Academic literature on the topic 'Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Dissertations / Theses on the topic "Settore M-STO/04 - Storia Contemporanea"

1

Grillini, Anna. "La mente dei civili. Storia e storie da un manicomio di confine (Pergine Valsugana 1909-1924)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368846.

Full text
Abstract:
La tesi esamina tutte le cartelle cliniche prodotte tra il 1909 e il 1924, nel manicomio di Pergine Valsugana. Lo scopo dell'elaborato è l'analisi delle conseguenze psicofisiche lasciate dalla Grande Guerra sulla popolazione, sia civile che militare.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Cardone, Andrea. "Depositi della storia: i Musei Civici nell'Italia dell'Ottocento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2012. https://hdl.handle.net/11572/367692.

Full text
Abstract:
Il lavoro che presento si propone di indagare le scelte metodologiche ed ideologiche sottese all’istituzione, incremento e diffusione del Museo Civico italiano nel secolo XIX verificandone le funzioni, le modalità di costituzione, i rapporti tra storiografia, didattica, tutela e promozione. La storiografia individua in due momenti principali la nascita del museo civico italiano. Le soppressioni ecclesiastiche napoleoniche e postunitarie rappresentano, infatti, due tappe fondamentali di un processo di democratizzazione e laicizzazione del patrimonio storico-artistico italiano che hanno dato impulso ad una nuova forma di fruizione pubblica. La funzione didattica di matrice illuministica legata agli ambienti accademici e scolastici acquisterà nuovo vigore durante l’epoca del positivismo per trasformarsi, attraverso l’apertura dei musei civici, soprattutto nei decenni successivi all’unità d’Italia, in una prima moderna forma di consumo culturale. Il museo civico ottocentesco fu espressione dell’orgoglio municipalistico, strumento del territorio e per il territorio in cui, oltre ad esercitare l’azione di tutela e il culto delle patrie memorie, le collezioni seppero congiuntamente rappresentare la promozione ed i risultati della ricerca storica e scientifica. Gli studi sulla storia del museo civico italiano ottocentesco si concentrano oggi sulle singole realtà locali. Tuttavia poco sondate sono le connessioni tra tutte queste istituzioni coeve che potrebbero invece offrire nessi per una lettura più ampia della museografia ottocentesca in Italia i cui metodi espositivi furono, comprensibilmente, l’esito di più ampie scelte storiografiche ed educative. La ricostruzione storica qui presentata tenta di individuare nuove linee di ricerca di ampio respiro che possano inquadrare le intenzioni civiche, culturali, storiografiche e allestitive tipiche della cultura campanilistica in una prospettiva e contestualizzazione storica e territoriale più ampia. Si è pertanto posta particolare attenzione alle molteplici ragioni politiche e di politica culturale che portarono all’istituzione dei musei civici in Italia stabilendone i rapporti con la storia locale, le indagini sul territorio e i nessi con il sistema museale e la politica di tutela nella seconda metà dell’Ottocento. L’analisi dei musei presi in esame, in particolare le collezioni patrie di Bergamo, Brescia, Capua, Vicenza, pone alcune riflessioni sul ruolo svolto dai corpi scientifici quali gli Atenei, le Accademie, le Deputazioni di Storia Patria, le Società archeologiche per lo sviluppo economico e culturale delle città e il ruolo da loro assunto nella formazione prima e gestione poi del patrimonio materiale italiano. Per una maggiore chiarezza del tema qui affrontato è necessaria una precisazione terminologica. Il termine che identifica e caratterizza il museo italiano ottocentesco è “locale†in cui l’ambito territoriale e geografico coincide con quello amministrativo. Nello specifico lo studio ha focalizzato l’attenzione sui musei civici ed i musei provinciali. Il termine locale viene spesso utilizzato per distinguere i musei nati per volontà delle amministrazioni locali che si distinguono dai precedenti musei dinastici e dai musei nazionali istituiti e gestiti dallo Stato. Al termine di museo locale si associa quello di museo patrio con un chiaro intento di rafforzare non solo il legame con la patria, ma di identificarne lo scopo storiografico del museo, ossia un luogo in cui attraverso gli oggetti è possibile ricostruire le vicende di storia patria della città e del territorio. Il termine viene spesso scelto dalle accademie e istituti come gli Atenei, le Deputazioni di Storia Patria e le Società Storiche per rafforzare il significato delle loro collezioni utilizzate per gli studi di storia patria. Anche in questo caso il termine patria indicherà di volta in volta una precisa circoscrizione amministrativa e territoriale assumendo significati e caratteristiche diverse a secondo del periodo storico. Il termine patrio verrà poi trasformato in quello di civico, un museo che sarà espressione di una comunità prevalentemente urbana ma che fa riferimento anche a territori più vasti come le province. Il museo locale italiano rappresenta uno spazio che raccoglie materiali e testimonianze non solo provenienti dal contesto urbano ma anche dal territorio circostante. Il territorio rappresenterà il punto di riferimento per l’ampia scelta di materiali da immettere nel museo andando a costruire una tipologia museale che è stata sintetizzata in tre definizioni chiave: atipologico, a-gerarchico, a-selettivo. Lo studio ha posto l’attenzione sul rapporto tra corpi scientifici, collezioni patrie pubbliche e private, istituzioni governative e la legislazione riguardante la tutela del patrimonio storico-artistico e archeologico. Ho preso in esame il periodo che va dal decennio napoleonico 1805 – 1815 ai primi decenni post-unitari. Il museo italiano, nato come “museo di riuso†e “di ricovero†, funzione che ne caratterizzerà in parte la fondazione sia prima che dopo l’unità d’Italia, diventerà il luogo della ricerca storica e scientifica. Si è pertanto analizzato il rapporto tra storiografia, indagini scientifiche, collezioni. Il collezionismo nato per volontà dei corpi scientifici pose una nuova attenzione alle fonti documentarie, al loro studio e alla loro conservazione. Il museo come luogo di conservazione della storia nasce in stretto rapporto con altri luoghi del “fare storia†. Lo studio del rapporto tra musei locali, storiografia e ricerca scientifica suggerisce interessanti riflessioni sul significato di questi spazi che si identificano come luoghi della memoria. Ci si interroga in che modo la ricerca storica e le indagini scientifiche abbiano contribuito alla creazione di una sola memoria o di più memorie rinnovate nel tempo. Ho tentato di comprendere in che modo le collezioni patrie sono assurte a simboli con significati diversi nel corso dell’Ottocento. La costruzione della memoria storica pubblica è la conseguenza di una convergenza d’intenti tra classe politica e intellettuale che insieme decidono di imprimere nel tessuto urbano dei segni tangibili della storia patria e quindi della propria memoria. Il mio studio è partito da un’approfondita rilettura di quanto finora scritto sulla politica di tutela, il collezionismo e la ricerca storica pre e post unitaria e sul ruolo che le collezioni patrie rivestirono per gl’enti promotori. Gli studi di Andrea Emiliani, “antichi†ma determinanti per la comprensione del museo “territoriale†italiano, i recenti contributi di Bencivenni, Dalla Negra, Grifoni e gli studi di Antonella Gioli particolarmente attenti al rapporto tra musei e soppressioni degli enti ecclesiastici sono stati i punti di riferimento principali. In merito alla seconda parte del progetto di ricerca dedicata al post unitario ed in particolare al Museo Provinciale Campano di Capua sono stati studiati i contributi di Nadia Barrella, punto di partenza per una riflessione sul ruolo dei musei nati dalle Commissioni Conservatrici Provinciali ed il ruolo esercitato nel sistema di tutela nazionale. Per la storia del museo provinciale campano sono stati esaminati gli Atti della Commissione Conservatrice dei monumenti ed oggetti di antichità e belle arti della provincia di Terra di Lavoro. Per il presente lavoro è stata svolta una ricerca d’archivio presso l’archivio comunale della Biblioteca Angelo Mai di Bergamo, l’Archivio della Direzione generale delle antichità e belle arti di Stato di Roma, l’archivio dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, l’archivio della Provincia di Caserta. Sono stati inoltre consultati gl’Atti parlamentari conservati presso la Biblioteca della Camera dei Deputati di Roma.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Gardumi, Lorenzo. "Violenza e giustizia in Trentino tra guerra e dopoguerra (1943-1948)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2010. https://hdl.handle.net/11572/368679.

Full text
Abstract:
La tesi prende in considerazione il periodo immediatamente postbellico del Trentino uscito dal secondo conflitto mondiale. Descrive la situazione politica, economica e sociale della provincia soprattutto in relazione allo svilupparsi di una forte ondata di criminalità e delinquenza, frutto della guerra appena conclusa e delle ideologie che l'avevano accompagnata. L'opera di educazione delle generazioni più giovani alla democrazia e ad una vita civile e pacifica doveva passare attraverso il giudizio sulle responsabilità di chi aveva condotto alla guerra (fascismo) e di chi aveva aiutato l'occupante tedesco tra il 1943 e il 1945 (collaborazionismo).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Salvador, Alessandro. "Il nazionalsocialismo e la destra nazionalista tedesca: 1925 - 1933." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2010. https://hdl.handle.net/11572/367838.

Full text
Abstract:
Il lavoro di tesi consiste in una analisi dello sviluppo del partito nazionalsocialista tedesco a partire dalla sua seconda fondazione, nel 1925, fino alla nomina di Hitler alla carica di Cancelliere. Lo scopo del lavoro è di mettere in luce come la strategia politica della NSDAP sia stata volta non solo a consolidare la propria stabilità e coerenza interna e a rafforzare il partito nel contesto politico della Repubblica di Weimar, ma anche a destabilizzare e logorare le forze politiche della destra nazionalista. Dette forze politiche, in particolare lo Stahlhelm (lega dei veterani) e il partito popolare tedesco-nazionale (DNVP)pur perseguendo scopi simili a quelli della NSDAP, come il rovesciamento del sistema democratico, venivano da essa percepiti come un ostacolo per il potere. Il movimento hitleriano alterna quindi momenti di convergenza a momenti di rivalità con questi soggetti politici e lo scopo di questo lavoro era mettere in luce come questi sviluppi abbiano di fatto provocato il declino di una destra nazionalista conservatrice favorendo la presa del potere da parte del nazionalsocialimo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Villani, Cinzia. "Infrangere le frontiere: l'arrivo in Italia delle displaced persons ebree 1945-1948." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2010. https://hdl.handle.net/11572/368057.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Lamberti, Sara. "Helsinki disentangled (1973-75): West Germany, the Netherlands, the EPC and the principle of the protection of human rights." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2012. https://hdl.handle.net/11572/368299.

Full text
Abstract:
This work is situated at the intersection between the historiographies on European integration, the Cold War, and human rights, and scrutinizes the Conference on Security and Cooperation in Europe (CSCE, 1973-75) from the specific angle of the history of European integration. According to a narrative that has become standard in historiography, the EC countries achieved remarkable cohesion in the CSCE process through the newly-created European Political Cooperation (EPC), an informal intergovernmental mechanism set up in 1970. This thesis argues instead that the EPC was less successful in achieving cohesion and a common position of the EC’s member states than has been claimed so far. Human rights was a divisive issue, and ideas of détente differed widely in the West European camp. The thesis emphasizes the political fault lines among the nine member states, and in particular between West Germany and the Netherlands, two countries that stand out for their quite different negotiating style and equally different political goals. The author argues that while West German and Dutch foreign policy eventually achieved a degree of coordination, common understanding was lacking. West Germany and the Netherlands often fought for very different goals. In the case of West Germany, its key goal at the CSCE was human relief, a long-standing goal of West German policy that had marked Ostpolitik since its very beginnings: the conspicuous sufferings of German people and the personal experiences of German leaders had a powerful impact on West German foreign policy. The Dutch by contrast thought of human rights as a principle of international law to be used in an ideological confrontation. The work emphasizes the multifaceted nature of the domestic discussions about human rights at the time, points out that the very idea of human rights needs to be historicized, and highlights the role played by domestic influences and by individuals, with a specific focus on domestic political actors, like the Dutch foreign minister Max van der Stoel, who emerges as a staunch – and relatively poorly known - key-advocate of human rights.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Bredebach, Patrick. "Europa als politisches Konkurrenzthema zwischen Christ- und Sozialdemokraten in Italien und Deutschland von 1945 bis zum Beginn der 60er Jahre." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2012. https://hdl.handle.net/11572/367664.

Full text
Abstract:
Die vorliegende Arbeit beschreibt die Konkurrenz der Christ- und Sozialdemokraten sowie der Sozialisten um Europa sowohl in der Bundesrepublik Deutschland als auch in Italien. Vor dem Hintergrund des aufziehenden Kalten Krieges und der anschließenden Konsolidierung beider politischen Systeme wird untersucht, wie sich die Parteien zur europäischen Integration positioniert haben, welche europapolitischen Strategien verfolgt wurden und welches Bild diese von Europa hatten. Dabei werden benachbarte Politikfelder und Wortfelder des Begriffs Europa vor dem Hintergrund der internationalen, nationalen sowie der jeweiligen innerparteilichen Situation untersucht. Die Studie legt dar, wie und wieso sich die Parteien gegeneinander positionierten und im Laufe der Zeit auch annäherten. Der Beginn des Zeitraums ist dabei das Ende des Zweiten Weltkriegs und somit der Beginn der jeweiligen politischen Systeme. Das Ende wird in der Bundesrepublik Deutschland mit dem Ende der Ära Adenauer gewählt, in Italien mit der Regierung des ersten centro-sinistra unter Aldo Moro.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Pfister, Eugen. "Europa im Bild. Imaginationen Europas in Wochenschauen in Deutschland, Frankreich, Großbritannien und Österreich 1948-1959." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2013. https://hdl.handle.net/11572/367872.

Full text
Abstract:
Le "immagini dell'Europa" di cui è fatta menzione nel titolo rappresentano costrutti mentali o luoghi comuni (topoi) connessi, appunto, all'idea di Europa e veicolati dai cinegiornali analizzati. Tali immagini possono essere considerate delle proposte di definizione di Europa, quali furono offerte al pubblico negli anni Cinquanta. Un tema che, considerata la discussione attuale sull'identità europea si rivela di notevole attualità. I cinegiornali offrono inoltre agli storici la possibilità unica e fino ad ora non sfruttata, di analizzare le fonti filmiche relative ai primi anni d'integrazione europea. Oggetto di indagine sono, in primo luogo, gli atti di fondazione dell'integrazione europea, come ad esempio la firma dei Trattati di Roma, i dibattiti parlamentari o la presentazione del Piano Schuman, ovvero atti politici di ordine simbolico e rituale. Le riprese dei cinegiornali tradussero tali conferenze e cerimonie di sottoscrizione dei contratti in fatti comunicati; nella prospettiva della ricerca storico-politica tali avvenimenti acquisirono significato proprio attraverso la loro comunicazione. Infine, uno degli obiettivi della presente ricerca è il confronto tra la politica "reale" e quella "simbolica".
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Bosio, Andrea. "Criminalità , giustizia e ordine pubblico a Torino nella prima metà dell'Ottocento (1814-61)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2015. https://hdl.handle.net/11572/368570.

Full text
Abstract:
Il lavoro si concentra sul tema della criminalità e del controllo sociale nella città di Torino di primo Ottocento. Essa inquadra un periodo cruciale e fino ad ora poco studiato della storia torinese, che parte con la transizione dal dominio napoleonico al reinsediamento sabaudo e si conclude negli anni precedenti la svolta unitaria. Grazie a un ampio scavo archivistico condotto su fondi italiani e francesi, la tesi affronta le trasformazioni della politica giudiziaria del Regno di Sardegna mettendo a fuoco, in una prima parte, continuità e discontinuità rispetto alle innovazioni istituzionali portate dai francesi nel settore della polizia: la rifondazione dell’ufficio del Vicariato urbano e la travagliata formazione di un corpo di polizia ‘moderno’ ispirato alla Gendarmerie francese (i Carabinieri Reali) fanno da sfondo ai primi anni della Restaurazione sabauda, nei quali si collocano anche i tentativi, poi abortiti, di svecchiamento della legislazione in materia giudiziaria. In una seconda parte sono esaminate le reggenze di Carlo Felice (1821-1831) e di Carlo Alberto (1831-1849), contraddistinte da una profonda riorganizzazione del settore della giustizia che incide sia sulla struttura normativa (l’emanazione di nuovi codici penali e di procedura) sia sulle modalità concrete della prassi giudiziaria. La crescita della popolazione innescata dalle trasformazioni economiche oltre che dall’arrivo di numerosi emigrati italiani ed esteri, spinge le magistrature sabaude a elaborare nuovi strumenti repressivi di fronte al pericolo delle «nuove classi pericolose». A questo tema, comune per altro a tutti gli stati ottocenteschi europei, è dedicata l’ultima parte del lavoro, che ricostruisce la politica giudiziaria sabauda post 1848 alla luce delle crescenti tensioni emerse fra i poteri istituzionali del regno. Una parte consistente del lavoro è poi esclusivamente dedicata all'analisi della criminalità torinese e delle sue evoluzioni nel periodo preso in esame che videro il capoluogo piemontese trasformarsi da una modesta capitale di un regno di seconda grandezza a centro politico della nuova compagine statale unitaria.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Ficarra, Pietro. "Una congiuntura del progresso". La modernizzazione italiana e Lombroso (1876-1880)"." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2015. https://hdl.handle.net/11572/367653.

Full text
Abstract:
The study seeks to provide a non-teleological overview of a meaningful turning point of the "progress" in late nineteenth century Italy: the period from 1876 to 1880, when the Left wing party started to rule the country. The Italian case is set against the influential background of Europe at the dawn of the "Age of Empires". The study is based on primary sources. It provides a textual analysis of parliamentary reports, governmental documents, political newspapers and magazines. It also investigates the debates involving medical, social and criminal sciences, which were closely related to politics. It thus considers the mainstream-culture of the new "bourgeois" Italy: positivism. Specific attention is devoted to a key player of positivism, Cesare Lombroso, whose "discovery" of the "criminal man" - a sort of dangerous sub-man, that had to be neutralized as such – were about to become world famous. The study seeks to provide a multifaceted and comprehensive analysis. It deals with structures and agency, by refusing both deterministic and subjectivist approaches. The research therefore focuses on the interaction between structures and agency, looking into both the impact of social processes and the cultural-political shaping of these processes. The study hopefully provides a “view from the inside” of the risky capitalistic and democratic modernization in liberal Italy. Source analysis suggests that political elites and the rising bourgeoisie experienced a paradox: a) on the one hand, a need for a "progressive" change, in order to turn that late-comer into a competitive "nation" able to cope with social problems; b) on the other hand, a fear of the "progress" itself, whose tangible implications, i.e. the politicization of social conflict, were dangerous to this weak country. That paradox might shed some light on the later centrist political agenda of “trasformismo”. Moreover, it might support a view that liberal democratic and authoritarian trends, which paired up in liberal Italy, were the two sides of the same coin. As for the cultural developments, it might be argued that the biological theory of "crime" was a safe and nonetheless painful representation of the unbearable dark side ofthe "progress": the anti-illuministic features of that increasingly influential representation were dictated by "progressive" feelings.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
More sources
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography