Dissertations / Theses on the topic 'Settore L-FIL-LET/09 - Filologia e Linguistica Romanza'
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Silvaggi, Alessandra. "Lucidari: edizione critica del volgarizzamento provenzale dell'Elucidarium di Onorio d'Autun (ms. Carpentras 157)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2011. https://hdl.handle.net/11572/368689.
Full textCocco, Silvia. "La Bibbia nei primi trovatori." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368873.
Full textTagliani, R. "Il "Tristano Corsiniano" : edizione, studio codicologico, iconografico e linguistico." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/37376.
Full textBARSOTTI, Susanna. "«Farai un vers…» : l’ars poetica dei trovatori." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2022. https://hdl.handle.net/11384/125803.
Full textROSSI, FEDERICO. "Il «glorïoso offizio» : governo del mondo e mediazione gerarchica nella cultura medievale." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2021. http://hdl.handle.net/11384/106168.
Full textZACCHETTI, Carlo. "La scuola di San Vittore e la letteratura francescana dell'Italia medievale (XIII-XIV secolo)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2022. http://hdl.handle.net/11384/110570.
Full textMACCIÒ, ANDREA. "La Voie d’Enfer et de Paradis di Pierre de l’Hôpital (XIV sec.). Edizione critica e studio dei processi di trasmissione e rielaborazione del testo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2022. http://hdl.handle.net/11584/328746.
Full textSorice, Gabriele. "Huon de Bordeaux" in alessandrini (ms. Paris." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2019. https://hdl.handle.net/11572/367771.
Full textModena, Serena. "Paragrafematica. Accenti, punti, apostrofi e altri segni diacritici nella storia dell'ecdotica italiana e romanza." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425691.
Full textLa tesi costituisce un’indagine storico-critica su un particolare aspetto dell’ecdotica romanza, e soprattutto italiana: l’uso di segni diacritici o paragrafematici (ad esclusione di quelli specificamente interpuntivi) nell’edizione di testi volgari antichi; un aspetto al quale è stata riservata finora scarsissima attenzione, forse, perché ritenuto marginale e strumentale. Il lavoro è dedicato in buona parte a ricostruire la storia delle varie soluzioni editoriali adottate dai filologi e dagli editori critici in ordine all’individuazione, alla distinzione e alla rappresentazione di particolari fenomeni grafico-fonetici e testuali, a partire dalle prime edizioni scientifiche dell’Ottocento per arrivare alle proposte ecdotiche più recenti, con attenzione sia ai testi letterari che a quelli di tipo pratico e documentario, anche ‘dialettali’.
Peron, Silvia. "Inizi e sviluppi della filologia ispanica e degli studi romanzi in Spagna." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426928.
Full textFinalità principale della presente tesi di dottorato è stata la ricostruzione critica di un quadro dell’origine e dello sviluppo degli studi dei testi medievali, a cominciare dalla prima edizione a stampa del Conde Lucanor di Don Juan Manuel, per poi approfondire le prospettive della stampa e dell’edizione dei testi, della critica testuale e dell’ecdotica che si sono imposte nel panorama spagnolo dal Cinquecento al Settecento, quando si sono avviate e sviluppate le proposte di un metodo di interpretazione critica dei testi che troveranno un coronamento e un equilibrio più maturo nel corso dell’Ottocento e del Novecento. La ricerca prende in esame, in particolare, il contesto storico-culturale del XVI secolo, il periodo delle origini della filologia ispanica, quando in Spagna comincia a formarsi una coscienza filologica, grazie all’influenza dell’umanesimo europeo e alla diffusione della stampa. La parte iniziale della tesi si concentra soprattutto sull’edizione del Conde Lucanor curata da Argote de Molina e sull’analisi di un importante testo che l’editore inserisce nella sua edizione e nel quale si occupa di storia letteraria, il Discurso sobre la poesía castellana. In un secondo momento, la ricerca si allarga allo studio delle figure dei primi due studiosi spagnoli che operano con un metodo che si può definire più propriamente filologico nella loro edizione delle poesie di Garcilaso de la Vega: le Anotaciones di Francisco Sánchez de las Brozas e quelle di Fernando de Herrera. Successivamente, il lavoro si rivolge all’analisi del Discurso sobre la lengua castellana di Ambrosio de Morales, che può essere considerato come uno dei più importanti testi teorici sulla valutazione della lingua letteraria castigliana del Cinquecento, e del prologo alle Anotaciones di Herrera realizzato da Francisco de Medina, entrambi esaminati e messi a confronto tra loro in funzione di un paragone con la teoria letteraria herreriana. La ricerca si focalizza poi su alcune opere imprescindibili nell’ambito dello studio della filologia ispanica, il De origen y principio de a lengua castellana o romance di Bernardo de Aldrete, l’edizione della poesia di Garcilaso di José Nicolás de Azara e la Colección de poesías castellanas anteriores al siglo XV di Tomás Antonio Sánchez, con particolare attenzione al testo del Cantar de Mio Cid. Si configura, così, un quadro ricco e problematico delle ipotesi e dei presupposti sui quali si basa il lavoro della tesi, delineando un’introduzione agli studi scientificamente più solidi dei filologi spagnoli otto-novecenteschi.
Sangiovanni, Fabio. "Stati di imperfezione. Indagini metriche (ed ecdotiche) sull'anisosillabismo nella versificazione romanza medievale, con particolare riferimento alla lirica oitanica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423441.
Full textA partire dalla schedatura operata dal repertorio metrico di Mölk e Wolfzettel, il presente lavoro affronta il problema dell’anisosillabismo nella versificazione romanza medievale, occupandosi primariamente delle oscillazioni del computo sillabico registrate nella lirica oitanica. La revisione della marcatura repertoriale è dunque il principale fine della dissertazione, nel tentativo di fornire un’aggiornata misura del peso scientifico probatorio del corpus preliminarmente selezionato. Propedeuticamente a tale disàmina si avviano comunque due sezioni: la prima analizza, per un capitolo di storia critica della filologia romanza, i principali momenti di riflessione teorica ed ecdotica che abbiano costituito valenza teoretica, nonché influenza, nelle prassi editoriali passate e correnti (con particolare attenzione al riesame delle infrazioni sillabiche nella lirica italiana); nella seconda sono discussi i fondamentali problemi metodologici (relativi alla tradizione manoscritta, al ruolo della melodia, ecc.) alla base delle scelte operative attuate sul corpus oitanico dei circa 50 componimenti. Ad esito finale risulta un netto decremento dei casi sospetti.
De, Nicolao Barbara. "Le traduzioni italiane di "Padri e figli" (Otcy i deti) di Ivan S. Turgenev." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2006. http://hdl.handle.net/11577/3425387.
Full textLe traduzioni italiane di Padri e figli (Otcy i deti) di Ivan S. Turgenev Il lavoro di ricerca ha per oggetto le traduzioni italiane del romanzo russo Padri e figli (titolo originale Otcy i deti) di Ivan Sergeevič Turgenev, romanzo scritto tra il 1860 e il 1861 e pubblicato nel marzo del 1862 sulla rivista «Russkij vestnik», («Messaggero russo»). Sono state reperire venti versioni italiane, che si distribuiscono su un periodo di centoventicinque anni. La prima infatti uscì a Milano nel 1879, mentre la più recente è stata pubblicata il 28 luglio 2004 come supplemento al quotidiano «La Repubblica». Lo studio si articola in due parti, precedute da una Introduzione. Alla prima parte (capp. I e II) è affidato il compito di inquadrare e delimitare l’oggetto della ricerca. Mentre il cap. I propone una breve presentazione del romanzo e delle prime traduzioni in lingue occidentali (francese, tedesco e inglese), il cap. II passa in rassegna le venti versioni italiane, presentate in ordine cronologico e messe a confronto tra di loro e con il testo russo. L’obiettivo è da un lato quello di definire il corpus da studiare, eliminando plagi, riassunti e traduzioni svolte a partire da una versione francese o tedesca del romanzo invece che dall’originale russo, dall’altro quello di fornire una descrizione complessiva di ciascun testo. La seconda parte (capp. III – XI) è dedicata allo studio delle varianti di traduzione italiana. Lo studio delle varianti si esplica a due livelli, interlinguistico, ovvero del rapporto tra il testo di partenza e i testi di arrivo, e intralinguistico, ovvero del confronto tra le varianti italiane. Al primo livello appartengono questioni riguardanti l’interpretazione del testo russo nei suoi aspetti lessicali e morfosintattici. Il secondo livello interessa invece più propriamente la storia linguistica e la grammatica dell’italiano. Le varianti di traduzione tuttavia sono legate non solo a differenze, e a volte ad errori, nell’interpretazione del testo di partenza e al contesto storico-linguistico nel quale si muovono i loro autori, ma dipendono altresì e soprattutto dall’idea di traduzione propria ad ogni singolo traduttore e dall’obiettivo che egli (o lei) si prefigge. Se l’obiettivo è quello di avvicinare il più possibile il lettore italiano all’universo linguistico e culturale del testo di origine, il traduttore tenderà infatti ad «estraniare» (foreignize) il testo italiano, ad esempio accogliendo nella sua versione un alto numero di prestiti; se viceversa l’obiettivo è quello di avvicinare il testo originale alla lingua e alla cultura dei lettori del testo tradotto, il traduttore preferirà «addomesticare» (domesticate) il testo russo, sia nella dimensione linguistica e culturale sia in quella temporale. I capp. III-VI sono dedicati ad aspetti fonomorfologici e lessicali. Nel cap. III sono studiati i sistemi di traslitterazione dall’alfabeto cirillico russo all’alfabeto latino, ricostruiti attraverso un confronto tra le varianti di prestiti mantenuti nella loro forma integrale e di nomi propri. I capp. IV e V mettono a confronto e discutono le diverse modalità di trattamento dei prestiti e dei nomi propri (antroponimi, toponimi, titoli di libri e giornali), che possono essere mantenuti integralmente, oppure parzialmente, cioè adattati ai sistemi fonologico e morfologico dell’italiano, o infine tradotti in italiano. Il cap. VI è dedicato al lessico. In questa sede vengono studiate le varianti di traduzione di oltre settanta parole russe, prevalentemente sostantivi, appartenenti a settori del lessico della vita quotidiana e della natura, quali l’abbigliamento, l’abitazione, l’alimentazione, gli animali, le piante e le malattie. Nei capp. VII e VIII sono messe a confronto le varianti di traduzione di un certo numero di proverbi e modi di dire russi, complessivamente venticinque. Nella traduzione di proverbi e modi di dire forse più che in altri settori si pone il problema della «fedeltà» della traduzione e dell’impossibilità per il traduttore di «dire la stessa cosa» in un’altra lingua, perché tradurre verbum e verbo spesso non porta affatto a sensum exprimere de sensu. Qui si intrecciano questioni legate sia al rapporto tra significante e significato, sia alle diverse funzioni del testo (in primis comunicativa e poetica), sia infine al rapporto tra lingua e cultura e più in generale tra lingua e Weltanschauung. I capp. IX-XI affrontano problemi di morfosintassi. Nel cap. IX sono studiate le varianti di traduzione dei pronomi personali soggetto anaforici e deittici, mentre i capp. X e XI sono dedicati alle varianti di traduzione di alcuni tempi e modi verbali, rispettivamente nelle parti narrative del romanzo e nei dialoghi. Nel cap. X, partendo dalla distinzione di Weinrich tra mondo narrato (erzählte Welt) e mondo commentato (besprochene Welt), viene studiato il rapporto tra tempi narrativi e tempi commentativi, evidenziando sia le diverse modalità con le quali tali rapporti vengono espressi in russo e in italiano, sia le diverse soluzioni adottate dai traduttori. Il cap. XI è infine dedicato ai verbi nei dialoghi e prende in considerazione le varianti di traduzione del futuro russo, con un futuro oppure un presente italiano, l’uso del passato prossimo come tempo narrativo in concorrenza con il passato remoto, l’uso dell’indicativo al posto del congiuntivo dopo i verbi di opinione e in alcuni altri tipi di frasi secondarie. Il lavoro è corredato da grafici che propongono un’analisi quantitativa dei fenomeni più rilevanti e permettono di seguirne l’evoluzione nel tempo e completato da un’ Appendice nella quale sono presentate, autore per autore, tutte le varianti.
Dohi, Atsushi. "La particella pa nelle varietà del ladino dolomitico con particolare attenzione al fassano." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2019. https://hdl.handle.net/11572/368642.
Full textSanson, Manuela. "Il corpo nell'opera di Francesco d'Assisi e di Iacopone da Todi." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2011. https://hdl.handle.net/11572/368289.
Full textUulders, H. "Autour des saluts et complaintes d'amour du manuscrit BnF f. fr. 837. Recherches sur deux genres mineurs de la poésie française du XIIIe siècle." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3421545.
Full textZorzan, Andrea. "Le Vite dei santi del codice marciano italiano V 32 5647." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424173.
Full textLa tesi consiste nell’edizione del manoscritto marciano italiano V 32 5647, codice redatto da un anonimo fra Quattrocento e Cinquecento ed oggi conservato nella Biblioteca Nazionale Marciana, a Venezia. Si tratta di un corposo leggendario che contiene ben cinquantuno racconti di santi, alcuni dei quali rappresentano degli esemplari unici in tutta la tradizione in un volgare italiano. Vista l’importanza del testimone, si è deciso di optare per un’edizione integrale del testo, rinunciando ad un’analisi approfondita delle Vite più significative, tuttavia, a differenza di altri lavori, anche di analoga mole, si sono comunque fornite delle coordinate essenziali in grado di inquadrare, dal punto di vista storico e filologico, i racconti più rappresentativi, con l’obiettivo di porre le basi per una futura edizione critica delle leggende considerate. Una parte rilevante del lavoro è stata riservata all’analisi della lingua del manoscritto, redatto in tosco-veneto, varietà piuttosto comune, soprattutto in quei decenni, ma che sarebbe stata presto relegata ad un ruolo subalterno proprio dal veneziano Bembo. Nello studio si sono evidenziati soprattutto i caratteri veneti e veneziani del leggendario senza, però, operare un confronto sistematico e meccanico con il fiorentino, dal momento che i due sistemi linguistici si fondono in modo spesso disarmonico (senza compromettere la comprensione del testo). Naturalmente si è provato a contestualizzare questa raccolta agiografica dal punto di vista storico, ossia cercando di individuare ed identificare i suoi possessori che, stando alle poche notizie attendibili, sembrerebbero essere due patrizi veneziani vissuti nella prima metà del Cinquecento: Zuan Minoto e Iachomo Sanudo. L’edizione è infine corredata da un’ampia appendice in cui vengono identificate con precisione le numerose citazioni bibliche presenti nelle diverse Vite. Per avere una versione aggiornata della tesi scrivere a: andrez85@gmail.com
Schiavon, Chiara. "Piovana e Vaccaria di Angelo Beolco, il Ruzante. Edizione critica e commento linguistico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426738.
Full textCenini, Carlo. "Le rime in lingua rustica padovana di Magagnò, Menon e Begotto: testo critico e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426059.
Full textLa tesi consiste nell'edizione critica dei quattro volumi delle Rime in lingua rustica di Magagnò, Menon e Begotto. Il testo, completo di un apparato critico e di un'analisi dettagliata di errori e varianti, è stato stabilito sulla base delle princeps dei quattro volumi e, dove necessario, su edizioni successive. Sono stati anche analizzati anche alcuni opuscoli contenenti singoli componimenti, e due manoscritti ritrovati dal dott. Cenini nella bibloteca Ambrosiana di Milano. Precede il testo una breve introduzione in cui vengono presentati i tre principali autori delle Rime e in cui viene fatta una panoramica degli altri autori che hanno contribuito alla raccolta. Viene anche analizzata la struttura complessiva della raccolta, che sotto molti aspetti può essere considerata come un curioso canzoniere a più mani. Il testo è corredato anche di due indici o glossari ragionati: nel primo, riguardante l'onomastica, si mostra la grande inventiva dei tre poeti nel deformare in chiave "pavana" nomi italiani, e si disegna la complessa rete di rapporti che i tre ebbero con il mondo culturale veneto del secondo '500; nel secondo indice, riguardante gli hapax e i neologismi, viene data una panoramica ragionata delle creazioni lessicali, spesso molto ardite, dei tre poeti, suggerendo anche alcuni rapporti con autori pavani precedenti e successivi. Questi indici rappresentano un primo utilizzo pratico del Lessico Pavano diretto dal prof. Paccagnella. Completa il lavoro un'Appendice in cui vengono riportati e brevemente commentati alcuni componimenti scritti da Magagnò e Menon in occasione della vittoria di Lepanto, non compresi nelle Rime e dispersi in opuscoli che il dott. Cenini ha ritrovato nelle biblioteche di Udine e Milano. Questa Appendice rappresenta il contributo del dott. Cenini alla completezza del corpus di opere pavane.
Cecchinato, Andrea. "La lingua delle cronache volgari dell'età carrarese." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426729.
Full textOrgante, Laura. "Poesia e traduzione a Firenze (1930-1950)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424221.
Full textIl presente lavoro propone uno studio storico-linguistico e metrico-stilistico delle traduzioni di poesia uscite in Italia dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del Novecento. In particolare si concentra sull’attività traduttoria di critici e professori a diverso titolo inquadrabili nell’area dell’ermetismo fiorentino, tra i quali Carlo Bo, Sergio Baldi, Renato Poggioli, Leone Traverso, Oreste Macrì. Il corpus di riferimento comprende sia volumi antologici, sia raccolte monografiche pubblicate nell’arco temporale indicato. Considerata l’importanza culturale della vasta operazione di mediazione letteraria condotta dal gruppo di professori/critici-traduttori, si cercato in primis di coglierne le istanze sottese e i vettori portanti, in modo da delineare un contesto teorico-critico in cui contestualizzare i risultati dell’analisi metrico-lingustica. Ne è emerso un atteggiamento ambivalente di inclusione e reductio ad unum delle variegate voci poetiche straniere e al contempo di minuzioso filtraggio ed esclusione dei contenuti più difficilmente assimilabili dal contesto letterario italiano. L’analisi formale si articola in una prima parte dedicata alla metrica, in cui, a partire da una verifica della tenuta di una consuetudine plurisecolare, ossia l’impiego dell’endecasillabo come verso da traduzione, si sono valutate prima le risposte dei traduttori alle misure versali delle culture di partenza, e poi alle forme metriche. I traduttori dimostrano di maneggiare una tradizione metrico-ritmica complessa e stratificata, in cui le sperimentazioni otto-novecentesche si intersecano con le suggestioni provenienti dalle strutture di partenza generando compagini che rompono il monolinguismo endecasillabico della tradizione. All’interno del compatto gruppo dei fiorentini si stagliano comunque atteggiamenti diversi: se Traverso e Macrì non prescindono mai da una nitida caratterizzazione metrico-ritmica, Parronchi e Bo si avviano sulla la strada del verso informale. Sul piano linguistico, l’ideale di una lingua poetica universale elaborato sulla scorta di Mallarmé si attua tramite l’adozione di una lingua casta ed elegante, che risente sia della plurisecolare tradizione letteraria italiana, sia delle principali koinai novecentesche, quella dannunziano-pascoliana e quella ermetica. L’apporto di quest’ultima, però, è notevolmente inferiore rispetto a quanto ci si potesse aspettare, e molti degli stilemi che vi pertengono sono dovuti al testo originale.
Berardi, Lucia. "Metrica e racconto: la versificazione dei romanzi di Chrétien de Troyes. Un'analisi sistematica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3424850.
Full textIl presente lavoro si configura come uno studio analitico e sistematico delle varie componenti della versificazione dei cinque romanzi di Chrétien de Troyes (Erec et Enide, Cligès, Chevalier de la Charrete, Chevalier au lion e Conte du Graal), con l’obiettivo di riunire, vagliare e ampliare i precedenti sondaggi, cui fa per lo più difetto un’ottica complessiva. La tesi si struttura in tre sezioni: nel primo capitolo vengono illustrati i tratti principali della tecnica rimica di Chrétien (la varietà, la consistenza e la ricchezza delle terminazioni, i rimanti più frequenti, le rime tecniche, le connessioni foniche ed etimologiche i tra le parole-rima). Nel secondo capitolo viene, invece, analizzata la struttura ritmico-prosodica dell’ottosillabo: la distribuzione e la frequenza degli ictus nelle varie posizioni del verso, la collocazione delle pause interne e le combinazioni accentuali utilizzate dal romanziere. Il terzo capito verte, infine, sul rapporto tra la struttura metrica e la struttura sintattica: la coincidenza o l’assenza di coincidenza tra frase e distico (la cosiddetta ʽbrisure du coupletʼ), l’estensione dei periodi e il ricorso all’enjambement.
Azzolini, Mauro. "Una gioiosa baldanza: immagini, modelli e lessico della giovinezza guerriera nelle letterature galloromanze dei secc. XI-XIII." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425875.
Full textIl presente lavoro si configura come uno studio sul particolare statuto attribuito alla giovinezza dalle letterature galloromanze dei secc. XI-XIII. Le immagini collegate a que-sta età della vità tanto nei testi antico-francesi quanto in quelli provenzali sono, infatti, riconducibili all’archetipo della giovinezza guerriera e ad una sua rifunzionalizzazione in epoca feudale. Dopo un’introduzione dedicata alla ricostruzione del dibattito storico-critico sulla questione la tesi si articola in tre capitoli: il primo è dedicato all’indagine sul lessico riguardante i giovani; nel secondo vengono analizzate le più interessanti ma-nifestazioni letterarie del rapporto tra giovane e funzione guerriera; il terzo, infine, è de-dicato alla relazione tra racconto giovanile e strutture narrative e ad un tentativo di in-terpretazione complessiva del fenomeno.
ITALIA, Davide. "Un inedito volgarizzamento siciliano del Liber marescalciae equorum di Lorenzo Rusio, ms. London, British Library, Harley 3535, cc. 95v-156v: studio ed edizione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/394449.
Full textThe edition of the ms. London, British Library, Harley 3535, cc. 95v-156v is important for the study of Sicilian vulgarisations of farriery treaties. The witness, dating back to the end of the 15th century, constitutes a Sicilian (incomplete) vulgarization of Lorenzo Rusio's Liber marescalciae equorum. The Harleian manuscript is interesting not only because it represents an unpublished work of the treatise of Rusio, but also because it allows us to delineate the influence exerted by this author on the hippie culture in Sicily.
Pezzin, Alessandro. "Nota a sentenza. Un tipo di testo giuridico a cavallo tra scritti applicativi e scritti dottrinali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422048.
Full textLa nota a sentenza è uno dei numerosi testi della giurisprudenza italiana. Si tratta di un commento a una sentenza, selezionata per l’interesse dell’argomento affrontato e dei risvolti giuridici della decisione. Note a sentenza e sentenze commentate vengono pubblicate congiuntamente nelle riviste scientifiche e professionali di diritto, costituendo uno dei principali strumenti di studio e aggiornamento sulla giurisprudenza. Il presente lavoro ha come obiettivo la descrizione del tipo testuale nota a sentenza (in base a parametri lessicali, morfologici, sintattici e testuali) e il suo posizionamento all’interno del panorama dei testi della giurisprudenza italiana. Alla base di questo secondo intento, sta l’ipotesi – abbozzata anche dai pochi che, in ambito linguistico, finora se ne sono occupati – che la nota a sentenza sia un testo giuridicamente e linguisticamente “ibrido”, in cui convergerebbero caratteristiche sia degli scritti giuridici applicativi (in questo l’influenza giungerebbe dalle sentenze annotate) sia di quelli dottrinali. Le sue caratteristiche di commento e analisi, infatti, avvicinano le note a sentenza a un altro testo della giurisprudenza, l’articolo scientifico giuridico. Per delineare il profilo linguistico del testo in esame e verificare la presenza di influenze provenienti da scritti applicativi e dottrinali, è stato costruito un corpus contenente note a sentenza, articoli scientifici giuridici e sentenza, in modo che i tratti linguistico-testuali via via riconosciuti come appartenenti alle note potessero anche essere osservati nelle due tipologie testuali di riferimento. A questo scopo, i testi raccolti sono stati trattati secondo un triplice approccio metodologico: accanto a un più classico lavoro di stampo qualitativo, ci si è principalmente serviti di un approccio quantitativo e del metodo dell’analisi statistica dei dati testuali (una tecnica di tipo essenzialmente lessicometrico). L’insieme delle osservazioni (in particolare quelli di stampo quantitativo), oltre ad aver permesso la descrizione della nota a sentenza e aver confermato l’ipotesi sulla sua natura di testo-ponte tra scritti applicativi e dottrinali, si rivela anche un ricco bacino di dati relativi a tre differenti tipologie testuali a disposizione di ulteriori studi che abbiano per oggetto la lingua e i testi della giurisprudenza italiana.
Ballestrin, Nicola. "Il Liber de hedificatione urbis Phatolomie di Giovanni da Nono: edizione critica e studio." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423461.
Full textIl «Liber de hedificatione urbis Phatolomie» è un’operetta in prosa latina scritta dal giudice padovano Giovanni da Nono attorno al secondo decennio del Trecento. Narra una fondazione di Padova per mano di nobili greci più di una generazione prima della guerra di Troia, ed è assimilabile per molti versi alla contemporanea produzione letteraria francoitaliana. Nell’introduzione storica di questa tesi si indagano alcuni aspetti del contesto culturale da cui ha avuto origine il De hedificatione, in particolare i rapporti tra l’operetta e la tradizionale leggenda di fondazione troiana da parte di Antenore. Il De hedificatione si rivela costruito dall’autore in opposizione alla leggenda antenorea. Ulteriori indagini si occupano di riconoscere le possibili fonti della materia utilizzata dal da Nono per costruire la propria narrazione ambientata in Armenia. Successivamente si dà l’edizione critica del testo accompagnata dalla traduzione, e preceduta da uno studio approfondito della tradizione e da un tentativo di risolvere il problema posto dal carattere fortemente contaminato di questa.
MORLINO, Luca. "«Alie ystorie ac dotrine»: Il "Livre d'Enanchet" nel quadro della letteratura franco-italiana." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426512.
Full textL’oggetto di questa tesi è il cosiddetto "Livre d’Enanchet", il testo più antico della letteratura franco-italiana, composto già nella prima metà del XIII secolo, ma trascurato dalla critica precedente a causa della sua estraneità al genere epico cui appartengono invece i principali testi di questa letteratura, composti invece nel secolo successivo. Il presente lavoro si configura pertanto come occasione per un’integrazione delle molte lacune che ancora caratterizzano il quadro storico-letterario e culturale della diffusione del francese come lingua letteraria in diverse aree dell’Italia medievale, in particolare per quanto riguarda la composizione di testi didattici nonché per l’uso della prosa. L’introduzione comprende un inquadramento storico-letterario del "Livre d’Enanchet"; la descrizione dei suoi due manoscritti, conservati a Vienna e a Zagabria; la discussione onomastica relativa al poco trasparente nome dell’autore; l’analisi generale del suo contenuto e della sua struttura interna, suddivisibile in tre parti, consistenti rispettivamente nell’esposizione dei doveri dei vari status socio-professionali, in una breve trattazione di storia universale in cui sono esposte le origini di alcuni di questi accanto a quelle di altri status e di alcune istituzioni, infine in un’ars amandi; la presentazione delle sue fonti (le "Lettere" di San Paolo, l’"Historia scolastica" di Pietro Comestore, il "De amore" di Andrea Capellano, la "Rota Veneris" di Boncompagno da Signa, l’anonimo "Facetus Moribus et vita", nonché un’altra fonte finora non rinvenuta ma ipotizzabile sulla base dei riscontri con il più tardo "Libro di varie storie" di Antonio Pucci); la discussione relativa al problematico statuto complessivo del testo, che potrebbe essere tanto quello di una compilazione in volgare quanto all’opposto quello del volgarizzamento di una compilazione latina preesistente; l’analisi comparativa dei principali tratti linguistici che caratterizzano i due testimoni, in buona sostanza riconducibili alla fenomenologia del cosiddetto "francese di Lombardia" degli altri testi francesi composti o copiati in Italia settentrionale; infine i criteri di edizione e traduzione. La parte centrale del lavoro consiste nell’edizione interpretativa sinottica dei due testimoni, con a fianco una traduzione critica, basata cioè sul testo dell’originale, e da un commento analitico di ciascun capitolo in rapporto alle fonti e al contesto storico-culturale. Il commento comprende anche la discussione filologica delle varianti e degli interventi testuali. L’ultima parte del lavoro è costituita da un ampio glossario, tendenzialmente completo, che costituisce una sorta di integrazione dello studio linguistico attraverso una rappresentazione fedele di una lingua così poco omogenea e oscillante tra il rispetto della norma francese e l’interferenza italiana.
Loro, Ilaria. "Edizione con testo latino soggiacente giustapposto dei libri di Esdras, Neemías, Ageo e Malaquías contenuti nella General Estoria." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3423343.
Full textLa presente tesi ha come oggetto l’edizione critica di quattro libri (Esdras e Neemías, storici, e Ageo e Malaquías, profetici), volgarizzamenti castigliani di Bibbia vulgata, appartenenti alla General estoria (GE), opera redatta dal taller di Alfonso X el Sabio nell’ultimo terzo del XIII secolo. Il lavoro si inserisce in un più ampio progetto, inaugurato da Margherita Morreale nel 1967 in seno al Seminario de Español dell’Università di Padova, le cui linee guida furono da lei definite in una serie di articoli e saggi successivi. Tale metodo, accolto negli anni seguenti da diversi suoi discepoli in Italia e in Spagna, si basa essenzialmente sul confronto della suddetta traduzione romanza con il testo latino soggiacente al fine di garantire un’edizione che sia il più possibile attendibile e rigorosa. In fase di verifica del codice che funse da modello per i traduttori della Escuela de Toledo, si è comprovato che i manoscritti più prossimi al volgarizzamento sono quelli della cosiddetta “Bibbia sorbonica” o “parigina” (Ω), a cui è stata dedicata un’apposita sezione della presente tesi nella quale le varianti significative vengono raccolte e schematizzate in un indice delle concordanze e delle discordanze rispetto a GE per documentare l’aderenza di tale famiglia al testo alfonsino. Si è constatato che, tra essi, il più prossimo è il codice Parisinus Lat. 15467 (ΩS) della Bibliothèque National de Paris, così come precedentemente dimostrato da Morreale e dalla sua scuola grazie ai lavori da loro realizzati nel corso degli anni. Tuttavia, stante la non totale corrispondenza dei due testi, si è reso necessario agire ricostruendo il modello latino ipotizzato come soggiacente a partire dall’apparato e dal testo (considerando di volta in volta le singole lezioni attestate) dell’edizione critica benedettina di Vulgata, Biblia sacra iuxta latinam vulgatam versionem ad codicum fidem cura et studio monachorum Sancti Benedicti commissionis pontificiae a Pio X institutae sodalium preside Aidano Gasquet S. R. E. Cardinale, la quale collaziona un numero consistente di manoscritti appartenenti a tradizioni diverse. Il modello soggiacente ricostruito assume, così, il valore di strumento ecdotico, in quanto, seguendo il procedimento biunivoco adottato, è stato ricostruito grazie alla concordanza con la versione romanza, della quale si è svolta l’edizione attraverso il confronto proprio con il testo latino. Essenziale per la ricostruzione del modello soggiacente è stata la localizzazione di porzioni di GE assenti nel testo genuino di Vulgata (in particolare nei libri storici), ma che sono giustificate in buona parte dalle glosse presenti nella Bibbia parigina commentata di Hugues de Saint-Cher, Opera omnia in universum Vetus et Novum Testamentum, inserite a testo e successivamente raccolte in un indice apposito. I risultati emersi dimostrano che i traduttori alfonsini con buona probabilità usufruirono di un codice appartenente a tale tradizione. Il confronto sistematico e minuzioso tra il modello latino e GE, lo scrupoloso studio filologico concomitante e la consultazione di saggi specifici hanno consentito, inoltre, di definire ed esemplificare alcuni dei tratti che contraddistinguono lo stadio della lingua castigliana attestata in un determinato periodo della sua formazione, agevolando in questo modo la fruizione del volgarizzamento.
Collura, Alessio. "«Sens e Razos d'una Escriptura»: edizione e studio della traduzione Occitana dell'Evangelium Nicodemi = «Sens e Razos d'una Escriptura»: édition et étude de la traduction Occitane de l'Evangelium Nicodemi." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2014. https://hdl.handle.net/11572/368548.
Full textANDREOLI, JESSICA. "Storia e anatomia di una passione. Rosa Del Conte e la letteratura rumena." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2023. https://hdl.handle.net/11567/1106540.
Full textEntitled "Storia e anatomia di una passione. Rosa Del Conte e la letteratura rumena" [History and anatomy of a passion. Rosa Del Conte and Romanian literature], the doctoral thesis has a monographic character, investigating the relationship between Rosa Del Conte (1907-2011) – university professor, literary critic and translator – and Romania in the second half of the last century. The entire work was built starting from archival materials preserved in the Italian-Romanian cultural Archive of Prof. Del Conte of the Giuseppe Toniolo Institute of Higher Studies (Catholic University of the Sacred Heart of Milan): documents, correspondence, published and unpublished cultural products, drafts, university courses, personal notes. Through these heterogeneous materials the importance of the Eminescian laboratory of Rosa Del Conte was highlighted. It was a laboratory of exegesis, translation and teaching that systematically interested the scholar from the end of the 1940s to the early 2000s. The thesis is divided into three macro-chapters: the first dedicated to the (intellectual) biography of the professor, the second focused on the analysis of Eminescu’s lyrical corpus, and finally the third focused on Del Conte’s vision of poetic translation.
MURGIA, GIULIA. "La Tavola Ritonda tra intrattenimento ed enciclopedismo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266233.
Full textBampa, Alessandro. "La lirica trobadorica a Genova." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424222.
Full textLa tesi ha come oggetto il rapporto tra Genova e la poesia trobadorica, analizzato mediante la contestualizzazione storica e culturale con l’adozione del modello utilizzato da Gianfranco Folena nel saggio Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete. La prima parte comprende un inquadramento storico che va dalle prime attestazioni della letteratura ligure, quando Caffaro di Rustico di Caschifellone comincia la composizione dei suoi Annales, alla fine della cultura della repubblica genovese: nel 1311 il comune cede la sovranità a Enrico VII, mentre l’ultimo trovatore genovese, Calega Panzano, scompare dai documenti due anni dopo. La seconda parte si concentra sui fenomeni culturali non riconducibili ai trovatori, legati a due differenti poli in contatto tra loro, incentrati sull’autorità laica comunale e su quella ecclesiastica (basata sulla cattedrale e sull’attività degli ordini mendicanti). Essa inoltre delinea l’evoluzione linguistica del panorama culturale genovese dal latino, che domina pressoché incontrastato fino alla prima metà del XIII secolo, al volgare genovese e a quelli galloromanzi. La terza parte è dedicata all’analisi delle liriche che chiamano in causa il comune, composte a partire dalla fine del XII secolo da trovatori non genovesi (Raimbaut de Vaqueiras, Arnaut de Maruelh, Albertet e Peire Vidal), concentrandosi inoltre sulle forme della comunicazione e della propaganda medievale. Lo studio mette in rilievo soprattutto l’assenza di una committenza della Compagna, motivata con lo stretto legame tra il provenzale e le corti circostanti Genova, presso le quali del resto risultano composti molti dei testi del corpus. La quarta e ultima parte della tesi si concentra invece sui trovatori genovesi. La loro attività poetica è divisa in due fasi sicuramente in contatto tra loro, basate rispettivamente sulle figure di Lanfranco Cigala e Bonifacio Calvo: la presentazione della produzione autoctona evidenzia l’omogeneità dei testi della scuola e il ruolo di vero e proprio modello per gli altri trovatori assunto da Cigala, rilevando inoltre l’isolamento del fenomeno rispetto all’intero contesto genovese e attribuendo la fortuna del trobadorismo all’interno della Compagna al divertissement di un’élite aristocratica e non alle caratteristiche dell’ambiente comunale.
Russo, Valeria. "Archéologie du discours amoureux : prototypes et régimes de l'amour littéraire dans les traditions galloromanes médiévales." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423322.
Full textMariani, Daniela. "La Vie des Pères. Genèse et diffusion d'un recueil de contes exemplaires du XIIIe siècle." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2019. https://hdl.handle.net/11572/368638.
Full textFassanelli, Rachele. "Don Denis. Poesie d'amore. Edizione commentata." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3421772.
Full textLa tesi consiste in un’ampia edizione commentata dei 127 componimenti di tematica amorosa di don Denis di Portogallo (1261-1325), tradizionalmente ripartiti in 75 cantigas de amor e 52 cantigas de amigo. Sulla base dell’unica edizione critica completa della produzione poetica dionigina, quella allestita da H. Lang nel 1894, si è proceduto ad un’accurata revisione testuale del corpus, sia attraverso un controllo sistematico della tradizione manoscritta, sia prendendo in considerazione le recensioni e i successivi contributi critici. Ne risulta un’edizione criticamente rivista che si pone come obiettivo principale quello di offrire un analitico commento esegetico-critico ai singoli testi del re trovatore, unanimamente riconosciuto come il poeta più colto e rappresentativo della lirica galego-portoghese, ma al quale non sono stati finora dedicati studi monografici esaustivi. L’esteso commento rende dunque conto degli aspetti tematici, metrici, retorici e linguistici delle differenti poesie, nonché della fitta trama intertestuale che collega alcune di esse alla tradizione della lirica cortese (provenzale e francese) da un lato e al trobadorismo peninsulare dall’altro.
OTTRIA, Ilaria. "Marsia e Glauco. Storia, esegesi e riscritture di due miti ovidiani dall’Antichità classica al XIV secolo." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/95126.
Full textGottardi, Pierandrea. "«Wordes bolde». Evoluzione stilistica dal "Roman de Horn" a "King Horn" a "Horn Childe"." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2022. http://hdl.handle.net/11572/349915.
Full textLa tesi sviluppa lo studio comparativo dello stile come osservato nel “Roman de Horn”, in “King Horn” e in “Horn Childe and Maiden Rimnild”, tre versioni della medesima vicenda, la prima in anglonormanno, le altre due in inglese medio. Nella tesi l’indagine stilistica è svolta in maniera qualitativa e quantitativa, lavorando sulle edizioni lemmatizzate secondo codifica TEI dei singoli testimoni di ciascuna versione. Dopo un’introduzione sul concetto di stile, il primo capitolo è dedicato a un’introduzione ai testi e ai testimoni delle tre versioni. Dopo un cappello introduttivo sui rapporti genetici tra le versioni, di ciascuna di esse si opera un'escussione della bibliografia esistente intorno a testimoni ed eventuale stemmatica, metro e genere, lingua, datazione, stile dell’opera; per la versione anglonormanna si aggiunge uno specifico approfondimento sull’autore. Nel secondo capitolo, si inquadrano stilistica e stilometria nel panorama accademico attuale, quindi si espongono i protocolli di edizione e lemmatizzazione adottata, infine i metodi di analisi adottati e le ragioni per cui circoscrivere l’indagine ai fenomeni di descrizione, anafora e formula. Nel terzo capitolo si procede ad analizzare in ogni versione le descrizioni e poi anafore e formule. Per le descrizioni, dopo aver offerto un quadro specifico per versione, si opera una sintesi sulla base dei concetti di connotazione e attribuzione, chiarendo una possibile traiettoria del mutamento stilistico. Parallelamente, dopo un’analisi di anafore e formule in ciascuna versione si offre una visione d’insieme alla luce dei concetti di orizzonte d’attesa e tradizione discorsiva, ponendo così in relazione stile e contesto socioculturale dell’Inghilterra medievale. Nelle conclusioni, si riassumono gli approdi dell’analisi, valutando metodi e risultati e proponendo possibili aperture a lavori futuri.
Zvonareva, Alina. "Giacomino da Verona e altri testi veronesi nel MS. Colombino 7-1-52: edizione e commento linguistico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422544.
Full textLa presente tesi ha come oggetto il ms. 7-1-52 della biblioteca Colombina di Siviglia (d’ora in avanti S), esaminato secondo un approccio filologico-linguistico. Si tratta di un codice trascritto in Italia settentrionale a fine Trecento – inizio Quattrocento, che tramanda undici testi di contenuto religioso in veneto e toscano. Tra i componimenti ci sono dei sermoni in versi (De Jerusalem celesti, De Babilonia infernali, Dell’amore di Gesù, Del Giudizio Universale, Della caducità della vita umana; l’autore dei primi due testi è Giacomino da Verona, gli altri sono anonimi), delle preghiere di carattere dossologico (Lodi della Vergine, Preghiera alla Vergine e alla santissima Trinità), la Leggenda di santa Margherita (un testo agiografico settentrionale), un poemetto sulla passione di Cristo in toscano, la Lamentatio beate Virginis di Enselmino da Montebelluna (un testo appartenente alla tradizione dei ‘pianti della Vergine’), una breve preghiera a Giovanni Battista. Il ms. in questione ha attirato finora l’attenzione degli studiosi solo in quanto testimone di alcuni di questi componimenti settentrionali delle origini - quindi sempre solo per scopi di edizione critica. Il codice finora non è mai stato sistematicamente esaminato dal punto di vista storico-linguistico (a parte qualche tentativo intrapreso all’inizio del secolo scorso, con risultati molto discutibili), eppure la veste linguistica di almeno alcune sue sezioni merita di essere studiata in quanto presenta una serie di fenomeni notevoli. L’analisi proposta in questa tesi si limita alle cc. 1r-41v. del ms., le quali contengono i primi sette componimenti citati sopra. Questa sezione della silloge racchiude un’altra raccolta più piccola, individuabile sulla base del contenuto, dei dati codicologici e paleografici e della lingua. Nella tesi è proposta un’analisi dei tratti linguistici che presentano le cc. 1r-41v, nonché l’edizione interpretativa di questa parte del codice. Lo studio della lingua di S viene messo in relazione con l’aspetto ecdotico, ovvero la tradizione manoscritta dei singoli testi tramandati. Un dato importante è costituito dai rapporti di S con un altro testimone: i sette testi trascritti alle cc. 1r-41v del ms. colombino 7-1-52 sono tràditi anche dalle cc. 50r-111r del ms. 4744 (it. Zanetti XIII) della biblioteca Marciana di Venezia (d’ora in avanti V). La redazione del codice marciano è più vicina all’archetipo e all’originale sia dal punto di vista cronologico sia da quello linguistico: V è databile agli inizi del Trecento e di provenienza veronese; il codice tramanda, oltre alla summenzionata raccolta di componimenti didattico-moraleggianti e devozionali in versi, alcuni altri testi importanti per lo studio del veronese antico. I componimenti del corpus si leggono nello stesso ordine in entrambi i codici, il che dimostra che la raccolta doveva esistere già nell'archetipo a cui risalgono S e V; una serie di errori congiuntivi confermano [il soggetto è “una serie” !] l’esistenza di un archetipo comune dei ai [dativo di vantaggio, mi pare più elegante e diffuso nel linguaggio filologico] due testimoni. Per lo studio del codice S il confronto con la redazione di V risulta utile sotto vari aspetti, soprattutto storico-linguistici e critico-testuali [aspetti è plurale, quindi ho messo anche gli aggettivi al plurale]. Relativamente al primo aspetto, il materiale fornito da V aiuta a interpretare una serie di fenomeni fono-morfologici registrati in S. Si è tenuto conto delle lezioni del codice V anche nell’allestimento dell’edizione interpretativa della redazione di S. All’interno della raccolta di sette componimenti si distinguono i primi due testi, gli unici di cui si conosca il nome dell’autore, Giacomino da Verona, e di cui ci siano pervenuti, oltre a V e S, altri due testimoni: il ms. Qt. XIII. I. 26 della biblioteca Arcivescovile di Udine (cc. 40r-50v) e il ms. Canoniciano Italiano 48 della biblioteca Bodleiana di Oxford (cc. 1r-5v, dove è trascritto solo il primo dei due componimenti, con lacune). Nella preparazione della tesi si è tenuto conto anche del materiale di questi due mss.: U e O sono stati sistematicamente consultati per l’allestimento dell’edizione interpretativa di S (relativamente ai testi che U e O tramandano), nonché per il glossario che accompagna tale edizione. Invece nella nota linguistica si è ritenuto di non estendere il confronto anche ai codici di Udine e Oxford, per evitare di appesantire l’esposizione. La tesi è divisa in due parti, la prima delle quali è focalizzata sul codice, mentre nella seconda l’attenzione si sposta su alcuni dei testi di cui S è testimone. Nell’introduzione alla tesi vengono sinteticamente presentati i testi trascritti in S – con particolare attenzione al corpus ‘veronese’ definito sopra – e la loro tradizione manoscritta; vengono indicati gli aspetti di interesse che presenta il ms. S e gli studi esistenti sull’argomento; vengono definite le problematiche studiate nella tesi e la struttura del lavoro stesso. La prima parte della tesi comprende la descrizione del ms. S, la nota linguistica, i criteri di edizione, l’edizione interpretativa delle cc. 1r-41v di S, le note al testo e il glossario. La descrizione del manoscritto contiene informazioni sugli aspetti paleografico-codicologici, nonché alcune considerazioni sui principi organizzativi di tutta la silloge. La nota linguistica è pensata come un confronto sistematico tra i fenomeni linguistici riscontrati in due redazioni degli stessi componimenti, quella di S e quella di V. Il confronto con un codice marcatamente veronese (V) fa trasparire meglio il polimorfismo e l’ibridismo che presenta il testimone S. Tale ibridismo non è dovuto alle intenzioni dell’autore, ma all’accumularsi di innovazioni risalenti a diversi livelli della tradizione manoscritta. I dati linguistici mettono in luce alcuni aspetti della diffusione del testo: essendo un testimone piuttosto tardo, distante quasi un secolo dagli originali dei testi che tramanda, trascritto da un amanuense che dimostra di avere poca dimestichezza con la lingua dell’originale (il veronese di fine Duecento – inizio Trecento) e contenente numerose forme che risalgono verosimilmente ai suoi antecedenti, S permette di postulare dei passaggi del testo, nel corso della trafila di copie, attraverso diverse aree municipali dell’Italia settentrionale. Nel quadro variopinto dei fenomeni linguistici che presenta il ms. si individuano più strati: l’ascendente veronese, qualche intermediario veneto abbastanza tardo (verosimilmente al processo di copia ha partecipato più di un amanuense veneto, le copie intermedie sono databili approssimativamente alla seconda metà - fine del Trecento e localizzabili tra Venezia e Padova; la zona bellunese-trevigiana è esclusa con un buon margine di sicurezza), uno strato emiliano (probabilmente bolognese), la patina toscaneggiante. Come risultato, in seguito a diverse copiature in città diverse si osserva il passaggio da un dialetto specifico di una città del nord (Verona) a un volgare veneto depurato da molti tratti specificamente locali (una specie di ‘veneto illustre’); tale volgare presenta tuttavia alcuni significativi fenomeni linguistici veneziani e padovani. Allo stesso tempo, la testimonianza di S suggerisce che in un determinato momento la lingua dei testi abbia fatto un passo nella direzione di un volgare ancora più genericamente settentrionale, ma con alcune incrostazioni verosimilmente emiliane. Gli elementi toscaneggianti che si riscontrano nel codice sembrano dovuti, piuttosto che a una mano fiorentina (per ulteriore passaggio del ms.), alla toscanizzazione che avranno portato con se le copiature di area veneta e emiliana, secondo un processo ormai avanzato a fine Trecento. La nota linguistica presenta una descrizione sistematica della lingua di S in tutti i suoi aspetti, con particolare attenzione ai fenomeni più caratteristici di ciascuna delle scriptae di cui S conserva tracce. Le note al testo commentano prevalentemente i nostri emendamenti e altre scelte editoriali che abbiamo adottato, nonché alcune correzioni di cui segnaliamo la plausibilità, senza tuttavia metterle a testo. Il glossario è selettivo e registra esclusivamente voci antiche nella lingua moderna scomparse o presenti con grafia o significato diversi. In molti casi i singoli lemmi non si limitano alla registrazione delle forme, ma comprendono una breve discussione che a volte precisa gli aspetti etimologici e lessicali, altre volte motiva alcune scelte ecdotiche di carattere linguistico soltanto accennate nelle note al testo; nel caso di vocaboli o esiti fonomorfologici poco comuni si indicano altri testi che presentano occorrenze di tale lessema o esito. Si riportano, laddove ciò è stato ritenuto utile, anche le corrispettive lezioni degli altri tre codici (V, O e U), per rendere possibile il confronto delle varianti – di sostanza, ma soprattutto formali – di S con quelle del resto della tradizione. Nella seconda parte della tesi proponiamo un’edizione critica dei quattro testi che non hanno un’edizione moderna: Dell’amore di Gesù, Del Giudizio universale, Lodi della Vergine, Preghiere. Questi componimenti erano stati editi solo una volta, a metà Ottocento, da Adolfo Mussafia: la sua edizione è pregevole (soprattutto considerata la sua altezza cronologica), ma non priva di errori di trascrizione e di interpretazione; inoltre, questa edizione era stata allestita sulla base del solo codice V. L’edizione proposta nella tesi collaziona V (ms. base) con S. La veste linguistica del testo critico di norma fa riferimento alla versione fornita dal codice V. L’apparato è positivo e registra sia le lezioni accolte nel testo sia quelle rifiutate. Il testo critico è corredato dai criteri di edizione, da una nota metrica che descrive le particolarità dell’anisosillabismo rilevate nei testi che si editano, da note editoriali che spiegano le scelte effettuate e segnalano elementi dubbi o ambigui dal punto di vista ecdotico, e infine dal glossario che registra le forme accolte nel testo critico che si è ritenuto utile segnalare al lettore; nel caso delle voci presenti anche nel glossario relativo al codice S (la prima parte della tesi) si rinvia al rispettivo lemma di tale glossario per informazioni più complete. La bibliografia finale comprende esclusivamente i titoli citati nella tesi. La lista è divisa in due parti: abbiamo elencato prima la bibliografia citata in forma abbreviata, ovvero gli studi citati frequentemente o comunque più volte e in sezioni testuali distanti tra di loro; abbiamo fornito anche la lista della bibliografia citata in forma piena, che fa riferimento ai contributi citati una volta sola oppure più volte a brevissima distanza (all’interno dello stesso paragrafo).
MARINO, Laura. "«Quisquis ergo a natura humana corpus alienare vult, desipit»: la rappresentazione del problema corpo-anima in alcuni poemi allegorici tra XII e XIV secolo." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2023. https://hdl.handle.net/11580/95564.
Full textLa tesi si prefigge l'obiettivo di analizzare e porre in comparazione alcuni poemi allegorico-didascalici composti in area europea tra il XII e il XIV secolo riguardo il tema della relazione tra corpo e anima all'interno dell'individuo umano. I quattro poemi esaminati (Architrenius di Giovanni di Altavilla, Anticlaudianus di Alano di Lilla, la Commedia di Dante, i Triumphi di Petrarca) hanno in comune la struttura ascensiva e il finale ricongiungimento dell'uomo con il divino: la tesi si occupa di osservare come questo percorso avvenga all'interno delle quattro narrazioni, attraverso quali modelli linguistici è definito, se ammetta o no la bontà della parte corporea insieme a quella spirituale, in generale se venga ammessa o negata la bontà della corporeità nel percorso di perfezionamento dell'individuo umano. Questa discussione teoretica si muove attraverso una costellazione di rimandi intertestuali tra le opere, a mostrare l'esistenza di un sostrato semantico comune che significhi un problema teologico condiviso che l'intellettuale medievale tenta di risolvere.
Borsa, P. "La nobiltà di Guinizzelli : dalla polemica antiguittoniana al "cor gentil"." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2004. http://hdl.handle.net/2434/23674.
Full textDi, Fabrizio Anna Maria. "Saggio per una definizione del francese di Oltremare: edizione critica della Continuazione di Acri dell'Historia di Guglielmo di Tiro, con uno studio linguistico e storico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423605.
Full textIl presente lavoro di ricerca consiste nell'edizione critica della Continuazione di Acri. Essa occupa la parte finale dell'Eracles e conclude la sezione delle continuazioni antico francesi dell'Historia di Guglielmo di Tiro. La Continuazione di Acri tramanda la storia dei Regni latini dâOltremare dal 1229 al 1277. Attraverso un'attenta analisi ecdotica si è ricostruita la struttura della tradizione manoscritta, composta da undici testimoni, di cui sei sono stati copiati ad Acri e cinque in Europa. Per ciascuno di essi si fornisce una descrizione codicologica dettagliata. Il testo critico è corredato da un apparato positivo a fascia unica di varianti sostanziali; per otto degli ottantotto capitoli di cui è composto il testo si fornisce un apparato esaustivo. Una parte consistente del lavoro è dedicata al commento linguistico, condotto principalmente sul testo dellâedizione e su quello dei manoscritti di Acri. L'obiettivo di questa analisi è finalizzata alla definizione del francese d'Oltremare, la lingua scritta e parlata durante le crociate in Terrasanta e poi in diversi territori del Mediterraneo. Il commento linguistico è integrato da un ampio glossario e dagli indici degli antroponimi e dei toponimi. Le note di commento rappresentano il luogo privilegiato per l'esposizione di considerazioni di carattere storico. Il lavoro è completato da un'introduzione in cui si fornisce la cronologia degli avvenimenti esposti nel testo e in cui si spiega la struttura della cronaca, ovvero la successione dei capitoli e i relativi meccanismi di concatenazione, attraverso i quali è possibile descrivere il modus operandi del redattore, l'ambiente di produzione e le fonti utilizzate
Gramellini, Flavia <1980>. "Le Antichità di Bologna di Bartolomeo della Pugliola." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/830/1/Tesi_Gramellini_Flavia.pdf.
Full textGramellini, Flavia <1980>. "Le Antichità di Bologna di Bartolomeo della Pugliola." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/830/.
Full textFoltz, Cinzia <1976>. "Il topos dei "Neuf Preux" nell'immaginario cavalleresco medievale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/831/1/Tesi_Foltz_Cinzia.pdf.
Full textFoltz, Cinzia <1976>. "Il topos dei "Neuf Preux" nell'immaginario cavalleresco medievale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/831/.
Full textBaroncini, Lucia <1983>. "Il Libro del naufragio. Edizione e commento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3943/1/baroncini_lucia_tesi.pdf.
Full textBaroncini, Lucia <1983>. "Il Libro del naufragio. Edizione e commento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3943/.
Full textFerretti, Matteo <1979>. "Il Roman de la Rose: dai codici al testo. Studio della più antica tradizione manoscritta." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3946/1/Ferretti_Matteo_Tesi.pdf.
Full textFerretti, Matteo <1979>. "Il Roman de la Rose: dai codici al testo. Studio della più antica tradizione manoscritta." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3946/.
Full textBercini, Annamaria <1969>. "Il discorso politico culturale del Deutscher Geist in Gefahr di Ernst Robert Curtius." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6893/1/Bercini_Annamaria_tesi.pdf.
Full textIn 1932 Ernst Robert Curtius published his polemical cultural political treatise Deutscher Geist in Gefahr in which he articulated clearly his position facing the grave crisis into which Germany was sliding. He took sides against the positions held by the right-wing of his time, whose nationalist arrogance, vulgar anti-Semitism and reliance on creating a national myth in order to manipulate public opinion he criticized openly. Moreover he insisted that the revolutionary positions, maintained by both the right and the left, were equally inacceptable. In the same way he rebuffed the ideal of an heroic Germanic culture cut off from European history and rejected all forms of nihilism which crystallize in an attitude of indifference toward reality, values and history. Curtius accepted the democratic system as the best practical solution, insisting that political decisions must mirror the good of all classes independent of the concerns of political parties and special interest groups. He categorically rejected any claim, even in cultural terms, for German supremacy, but aspired instead for a cosmopolitan Europe whose nations were valued for their specific characteristics, and he was convinced that Europeans, in order to construct peace, must live, study and work together, learning each other’s language. For Curtius the humanism represented by the classical traditon and medieval Latin literature were integral parts of the life of every European and supplied the source for the intellectual and spiritual energies need to confront creatively the present and the future.
Bercini, Annamaria <1969>. "Il discorso politico culturale del Deutscher Geist in Gefahr di Ernst Robert Curtius." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6893/.
Full textIn 1932 Ernst Robert Curtius published his polemical cultural political treatise Deutscher Geist in Gefahr in which he articulated clearly his position facing the grave crisis into which Germany was sliding. He took sides against the positions held by the right-wing of his time, whose nationalist arrogance, vulgar anti-Semitism and reliance on creating a national myth in order to manipulate public opinion he criticized openly. Moreover he insisted that the revolutionary positions, maintained by both the right and the left, were equally inacceptable. In the same way he rebuffed the ideal of an heroic Germanic culture cut off from European history and rejected all forms of nihilism which crystallize in an attitude of indifference toward reality, values and history. Curtius accepted the democratic system as the best practical solution, insisting that political decisions must mirror the good of all classes independent of the concerns of political parties and special interest groups. He categorically rejected any claim, even in cultural terms, for German supremacy, but aspired instead for a cosmopolitan Europe whose nations were valued for their specific characteristics, and he was convinced that Europeans, in order to construct peace, must live, study and work together, learning each other’s language. For Curtius the humanism represented by the classical traditon and medieval Latin literature were integral parts of the life of every European and supplied the source for the intellectual and spiritual energies need to confront creatively the present and the future.