Academic literature on the topic 'Significato lessicale'

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Journal articles on the topic "Significato lessicale"

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Pavletić, Helena. "TERMINI CRISTIANI DI ORIGINE ITALIANA IN LINGUA CROATA KRŠĆANSKI TERMINI TALIJANSKOGA PODRIJETLA U HRVATSKOME JEZIKU." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 265–80. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.15.

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Abstract:
Nella tradizione plurisecolare della sua creazione la terminologia cristiana croata è stata permeata da tre elementi linguistici essenziali (greco, latino e slavo). Per quanto riguarda l'influenza romanza, con il latino come elemento dominante, la formazione dei nomi cristiani croati è stata influenzata anche dalla lingua italiana quale lingua di partenza e/o lingua mediatrice. Nella lessicografia contemporanea croata i termini cristiani sono stati elaborati nei manuali Hrvatska kršćanska terminologija (1976) di Jeronim Šetka e Opći religijski leksikon (2012). Lo scopo di questo saggio è quello di determinare lo stato dei termini cristiani croati formatisi sotto l'influsso della lingua italiana, nella lingua croata contemporanea. Tenuto conto dell'obiettivo summenzionato, vengono osservati i termini dei manuali lessicografici croati (specialistici e generali), coniati su modello dell'italiano. I termini cristiani di origine italiana in lingua croata sono classificati, in base alla normativa e le caratteristiche stilistiche, in gruppi diversi: i termini appartenenti alla lingua standard, i termini caratterizzati dalle designazioni regionali e i termini che oggi appartengono allo strato lessicale passivo. Con l'obiettivo di determinare l'uso dei termini cristiani di origine italiana nella lingua contemporanea, viene studiato il loro funzionamento sull'esempio del corpus di Hrvatska jezična riznica e del corpus in rete croato hrWaC. L'analisi dei termini selezionati identifica cambiamenti di significato: alcuni termini nella lingua generale assumono un nuovo significato e diventano parole universali oppure il termine viene utilizzato in più campi professionali. In questo contesto, si traggono delle conclusioni sugli spostamenti di significato dei termini selezionati nell'uso terminologico e non terminologico. I risultati della ricerca indicano l'importanza dell'influenza romanza nella formazione lessicale di concetti professionali e generali nella lingua croata.
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Lazarević, Radmila. "NEOLOGISMI E FORESTIERISMI NELL’ITALIANO COME RIFLESSO DEI CAMBIAMENTI SOCIALI." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 125–41. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.8.

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Abstract:
Neologismi o neoformazioni sono parole o espressioni nuove, coniate mediante le regole di formazione proprie del sistema lessicale di una lingua, ma non entrate ancora propriamente nell’uso comune, come gadgettistica, sviluppismo, gattizzare... Ogni anno, i dizionari monolingui italiani vengono aggiornati con centinaia di voci nuove. Molte di queste parole arrivano nella lingua italiana come forestierismi già formati, mantenendo pure la forma originale (selfie, Brexit, emoji), mentre altre vengono tradotte e utilizzate come calchi traduzione: post verità dall’inglese post truth, lavaggio del cervello dall’inglese brainwashing ecc. Questo contributo cercherà di dimostrare come le tendenze neologiche nella lingua italiana riflettano non solo l’attualità italiana, ma anche quella globale, nonché i cambiamenti che stanno trasformando la società, talvolta a livello giornaliero, e specialmente nel campo delle nuove tecnologie. A scopo di illustrare queste tendenze, saranno riportati non solo gli esempi più attuali di neologismi, ma anche quelli di voci che, benché da parecchi anni facciano parte integrante dei dizionari e del lessico italiano, sono entrate nella lingua come neologismi e poi a loro volta hanno influenzato la formazione di altri neologismi con la stessa base (Tangentopoli e le sue derivazioni moderne in – poli, con il significato specifico del confisso). Saranno riportati esempi di varie sfere della vita sociale, nonché quelli storicamente rilevanti nel contesto sociale, culturale o politico.
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Insacco, Gioia. "Cicli lessicali nei nomi deverbali in "-mento" e "-zione"." Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis. Studia de Cultura 1, no. 9 (2017): 72–83. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.1.7.

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Abstract:
Abstrakt Spesso i nomi deverbali – oltre al significato trasposizionale del verbo di base – sviluppano in diacronia dei ‘cicli lessicali’ (Simone 2000), ovvero estensioni semantiche sistematiche, regolari e gerarchiche. Il meccanismo retorico che opera nei cicli lessicali è la metonimia: essa converte, per contiguità, in entità linguistiche gli argomenti reali, quelli di default e quelli creati per mezzo di un dispositivo metonimico. I nomi deverbali, infatti, procedendo in modo regolare attivano in primis i significati relativi ai sottoeventi, successivamente quelli relativi ai ruoli della struttura argomentale e, infine, quelli degli argomenti metonimici. Cykle leksykalne w tworzeniu rzeczowników odczasownikowych zakończonych na "-mento" oraz "-zione" Często rzeczowniki odczasownikowe – poza znaczeniem transpozycyjnym czasownika – rozwijają na poziomie diachronicznym tzw. „cykle leksykalne” (Simone 2000), a więc systematyczne rozszerzenia semantyczne, regularne i hierarchiczne. Mechanizmem retorycznym działającym w cyklach leksykalnych jest metonimia: to ona, z uwagi na relację przyległości, przekształca w jednostki językowe argumenty rzeczywiste, te domyślne oraz te utworzone przy pomocy mechanizmu metonimicznego. Zatem rzeczowniki odczasownikowe aktywują regularnie w pierwszej kolejności znaczenia odnoszące się do pod-zdarzeń, następnie znaczenia odnoszące się do funkcji struktury argumentowej, a na koniec, te związane z argumentami metonimicznymi.
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Fusco, Fabiana. "Stereotipo e genere : il punto di vista della lessicografia." Linguistica 49, no. 1 (December 29, 2009): 205–25. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.205-225.

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Abstract:
Nella relazione tra lingua e genere, la prospettiva terminologica e lessicografica risulta assai promettente per lo spessore delle sedimentazioni culturali di cui si carica. Se consideriamo infatti i dizionari come delle opere "ideologiche", che riflettono la mentalità dei loro fruitori e dei loro redattori, non è quindi raro imbattersi in definizioni e esempi che mostrano delle dissimetrie di trattamento dei significati attribuiti agli uomini e alle donne. In questo lavoro si desidera osservare l'immagine sociale così come è riflessa in un vocabolario (GRADIT), ovvero nelle scelte di tipi lessicali legate alla donna e, ove necessario, all'uomo. Si potrà così rilevare l'esistenza di giudizi cristallizzati, stereotipi e quindi di aspettative socialmente condivise nelle opzioni lessicali del repertorio in questione, ma soprattutto nell'ampia varietà di esempi che corredano i singoli lemmi.
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D'Achille, Paolo. "Muso franco e maronè: dubbi lessicali da un Figaro all’altro." XI, 2019/4 (ottobre-dicembre) 11, no. 4 (November 12, 2019): 23–25. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2020.3255.

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Abstract:
Ci sono pervenute due richieste di chiarimento sul significato dell’espressione muso franco, che si trova nel libretto delle Nozze di Figaro, e del termine maronè, documentato nel Barbiere di Siviglia.
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Pereira da Silva, Regina Célia. "SEMANTICA LESSICALE E CONFRONTO INTERLINGUISTICO NEI SCRITTI CHIARIANI DURANTE IL PROCESSO TRADUTTIVO." Acta Semiótica et Lingvistica 25, no. 3 (December 18, 2020): 132–42. http://dx.doi.org/10.22478/ufpb.2446-7006.44v25n3.55242.

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Abstract:
A área da comunicação constitui o campo de trabalho do tradutor, o que significa que o desenvolvimento de uma relação interpessoal se encontra englobada no próprio processo de tradução. No entanto, o interlocutor do tradutor não se limita a um só, mas destina-se a uma coletividade inteira que só por si é sinónimo de cultura, de tradição, de hábitos e costumes. Não existe, pois, tradução sem uma reflexão sobre a própria língua e cultura, sobre aquilo que lhe é inerente, sobre a ideia que temos sobre o significado de uma determinada palavra e, obviamente, sobre a ideia que temos do mundo e dos nossos semelhantes. Existe, então a necessidade de uma discussão das categorias linguísticas adquiridas e assimiladas. A finalidade do método intercultural está orientada para os utilizadores últimos do texto e apresenta uma premissa imprescindível, isto é, o conhecimento aprofundado dos elementos sociais, linguísticos e culturais peculiares de dum público específico. Este aspeto pressupõe uma transferência cultural que conheça as exigências dos espaços culturais de receção. Este estudo mira a evidenciar a natureza e o protótipo da relação entre os textos de Chiara Lubich e a sua tradução noutras línguas enraizadas nas culturas Outras.
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Alujević, Marijana, and Mira Braović Plavša. "L’uso dei proverbi nell’insegnamento della lingua italiana." Zbornik radova Filozofskog fakulteta u Splitu, no. 13 (2020): 185–200. http://dx.doi.org/10.38003/zrffs.13.1.

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Abstract:
I proverbi con la loro forma particolare, fissa e concisa, ritmicamente organizzata e stimolante adempiono un ruolo di trasferimento d’esperienze, sapere popolare e cognizioni essenziali per la sopravvivenza. Vengono considerati validi strumenti per raggiungere diversi obiettivi educativi e per chiarire il rapporto tra cultura e lingua. La complessità nel collocare e nell’analizzare la struttura dei proverbi spesso scoraggia i docenti ostacolando l᾽impiego didattico di questa inesauribile fonte di diverse sfaccettature didattiche. In questo contributo vengono proposti svariati usi dei proverbi nell’apprendimento dell’italiano come lingua straniera. Un᾽unità didattica, anche nelle sue fasi principali, offre molteplici possibilità di applicazione dei proverbi in tutti gli ambiti dell’insegnamento di base: lessicale, grammaticale, morfosintattico e fonologico. Contemporaneamente apre orizzonti di valore civico culturale. La padronanza dei proverbi in una lingua straniera è un indicatore valido e rilevante della competenza interculturale che fa parte integrante della competenza comunicativa. I proverbi sono nello stesso tempo un incentivo per gli insegnanti a inoltrarsi in significati linguistici non sempre espliciti, difficili da interpretare e dominare a pieno.
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Trifone, Maurizio. "Dizionari, sinonimia e marche d’uso." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 108–22. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5557.

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Abstract:
La straordinaria ricchezza della lingua italiana non sempre viene adeguatamente valorizzata dai dizionari. Nell’epoca della digitalizzazione del dizionario continuano a sopravvivere procedimenti definitori che andrebbero ormai messi al bando. I participi presenti o passati che abbiano anche funzione di aggettivo (per es. nascente) sono talvolta definiti con la formula «Nei significati del verbo». I nomi deaggettivali indicanti qualità, condizione o stato (per es. ordinarietà) sono spesso definiti con la formula “l’essere + aggettivo di base (ordinario)”. Queste definizioni, la cui valenza informativa è pressoché nulla, non rendono certo un buon servizio al lettore. Del tutto diversa è l’impostazione di un dizionario dei sinonimi, che deve cercare di orientare il lettore nel dedalo delle possibili alternative lessicali con l’intento di aiutarlo a trovare i termini più adatti per esprimere le diverse sfumature di uno stesso concetto. La ricerca delle equivalenze semantiche diventa in tal modo una scoperta delle differenze, più o meno rilevanti, che esistono tra una parola e l’altra. Di essenziale importanza a tale riguardo è la funzione delle marche d’uso: la distinzione tra parole fondamentali, parole di alto uso, parole di alta disponibilità e parole comuni, utilissima in molti ambiti, non è di grande aiuto per uno scrivente interessato a informazioni di carattere stilistico. La classificazione per fasce di frequenza non ci avverte per es. che volto è di registro più elevato rispetto a faccia, autovettura è di registro più formale rispetto a macchina, cinematografo nel senso di ‘sala cinematografica’ è antiquato rispetto a cinema.
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Cerasuolo Pertusi, Maria Rosaria. "Storie di parole ed etimi del dialetto Triestino." Linguistica 42, no. 1 (December 1, 2002): 43–45. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.42.1.43-45.

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Abstract:
Triest. mod. mocadòr "fazzoletto" e triest. ant. mocadòr "spegnitoio" Credo meriti soffermarsi per un po' su una vecchia coppia di omonimi del dialetto triestino, mocadòr "fazzoletto" e mocador "spegnitoio". II termine mocadòr "fazzoletto", che può considerarsi caratterizzante del dialetto triestino moderno è stato trattato, nel GDDT, abbastanza esaurientemente, in quanto che risultano correttamente messe in rilievo le concordanze lessicali più significative, necessarie per arrivar a tracciare la sua storia e fissarne l'etimo. Ma mentre questo risulta praticamente assicurato (lat. volg. *MUCCARE "soffiarsi il naso"), le vicende per cui si è arrivati a triest. mocadòr "fazzoletto" restano incerte: direttamente dalla base MUCCĀRE, attraverso una trafila fonetica locale, di stampo italo-settentrionale? una rielaborazione, pure locale, della voce veneziana mocaòr (significante anch'esso "fazzoletto" v. Boerio, e non solo "spegnitoio", come pare affermare il Doria)? Oppure prestito dallo spagnolo mocador "id.", non si sa attraverso quali canali? A queste tre alternative è possibile, ora, aggiungere una quarta, in quanto che si intravede, causa esigenze cronologiche, la possibilità, come sostenuto dal DEDI, di un prestito dal catalano, possibile poiché il ti po mocadòr, moccatore risulta attestato anche in sardo ( cfr. Wagner DES s.v.) e nel napoletano e altri dialetti meridionali. II tipo mucaturi è infatti forma certamente rifatta su un più antico mucaduri, con sostituzione del suffisso contenente -d- intervocalica con altro contenente un -t- secondario, ossia -d- "meridionalizzato meridionalizzato". (A questo proposito si avverte però che a Napoli, centro di diffusione del lessema, una forma con -d- intervocalico conservato non è mai esistita).
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Costa, Lucio. "Towards a Lexically Oriented Automatic Parsing." Lingvisticæ Investigationes. International Journal of Linguistics and Language Resources 15, no. 1 (January 1, 1991): 1–40. http://dx.doi.org/10.1075/li.15.1.02cos.

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Abstract:
RIASSUNTO La ricerca sul linguaggio naturale condotta in Intelligenza Artificiale si è sviluppata, malgrado le apparenze, in modo alquanto indipendente dal la-voro dei linguisti. Da un lato sono stati elaborati modelli computazionali delle facoltà di lunguaggio che si configurano come largamente autonomi rispetto a quelli sviluppati in linguistica. D'altro lato, l'implementazione dei sistemi è stata influenzata da soluzioni pragmatiche connesse all'efficacia computazionale delle regole indipendenti dal contesto, alla necessità di evitare componenti trasformazionali inversi e ad una concezione rappresenta-zionale del significato. Il presente articolo propone l'interesse dei lavori lin-guistici di Z. S. Harris e M. Gross ai fini dello sviluppo di un'analisi sintat-tica automatica che sia a controllo diffuso e incentrata sul comportamento idiosincratico delle unità lessicali. Essa è anche inquadrata nel tentativo di gettare luce sulla natura del processo denotazionale. SUMMARY In spite of the claim on the interactions between artificial intelligence (AI) and linguistics, AI research on natural language has developed independently from the work of linguists. On one hand, computational models of the faculties of language which are independent from the models developed in linguistics have been worked out. On the other hand, the AI system design has been oriented towards practical solutions, whose main motivations where to use context-free rules, to avoid an inverse transformational component, and to represent meanings by some data structures. This paper is about the linguistic works of Z.S. Harris and M. Gross to develop automatic distributed control parsing which takes seriously into account the indiosyncratic behaviour of the lexical items. The general framework for the discussion is the procedural nature of the denotational process.
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Dissertations / Theses on the topic "Significato lessicale"

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Di, Tommaso Claudia. "Meccanismi neurali per la rappresentazione semantica e lessicale: modello di una rete neurale per apprendere il significato di oggetti e parole." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7910/.

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Abstract:
Lo studio della memoria semantica attraverso modelli teorici (qualitativi o matematici) gioca un ruolo importante nelle neuroscienze cognitive. In questa tesi viene presentato un modello della memoria semantica e lessicale. Il principio alla base del modello è che la semantica di un oggetto è descritta attraverso una collezione di proprietà, che sintetizzano la percezione dell’oggetto nelle diverse regioni corticali. Gli aspetti semantici e lessicali sono memorizzati in regioni separate del cervello, ma reciprocamente connesse sulla base dell’esperienza passata, secondo un meccanismo di apprendimento Hebbiano. L’obiettivo del lavoro è indagare i meccanismi che portano alla formazione di categorie, analizzare il ruolo delle diverse proprietà nella costruzione di un concetto e le connessioni tra queste proprietà e la parola corrispondente al nome dell’oggetto. Durante l’addestramento per ogni oggetto sono presentate alcune proprietà in input, con una data frequenza: alcune sono condivise, cioè appartengono a più di un concetto e permettono la formazione di categorie, altre sono distintive, cioè sono tipiche di un concetto e consentono la rappresentazione dei membri di una categoria. Un ulteriore aspetto riguardante le proprietà è la distinzione fra proprietà salienti, che sono spontaneamente evocate, e proprietà marginali. E’ stata utilizzata una tassonomia composta da 11 parole che identificano 11 animali. La salienza è stabilita dalla frequenza con cui si verifica ciascuna proprietà. La distinzione tra proprietà condivise e distintive, e tra proprietà salienti e non salienti, è stata ottenuta mediante l’uso della regola di Hebb con una diversa soglia presinaptica e postsinaptica, producendo patterns di sinapsi asimmetriche all’interno della rete semantica (auto-associazione) e tra la rete semantica e lessicale (etero-associazione). La rete addestrata è in grado di risolvere compiti di riconoscimento e denominazione di oggetti, mantenendo una distinzione tra le categorie e i suoi membri, e fornendo un diverso ruolo per le proprietà salienti rispetto alle proprietà marginali.
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Liakhnovich, Nastassia. "Tra aspetto e aktionsart: storia, classificazioni e difficoltà nell’apprendimento del russo come lingua straniera." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20677/.

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Abstract:
L’oggetto della presente tesi è la relazione tra due fenomeni: aspetto verbale e Aktionsart, in particolare nella lingua russa. Il primo capitolo è dedicato alla struttura del dominio tempo-aspettuale in diverse lingue e alla storia dello sviluppo della terminologia in esame, nonché alla posizione dei termini aspetto e Aktionsart nella linguistica tedesca, italiana e russa. Nel secondo capitolo viene definito l’aspetto verbale russo come categoria lessico-grammaticale strutturata in un paradigma binario, che viene descritta, poi, sia dal punto di vista formale che semantico. Una parte del capitolo è dedicata al significato invariante dell’aspetto da un lato e ai significati aspettuali specifici del perfettivo e imperfettivo dall’altro. Successivamente vengono trattati i processi della formazione dei verbi di due aspetti. Nel terzo capitolo viene riportata una tesi sull’importanza del riconoscimento dei significati lessicali verbali nella spiegazione del modo in cui si utilizzano gli aspetti. Viene presentata una classificazione degli Aktionsarten raggruppati sulla base di diversi affissi che apportano ai verbi vari significati lessicali. Nell’ultimo capitolo sono descritti alcuni problemi nell’apprendimento dell’aspetto per gli studenti di russo come lingua straniera. Tramite l’analisi di una raccolta di elaborati degli studenti italiani, viene mostrata la presenza di specifiche difficoltà nell’utilizzo delle corrette forme del presente e del futuro indicativo, nonché dell’infinito. La tesi fa risaltare le difficoltà nell’apprendimento dei fenomeni in oggetto della lingua russa e può servire da spunto per riflessioni sui possibili rafforzamenti delle metodologie dell’insegnamento dell’argomento.
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VERNICH, LUCA ANTONIO TOMMASO. "CORRELAZIONI TRA SVILUPPO CONCETTUALE NELL'INFANZIA E ACQUISIZIONE DELLA PRIMA LINGUA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6170.

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Abstract:
L'obiettivo del presente lavoro è quello di esaminare criticamente le prospettive teoriche più note sul problema delle relazioni tra sviluppo concettuale del bambino ed acquisizione della prima lingua. Per quanto il lavoro si concentri in particolare sullo sviluppo della componente lessicale, ovvero sul legame tra concetti e apprendimento delle parole con cui gli stessi vengono codificati, verranno necessariamente trattati anche alcuni aspetti relativi alla competenza morfologica e sintattica. Dopo aver presentato sinteticamente le principali teorie proposte nell'ambito della linguistica acquisizionale e della psicologia dello sviluppo, procederemo ad una problematizzazione e discussione dei punti critici delle stesse alla luce dei risultati ottenuti in sede sperimentale negli ultimi anni. Partendo dalla consapevolezza che nell'ambito della linguistica, forse ancor più che in altre discipline, il contrasto tra impostazioni teoriche diverse si traduce spesso in discrepanze significative nell'interpretazione degli stessi dati empirici, abbiamo cercato di dare lo stesso spazio ai vari orientamenti teorici. L'obiettivo di questa tesi, infatti, non è quello di dare giudizi di merito sulla validità di una teoria in quanto tale rispetto ad un'altra, quanto di discutere in modo trasversale i nodi più problematici delle varie teorie e le implicazioni delle stesse. Questo intento è particolarmente evidente nelle conclusioni della tesi, strutturate intorno ad una serie di domande di ricerca.
This work provides a critical overview of the major theoretical perspectives on the relationships between conceptual development and first language acquisition. While our focus is on lexical development (ie. on the relation between learning a word and acquiring the relevant concept), we will also touch on some aspects which pertains more specifically to morphological and syntactical development. After briefly introducing the major theories developed in the field of first language acquisition and developmental psychology, we will discuss them in the light of experimental data collected in recent years. As the same empirical findings tend to be interpreted in completely different ways, in our work we tried to give voice to authors supporting different views. Our goal is not to assess the merits of these theores as such, but to take this comparison as an opportunity to discuss the implications and issues thereof. This will be particularly clear in the Conclusions of our work, which are structured as a series of research questions.
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Book chapters on the topic "Significato lessicale"

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Bruni, Alessandro Maria. "Per l’interpretazione dell’aggettivo полоубоуивъ nell’iscrizione novgorodiana su corteccia di betulla N° 735 (metà del secolo XII)." In Studi e ricerche. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-368-7/006.

Full text
Abstract:
L’iscrizione novgorodiana su corteccia di betulla N° 735, databile alla metà del secolo XII, è una breve lettera nella quale i due mittenti chiedono al destinatario di dotare il latore della medesima di un cavallo, affinché questi possa mettersi in viaggio. Il documento è di interesse per i linguisti, in via dell’unica attestazione a noi nota dell’aggettivo полоубоуивъ, riferito al cavallo, il cui significato rimane tuttavia ancora oscuro. Lo scopo della relazione è quello di offrire una serie di osservazioni per l’interpretazione di questo termine, un hapax in russo antico, sulla base di un parallelismo lessicale rilevabile con l’antica versione slava orientale del celebre poema bizantino “Digenis Akritas”.
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