or newly graduated students and 8 former-student teachers, that have all been involved in broad semi-structured interviews. The aim of the research is to verify the effectiveness, already proved through different studies, of on-campus laboratories, and fully understand their methodology, highlighting strengths and weaknesses. Experiental Learning is used in the LPD (pedagogical-didactical laboratories) in order to comprehend curricular subject matters and a teaching method, to improve reflexivity and didactic based on social-constructivism. Core criteria of this approach are learning from one’s own experience, learning by doing and by reflecting on new pedagogical methodologies. The expertise to be gained is: learning to understand ourselves and our childhood representation, teaching and learning, listening and observing. Students have pointed out two types of laboratories: ‘theoretical’ and ‘practical’; the former are considered ‘useless’ because theories are not linked to practice; the latter are useful and reflect the teachers’ approach. In order to run a high quality laboratory the role of the person in charge is key. A skilled laboratory leader is capable of managing experimental learning situations and of linking ‘practice’ to ‘theory’. During apprenticeship or at the beginning of one’s professional career, a specific issue emerges: the actual real school is completely different from the ideal one. The real school seldom teaches through laboratory where small cooperating groups learn by researching. These issues open up new paths of research on LPD education leaders and on training devices aimed at better connecting schools and Universities.
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Leite, Paixao Edmilson <1966&gt. "Transição de egressos evadidos e diplomados da educação profissional técnica para o mundo do trabalho: situação e perfis ocupacionais de 2006 a 2010." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/6502.

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Abstract:
RIASSUNTO Questa tesi di dottorato costituisce una ricerca in cotutela tra Brasile e Italia che, partendo da un'impostazione teorica, si avvale di metodologie di analisi quali-quantitativa per indagare i profili professionali di studenti sia diplomati che dropout provenienti da 37 Scuole tecnico-professionali secondarie brasiliane. La ricerca é stata effettuata in Brasile ed in Italia, mediante un accordo internazionale firmato tra i Rettori dell'Universidade Federal de Minas Gerais e dell'Università Ca' Foscari Venezia. L'indagine ha ricevuto il supporto delle agenzie nazionali di sostegno alla ricerca. La raccolta dei microdati è stata fatta utilizzando due diversi tipi di questionari applicati a due campioni costituiti rispettivamente da 762 studenti dropout e 742 diplomati, nel periodo tra il 2011 e il 2013. I microdati, derivati da fonti primarie, sono relativi agli anni accademici 2006-2010. L'elemento chiave della tesi è costituito dalla definizione dei profili professionali attesi e dall’analisi della loro correlazione con i percorsi di transizione dalla scuola al mondo del lavoro. Le categorie della Filosofia della Praxis stabilite da Antonio Gramsci, in Italia, e da Karl Heinrich Marx, in Germania, vengono assunte come riferimenti teorici fondamentali, sia dal punto di vista storico che in senso politico ed economico. La tesi conduce un'approfondita analisi del dibattito emergente, a livello internazionale, in ordine ai seguenti problemi: sistema scolastico duale vs scuola unitaria; unità tra formazione accademica e formazione professionale vs loro separazione. Inoltre si è proceduto anche a precisare contenuti e limiti del dibattito emergente sul rapporto possibile tra formazione tradizionale e formazione per competenze. E’ stato così possibile pervenire ad un'elaborazione critica di due diversi tipi di sistemi di stratificazione occupazionale attualmente utilizzati nei Paesi oggetto d’esame della Tesi. Il lavoro teorico è stato sostenuto da una raffinata analisi metodologica che si avvale di due strumenti di analisi quantitativa: 1) Il "modello teorico e concettuale della performance scolastica e studentesca nella Scuola Secondaria" - California University - USA, 2) Una tabella con le dimensioni degli studi e d'analisi, fatta dal dottorando, con le variabili statistiche adottate da rispondere alle ipotesi. Queste due dimensioni hanno permesso di elaborare tre diversi profili professionali di riferimento per l’analisi dei due campioni di studenti: uno ad ispirazione socio-demografica ed economica; l'altro ad ispirazione formativa; e un terzo ad ispirazione professionale. La tesi ha potuto così fondare le sue analisi ed argomentazioni su due ipotesi di ricerca complementari, arricchendo di molto la portata esplicativa delle sue conclusioni. La tesi ha, infatti, concluso che gli studenti che si sono diplomati mostravano profili professionali significativamente migliori rispetto a quelli di coloro che avevano abbandonato la scuola tecnico-professionale, sia nell'anno 2006 che 2011. Dai due campioni risulta che il 76% degli studenti totali proveniva da classi economiche di basso censo brasiliane, aveva studiato nelle scuole pubbliche e aveva lavorato in un'area professionale corrispondente alla formazione tecnica ricevuta. La ricerca ha anche individuato un punto chiave: utilizzando una procedura d'analisi comparativa, è giunta alla conclusione che i risultati dell'indagine sono generalizzabili a tutta la popolazione N del Sistema Brasiliano di Formazione Tecnico-Professionale, costituita da circa di 189.988 studenti. Infine, la ricerca ha permesso di individuare tre differenti tipologie di gerarchie di fattori statisticamente associati alle decisioni degli studenti. Queste riguardano: i fattori di scelta dei corsi tecnico-professionali degli studenti dropout; i fattori di abbandono; i fattori associati alla conclusione dei corsi tecnico-professionali. Footnote: CNPq: Brazilian National Counsel of Technological and Scientific Development. CAPES: Brazilian Coordination for the Improvement of Higher Education Personnel. INEP: Brazilian Institute for Studies and Educational Research.
ABSTRACT This PhD Thesis is a theoretical, quantitative, and exploratory research that investigates the professional profiles of students from 37 secondary professional schools from Brazilian Vocational Education Network, throughout Minas Gerais State. This research was done in Brazil and in Italy - co-supervision thesis -, by means an international agreement signed between Universidade Federal de Minas Gerais, and the Ca' Foscari University of Venice. The investigation was also supported by the Brazilian Federal Research Agencies . The micro data collection was done using two different sets of questionnaires, applied from 2011 to 2013, to subjects in two main samples: 762 dropouts and 742 graduated students from secondary Professional Education. The micro data, extracted from primary sources, were related to the academic period from 2006 to 2010. About the research problem, it was a key element for this study the establishment of subjects' occupational profiles and the connections of those final profiles to the pathways in their transition from school to work. The Philosophy of Praxis' categories established by Scholars Antonio Gramsci, in Italy, and Karl Heinrich Marx, in Germany, were set as the main theoretical framework for this thesis in a historical, political and economical view. In this thesis, an important educational argument was presented considering different scholars that argue for different school organizations: the duality school versus the unitarian school; the separation or not between the academic and vocational tracks. Based on the theoretical argument established between school qualification versus competencies, it was also possible to present two different types of occupational stratification systems used today. Methodologically, two quantitative analytical dimensions were used: 1) the Theoretical and Conceptual Model of High School Performance (California University - UCSB scholars - USA); 2) a table with simple and composite variables. In that way, those two dimensions allowed us to draw three different student occupational profiles: sociodemografic and economical, educational, and occupational. By testing two complementary hypothesis, this research concluded that the vocational students that graduated had significantly better occupational profiles than those of the dropouts, both in 2006 and 2011. From the two samples of students, 76% came from the low economic Brazilian classes, had been studying in public schools and they continued working in the same area of their vocational formation. This research also identified a key point: the thesis results, using a comparative sample analysis, showed to be valid for the N population of the Brazilian Federal Vocational Education System, of 189.988 students. Finally, the research allowed us to identify three hierarchies of factors statistically associated to the students' decisions to choose, and to dropout, and to conclude their vocational courses. Footnote: CNPq: Brazilian National Counsel of Technological and Scientific Development. CAPES: Brazilian Coordination for the Improvement of Higher Education Personnel. INEP: Brazilian Institute for Studies and Educational Research.
RESUMO Esta tese de doutorado é uma pesquisa teórica, quantitativa e exploratória que investiga os perfis profissionais de alunos oriundos de 37 escolas secundárias da Rede Federal de Educação Profissional no Brasil, espalhadas por todo o Estado de Minas Gerais. A investigação foi desenvolvida no Brasil e na Itália - cotutela de tese -, a partir de um acordo internacional firmado entre a Universidade Federal de Minas Gerais e a Università Ca' Foscari Venezia. A investigação foi financiada por agências de pesquisa federais brasileiras. A coleta de microdados foi feita por meio de dois questionários distintos, aplicados, de 2011 a 2013, a sujeitos de duas amostras principais: 762 jovens que abandonaram a escola e 742 alunos formados em escolas secundárias Profissionais. Os microdados, extraídos de fontes primárias, eram referentes ao período acadêmico de 2006 a 2010. Sobre o problema de pesquisa, constituiu-se em um elemento chave deste estudo o traçado dos perfis ocupacionais finais destes dois grupos de indivíduos, assim como as conexões de seus perfis com os itinerários de sua transição escola-trabalho. As categorias da Filosofia da Práxis, desenvolvidas pelos estudiosos Antonio Gramsci, na Itália, e Karl Heinrich Marx, na Alemanha, foram definidas para esta tese como o principal referencial teórico em uma visão histórica, política e econômica. Estabeleceu-se um debate educacional entre distintos teóricos que defendem diferentes organizações escolares: a dualidade escolar X a escola unitária; separação ou não entre formação geral e formação profissional. Noutro debate teórico, qualificação X competências, foi possível também apresentar dois diferentes tipos de sistemas de estratificação ocupacional na atualidade. Na metodologia, foram usadas como dimensões de análise quantitativa: 1) o Modelo Teórico e Conceitual de Desempenho Escolar e Estudantil no Ensino Médio (autores da Universidade da Califórnia - UCSB - EUA); 2) uma tabela de variáveis simples e compostas. Assim, estas dimensões permitiram traçar três tipos de perfis profissionais dos alunos: sociodemográfico e econômico, educacional e profissional. Ao testar dois tipos complementares de hipótese, a pesquisa concluiu que os alunos formados no ensino profissional secundário tinham um perfil ocupacional significativamente melhor do que o daqueles que abandonaram a escola, tanto em 2006, quanto em 2011. Das duas amostras de estudantes, 76% vêm de classes econômicas baixas, estudaram em escolas públicas e estão trabalhando em áreas afins à formação profissional recebida na escola. Um ponto-chave é que os resultados da tese demonstraram-se válidos, por análises amostrais comparativas, também para a população N de 189.988 estudantes em todo o Brasil. Finalmente, a investigação permitiu o estabelecimento de três distintas hierarquias de fatores estatisticamente associados às decisões dos alunos de escolher, de abandonar e de concluir seus cursos técnicos. Footnote: CNPq: Brazilian National Counsel of Technological and Scientific Development. CAPES: Brazilian Coordination for the Improvement of Higher Education Personnel. INEP: Brazilian Institute for Studies and Educational Research.
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MARCARINI, MARIAGRAZIA FRANCESCA ROSA LUCIA. "Pedarchitettura. Quali spazi per l'educazione della persona? Un’architettura pedagogica per nuovi modi di insegnare e di apprendere nella scuola del futuro." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30540.

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Pedagogy and architecture fields of study seem distant from each other, actually the collaboration between the two disciplines is widely studied and analyzed. The structuring of space and the furniture layout, desks and chair, affect people and teacher can give rise to another organization and another scenario. It becomes important, therefore, to start from the space and from its organization in order to propose a new teaching model. The research has followed two distinct paths: one part was developed in Copenhagen, at Hellerup Skole and Ørestad Gymnasium. This choice of Denmark was made for three reasons: the investments that have been made on the school architecture, the two schools have interpreted the Danish Government to propose an innovative teaching method and the legislative measures that since 1844 were issued foreseeing adequate and clean classrooms and giving importance to the influence of educational spaces on child development . The second part involves Enrico Fermi Institute of Mantua, where the manager has made some structural and organizational changes with the Teal classroom and new ‘origami desk’, for these reasons this institute could be taken as an example of what could be possible in Italy in old schools, with limited investment. From the studies carried out important to highlight that should guide the design and/or reorganization of the space: readability, flexibility and affordance. We have to refer to the physical structure of the place in question, the objects that compose it and the actions that take place regularly there. The three elements: structure, properties and actions must be interactively related between them, so that there is a coordination between them.
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Tino, C. "Alternanza Scuola-Lavoro: Modelli Teorici e analisi di Pratiche per Promuovere Partnership Intelligenti. [Proposte operative per la formazione dei docenti come boundary spanners fra sistemi]." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3422891.

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Abstract:
The exploratory research, is leaded mainly by the frames of the Activity Theory (Engeström, 1987; 1999; 2001) and the situated learning (Chaiklin & Lave, 1993; Fabbri, 2007; Fenwick, 2003; Lave , 1988; Lave & Wenger, 1991), in order to identify the characteristics of the process that characterizes partnership’s development between the two systems, school and work, as well as the practices carried out during the School-Work Alternantion paths (SWA). With the aim of also identifying room of improvement, it was investigated the role of the teacher-tutor as boundary spanners (Wreets & Sandmann, 2010) between the school and the work systems. Seven high schools of northern Italy were involved, and the exploratory study was conducted using the mixed method approach including the triangulation and the qualitative and quantitative approaches (Creswell, 2013; Teddlie and Tashakkori, 2009). The research design included two directions: i) the exploration of SWA phenomenon through a qualitative approach (focus groups and interviews) and a quantitative one (CAWI survey for students of classes IV-V); ii) the identification of room of improvement through the collection of data of teacher-tutors’ boundary spanners behaviors (CAWI survey for teachers on a national sample) and the recommendation for a possible training pathway, based on the professional profile of SWA figures, came to light. The results obtained show that: SWA is recognized by all the actors involved, a learning experience; its effectiveness depends on certain predictors that confer to it the characteristic of situated learning and of effective partnership; workplaces and schools do not show to inhabit a common space, characterized of shared boundary objects, rules and artifacts. The results obtained from the survey aimed at teachers are also important, because they show that boundary spanners behaviors can be treated in order to develop a new professional profile of SWA teacher-tutors, through tailored training courses, supporting them to become skillful promoter of internal and external partnership
La ricerca, a carattere esplorativo, si pone principalmente all’interno delle cornici della Teoria dell'Attività (Engëstrom, 1987;1999; 2001) e dell’apprendimento situato (Chaiklin & Lave, 1993; Fabbri, 2007; Fenwick, 2003; Lave, 1988; Lave & Wenger, 1991), nell’intento di identificare le caratteristiche del processo di costruzione della partnership dei sistemi scuola-lavoro, oltre che delle pratiche realizzate durante i percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro (ASL). Con l’obiettivo di individuare anche spazi di miglioramento, è stato investigato il ruolo dei docenti-tutor come boundary spanners (Wreets & Sandmann, 2010) fra i sistemi scuola-lavoro. Con il coinvolgimento di sette scuole secondarie di secondo grado del nord-Italia, il percorso esplorativo è stato condotto tramite la metodologia del mixed method includendo insieme alla triangolazione, approcci quali-quantitativi (Creswell 2013; Teddlie e Tashakkori, 2009). Il piano della ricerca ha previsto due direzioni: i) l’esplorazione del fenomeno dell’ASL tramite un approccio qualitativo (focus group e interviste) e quantitativo (indagine CAWI per studenti delle classi IV-V); ii) l’individuazione di spazi di miglioramento attraverso la rilevazione degli orientamenti di boundary spanners dei docenti-tutor (indagine CAWI per docenti su un campione nazionale) e l’elaborazione, come raccomandazione, di una possibile proposta formativa, sulla base del profilo professionale delle figure dell’ASL emerso. I risultati ottenuti dimostrano che l’ASL è riconosciuta, da tutti gli attori coinvolti, un’esperienza di apprendimento; che la sua efficacia dipende da alcuni predittori che attribuiscono ad essa il carattere situato dell’apprendimento e della partnership efficace; che attualmente scuola e lavoro non dimostrano di abitare uno spazio comune, caratterizzato da boundary objects, rules e artifacts condivisi. Importanti sono anche i risultati ottenuti dall’indagine rivolta ai docenti, rilevando che gli orientamenti di boundary spanners possono essere formati nell’intento di sviluppare un nuovo profilo professionale delle figure di ASL, tramite appositi percorsi formativi, aiutandoli a divenire abili sostenitori e promotori di partnership interne ed esterne.
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BARBIERI, ALBERTO. "Sfide della rivoluzione digitale nel contesto educativo. L'impatto del progetto di formazione ForTutor del personale scolastico." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/51650.

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Abstract:
Ambito di indagine e contestualizzazione teorica. Le trasformazioni in atto nell’odierna società digitale impongono alla scuola e a chi in essa opera di riconsiderare radicalmente il proprio ruolo. Il necessario rinnovamento dei metodi didattici e delle pratiche scolastiche deve tenere conto delle attitudini e dei comportamenti verso le tecnologie delle nuove generazioni di studenti, per i quali il primato del libro e della scrittura alfabetica non è più scontato. Il dibattito sui nativi digitali chiarisce che c’è spazio per gli educatori per accrescere la consapevolezza e la “saggezza” digitale dei giovani, innanzitutto attraverso la definizione dei termini di una nuova literacy digitale da integrare nel curriculum dell’istruzione formale. Una ricognizione delle esperienze di applicazione degli strumenti Web 2.0 al contesto educativo, ricondotte ai principali filoni della ricerca pedagogica, dimostra il peso crescente della cultura partecipativa e dell’apprendimento informale. Questo conferma non solo le potenzialità, ma anche le criticità, di una transizione che mette in discussione sia il setting educativo tradizionale sia il ruolo dell’insegnante. Contesto e obiettivi della ricerca. In passato gli interventi di aggiornamento e formazione di strutture e personale scolastico in materia di Information and Communication Technology (ICT) hanno avuto approcci tipicamente “tecnologizzanti” e “incorporanti”, con il risultato che i docenti nel nostro paese apprezzano e usano la tecnologia, ma la portano raramente in classe; in anni più recenti si è agito in favore di una più netta rottura degli schemi didattici tradizionali, ma con interventi di piccola scala. In questa direzione, è importante un rinnovato ricorso alle prospettive pedagogiche costruttiviste e attiviste. La domanda centrale della ricerca è dunque: gli interventi di formazione del personale scolastico sono efficaci in questa direzione? Nel triennio 2007 - 2009 è stato realizzato il progetto ForTutor Lombardia, in collaborazione fra l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, l’Università Cattolica di Milano e l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. ForTutor si è caratterizzato come un corso di formazione di secondo livello, con lo scopo di qualificare professionalmente le figure di tutor e-learning già operanti in Lombardia, puntando al tempo stesso verso l’obiettivo di fornire ad ognuna delle 1300 scuole della regione una figura formata di tutor e-learning. Fra i 460 corsisti formati nelle tre edizioni del corso sono stati indagati gli esiti nel lungo periodo di ForTutor. È stata indagata la ricaduta a) sulle pratiche formative, didattiche e/o organizzative dei corsisti nelle rispettive istituzioni scolastiche e b) sull’operato che essi hanno avuto occasione di svolgere in qualità di e-tutor nei corsi di formazione nazionale o regionale. Obiettivi specifici sono stati: - la diffusione dell’uso delle tecnologie e della Comunicazione Mediata da Computer (CMC) - l’approfondimento della cultura dei nuovi media e dei nuovi ambienti Web 2.0 - l’introduzione del lavoro cooperativo e di metodi di gestione costruttivista dell’interazione online - uso e approfondimento delle tecniche di moderazione in ambiente e-learning. - attitudini e atteggiamenti culturali verso le tecnologie Tali obiettivi sono stati riferiti a tre ben distinti contesti in cui i corsisti possono aver operato: didattica, formazione del personale, organizzazione scolastica. Metodologia e struttura della ricerca. Sono state applicate metodologie classiche delle scienze sociali, con l’obiettivo di raccogliere dati sia di natura quantitativa sia di natura qualitativa. La parte più corposa della ricerca è consistita nella redazione e nella somministrazione di un questionario online, teso a indagare le pratiche dei soggetti negli ambiti definiti come obiettivi nella sezione precedente. La compilazione del questionario è stata resa possibile attraverso l’utilizzo della piattaforma sondaggi dell’Università di Milano-Bicocca sulla quale è stata predisposta un’apposita pagina Web alla quale i rispondenti potevano accedere volontariamente. All’interno del gruppo dei partecipanti a ForTutor sono state possibili le seguenti suddivisioni: a) docenti e non docenti b) corsisti con precedente esperienza come e-tutor e privi di esperienza come e-tutor c) docenti appartenenti a scuole di diverso ordine e grado d) corsisti “esperti” e “inesperti” di tecnologie e) corsisti partecipanti a diverse edizioni del corso. Alla somministrazione del questionario ha fatto seguito la realizzazione di alcune interviste a distanza a docenti ex corsisti, incentrate su aspetti generali come la questione dei nativi digitali, il ruolo dell’insegnante, l’implementazione di servizi di social network e strumenti Web 2.0 nella didattica, il cambiamento indotto nella scuola dalle tecnologie e l’influenza a lungo termine di ForTutor sulle competenze agite nella professione. I risultati raccolti sono stati rielaborati attraverso sistemi informatizzati di analisi statistica e del testo, utili a mettere in rilievo le tematiche più centrali e ad evidenziare le correlazioni più vistose fra le evidenze emergenti. Risultati. In generale, nel lungo periodo gli ex corsisti Fortutor continuano a dimostrare una maggiore consapevolezza sull’uso e l’utilità delle tecnologie e dimostrano una vivace attività professionale in merito a ciascuno dei cinque obiettivi indicati, costituendo un gruppo aperto all’innovazione e alla sperimentazione didattica. La ricerca ha messo in luce anche le difficoltà e le delusioni incontrate sia nel confronto con l’utenza che con l’autorità scolastica, in particolare l’azione formativa non ha avuto molto successo nel mettere in campo un buon numero di e-tutor attivi nella scuola lombarda, in quanto le occasioni professionali sono diminuite negli anni. Nell’ipotesi, infine, che nella scuola esistano fondamentalmente due modalità di approccio diverse all’introduzione dei nuovi media, una “tecnologizzante”, in cui tendenzialmente le tecnologie sono viste come un fine, e una “culturalizzante”, in cui le tecnologie sono viste come un mezzo, l’aver partecipato a ForTutor ha comportato un deciso orientamento dei soggetti verso la seconda modalità.
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Galbusera, Barbara. "Pedagogia e autismo: per una formazione degli operatori alla didattica scolastica." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2018. http://hdl.handle.net/10446/102057.

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Abstract:
L’obiettivo di questa tesi è discutere del tema “didattica ed autismo”, allo scopo di fornire un contributo teoretico e pratico per gli operatori che lavorano nella scuola primaria italiana con studenti diagnosticati all’interno del disturbo dello spettro autistico. Per questo motivo la trattazione è stata divisa in quattro parti. Nella prima vi è lo studio di come alcune scienze dell’educazione hanno analizzato l’autismo. Quindi, dopo aver effettuato un backgroud storico a partire dall’individuazione della diagnosi, si sono analizzati i contributi della psicologia (psicoanalitica, comportamentale e cognitiva), quelli della genetica e, infine, quelli nati dalla nosografia e dai Critical Autism Studies. La trattazione si è conclusa sostenendo che, ad oggi, le teorizzazioni sorte dalle scienze dell’educazione non sono riuscite a prendere in considerazione la persona con autismo come «intero» e che il loro utilizzo, non sussunto attraverso una prospettiva pedagogica, spesso non ha permesso la costruzione di esperienze di educazione per la persona, né ha favorito la didattica. Sono stati, inoltre, analizzati i contributi di autori che si stanno occupando di teorizzare l’educazione della persona con autismo attraverso la pedagogia speciale. Si è, infine, dimostrato come lo sguardo della pedagogia del personalismo permetterebbe di rimettere al centro la persona più che il suo autismo e consentirebbe maggiormente la costruzione di una didattica ad hoc. Nella seconda parte si è studiato come strutturare un colloquio pedagogico per raccogliere le esperienze degli insegnanti della scuola primaria che hanno lavorato con questi bambini. Lo scopo è stato quello di raccogliere le loro narrazioni al fine di scoprire il loro punto di vista sulla didattica. Analizzando le esperienze, è emerso che l’autismo del bambino creava all’insegnante difficoltà nel proprio lavoro. Quindi, per verificare se effettivamente fosse l’autismo del bambino ad impedire la didattica, si è ampliata la ricerca coinvolgendo anche gli insegnanti della scuola primaria che lavoravano nelle medesime scuole dei colleghi (precedentemente intervistati), ma non con studenti con autismo. Confrontando le esperienze, si è individuato che l’autismo del bambino permetteva agli insegnanti di interrogarsi maggiormente su di sé, come persone e come professionisti. Tuttavia c’era sempre la difficoltà di riuscire a trasformare le proprie “esperienze umane” in esperienze educative, limite che arrivava a minare il loro senso di autoefficacia. Per questo motivo si è teorizzato che occorreva investire sulla formazione degli insegnanti per permettere loro l’acquisizione di questa competenza. Durante le interviste, inoltre, è emerso che gli insegnanti ritenevano molto importante, per il loro lavoro e la loro formazione, sia il sostegno dei tecnici (compresi quelli del servizio sanitario che si occupavano del bambino), sia il contributo delle scienze dell’educazione, sia la prospettiva pedagogica. È nato quindi un ulteriore problema: poiché il contributo che potevano fornire le scienze dell’educazione era percepito dagli insegnanti come fondamentale, vi era ancora spazio per la pedagogia e per la didattica? Questo ha favorito la nascita della terza parte della tesi. Si è, perciò, costruito un questionario inviato online agli insegnanti della scuola primaria pubblica italiana per verificare i loro bisogni e desideri formativi, nonché per individuare il loro punto di vista sulle metodologie didattiche. L’analisi dei dati ha permesso di rilevare che vi è una cultura difforme sul territorio italiano e che, in generale, i docenti mostrano la necessità di avvalersi dei contributi delle scienze dell’educazione e della pedagogia per costruire una didattica sempre più personalizzata. Alla luce del lavoro effettuato nelle prime tre parti della trattazione, si è ideato un corso di formazione. Successivamente, grazie alla collaborazione di un servizio di neuropsichiatria infantile, si è fatta esperienza di tale formazione indirizzandola a operatori che già stavano lavorando con studenti con autismo, al fine di verificare se tale formazione potesse aiutare i professionisti nel loro lavoro con il bambino. I risultati positivi dell’esperienza hanno dimostrato che questa proposta aiuta gli operatori nel proprio lavoro e ne migliora anche il proprio senso di autoefficacia. Alla luce di ciò, si ritiene che favorire il punto di vista della pedagogia del personalismo possa migliorare l’azione didattica del professionista con tutti gli studenti (non solo quelli con diagnosi di autismo) contribuendo a ridefinire il senso della didattica stesso.
The objective of this thesis is to address the theme of “didactics and autism”, with the aim to making a theoretical and practical contribution for those working within the Italian schooling system with students diagnosed within the autism spectrum. The argument is divided into four sections.  In the first section it discusses how the education sciences have analyzed autism. After a historical construction that begins from diagnosis, contributions from psychology (psychoanalytic, behavioral and cognitive), genetics and Critical Autism Studies are analyzed. The section concludes arguing that until today science of education theories have not been able to consider the autistic person as a whole. Therefore these theoretical constructions and practices do not include the pedagogical perspective, which has not allowed the creation of a tested education for the individual of favored learning.  Contributions from those authors who have theorized education for autistic subjects through special pedagogy has also been analyzed, demonstrating how pedagogy of personalism approaches would allow the the person rather than their autism to be placed at the centre, making an ad hoc construction more feasible.  A pedagogical study is analyzed in section two, whose aim was to collect teaching experiences with autistic children in Italian primary education. The aim was to collect their individual narratives in order to discover their points of view on didactics. The analysis reveals that the child’s autism creates significant problems for the teacher. In order to determine if the autism was the major cause, further teachers within similar structures but without autistic children were interviewed.  Comparing results finds that the child’s autism allows the teacher to ask more questions of themselves, both as a person and as an individual. However there is the remaining problem of the difficulty found in transforming human experience into educational experience, a factor that undermines their sense of effectiveness. The argument is therefor made for the need to invest in training teachers to help them acquire these skills.  It emerged from the interviews that the teachers felt that the technical support (including those of the health services) as well as science of education and the pedagogic perspective contributions were extremely important.  This leads to another problem: if the contribution of the educational sciences is perceived as fundamental, how much space is left for pedagogy and didactics?  This question led to the formation of the third part of the thesis.  A questionnaire was prepared and sent online to the teachers working in the Italian primary school system to discover their educational needs and wishes, as well as their points of view on the didactic methodologies.  The analysis reveals that teachers across Italy use various methodologies, but in general feel the need for more contributions from the education sciences and pedagogy in order to construct a more personalized education approach. In light of the findings from these first three sections a course of training was proposed. Thanks to a child neuropsychiatric collaboration this training was trialled with a view of testing if such training would benefit the professionals in relation to their work with autistic children. This question has been presented in the fourth part. The positive experiences demonstrate that the proposal helps operators within their work and improved their sense of efficiency. Therefor I argue that a pedagogy of personalism could improve the didactic performance of professionals for all students and not only those autistic, contributing to redefining the sense of education itself.
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PESENTI, Pietro Mario. "Integrazione, Inclusione e Personalizzazione nella scuola. Dall’analisi teorico-pratica a 40 anni dalla Legge n.118/1971 alle prospettive per la valorizzazione delle capacità delle persone disabili. Una ricerca nella provincia di Bergamo." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28665.

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Abstract:
Quale è il volto dell’integrazione scolastica in Italia nella cornice del dibattito europeo sulla disabilità e nel quadro dei modelli teorico-concettuali che l’hanno storicamente spiegata? Quali sono le caratteristiche dell’integrazione nelle scuole italiane a 40 anni dalla Legge n. 118/1971, che ha sancito la piena partecipazione di tutti nel sistema educativo di istruzione e di formazione senza prevedere per gli studenti disabili percorsi separati da quelli ordinari, così come di recente è stato sottolineato dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (13/12/2006)? Due ricerche quantitative condotte nella provincia di Bergamo, all’interno dello scenario tracciato dalle più recenti indagini nazionali, offrono una risposta. Grazie ai pareri di 1485 professionisti scolastici (632 insegnanti di scuole statali e 103 docenti di scuole paritarie nell’anno scolastico 2010-2011 e 750 docenti di scuole statali nell’anno scolastico 2011-2012) è possibile avere un significativo spaccato della realtà scolastica odierna. I risultati della ricerca consentono di cogliere anche alcune prospettive per la valorizzazione delle capacità delle persone disabili, che non coincidono con l’individuazione di “strumenti nuovi”, ma con modi non ancora del tutto esplorati di avvicinarsi alla sfera della disabilità e di affrontare l’integrazione scolastica delle persone disabili. A tal proposito sono state assunte l’integrazione, l’inclusione e la personalizzazione come chiavi di lettura per cogliere e capire la “via italiana” dell’integrazione scolastica. Le conclusioni sottolineano l’importanza di attuare una piena valorizzazione delle capacità delle persone disabili, nel quadro di una prospettiva di personalizzazione, in linea con quanto dice la Costituzione italiana quando parla della necessità di garantire a tutti il “pieno sviluppo della persona umana” (art. 3, comma 2). Oggi si tratta di fare differenze per fare integrazioni, perché è in gioco non solo l’integrazione dell’allievo disabile, ma anche quella di tutti.
What does integration in Italian schools look like within the framework of the European debate on disability and in the light of the conceptual models aimed at explaining its historical development? What are the characteristics of integration in Italian schools 40 years after the introduction of Law No. 118/1971, which provided for the participation of every individual in the Italian education and training system rejecting the idea of a separate and different education for children with disabilities, as was recently stressed also by the UN Convention on the Rights of Persons with Disabilities (13/12/2006)? Two quantitative surveys conducted in the province of Bergamo, in the light of most recent national studies, attempt to give an answer to these questions. Thanks to the opinions of 1,485 professionals in schools (632 teachers in state schools and 103 teachers of private schools in the school year 2010-2011 and 750 teachers from state schools in the school year 2011-2012) the research provides a significant insight of the situation in schools today. The research also aims at identifying a number of ways that could contribute to promoting the capabilities of people with disabilities. These are not merely “new tools”, but rather a completely new approach to disability and to school integration of disabled people. In this regard the notions of integration, inclusion and personalised learning have been taken as key concepts to better understand the approach adopted in Italy in terms of school integration. The analysis highlights the importance of implementing a new approach that could enhance the capabilities of people with disabilities, as part of a fully personalized educational pathway, in line with the Italian Constitution that provides for the need to ensure the “full development of the human person” (Art. 3, par. 2). It is necessary to take account of individual differences to promote integration, because at stake is not only the integration of students with disabilities, but also of us all.
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TAMAGNINI, DAVIDE. "PUNTO E BASTA? Insegnare e apprendere la punteggiatura." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/363717.

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Abstract:
La ricerca si è posta l’obiettivo di approfondire il tema dell’insegnamento e dell’apprendimento della punteggiatura e i suoi usi nella scuola primaria, sia da un punto di vista teorico, attraverso una disamina critica degli studi e delle ricerche su questo tema, sia attraverso un’indagine empirica. Non essendo un tema molto presente nella letteratura di riferimento, non essendo ancora stata elaborata una teoria complessiva che spieghi come viene acquisito l’uso dei segni interpuntivi e in quale modo si possa favorirne l’apprendimento (Demartini, Fornara, 2013), ci siamo posti alcuni interrogativi utili a mettere a tema la questione dell’insegnamento della punteggiatura in una prospettiva che la considera elemento centrale nell’impalcatura del pensiero e della comunicazione: quanto e come si presenta la punteggiatura nei testi di studenti e insegnanti? Che rapporto c’è tra questa presenza e le rappresentazioni che studenti e insegnanti hanno del sistema interpuntivo? Quali sono le difficoltà di un suo diretto insegnamento? Su cosa fondare un cambiamento della didattica affinché l’apprendimento della punteggiatura sia efficace e rispondente alla natura stessa di questo sistema di segni? All’interno del paradigma costruttivistico o naturalistico (Lincoln, Guba, 1985, 2013), la metodologia di ricerca che ha sostenuto la fase empirica si è configurata come un convergent mixed method (Creswell, Creswell, 2018), al fine di poter integrare le informazioni derivanti dalla raccolta di dati quantitativi e qualitativi in fase di interpretazione dei risultati. Punto di partenza è stata l’analisi di 1399 testi scritti da studenti dei primi due anni della scuola primaria in seno al progetto di ricerca longitudinale “Il concetto di parola nella prima alfabetizzazione: analisi interlinguistica (italiano, francese e spagnolo) sulle rappresentazioni scritte delle parole” (Ponton et al., 2021; Teruggi, Farina, 2021) e 126 testi autobiografici di docenti del primo ciclo d’istruzione. In totale sono state realizzate 28 interviste a studenti di scuola primaria e a 7 dei loro insegnanti. Parallelamente sono stati predisposti dei questionari per differenti tipologie di intervistati: studenti di scuola primaria (76) e secondaria (38 circa) e adulti (178). I questionari hanno posto in essere alcuni dei temi emersi dalle interviste ai “soggetti partecipanti” (Cardano, 2007) di cui sopra, al fine di poter fare raffronti utili alla comprensione del tema. Abbiamo trovato confermata l’ipotesi di un percorso logico che va dall’introduzione dei segni lungo le estremità del testo alle parti interne (Ferreiro et al., 1996). La punteggiatura è risultata didatticamente marginale per il poco tempo ad essa dedicato, lo spazio ristretto che occupano gli esercizi nei libri di testo e perché è generalmente limitata la pratica della riflessione a scuola. Servono momenti di apprendimento che stimolino questo processo riflessivo e un linguaggio che faciliti la comprensione delle regole che governano questo sistema di segni, desunte il più possibile induttivamente della pratica. Abbiamo ipotizzato che l’adozione di un lessico più appropriato per parlare di “frase” e “pausa” possa aiutarci in tal senso. La ricerca si sarebbe dovuta concludere con un ulteriore lavoro di riflessione (focus group) con insegnanti e bambini per condividere, confrontare e riflettere sui risultati emersi dalla ricerca. Data la situazione pandemica, la chiusura a intermittenza delle scuole e l’incertezza logorante ravvisata nei docenti inizialmente coinvolti per questa fase finale del lavoro, si è optato per rimandare questa possibilità ad occasioni future.
The research aimed to deepen the theme of teaching and learning punctuation and its uses in primary school, both from a theoretical point of view, through a critical examination of the studies and research on this topic, and through empirical research. This theme is not so developed in literature and the overall theory that explains how the use of interpunctive signs is acquired and how it can be favored learning is not still studied (Demartini, Fornara, 2013). We have posed some questions to understand the issue of teaching punctuation in a perspective that considers it a main element in the framework of thought and communication: how much and how does punctuation appear in the writings of students and teachers? What is the relationship between this presence and the representations that students and teachers have of the interpunctive system? What are the difficulties of his direct teaching? On what can a change in teaching be built so that the learning of punctuation is effective and responsive to the very nature of this system of signs? Within the constructivist or naturalistic paradigm (Lincoln, Guba, 1985, 2013), the research methodology that supported the empirical phase was configured as a convergent mixed method (Creswell, Creswell, 2018), in order to integrate the information deriving from the collection of quantitative and qualitative data during the interpretation of results. The starting point was the analysis of 1399 texts written by students of the first two years of primary school within the longitudinal research project "The concept of words in early literacy: interlingual analysis (Italian, French and Spanish) on the written representations of words "(Ponton et al., 2021; Teruggi, Farina, 2021) and 126 autobiographical texts by teachers of the first cycle of education. In total, 28 interviews were conducted with primary school students and 7 of their teachers. At the same time, questionnaires were prepared for different types of interviewees: primary (76) and secondary (approximately 38) students and adults (178). Thanks to the questionnaires we were able to work on some of the themes that emerged from the interviews with the "participants" (Cardano, 2007) above, in order to be able to make useful comparisons for understanding the topic. We found confirmed the hypothesis of a logical path that goes from the introduction of signs along the ends of the text to the internal parts (Ferreiro et al., 1996). Punctuation is didactically marginal due to the short time dedicated to it, the little space occupied by the exercises in the textbooks and because the practice of reflection at school is generally limited. We need learning moments that stimulate this reflective process and a language that facilitates the understanding of the rules that govern this system of signs, that come as much as possible inductively from the practice. We hypothesized that adopting a more appropriate lexicon to talk about "sentence" and "pause" can help us in this sense. The research should have ended with further reflection work (focus groups) with teachers and children to share, compare and reflect on the results that emerged from the research. Given the pandemic situation, the intermittent closure of schools and the exhausting uncertainty seen in the teachers initially involved in this final phase of the work, it was decided to postpone this possibility for future occasions.
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Freitas, Claudia Rodrigues de. "Corpos que não param : criança, "TDAH" e escola." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2011. http://hdl.handle.net/10183/32310.

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Abstract:
Questa ricerca analizza gli studi che identificano un numero rilevante di bambini iperattivi nell‘Istruzione infantile della Rete Comunale delle Scuole di Porto Alegre. L‘enunciato scolastico produce una diagnosi e indirizza ai medici, ma con quale intento? Che cosa cambia nell‘organizzazione pedagogica a partire dalla diagnosi o dalla perizia medica? Che cosa segnala il corpo? Che cosa preannuncia il corpo? Le domande sono state tradotte in modo da organizzare il punto centrale dello studio: Che cosa accade con il sapere e il non sapere dell'istruzione rispetto ai Corpi Che Non Si Fermano? Per dare supporto alle ricerche, sono stati sviluppati alcuni concetti fondamentali. Il concetto di normalità, sulla base del pensiero di Canguilhem e Foucault, si associa al pensiero sistemico di Gregory Bateson. Considerando la continua articolazione tra normale e anormale, si cerca la costruzione del concetto di Disturbo da Deficit di Attenzione da Iperattività – DDAI, basandosi su riferimenti storici di costruzione di questi concetti e le evidenze per cui la diagnosi relativa a tali soggetti si presenta sottoforma di epidemia nel contesto analizzato. Un‘analisi cartografica dell‘attenzione, concetto anch‘esso centrale nella tesi, mette in evidenza l‘Attenzione intesa non come condizione preesistente, ma nel suo movimento circolare di invenzione, come effetto dell‘/nell‘apprendimento. Il lavoro di ricerca è stato sviluppato in particolare su bebè e bambini piccoli che integrano la Rete Scolastica Comunale di Porto Alegre, attraverso l‘attenzione ai discorsi degli Educatori Speciali che si prendono cura di questi bambini e prestano assistenza alle scuole. A seguito dei colloqui si è formata la composizione di gruppi di argomentazione che, sottoforma di piccoli titoli, vengono chiamati Nomi-Domande: Quando i bambini si fermano? Come ci si riferisce a questi bambini? Quali parole, che gruppi di argomentazione sono utilizzati? In che modo lo stato di abbandono si manifesta nei bambini, nelle famiglie e nei professori? Tra le evidenze, una delle più importanti è quella che identifica l‘iperattività associata a una dimensione di abbandono diretta non solo al soggetto bambino, ma a tutti i personaggi implicati nella rete. L‘abbandono, inteso come una forma acuta di sofferenza di diverso ordine finisce per produrre un‘esistenza di sofferenza. Tuttavia, a partire dal punto di vista diretto al contesto, si è osservato che i bambini in stato di abbandono, quando hanno ricevuto cure e attenzione personalizzate, hanno presentato un cambiamento che si traduce in possibilità di vita in comune e apprendimento nella scuola.
Esta pesquisa analisa os discursos que identificam um número expressivo de crianças como hiperativas na Educação Infantil da Rede Municipal de Ensino de Porto Alegre. O discurso escolar produz diagnóstico e encaminha aos consultórios médicos, mas com que intenção? O que muda na organização pedagógica a partir do diagnóstico ou do laudo médico? O que denuncia o corpo? O que anuncia o corpo? As perguntas foram traduzidas de forma a organizar a questão central da pesquisa: O que acontece com o saber e o não saber da educação face aos Corpos Que Não Param? Para dar sustentação às buscas, foram desenvolvidos alguns conceitos fundamentais. O conceito de normalidade, tendo como base o pensamento de Canguilhem e Foucault, associa-se ao pensamento sistêmico de Gregory Bateson. Considerando a contínua articulação entre normal e anormal busca-se a construção do conceito de Transtorno de Déficit de Atenção com Hiperatividade – TDAH, tomando as referências históricas de construção desse conceito e as evidências de que o diagnóstico referente a tais sujeitos se apresenta na forma de epidemia no contexto investigado. Uma análise cartográfica da atenção, conceito também central na tese, dá evidência à Atenção entendida não como condição prévia, mas em seu movimento circular de invenção, como efeito da/na aprendizagem. O trabalho de investigação foi desenvolvido conferindo destaque a bebês e crianças pequenas que integram a Rede Municipal de Ensino de Porto Alegre, por meio da atenção aos discursos das Educadoras Especiais que prestam atendimento a essas crianças e assessoria às escolas. A partir das entrevistas, houve a composição de grupos de argumentação que, em forma de pequenos títulos, são chamados de Nomes-Perguntas: Quando as crianças param? Como essas crianças são referidas? Que palavras, que grupos de argumentações são usados? Como o desamparo se mostra nas crianças, famílias e professoras? Dentre as evidências, uma das mais importantes é a que identifica hiperatividade associada a uma dimensão de desamparo, dirigida não só ao sujeito criança, mas a todos os implicados nessa rede. O desamparo, entendido como uma forma aguda de sofrimento de diversas ordens acaba por produzir uma existência de sofrimento. No entanto, a partir do olhar dirigido ao contexto, foi observado que crianças em estado de desamparo, quando encontraram o cuidado e a atenção personalizada, apresentaram uma mudança que se traduz em possibilidade de convivência e aprendizagem na escola.
This research analyzes the several discourses that identify a significant number of children as hyperactive in Child Education in the Schools of the City of Porto Alegre. The school discourse results in diagnosis and refers to doctor's offices, but with what purpose? What changes in educational organization with the diagnosis or medical report? What does the body denounce? What does the body announce? These questions were translated into a way to organize the focal point of the research: What happens with knowing and not knowing in education vis-à-vis Bodies That Will Not Stop? In order to substantiate the searches, some essential concepts were developed. The concept of normalcy, based on the thinking of Canguilhem and Foucault, is associated to the systemic thinking of Gregory Bateson. Considering the continuous articulation between normal and abnormal, the construction of the concept of Attention Deficit Hyperactivity Disorder - ADHD is pursued, using the historical references to build this concept and the evidence that the diagnosis for such subjects takes the form of epidemics within the investigated context. A cartographic analysis of attention, also an essential concept in this paper, evidences understood Attention not as a condition precedent, but within its circular invention movement, as an effect of and in learning. The investigation work was conducted with focus on babies and small children of the Schools in the City of Porto Alegre, by means of attention to the discourses of Special Educators tending to these children and assisting these schools. Based on the interviews, groups of arguments were formed under small titles, called Question-Names: When do the children stop? How are these children referred? Which words, which groups of arguments are used? How does abandonment show in children, families and teachers? Among the evidences, one of the most important is the one that identifies hyperactivity associated to a dimension of abandonment, focused not only on the subject child but also on all of those affected in this network. Abandonment, understood as an acute form of suffering of several orders, ultimately produces a painful existence. However, by focusing on the context, it was observed that children in an abandonment state, when experiencing personal care and attention, showed a change that translates into the possibility of interacting and learning at school.
Esta investigación analiza los discursos que identifican un número expresivo de niños como hiperactivos en la Educación Infantil de la Red Municipal de Enseñanza de Porto Alegre. El discurso escolar produce diagnóstico y encamina a los consultorios médicos, pero, ¿con qué intención? ¿Qué cambia en la organización pedagógica a partir del diagnóstico o del laudo médico? ¿Qué denuncia el cuerpo? ¿Qué denuncia el cuerpo? Las preguntas se tradujeron para organizar la cuestión central de la investigación: ¿Qué ocurre con el saber y el no saber de la educación de cara a los Cuerpos Que No Paran? Para dar sustentación a las búsquedas, se desarrollaron algunos conceptos fundamentales. El concepto de normalidad, teniendo como base el pensamiento de Canguilhem y Foucault, se asocia al pensamiento sistémico de Gregory Bateson. Considerando la continua articulación entre normal y anormal se busca la construcción del concepto de Trastorno de Déficit de Atención con Hiperactividad – TDAH, tomando las referencias históricas de construcción de ese concepto y las evidencias de que el diagnóstico referente a tales sujetos se presenta en la forma de epidemia en el contexto investigado. Un análisis cartográfico de la atención, concepto también central en la tesis, da evidencia a la Atención entendida no como condición previa, sino en su movimiento circular de invención, como efecto del/en el aprendizaje. El trabajo de investigación fue desarrollado dándole destaque a bebés y a niños pequeños que integran la Red Municipal de Enseñanza de Porto Alegre, por medio de la atención a los discursos de las Educadoras Especiales que prestan atención a esos niños y asesoría a las escuelas. A partir de las entrevistas, hubo la composición de grupos de argumentación que, en forma de pequeños títulos, son llamados de Nombres-Preguntas: ¿Cuándo paran los niños? ¿Cómo se refieren a esos niños? ¿Qué palabras, qué grupos de argumentaciones se usan? ¿Cómo se muestra el desamparo en los niños, familias y profesoras? Entre las evidencias, una de las más importantes es la que identifica hiperactividad asociada a una dimensión de desamparo, dirigida no sólo al sujeto niño, sino a todos los implicados en esa red. El desamparo, entendido como una forma aguda de sufrimiento de diversos órdenes acaba por producir una existencia de sufrimiento. Sin embargo, a partir de la mirada dirigida al contexto, se observó que niños en estado de desamparo, cuando encontraron el cuidado y la atención personalizada, presentaron un cambio que se traduce en posibilidad de convivencia y aprendizaje en la escuela.
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SANNICANDRO, KATIA. "Disturbi Specifici dell’Apprendimento, Scuola e Tecnologie Didattiche: progettare percorsi di potenziamento per la Scuola Primaria." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/351683.

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Abstract:
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) interessano «uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale» (Consensus Conference, 2011, p. 7), sono considerati «una categoria clinica omogenea in considerazione del fatto che, nonostante le eventuali differenze neurocognitive che sottendono a ciascun disturbo, tutti producono effetti significativi e duraturi nel campo dello sviluppo scolastico e, a volte, nella vita sociale» (Stella, 2010, p. 4). La scuola occupa un ruolo fondamentale nei processi di individuazione precoce di eventuali segnali di difficoltà e nella successiva messa in atto di strategie metodologiche e didattiche da affiancare ad eventuali percorsi di riabilitazione (Berninger et al., 2013; Orsolini et al., 2005) con l’obiettivo di prevenire vissuti d’insuccesso e frustrazione nei confronti dell’ambiente scolastico, l’insorgere di problemi legati al comportamento, alle relazioni con il gruppo dei pari e ricadute negative sulla sfera emotiva e motivazionale (Vio, Tressoldi, Lo Presti, 2013). A partire dal quadro teorico di riferimento la ricerca empirica ha previsto la progettazione e la successiva sperimentazione nel contesto scolastico di percorsi di potenziamento sulla lettura strumentale mediate attività individuali, di gruppo e con l’utilizzo della piattaforma online ePRO (Centro Studi Erickson) con l’obiettivo di accrescere le abilità in situazioni di difficoltà e al tempo stesso far leva sul senso di appartenenza al gruppo classe che spesso rappresenta la cifra negativa nell’esperienza dei soggetti con DSA. Nello specifico la sperimentaziones ha riguardato due scuole primarie per un totale di 46 bambini iscritti alla classe terza di cui 26 (13 gruppo sperimentale/13 gruppo di controllo) nel primo istituto e 20 bambini nel secondo istituto (10 gruppo sperimentale/10 gruppo di controllo). La ricerca si è focalizzata, inoltre, sull’analisi dei modelli cognitivi e pedagogici dell’apprendimento con una particolare attenzione alle teorie riguardanti i processi di apprendimento in ambito scolastico (Hammill, 1990; Swanson et al., 2003) e sul ruolo dei media e delle tecnologie didattiche (Rivoltella, 2014; Limone, 2012) nei percorsi di riabilitazione e potenziamento, mediante l’analisi degli ambienti digitali e delle APP progettate per soggetti con DSA e difficoltà di apprendimento.
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FRISO, CHIARA. "LA DIDATTICA DAVANTI AL BLOG: CONTESTI SCOLASTICI TRA FORMALE ED INFORMALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/325.

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Abstract:
L'obiettivo che questa tesi persegue è quello di analizzare il binomio blog/didattica, allargando il raggio di discussione e problematizzazione alle tecnologie di rete e all'educazione nei suoi aspetti di formalità e di informalità. Lo sguardo pedagogico-didattico viene eletto come guida del processo di riflessione e la scuola viene scelta come il campo di esplorazione privilegiato. L'approccio d'indagine assunto pone la didattica di fronte al blog riservando ad essa il compito di contestualizzare la tecnologia, di comprenderne potenzialità sfruttabili per sostenere processi di apprendimento formali ed informali e di rilevarne gli aspetti di vantaggio e di problematicità emergenti per progettare impieghi efficaci ed innovativi. La ricerca è strutturata lungo due direttrici: una teorico-fondativa destinata alla riflessione intorno ad alcuni nuclei tematici di sfondo (tecnologie educative, Rete e tecnologie emergenti, educazione formale ed informale) ed alla delineazione dello stato dell'arte in merito al blog ed alle sue applicazioni nella didattica; una empirica costituita dall'indagine sul campo finalizzata ad evidenziare e descrivere tendenze d'uso dei blog nei contesti scolastici italiani.
This thesis aims at analysing the blog/education binomial, extending its discussion and problematic nature to web technologies in the field of formal and informal educational methods. The teaching-learning question is selected as a guidance in the process under consideration and school is looked upon as the privileged field for research. This study places teaching and learning methods before blog and questions this new technique by examining it deeply in the afford to understand its potentiality in the formal and informal educational process. This study aims at putting into evidence possible advantages and problems arising from the application and planning possible innovations in the educational sphere. The research is based on two guiding lines: the theoretical-basic one referring to some background core topics (educational technologies, web, emerging methods, formal and informal education) and referring to the merits related to blog with its application to teaching; the empirical one based on a survey on the field aiming at bringing out and describing trends towards the use of blog in the Italian school environment.
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Grandinetti, Rachele. "Il nuovo profilo dell'insegnante nella scuola inclusiva." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77256.

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Abstract:
Moving from the awareness that inclusion is an educational approach based on ethical principles, the work of the thesis is aimed at tracing the new outline of the teacher in a school that has assumed the configuration of inclusive community through a complex social and cultural process. After the close examination of international and national documents and also of the Italian legislation in which the rights of the individual are essential, the attention is drawn to the changed system framework that finds in the autonomy of schools important pedagogical foundations, supported by subsequent tendencies deriving from the European Union after the Lisbon Council 2000. Therefore, in a scenery reformed by specific legislative actions, the historical overview of the teacher’s outline has been traced, which is basically embodied in the relevant areas prefigured by the “Buona Scuola”. Precisely to detect the state of performance of the teacher in the inclusive school this research work has been realized, which has involved a sample of in-service teachers working in first and second cycle schools located in the centre of the city of Cosenza and in the hinterland. The data recorded represent some “bright signs” of what an inclusive school is, whose main protagonists are the pupils, co-managed by a “facilitator” teacher who is responsible and conscious of the necessity of “being present” within the educational relationship, in a community that is well-organized and aimed towards the innovation and the incessant improvement of educational processes.
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DEBE', ANNA. "MAESTRI "SPECIALI" ALLA SCUOLA DI PADRE GEMELLI. LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI PER FANCIULLI ANORMALI ALL'UNIVERSITA' CATTOLICA (1926-1978)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2994.

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Abstract:
La “Scuola per la preparazione del personale insegnante ed assistente degli anormali”, avviata da padre Agostino Gemelli nel 1926 presso l’Università Cattolica di Milano, fu uno dei primi tentativi italiani di formazione degli insegnanti dei fanciulli deficienti. La Scuola, oltre a rappresentare il percorso italiano verso l’inclusione scolastica dei fanciulli disabili, testimonia il lavoro di Gemelli nel campo dell’educazione speciale. L’attenzione al tema della disabilità da parte del frate francescano riflette l’interesse del mondo cattolico a lui contemporaneo per la formulazione di interventi guidati non solo da sentimenti caritatevoli, ma basati su solide fondamenta scientifiche. Inoltre, il lavoro evidenzia come la formazione dei docenti degli anormali sia cambiata dagli anni Venti agli anni Settanta del Secolo scorso, parallelamente al processo di progressivo abbandono delle scuole speciali in favore dell’inclusione scolastica dei disabili. La ricerca, che contribuisce a incrementare gli ancora scarsi studi italiani di storia della pedagogia speciale, è stata condotta attraverso un’approfondita indagine archivistica, con lo scopo di far luce su docenti, studenti, materiali e libri di testo della Scuola, dalle sue origini fino agli anni Settanta.
The “School for the special aids and assistants for disabled children”, opened in 1926 at the Catholic University of Milan by father Agostino Gemelli, was one of the very first in Italy to set up about disabled children teacher training. This School gives evidence of Gemelli’s work in the special education area and also represents the Italian path toward scholastic inclusion for disabled persons. The interest of Gemelli, one of the most famous psychologists in the XX Century Italian framework, towards disability reflects how the contemporary Catholic world cared about interventions for the weakest not only driven by a charity feeling but based on scientific studies. Moreover, the study highlights how teacher training has changed from the Twenties to the Seventies of the last Century, following the different way of looking at disabled children, from isolation in special schools to inclusion in common classes. The thesis contributes to improve Italian studies in the field of the history of special education, a subject that has, for the most part, to be written. The research is carried out through archival investigations with the purpose of shedding light on teachers, users, materials and textbooks of the School, since its origin until the Seventies.
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Toneatti, Laura. "Le concezioni sull'origine delle specie in bambini di scuola primaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425199.

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Abstract:
Italian school children start studying evolution and the origin of species in elementary school during their history classes. Research into this topic is important from both a theoretical and a practical point of view: from a theoretical point of view naive biology is one of the liveliest areas of research in cognitive developmental psychology, while from a practical point of view it may provide suggestions for a school syllabus. The aim of the present study was twofold: firstly to examine children's thoughts before and after studying evolution at school; secondly to design a biology syllabus for second grade children which would lead to a better understanding of this topic (evolution?) in the third year. Research carried out among secondary school and university students (see Brumby,1984; Shultman, 2006) has revealed that creationist ideas and misconceptions about evolution are both widespread. Many students, for example, echoing Lamarck's theory, claimed that evolutionary changes are brought about by an organism's need or capacity for adaptation to changes in the environment. Darwin's theory appears to be difficult to grasp, but researchers disagree over the cause. Some relate this difficulty to environmental factors such as the spreading of creationist ideas, the little knowledge of genetics, the misleading way in which evolution and adaptation are presented in text books and popular science books. Others maintain that intrinsic factors, i.e. tendencies present in the human mind like essentialism, might also be responsible. The first aim of this study was to assess whether misconceptions in this field derive from misunderstandings regarding concepts which have been taught correctly or from concepts which have been taught implicitly or explicitly (Alter & Nelson, 2002) thus affecting further learning from a very early stage (Berti, 2002; Mason, 2006). In the latter(?) case it would be not only possible but desirable to start teaching the theory of evolution or some propaedeutic concepts in the first years of school. Research carried out among children in the United States (Samarapungavan e Wiers, 1997; Evans, 2000; 2001) shows that creationism is widespread among 7 to 8 year old children, while Lamarckian conceptions start emerging in 10 to 12 year old children. It would seem, then, that misconceptions develop very early. In order to identify Italian children's conceptions of the origin of species and to analyze in what way they are influenced by formal instruction two studies have been carried out. The first one compared second graders with third graders, while the second one studied third grade children before and after being taught "life on earth before man". Children's answers in both surveys fall into four main explanatory framework: a "creationist" framework ( animals were created by God and they have always stayed the same); a naturalistic’ framework (animals are a product of nature); an "evolutionist" framework (animals started as a natural process and have changed over time to their present form); a "mixed" framework (God created animals and at least some of them have undergone changes). Results show that when evolution is taught "creationist" answers decrease while "evolutionist" and "mixed" ones increase. When children are given no explanations of the mechanisms of evolution they tend to link the changes in animals to the passing of time. The second aim of this study was to understand whether it is possible to prevent misconceptions through early and correct teaching: two syllabuses have been designed; the second grade syllabus contains fundamental concepts for an understanding of topics related to the origins of species which are taught in third grade. Results show that children can acquire specific and complex knowledge even though at different levels of abstraction.
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SCIARIADA, CATERINA. "Disabilità e trascendenza nel Myanmar buddhista. Etnografia di due scuole speciali a Yangon." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/315498.

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Abstract:
In Myanmar, gran parte dei genitori di bambini disabili sono abbandonati a loro stessi nel fronteggiare i bisogni propri dei loro piccoli e dell’intera famiglia. Tali genitori non possono fare affidamento su alcun sostegno da parte di enti governativi, dal momento che nel paese mancano sia un programma educativo speciale per i bambini disabili, sia una campagna nazionale di diagnosi prenatale. Inoltre, in un contesto dove le rappresentazioni sociali sono plasmate e influenzate da forti credenze religiose (per lo più derivate dal buddhismo theravada), nonché da pratiche rituali ad esse correlate, quali i culti degli spiriti (nats), i genitori che si trovano di fronte alla disabilità dei figli neonati sono costretti a stravolgere le proprie pratiche di vita quotidiana, così come le narrative familiari, tanto nell’intimità quanto in ambito sociale. In ragione di un presupposto karmico secondo il quale la disabilità è concepita come “destino” (la punizione da scontare per una colpa commessa in una vita precedente), oppure come una condizione sovrannaturale riconducibile alla dimensione dei taik (mondo degli spiriti), molti genitori sono fatti oggetto di stigma e si trovano costretti a rimettere in discussione le proprie relazioni familiari e sociali. La presente ricerca è basata su una dettagliata etnografia che ha avuto luogo a Yangon nel corso di più di un anno, e che include una serie di circa 50 interviste con genitori di bambini affetti da invalidità fisiche o intellettive. Su questa base, la tesi prende in esame le idee sulla disabilità dalla prospettiva dei genitori, nel loro essere influenzati da credenze personali e religiose, nonché da aspettative e costrizioni sociali. Il lavoro mette in evidenza come gli stessi genitori facciano ricorso, strategicamente e creativamente, a pratiche e discorsi che permettono loro di far fronte a differenti aspettative sociali, all’interno di un ambiente culturale in cui il corpo imperfetto è concepito come qualcosa per cui provare vergogna, qualcosa che deve essere tenuto nascosto dalla sfera pubblica. Il campo etnografico ha avuto luogo principalmente presso l’Eden Centre for Disabled Children (ECDC) e la Mary Chapman School for the Deaf Children, due scuole private specificamente rivolte a bambini disabili, i quali spesso sono impossibilitati a frequentare le scuole statali a causa della mancanza di programmi educativi speciali. Entrambi gli istituti sono organizzazioni benefiche e hanno sede a Yangon, la capitale coloniale della passata colonia britannica di Birmania, oggi Myanmar. Oltre all’osservazione partecipante e alla scrittura di note di campo, la metodologia adottata ha previsto il ricorso ad interviste semi-aperte. Il tramite di accesso più importante al campo etnografico è stata l’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania, con sede a Parma, alla quale l’autrice si è iscritta come socia prima di intraprendere il lavoro di ricerca a Yangon.
In Myanmar, most parents of disabled children are left critically unprepared while confronting their offspring’s and their own needs. These parents cannot rely on the support from any government agencies, as the country lacks a special educational program for disabled children, as well as a national prenatal screening program. Moreover, in a context where social representations are shaped and influenced by strong religious beliefs (mostly derived from Theravada Buddhism), and by correlated ritual practices such as spirit cults (nats), parents discovering the disability of their newborn children are forced to drastically reconfigure their daily life practices, along with their intimate and social family narratives. As a result of a karmic assumption according to which disability is conceived as “fate” (a punishment for a guilt committed in a past life), or as a preternatural condition related to the taik dimension (world of the spirits), many parents are stigmatized and forced to rehash their family and social relationships. The research is based on an extensive over-one-year-long ethnography in Yangon, which included a series of around 50 interviews with parents of children affected by physical or intellectual impairments. As as result, the thesis examines the parents’ perspectives on disability, as they are influenced by their personal and religious beliefs, and by social expectations and constraints. The dissertation highlights how parents strategically adopt creative practices and discourses in order to cope with different social expectations, within a cultural environment where the defective body is conceived as something to be ashamed of, something that has to be hidden from the public sphere. The ethnographic fieldwork took place mainly at the Eden Centre for Disabled Children (ECDC), and the Mary Chapman School for the Deaf Children, two private schools specifically dedicated to disabled children, who are often unable to attend government schools because of the lack of special educational programs. Both institutions are charities and are located in Yangon, the colonial capital city of former British-ruled colony of Burma, now Myanmar. Besides participant observation and fieldnotes taking, the methodology included open-ended interviews. The single most important gatekeeper for the author to gain access to the fieldwork was an Italian association named Italy-Burma Friendship Association (Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania), based in the Northern Italian city of Parma, which the author became a member prior to starting the ethnographic fieldwork in Yangon.
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Mirca, Montanari. "L’inclusione degli alunni con ‘bisogni educativi speciali’ «BES» nella scuola primaria: un percorso di ricerca nel contesto nazionale." Doctoral thesis, Urbino, 2019. http://hdl.handle.net/11576/2665492.

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COTZA, VALERIA. "Il paradosso dell'inclusione. Uno studio di caso nel campo delle scuole popolari e della seconda opportunità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404415.

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Abstract:
La ricerca si inserisce nel framework teorico della Social Justice Education di declinazione più critica e radicale e si apre con un’analisi della letteratura sul fenomeno della dispersione scolastica e su quello delle scuole popolari e della seconda opportunità, considerate in virtù delle loro caratteristiche un baluardo nella lotta contro il disagio giovanile, l’emarginazione sociale e il rischio educativo. La parte empirica è dedicata a una ricerca di natura qualitativa imperniata su un intervento di contrasto alla dispersione scolastica nel campo delle scuole popolari e della seconda opportunità: nell’a.s. 2020/2021 è stato infatti portato avanti uno studio di caso avente per oggetto la Scuola Popolare “Antonia Vita” di Monza, una scuola che offre ai giovani d’età compresa tra i 13 e i 16 anni in condizione di svantaggio o rischio educativo un percorso educativo e didattico alternativo rispetto a quello del sistema-scuola tradizionale. Il principale obiettivo dello studio è quello di penetrare il modello pedagogico della Scuola Popolare, avviando una prima riflessione sul concetto stesso di “dispersione” e inoltre sul modello pedagogico del sistema d’istruzione nel suo complesso. A tal fine, lo studio di caso ha previsto due fasi distinte ma complementari: una prima fase prettamente conoscitiva, volta a esplorare le rappresentazioni e le percezioni di una pluralità di soggetti e stakeholder intorno ad alcune dimensioni della scuola e del lavoro educativo e didattico, facendo ricorso alla metodologia di ricerca e analisi della Grounded Theory costruttivista; e una seconda fase di Ricerca-Azione, volta a indagare le strategie di mediazione didattica che si attivano tra adulto esperto e studenti e nell’interazione tra pari. Nel primo caso sono state condotte 20 osservazioni partecipanti e 40 interviste non direttive e semi-strutturate; nel secondo caso è stato realizzato un Laboratorio di Robotica Educativa con gli studenti, che ha utilizzato come mediatore didattico Coderbot. I risultati arrivano innanzitutto a delineare il modello della Scuola Popolare, caratterizzato da un forte presidio educativo, da maggiore flessibilità, dinamicità e sostegno rispetto alla scuola tradizionale, dall’individualizzazione dei percorsi di apprendimento degli studenti e dal basso rapporto numerico che sussiste tra educatore/insegnante e alunni, che permette di seguire da vicino il singolo studente senza “lasciarlo perdere”. La Scuola presenta quindi molteplici diversità strutturali rispetto al sistema scolastico tradizionale, prima fra tutte la centralità accordata alla figura dell’educatore, che svolge un ruolo portante su più livelli. I risultati invitano allora a una riflessione sulle fragilità del sistema pubblico d’istruzione, da cui emergono specialmente alcuni bisogni formativi, in particolare per quanto riguarda la sfera socio-educativa. Inoltre, vengono discusse le strategie di mediazione didattica messe in pratica durante la fase di peer tutoring del Laboratorio e viene avanzata un’ipotesi circa l’efficacia di questa metodologia in contesti di forte deprivazione socio-linguistica. In linea con quanto esposto nella parte teorica e nelle domande di ricerca, i risultati delineano una prima decostruzione e ri-semantizzazione del concetto di “dispersione” alla luce di quello di “funzionamento”, proprio del modello bio-psico-sociale. La Scuola si configura inoltre quale esempio paradossale di inclusione: emerge infatti l’idea che per perseguire l’obiettivo di una maggiore equità e giustizia in ambito scolastico ci sia talvolta bisogno di prospettare percorsi alternativi e altamente individualizzati, che contrastino con un percorso canonico al quale sono legati vissuti di esclusione e difficoltà.
The research is part of the most critical and radical interpretation of the theoretical framework of Social Justice Education and starts with an analysis of the literature on the phenomenon of school drop-out and on that of the popular and second-chance schools, considered by virtue of their characteristics a bulwark in the fight against youth discomfort, social marginalisation and educational risk. The empirical part is dedicated to qualitative research centred on an intervention to combat school drop-out in the field of popular and second-chance schools: a case study was carried out in the school year 2020/2021 on the “Antonia Vita” Popular School in Monza, a school that offers young people aged between 13 and 16 in conditions of disadvantage or educational risk an alternative educational and didactic pathway to that of the traditional school system. The main objective of the study is to analyse the pedagogical model of the Popular School, initiating a first reflection on the concept of “drop-out” and also on the pedagogical model of the education system as a whole. To this end, the case study envisaged two distinct but complementary phases: a first, purely cognitive phase, aimed at exploring the representations and perceptions of a plurality of subjects and stakeholders regarding certain dimensions of the school and of educational and didactic work, resorting to the research and analytical methodology of the constructivist Grounded Theory; and a second phase of Research-Action, aimed at investigating the didactic mediation strategies that are activated between expert adults and students and in peer interaction. In the first case, 20 participant observations and 40 non-directive and semi-structured interviews were conducted; in the second case, an Educational Robotics Laboratory was carried out with the students, using Coderbot as a didactic mediator. First of all, the results show that the Popular School model is characterised by strong educational supervision, greater flexibility, dynamism and support than the traditional school, the individualisation of the students’ learning paths and the low numerical ratio between educator/teacher and pupils. This makes it possible to follow the individual student closely without “letting him or her get lost”. The school thus presents many structural differences with respect to the traditional school system, especially regarding the prominent position of the educator, who plays a supporting role on several levels. The results then invite reflection on the fragilities of the public education system, from which training needs emerge, particularly in the socio-educational sphere. Furthermore, the didactic mediation strategies put into practice during the peer tutoring phase of the Laboratory are discussed and a hypothesis is put forward regarding the effectiveness of this methodology in contexts of strong socio-linguistic deprivation. In line with the theoretical part and the research questions, the results outline an initial deconstruction and re-semantisation of the concept of “drop-out” in the light of that of “functioning”, proper to the bio-psycho-social model. The school is also configured as a paradoxical example of inclusion: in fact, the idea emerges that in order to pursue the objective of greater equity and justice in the school environment, there is sometimes a need to envisage alternative and highly individualised paths, which contrast with a canonical path to which experiences of exclusion and difficulty are linked.
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Hammond, Joseph. "Art, devotion and patronage at Santa Maria dei Carmini, Venice : with special reference to the 16th-Century altarpieces." Thesis, University of St Andrews, 2011. http://hdl.handle.net/10023/3047.

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Abstract:
This study is an art history of Santa Maria dei Carmini, Venice, from its foundation in c. 1286 to the present day, with a special focus on the late Renaissance period (c. 1500-1560). It explores a relatively overlooked corner of Renaissance Venice and provides an opportunity to study the Carmelite Order's relationship to art. It seeks to answer outstanding questions of attribution, dating, patronage, architectural arrangements and locations of works of art in the church. Additionally it has attempted to have a diverse approach to problems of interpretation and has examined the visual imagery's relationship to the Carmelite liturgy, religious function and later interpretations of art works. Santa Maria dei Carmini was amongst the largest basilicas in Venice when it was completed and the Carmelites were a major international order with a strong literary tradition. Their church in Venice contained a wealth of art works produced by one of the most restlessly inventive generations in the Western European tradition. Chapter 1 outlines a history of the Carmelites, their hagiography and devotions, which inform much of the discussion in later chapters. The second Chapter discusses the early history of the Carmelite church in Venice, establishing when it was founded, and examining the decorative aspects before 1500. It demonstrates how the tramezzo and choir-stalls compartmentalised the nave and how these different spaces within the church were used. Chapter 3 studies two commissions for the decoration of the tramezzo, that span the central period of this thesis, c. 1500-1560. There it is shown that subjects relevant to the Carmelite Order, and the expected public on different sides of the tramezzo were chosen and reinterpreted over time as devotions changed. Cima da Conegliano's Adoration of the Shepherds (c. 1511) is discussed in Chapter 4, where the dedication of the altar is definitively proven and the respective liturgy is expanded upon. The tradition of votive images is shown to have influenced Cima's representation of the donor. In Chapter 5 Cima's altarpiece for the Scuola di Sant'Alberto's altar is shown to have been replaced because of the increasing ambiguity over the identification of the titulus after the introduction of new Carmelite saints at the beginning of the century. Its compositional relationship to the vesperbild tradition is also examined and shown to assist the faithful in important aspects of religious faith. The sixth chapter examines the composition of Lorenzo Lotto's St Nicholas in Glory (1527-29) and how it dramatises the relationship between the devoted, the interceding saints and heaven. It further hypothesises that the inclusion of St Lucy is a corroboration of the roles performed by St Nicholas and related to the confraternity's annual celebrations in December. The authorship, date and iconography of Tintoretto's Presentation of Christ (c. 1545) is analysed in Chapter 7, which also demonstrates how the altarpiece responds to the particular liturgical circumstances on the feast of Candlemas. The final chapter discusses the church as a whole, providing the first narrative of the movement of altars and development of the decorative schemes. The Conclusion highlights the important themes that have developed from this study and provides a verdict on the role of ‘Carmelite art' in the Venice Carmini.
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Strauss, Marceen A. "Unit on integrated sport/recreation activities for physically challenged persons entry level skin and pre-scuba diving training." CSUSB ScholarWorks, 1986. https://scholarworks.lib.csusb.edu/etd-project/276.

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Giancane, Francesco. "Testi lirico-monostrofici di tradizione orale cantata dalla «Raccolta Barbi»." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2015. http://hdl.handle.net/11384/86102.

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MARRAS, ALESSANDRA. "L'efficacia della facilitazione: la comprensione di testi narrativi in alunni sordi e udenti di scuola primaria." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1224920.

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Abstract:
Nel contesto scolastico l’alunno sordo sperimenta una condizione di svantaggio, rispetto ai coetanei udenti, in quanto deve raggiungere gli stessi obiettivi di apprendimento partendo da difficoltà nelle competenze linguistiche e conoscenze enciclopediche spesso lacunose, che insieme incidono sulle sue abilità di comprensione del testo. Adattare i materiali didattici vuol dire far sì che raggiunga gli apprendimenti nelle materie scolastiche nonostante le difficoltà linguistiche, tuttavia la ricerca scientifica applicata ha rivolto ancora pochissima attenzione a questo tema, a livello internazionale. La tesi di dottorato è divisa in due parti, nella Parte Prima sono esposte le basi teoriche di riferimento, le attuali conoscenze sulla comprensione del testo scritto, sulla text complexity e sono discusse tali tematiche analizzando la bibliografia esistente in riferimento alla sordità. La Parte Seconda descrive la ricerca sperimentale svolta: un disegno sperimentale misto che ha coinvolto bambini sordi e udenti di III, IV e V classe di scuola primaria. È stata indagata l’efficacia nel supportare la comprensione di testi narrativi di un metodo chiamato facilitazione, che consiste nell’allegare al testo originale una serie di aiuti (sinonimi, immagini e schemi). Le due variabili indipendenti erano lo status uditivo e il formato del testo. La prima era la variabile tra i soggetti: un gruppo di 24 bambini udenti ed uno di 12 bambini sordi. La variabile per prove ripetute era il formato del testo: senza aiuti (condizione di controllo), facilitato cartaceo e facilitato multimediale. Le somministrazioni sono avvenute in forma individuale, ogni bambino ha letto e risposto alle domande di comprensione di tre testi narrativi, resi confrontabili per leggibilità e comprensibilità, ognuno presentato in uno dei tre formati sperimentali. La variabile dipendente era la comprensione del testo scritto, misurata attraverso due tipi di dato: uno quantitativo, il punteggio ottenuto in questionari di comprensione a risposta multipla, ed uno qualitativo, un’intervista svolta dall’autrice subito dopo la compilazione del questionario di comprensione. Sono stati raccolti anche altri dati attraverso diversi strumenti: Prove MT di Cornoldi e Colpo (1998) questionari e interviste, Matrici Progressive Colorate di Raven (1984), Test di giudizi di grammaticalità tratto dalla BVL_4-12 (Marini, Marotta, Bulgheroni & Fabbro, 2015), e un questionario anamnestico parent-report. I risultati della sperimentazione hanno indicato come la facilitazione sia stata efficace nel supportare la comprensione del testo sia in bambini sordi che udenti, a patto che nel formato senza aiuti avessero ottenuto un punteggio al di sotto dell’otto ed è stata rilevata una differenza tra i bambini sordi e udenti nell’efficacia del formato multimediale (efficace solo per i bambini udenti) rispetto a quello facilitato cartaceo (efficace per entrambi i gruppi). Attraverso l’analisi delle interviste è stato possibile inoltre raccogliere informazioni sui processi che avevano messo in atto i bambini nel comprendere i testi narrativi e nel compilare i questionari di comprensione. È stata descritta inoltre la procedura di ricodifica elaborata nel corso della ricerca per avere una maggiore validità di costrutto dei punteggi di comprensione, che sono stati ricodificati sulla base delle informazioni emerse durante l’intervista. Lo studio sperimentale dei differenti formati ha messo in evidenza la loro applicabilità con bambini sordi e udenti, ha inoltre raccolto una serie di informazioni sui processi cognitivi riferiti dai bambini nello svolgimento del compito di comprensione della storia e di compilazione del questionario, offrendo numerosi spunti per la pratica didattica e per future ricerche. Inoltre la procedura di ricodifica sviluppata si prospetta essere uno strumento utile in fase di progettazione di nuovi questionari per limitare o tenere sotto controllo le possibili distorsioni di misura.
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