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Dissertations / Theses on the topic 'Secondo dopoguerra'

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Boscolo, Camiletto Erika <1991&gt. "GIOVANNI COMISSO MEMORIALISTA NEL SECONDO DOPOGUERRA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12768.

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Abstract:
La presente tesi riguardante Giovanni Comisso analizza alcune delle opere dell'autore risalenti al dopoguerra: Le mie stagioni (1951), La virtù leggendaria (1957) La mia casa di campagna (1958), Veneto felice (1984). Lo scopo di tale lavoro è quello di fare chiarezza sulle differenze che si vengono a creare tra le opere degli esordi e quelle del dopoguerra.
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2

PARENZAN, Giovanni. "Trauma, memoria e immagine nel secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2009. http://hdl.handle.net/10446/70.

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3

La, Rocca Carmelo Sebastiano M. G. "Catania e i Sindaci del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/924.

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Abstract:
Dall inizio del XIX secolo nasce l interesse per la città occidentale come istituzione politica, come tipo particolare di organizzazione del potere, e come sostiene Weber essa è senza dubbio il risultato concreto e reale di un innovazione sostanzialmente rivoluzionaria . Contestualmente le antiche forme di autogoverno cittadino oligarchico e patrizio sono superate dall introduzione del nuovo sistema amministrativo locale di derivazione rivoluzionaria e di impronta napoleonica . Il successivo crollo del sistema politico napoleonico non comportò l abbandono complessivo dell assetto amministrativo preesistente e il ripudio assoluto della dottrina giuspubblicistica che ne era a fondamento. Ragioni essenzialmente politiche e motivi strumentali spinsero i sovrani della Restaurazione, pur respingendo in toto le opzioni ideologiche e il quadro costituzionale del periodo francese, a mantenere sostanzialmente in piedi la ben oliata macchina amministrativa con i suoi più delicati, efficienti e già sperimentati rouages: prefetti e sindaci, innanzitutto. A tale fascino non si sottrasse neppure il Regno di Sardegna. La legislazione del nuovo Regno d Italia, in cui fu trasfusa quella sarda per semplice osmosi, in un susseguirsi di diverse ma affini leggi sulle autonomie locali che si alternarono nel corso della seconda metà dell Ottocento, ricalcò pertanto, in maniera pressoché totale, il predominante modello francese e acquisì pienamente il sistema prefettizio e accentrato in cui il sindaco rappresentò il centro motore e propulsivo dell ente locale. Da sempre, quindi, il sindaco nel sistema amministrativo del nostro Stato, prima Regno d Italia e poi Repubblica, ha rappresentato la figura istituzionale di maggiore riferimento in relazione soprattutto al rapporto diretto che egli instaura con i cittadini, e questo rapporto si è maggiormente, e di recente, solidificato in considerazione fra l altro della legislazione oggi vigente che ne prevede l elezione per suffragio diretto. Per arrivare all attuale meccanismo elettorale, in vigore dal 1993, il percorso è stato alquanto lungo e laborioso, ed è facile intuirlo pensando che all indomani della proclamazione dell Unità d Italia, proprio per l osmosi della legislazione che era in vigore nel Regno di Sardegna, il primo cittadino di ogni città, o paese che fosse, era nominato dal Re. L iter effettuato in proposito è abbastanza noto e il ripercorrerlo non rientra in questo lavoro. Basta comunque ricordare che i sindaci diventarono elettivi, nel contesto dei consiglieri comunali e da parte dello stesso consiglio, solamente nel 1889, con la riforma amministrativa comunale e provinciale realizzata da Francesco Crispi, quando l ordinamento amministrativo centralizzato, intrecciato in modo stretto con l assetto politico e costituzionale, fu parzialmente modificato anche sotto la spinta di istanze progressiste, quale per esempio l ampliamento dell elettorato. Certo, il corpo elettorale ha scritto Gaspari continuava a essere molto limitato, in particolare di sesso maschile e appartenente a una fascia di reddito piuttosto alta, ma l elezione da parte del consiglio rese possibile l emergere di ampie e consistenti energie progettuali decisive per il progresso della società locale e nazionale insieme, nonostante i timori di derive rivoluzionarie, soprattutto al Nord, e reazionarie, soprattutto al Sud .
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4

Pasquali, Diana <1988&gt. "Abitare mobile. L'esperienza italiana nel Secondo Dopoguerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2750.

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Abstract:
La tesi esplora diverse ricerche e progetti che si pongono il problema della mobilità e temporaneità in campo abitativo. Si tratta di abitazioni concepite per affrontare situazioni di emergenza, per villeggiatura, o per rispondere a nuove esigenze abitative. Sullo sfondo di un panorama internazionale di ricerche nel Novecento, la tesi analizza il contesto italiano del secondo dopoguerra. L'idea di mobilità abitativa è stata sviluppata da importanti architetti e designer (Zanuso, Colombo, Rossellli,...), in particolar modo all'interno delle esposizioni cicliche organizzate in occasione delle Triennali di Milano. La ricerca ricostruisce un catalogo di progetti grazie ad uno spoglio di cataloghi di esposizioni, cataloghi generali di architetti e designer e riviste dell'epoca, e si basa su inediti documenti d'archivio.
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5

Cosentino, Silvia <1990&gt. "L'emigrazione italiana in Australia nel secondo dopoguerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7548.

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Abstract:
La tesi si pone lo scopo di studiare l'emigrazione italiana in Australia nel periodo del secondo dopoguerra. Analizza le cause e le caratteristiche dei movimenti migratori, l'adattamento e l'integrazione degli immigrati italiani in Australia attraverso lo studio del ruolo da loro svolto nella costruzione del paese, i tratti tipici della comunità e delle associazioni italiane. Vengono inoltre esaminati il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche nella comunità italiana e le caratteristiche della seconda generazione di immigrati. Infine, verranno presi in esame alcuni casi specifici delle esperienze di emigrati in Australia attraverso interviste dirette.
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6

MAZZUZI, FRANCESCA. "L'emigrazione sarda nel secondo dopoguerra (1944-2000)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266850.

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Abstract:
The present research aims to give a contribution to the Sardinian history of migration in the post-war when, the economic plight, the high level of unemployment and the political instability leaded the Italian government to encourage mass emigration. The first chapter analyses studies on Sardinian migration within the Italian and international historiography, to highlight the relevance to the paradigms resulted during that time. The second chapter examines in depth the immediate post-war period, when Sardinia was facing a new political and administrative balance, and it analyses the national politics on migration into the island, as it was perceived by locals, moreover the operation of peripheral structures of the Ministry of labour in the management of internal and external labour employment. The third chapter outlines the main feature of the Sardinian migration flow, the development of migrants associations and their relation with the regional politic.
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7

Zazzara, Gilda <1977&gt. "La nuovissima storia: genesi della "storia contemporanea" nell'Italia del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2008. http://hdl.handle.net/10579/709.

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8

Pomiato, Francesco <1987&gt. "Letteratura, sport e società in Italia nel secondo dopoguerra (1945-1960)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2380.

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Abstract:
L’elaborato intende prendere in considerazione tre diversi ambiti: la letteratura, lo sport e la società, cercando le relazioni tra essi. Il periodo preso in esame è quello immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, nello specifico il quindicennio 1945-1960 e ci si è soffermati solo sulla situazione italiana. La prima parte è dedicata allo sport e mira a sottolinearne l’evoluzione, gli eventi più importanti, gli atleti di maggiore spicco, con uno sguardo internazionale nel caso delle edizioni dei Giochi olimpici e, brevemente, dei vari campionati europei e mondiali. Lo scopo primario è vedere come la società si poneva nei confronti dello sport, quali erano gli sport maggiormente amati, seguiti, praticati, quali i personaggi più apprezzati e le imprese più discusse. La seconda parte chiama in causa la letteratura con lo scopo di vedere se gli scrittori trasferivano nelle loro opere quanto accadeva nella quotidianità a livello sportivo. Dopo una prima riflessione sull’esistenza o meno di un genere letterario specifico, la letteratura sportiva, si sono presi in esame i vari sport, per vedere che risonanza hanno avuto nella letteratura, che significato hanno assunto, e se confermavano o meno la realtà sociale di cui erano espressione.
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Bortolamei, Eleonora <1991&gt. "Quando il Giappone si impone : la rivincita artistica nel Secondo Dopoguerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8154.

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Abstract:
La presente tesi tratta del percorso artistico, culturale e sociale che il Giappone ha affrontato dopo la Seconda Guerra Mondiale. In particolare, ci si focalizza sulle collaborazioni tra artisti giapponesi con personalità di spicco del mondo occidentale in vari ambiti: moda, arte, musica, cinema e televisione. Nonostante la pesante sconfitta inflitta dall'Occidente a questo Paese quindi, esso ha saputo risollevarsi psicologicamente ed economicamente attraverso anche i rapporti che ha saputo coltivare con i suoi precedenti nemici di guerra.
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Sannelli, Lorenzo. "La rigenerazione urbana a Bologna per gli edifici residenziali del Secondo Dopoguerra." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
L'elaborato intende analizzare e organizzare le principali caratteristiche che determinano un progetto di rigenerazione urbana, in relazione agli aspetti che definiscono l’edilizia sostenibile. In particolar modo, lo studio si concentra sugli edifici residenziali di Bologna costruiti durante il secondo Dopoguerra, i quali sono, da un lato, il risultato di una crescita dovuta alla ripresa economica globale, dall’altro sono carenti di programmi e regole sia urbanistiche che tecniche, soprattutto in materia di sicurezza anti-sismica ed efficienza energetica. La ricerca nasce da una domanda che contraddistingue la nostra epoca, influenza il nostro futuro e indaga il nostro passato: come si affrontano i problemi italiani legati al degrado socio-economico delle città contemporanee? In questo contesto, la mia tesi si pone l’obiettivo di far convergere, in un’unica accurata analisi, le scelte progettuali che determinano un progetto sostenibile, suggerendo una possibile soluzione e rivolgendo l’attenzione alle direttive europee. Obiettivo che nasce dalla necessità di adeguare il parco edilizio e migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. La tesi è articolata in tre parti. Nella prima parte viene descritto il contesto attuale, in particolare Bologna, e gli immobili realizzati tra gli anni ’40 e ’60 del Novecento. In seguito, si pone l'attenzione alle attuali direttive comunitarie sul tema della sostenibilità. La parte successiva affronta un’analisi accurata delle scelte progettuali nel contesto della rigenerazione urbana degli edifici residenziali. In particolare: la demolizione e ricostruzione, i materiali strutturali, le dimensioni degli alloggi, la densità in tutte le sue articolazioni, la gestione di una proprietà e la misura del tessuto urbano su cui intervenire. Si analizza l'impatto che queste hanno dal punto di vista tecnico, sociale e finanziario. Si conclude la tesi con un progetto, a titolo esemplificativo, di un'area urbana di Bologna.
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Fedele, Greta. "I processi ai résistants : giustizia e memoria nella Francia del secondo dopoguerra." Thesis, Université de Paris (2019-....), 2020. http://www.theses.fr/2020UNIP7062.

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Abstract:
La thèse se propose d’interroger les poursuites judiciaires engagées par la magistrature française pendant l’après-guerre – de 1945 au milieu des années 1950 - contre d’anciens résistants, pour des crimes commis entre 1944 et le 1er juin 1946, date légale de la cessation des hostilités. La thèse est structurée en quatre grands chapitres thématiques. En se plaçant au-delà de la césure représentée par la fin de la Deuxième Guerre mondiale, la thèse s’interroge sur un aspect méconnu de ce qui se produisit après la fin de la guerre de libération, en impliquant certains de ses protagonistes. Depuis le début, la Résistance a représenté un complexe « enjeu de mémoire » ; cette étude témoigne comment les procès de résistants s’insèrent dans le cadre plus ample de la difficile construction de la mémoire des années de la guerre. En effet, les procès de résistants ont constitué un terrain de confrontation politique et ont été instrumentalisés. En outre, la thèse s’insère dans le débat historiographique autour de la catégorie de justice transitionnelle, en complétant un tableau qui était circonscrit à l’étude de l’épuration. Il s’agit d’un regard nouveau sur la période de la transition permettant d’observer, d’une façon complète et complexe, le passage à travers différentes formes de justice présentant des continuités et des ruptures. En ce sens, l’étude des procès met en lumière une série de dynamiques liées non seulement aux acteurs directement intéressés, mais aussi à la société en général
The thesis proposes to question the legal proceedings run by the French judiciary in the aftermath of World war two - from 1945 to the mid-1950s - against former Resistance fighters for crimes committed between 1944 and 1 June 1946, the legal date of the cessation of hostilities. The thesis is structured in four main thematic chapters. Going beyond the caesura represented by the end of the Second World War, the thesis examines a little-known aspect of what happened after the end of the war of liberation, involving some of its protagonists. From the beginning, the Resistance represented a complex “memory issue"; this study shows how the trials of resistance fighters fit into the broader framework of the difficult construction of the memory of the war years. Indeed, the trials of resistance fighters have constituted a terrain of political confrontation and have been instrumentalized. Moreover, the thesis fits into the historiographical debate around the category of transitional justice, completing a picture that was limited to the study of purges. It is a new look at the period of transition that allows us to observe, in a complete and complex way, the passage through different forms of justice with continuities and ruptures. In this sense, the study of the trials brings to light a series of dynamics linked not only to the actors directly involved, but also to society in general
La tesi si propone di analizzare i procedimenti giudiziari avviati dalla magistratura francese nel dopoguerra - dal 1945 alla metà degli anni Cinquanta – a carico di ex partigiani per crimini commessi tra il 1944 e il 1° giugno 1946, data legale della cessazione delle ostilità. La tesi è strutturata in quattro capitoli tematici principali. Andando oltre la cesura rappresentata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la tesi esamina un aspetto poco conosciuto di quanto accaduto dopo la fine della guerra di liberazione, coinvolgendo alcuni dei suoi protagonisti. Fin dall'inizio, la Resistenza ha rappresentato una complessa "questione memoriale"; questo studio mostra come i processi ai partigiani si inseriscano nel quadro più ampio della difficile costruzione della memoria degli anni della guerra. In effetti, i processi ai partigiani hanno costituito un terreno di confronto politico e sono stati strumentalizzati. Inoltre, la tesi si inserisce nel dibattito storiografico intorno alla categoria della giustizia di transizione, completando un quadro che si limitava allo studio dell’epurazione. È un nuovo sguardo sul periodo di transizione che ci permette di osservare, in modo completo e complesso, il passaggio attraverso diverse forme di giustizia con continuità e rotture. In questo senso, lo studio dei processi porta alla luce una serie di dinamiche legate non solo agli attori direttamente coinvolti, ma anche alla società in generale
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Sbetti, Nicola <1986&gt. "Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell'Italia del secondo dopoguerra (1943-1953)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7074/1/sbetti_nicola_tesi.pdf.

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Abstract:
Questa tesi di dottorato, partendo dall’assunto teorico secondo cui lo sport, pur essendo un fenomeno periferico e non decisivo del sistema politico internazionale, debba considerarsi, in virtù della sua elevata visibilità, sia come un componente delle relazioni internazionali sia come uno strumento di politica estera, si pone l’obiettivo di investigare, con un approccio di tipo storico-politico, l’attività internazionale dello sport italiano nel decennio che va dal 1943 al 1953. Nello specifico viene dedicata una particolare attenzione agli attori e alle istituzioni della “politica estera sportiva”, al rientro dello sport italiano nel consesso internazionale e alla sua forza legittimante di attrazione culturale. Vengono approfonditi altresì alcuni casi relativi a «crisi politiche» che influirono sullo sport e a «crisi sportive» che influenzarono la politica. La ricerca viene portata avanti con lo scopo primario di far emergere, da un lato se e quanto coscientemente lo sport sia stato usato come strumento di politica estera da parte dei governi e della diplomazia dell’Italia repubblicana, dall’altro quanto e con quale intensità lo sviluppo dell’attività internazionale dello sport italiano abbia avuto significative ripercussioni sull’andamento e dai rapporti di forza della politica internazionale.
The argument of the present work is that sport is a peripheral and not vital phenomenon in the international political system, but because of its high public visibility it has to be considered both as a part of international relations and a foreign policy tool for governments and diplomacy. The present PhD study aims at inquiring, in a historical-political approach, into the international role of sport in the decade 1943-1953. It will give particular attention to the actors and institutions of the “sporting foreign policy”, to the Italian re-entering into the international sport arena and its soft power; in addition, attention will be drawn to some particular “political crises” that touched the sporting activity and to some “sporting crises” obliging the intervention of the government and diplomacy. The final aim of the study is to understand if and how sport was consciously used as a foreign policy tool, and at what degree of intensity the international activity of the Italian sport was influenced by the development and the balance of power in international politics.
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Sbetti, Nicola <1986&gt. "Giochi diplomatici. Sport e politica estera nell'Italia del secondo dopoguerra (1943-1953)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7074/.

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Abstract:
Questa tesi di dottorato, partendo dall’assunto teorico secondo cui lo sport, pur essendo un fenomeno periferico e non decisivo del sistema politico internazionale, debba considerarsi, in virtù della sua elevata visibilità, sia come un componente delle relazioni internazionali sia come uno strumento di politica estera, si pone l’obiettivo di investigare, con un approccio di tipo storico-politico, l’attività internazionale dello sport italiano nel decennio che va dal 1943 al 1953. Nello specifico viene dedicata una particolare attenzione agli attori e alle istituzioni della “politica estera sportiva”, al rientro dello sport italiano nel consesso internazionale e alla sua forza legittimante di attrazione culturale. Vengono approfonditi altresì alcuni casi relativi a «crisi politiche» che influirono sullo sport e a «crisi sportive» che influenzarono la politica. La ricerca viene portata avanti con lo scopo primario di far emergere, da un lato se e quanto coscientemente lo sport sia stato usato come strumento di politica estera da parte dei governi e della diplomazia dell’Italia repubblicana, dall’altro quanto e con quale intensità lo sviluppo dell’attività internazionale dello sport italiano abbia avuto significative ripercussioni sull’andamento e dai rapporti di forza della politica internazionale.
The argument of the present work is that sport is a peripheral and not vital phenomenon in the international political system, but because of its high public visibility it has to be considered both as a part of international relations and a foreign policy tool for governments and diplomacy. The present PhD study aims at inquiring, in a historical-political approach, into the international role of sport in the decade 1943-1953. It will give particular attention to the actors and institutions of the “sporting foreign policy”, to the Italian re-entering into the international sport arena and its soft power; in addition, attention will be drawn to some particular “political crises” that touched the sporting activity and to some “sporting crises” obliging the intervention of the government and diplomacy. The final aim of the study is to understand if and how sport was consciously used as a foreign policy tool, and at what degree of intensity the international activity of the Italian sport was influenced by the development and the balance of power in international politics.
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Fedele, Greta <1990&gt. "I processi ai résisistants. Giustizia e memoria nella Francia del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9490/1/Fedele_Greta_tesi.pdf.

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Abstract:
La tesi si propone di analizzare i procedimenti giudiziari avviati dalla magistratura francese nel dopoguerra - dal 1945 alla metà degli anni Cinquanta – a carico di ex partigiani per crimini commessi tra il 1944 e il 1° giugno 1946, data legale della cessazione delle ostilità. La tesi è strutturata in quattro capitoli tematici principali. Andando oltre la cesura rappresentata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la tesi esamina un aspetto poco conosciuto di quanto accaduto dopo la fine della guerra di liberazione, coinvolgendo alcuni dei suoi protagonisti. Fin dall'inizio, la Resistenza ha rappresentato una complessa "questione memoriale"; questo studio mostra come i processi ai partigiani si inseriscano nel quadro più ampio della difficile costruzione della memoria degli anni della guerra. In effetti, i processi ai partigiani hanno costituito un terreno di confronto politico e sono stati strumentalizzati. Inoltre, la tesi si inserisce nel dibattito storiografico intorno alla categoria della giustizia di transizione, completando un quadro che si limitava allo studio dell’epurazione. È un nuovo sguardo sul periodo di transizione che ci permette di osservare, in modo completo e complesso, il passaggio attraverso diverse forme di giustizia con continuità e rotture. In questo senso, lo studio dei processi porta alla luce una serie di dinamiche legate non solo agli attori direttamente coinvolti, ma anche alla società in generale.
The thesis proposes to question the legal proceedings run by the French judiciary in the aftermath of World war two - from 1945 to the mid-1950s - against former Resistance fighters for crimes committed between 1944 and 1 June 1946, the legal date of the cessation of hostilities. The thesis is structured in four main thematic chapters. Going beyond the caesura represented by the end of the Second World War, the thesis examines a little-known aspect of what happened after the end of the war of liberation, involving some of its protagonists. From the beginning, the Resistance represented a complex “memory issue"; this study shows how the trials of resistance fighters fit into the broader framework of the difficult construction of the memory of the war years. Indeed, the trials of resistance fighters have constituted a terrain of political confrontation and have been instrumentalized. Moreover, the thesis fits into the historiographical debate around the category of transitional justice, completing a picture that was limited to the study of purges. It is a new look at the period of transition that allows us to observe, in a complete and complex way, the passage through different forms of justice with continuities and ruptures. In this sense, the study of the trials brings to light a series of dynamics linked not only to the actors directly involved, but also to society in general.
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BUSANI, MARTA. "DALL'ORGANIZZAZIONE AL MOVIMENTO. GIOVENTU' STUDENTESCA DAL SECONDO DOPOGUERRA ALLA CRISI DEL 1965." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6151.

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Abstract:
La presente ricerca ricostruisce la storia di un movimento di ambiente dell’Azione Cattolica italiana, nato a Milano nel 1954 e chiamato Gioventù Studentesca. Il movimento prese vita da don Luigi Giussani, assistente degli studenti dell’AC milanese, con lo scopo di creare una presenza comunitaria di studenti cristiani nelle scuole. Il movimento ebbe un notevole sviluppo durante l’episcopato di Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, che riconobbe in GS una possibile risposta al processo di secolarizzazione ormai evidente in terra ambrosiana. Questo lavoro ricostruisce gli sviluppi del pensiero pedagogico di don Giussani e i difficili rapporti tra Gioventù Studentesca e l’Azione Cattolica nazionale dalla metà degli anni Sessanta fino alla definitiva uscita di GS dall’AC dopo gli statuti del 1969.
This research analyses the history of Gioventù Studentesca (GS), a movement born in Milan in 1954 within the context of the Italian Catholic Association (AC). This movement was founded by don Luigi Giussani, assistant of the students of AC in Milan, with the aim of setting up a community presence of Christian students in the schools. The movement had a strong development under the episcopacy of Giovanni Battista Montini, then appointed Pope with the name of Paolo VI, who recognised in GS a possible answer to the secularization process gradually evolving in the Milanese area. This report focues on the evolution of don Giussani’s pedagogical thinking and educational approach. It also highlights the critical relationschip between GS and the national centre of AC from mid-Sixsties up to the definitive exit of GS from AC following the statutes of 1969.
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BUSANI, MARTA. "DALL'ORGANIZZAZIONE AL MOVIMENTO. GIOVENTU' STUDENTESCA DAL SECONDO DOPOGUERRA ALLA CRISI DEL 1965." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6151.

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Abstract:
La presente ricerca ricostruisce la storia di un movimento di ambiente dell’Azione Cattolica italiana, nato a Milano nel 1954 e chiamato Gioventù Studentesca. Il movimento prese vita da don Luigi Giussani, assistente degli studenti dell’AC milanese, con lo scopo di creare una presenza comunitaria di studenti cristiani nelle scuole. Il movimento ebbe un notevole sviluppo durante l’episcopato di Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, che riconobbe in GS una possibile risposta al processo di secolarizzazione ormai evidente in terra ambrosiana. Questo lavoro ricostruisce gli sviluppi del pensiero pedagogico di don Giussani e i difficili rapporti tra Gioventù Studentesca e l’Azione Cattolica nazionale dalla metà degli anni Sessanta fino alla definitiva uscita di GS dall’AC dopo gli statuti del 1969.
This research analyses the history of Gioventù Studentesca (GS), a movement born in Milan in 1954 within the context of the Italian Catholic Association (AC). This movement was founded by don Luigi Giussani, assistant of the students of AC in Milan, with the aim of setting up a community presence of Christian students in the schools. The movement had a strong development under the episcopacy of Giovanni Battista Montini, then appointed Pope with the name of Paolo VI, who recognised in GS a possible answer to the secularization process gradually evolving in the Milanese area. This report focues on the evolution of don Giussani’s pedagogical thinking and educational approach. It also highlights the critical relationschip between GS and the national centre of AC from mid-Sixsties up to the definitive exit of GS from AC following the statutes of 1969.
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ARILLOTTA, SIMONA. "L'invenzione del Meridione. Rappresentazione dell'identità meridionale nella stampa illustrata del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20589.

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Abstract:
Oggetto di questo lavoro di ricerca è l’interrogazione delle modalità attraverso cui il Meridione è stato rappresentato nella stampa illustrata italiana del secondo dopoguerra. La rappresentazione visiva del Sud d’Italia, così come è stata editata nelle pagine delle riviste prese in esame, è stata analizzata a partire dal suo essere esito del lavoro di produzione di un vero e proprio dispositivo concettuale, nel senso foucaultiano e deleuziano, formato dall’insieme di pratiche discorsive – letteratura, scienza, economia, ecc. – che hanno prodotto un insieme di conoscenze sul Mezzogiorno. Il dispositivo viene analizzato in alcuni momenti storici critici della società italiana: il Risorgimento, in cui il Meridione diventa questione, il Fascismo, in cui il Sud d’Italia viene inglobato nelle retoriche di omologazione del regime, fino a giungere al secondo dopoguerra, oggetto principale di questa ricerca, momento storico di transizione e profondo cambiamento. L’analisi si concentra sull’analisi di alcuni corpus fotografici in grado di tener conto della “differenza di sguardi” che visivamente costruito il Meridione: "Italia" è la rivista voluta dalla presidenza del consiglio dei ministri; "Epoca" è una rivista popolare filogovernativa, "Cinema Nuovo" è un mensile di ideologia marxista.
This research examines how Southern Italy has been represented in the Italian press in the decades following the Second World War. The visual representation of Southern Italy has been analyzed as the outcome of a dispositif at work, in a Foucauldian and Deleuzian sense; the dispositif [apparatus] is formed by the various discourses - literature, science, economics - that have produced a wealth of knowledge on the Southern. Most often, this dispositif is analyzed during some critical moment in Italian history: the Risorgimento, when the South became a “question” ("questione meridionale"); the Fascist period, when Southern Italy was incorporated into the rhetoric of homologation of regime propaganda; or the post-war period, a moment of transition and deep change, upon which this research focuses. This project analyzes a photographic corpus from three sources reflecting the "difference of looks" that "visually" built the South: Italia, a government-produced magazine; Epoca, a popular weekly; and Cinema Nuovo, a monthly film magazine offering Marxist perspectives.
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ARILLOTTA, SIMONA. "L'invenzione del Meridione. Rappresentazione dell'identità meridionale nella stampa illustrata del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20589.

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Abstract:
Oggetto di questo lavoro di ricerca è l’interrogazione delle modalità attraverso cui il Meridione è stato rappresentato nella stampa illustrata italiana del secondo dopoguerra. La rappresentazione visiva del Sud d’Italia, così come è stata editata nelle pagine delle riviste prese in esame, è stata analizzata a partire dal suo essere esito del lavoro di produzione di un vero e proprio dispositivo concettuale, nel senso foucaultiano e deleuziano, formato dall’insieme di pratiche discorsive – letteratura, scienza, economia, ecc. – che hanno prodotto un insieme di conoscenze sul Mezzogiorno. Il dispositivo viene analizzato in alcuni momenti storici critici della società italiana: il Risorgimento, in cui il Meridione diventa questione, il Fascismo, in cui il Sud d’Italia viene inglobato nelle retoriche di omologazione del regime, fino a giungere al secondo dopoguerra, oggetto principale di questa ricerca, momento storico di transizione e profondo cambiamento. L’analisi si concentra sull’analisi di alcuni corpus fotografici in grado di tener conto della “differenza di sguardi” che visivamente costruito il Meridione: "Italia" è la rivista voluta dalla presidenza del consiglio dei ministri; "Epoca" è una rivista popolare filogovernativa, "Cinema Nuovo" è un mensile di ideologia marxista.
This research examines how Southern Italy has been represented in the Italian press in the decades following the Second World War. The visual representation of Southern Italy has been analyzed as the outcome of a dispositif at work, in a Foucauldian and Deleuzian sense; the dispositif [apparatus] is formed by the various discourses - literature, science, economics - that have produced a wealth of knowledge on the Southern. Most often, this dispositif is analyzed during some critical moment in Italian history: the Risorgimento, when the South became a “question” ("questione meridionale"); the Fascist period, when Southern Italy was incorporated into the rhetoric of homologation of regime propaganda; or the post-war period, a moment of transition and deep change, upon which this research focuses. This project analyzes a photographic corpus from three sources reflecting the "difference of looks" that "visually" built the South: Italia, a government-produced magazine; Epoca, a popular weekly; and Cinema Nuovo, a monthly film magazine offering Marxist perspectives.
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Stoppioni, Benedetta <1980&gt. "Il museo Wilhelm Lehmbruck: paradigma della nuova modernità nella Germania del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5780/1/stoppioni_benedetta_tesi.pdf.

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Abstract:
Oggetto della ricerca è il museo Wilhelm Lehmbruck di Duisburg, un'opera dell'architetto Manfred Lehmbruck, progettata e realizzata tra il 1957 e il 1964. Questa architettura, che ospita la produzione artistica del noto scultore Wilhelm Lehmbruck, padre di Manfred, è tra i primi musei edificati ex novo nella Repubblica Federale Tedesca dopo la seconda guerra mondiale. Il mito di Wilhelm Lehmbruck, costruito negli anni per donare una identità culturale alla città industriale di Duisburg, si rinvigorì nel secondo dopoguerra in seno ad una più generale tendenza sorta nella Repubblica di Bonn verso la rivalutazione dell'arte moderna, dichiarata “degenerata” dal nazionalsocialismo. Ricollegarsi all'arte e all'architettura moderna degli anni venti era in quel momento funzionale al ridisegno di un volto nuovo e democratico del giovane stato tedesco, che cercava legittimazione proclamandosi erede della mitica e gloriosa Repubblica di Weimar. Dopo anni di dibattiti sulla ricostruzione, l'architettura del neues Bauen sembrava l'unico modo in cui la Repubblica Federale potesse presentarsi al mondo, anche se la realtà del paese era assai più complessa e svelava il “doppio volto” che connotò questo stato a partire dal 1945. Le numerose dicotomie che popolarono presto la tabula rasa nata dalle ceneri del conflitto (memoria/oblio, tradizione/modernità, continuità/discontinuità con il recente e infausto passato) trovano espressione nella storia e nella particolare architettura del museo di Duisburg, che può essere quindi interpretato come un'opera paradigmatica per comprendere la nuova identità della Repubblica Federale, un'identità che la rese capace di risorgere dopo l' “anno zero”, ricercando nel miracolo economico uno strumento di redenzione da un passato vergognoso, che doveva essere taciuto, dimenticato, lasciato alle spalle.
The subject of the research is the Wilhelm-Lehmbruck-Museum, a work of the architect Manfred Lehmbruck, designed and built between 1957 and 1964. This building, which hosts the artistic production of the renowned sculptor Wilhelm Lehmbruck, Manfred's father, is among the first museums built ex novo in the German Federal Republic after WWII. The myth of Wilhelm Lehmbruck, constructed in the course of several years to provide the industrial town of Duisburg with a cultural identity, was boosted in the second post-war period within a more general tendency in the Bonn Republic towards the reevaluation of modern art, which had been labeled as “degenerate” by national-socialism. Finding a new link with the modern art and architecture of the twenties was, at the time, particularly functional for the re-creation of the new and democratic image of the new German state, which sought for legitimation by proclaiming itself as the heir of the glorious Weimar Republic. After years of debate on reconstruction, the architecture of the neues Bauen seemed to be the only possible way in which Germany could present itself to the world, even if the reality of the country was much more complex and betrayed the “double face” of this state after 1945. The numerous dichotomies, that soon peopled the “tabula rasa” which had originated from the ruins of WWII (memory/oblivion, tradition/modernity, continuity/discontinuity with the recent and unlucky past) are reflected in the history and in the particular architecture of the Duisburg Museum, that could be interpreted as a paradigmatic work for the understanding of the new identity of the Federal Republic, an identity that made this state able to rise up after the “year zero”, seeking in the Economic Miracle an instrument of redemption from a shameful past, which had to be silenced, forgotten, left behind.
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Stoppioni, Benedetta <1980&gt. "Il museo Wilhelm Lehmbruck: paradigma della nuova modernità nella Germania del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5780/.

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Abstract:
Oggetto della ricerca è il museo Wilhelm Lehmbruck di Duisburg, un'opera dell'architetto Manfred Lehmbruck, progettata e realizzata tra il 1957 e il 1964. Questa architettura, che ospita la produzione artistica del noto scultore Wilhelm Lehmbruck, padre di Manfred, è tra i primi musei edificati ex novo nella Repubblica Federale Tedesca dopo la seconda guerra mondiale. Il mito di Wilhelm Lehmbruck, costruito negli anni per donare una identità culturale alla città industriale di Duisburg, si rinvigorì nel secondo dopoguerra in seno ad una più generale tendenza sorta nella Repubblica di Bonn verso la rivalutazione dell'arte moderna, dichiarata “degenerata” dal nazionalsocialismo. Ricollegarsi all'arte e all'architettura moderna degli anni venti era in quel momento funzionale al ridisegno di un volto nuovo e democratico del giovane stato tedesco, che cercava legittimazione proclamandosi erede della mitica e gloriosa Repubblica di Weimar. Dopo anni di dibattiti sulla ricostruzione, l'architettura del neues Bauen sembrava l'unico modo in cui la Repubblica Federale potesse presentarsi al mondo, anche se la realtà del paese era assai più complessa e svelava il “doppio volto” che connotò questo stato a partire dal 1945. Le numerose dicotomie che popolarono presto la tabula rasa nata dalle ceneri del conflitto (memoria/oblio, tradizione/modernità, continuità/discontinuità con il recente e infausto passato) trovano espressione nella storia e nella particolare architettura del museo di Duisburg, che può essere quindi interpretato come un'opera paradigmatica per comprendere la nuova identità della Repubblica Federale, un'identità che la rese capace di risorgere dopo l' “anno zero”, ricercando nel miracolo economico uno strumento di redenzione da un passato vergognoso, che doveva essere taciuto, dimenticato, lasciato alle spalle.
The subject of the research is the Wilhelm-Lehmbruck-Museum, a work of the architect Manfred Lehmbruck, designed and built between 1957 and 1964. This building, which hosts the artistic production of the renowned sculptor Wilhelm Lehmbruck, Manfred's father, is among the first museums built ex novo in the German Federal Republic after WWII. The myth of Wilhelm Lehmbruck, constructed in the course of several years to provide the industrial town of Duisburg with a cultural identity, was boosted in the second post-war period within a more general tendency in the Bonn Republic towards the reevaluation of modern art, which had been labeled as “degenerate” by national-socialism. Finding a new link with the modern art and architecture of the twenties was, at the time, particularly functional for the re-creation of the new and democratic image of the new German state, which sought for legitimation by proclaiming itself as the heir of the glorious Weimar Republic. After years of debate on reconstruction, the architecture of the neues Bauen seemed to be the only possible way in which Germany could present itself to the world, even if the reality of the country was much more complex and betrayed the “double face” of this state after 1945. The numerous dichotomies, that soon peopled the “tabula rasa” which had originated from the ruins of WWII (memory/oblivion, tradition/modernity, continuity/discontinuity with the recent and unlucky past) are reflected in the history and in the particular architecture of the Duisburg Museum, that could be interpreted as a paradigmatic work for the understanding of the new identity of the Federal Republic, an identity that made this state able to rise up after the “year zero”, seeking in the Economic Miracle an instrument of redemption from a shameful past, which had to be silenced, forgotten, left behind.
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Ferrarese, Giovanni. "Industrializzazione e deindustrializzazione nella Basilicata del secondo dopoguerra: il caso delle aziende chimiche." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/3170.

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Pietrancosta, Fausto <1982&gt. ""Tra centro e periferia" Istituzioni e processi di industrializzazione nella Sicilia del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6192/4/TESI_DI_DOTTORATO_FORMA_DEFINITIVA_PDF.pdf.

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Abstract:
In Sicilia lo strumento principale che ha caratterizzato le modalità d’intervento dei poteri pubblici in economia è stato quello della partecipazione diretta o indiretta, quello cioè della Regione che si propone come ente fautore del sostegno allo sviluppo dell’industria e successivamente come soggetto imprenditore. Le formule organizzative attraverso le quali si è concretizzato l’intervento regionale in economia furono la società per azioni a partecipazione regionale, l’azienda autonoma regionale e l’ente pubblico regionale1. La storia dello sviluppo economico siciliano nel secondo dopoguerra conferma come il ricorso allo strumento dell’ente pubblico economico sia stato molto frequente nella realtà locale come, peraltro, anche in altre Regioni d’Italia. Tracce, queste, di una vicenda storica che intuiamo subito avere complesse implicazioni tali da generare la necessità di interrogarsi sul modo nel quale le istituzioni politiche hanno influito sulle dinamiche economiche siciliane nel secondo dopoguerra; per quanto noti e approfonditi siano stati infatti gli elementi caratterizzanti e i percorsi peculiari dello sviluppo economico siciliano, rimangono scarsamente approfonditi il tenore dei rapporti e i nessi politici, istituzionali ed economici tra centro e periferia, in altre parole rimane ancora parzialmente inesplorata quella parte dell’indagine inerente l’evoluzione dei processi di industrializzazione della Sicilia nel secondo dopoguerra attuata parallelamente dalle autorità regionali e dallo Stato attraverso i loro enti e strumenti. È lecito chiedersi quali siano stati i tempi, le modalità, gli ostacoli e gli eventuali risultati delle azioni di pianificazione intraprese dai poteri pubblici centrali e regionali nella prospettiva dello sviluppo economico del territorio; il coordinamento delle azioni di promozione del progresso industriale si presentava in tal senso, sin dall’inizio, come una delle sfide fondamentali per un adeguato e consistente rilancio economico delle aree più arretrate del Mezzogiorno italiano; ecco che lo studio dei provvedimenti legislativi emanati rappresenta un approfondimento indispensabile e obiettivo primario di questo lavoro.
In Sicily, the main tool that has characterized the mode of action of the public authorities in the economy has been the direct or indirect holding, that of the region which is proposed as an advocate organization to support the development of industry and later as an entrepreneur subject. The organizational form through which the intervention took the form of regional economy were the corporation to regional participation, the company and the autonomous regional public regional entity. The history of economic development in the post-war Sicilian confirms that the use of the economic instrument of the public powers has been very common in the local as, moreover, also in other regions of Italy. Traces of these, a historical event that we immediately have complex implications that would generate the need to research the way in which political institutions have an impact on the economic dynamics of Sicily after World War II, to the extent known and depth were in fact the key features and Sicilian peculiar paths of economic development remain poorly detailed content of the reports and the links political, institutional and economic relations between center and periphery, in other words that still remains partially unexplored part of the investigation concerning the evolution of the processes of industrialization of Sicily in the second postwar implemented in parallel by the regional authorities and the State through their bodies and instruments. You might be wondering what were the times, methods, obstacles and possible results of planning actions taken by the public authorities in the central and regional perspective of economic development of the territory, the coordination of measures to promote industrial progress is presented in this sense, from the outset, as one of the key challenges for an adequate and substantial economic recovery in less developed areas of Southern Italian.
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Pietrancosta, Fausto <1982&gt. ""Tra centro e periferia" Istituzioni e processi di industrializzazione nella Sicilia del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6192/.

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Abstract:
In Sicilia lo strumento principale che ha caratterizzato le modalità d’intervento dei poteri pubblici in economia è stato quello della partecipazione diretta o indiretta, quello cioè della Regione che si propone come ente fautore del sostegno allo sviluppo dell’industria e successivamente come soggetto imprenditore. Le formule organizzative attraverso le quali si è concretizzato l’intervento regionale in economia furono la società per azioni a partecipazione regionale, l’azienda autonoma regionale e l’ente pubblico regionale1. La storia dello sviluppo economico siciliano nel secondo dopoguerra conferma come il ricorso allo strumento dell’ente pubblico economico sia stato molto frequente nella realtà locale come, peraltro, anche in altre Regioni d’Italia. Tracce, queste, di una vicenda storica che intuiamo subito avere complesse implicazioni tali da generare la necessità di interrogarsi sul modo nel quale le istituzioni politiche hanno influito sulle dinamiche economiche siciliane nel secondo dopoguerra; per quanto noti e approfonditi siano stati infatti gli elementi caratterizzanti e i percorsi peculiari dello sviluppo economico siciliano, rimangono scarsamente approfonditi il tenore dei rapporti e i nessi politici, istituzionali ed economici tra centro e periferia, in altre parole rimane ancora parzialmente inesplorata quella parte dell’indagine inerente l’evoluzione dei processi di industrializzazione della Sicilia nel secondo dopoguerra attuata parallelamente dalle autorità regionali e dallo Stato attraverso i loro enti e strumenti. È lecito chiedersi quali siano stati i tempi, le modalità, gli ostacoli e gli eventuali risultati delle azioni di pianificazione intraprese dai poteri pubblici centrali e regionali nella prospettiva dello sviluppo economico del territorio; il coordinamento delle azioni di promozione del progresso industriale si presentava in tal senso, sin dall’inizio, come una delle sfide fondamentali per un adeguato e consistente rilancio economico delle aree più arretrate del Mezzogiorno italiano; ecco che lo studio dei provvedimenti legislativi emanati rappresenta un approfondimento indispensabile e obiettivo primario di questo lavoro.
In Sicily, the main tool that has characterized the mode of action of the public authorities in the economy has been the direct or indirect holding, that of the region which is proposed as an advocate organization to support the development of industry and later as an entrepreneur subject. The organizational form through which the intervention took the form of regional economy were the corporation to regional participation, the company and the autonomous regional public regional entity. The history of economic development in the post-war Sicilian confirms that the use of the economic instrument of the public powers has been very common in the local as, moreover, also in other regions of Italy. Traces of these, a historical event that we immediately have complex implications that would generate the need to research the way in which political institutions have an impact on the economic dynamics of Sicily after World War II, to the extent known and depth were in fact the key features and Sicilian peculiar paths of economic development remain poorly detailed content of the reports and the links political, institutional and economic relations between center and periphery, in other words that still remains partially unexplored part of the investigation concerning the evolution of the processes of industrialization of Sicily in the second postwar implemented in parallel by the regional authorities and the State through their bodies and instruments. You might be wondering what were the times, methods, obstacles and possible results of planning actions taken by the public authorities in the central and regional perspective of economic development of the territory, the coordination of measures to promote industrial progress is presented in this sense, from the outset, as one of the key challenges for an adequate and substantial economic recovery in less developed areas of Southern Italian.
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Radina, Mattia <1986&gt. "Trieste e la Venezia Giulia nel Secondo dopoguerra. Testimonianze di un confine in movimento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2986.

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Abstract:
Un'indagine critica sul concetto di confine, osservato sulla base di approcci disciplinari differenti, introduce la storia di Trieste e del confine orientale italiano nel Secondo dopoguerra. La breve analisi degli eventi storici e diplomatici è seguita da una raccolta di testimonianze, racconti di vite trascorse in un contesto eterogeneo e complesso come quello triestino e giuliano nella seconda metà del Novecento.
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Toniolo, Alice <1989&gt. "Edipo contemporaneo: riletture del mito tradizionale nel panorama artistico-letterario italiano del secondo dopoguerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4266.

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PALMIERI, SANDRO SIMON. "La Chiesa valdese nel secondo dopoguerra (1945-1958): libertà religiosa, evangelizzazione e associazionismo giovanile." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/172.

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Abstract:
La storia della Chiesa valdese nel secondo dopoguerra si inserisce nel filone di ricerca che ha come oggetto lo studio delle minoranze religiose in Italia. La vicenda delle minoranze evangeliche nel secondo dopoguerra si colloca nella storia più vasta della creazione dello Stato repubblicano, verso cui è aumentato l'interesse degli storici soprattutto a partire dagli anni novanta. il processo di reinserimento della Chiesa valdese nel dopoguerra fu complesso e problematico. Il tramonto definitivo dello Stato liberale, l'esperienza del fascismo scardinarono il quadro di riferimento politico e culturale entro cui si era sviluppata la presenza delle chiese evangeliche. Fu presto evidente che l'avvento dello Stato repubblicano, caratterizzato da una forte polarizzazione tra cattolici e comunisti, non avrebbe permesso un ritorno allo status quo anteriore al fascismo. In questo contesto, vanno inquadrati gli sforzi della Chiesa valdese di elaborare delle strategie volte ad ottenere un riconoscimento giuridico, culturale e religioso.
The history of the Waldesian Church after World War two is the object of a study on religious minorities in Italy. The Evangelical minorities and their vicissitudes after World War two belong to the wider history of the creation of the Republican State, which historians have been increasingly interested in especially from the nineties onwards. The process of reintegration of the Waldesian Church after the war was complex and troublesome. The final collapse of the Liberal State and the experience of fascism tore down the political and cultural framework where Evangelical Churches had developed. It was soon clear that the rising of the Republican State, characterised by a powerful polarisation between Catholics and communists, would not allow to return to the status quo before fascism. The efforts of the Waldesian Church to elaborate strategies aiming at a juridical, cultural and religious recognition, need to be placed in such a context.
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PALMIERI, SANDRO SIMON. "La Chiesa valdese nel secondo dopoguerra (1945-1958): libertà religiosa, evangelizzazione e associazionismo giovanile." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/172.

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Abstract:
La storia della Chiesa valdese nel secondo dopoguerra si inserisce nel filone di ricerca che ha come oggetto lo studio delle minoranze religiose in Italia. La vicenda delle minoranze evangeliche nel secondo dopoguerra si colloca nella storia più vasta della creazione dello Stato repubblicano, verso cui è aumentato l'interesse degli storici soprattutto a partire dagli anni novanta. il processo di reinserimento della Chiesa valdese nel dopoguerra fu complesso e problematico. Il tramonto definitivo dello Stato liberale, l'esperienza del fascismo scardinarono il quadro di riferimento politico e culturale entro cui si era sviluppata la presenza delle chiese evangeliche. Fu presto evidente che l'avvento dello Stato repubblicano, caratterizzato da una forte polarizzazione tra cattolici e comunisti, non avrebbe permesso un ritorno allo status quo anteriore al fascismo. In questo contesto, vanno inquadrati gli sforzi della Chiesa valdese di elaborare delle strategie volte ad ottenere un riconoscimento giuridico, culturale e religioso.
The history of the Waldesian Church after World War two is the object of a study on religious minorities in Italy. The Evangelical minorities and their vicissitudes after World War two belong to the wider history of the creation of the Republican State, which historians have been increasingly interested in especially from the nineties onwards. The process of reintegration of the Waldesian Church after the war was complex and troublesome. The final collapse of the Liberal State and the experience of fascism tore down the political and cultural framework where Evangelical Churches had developed. It was soon clear that the rising of the Republican State, characterised by a powerful polarisation between Catholics and communists, would not allow to return to the status quo before fascism. The efforts of the Waldesian Church to elaborate strategies aiming at a juridical, cultural and religious recognition, need to be placed in such a context.
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Fantoni, Alice. "Architettura e sperimentazione costruttiva in Italia nel secondo dopoguerra: il Mercato dei Fiori di Pescia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Forse troppe sono le architetture del Novecento dimenticate, abbandonate. L'ex Mercato dei Fiori di Pescia ne è purtroppo un esempio: un'opera in grado di coniugare armonia e razionalità, costruita all'inizio degli anni Cinquanta con lo scopo di offrire riparo alle contrattazioni giornaliere dei floricoltori pesciatini. Un'indagine sulle vicende storiche e sulle vite dei progettisti ha permesso di comprendere come ognuno di essi può avere condizionato la progettazione del Mercato, mentre un confronto con altre architetture del periodo destinate ad ospitare attività commerciali ha reso possibile individuare le unicità del Mercato dei Fiori rispetto alle coeve esperienze architettoniche internazionali, così come i punti di contatto con esse. Ma una delle maggiori particolarità che caratterizzano il Mercato è proprio il sistema costruttivo con cui è stata realizzata la sottile e leggera volta: si tratta di travi curve in laterizio armato tipo SAP, una tecnologia che andava sempre più diffondendosi in quel periodo grazie alla grande economicità, leggerezza e versatilità. Non essendo stato possibile reperire alcuna documentazione storica originale che permettesse di comprendere il processo di concezione strutturale dei progettisti del Mercato, come relazione di calcolo o disegni esecutivi, è stato necessario analizzare attentamente la letteratura tecnica del periodo ed il materiale informativo dei produttori di laterizi, elaborando modelli strutturali per comprendere come si operasse un tempo, e sviluppare confronti con l'approccio attuale, sia nei modi in cui venivano considerate le azioni naturali, sia nelle schematizzazioni strutturali, considerando anche le particolari proprietà del laterizio armato.
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Zilioli, Marco <1989&gt. "Pagine rosse. Il cinema e la stampa periodica comunista italiana nel secondo dopoguerra (1945-1960)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9659/1/Zilioli_Marco_Tesi.pdf.

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Abstract:
Questa tesi intende studiare il cinema e la cultura cinematografica comunista attraverso la stampa periodica del Partito Comunista Italiano (PCI) edita nel periodo 1945-1960. Partendo da studi storici, sociologici e culturologici sulla stampa comunista, questa ricerca è stata realizzata attraverso lo spoglio delle principali riviste comuniste del secondo dopoguerra, e della relativa documentazione d’archivio, in modo da valutare la pervasività della cultura cinematografica nella stampa non specializzata. I cinque capitoli che compongono la ricerca analizzano: 1) la nascita e lo sviluppo del cinema nella stampa comunista; 2) la presenza del cinema nelle rubriche di corrispondenza con i lettori; 3) la funzione dei critici comunisti nei più ampi processi di legittimazione culturale del cinema; 4) il ruolo di scouting della stampa comunista nel proporre modelli divistici popolari; 5) le finalità degli apparati iconografici e del gossip proposti nelle copertine e nei contenuti interni ai fascicoli. L’ultima parte del lavoro è costituita da un database che indica fascicolo, data, autore, titolo e pagina di ogni articolo, lettera o copertina relativa al cinema nei periodici analizzati.
This thesis studies communist cinema and cinematographic culture through the periodic press of the Italian Communist Party (PCI) published between 1945 and 1960. Applying an historical, sociological and culturological approach to the communist press, this research examines the main post-World War II Communist magazines, and related archival documentation, in order to assess the pervasiveness of film culture in non-specialized press. The five chapters analyse respectively: 1) the advent and development of cinema in the communist press; 2) the presence of cinema in the readers’s columns; 3) the role of communist critics in the broader cultural legitimation processes of cinema; 4) the role of the communist press in scouting and influencing the models of popular stardom; 5) the impact of the iconographic and gossip apparatuses proposed in the magazines’ covers and contents of the periodicals. The last section of the work consists of a database that indicates the file, date, author, title and page of each article, letter or cover relating to cinema in the periodicals analysed.
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Tirone, Junio Valerio. "Il ruolo dell'Esercito nella gestione dell'ordine pubblico ai confini d'Italia nel secondo dopoguerra (1945-1954)." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2022. https://hdl.handle.net/11695/114348.

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Abstract:
The objective of the work is the reconstruction of the role of the Army in the post-war period on the borders of Italy. Reconstruction carried out through a large archival documentation, mostly unpublished, which has made it possible to shed light on the methods of monitoring and action on the field implemented by the Army over the period from 1945 to 1954. it is Friuli Venezia Giulia and Trentino Alto Adige as these border territories have run the greatest risk of being taken away from the Italian administration and which for a short time during the war were incorporated into areas of operations under German control. In particular, an attempt was made to insert the rich military documentation within a broad historical political framework in order to contextualize each individual document. In fact, it is believed that without a correct knowledge of the historical reference framework it is impossible to understand the reason for certain actions and decisions taken by the Armed Forces in those delicate years. From the control of the political situation in South Tyrol passing through the dangers brought by the SVP up to the delicate challenge between intelligence with the famous Yugoslav Ozna, the work was concluded to be able to affirm that the Army has substantially succeeded in completing the challenge to defense of the borders that had been proposed to him.
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Trisciuoglio, Capozzi Francesca Romana <1972&gt. "Il Giappone e la Repubblica Popolare Cinese: dal secondo dopoguerra alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/505.

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Abstract:
Nel 1949, con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, si assiste alla divisione di fatto della Cina in due entità: la Repubblica di Cina, a Taiwan, e la Repubblica Popolare Cinese, nel continente. Il governo ufficialmente riconosciuto dall'Onu come legittimo rappresentante dello Stato cinese è quello di Taiwan che, di conseguenza, siede all'Assemblea generale ed al Consiglio di sicurezza. Il Giappone, a sua volta, stipula un Trattato di Pace con Taiwan e decide di intrattenere con il governo nazionalista regolari relazioni diplomatiche. Sarà solo dopo l'annuncio, divulgato nel 1971, del viaggio di Nixon nella Repubblica Popolare Cinese, che l'Onu rivedrà la sua politica sulla "questione cinese" e deciderà di ammettere come rappresentante legittimo della Cina il governo di Pechino. Nel 1972, anche Tokyo riconoscerà il governo di Pechino normalizzando, così, le relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese. Questa ricerca analizza l'evoluzione delle relazioni del Giappone con la Repubblica Popolare Cinese dal secondo dopoguerra alla normalizzazione diplomatica, ed è divisa in cinque parti: il profilo storico da un breve resoconto dei momenti e delle situazioni storiche rilevanti nelle relazioni tra Cina e Giappone; il capitolo sulle relazioni politiche analizza lo sviluppo di contatti tra associazioni per la promozione delle relazioni culturali, commerciali, ecc e tra singoli leader di partiti politici (sia dell'opposizione sia del partito di governo) e ne approfondisce il significato; il capitolo sulle relazioni commerciali analizza l'evoluzione dell'import-export tra Giappone e Repubblica Popolare Cinese, il suo significato politico e fornisce un resoconto delle attività delle associazioni per la promozione del commercio; il capitolo sulla normalizzazione delle relazioni diplomatiche analizza il convergere di questioni politiche e questioni commerciali e approfondisce il momento della ripresa di regolari relazioni diplomatiche; le conclusioni riprendono i temi rilevanti nelle relazioni tra i due Stati, delineando un'interpretazione che pone in rilievo il significato politico dei rapporti non ufficiali. In 1949, when the birth of the People's Republic of China was proclaimed, China was in substance divided into two territories: one, on the continent, under the control of the Communist Regime; the other, in Taiwan, under the jurisdiction of the Nationalist Government (the Republic of China). The United Nations decided to recognize the Nationalist Government of Taiwan as the only legitimate government of the entire China, and then, Taiwan had the seat and vote at the General Assembly and at the Security Council of the U.N. Japan, too, decided to sign a Peace Treaty with the Republic of China and to maintain formal diplomatic relations with her government. The United Nations changed its policy about the "China problem", choosing to restore to the People's Republic of China the seat and vote as the legitimate government of China, only in 1971, after the announcement of the planned Nixon's trip to Peking. In 1972, Tokyo recognized the government of Peking, normalizing the diplomatic relations between the two States. This dissertation analyses the evolution of formal and informal relations between Japan and the People's Republic of China an is divided into five parts: chapter one gives some information about the key moments in Tokyo-Peking relations; chapter two analyses the development of non governmental contacts between associations for the promotion of trade, cultural exchanges, etc, and between politicians (from the opposition party as well as from the government party) and its significance; chapter three analyses the import-export between the two countries, and the activities of the associations for the promotion of trade; chapter four focuses on the process of diplomatic normalization; the conclusions, focusing on the significant moments in the relations between Tokyo and Peking, give an interpretation stressing the importance of non governmental relations.
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Divari, Margherita <1988&gt. "L'OPERA BEVILACQUA LA MASA A VENEZIA - La ripresa dell'attività espositiva nel secondo dopoguerra (1947-1955)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3125.

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Abstract:
Le attività dell’Opera Bevilacqua La Masa hanno svolto fin dall’epoca della sua fondazione nel 1908, l’importante ruolo di sostegno e promozione dell’arte giovanile veneziana. La tesi “L'OPERA BEVILACQUA LA MASA A VENEZIA - La ripresa dell'attività espositiva nel secondo dopoguerra (1947-1955)” affronta l’indagine approfondita delle mostre collettive annuali dell’istituzione nelle edizioni che coprono gli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, dal 1947 al 1952, fornendo accanto ad una narrazione cronologica dei fatti e delle vicende legate all’Opera, una panoramica sugli eventi e le manifestazioni artistiche svoltisi a Venezia nello stesso periodo. Attraverso le opere proposte annualmente nelle collettive giovanili dell’Opera Bevilacqua La Masa sarà dunque possibile delineare un quadro dell’evoluzione del gusto e della cultura artistica a Venezia nel momento cruciale di passaggio verso il contemporaneo.
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Rocci, Alessio. "La storia della Gravità Quantistica: Dalla nascita della Relatività Generale al secondo dopoguerra (1915-1945)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424209.

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Abstract:
A theory that reconciles the deepest theory of gravitation available, i.e. General Relativity, with Quantum Mechanics is still not available. In spite of this fact, the search for a theoretical framework that can unify these two far apart views began a hundred years ago, in 1915, with the birth of Einstein's theory, in a historical period in which, more than today, it was not possible to submit this theoretical model to a experimental verification. The main objective of this thesis is to develop a historical reconstruction of these first attempts, from 1915 to 1945, starting with an analysis of the primary sources, published in the journals of the time. The thesis research would like to underline how the drive towards the unification of the two theoretical frameworks has always been present, and it wants to bring out the fact that the various formulations have evolved in turn stimulated by the progressive extension of the concept of quantization. Among all attempts published in the scientific journals of the period, the thesis examines in more detail the works of some authors, because they represent more complex contributions, regardless of the degree of resonance they have had in the following years. In addition to these approaches, other attempts have been also described briefly. If the main theme is the quantization of the gravitational force, it emerges the fact that there are many roads examined by scientists working in this area at this time. It is therefore difficult, if not impossible, to bring the various contributions to an orderly succession. To remedy this fragmentation, which otherwise is a matter of fact for the research in this area between 1915 and 1945, we present a detailed chronology at the end of each chapter.
Una teoria che concili la più profonda teoria della gravitazione disponibile, cioè la Relatività Generale, con la Meccanica Quantistica è ancora oggi non disponibile. Eppure, la ricerca di un quadro teorico che possa unificare queste due visioni molto distanti tra loro è cominciata cento anni fa, nel 1915, con la nascita della teoria di Einstein, in un periodo storico nel quale, più di oggi, non era possibile sottoporre tale ipotetico quadro teorico ad una qualche verifica sperimentale. Questo lavoro di tesi ha come obiettivo principale quello di sviluppare una ricostruzione storica di questi primi tentativi, dal 1915 al 1945, partendo dall'analisi delle fonti primarie reperite nelle riviste dell'epoca. La ricerca mette in luce come la spinta verso l'unificazione dei due quadri teorici sia sempre stata presente, e fa emergere il fatto che le varie formulazioni si sono evolute di volta in volta stimolate dalla progressiva estensione del concetto stesso di quantizzazione. La tesi analizza in maniera più dettagliata i lavori di alcuni autori, perché rappresentano approcci più articolati, indipendentemente dal grado di risonanza avuta negli anni successivi. Oltre a questi approcci, sono stati descritti brevemente anche gli altri tentativi presenti nelle riviste scientifiche prese in considerazione. Se il filo conduttore è la quantizzazione della forza gravitazionale, è per altro evidente che molti sono i filoni presi in esame dagli scienziati che lavorano in questo ambito in questo periodo. È quindi difficile, se non impossibile, ricondurre i vari contributi a una successione ordinata. Anche per ovviare a questa frammentarietà, che per altro è un dato di fatto delle ricerche nel settore tra il 1915 e il 1945, alla fine di ogni capitolo viene presentata la cronologia degli autori e dei loro contributi relativamente al periodo storico preso in esame.
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Aprile, Salvatrice Dora. "Il prefetto, le istituzioni e la lotta alle mafie nel secondo dopoguerra. Un caso di studio." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1369.

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Abstract:
La tesi ripercorre l evoluzione dell istituto prefettizio in età repubblicana partendo dal ruolo dei prefetti nel sistema napoleonico francese ed in quello italiano e ripercorrendo le varie tappe: dalla istituzione fino agli inizi del 900; dal fascismo alla ricostruzione, per arrivare a delineare i tratti salienti di un professionista garante dell amministrazione. Essenziali sono considerati gli aspetti della ridefinizione della funzione prefettizia, con la recente creazione dell Ufficio Territoriale di Governo e gli ambiti di competenza relativi, e della posizione del prefetto nell ambito del federalismo amministrativo. La sezione centrale della tesi espone il legame tra il prefetto, le istituzioni e la legalità intesa come prassi di partecipazione democratica, laddove etica e responsabilità del servizio pubblico si coniugano con la garanzia di sicurezza e di convivenza civile che il titolare dell UTG è tenuto ad assicurare. Emerge in tal senso anche la funzione del prefetto nei Comuni sciolti per mafia. La parte finale del lavoro di ricerca si sofferma su un caso di studio: Siracusa, descrivendo la storia della mafia nella provincia aretusea, le operazioni istituzionali nel contrasto ai gruppi criminali, il ruolo della società civile, la nascita del movimento antiracket ed i compiti del prefetto nel processo di riconversione sociale dei beni confiscati alle mafie.
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Vita, Saverio <1987&gt. "Autobiografi della vergogna. La vergogna come dispositivo narrativo nella letteratura autobiografica e testimoniale del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7356/1/vita_saverio_tesi.pdf.

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Abstract:
La tesi si occupa di indagare le dinamiche della vergogna, insieme con le sue articolazioni narrative, nel contesto della letteratura autobiografica e testimoniale del secondo dopoguerra. In particolare, la vergogna viene utilizzata come filtro critico, al fine di individuare i dispositivi fondamentali del genere. Nella prima parte, l'autore della tesi si propone di individuare tali dispositivi nelle scritture della Shoah. Il focus viene comunque diretto su Primo Levi, Robert Antelme, Jorge Semprún (prima generazione) e Georges Perec, David Grossman, Jonathan Littell, Art Spiegelman (seconda generazione). Nella seconda parte del lavoro, si confermano i dispositivi narrativi isolati precedentemente, attraverso la ricerca delle loro ricorrenze nei testi autobiografici prodotti in Italia da autori coinvolti nei fatti di guerra. In particolare, l'analisi si concentra sull'opera di Giuseppe Berto.
The aim of this Phd thesis is to investigate the dynamics of shame, along with its narrative articulations, in the context of autobiographical literature after World War II. Shame is used as a critical filter, in order to identify the rhetorical and narrative devices and of the genre. In the first section, the author of the thesis aims to identify these key devices in the Shoah writings, focusing on Primo Levi, Robert Antelme, Jorge Semprún(first generation) and Georges Perec, David Grossman, Jonathan Littell, Art Spiegelman (second generation) The results will be verified in the second section of the thesis, by focusing on the italian literature produced by authors involved in acts of war. In particular, the focus will be on Giuseppe Berto's work.
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Vita, Saverio <1987&gt. "Autobiografi della vergogna. La vergogna come dispositivo narrativo nella letteratura autobiografica e testimoniale del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7356/.

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Abstract:
La tesi si occupa di indagare le dinamiche della vergogna, insieme con le sue articolazioni narrative, nel contesto della letteratura autobiografica e testimoniale del secondo dopoguerra. In particolare, la vergogna viene utilizzata come filtro critico, al fine di individuare i dispositivi fondamentali del genere. Nella prima parte, l'autore della tesi si propone di individuare tali dispositivi nelle scritture della Shoah. Il focus viene comunque diretto su Primo Levi, Robert Antelme, Jorge Semprún (prima generazione) e Georges Perec, David Grossman, Jonathan Littell, Art Spiegelman (seconda generazione). Nella seconda parte del lavoro, si confermano i dispositivi narrativi isolati precedentemente, attraverso la ricerca delle loro ricorrenze nei testi autobiografici prodotti in Italia da autori coinvolti nei fatti di guerra. In particolare, l'analisi si concentra sull'opera di Giuseppe Berto.
The aim of this Phd thesis is to investigate the dynamics of shame, along with its narrative articulations, in the context of autobiographical literature after World War II. Shame is used as a critical filter, in order to identify the rhetorical and narrative devices and of the genre. In the first section, the author of the thesis aims to identify these key devices in the Shoah writings, focusing on Primo Levi, Robert Antelme, Jorge Semprún(first generation) and Georges Perec, David Grossman, Jonathan Littell, Art Spiegelman (second generation) The results will be verified in the second section of the thesis, by focusing on the italian literature produced by authors involved in acts of war. In particular, the focus will be on Giuseppe Berto's work.
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Donati, Fogliazza Edoardo <1992&gt. "Chinoiseries politiche e chinoiseries poetiche. Rappresentazioni della Cina nei reportage di autori italiani nel secondo dopoguerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10527.

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Abstract:
Il presente lavoro intende, sfruttando e sviluppando teorie interpretative appartenenti alla tradizione degli studi culturali, e in particolare di strumenti di critica testuale discorsiva ricavata sul modello saidiano, analizzare alcune rappresentazioni della Cina prodotte da una selezione di autori italiani durante il periodo che si apre con il viaggio della prima delegazione ufficiale italiana del ’55 fino al principio degli anni ’80. Variamente influenzate dai percorsi artistici dei singoli autori, dalle loro affiliazioni ideologiche, necessariamente implicate in dispute ideali che oppongono impegno e disimpegno, tradizione e avanguardia, le rappresentazioni contenute nei reportage del secondo dopoguerra costruiscono tante Cine con forme artistiche e letterarie “non obiettive e non mimetiche”. Questi testi mostrano la nascita e l’evoluzione di nuove forme di chinoiserie: una “politica”, che interpreta il socialismo cinese a uso di un pubblico italiano, e una “poetica”, che la Cina trasfigura attraverso il ricordo e l’immaginazione autoriale. Engagées o motivate da un interesse esclusivamente poetico, le chinoiseries rimangono lontane dall’oggetto che vogliono descrivere: dietro la rappresentazione si scorge sempre l’Italia e i bisogni e le aspirazioni del suo mondo intellettuale.
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Maglione, Tiziana. "Le Acli e la formazione professionale. Ragioni e modalità di un impegno nell'Italia del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423285.

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Abstract:
My research project is on professional development in ACLI (Christian Associations of Italian Workers). The objective of my research is to find, investigate and classify (from a pedagogical point of view) the educational models and professional training implemented by the ACLI from 1945. Nineteen forty-five was the year when Italy was being rebuilt and it was the start of the Italian economic growth. My research field has not been previously investigated. This research will use mainly qualitative methods and techniques, like for example: the analysis of written documentation (acts from meetings or parliamentary sources) and oral sources (and ex-lecturers)
Il mio progetto di ricerca riguarda la formazione professionale nelle ACLI (Associazioni cattoliche lavoratori italiani). L’obiettivo della ricerca è quello di individuare, indagare e classificare, da un punto di vista pedagogico, i modelli di istruzione e formazione professionale messi in atto dalle ACLI dal secondo dopoguerra. L’ambito del quale mi occupo non è ancora stato approfondito da nessuno studio. Si tratta di una ricerca interpretativa (qualitativa). I metodi e le tecniche che utilizzo sono ad esempio: l’analisi di fonti scritte (atti di convegni, fonti parlamentari) e orali (documenti).
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Marsili, Marzia. "Tra mito e 'realtà' : approcci alla figura di Mussolini nella leteratura e nel cinema del secondo dopoguerra." Thesis, University of Reading, 2005. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.428849.

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Baldi, Giada. "Una migrazione controllata : selezione e controllo politico dei migranti italiani in Belgio nel secondo dopoguerra (1946-1956)." Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100199.

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Abstract:
La thèse traite de l'émigration organisée italienne vers la Belgique pendant la première décennie du deuxième après-guerre (1946-1956) et, notamment, des "aspects politiques" du recrutement des travailleurs et du "contrôle politique" de leurs activités dans le pays de destination. Malgré l’origine principalement économique de ce phénomène migratoire, on s’est proposé de centrer le travail de recherche sur les questions d’ordre politique qui caractérisèrent l’administration de ce flux migratoire, liées soit aux deux contextes nationaux de départ et arrivée, soit à la conjoncture internationale de la Guerre froide. Les buts de la recherche ont donc été la reconsidération de l’entrecroisement de facteurs économiques et politiques dans la gestion de cet exode de travail, l’analyse des stratégies et des divergents intérêts politiques de l’Italie et de la Belgique, ainsi que l’examen de l’incidence concrète de ces questions politiques sur la vie des migrants. L’étude a été structurée en deux parties. Dans la première partie, on a analysé le système de recrutement des travailleurs en Italie et les opérations de sélection des candidats à l’émigration mises en œuvre par la Mission belge et par les autres fonctionnaires belges installés auprès du Centre d’émigration à Milan. Dans la deuxième partie, d’un côté on a analysé l’encadrement politique des migrants italiens en Belgique – au niveau de l’assistance et des services sociaux, du syndicalisme et de la presse destinée à la communauté italienne – et de l’autre côté, face à l’interdiction aux étrangers de faire de la politique, on a pris en considération la surveillance policière et les expulsions des Italiens du territoire belge
The thesis deals with the post-war Italian assisted migration to Belgium (1946-1956) and it is particularly focused on the "political aspects" of the selection of migrant workers and on the "political control" of their activities in the receiving country. Despite the economic origins of this migration flow, my intention was in fact to study all the political issues concerning the management of the phenomenon, with reference both to the two national contexts of departure and arrival, and to international political circumstances, marked by the Cold War. The principal aims of my research were, therefore, to reconsider the interconnection between economic and political factors; to delve into the divergent strategies and political interests of the two countries involved in organising such working exodus; and to examine the real implications of political questions on migrants’ lives. The dissertation is composed of two main parts. In the first part, I have examined the recruitment system implemented in Italy, as well as the selection of candidates carried out by the Belgian Commission and by other Belgian officials at the Migration Centre in Milan. In the second part, instead, I have studied the political control over Italian migrants with respect to associations, social care and services, trade unions and newspapers on the one hand, and on the other hand, I have taken into account police surveillance and expulsion measures related to the Belgian ban on foreigners getting into politics
La tesi tratta dell'emigrazione assistita italiana verso il Belgio nel primo decennio del secondo dopoguerra (1946-1956) e, in particolare, degli "aspetti politici" del reclutamento dei lavoratori migranti e del "controllo politico" delle loro attività nel Paese di destinazione. Nonostante la matrice essenzialmente economica dell’esodo lavorativo in esame, mi sono proposta di incentrare lo studio sulle questioni di natura politica che caratterizzarono l’amministrazione del flusso migratorio, legate tanto ai due contesti nazionali di partenza e di arrivo, quanto al contesto internazionale della Guerra fredda. La ricerca intendeva insomma riconsiderare l’intreccio tra fattori politici ed economici nell’organizzazione dell’emigrazione organizzata postbellica verso il Belgio, esaminare le strategie e gli interessi politici dei due Paesi coinvolti, nonché indagare il concreto impatto di tali questioni politiche sulle vite dei migranti. La trattazione si articola quindi in due parti. Nella prima parte ho analizzato il sistema di reclutamento dei lavoratori sul territorio italiano, oltre che le operazioni di selezione dei candidati all’emigrazione effettuate dalla Commissione belga e dai vari funzionari belgi presso il Centro di emigrazione di Milano. Nella seconda parte invece sono state prese in esame, da un lato, le strategie di "contenimento politico" della collettività italiana nel Royaume – nell’ambito dell’assistenza, dell’associazionismo, del sindacalismo e della stampa – dall’altro lato, la sorveglianza da parte della polizia belga e le espulsioni di immigrati italiani per motivi di ordine politico
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Bullian, Enrico. "La sicurezza sul lavoro e la navalmeccanica dal secondo dopoguerra a oggi. Il caso del cantiere di Monfalcone." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/10260.

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Abstract:
2011/2012
La tesi ha l’obiettivo di indagare l’evoluzione della gestione della sicurezza sul lavoro nell’Italia del Novecento e in particolare del secondo dopoguerra. L’attenzione viene focalizzata sul caso specifico della navalmeccanica e del Cantiere di Monfalcone, anche in chiave comparata con un approfondimento sul periodo fra gli anni Sessanta e Ottanta. I primi 3 capitoli si occupano della sicurezza sul lavoro in Italia nella seconda metà del Novecento, mentre i capp. 4-6 trattano della salute operaia nel Cantiere di Monfalcone e negli altri stabilimenti navali. In ogni capitolo si affronta il problema in termini riferibili sia agli infortuni sia alle malattie professionali, svolgendo approfondimenti specifici sull’esposizione all’amianto.
XXIV Ciclo
1983
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Econimo, Eleonora <1993&gt. "Quando lo Stato è sovrano: la questione della sovranità nel Giappone del dopoguerra secondo il diritto internazionale pubblico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14360.

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Abstract:
L’elaborato ha come scopo quello di analizzare la questione della sovranità del Giappone, nel presen-te e contestualizzandola nella sua storia giuridica, secondo il diritto internazionale. Poiché essa rap-presenta un unicum nel mondo ed è diametralmente cambiata dal secondo dopoguerra ai giorni no-stri, attraverso l’analisi di compendi giurisprudenziali, di articoli politici e di testi sulla storia e l’evoluzione giuridico-politica del Giappone negli ultimi settant’anni, verrà affrontata un’analisi del-la sua posizione in quanto entità statale. Pertanto, ci si interrogherà sulla definizione di “Stato sovra-no” applicata al Giappone. L’elaborato parte da una panoramica sulla storia giurisprudenziale giapponese a partire dalla prima vera Costituzione fino a quella moderna. Quest’ultima, frutto dell’occupazione americana, è prota-gonista di un’analisi approfondita, per la particolarità della sua genesi, le controversie scaturite e le considerazioni sulla sua legittimità e autenticità. Una volta illustrata la natura della moderna Costitu-zione e, soprattutto, del suo articolo più discusso, il nono, sulla rinuncia alla guerra, dalle osservazio-ni estratte verranno elencate le conclusioni emerse circa la questione della sovranità. Poi, verrà pre-sentata l’evoluzione delle politiche sia interne, sia estere del Giappone, per capire se e come la que-stione della sovranità sia cambiata. Infine, le conclusioni porranno in comparazione la sovranità del Paese nel passato e nel presente.
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DI, DEDDA IRENE. "L'educazione alla cittadinanza democratica ed europea nell'Italia del secondo dopoguerra (1945-1960). Riflessioni e proposte del mondo cattolico." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1031.

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Abstract:
La presente ricerca, collocandosi in un filone di studi sugli ideali repubblicani all’inizio del secondo dopoguerra, ha inteso indagare il tema della formazione democratica del cittadino italiano e della sua progressiva apertura in chiave europea, durante la ricostruzione post-bellica e lo sviluppo socio-economico degli anni ’50, lumeggiando gli orientamenti educativi promossi dal mondo cattolico e dalle Associazioni professionali degli insegnanti. L’indagine vuole porsi come contributo della riflessione storico-pedagogica al rafforzamento di quel legame con la comunità nazionale che rischia di essere compromesso in una società sempre più complessa e globalizzata. Dentro un contesto sociale eterogeneo e multiculturale come l’odierno, il recupero di uno sfondo valoriale e spirituale condiviso può ancora rappresentare l’elemento propulsore di un’educazione alla cittadinanza “democratica” e “sovranazionale”, elemento che, proprio attraverso la scuola, prese a sedimentarsi nella coscienza italiana all’indomani del 1945.
The following research argues on democratic education of Italian Citizens in the past World War II period, considering the contribution of catholic intellectuals and teachers Associations to democratic renewal of the school. This study intends to develop historical and pedagogical reflection to reinforce the sense of citizenship in a globalization era. In a diversified and multicultural society, sharing an ethical and spiritual background of values can be the foundation of democratic and overnational citizenship education. A theme which started growing up in the Italian school since 1945.
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DI, DEDDA IRENE. "L'educazione alla cittadinanza democratica ed europea nell'Italia del secondo dopoguerra (1945-1960). Riflessioni e proposte del mondo cattolico." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1031.

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Abstract:
La presente ricerca, collocandosi in un filone di studi sugli ideali repubblicani all’inizio del secondo dopoguerra, ha inteso indagare il tema della formazione democratica del cittadino italiano e della sua progressiva apertura in chiave europea, durante la ricostruzione post-bellica e lo sviluppo socio-economico degli anni ’50, lumeggiando gli orientamenti educativi promossi dal mondo cattolico e dalle Associazioni professionali degli insegnanti. L’indagine vuole porsi come contributo della riflessione storico-pedagogica al rafforzamento di quel legame con la comunità nazionale che rischia di essere compromesso in una società sempre più complessa e globalizzata. Dentro un contesto sociale eterogeneo e multiculturale come l’odierno, il recupero di uno sfondo valoriale e spirituale condiviso può ancora rappresentare l’elemento propulsore di un’educazione alla cittadinanza “democratica” e “sovranazionale”, elemento che, proprio attraverso la scuola, prese a sedimentarsi nella coscienza italiana all’indomani del 1945.
The following research argues on democratic education of Italian Citizens in the past World War II period, considering the contribution of catholic intellectuals and teachers Associations to democratic renewal of the school. This study intends to develop historical and pedagogical reflection to reinforce the sense of citizenship in a globalization era. In a diversified and multicultural society, sharing an ethical and spiritual background of values can be the foundation of democratic and overnational citizenship education. A theme which started growing up in the Italian school since 1945.
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De, Toni Alice <1978&gt. "Le figure femminili all'ombra di Cosa Nostra: la rappresentazione della donna mafiosa siciliana sulla stampa italiana del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1743/1/detoni_alice_tesi.pdf.

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Abstract:
This thesis investigates the representation of Sicilian mafia women on the Italian press after the second postwar, in particular by examining three Italian newspapers, Il Corriere della Sera, L’Ora and Il Giornale di Sicilia. The focus is on the 1963 – 1983 twenty-year period, after which there has been a big change in the world of Sicilian crime organization with the phenomenon of pentitismo that changes a lot of thing in the whole universe of mafia. In this research there are two aspects very different but very central at the same time. On one hand the careful counting of quoted newspapers and the filing of the articles about general mafia and mafia women, which rendered a whole database about the interest for these woman figures founded in print, in a historical period never analyzed from this point of view; on the other hand the interpretation of these articles and the different representation forms. The founded material was compared with the cultural Italian history of that period to understand if there was a difference between general woman perception and that of mafia woman and if there was also an iconographic prototype of southern woman which it is possible to apply on photographs and descriptions. In fact the most important result of the thesis is to underline that, in front of a woman who belongs to mafia context, the Italia press represented the female gender as first and the mafia gender as the second one.
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De, Toni Alice <1978&gt. "Le figure femminili all'ombra di Cosa Nostra: la rappresentazione della donna mafiosa siciliana sulla stampa italiana del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1743/.

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Abstract:
This thesis investigates the representation of Sicilian mafia women on the Italian press after the second postwar, in particular by examining three Italian newspapers, Il Corriere della Sera, L’Ora and Il Giornale di Sicilia. The focus is on the 1963 – 1983 twenty-year period, after which there has been a big change in the world of Sicilian crime organization with the phenomenon of pentitismo that changes a lot of thing in the whole universe of mafia. In this research there are two aspects very different but very central at the same time. On one hand the careful counting of quoted newspapers and the filing of the articles about general mafia and mafia women, which rendered a whole database about the interest for these woman figures founded in print, in a historical period never analyzed from this point of view; on the other hand the interpretation of these articles and the different representation forms. The founded material was compared with the cultural Italian history of that period to understand if there was a difference between general woman perception and that of mafia woman and if there was also an iconographic prototype of southern woman which it is possible to apply on photographs and descriptions. In fact the most important result of the thesis is to underline that, in front of a woman who belongs to mafia context, the Italia press represented the female gender as first and the mafia gender as the second one.
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Latteo, Roberta. "Espressioni del ruralismo nell'architettura italiana del Secondo Dopoguerra. Giuseppe Spatrisano e il villaggio turistico "Le Rocce" di Taormina (1954-1959)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12247/.

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Abstract:
La ricerca si colloca all'interno di un arco temporale riguardante un trentennio della storia dell'architettura italiana, e ha lo scopo di indagare le differenti manifestazioni del ruralismo in architettura, ricercandone motivazioni e modalità di appropriazione da parte degli architetti tramite un'analisi condotta su un'ampia casistica di manufatti architettonici distinti per categoria e area geografica. Dopo aver inquadrato questo complesso contesto culturale, anche considerandone i contributi culturali più vasti, politici, sociali ed economici e l'essenziale apporto costituito dai precedenti studi dei geografi sul tema, come necessaria base per il successivo sviluppo della ricerca, l'analisi analitica del villaggio turistico "Le Rocce" (1954-59) di Taormina di Giuseppe Spatrisano (1899-1985), costituisce il mezzo attraverso cui s'intende approfondire l'uso e osservare la manifestazione di un linguaggio rurale, anche in riferimento allo specifico contesto siciliano. La classificazione del progetto all'interno di categorie definite se da una parte ne permette una più agevole lettura, allo stesso tempo ne limita l'analisi e l'identificazione di tutti i contenuti. Pertanto superando questo metodo, alla luce delle ricerche e confronti perseguiti, il progetto può essere visto come il risultato dei numerosi contributi indagati che, provenienti da diversi stimoli e interessi dell'autore, definendone il carattere, costituiscono la vera ragione di esso.
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Paveggio, Francesca. "Lo spazio aperto per l'infanzia a Bologna. Esperienze significative del secondo dopoguerra e riqualificazione del villaggio INA-Casa di Borgo Panigale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13642/.

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Abstract:
Il percorso di tesi propone di indagare lo spazio pubblico aperto destinato a l’infanzia nella città di Bologna. Questo luogo si definisce in maniera chiara nel secondo dopoguerra sviluppando teorie e metodologie importanti che hanno avuto ripercussioni nel mondo di oggi. A partire dalla loro ricerca ed analisi sono state individuate figure internazionali e non, urbanisti e tecnici importanti che sono stati di riferimento per i progettisti bolognesi: da Aldo van Eyck a Lady Allen of Hurtwood, da Cesare Chiodi a Giorgio Rigotti. La ricerca inoltre ha individuato nel quartiere residenziale, ed in particolare nei villaggi di edilizia popolare (dal 1945 al 1975), la sede principale di questi luoghi, cosa che ha portato a redigere delle schedature per ognuno di questi della città di Bologna, ponendo l’attenzione sugli spazi destinati ai bambini. Tra i diversi villaggi residenziali, quello INA-Casa di Borgo Panigale è stato uno tra i primi edificati nella città, esso, per lo stretto contatto con la natura, per la presenza di servizi per l’istruzione, per la diversità sia culturale che naturale che accomuna i bambini che lo abitano e per il degrado individuato, è stato ritenuto il più idoneo per proporre un progetto di riqualificazione urbanistica attento al piccolo utente. L’analisi paesaggistica naturale, delle infrastrutture e dei servizi hanno portato ad individuare tre principali punti d’intervento: il percorso delle stagioni, il centro dell’incontro ed il parco dei sensi. In ognuno di questi, concetti come percorsi sicuri, aree di crescita, educazione all’aperto, contatto con la natura, luoghi di divertimento, di socializzazione ed integrazione sono stati alla base della progettazione. La tesi infine ha voluto mostrare come non occorra bambinizzare la città per renderla a misura dei più piccoli, ma alcuni accorgimenti possono farla diventare a loro piacevole e fonte di stimoli senza escludere la fruizione delle altre tipologie d’utenti.
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Talò, Francesca <1978&gt. "Conservazione e ricostruzione dei tessuti storici dal secondo dopoguerra agli anni settanta. Teoria e prassi del restauro nell'opera del soprintendente Alfredo Barbacci." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4725/1/talo_francesca_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
Il Soprintendente Alfredo Barbacci fu uomo di poliedrica formazione, perito nell’uso di metodiche innovative di restauro ed esperto delle tecniche di ricomposizione delle forme architettoniche dei complessi monumentali, danneggiati dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Quel che, questo studio ha inteso indagare e comprendere, attraverso un approccio critico, sostanziato dalle carte d’archivio, è fondamentalmente il contributo, da egli ha offerto circa la valenza storica e architettonica del tessuto connettivo di base della città, da cui si originava - negli anni della sua attività - l’idea ancora inedita di un bene culturale e sociale nuovo: il centro storico tutto, con annessi monumenti, complessi architettonici nobili ed edilizia minore, di base. Dando avvio all’analisi sistematica delle teorie e della prassi di Alfredo Barbacci e alla lettura puntuale dei suoi scritti, sono stati razionalizzati il significato, le valenze e le implicazioni del termine edilizia minore all’interno del più ampio contesto del restauro dell’edilizia monumentale e alla luce degli elementi di tendenza, portati all’attenzione dal dibattito delle diverse scuole di pensiero sul restauro, a partire dai primi anni del sec. XX fino agli anni Settanta dello scorso secolo. Concretamente vi si evidenziano interessanti intuizioni e dichiarazioni, afferenti la necessità di un restauro del tipo integrato, da intendersi come strumento privilegiato di intervento sul tessuto nobile e meno nobile della città antica. Al termine della sua carriera, il contributo del Soprintendente Barbacci al dibattito scientifico si documenta da sé, nella compilazione a sua firma di quella parte della Relazione Franceschini, in cui si dava proposta di un corpo normativo alla necessità di guardare alla città storica come a un bene culturale e sociale, insistendo come al suo interno era d’uopo mantenere, nel corso di interventi restaurativi, un razionale equilibrio tra monumento ed edilizia minore già storicizzata e che non escludesse anche l’apparato paesaggistico di contorno.
The research analyzes the studies about Conservation, Reconstruction and research for new architectural values of historical core of the city connective tissue, in the work of Alfredo Barbacci from Post-War era to 1970’s. The research aims to answer, through a critical approach, substantiated by archive documents, an historical question about the kind of leadership that Alfredo Barbacci could boast within the debate on the restoration, although its role and, above all, his thoughts have suffered conflicting opinions. Barbacci was a man of multifaceted training, expert technical and expert in the use of innovative methods of restoration, especially in the recomposition of architectural forms of the monuments damaged during the World War II. He had an important role in the search for historic and architectural value of the connective core tissue of the city.
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Talò, Francesca <1978&gt. "Conservazione e ricostruzione dei tessuti storici dal secondo dopoguerra agli anni settanta. Teoria e prassi del restauro nell'opera del soprintendente Alfredo Barbacci." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4725/.

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Abstract:
Il Soprintendente Alfredo Barbacci fu uomo di poliedrica formazione, perito nell’uso di metodiche innovative di restauro ed esperto delle tecniche di ricomposizione delle forme architettoniche dei complessi monumentali, danneggiati dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Quel che, questo studio ha inteso indagare e comprendere, attraverso un approccio critico, sostanziato dalle carte d’archivio, è fondamentalmente il contributo, da egli ha offerto circa la valenza storica e architettonica del tessuto connettivo di base della città, da cui si originava - negli anni della sua attività - l’idea ancora inedita di un bene culturale e sociale nuovo: il centro storico tutto, con annessi monumenti, complessi architettonici nobili ed edilizia minore, di base. Dando avvio all’analisi sistematica delle teorie e della prassi di Alfredo Barbacci e alla lettura puntuale dei suoi scritti, sono stati razionalizzati il significato, le valenze e le implicazioni del termine edilizia minore all’interno del più ampio contesto del restauro dell’edilizia monumentale e alla luce degli elementi di tendenza, portati all’attenzione dal dibattito delle diverse scuole di pensiero sul restauro, a partire dai primi anni del sec. XX fino agli anni Settanta dello scorso secolo. Concretamente vi si evidenziano interessanti intuizioni e dichiarazioni, afferenti la necessità di un restauro del tipo integrato, da intendersi come strumento privilegiato di intervento sul tessuto nobile e meno nobile della città antica. Al termine della sua carriera, il contributo del Soprintendente Barbacci al dibattito scientifico si documenta da sé, nella compilazione a sua firma di quella parte della Relazione Franceschini, in cui si dava proposta di un corpo normativo alla necessità di guardare alla città storica come a un bene culturale e sociale, insistendo come al suo interno era d’uopo mantenere, nel corso di interventi restaurativi, un razionale equilibrio tra monumento ed edilizia minore già storicizzata e che non escludesse anche l’apparato paesaggistico di contorno.
The research analyzes the studies about Conservation, Reconstruction and research for new architectural values of historical core of the city connective tissue, in the work of Alfredo Barbacci from Post-War era to 1970’s. The research aims to answer, through a critical approach, substantiated by archive documents, an historical question about the kind of leadership that Alfredo Barbacci could boast within the debate on the restoration, although its role and, above all, his thoughts have suffered conflicting opinions. Barbacci was a man of multifaceted training, expert technical and expert in the use of innovative methods of restoration, especially in the recomposition of architectural forms of the monuments damaged during the World War II. He had an important role in the search for historic and architectural value of the connective core tissue of the city.
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