Academic literature on the topic 'Secolarizzazione'

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Journal articles on the topic "Secolarizzazione"

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BROOKE, JOHN HEDLEY. "SCIENCE AND THE SECULARISATION OF KNOWLEDGE: PERSPECTIVES ON SOME EIGHTEENTH CENTURY TRANSFORMATIONS." Nuncius 4, no. 1 (1989): 43–65. http://dx.doi.org/10.1163/182539189x00022.

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Abstract:
Abstract<title> RIASSUNTO </title>Il presente articolo intende mettere in luce la complessità dei legami tra l'innovazione scientifica ed il progresso sociale abitualmente indicato dal termine « secolarizzazione ». Vengono delineati i contrasti tra Boyle e Priestley, tra Newton e Laplace, tra Burnet e Hutton, tra Ray e Lamarck, allo scopo di illustrare le trasformazioni concettuali compiute durante l'illuminismo. Ogni trasformazione rappresenta ciò che potremmo chiamare una secolarizzazione della conoscenza. L'autore sostiene, comunque, che va stabilita una distinzione critica tra la secolarizzazione interna alla scienza e la scienza come agente della secolarizzazione. L'importanza di tale distinzione è manifesta se si sottolineano le seguenti considerazioni: 1) non vi è polarità semplice tra sacro e « secolare », profano, nelle reazioni all'innovazione scientifica; 2) diversi significati religiosi possono venire attribuiti alla nuova scienza; 3) le scienze molto spesso non fanno altro che mettere in luce conflitti metafisici preesistenti; 4) in quanto risorsa nelle polemiche teologiche, le scienze possono addirittura riflettere, piuttosto che causare, attitudini profane. Riferendosi a studi recenti di Funkenstein, Buckley e Brockliss, l'argomentazione si conclude con il commento di fatti profondamente ironici rilevabili nei legami storici tra scienza illuministica e religione.
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Brague, Rémi. "La secolarizzazione č moderna?" SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, no. 2 (July 2009): 43–51. http://dx.doi.org/10.3280/sp2009-002004.

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Abstract:
- The paper is focused on the connections between secularization and modernity, and calls into question an almost unanimously accepted and largely undisputed thesis, according to which it would be possible to explain one term (secularization) through the other (modernity). Drawing from medieval history and philosophy, the author challenges the validity of such a connection between secularization and modernity. While the term "secularization" is a modern coinage and has unfolded its effects only in the modern era, the circumstances that made the process of secularization possible took shape in the Middle Ages. The epicentre of the modern earthquake is located in the Middle Ages. More precisely, the author underscores the secularizing role of the Medieval Church and proves the counter-intuitive thesis that the defence of secularization was not promoted by the Empire, nor was the defence of the sacred championed by the Church. Things went exactly the other way around.Keywords: secularization, saeculum, catholic church, state, middle ages
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Addario, Nicolò. "Valori, mutamento sociale e secolarizzazione." Quaderni di Sociologia, no. 73 (September 1, 2017): 107–35. http://dx.doi.org/10.4000/qds.1665.

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D'Agostino, Francesco. "La Religione tra Diritto e Secolarizzazione." Persona y Derecho, no. 77 (December 11, 2017): 11–26. http://dx.doi.org/10.15581/011.77.11-26.

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Colin, Pierre, Alfonso Botti, and Rocco Cerrato. "Il Modernismo tra Christianita e Secolarizzazione." Vingtième Siècle. Revue d'histoire, no. 74 (April 2002): 184. http://dx.doi.org/10.2307/3771827.

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Cucci, Giovanni. "RELIGIONE E SECOLARIZZAZIONE. DUE REALTÀ ANTITETICHE?" Síntese: Revista de Filosofia 47, no. 149 (December 20, 2020): 535. http://dx.doi.org/10.20911/21769389v47n149p535/2020.

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Abstract:
La secolarizzazione in Europa nasce da lontano. Nell’articolo se ne mostrano le radici filosofiche e teologiche, legate alla rigorizzazione della problematica di Dio e alla pensabilità della sua presenza nel mondo. La crisi della scolastica, accentuata dal sorgere della scienza moderna, porta all’esclusione della problematica teologica dalle università, dal vivere civile (a motivo della guerre di religione e dell’inquisizione, cattolica e protestante) e dalla riflessione filosofica (Kant). La problematica religiosa ritrova interesse in sede culturale a partire dagli anni ’70 del ‘900, in sociologia (Berger, Casanova), in filosofia (Wittgenstein, Plantinga), in psicologia (Bruner, Gardner). Ciò che accomuna queste prospettive è la pluralità di approcci possibili al mondo e alla vita, nessuna delle quali ha la pretesa di ritenersi di dominio esclusivo. Il ripensamento del rapporto tra religione e secolarizzazione è sempre più ricorrente anche in sede socio/politica, con l’esplodere dei problemi legati al pluralismo religioso, alle migrazioni e alla crisi di senso, che pongono problemi enormi in ordine alla sopravvivenza stessa delle società occidentali.
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Lombardi Vallauri, Luigi. "Il moderno: secolarizzazione o nuovo inizio?" SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (April 2017): 182–94. http://dx.doi.org/10.3280/sd2017-001011.

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Tschannen, Olivier. "Luca Diotallevi, Il rompicapo della secolarizzazione italiana: caso italiano, teorie americane e revisione del paradigma della secolarizzazione." Archives de sciences sociales des religions, no. 120 (October 1, 2002): 63–126. http://dx.doi.org/10.4000/assr.569.

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Mangiameli, Stelio. "Secolarizzazione e fattore religioso: una nuova convivenza." Persona y Derecho, no. 77 (December 11, 2017): 71–92. http://dx.doi.org/10.15581/011.77.71-92.

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Allodi, Leonardo. "Secolarizzazione ed "Exclusive humanism" in Charles Taylor." SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, no. 2 (July 2009): 53–70. http://dx.doi.org/10.3280/sp2009-002005.

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Abstract:
- The aim of this essay is to examine the theory of secularisation process developed by Charles Taylor in his work, "A Secular Age". With this work an ambitious project is pursued: to offer a new point of view by which to construct a different image of secularisation. Taylor wants to understand the new socio-cultural conditions in which the moral and spiritual search of believers and non-believers develops. The process of modernisation of Western societies, in fact, has not only produced conceptions that are hostile to religion (jacobinism, marxism, anarchism) and conditions which have often made many of the old religious practices impossible, but have also led to creative adaptations of religious experience to the changed sociological conditions. The history of secularisation therefore demonstrates the "improbability" that autonomous religious aspiration has disappeared. Even in the framework of a secular society, religion represents an "anthropological universal". Taylor's theory of secularisation presents a notable affinity with all those theories which refute any form of sociological or biological reductionism, assuming the original nature of the religious phenomenon.Keywords: exclusive humanism, secularization, neutralization, religion, modernity
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Dissertations / Theses on the topic "Secolarizzazione"

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Sutto, Ilenia <1991&gt. "Governo PJD: reislamizzazione della società o secolarizzazione dell’islam politico?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10176.

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Abstract:
Questa ricerca indaga le politiche messe in atto dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD) in Marocco dall’anno 2011 al giorno d’oggi, attraverso l’analisi del discorso politico del partito, dei suoi programmi elettorali e delle misure da esso adottate una volta a capo della coalizione di maggioranza al governo. L’analisi partirà dal contesto socio-economico in cui si sono svolte le elezioni del 2011 e cercherà di mettere in luce l’equilibrio di potere tra il PJD, la monarchia, e gli altri partiti presenti in parlamento. Verranno illustrate le tappe principali delle due legislature (2011-2016 e 2016- ad oggi) presiedute dal segretario generale di partito Abldelillah Benkirane, e specificatamente: la composizione, le crisi ed i rimpasti di governo. Lo studio intende infine problematizzare il linguaggio e l’operato del PJD, tenendo presente sia della matrice islamista delle sua ideologia, sia del suo percorso verso la normalizzazione all’interno delle dinamiche politiche istituzionali. La ricerca si conclude con una riflessione sulla misura e sulle le modalità in cui le politiche del partito possano influenzare la società marocchina e, al contrario, sulla trasformazione dell’immagine e della narrativa del partito in relazione all’evoluzione dell’arena politica e civile del paese.
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CAMPOCCIA, GIUSEPPE. "SU NIETZSCHE E BLOCH: NICHILISMO E AUTOCONTRADDITTORIETÀ DELLA SECOLARIZZAZIONE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171075.

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Abstract:
This study starts from the hypothesis that self-contraddiction constitutes the bond of conjunction between nihilism and secularization. The circle of self-contraddiction constitutes here the central thread for the interpretation of the question of nihilism in Nietzsche and the question of the secularization of the religion as an important part of the thinking of Nietzsche and Bloch. From this point of view Bloch's considerations about the secularization allow an analysis of the topic of the nihilism in his work: the secularization of the west-religion shows her link with the main thesis of nihilism and can be interpreted as her development. Therefore an important part of the thinking of Bloch can be read from the perspective of the renewal of the Nietzschean thesis of the self-contraddiction (self-disintegration) of Christianity in Atheismus im Christentum, that is as a philosophical development of the principle of the secularization of west-religion in conjuction with the self-contraddictory logic of the accomplished nihilism.
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GUBERT, GIACOMO. "DOPPIA SECOLARIZZAZIONE: LA SITUAZIONE RELIGIOSA DELLA ROMANIA POST COMUNISTA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12177.

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Molteni, Marco. "Secolarizzazione del concetto di sovranità, interpretazioni italiane del politico in Carl Schmitt /." Zürich : Zentralstelle der Studentenschaft, 1989. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb35453599s.

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Cavaliere, Anna. "Il paradigma della secolarizzazione a partire dalla produzione teorica di Ernst-Wolfgang Böckenförde." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/180.

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Abstract:
2009 - 2010
Il lavoro dei concetti - Occuparsi del tema della secolarizzazione significa tentare l’analisi di un concetto filosofico. I concetti, come avverte la Begriffsgeschichte, sono vocaboli dal destino particolare: nascono in determinati contesti storici, ne subiscono le vicende, vengono usati, strumentalizzati, abusati, e, qualche volta, smarriscono il loro significato originale, “rimangono senza padrone” (1), per dirla con le parole di Lübbe. Nella teoresi filosofica, i concetti sono utili per restituire un’immagine della realtà, ma questa immagine è continuamente condizionata da chi il concetto lo utilizza . Quello che Hegel chiama «il lavoro del concetto» (2) è precipuamente l’impegno continuo del filosofo di adeguare i concetti in funzione della realtà che muta, e del quadro di riferimento costruito dalla prassi filosofica: è la realizzazione di un moto dialettico che si situa nell’interazione tra la teoria e la prassi. I concetti dovrebbero essere, quindi, nella ricerca filosofica, il simbolo di un modo di approcciarsi alle cose scientifico, distaccato, devoto unicamente all’acquisizione della conoscenza. La filosofia però (3), non è sempre aliena da condizionamenti ideologici, politici, personali. Nel gioco dialettico tra teoria e prassi in cui si trova il concetto può accadere che la prassi prevalga, e la filosofia diventi “politica delle idee” (4): non solo nel modo più brutale, cioè quando essa è asservita ad un potere piuttosto che ad un’altro, e il filosofo dimentica i doveri che Max Weber attribuisce all’ “intellettuale di professione”, ma anche in maniera più soft, ma non per questo priva di conseguenze, quando una posizione filosofica smetta di essere una posizione scientifica, per diventare un ideale, una fede. In questo caso la ricerca filosofica diviene mero terreno di battaglia politica e i concetti diventano le “parole d’ordine” (5) dei vari schieramenti. Il concetto di secolarizzazione è complesso perché ha vissuto tutte queste vicende: ha lavorato come concetto, muovendosi nelle pieghe dialettiche dello sviluppo storico, ed è stato talvolta travolto dalle vicende della storia, rimanendovi ingabbiato. ‘Secolarizzazione’ come metafora - Il termine secolarizzazione, originariamente, veniva utilizzato nel linguaggio giuridico per indicare la sottrazione di un bene, una proprietà, o addirittura un soggetto al controllo ecclesiastico. Le fonti documentano l’utilizzo di questo termine, per la prima volta, dal legato francese Longueville, durante le trattative della pace di Westfalia, per indicare la liquidazione dei beni ecclesiastici. In un’accezione non dissimile, lo ritroviamo nel Codex Juris Canonici, per indicare il ritorno di un soggetto appartenente alla comunità monastica, allo stato di laico (6). Il termine quindi non aveva, originariamente, alcuna connotazione negativa, descriveva anzi situazioni spesso poste in essere volontariamente dalla Chiesa: la secolarizzazione di taluni beni ecclesiastici permise, ad esempio, la fondazione delle Università (7). Soltanto dopo la deputazione imperiale del 1803, e l’ingente appropriazione dei beni della Chiesa da parte di Napoleone, la parola “secolarizzazione” divenne sinonimo, negli ambienti ecclesiastici, di usurpazione, illegittima emancipazione dal controllo della Chiesa. Nella Kulturkampf della seconda metà del XIX secolo quella usurpazione spaccò gli intellettuali in due grossi partiti: coloro che la biasimavano, appoggiando le vittime di quella colossare rapina, e coloro che, pur non elogiando le gesta delle truppe napoleoniche, consideravano la secolarizzazione giustificata alla luce di un più alto destino di progresso poltico - costituzionale (8). Ci volle più di un secolo per ridurre la distanza tra queste due opposte posizioni e condurre i detrattori della secolarizzazione a ritenere che, tutto sommato, quella vicenda storica poteva aver giovato alla Chiesa Cattolica, regalandole la possibilità di concentrarsi su vicende più propriamente spirituali, e i liberali, i quali riconobbero che la secolarizzazione, oltre ad avere dei grossi meriti, era stata altresì la causa della distruzione di grosse opere culturali. La storia del termine secolarizzazione, nel suo significato più propriamente tecnico giuridico, può sommariamente riassumersi in questo modo. Il senso filosofico giuridico del termine, si avvicina soltanto lontanamente a questo remoto significato, ed in maniera metaforica, come afferma Marramao. In questo lavoro, sarà nostro intento quello di occuparci delle secolarizzazione, intesa come categoria filosofico- giuridica. Il punto di partenza della nostra riflessione è rappresentato dai testi del filosofo e giurista tedesco Ernst Wolfgang Böckenförde, il quale, con i suoi scritti, ha fornito un contribuito notevole al dibattito sul tema ed ha consentito di inquadrare il fenomeno della secolarizzazione nel panorama che gli è proprio: lo Stato Moderno. Poiché, come si evince dalla produzione teorica del giurista tedesco, parlare della secolarizzazione vuol dire parlare della modernità, del suo peculiare orizzonte di senso, delle sue contraddizioni. Ciò non costituisce un rifugio sicuro per la riflessione teorica, poiché la nozione stessa di modernità è complessa. Cosa è il moderno? È difficile fornire una definizione senza cadere nella trappola della auto rappresentazione del moderno. Se non ci si vuole accontentare di una definizione meramente in negativo – non è moderno il medioevo, non è moderna l’età greco-romana, non è moderno, come taluni sostengono, l’attuale realtà geopolitica (9) - è opportuno soffermarsi sul dato per cui gli ordinamenti giuridici moderni sono caratterizzati dal tentativo di costruire un ordine umano, postsostanziale, oltre la trascendenza. Nel primo Capitolo di questo lavoro, analizzeremo il motivo per cui, per Böckenförde, la modernità non ‘irrompe’ nel Cristianesimo, ma quest’ultimo la influenza sin dai primordi, sin dalla lotta per le Investiture. Böckenförde, come Joseph Strayer - autore assai diverso per impianto teorico – mette in evidenza come, tra gli altri, sia stata proprio la Chiesa, col suo lavoro di istituzionalizzazione del potere, ad anticipare le strutture dello Stato moderno (10). La centralizzazione del potere, e la conseguente burocratizzazione delle strutture amministrative, l’idea di un diritto limitato e razionale, sono tutti concetti ereditati dall’ambito ecclesiastico. Gli stessi valori della religione cristiana rappresentano una componente essenziale dell’odierno Stato liberaldemocratico, il quale si fonda essenzialmente su due principi: La libertà e l’uguaglianza (11). Il Leviatano di Thomas Hobbes è l’emblema di tali ordinamenti: una costruzione artificiale, razionale, secolarizzata, che nasce quando «gli uomini di una moltitudine concordano e stipulano – ciascuno singolarmente con ciascun altro - che qualunque sia l’uomo o l’assemblea di uomini a cui verrà dato dalla maggioranza il diritto di incarnare la persona di tutti loro ( cioè a dire di essere il loro rappresentante) , ognuno – che abbia votato a favore o che lo abbia votato contro – autorizzerà tutte le azioni e i giudizi di quell’uomo o di quell’assemblea di uomini alla stessa maniera che se fossero propri, affinchè possano vivere in pace tra di loro ed essere protetti contro gli altri uomini» (12). L’ordine moderno si presenta come giuridificato, funzionante meccanicamente, e sussistente in virtù di regole costitutive e performative: come sottolinea Norberto Bobbio, è il governo della legge e non il governo degli uomini, o, per usare le parole di Carl Schmitt, « il positivo diviene l’ultimo fondamento di validità» (13). Come vedremo nel corso del secondo Capitolo, il modello del ‘patto’ rappresenta la narrazione rassicurante della giustificazione del potere moderno: l’adesione del singolo individuo, il quale abbandona lo stato di natura per aderire al patto e sottomettersi al potere politico è avvertita già in Hobbes come esigenza della ragione che si genera dalla conflittualità naturale (14). Quella stessa conflittualità ‘geneticamente’ umana, che rende lo stato di natura un bellum omnium contra omnes, rivela una carica irresistibile di produttività politica, un’intrinseca ‘vocazione razionale’ a condurre gli individui verso l’adesione al patto sociale. L’antropologia terribilmente realista, ma al contempo speranzosa di Hobbes - perché confida nella ragione, nella possibilità di un auto-trascendimento della natura in artificio - in tal modo si rileva la più efficace teorizzazione del potere politico moderno ,per la sua radicalità, ma anche la più problematica: lo mette in evidenza chiaramente Carl Schmitt, il quale sottolinea che «nel ragionamento hobbesiano, altrimenti così sicuro, è insita un’indecisione proprio nel punto giuridicamente decisivo, e cioè nella giustificazione giuridica dello Stato a partire da un patto stipulato tra individui» (15). Al contempo, la convinzione hobbesiana della possibilità di una sintesi tra le istanze dei consociati che non solo aderiscono al patto sociale ma generano l’unità politica va ben al di là del nesso protezione – obbedienza. Essa implica la convinzione che il patto fondi l’ unità politica, e che il sovrano non si limiti a difendere i consociati, ma li ‘rappresenti’ , laddove la rappresentanza assume un valore metalegale, ‘esistenziale’ (16), generando il corpo sociale, trasformando un gruppo di individui in un popolo. Il potere politico moderno si ritrova allora continuamente a fare i conti con la sua origine spuria, problematica, di conflitto e con la perenne ricerca dell’adeguatezza nel ‘rappresentare’ il corpo sociale. Le due difficoltà sono facce della stessa medaglia, evidenziano come il destino del moderno sia tentare di esorcizzare, giuridificandolo, il ‘politico’ con la politica, per parafrasare la formula di Carl Schmitt. Nel far questo, esso non si occupa di ‘ cose politiche’ per natura: rientra in questa sfera tutto ciò che evidenzia un elevato grado di intensità di associazione e dissociazione, tutto ciò per cui un individuo può riconoscere un amico e un nemico (17). È politico ciò che è suscettibile di creare conflitto, muta nel tempo, e il potere moderno deve districarsi in questo equilibrio instabile di neutralizzazione e ripoliticizzazione del conflitto: in questa attività complessa la posta in gioco è la capacità di ’rappresentare’. Come sottolinea Severino (18) è un destino di angoscia, quindi, perché non lascia altra strada che quella di confidare nella ‘tecnica’ politica, giammai nelle questioni di ‘veritas’. Come vedremo nel corso del terzo capitolo, attraverso il confronto del pensiero di Böckenförde con quanto affermato da Habermas e Taylor, negli ultimi anni, nello Stato liberale e democratico, questa precarietà congenita del moderno assume toni più marcati: la dialettica parlamentare evidenzia le istanze diverse provenienti dal corpo sociale, ed il parlamento appare al contempo un centro di mediazioni di interessi precario ed inadeguato. Lo Stato liberaldemocratico che, secondo l’espressione di Habermas, rappresenta la forma più compiuta di Stato Moderno (19), svela, accentuandole, tutte le contraddizioni della modernità, al punto di apparire continuamente ad un punto di non ritorno: Carl Schmitt, commenta l’avvento del liberalismo politico in questo modo: «Il Leviatano come «magnus homo», come sovrana personificazione dello Stato in forma divina, è stato distrutto dall’interno nel XVIII secolo». La produzione teorica di Böckenförde fornisce un quadro di lettura molto esauriente delle complessità della costruzione statale moderna. il giurista tedesco è, come sottolinea Preterossi, è «un costituzionalista che, nel solco della tradizione tedesca, è anche un teorico della politica,un filosofo del diritto, uno storico della cultura giuridica e delle istituzioni giuridiche» (20). Questa sua poliedricità gli permette di fornire una lettura della modernità da diverse angolazioni. Sin dai suoi primi scritti, egli compie un raffinato lavoro di ricostruzione storica e di recupero dei concetti, attraverso le letture dei testi di autori ‘classici’ della modernità: Hobbes, Hegel, Schmitt e Lorenz Von Stein in primis, ma anche storici come Mirgeler e Brunner. Vi è un filo rosso che attraversa la produzione teorica tanto del Böckenförde filosofo, quanto del giudice costituzionale e del pensatore pubblico: l’attenzione riservata ai meccanismi che permettono alla colossale struttura del Leviatano di funzionare, rappresentando il corpo sociale, quando esso incarna i valori liberali. Di qui il dictum che ha reso il giurista così conosciuto anche in Italia: « lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non è in grado di garantire» e il giurista continua così - è opportuno precisarlo per smentire sin dall’inizio una possibile lettura ‘reazionaria’ dell’autore tedesco «Questo è il grande rischio che per amore della libertà lo Stato deve affrontare» (21). Nella dinamica di neutralizzazione e politicizzazione del conflitto Böckenförde inserisce un oggetto non spendibile: i valori sui quali si fonda lo Stato liberale. Sono valori che lo Stato non può produrre poiché è neutrale, eppure essi legittimano in tanta parte il potere costituito. L’opaco nucleo decisionista della politica, che nella teorizzazione Schmittiana è assolutamente affidato alla contingenza, alla decisione del sovrano, viene plasmato da Böckenförde proprio attraverso quell’insieme di valori presupposti dallo Stato liberale. Schmitt rinuncia a rispondere alle sfide proposte dal pluralismo degli ordinamenti politici novecenteschi, arroccandosi sull’idea di unità politica in termini preweimariani, egli afferma: «uno stato pluralista di partiti diviene uno stato totale non per vigore e efficacia ma per debolezza: interviene in tutti i campi della vita perché ci si attende da lui che assolva le rivendicazioni di tutti gli interessati» (22). Böckenförde, che utilizza lo strumentario concettuale schmittiano, – il politico è presente e determinante nella vita dello Stato – lo ribalta: non solo i valori democratici non erodono i fondamenti dello Stato, ma addirittura lo legittimano, forniscono mehrwert politico: Böckenförde tenta in questo modo di fornire una soluzione alla questione posta ma non risolta da Carl Schmitt, il dilemma del cristallo di Hobbes (23). La questione problematica è dove lo Stato liberale attinga quei valori che gli attribuiscono ninfa vitale. Il giurista tedesco esprime un’idea che era già stata di Max Weber, per cui la genesi dello Stato Moderno in Europa non sia un dato casuale, e che l’influenza dell’elemento religioso sia assolutamente determinante. Nello Stato liberaldemocratico tutto può essere messo in discussione, tutto può essere sottoposto alla prova del ‘politico’, tranne i due principi suddetti, perché questo minerebbe ‘concettualmente’ - prima che nella prassi politica - la possibilità di ‘scelte democratiche’ (24). Partendo da questo assunto, l’intera produzione teorica dell’autore, dalla tesi di dottorato in filosofia (25), agli scritti più recenti in materia economica e bioetica, appare caratterizzata dal tentativo di indagare genealogicamente il tracciato della libertà e dell’autonomia dei soggetti nella modernità, il che vuol dire verificare quanto vi sia di vero in quella che abbiamo definito la ‘narrazione rassicurante’ del patto, quanto ‘valgano’ i soggetti, le scelte poste in essere da questi ultimi, e quindi i contenuti politici che filtrano attraverso le procedure dello Stato Moderno. La Libertà moderna si riscopre come erede diretta della libertà germanica, le cui origini si trovano sin nella Germania di Tacito, la stessa rivendicata dagli umanisti tedeschi durante il XV secolo contro le pretese imperiali, la quale veniva presentata dai germanisti come il vero elemento caratterizzante della storia del popolo tedesco. Böckenförde sembra suggerire che il suo cammino per la piena attuazione sia quello che conduce allo Stato Moderno : « ‘ Il carattere fondamentale del diritto Statale comunitario tedesco è la libertà tedesca’ si legge nello Staatslexicon di Rotteck-Welcker. A questo punto si può parlare, con E. Hölze, di un vero e proprio cammino verso la libertà moderna accanto al diritto naturale: del cammino della libertà storica» (26). La libertà comunitaria germanica, quindi, diviene la libertà individuale, l’autonomia del soggetto moderno. Tutto ciò non senza la mediazione del pensiero cristiano. Questa idea emerge dai testi del giurista tedesco, e rimanda inevitabilmente alla riflessione di Hegel, perché, come ha scritto Viano, «Nelle mani di Hegel il tema della libertà, come caratteristica dell’età moderna, diventava centrale: il mondo moderno è il mondo della libertà quale diritto proprio di ogni uomo, ma anche come interiorità. Il germanesimo forniva il modello della società dei liberi, mentre il protestantesimo dava la dimensione dell’interiorità» (27). Se è così, se la vera matrice dell’ordinamento liberal democratico è in qualche modo riconducibile al messaggio cristiano, allora come si può definire il rapporto tra lo Stato e i contenuti ‘religiosi’? Come si può definire la teologia politica? Nella disputa a distanza tra due colossi del Novecento, Carl Schmitt e Hans Blumenberg, svoltasi tra le pagine della Teologia politica I e Teologia politica II di Schmitt, La legittimità dell’età moderna di Blumenberg ed il carteggio durato dal 1971 al 1978, Böckenförde può decisamente offrire un contributo ‘postumo’, prospettando qualle che, nel paragrafo conclusivo di questo lavoro abbiamo definito «un nuovo tipo di teologia politica». Lungi dal proporre nostalgicamente l’idea della possibile convergenza tra un presunto diritto naturale e il diritto positivo, che anzi lo trova profondamente scettico, il filosofo suggerisce una sorta di ‘terza via’. Egli, pur mettendo in discussione quell’assoluta ‘autonomia del moderno’ che riscontriamo negli scritti di Blumenberg, e dimostrandosi consapevole della rischiosità del ‘politico’ , della sua capacità di espandersi, investendo campi non ‘canonici’ ( la vita privata, la psiche del soggetto, le convinzioni degli individui), tuttavia supera la visione schmittiana che aveva opposto alla teoria di Blumenberg la autotrascendenza del moderno che rappresenta se stesso. Böckenförde prende in seria considerazione l’idea di una modernità proto moderna (28), pure suggerita da Schmitt, e la analizza compiutamente. L’impegno del giurista tedesco è sempre duplice, complice la sua attività di giurista ‘pratico’, di giudice costituzionale , ed al contempo di teorico e filosofo del diritto: analizzare da vicino i problemi che si trova ad affrontare lo Stato liberale, ed operare una riflessione teorica radicale, lavorando sui concetti. Molte delle questioni che hanno interessato le alte Corti tedesche nell’ultimo cinquantennio sono prese in esame dal giurista per fornire una chiave di interpretazione dei meccanismi che governano lo Stato Moderno. Si tratta dei meccanismi democratici che, per essere presi sul serio, per garantire «la democrazia come principio costituzionale» (29) devono assicurare l’autonomia dell’individuo, ma anche di meccanismi sotterranei, che attribuiscono al potere politico la legittimità al di fuori del mero circuito della legalità. Si pensi ai soggetti che, pur non essendo legittimati democraticamente, hanno potere decisionali nello Stato: il giurista cita i grandi investitori, oppure i sindacati (30). E si pensi alle agenzie di senso presenti nella società civile: le religioni, in primis, perché maggiormente plasmano le opinioni, creano consensi, aggregazione, sensi di identità, insomma, maneggiano il ‘politico’. Si possono allora depoliticizzare le religioni? Böckenförde, in particolare se lo chiede per la religione cattolica. E la sua risposta è “ La depoliticizzazione della Chiesa (…) sarebbe soltanto apparente, perché si limiterebbe a occultare il fatto che la Chiesa prenda sempre posizione in politica” (31). Una presunta neutralità politica areligiosa, apartitica, amorale è una specie di chimera a cui neanche il più radicale dei positivisti può aver mai seriamente creduto. (1) H. Lübbe, La secolarizzazione, storia e analisi di un concetto, tr. it. di P. Pioppi, il Mulino 1965, pag. 11 (2) G. W. F. Hegel, Filosofia dello Spirito, tr. it. di E. De Negri, La nuova Italia, Firenze, pag. 57 (3) H. Lübbe, La Secolarizzazione, storia e analisi di un concetto, cit.; M. Weber, Il lavoro intellettuale come professione, tr. it. a cura di D. Cantimori, A. Giolitti, Einaudi, Torino 1985. (4) H. Lübbe, La secolarizzazione, storia e analisi di un concetto, cit., pag. 17. (5) Ibidem, (6) H. Lübbe, Potere e secolarizzazione, cit., pag. 26, M. Stallman, Was ist Säkularisierung?, J. C. B. Mohr, Tubingen 1960, pagg. 5 ss. (7) I. S. J. Fucek, Il peccato oggi, tr. it. a cura di G. Pelland, E. P. U. G. , Roma 1996. (8) F. Trocini, Tra Realpolitik e deutsche Freiheit: il bonapartismo francese nelle riflessioni di August Ludwig von Rochau e di Heinrich von Treitschke, in “Rivista Storica Italiana”, N. CXXI, I, Aprile 2009, pagg. 338-387. (9) Illuminante, a tal proposito, appare la riflessione di C. Pasquinelli, Alla ricerca del moderno; C. A. Vico, I paradigmi della modernità, in B. Accarino, P. Barcellona, U. Curi, O. De Leonardis, G. Doppelt, L. Ferrajoli, F. Ferrucci, C. Pasquinelli, P. Pinzauti, P. Schiera, C. A. Viano, R. Wolin, Problemi del Socialismo/5, Sulla Modernità, Franco Angeli, Milano 1986. (10) J. Strayer, Le origini dello Stato Moderno, tr. it. a cura di A. Porro, Celuc, Milano 1975. (11) E. W. Böckenförde, L’ethos della democrazia moderna e la Chiesa, in Id. Cristianesimo, libertà, democrazia, tr. it. a cura di M. Nicoletti, Morcelliana, Brescia 2008 (12)T. Hobbes, Leviatano, tr. it. a cura di A. Pacchi, Laterza, Roma-Bari 2010, pag. 145. (13) L’espressione di Emge è riportata in. C. Schmitt, Scritti su Thomas Hobbes, tr. it. a cura di C. Galli, Giuffrè, Milano1986, pag. 57. (14) C. Galli, Contingenza e necessità, Laterza, Roma-Bari 2009, pag. 47. (15) C. Schmitt, Scritti su Thomas Hobbes, cit., pag. 54. (16) Il termine è utilizzato in C. Schmitt, Dottrina della Costituzione, tr. it. a cura di A. Caracciolo, Giuffrè, Milano 1984, pag. 27. (17) Cfr. C. Schmitt, Le categorie del politico, tr. it. a cura di P. Schiera, Il mulino, Bologna 1998. (18) E. Severino, Gli abitatori del tempo. Cristianesimo, marxismo, tecnica, Armando, Roma 1978. (19) J. Habermas, Teoria dell’agire comunicativo, tr. it. di P. Rinaudo, Il Mulino, Bologna 1986. (20) E. W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione, tr. it. a cura di G. Preterossi, Laterza, Roma- Bari 2007. (21) E. W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione, cit., p. 53. (22) L’espressione di Carl Schmitt è riportata, nonché accuratamente commentata da J. Freund, Les lignes de force de la pensée politique de Carl Schmitt, in “NouvelleEcole”, anno 19, n. 44, Aprile 1987. (23) C. Schmitt, Il cristallo di Hobbes, da Il concetto di politico in Id., Scritti su Thomas Hobbes, cit. (24) La posizione assunta da Böckenförde presenta, come vedremo, dei profili di somiglianza con quanto affermato in J. Habermas, L’inclusione dell’altro, tr. it. di L. Ceppa, Milano, Feltrinelli 1998. (25) E. W. Böckenförde, La storiografia costituzionale tedesca nel secolo decimo nono, tr. it. a cura di P. Schiera, Giuffrè, Milano 1970. (26) Ivi, pag. 123. (27) C. A. Viano, I paradigmi della modernità, in B. Accarino, P. Barcellona, U. Curi, O. De Leonardis, G. Doppelt, L. Ferrajoli, F. Ferrucci, C. Pasquinelli, P. Pinzauti, P. Schiera, C. A. Viano, R. Wolin, Problemi del Socialismo/5, Sulla Modernità, cit. , pag. 27. (28) Questo tema è ampiamente trattato in G. Preterossi, Carl Schmitt e la tradizione moderna, pagg. 183 e segg. (29) E. W. Böckenförde, La democrazia come principio Costituzionale in Id., Stato, Costituzione, Democrazia, tr. it. a cura di M. Nicoletti, O. Brino, Giuffrè, Milano 2006. (30) E. W. Böckenförde, La funzione politica delle associazioni economico-sociali e dei portatori di interessi nella democrazia dello Stato sociale, in Id., Stato, Costituzione, Democrazia, cit. (31) E. W. Böckenförde, Mandato politico della Chiesa? In Id. Cristianesimo, libertà, democrazia, tr. it. a cura di M. Nicoletti, Morcelliana, Brescia 2008 [a cura dell'autore]
IX n.s.
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Rossi, Chiara. "Secolarizzazione e ricomposizione del sacro in Italia: il caso delle comunità parrocchiali della Garfagnana." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368847.

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Abstract:
Inserito all’interno del più ampio dibattito relativo al processo di secolarizzazione, questo studio si focalizza principalmente sulle modalità con cui oggi secolarizzazione e de-secolarizzazione possono riuscire a convivere in un determinato contesto, incontrandosi, talvolta sommandosi, e generando, quindi, attraverso un processo di scomposizione e ricomposizione del sacro conseguenze inevitabili sull’azione degli individui e sulle dinamiche della collettività. Attraverso un approccio etnografico, basato sul principio dell’inter-conoscenza, sulla tecnica dell’osservazione partecipante e su una serie cospicua di interviste in profondità, l’indagine indaga sui mutamenti in atto all’interno di un universo rurale in transizione che sta rimodellando spazi e forme del suo sistema di credenze religiose. Il terreno di studio in cui è stata portata avanti la ricerca è una piccola valle dell’Italia centro-settentrionale (la Garfagnana) e il ruolo di principale oggetto di osservazione è stato affidato alla parrocchia. Nel contesto considerato, infatti, questa istituzione è stata nei secoli un importante punto di riferimento, non solo per l’universo religioso ma anche per quello civile e tutt’oggi rappresenta ancora il mezzo privilegiato che la chiesa utilizza per creare e/o mantenere il reticolo di legami con i suoi fedeli. L’analisi delle dinamiche con cui, all’interno delle comunità parrocchiali, questi legami vengono conservati, ricreati ed alimentati ci ha indirizzato verso la comprensione dell’identità cattolica di questa particolare regione mettendo in evidenza le modalità, le motivazioni e le conseguenze del credere, sul piano individuale e collettivo, delle diverse categorie di attori. S’insérant dans l’ample débat sur la sécularisation, cette étude se focalise sur les modalités actuelles de coexistence, dans un contexte donné, de la sécularisation et de la dé-sécularisation qui se rencontrent et s’agencent parfois sur un mode insolite, générant nécessairement, à travers un processus de décomposition et de recomposition du religieux, des conséquences sur l’action des individus et sur les dynamiques collectives. À travers une approche ethnographique basée sur le principe de l’interconnaissance, sur la technique de l’observation participante et sur de nombreux entretiens en profondeur, l’enquête sonde les changements en acte à l’intérieur d’un univers rural qui remodèle actuellement les espaces et les formes de son système de croyances religieuses. Le terrain d’étude qui fait l’objet de notre enquête est une petite vallée de l’Italie centro-septentrionale (la Garfagnane) et la paroisse revêt le rôle de principal centre d’observation. Effectivement, dans le contexte considéré, cette institution apparait, au cours des siècles, comme un point de repère essentiel non seulement pour la communauté religieuse mais aussi pour la société civile, et demeure l’instrument privilégié qu’utilise l’Église afin de maintenir et/ou de recréer le réseau de liens avec ses fidèles. L’analyse des dynamiques à travers lesquelles ces rapports sont conservés, créés et alimentés à l’intérieur de la communauté paroissiale nous mène à la compréhension de l’identité catholique de cette région singulière en mettant en évidence les modalités et les conséquences du croire – sur le plan tant individuel que collectif ? ainsi que les motivations des différentes catégories d’acteurs. This study, included in the wider debate regarding the secularisation process, mainly focuses on the ways in which nowadays secularisation and de-secularisation can coexist in a specific context, convening, at times adding to each other, and thus generating, through a process of decomposition and recomposition of the sacred, unavoidable consequences on individual actions and collective dynamics. Through an ethnographic approach, based on inter-knowledge, on participant observation techniques and on numerous in-depth interviews, the research examines the ongoing changes within a transitioning rural universe, which is remodelling spaces and structures of its religious belief system. The research was carried out in a small valley in Northern Italy (Garfagnana) and the main focus of the study was the parish. In this context, this institution has been over the centuries an important reference point, not only for the religious universe but also for the civil community and still today represents the privileged means by which the church creates and maintains the network of bonds with its worshippers. The analysis of the dynamics by which , within a parish community, these bonds are preserved, recreated and nurtured has led us towards understanding the catholic identity of this particular region, highlighting the modalities, the motivations and the consequences of religious beliefs, on both an individual and collective level, of the many categories of participants.
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Rossi, Chiara. "Secolarizzazione e ricomposizione del sacro in Italia : il caso delle comunità parrocchiali della Garfagnana." Thesis, Paris 4, 2016. http://www.theses.fr/2016PA040028.

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Abstract:
S’insérant dans l’ample débat sur la sécularisation, cette étude se focalise sur les modalités actuelles de coexistence, dans un contexte donné, de la sécularisation et de la dé-sécularisation qui se rencontrent et s’agencent parfois sur un mode insolite, générant nécessairement, à travers un processus de décomposition et de recomposition du religieux, des conséquences sur l’action des individus et sur les dynamiques collectives. À travers une approche ethnographique basée sur le principe de l’interconnaissance, sur la technique de l’observation participante et sur de nombreux entretiens en profondeur, l’enquête sonde les changements en acte à l’intérieur d’un univers rural qui remodèle actuellement les espaces et les formes de son système de croyances religieuses. Le terrain d’étude qui fait l’objet de notre enquête est une petite vallée de l’Italie centro-septentrionale (la Garfagnana) et la paroisse revêt le rôle de principal centre d’observation. Effectivement, dans le contexte considéré, cette institution apparait, au cours des siècles, comme un point de repèreessentiel non seulement pour la communauté religieuse mais aussi pour la société civile, et demeure l’instrument privilégié qu’utilise l’Église afin de maintenir et/ou de recréer le réseau de liens avec ses fidèles. L’analyse des dynamiques à travers lesquelles ces rapports sont conservés, créés et alimentés à l’intérieur de la communauté paroissiale nous mène à la compréhension de l’identité catholique de cette région singulière en mettant en évidence les modalités et les conséquences du croire – sur le plan tant individuel que collectif − ainsi que les motivations des différentescatégories d’acteurs
This study, included in the wider debate regarding the secularisation process, mainly focuses on the ways in which nowadays secularisation and de-secularisation can coexist in a specific context, convening, at times adding to each other, and thus generating, through a process of decomposition and recomposition of the sacred, unavoidable consequences on individual actions and collective dynamics. Through an ethnographic approach, based on inter-knowledge, on participant observation techniques and on numerous in-depth interviews, the research examines the ongoing changes within a transitioning rural universe, which is remodelling spaces and structures of its religious belief system. The research was carried out in a small valley in Northern Italy (Garfagnana) and the main focus of the study was the parish. In this context, this institution has been over the centuries an important reference point, not only for the religious universe but also for the civil community and still today represents the privileged means by which the church creates and maintains the networkof bonds with its worshippers. The analysis of the dynamics by which , within a parish community, these bonds are preserved, recreated and nurtured has led us towards understanding the catholic identity of this particular region, highlighting the modalities, the motivations and the consequences of religious beliefs, on both an individual and collective level, of the many categories of participants
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Manzato, Giuseppe <1961&gt. "Dentro la secolarizzazione : la società del pluralismo inedito tra disincanto e re-incanto: cristianesimo e spazio pubblico." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8823.

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Abstract:
La secolarizzazione è una storia complessa che si consuma dentro la storia cristiana d’Occidente. Questo studio di Dottorato di ricerca in Filosofia si propone di individuare alcune categorie interpretative del fenomeno attraverso lo sguardo di alcuni autorevoli pensatori che intersecano il livello filosofico con quello sociologico, antropologico, politico. In particolare ci si è rivolti a Max Weber, Charles Taylor e Marcel Gauchet. Lo status quaestionis della ricerca si compendia in alcune domande. Nella nostra epoca la secolarizzazione è un processo compiuto o, per contro, è possibile parlare di re-incanto del mondo? Quale relazione esiste tra cristianesimo e spazio pubblico? Quale futuro per il cristianesimo in una società europea sempre più multi religiosa e multiculturale? E per il cattolicesimo? A questo, certamente in misura limitata, si è cercato di dare risposta.
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Barnaba, Martina <1994&gt. "Hegel e il Dio dei filosofi: sviluppo di un umanismo razionale all'interno della secolarizzazione hegeliana del Cristianesimo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13228.

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Abstract:
La filosofia della religione di Hegel si concentra sulla fondamentale rivoluzione introdotta dal Cristianesimo nella storia dell'Occidente. Nello svelamento dello Spirito a se stesso, infatti, la religione cristiana rappresenta il momento di effettiva "rivelazione": le vicende della vita di Cristo così come tramandate dalle Scritture costituiscono il nucleo di quella verità dialettica che sarà poi esposta in forma concettuale dalla filosofia. L'umano e il divino coincidono e il Cristianesimo quanto la logica manifestano questa verità ultima secondo le loro diverse modalità: rappresentazione da una parte, concetto dall'altra. Nel passaggio che avviene necessariamente tra le due, tuttavia, la forma rappresentativa della religione subirà ciò che abbiamo definito una "secolarizzazione", poiché i caratteri sensibili e positivi delle sue narrazioni lasceranno il posto alla chiara trasparenza della "scienza rigorosa". Mostreremo poi come, oltre alla forma, anche il contenuto essenziale di tale verità verrà investito dal cambiamento: l'identità tra umano e divino è davvero interpretabile in senso esclusivamente teologico come autologia divina o è l'uomo a risultare infine l'attore protagonista del movimento? Su questo assunto si distingueranno le diverse interpretazioni della teologia di Hegel: la destra hegeliana sosterrà una lettura più teologica e conservatrice, basata su una sostanziale identità di contenuto tra religione e filosofia; la sinistra, invece, si caratterizzerà per un'impostazione atea e rivoluzionaria che registrerà il cambiamento a livello sia formale sia contenutistico. L'intenzione della tesi sarà quella di specificare prima di tutto una via di mezzo tra le due posizioni, che chiameremo teologia della "Offenbarung", e in seguito di sostenere le ragioni della sinistra per indirizzare la filosofia di Hegel verso un umanismo razionale, risultato di quel concetto di immanenza divina nell'umano che abbiamo presentato come la svolta antropologica della riflessione hegeliana sulla religione. Allo stesso tempo verranno criticate le opinioni della stessa sinistra in un tentativo di rivalutazione dei sensi e della natura finita dall'interno dell'idealismo hegeliano, e quindi a partire dal concetto di verità assoluta distrutto in seguito dall'ateismo feuerbachiano. L'obiettivo finale sarà quello di presentare una posizione in cui il Cristianesimo sia superato e integrato nella filosofia senza le violenze razionalistiche dell'Illuminismo, dando prova di un'avvenuta secolarizzazione all'interno dell'opera di Hegel che merita oggi di essere interpretata come una completa riconsiderazione dell'essere umano a livello ontologico e morale.
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10

Lodovici, Umberto <1980&gt. "Jacques Maritain e la teologia politica del Novecento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/944.

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Books on the topic "Secolarizzazione"

1

Koselleck, Reinhart. Accelerazione e secolarizzazione. 2nd ed. Napoli: Istituto Suor Orsola Benincasa, 1993.

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2

Grasso, Pietro Giuseppe. Costituzione e secolarizzazione. Padova: CEDAM, 2002.

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3

Martelli, Stefano. La religione nella società post-moderna tra secolarizzazione e de-secolarizzazione. Bologna: EDB, 1990.

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4

Acquaviva, Sabino S. Fine di un'ideologia: La secolarizzazione. Roma: Edizioni Borla, 1989.

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5

Noce, Augusto Del. Secolarizzazione e crisi della modernità. Napoli: Istituto Suor Orsola Benincasa, 1989.

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6

Diotallevi, Luca. L'ordine imperfetto: Modernizzazione, Stato, secolarizzazione. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2014.

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7

Acquaviva, Sabino S. Fine di un'ideologia: La secolarizzazione. Roma: Borla, 1989.

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8

Marramao, Giacomo. Cielo e terra: Genealogia della secolarizzazione. Roma: Laterza, 1994.

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9

Stortoni, Luigi, and Stefano Canestrari. Valori e secolarizzazione nel diritto penale. Bologna: Bononia University Press, 2009.

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10

Il cinema europeo nell'epoca della secolarizzazione. Roma: Studium, 2008.

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Book chapters on the topic "Secolarizzazione"

1

Vattimo, Gianni. "2. Secolarizzazione della filosofia." In Etica dell'interpretazione, 27–36. Rosenberg & Sellier, 2020. http://dx.doi.org/10.4000/books.res.6799.

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2

Vattimo, Gianni. "4. Ermeneutica e secolarizzazione." In Etica dell'interpretazione, 46–57. Rosenberg & Sellier, 2020. http://dx.doi.org/10.4000/books.res.6809.

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3

Ferraris, Maurizio. "4. Scrittura e secolarizzazione (1987)." In Postille a Derrida, 143–57. Rosenberg & Sellier, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.res.7888.

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4

Tacchi, Francesco. "1 Santa Sede, secolarizzazione e socialismo." In Studi di storia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-336-6/001.

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