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Dissertations / Theses on the topic 'Simbiosi'

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Шевченко, В. В. "Медіапідтримка ресторанного комплексу "Simbiosi" та "Япі" в мережі інтернет." Master's thesis, Сумський державний університет, 2018. http://essuir.sumdu.edu.ua/handle/123456789/70574.

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Abstract:
У роботі з’ясовано принципи роботи соціальних мереж та сучасні тенденції; визначено особливості просування ресторанів в Instagram та Facebook. Мета роботи полягає в розробці дизайну постів для Instagram, банерів для Facebook та лонгріду для ресторанного комплексу «Simbiosi&ЯПІ».
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BUTTURI, MARIA ANGELA. "Integrazione di sistemi a energia rinnovabile nel sistema elettrico locale: stato dell’arte e soluzioni innovative nell’ambito della Simbiosi Industriale e della Simbiosi Urbana-Industriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2021. http://hdl.handle.net/11380/1244336.

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Abstract:
La riduzione delle emissioni climalteranti è considerata un obiettivo strategico, sia a livello europeo che globale. Una maggiore diffusione delle fonti energetiche rinnovabili (FER) è considerata essenziale per una transizione verso un sistema energetico più sostenibile. Questa transizione verso un’energia a basse emissioni di carbonio richiede lo sviluppo e l'uso di tecnologie innovative, in particolare nei settori di utilizzo finale (edifici, industria e trasporti), e nuovi approcci economici, di gestione e di mercato. Lo studio presentato in questa tesi esplora le opportunità sostenibili offerte dall'approccio di simbiosi industriale e urbano-industriale basati sull'energia. La simbiosi industriale energetica (SIE) propone la condivisione di risorse, strutture e infrastrutture legate all'energia come un modello efficace per promuovere misure di risparmio energetico e l'adozione di fonti energetiche rinnovabili a livello industriale. Inoltre, è possibile perseguire una strategia energetica a basse emissioni di carbonio creando sinergie energetiche tra i distretti industriali e le aree urbane adiacenti. Stabilire la simbiosi energetica urbana-industriale (SUIE) consente di ottimizzare la produzione e il consumo di energia e di sfruttare il know-how locale e le risorse umane. Il nuovo sistema integrato necessita infatti di un cambio di prospettiva, considerando un'azione multi-stakeholder: aziende di servizi energetici, comunità locali, settore industriale, consumatori, policy maker, ricercatori devono impegnarsi attivamente nei processi di pianificazione partecipativa per guidare la trasformazione del sistema energetico e del processo di ricerca e innovazione, e rispondere adeguatamente alle esigenze del territorio. Nella tesi viene presentata un'analisi approfondita dei molteplici driver e barriere tecnici, economici, organizzativi, normativi, ambientali e sociali dell'approccio di simbiosi energetica, con l'obiettivo di modellare le configurazioni ottimali delle sinergie energetiche tra le imprese che comprendano l’uso di FER. Viene inoltre sviluppata una metodologia per supportare energy manager, singole imprese, gruppi di imprese all'interno di parchi industriali e decisori per valutare le sinergie e i progetti energetici che coinvolgono FER, tenendo conto degli impatti economici, ambientali e sociali dei progetti. Inoltre, viene sviluppato un framework orientato alla sostenibilità con l'obiettivo di modellare le sinergie energetiche urbano-industriali comprendenti le FER da un punto di vista multi-stakeholder per supportare il processo decisionale sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale delle sinergie energetiche. L’applicazione degli strumenti decisionali sviluppati a specifici casi studio consente di sottolineare come le strategie collettive (SIE o SUIE) consentano una migliore gestione della fornitura di energia da fonti rinnovabili.
Reducing emissions responsible for the climate change is recognized as a strategic goal at European and global level. A higher deployment of renewable energy sources (RES) is considered as essential for a transition towards a more sustainable energy system. This low-carbon energy transition requires both the development and use of innovative technologies, particularly at end-use sectors (buildings, industry and transport), and new management approaches as well as new market design and business models. This study explores the sustainability driven opportunities offered by the energy based Industrial and Urban-Industrial Symbiosis approach. The Industrial Energy Symbiosis (IES) considers the sharing of energy-related resources, facilities and infrastructures as an effective model to promote energy conservation measures and the renewable energy sources uptake at the industrial level. In addition, an improved low-carbon strategy can be achieved creating energy synergies between industrial districts and the adjacent urban areas. Establishing Urban-Industrial Energy Symbiosis (UIES) allows optimizing the energy production and consumption and exploiting the local knowhow and human resources. These new integrated system needs a change of perspective, considering a multi-stakeholder action: energy service companies, local communities, industry sector, consumers, policy makers, researchers must get actively involved in participatory planning processes to guide the transformation of the energy system and the research and innovation process, and respond adequately to the needs of the territory. Thus, an in-depth analysis of the manifold technical, economic, organizational, regulatory, environmental and social drivers and barriers of the energy symbiosis approach are presented, with the aim of modelling the optimal energy synergies configurations among firms including RES. A methodology is developed to support energy managers, single firms, groups of firms within industrial parks, and decision-makers to evaluate energy synergies and projects involving RES, taking into account the economic, environmental and social impacts of the projects. Lastly, a sustainability-driven framework is developed, with the aim of modeling Urban–Industrial Energy Symbiosis networks integrating RES from a multi-stakeholder point of view and supporting decision-making on the economic, environmental, and social sustainability of the energy synergies. The application of the developed decision-making tools to specific case studies emphasizes how collective strategies (IES or UIES) allow better management of the energy supplied by renewable sources.
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Mora, Federica <1992&gt. "Dalle ZES alla simbiosi industriale. L'evoluzione dell'economia circolare in Cina." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9033.

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Abstract:
La tesi si pone come obiettivo quello di addentrarsi nello studio dell’ecologia industriale e analizzare le applicazioni pratiche dell’economia circolare in Cina. Dopo la riflessione iniziale su come rendere le Zone Economiche Speciali cinesi economicamente positive salvaguardando l’ambiente, il secondo capitolo si sofferma sulle ZES come modello di sostenibilità sociale futura e sui precetti teorici alla base dell’economia circolare. Nel terzo capitolo verrà affrontata la tematica dei parchi eco-industriali e delle città ecologiche cinesi, baluardo dell’ecosostenibilità. Infine nel quarto verrà approfondito il tema della circular economy ed il quadro normativo elaborato a riguardo.
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Baldotto, Giorgia <1988&gt. "CLOSED LOOP SYSTEM E SIMBIOSI INDUSTRIALE: REALTÀ DINAMICHE ED INNOVATIVE DELLA GREEN ECONOMY." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2897.

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Abstract:
La terra ci sta inviando segnali di indebolimento, e per evitare l’esaurimento delle risorse naturali l’uomo dovrebbe cercare di creare un rapporto mutualistico con essa. È necessario, quindi, che l’uomo riconsideri il proprio consumo ed impari a riciclare il più possibile, solo così si potranno preservare le risorse naturali e si ridurrà la quantità di rifiuti. Un’impresa che intraprende il proprio viaggio verso la sostenibilità dovrebbe, pertanto, attivarsi nell'ecologia industriale. L’economia, per essere sostenibile, dovrebbe imitare la natura; gli ecosistemi, funzionando come un ciclo chiuso, non producono rifiuti: gli scarti di un organismo diventano nutrimento per un altro. Questa è stata la logica di fondo che ha spinto l’azienda in esame ad adottare un impianto che le consente di attuare un “closed loop system”, un sistema in cui gli scarti di un’attività produttiva diventano input per un’altra attività, in rispetto al principio del cradle to cradle. I rifiuti non sono più considerati spazzatura, ma vengono valorizzati e convertiti in risorse preziose. Questi molteplici scambi di rifiuti-risorse tra imprese dissimili danno vita a sistema simbiotico, fondato sulla reciprocità e collaborazione. Nell’elaborato inizialmente si farà una visione panoramica incentrata sui concetti di ecologia industriale e di “cradle to cradle”; successivamente si tratterà il caso di un’azienda che è riuscita a cogliere il valore della sostenibilità, ed infine si cercherà di sviluppare un progetto di simbiosi industriale che potrebbe idealmente realizzarsi.
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La, Pace Federica. "Mutualismo di imprese e simbiosi industriale: la valorizzazione degli scarti presso la cartiera Favini." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Il seguente lavoro di tesi vuole mostrare l’evoluzione del concetto di rifiuto a livello normativo ed economico, ed infine a livello industriale, dove verrà presentato il caso studio della cartiera Favini, con l’obiettivo di dimostrare come l’azienda, partendo dalla valorizzazione degli scarti, stia oggi adottando un modello di simbiosi industriale grazie alle collaborazioni messe in atto. Il presente elaborato si sviluppa in quattro capitoli. Nel primo capitolo sarà fornita una presentazione della situazione normativa in Italia, in termini ambientali. Nel secondo capitolo si procede, dopo un’introduzione del concetto di economia circolare, alla presentazione delle relative best practices. In seguito verrà presentato il quadro normativo dell’economia circolare, sia a livello europeo (Commissione Europea), sia a livello nazionale e sia a livello regionale. Nel terzo capitolo, verrà descritta la disciplina dell’ecologia industriale, che rappresenta il percorso teorico che le imprese devono seguire nel processo di sviluppo sostenibile, per l’attuazione del mutualismo di imprese. Nel quarto capitolo sarà presentato il caso studio della cartiera Favini. Verrà fatta una presentazione generale dell’azienda, saranno descritti i prodotti, i processi e le collaborazioni messe in atto da Favini. Per la valutazione ambientale sarà analizzata la carbon footprint del processo di produzione della carta ecologica Crush, mentre la valutazione economica si concretizzerà in un confronto dei costi di acquisto delle materie prime per la produzione di carte ecologiche personalizzate e carta standard. Sulla base di quanto è emerso dai capitoli precedenti, sarà indagata la corrispondenza tra i principi della simbiosi industriale e le caratteristiche operative di Favini. Infine, prenderà forma una valutazione critica dei punti in comune e degli elementi mancanti e verranno presentate delle proposte di soluzione dei problemi.
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Diez, Serrat Maria. "Procés de simbiosi en el binomi objecte-subjecte en l’art del segle XXI. Noves Corporalitats." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2019. http://hdl.handle.net/10803/667769.

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Abstract:
La tesi s'articula al voltant dels interessos de la pròpia pràctica artística basada en explorar qüestions de la corporalitat a partir de transformacions de l'objecte quotidià. Es traça un recorregut que comprèn obres artístiques internacionals des de la segona meitat del segle XX fins avui amb l’objectiu de corroborar que l’objecte ha adquirit una naturalesa organicista que adopta valors corporals, fins a entreveure una certa forma de reversibilitat del cos que acaba per conformar obres escultòriques com a entitat matèrica en si mateixa, despullada d’altres referències icòniques i transcendint la dicotomia objecte-subjecte.
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Salvatori, Daniele. ""Connetti Marche" - Studio preliminare per l'implementazione di una rete di Simbiosi Industriale nell'area dell'entroterra maceratese." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22600/.

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Abstract:
Il mondo dell’Economia Circolare individua nella Simbiosi Industriale l’approccio più efficace per la valorizzazione delle risorse primarie e secondarie. Tale strumento consente a industrie appartenenti a settori produttivi diversi di interagire per la condivisione di sottoprodotti materiali ed energetici. Per una corretta applicazione della Simbiosi Industriale è necessario individuare le condizioni al contorno al fine di sfruttare al meglio i punti di forza nel sistema in cui si vuole operare e, al contempo, difendersi dalle eventuali sfide che ne frenano l’implementazione. In quest’ottica, dopo una presentazione delle tematiche connesse alla Simbiosi Industriali, l’elaborato presenta uno studio analitico dell’area di interesse atto a caratterizzarne il tessuto imprenditoriale e la produzione dei rifiuti speciali. Il documento si concentra sulla descrizione delle attività del progetto “Connetti-Marche”, quelle svolte durante l’esperienza di tesi e quelle previste per una fase avanzata, volte alla creazione della prima rete di simbiosi industriale nella regione Marche. I risultati principali derivano dalla raccolta di informazioni preliminari tramite interviste semi-strutturate effettuate ad un campione di aziende rappresentative per la fase pilota. Tali risultati disegnano le strade possibili da percorrere mettendo in evidenza le criticità e i punti di forza per l’implementazione del progetto nell’area di studio.
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Pita, Galán Lucía. "Biogeography of sponge-associated bacterial communities and resilence to anthropogenic perturbations = Biogeografía de las comunidades bacterianas asociadas a esponjas y su resiliencia frente a perturbaciones antropogénicas." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2014. http://hdl.handle.net/10803/145031.

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Abstract:
Marine sponges are a key component of benthic ecosystems in oceans all around the world, from shallow to deep waters, due to their diversity, abundance and influence in the cycle of nutrients. Moreover, the chemical defenses of the sponge against competitors, predators and fouling make the sponge a rich source of novel antitumoral drugs. But the relevance of sponge partially relies on their association with a complex microbial community that expands the metabolism of the host (e.g., via photosynthesis or nitrogen fixation) and takes part of metabolite synthesis. The symbiotic community is dominated by bacteria. One sponge specimen can host hundreds of bacterial taxa that are closely related with other sponge-derived bacteria but rare or absent in the surrounding environment (i.e., seawater and sediments). The sponge-associated bacterial communities are species-specific, but most of the studies are based on samplings at a particular point in time and space; thus, we ignore the potential dynamism of this interaction. The main objective of this PhD thesis was to identify the specificity and persistence of sponge-bacteria symbiosis through spatial and temporal scales. In particular, we used sympatric sponges of the genus Ircinia as a model to distinguish the relative role of environmental-related and host-related factors on the structure of their bacterial communities. In particular, we aimed to assess the effect of currents and spatial heterogeneity of the environment on the bacterial communities associated with sponges from the Bahamas (Ircinia felis and I. strobilina) at a scale of hundreds of kilometers (chapter 1) and confirm if the same pattern is applied to Mediterranean species (I. fasciculata, I. variabilis and I. oros) (chapter 2). Considering the marked seasonality in seawater conditions (i.e., temperature, irradiance, nutrient levels) in the Western Mediterranean Sea, we also investigated the bacterial communities in these sponges through different seasons (chapter 3). Recently, sponges and other filter-feeding invertebrates in the Mediterranean Sea have overcome mass mortality events; thus, we tested in aquaria experiments the potential influence of abnormal environmental changes (drastic increase of temperature and food shortage) in the symbiotic bacterial communities in I. fasciculata and I. oros. Bacterial communities were characterized by transmission electron microscopy and molecular tools (i.e., clone libraries and DNA fingerprinting of 16S rRNA gene sequences). The results derived from this thesis show that host-specific rather than biogeographic factors play a major role in structuring and maintaining sponge-associated bacterial communities. The bacterial communities in Ircinia spp. were species-specific and this specificity were maintained through hundreds of kilometers (chapters 1 and 2) and despite seasonality in seawater conditions (chapter 3). Moreover, stress conditions in aquaria experiments did not significantly affect the symbiotic bacterial communities (chapter 4). These results suggest a tight and stable link between the sponges and their bacterial communities. We proposed that this symbiosis have resulted in a cooperative system where the activity of the bacterial community, together with the homeostasis of the animal host, contribute to the persistence of the interaction under different environmental conditions.
Las esponjas de mar son determinantes en el bentos debido a su diversidad, abundancia, a que son refugio para otros organismos y a su influencia en los ciclos biogeoquímicos. Además, cuentan con defensas químicas cuya actividad citotóxica tiene potencial farmacéutico. Estas funciones que hacen relevante a las esponjas derivan en parte de su simbiosis con una compleja microbiota dominada por bacterias y específica de la especie de esponja considerada. Pero, hasta ahora, la mayoría de estudios se basan en muestras recogidas en un punto concreto en el tiempo y el espacio, por lo que desconocemos el potencial dinamismo de la interacción. En esta tesis tomamos como modelo esponjas simpátricas del género Ircinia para distinguir el efecto relativo de las condiciones externas y de la especie de esponja sobre la estructura de su comunidad bacteriana a escalas espaciales y temporales. En concreto, evaluamos el efecto de las corrientes y heterogeneidad espacial del ambiente (escala de cientos de kilómetros) sobre las comunidades bacterianas en esponjas de Las Bahamas (Ircinia felix e I. strobilina) (capítulo 1), y confirmamos si el mismo patrón ocurre también en las especies mediterráneas (I. fasciculata, I. variabilis e I. oros) (capítulo 2). Dado que el Mediterráneo Occidental se caracteriza por una marcada estacionalidad en las condiciones del agua también investigamos las comunidades bacterianas de estas especies en distintas estaciones del año (capítulo 3). Finalmente, considerando las recientes mortalidades masivas de esponjas en esta zona, testamos en experimentos de acuario si cambios anormales del ambiente (incremento de temperatura o disminución de la densidad de partículas en el agua) influyen en las comunidades simbiontes (capítulo 4). Para caracterizar las comunidades bacterianas combinamos microscopía electrónica y herramientas moleculares (librerías de clones y huella molecular de secuencias del gen ARNr 16S). Nuestros resultados demuestran que procesos específicos de la esponja, y no factores biogeográficos, son los principales responsables de estructurar las comunidades bacterianas simbiontes. La especificidad de las comunidades bacterianas respecto a la especie de esponja se mantuvo a las escalas espaciotemporales analizadas. Los experimentos de estrés no causaron ningún cambio significativo en la comunidad bacteriana. Proponemos que esta asociación, íntima y estable, ha resultado en un sistema cooperativo en el que la actividad de la propia comunidad, junto con la homeostasis del animal, contribuyen a la persistencia de la interacción frente a distintas condiciones ambientales.
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Turon, Rodrigo Marta. "Macro- and micro -symbioses involving sponges: Ecological roles in the marine benthos." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2020. http://hdl.handle.net/10803/668685.

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Abstract:
The symbiotic lifestyle represents a fundamental contribution to the diversity of marine ecosystems. Sponges are ideal models to study symbiotic relationships from evolutionary and ecological points of view since they are the most ancient metazoans on Earth, are ubiquitous in the marine benthos, and establish complex symbiosis with both prokaryotes and animals, which in turn harbour their own bacterial communities. In this thesis, we aim to go deeper into the mechanisms by which sponges establish symbiotic associations with members of the three domains of life, combining taxonomical, ecological, and molecular approaches. We study how sponges acquire their symbiotic microbes and whether these microbes contribute to shape the ecological distribution of their hosts. Moreover, we use the sponge-polychaete relationship as an example of multi-partner symbiosis and study the eukaryotic association from the microbial perspective. Finally, we focus on the less studied domain of life, the archaea, to gain insights into the composition and stability of these symbionts in sponges. To assess these goals, we characterized the sponge assemblages in two contrasting environments (well-preserved and impacted) of Nha Trang Bay (Vietnam) and selected the most abundant species for the study of their microbiomes. Additionally, four sponge species harbouring thousands of polychaetes were sampled to analyse the relationships sponge-microbes-polychaetes. Sponges and polychaetes were identified and their respective microbiones and the seawater bacterial communities were analysed by high-throughput sequencing of the 16S rRNA gene (V4 region). We first describe and illustrate the sponges collected to facilitate further taxonomic and faunistic studies in the area. Our samples belonged to 60 species (9 orders, 22 families, and 36 genera) of demosponges. A total of 24 species were added to the already known sponge fauna of Vietnam, from which, 11 species likely represent new species to science. The described species represent an increase of 8 % in the already known sponge list of Vietnam. Our results show that sponge assemblages were more diverse and rich in the well-preserved environments, being dominated by Neofibularia sp. and Aaptos suberitoides in the reefs, and by Monanchora unguiculata, Antho (Antho) sp., and Amphimedon sulcata in rocky habitats. On the other hand, impacted coral reefs were mainly dominated by two abundant species: Clathria reinwardti and Amphimedon paraviridis. Similar ecological metrics were shown by the sponge microbiomes according to the type of habitat, being more diverse in the well-preserved environments. Morever, the sponge microbiomes of the sponge assemblages from the impacted habitats showed higher intra-species dispersion and lower core size (shared ZOTUs across species replicates) than microbiomes of sponges from the well-preserved environments. In this sense, we propose that the Anna Karenina concept, which states that intraspecific variability is higher in dysbiotic than in healthy individuals, can also be applied at the community level for the study sponge assemblages. In our study sponges, bacterial communities were highly stable regardless of the environment, whereas some of their associated polychaetes varied depending on the sampling location. Environmental resilience to different habitat conditions was certainly true for bacterial communities of A. sulcata, the solely species that was found abundant in the two contrasting habitats explored. Moreover, the high overlap in bacteria composition between sponges and seawater suggest microsymbiont acquisition from the environment. In a similar manner, polychaetes were also able to specifically select and enrich some bacteria from their food sponge. Overall, most sequences were shared between biotypes, but at differential abundances, leading to highly specific and stable invertebrate microbiomes, acquired from the environment. Our results support the tenet “Everything is everywhere, but the environment selects”.
La vida en simbiosi representa una contribució fonamental a la diversitat dels ecosistemes marins. Les esponges són models ideals per l’estudi de les relacions simbiòtiques des del punt de vista evolutiu i ecològic, ja que són els metazous més antics de la Terra, són ubiqüistes al bentos marí, i estableixen simbiosis complexes amb procariotes i animals, que al seu torn, contenen les seves pròpies comunitats bacterianes. En aquesta tesis, volem aprofundir en els mecanismes pels quals les esponges estableixen associacions amb membres dels tres dominis de vida, combinant eines taxonòmiques, ecològiques i moleculars. Estudiem com les esponges adquireixen els seus microbis simbionts i com aquests microbis contribueixen a modelar la distribució ecològica de les esponges. A més, utilitzem la relació esponja-poliquet com a exemple de simbiosis multi-organisme i estudiem les associacions eucariotes des de un punt de vista microbià. Finalment, ens centrem en el domini de vida menys estudiat, les arqueas, per aprofundir en la composició i estabilitat d’aquests simbionts en esponges. Per assolir aquests objectius, vam caracteritzar els grups d’esponges de dos ambients diferenciats (impactat i ben preservat) de la badia de Nha Trang (Vietnam), i vam seleccionar les espècies més abundants per l’estudi del seu microbioma. Addicionalment, vam mostrejar quatre espècies d’esponges que contenien milers de poliquets per l’anàlisi de les relacions esponja-microbis-poliquets. Els nostres resultats mostren que les comunitats d’esponges eren més riques i diverses en els ambients ben preservats, i els seus microbiomes mostraven variables ecològiques similars, en els dos tipus d’ambients. La majoria de simbiosis estudiades mostraven una gran especificitat i estabilitat, independentment de l’ambient on vivia l’esponja. El gran solapament entre els bacteris de l’aigua i de l’esponja suggereix que hi ha adquisició microbiana de l’ambient. De forma similar, els poliquets també eren capaços d’adquirir específicament bacteris de les esponges de les quals s’alimentaven. En resum, la majoria de seqüències microbianes eren compartides entre els tres habitats estudiats (aigua/esponge/poliquet), però a diferents abundàncies, donant lloc a microbiomes específics i estables adquirits de l’ambient en els dos grups d’invertebrats estudiats .
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Puglisi, Alessia. "La relazione tra simbiosi e plasticità fisiologica nel corallo temperato Balanophyllia europaea in un ambiente naturalmente acidificato." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18073/.

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Abstract:
L’alga dinoflagellata Symbiodinium spp. è il simbionte di Balanophyllia europaea. Lo scopo di questo Studio è valutare l’acclimatamento e il grado di plasticità fisiologica di B. europaea in condizioni naturalmente acidificate in funzione della simbiosi con Symbiodinium spp. I polipi derivano da popolazioni naturali che vivono in prossimità del cratere sottomarino di Panarea, caratterizzato da emissioni costituite per il 99% da anidride carbonica, condizioni che acidificano l’acqua creando un gradiente stabile di pH/pCO2. Sono stati valutati parametri correlati con la fotosintesi algale ed è stata misurata la variazione della diversità relativa dei cladi di Symbiodinium spp. I risultati mostrano che l’aumento di pCO2 e la riduzione di pH agevolano l’incremento della densità delle cellule algali nel corallo, mantenendo invariata la capacità fotosintetica della singola cellula algale. È stata poi evidenziata una riduzione della diversità di cladi presenti nei campioni a pH acido. Gli esemplari di B. europaea che vivono in un ambiente con valori pH previsti per il 2100 hanno raggiunto un nuovo equilibrio omeostatico in cui la maggiore densità algale garantisce un (maggiore) apporto nutrizionale per sostenere la fitness dell’olobionte. L’aumento dell’attività fotosintetica delle alghe potrebbe mitigare gli effetti dell’acidosi nelle cellule dell’ospite esposte ad elevate pCO2 perché sottrae CO2 all’ambiente intracellulare. La riduzione della diversità di Symbiodinium spp. mostra che il 99% delle alghe presenti nel tessuto del corallo appartiene a un clade estremamente resistente (A1 Med) e quindi in grado di fornire una maggiore tolleranza allo stress ambientale. Però, la conseguente perdita di flessibilità della partnership simbiotica potrebbe essere dannosa nel caso di future condizioni ambientali mutate. I risultati ottenuti devono essere interpretati nell’insieme delle modificazioni fisiologiche e morfologiche osservate in B. europaea lungo il gradiente di Panarea.
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Visentin, Sofia <1991&gt. "Il modello di Simbiosi Industriale: un progetto di sviluppo sostenibile per trasformare i rifiuti in opportunità economiche." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9235.

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Abstract:
Il tema che si affronterà nella Tesi è quello dell'ecologia industriale, la quale costituisce un nuovo paradigma di sviluppo eco-sostenibile. I principi dell'ecologia industriale trovano applicazione attraverso diverse strategie d'intervento. Una di queste è rappresentata dalla possibilità di strutturare i processi produttivi adottando un approccio di simbiosi industriale. Tra gli aspetti chiave che consentono il realizzarsi di tale simbiosi ci sono la collaborazione tra imprese e le opportunità di sinergia disponibili in un opportuno intorno geografico ed economico. Nel primo capitolo dell’elaborato, pertanto, verrà affrontato il tema della simbiosi industriale delineando caratteristiche, metodi e strumenti che qualificano questa realtà produttiva. Inoltre, verranno approfonditi i concetti di Design Sistemico e di Software Sistemico i quali rappresentano validi strumenti a supporto di questa rete ecologica. Nei capitoli successivi, si cercherà di tradurre in pratica un’ipotesi progettuale prendendo in considerazione operatori economici presenti nel territorio veneto. In particolare, le aziende individuate sono Sgambaro S.p.A. di Castello di Godego (TV), Favini S.r.L. di Rossano Veneto (VI), Adriatica Strade – Costruzioni Generali S.r.L. di Castelfranco Veneto (TV). Questo campione di aziende, da una prima analisi, potrebbero attivare delle connessioni simbiotiche per lo scambio di scarti e sottoprodotti derivanti dal processo di produzione, nonché dal core business dell’azienda. Inoltre, non si esclude la possibilità di allargare la simbiosi valutando altre possibili sinergie, specialmente dal punto di vista energetico. Per la pianificazione del progetto di simbiosi industriale oggetto della Tesi, una delle più complete metodologie analitiche messe a punto per tale scopo è stata realizzata dall’ARPAT. Questa metodologia è costituita da quattro fasi principali, le quali definiranno la struttura dell’elaborato: •Analisi del sistema produttivo territoriale (Cluster Analysis): definizione del cluster delle imprese e delle relative connessioni potenziali, analizzando anche il loro approccio alla sostenibilità. Inoltre, verrà preso in considerazione il panorama normativo relativo all’ambito trattato nella Tesi (Capitolo 2); •Analisi del Ciclo di Vita (LCA): valutazione degli impatti sull’ambiente delle filiere produttive considerate e delle opzioni di recupero degli scarti (Capitolo 3); •Contabilità del flusso dei materiali (MFA): contabilizzazione dei flussi di materia legati ai processi produttivi (Capitolo 4); •Analisi Economico Ambientale (AEA): valutazione della fattibilità economica delle possibili sostituzioni di materie prime (Capitolo 4). Infine, l’ultimo capitolo della Tesi raccoglierà delle riflessioni in merito alla fattibilità del progetto di simbiosi industriale. Si ragionerà sulle implicazioni economiche, sociali e ambientali legate alla formazione di una rete ecologica di questo tipo e sulle sue potenzialità. Si svolgerà un’interpretazione dei risultati del progetto per evidenziare quali possano essere i punti di forza e di debolezza sulla quale concentrare gli sforzi per un miglioramento continuo e un uso efficiente delle risorse. In conclusione, verrà tracciato, o comunque si cercherà di ipotizzare, un possibile scenario futuro del progetto.
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Suárez, Díaz Javier. "Methodological strategies in contemporary symbiosis research and their historical roots: From mechanistic to non-mechanistic modes of explanation." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2020. http://hdl.handle.net/10803/668997.

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Abstract:
Symbiosis research is a growing field in contemporary biology. Current advances in modelling and experimental techniques have made possible to develop new ways of studying some multispecies symbiotic systems whose study had been mostly ignored in the past. Some of these new modelling and experimental techniques rely on the use of sophisticated mathematical tools (such as network analysis) that can only be used if the system is conceived holistically. One of the main consequences of this approach is that de-composition becomes an impossible task: if biologists want to understand how some multispecies symbiotic systems work, how they behave, or how they evolve, they need to study the system holistically, rather than study how each of the parts of the system relates to each other. This type of research seems to question the dominant tradition in contemporary philosophy of science and biology, namely: new-mechanism. According to the principles of new-mechanistic philosophy, biological systems need to be de- composed in their component elements to properly understand how they work, and in order to unveil the causal connections among the components. The purpose of this doctoral thesis is to understand how contemporary symbiosis research questions some of the core philosophical thesis that underlie new-mechanistic philosophy. To do so, the thesis will rely on two philosophical methods: (1) analysis of scientific practise; (2) conceptual analysis. By applying these two methods to contemporary symbiosis research, the thesis gives rise to three papers in specialized journals, added as annexes. The key original contribution of the doctoral dissertation is that contemporary symbiosis research relies on the use of certain mathematical methods that are only applicable if the system is studied holistically, and thus entail a form of non-causal-mechanistic explanation. In the end, several open questions for future research are presented.
La investigación sobre la simbiosis es un campo en crecimiento en la biología contemporánea. Los avances actuales en el modelado y las técnicas experimentales han permitido desarrollar nuevas maneras de estudiar algunos sistemas simbióticos de múltiples especies cuyo estudio había sido ignorado en el pasado. Algunas de estas nuevas técnicas experimentales y de modelado se basan en el uso de herramientas matemáticas sofisticadas (como el análisis de redes) que solo se pueden emplear si el sistema se concibe de manera holística. Una de las principales consecuencias de este enfoque es que la descomposición del sistema en partes se vuelve una tarea imposible: si los biólogos quieren comprender cómo funcionan algunos sistemas simbióticos de múltiples especies, cómo se comportan o cómo evolucionan, deben estudiar el sistema de manera holística, en lugar de estudiar cómo cada una de las partes del sistema se relaciona entre sí. Este tipo de investigación parece cuestionar la tradición dominante en la filosofía contemporánea de la ciencia y la biología, a saber: el nuevo mecanismo. De acuerdo con los principios de la filosofía del nuevo mecanicismo, los sistemas biológicos deben descomponerse en sus elementos componentes para comprender adecuadamente cómo funcionan y para descubrir las conexiones causales entre los mismos. El propósito de esta tesis doctoral es comprender cómo la investigación contemporánea sobre simbiosis cuestiona algunas de las tesis filosóficas centrales que subyacen a la filosofía del nuevo mecanismo. Para hacerlo, la tesis se basará en dos métodos filosóficos: (1) análisis de la práctica científica; (2) análisis conceptual. Al aplicar estos dos métodos a la investigación contemporánea sobre simbiosis, la tesis da lugar a tres artículos en revistas especializadas, que se agregan como anexos. La contribución original clave de la disertación doctoral es que la investigación contemporánea sobre la simbiosis se basa en el uso de ciertos métodos matemáticos que solo son aplicables si el sistema se estudia de manera holística y, por lo tanto, conlleva una forma de explicación no mecanicista y no causal. Al final, se presentan varias preguntas abiertas para futuras investigaciones.
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Bastianelli, Fiorenza. "Caratterizzazione dei meccanismi di morte cellulare programmata in colture cellulari di Medicago truncatula e Lotus japonicus." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426382.

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Abstract:
Suspension cell cultures are a good system to stidy PCD. In Medicago truncatula natural and induced senescence were investigated, focusing on mitochondria. Il Lotus japonicus PCd indeced by salycilic acid were analysed.
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Varga, Pastor Herminia de la. "Traceability of the mycorrhizal symbiosis in the controlled production of edible mushrooms = Traçabilitat de la simbiosi micorízica en la producció controlada de fongs comestibles." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2013. http://hdl.handle.net/10803/129170.

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Abstract:
The availability of most edible ectomycorrhizal mushrooms depends on their natural fructification. Therefore, mycorrhizal plant production could be an alternative for obtaining ectomycorrhizal edible fungi. The first step to establish a plantation for a certain species of mushrooms is the production of plants, inoculated with the fungus, in order to be outplanted to field. The mycorrhization of plants with species of the Boletus edulis complex has been achieved under pure culture synthesis conditions. The production of B. edulis mycorrhizal plants under nursery conditions could be achieved by acclimation of in vitro-produced mycorrhizal plants, but needs still more research to determine an appropriate procedure. Sporocarp formation of these fungi is linked to habitat characteristics and climate conditions, but these data alone do not explain all the trends of fungal fruiting and dynamics. It could be hypothesized that the amount of soil mycelia could also be related to the production of carpophores. Progress of new technologies in molecular biology and the availability of fungal genomes have led to the development, implementation and use of techniques for the traceability of edible ectomycorrhizal fungi. Through the thesis it has been demonstrated that the real- time PCR technique, with the design of specific oligonucleotides for the detection and quantification of extraradical mycelium in soil, allows us to determine the concentration of soil mycelium in forests and plantations, increasing detection limits over conventional PCR. Specific primers and probes have been designed for B. edulis and Tuber melanosporum for real-time PCR amplification, allowing the traceability of these fungal species in the controlled production of edible mycorrhizal mushrooms. The annual belowground dynamics of extraradical soil mycelium, ectomycorrhizal root tips and sporocarp production of two ectomycorrhizal fungi, B. edulis and Lactarius deliciosus, have been studied in two different pine forests (Pinar Grande and Pinares Llanos, respectively) in Soria in permanent plots. Quantification of extraradical mycelium of Rhizopogon roseolus x Pinus pinea plantations (two in Cabils) and of T. melanosporum x Quercus ilex plantation (one in Cerc), in Catalunya has been carried out from its establishment until 24 or 48 months. T. melanosporum extraradical mycelium has also been quantified by real-time PCR in a natural truffle ground and in seven truffle orchards (around 20 years old) established in Tierra Estella and Valdorba sites (Navarra). Finally, the spatial genetic structure of T. melanosporum population was analyzed in a productive orchard (France). The distribution of the two T. melanosporum mating types was monitored in the soil. Ectomycorrhizas and ascocarps were mapped and genotyped using simple sequence repeat markers and the mating type locus and their genetic profiles were compared. No direct relationships were found between soil mycelium amounts and sporocarp production for any of the studied fungal species, but it was possible to obtain positive correlations between vegetative structures (ectomycorrhiza and extraradical mycelium) for B. edulis, R. roseolus and T. melanosporum. The results obtained open the possibility of using quantification of soil mycelium by real-time PCR as a good indicator for root colonization in field conditions (in natural areas or in manmade orchards), especially when a nondestructive sampling or less time consuming analysis were required. The extraradical mycelial amounts of B. edulis, L. deliciosus and R. roseolus and T. melanosporum mycorrhizas were correlated with climate parameters as temperature, rainfall, solar radiation, relative humidity and evapotranspiration. Moreover, it has been possible to map the distribution of different T. melanosporum genotypes trough the traceability of ascocarps, ectomycorrhizas and soil samples. A pronounced spatial genetic structure was found. A nonrandom distribution pattern of the T. melanosporum was observed, resulting in field patches colonized by genets that shared the same mating types.
La disponibilitat de la majoria dels fongs micorízics comestibles depèn de la seva fructificació natural. La formació de bolets està relacionada amb les característiques de l'hàbitat i les condicions climàtiques, però aquestes dades no expliquen ni la dinàmica de la fructificació ni del miceli d’aquests fongs. L’establiment de plantacions a partir de plantes micorizades pot ser una alternativa per a l'obtenció de fongs comestibles ectomicorízics. El progrés de les noves tecnologies en la biologia molecular han permès el desenvolupament, implementació i ús de tècniques per a la traçabilitat dels fongs ectomicorízics comestibles. A la tesi s'ha demostrat que la PCR en temps real, amb el disseny d'oligonucleòtids específics per a la detecció i quantificació de miceli extraradical, ens permet determinar la concentració de miceli present al sòl tant a boscos com a plantacions. La micorizació de plantes amb espècies del complex Boletus edulis s'ha aconseguit en condicions de cultiu pur. S’han dissenyat encebadors i sondes específics per l’amplificació de B. edulis i Tuber melanosporum per PCR en temps real. S’ha estudiat la dinàmica estacional del miceli extraradical, les ectomicorizes i la producció de B. edulis i Lactarius deliciosus, a dos boscos de Sòria. També s’ha quantificat el miceli extraradical de Rhizopogon roseolus (a dues plantacions) i de T. melanosporum (a una plantació), des del seu establiment. Per altra banda s’ha quantificat el miceli extraradical de T. melanosporum en una tofonera natural i en set plantacions (d’uns 20 anys). Finalment, s’ha analitzat l'estructura genètica d’una població de T. melanosporum a una plantació productiva, determinat la distribució dels tipus de compatibilitat al sòl, i els genotips de micorizes i ascocarps fent us de marcadors microsatèl•lits. No s'ha trobat relació directa entre les quantitats de miceli del sòl i la producció per cap de les espècies estudiades, però s’ha correlacionat positivament les estructures vegetatives de B. edulis, R. roseolus i T. melanosporum. Els resultats obren la possibilitat d'utilitzar la quantificació de miceli del sòl per PCR en temps real com un bon indicador de la colonització de les arrels en condicions de camp. Les quantitats de miceli extraradical de B. edulis, L. deliciosus i R. roseolus i les micorizes de T. melanosporum s’han correlacionat amb diferents paràmetres climàtics. Finalment, ha estat possible determinar la distribució dels diferents genotips de T. melanosporum a una plantació, on es va trobar una estructura genètica espacial amb un patró de distribució no aleatori, resultant en zones de camp colonitzat per genets que compartien els mateixos tipus de compatibilitat.
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Candotto, Carniel Fabio. "Meccanismi di risposta di simbionti lichenici allo stress foto-ossidativo." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10139.

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Abstract:
2012/2013
I licheni, una simbiosi mutualistica tra un fungo (il micobionte), generalmente un ascomicete, e una o più popolazioni di alghe e/o cianobatteri (il fotobionte) sono considerati forme di vita estremofile in quanto da disidratati possono resistere a condizioni ambientali molto difficili come elevati irraggiamenti solari, scarsa disponibilità d'acqua e di nutrienti e dosi elevate di inquinanti aerodiffusi. Tali fattori di stress tuttavia inducono una sovrapproduzione a livello cellulare di specie reattive dell'ossigeno (ROS), che se eccede le difese antiossidanti genera stress ossidativo. L'accumulo delle ROS è un fenomeno molto pericoloso perché porta al danneggiamento di importanti macromolecole come lipidi, proteine e DNA ed in casi estremi può condurre anche alla morte cellulare. Sebbene gli effetti dello stress foto-ossidativo nei licheni siano già stati studiati, in questo dottorato di ricerca si è voluto approfondire alcuni aspetti ancora poco chiari relativi alla resistenza dei fotobionti a questo stress e alla resistenza dei licheni allo stress ossidativo indotto dalla presenza di elevate concentrazioni di inquinanti fotochimici come l'ozono (O3). Sul primo filone di ricerca sono stati condotti due studi. Nel primo ci si è focalizzati sugli effetti dello stress foto-ossidativo su parametri fisiologici di vitalità (ChlaF) e di produzione di ROS in un fotobionte lichenico e nella sua controparte lichenizzata. Ciò è stato ottenuto sottoponendo colture axeniche del fotobionte Trebouxia sp. e lobi del lichene Parmotrema perlatum da cui è stato isolato il fotobionte, a diverse combinazioni di umidità relativa e intensità luminose per periodi di tempo crescenti. L'obiettivo di questo studio è stato quello di approfondire le conoscenze sui benefici indotti dalla lichenizzazione nella resistenza al disseccamento e al concomitante stress foto-ossidativo. Il secondo studio invece, strettamente connesso al primo, è focalizzato sulla variazione di espressione genica dell'intero trascrittoma del fotobionte Trebouxia gelatinosa, isolato dal lichene Flavoparmelia caperata (L.) Hale, indotta da eventi di disidratazione e reidratazione. Con questo studio si è voluto individuare ed analizzare i meccanismi molecolari alla base della tolleranza di questo organismo al disseccamento e al concomitante stress fotoossidativo. Sul secondo filone di ricerca invece è stato condotto uno studio sulle risposte fisiologiche, citologiche e biochimiche del lichene Flavoparmelia caperata (L.) Hale sottoposto a fumigazioni con O3 e mantenuto a diversi regimi di idratazione e di umidità relativa ambientale. L'obiettivo di questo studio è stato quello di verificare se la tolleranza di questo lichene allo stress ossidativo derivante dall'esposizione all'O3 dipende da una strategia O3-avoidant, imputabile alla sua inattività metabolica durante le ore della giornata in cui si verifica il picco dell'O3, oppure da una O3-tolerant, dovuta invece alla presenza di un cospicuo ed efficace corredo di difese antiossidanti. Il primo studio ha dimostrato che il fotobionte algale al di fuori della simbiosi è in grado di resistere a livelli elevati di stress foto-ossidativo anche per periodi molto lunghi. Tuttavia è stato confermato che la simbiosi adduce benefici importanti come l'aumento della capacità di estinzione dell'energia accumulata dalle clorofille attraverso meccanismi non fotochimici e un ridotto effetto ossidativo indotto dal disseccamento. Questi risultati ci hanno permesso di sfatare l'ormai consolidata idea che i fotobionti algali, in particolare quelli del genere Trebouxia, siano particolarmente delicati e incapaci di tollerare autonomamente (al di fuori della simbiosi) fattori di stress abiotici come quelli che intervengono durante il disseccamento. Dai risultati del secondo studio è emerso che il fotobionte T. gelatinosa per far fronte alle importanti alterazioni dovute alla perdita d'acqua, si affida soprattutto a meccanismi che intervengono durante la fase di reidratazione. I più importanti coinvolgono molecole di riparazione “chaperone”, e. g. “Heath Shock Proteins”, e proteine della famiglia “Desiccation Related Proteins”, la cui funzione è ancora sconosciuta, ma visto l'elevato numero, la loro diversità intraspecifica e la sensibilità ai cambi di contenuto idrico, sembrano giocare un ruolo molto importante. Paradossalmente invece non sono state osservate alterazioni nell'espressione di geni collegati alle difese antiossidanti, che è sempre rimasta a livelli costitutivi. Ciò è stato interpretato come una strategia che permette all'organismo di avere sempre a disposizione mRNA per la neo-sintesi di nuovi enzimi coinvolti nelle difese antiossidanti. Infine nell'ultimo studio è stata riconfermata l'elevata resistenza del lichene F. caperata allo stress ossidativo derivato dall'esposizione all'O3 in quanto alla concentrazione utilizzata, ovvero il massimo registrato nell'ambiente alle nostre latitudini, non è stato osservato alcun effetto sulla vitalità nonostante sia stata osservata una notevole produzione di ROS. L'effetto ossidativo dell'O3 infatti è stato controbilanciato dalle difese antiossidanti le quali si sono mostrate altamente sensibili all'esposizione ed efficaci anche a bassi contenuti idrici. Lo stress ossidativo derivante da fattori abiotici di origine naturali e antropica dunque sembra essere gestito efficacemente sia dai licheni che dai loro fotobionti isolati, grazie ad efficienti difese antiossidanti e all'intervento di meccanismi di riparazione del danno.
XXVI Ciclo
1983
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Bonafede, Andrea. "Versus Habitat: multi-agent spatial negotiation for topology-aware architectural assemblages." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23408/.

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Abstract:
Partendo dal rapporto ormai imprescindibile tra il progettista e l’ambiente di lavoro digitale, la tesi propone uno studio delle potenzialità di un sistema multi agente progettato con regole di natura simbiotica. L’obiettivo è la creazione di una sensibilità progettuale autonoma del sistema, scaturita dalle interazioni multiple fra i diversi attori nel processo di costruzione. Il sistema digitale è stato progettato con due agenti principali che comunicano indirettamente seguendo regole di stigmergia, quindi modificando l’ambiente con il proprio “segnale”, riconosciuto dai loro simili e dagli altri agenti. Questi hanno specificità differenti così come organismi diversi instaurano rapporti simbiotici in uno stesso habitat. Vengono introdotte nel sistema una popolazione di agenti costruttori il cui scopo è depositare elementi in funzione della quantità di segnale rilevata, ed una seconda di agenti regolatori che, alterando il segnale dei primi, stabilizza il processo di deposizione. Questo dualismo apparente risulta essere una continua negoziazione per l’occupazione dello spazio che viene nel tempo modificato sia fisicamente, sia a livello informativo. Gli elementi depositati si assemblano in funzione dei possibili agganci previsti dalla geometria, memorizzando inoltre la quantità di segnale locale. Questi non rimangono però “inerti” e rilasciano anch’essi un segnale capace di attrarre le altre popolazioni presenti dello spazio. L’assemblaggio che ne deriva viene poi tradotto in unità spaziali composte da set di partizioni architettoniche che variano in funzione del segnale immagazzinato dagli elementi. Il risultato finale è un’organizzazione dello spazio su più livelli a connettività e circolazione distribuita. La speculazione architettonica trascende una definizione tipologica e si fonde con un concetto di città tridimensionale le cui proprietà e limiti risiedono nelle regole di interazione fra i suoi elementi e le informazioni da loro trasmesse.
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Serafini, Alba. "Quantificazione e mappatura degli scarti del pesce in Emilia-Romagna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20628/.

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Abstract:
Questa tesi ha lo scopo di effettuare una prima indagine riguardo alla disponibilità di scarto dalla lavorazione dei prodotti ittici in termini quantitativi entro i confini della Regione Emilia-Romagna, individuando le aree geografiche e gli attori della filiera più interessanti in termini di produzione di scarto. Si sono inoltre valutati una serie di metodi per la raccolta di questi dati. Per raggiungere lo scopo, si sono messe in atto due metodologie principali: una stima dello scarto a partire da dati di consumo dei prodotti ittici; un’indagine sulla produzione di scarto attraverso interviste dirette ai diversi operatori della filiera (industria di trasformazione, pescherie, GDO, ristoranti). È emersa una produzione di scarto in Regione di circa 7.000 Mg/anno, che a seconda del tipo di proiezione può variare tra i circa 2.000 Mg/anno fino ad un massimo di 14.000 Mg/anno, concentrati nelle province di Bologna, Rimini, Forlì-Cesena e Reggio nell’Emilia. GDO e ristoranti sono stati individuati come gli attori della filiera più interessanti in termini di quantità di scarto prodotto; i ristoranti in particolare, essendo gli unici attori a gestire lo scarto come rifiuto e non come sottoprodotto, sarebbero i più rilevanti dal punto di vista ambientale. Sono infine state proposte delle raccomandazioni per l'avanzamento di questo studio, che dovrebbe aumentare la disponibilità di dati, sia quantitativi che qualitativi, riguardanti sia la produzione degli scarti sia la domanda degli stessi. Anche se più dispendiosi in termini di tempo, i metodi di raccolta più efficaci sembrano essere quelli diretti, motivo per cui i dati di questa tesi possono servire per indirizzare l’indagine. Il coinvolgimento di intermediari (istituzioni e associazioni di categoria) e iniziative per fornire una maggiore informazione sul tema, appare necessario per rendere più efficace la valorizzazione di questo scarto.
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Savio, Claudia. "Symbiotic and associated bacteria in Tephritid flies." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427445.

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Abstract:
The Tephritidae family, commonly known as “fruit flies”, is a large Dipteran family. It includes many notorious agricultural pests, as the olive fly (Bactrocera oleae), the cherry fruit fly (Rhagoletis cerasi) and the walnut husk fly (R. completa). The importance of bacteria in the life history of fruit flies is well-known. In the beginning of last century Petri (1909) was the first to report the presence of symbiotic bacteria within the olive fruit fly (Bactrocera oleae); recently it was designated as “Candidatus Erwinia dacicola”. In Tephritids flies, the bacteria are housed in the midgut and in a specialized intestinal diverticulum, located in the fly head, called oesophageal bulb. In this thesis, some aspects of the relationship between the above mentioned Tephritid flies and bacteria has been investigated, such as the microflora composition, the symbiont genetic variability and the bacterial transmission. The thesis is composed of five studies. The first study analyzes in details the genetic variability of Ca. E. dacicola in various Italian olive fly populations, studying the 16S rRNA gene. The presence of only two symbiont lineages, not coexisting in the same fly individual, was clearly noticed. Interestingly, the olive fly populations of the two main Italian islands, Sicily and Sardinia, are exclusively represented by one of the two lineages, which could suggest a non-random distribution. On the other hand, the peninsular populations show both bacterial haplotypes, in different proportions. No significant correlation was found between the two symbiont haplotypes and the observed host fly haplotypes, providing evidences for a mixed model of vertical and horizontal transmission of the symbiont during the fly life cycle. The second study extends the previous study to a wider range. The presence of only two symbiont haplotypes was still confirmed for the Mediterranean and African populations. Surprisingly the symbiont haplotypes seem to be more related to the territory than the numerous host haplotypes. The third study deals with the identification of the microflora composition of R. completa and R. cerasi. All the life stages of the cherry fruit fly and the adult stage in R. completa have been taken into account, using both culture dependent and independent methods. Bacteria detected within the oesophageal bulbs of both species are affiliated to Enterobacteriaceae family. The results on the bacterial transmission show a different mechanisms respect to the olive fly and the subfamily Tephritinae symbionts. In the fourth study, the Klebsiella spp. strains isolated from the oesophageal bulb of R. completa and Ceratitis capitata were examined for their ability to incorporate the gene encoding green fluorescent protein (GFP). These bacteria were successfully labelled by conjugation with the gfp gene and the gfp gene was stably maintained in the transgenic strains. Moreover, the colonizing ability of gfp-tagged bacteria in the original host was tested. Here a non-invasive technique to monitor the bacterial fate during the fly life stages was used. Gfp-tagged bacteria were successfully ingested by walnut husk flies where they established a stable population in the fly gut over time and throughout developmental stages. This is the first report in Tephritid flies of native engineered bacteria re-introduced in its original host and the shuttle system used in this study could be a useful tool to expand and strengthen the possibility of biological control of the insect pest. The last study is part of Isabel Martinez-Sañudo PhD thesis, for which I contributed to experimental works. The main goal of this study was to analyse the phylogenetic relationships between flies of the Tephritinae subfamily and their symbiotic bacteria. Some species of this subfamily are in effect known to host specific non-culturable symbiont bacteria (‘‘Candidatus Stammerula spp.”) in their midgut. The cophylogenetic analysis reveals the presence of congruence, even if imperfect, between hosts and symbionts. This non-strict congruence is probably due to events such as losses, duplications and hosts switching, which are likely to arise during the biological cycle of the fly in consideration of the extracellular status of these symbionts.
I Tefritidi, noti anche come “fruit fly”, rappresentano una vasta famiglia di Ditteri comprendenti specie dannose per l’agricoltura quali la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), la mosca del ciliegio (Rhagoletis cerasi), la mosca del noce (R. completa) e la mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata). L’importanza delle associazioni batteriche nella famiglia dei Tefritidi è nota sin da quando Petri, all’inizio del secolo scorso, riportò la presenza di un battere simbionte, in seguito designato “Candidatus Erwinia dacicola”, in un diverticolo del capo della mosca dell’olivo chiamato bulbo esofageo. I successivi studi hanno evidenziato, sia con metodi tradizionali, sia con un approccio di tipo molecolare, lo stretto legame esistente tra batteri e tefritidi, siano essi simbionti ereditari e coevoluti e non coltivabili o semplici batteri associati. Nel presente lavoro sono stati analizzati in dettaglio alcuni aspetti delle relazioni batteriche in alcune specie di tefritidi, quali la variabilità genetica dei simbionti, la composizione della microflora batterica e la presenza di trasmissione attraverso i diversi stadi di sviluppo dell’ospite. La tesi si articola in cinque capitoli. Il primo lavoro analizza la variabilità genetica nel battere simbionte di B. oleae “Ca. Erwinia dacicola” in diverse popolazioni italiane della mosca dell’olivo, usando il gene ribosomale 16S come marcatore. Lo studio ha evidenziato la presenza di soli due aplotipi del simbionte, evidenziando anche che la loro presenza contemporanea all’interno di uno stesso ospite sembra in base a tutti i reperti non essere non essere probabile. La distribuzione di queste due linee batteriche nelle popolazioni di B. oleae sembra inoltre non essere casuale, poiché le popolazioni delle due maggiori isole italiane (Sardegna e Sicilia) ospitano uno o l’altro dei due aplotipi. Al contrario, le popolazioni della penisola ospitano, in proporzioni significativamente diverse, entrambi gli aplotipi del simbionte. Non è emersa una correlazione tra gli aplotipi di “Ca. E. dacicola” e gli aplotipi mitocondriali del loro ospite. Tale risultato potrebbe essere spiegato ammettendo l’esistenza, oltre alla prevalente trasmissione verticale, di accidentali passaggi orizzontali del simbionte. Nel secondo lavoro l’indagine è stata estesa a un areale più ampio circummediterraneo della mosca dell’olivo. I due aplotipi di “Ca Erwinia dacicola” rinvenuti in Italia sono stati riscontrati con frequenze diverse anche in Africa. Inaspettatamente gli aplotipi del simbionte risultano essere più correlati al territorio di quanto non lo siano i numerosi aplotipi mitocondriali dell’ospite. Nel terzo lavoro è stata indagata la composizione della microflora di R. completa e R. cerasi prelevate in natura, analizzandone i diversi stadi di sviluppo sia con approccio tradizionale coltura-dipendente che con approccio molecolare coltura-indipendente. Dal lavoro è emerso che le entità batteriche predominanti presenti nel bulbo esofageo appartengono alla famiglia delle Enterobacteriaceae. I risultati ottenuti evidenziano un meccanismo di trasmissione dei batteri diverso da quello evidenziato per i simbionti della mosca dell’olivo e della sottofamiglia Tephritinae. Nel quarto lavoro è stata studiata l’abilità di ceppi di Klebsiella isolati originariamente dal bulbo esofageo di R. completa e C. capitata di incorporare il gene per l’espressione di una proteina fluorescente (GFP) e quindi la capacità del battere cosi modificato di ri-colonizzare l’ospite originario. Questa tecnica non distruttiva ha consentito il monitoraggio del destino dei batteri nel corso degli stadi di sviluppo dell’insetto. I batteri modificati sono stai ingeriti con successo dalle mosche del noce e ne hanno colonizzato in modo stabile l’intestino medio allo stadio di larva e quindi nella pupa. Si tratta del primo caso in cui un battere tipico della microflora di un tefritide è stato ingegnerizzato con successo e quindi introdotto nell’ospite nativo. La tecnica utilizzata in questo studio potrebbe costituire un valido strumento per espandere questo tipo di ricerca anche al controllo biologico di altre specie dannose in agricoltura. L’ultimo lavoro fa parte parzialmente della tesi di dottorato della Dott.ssa Isabel Martinez-Sañudo, per il quale ho contribuito nella parte sperimentale. L’obbiettivo principale di questo studio è stato quello di indagare le relazioni filogenetiche tra le mosche della sottofamiglia delle Tefritine e i loro batteri simbionti. Alcune specie di questa sottofamiglia sono infatti note per ospitare un simbionte specifico ereditario e non coltivabile (‘‘Candidatus Stammerula spp.”) nell’intestino medio. Tali batteri simbionti sono presenti solo in due delle cinque tribù della sottofamiglia studiate. L’analisi della cofilogenesi ha rivelato la presenza di una congruenza, seppure imperfetta, tra ospiti e simbionti.
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Conte, Letizia. "Strumenti e modelli di business circolari per la sostenibilità dei distretti industriali: da Roveri, il caso OPIMM." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Nel corso del XX secolo si è avuto modo di apprezzare una costante e straordinaria crescita economica. Il sistema economico che ne è derivato ha esaltato le interazioni uomo-risorse di tipo lineare, che rispondono al noto schema take-make-dispose. L’immediata conseguenza del presente approccio è stata un’economia dipendente dalle risorse, incurante del destino dei residui delle lavorazioni e degli stessi prodotti, una volta venduti. Come soluzione a tale problematica è stata proposta l'economia circolare. Con il presente lavoro di tesi ho voluto evidenziare le ragioni che spingono verso l’adozione di un’economia di tipo circolare, i principi sui quali si fonda e i benefici che si possono cogliere. In merito a ciò, prendendo parte al Roveri Smart Village, progetto integrato sui temi dell’efficienza energetica e dell’economia circolare interessante l’area industriale Roveri della città di Bologna, ho avuto modo di apprezzarne alcune specifiche applicazioni. In effetti, il suo obiettivo consiste proprio nella realizzazione di un dimostratore di economia circolare e di simbiosi industriale. Nel corso dell'elaborato verrà quindi approfondito il modo in cui è stato gestito l’avvio di tale processo di transizione del distretto in occasione del quale ho avuto modo di individuare e analizzare una delle buone pratiche di economia circolare già esistenti in Roveri: il progetto RAEEbilitando della fondazione OPIMM.
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Angi, Barbara. "Strategie di sopravvivenza urbana, istruzioni per l'uso." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3144.

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Abstract:
2007/2008
Nel mondo contemporaneo, i territori metropolitani presentano in larga misura fenomeni di instabilità urbana causati soprattutto da flussi migratori sempre crescenti, dovuti principalmente all’apertura delle frontiere e alla recessione economica. Questo fenomeno globale dovrebbe sollecitare la nostra disciplina a ricercare soluzioni abitative a costi ragionevoli e a tempo determinato. Nella realtà europea emerge un sistema-città che, nel suo insieme, non è definibile come entità data, certa, immutabile, sulla quale sovrapporre un nuovo disegno, è invece un sistema aperto in continua trasformazione, in perenne mutazione. Questo scritto parte dal presupposto che i modelli di intervento finora applicati per gestire il fabbisogno abitativo, o anche l’habitat minimo progettato per eventi calamitosi, possano ampliare i loro orizzonti verso nuove emergenze legate alle attuali esigenze sociali ed economiche di una sempre più considerevole porzione della popolazione. Lo spazio urbano è attraversato oggi da perenni flussi – di automobili, di persone, di informazioni – difficilmente gestibili con una pianificazione a lungo termine, ma solo limitatamente alla predisposizione di infrastrutture di collegamento dei sistemi urbani, la disciplina architettonica dovrebbe (potrebbe) assimilare la nozione di mutazione con la messa a punto di manufatti ad assetti variabili in grado di rispondere ad esigenze funzionali transitorie. La trattazione si sviluppa con l’intento di indagare quei fenomeni di modificazioni urbane temporanee che si collegano, non solo all’autogestione del territorio da parte del fruitore che costruisce, per necessità o spontaneamente, la propria casa, nonché di esaminare alcuni progetti teorici, in parte utopici e in parte futuribili degli ultimi cinquant’anni elaborati soprattutto da gruppi di avanguardia. Sono state indagate, pertanto, alcune micro realtà abitative connesse alla necessità di insediamento in contesti metropolitani in cui è difficile ritrovare il concetto di casa inteso come elemento di riconoscibilità geopolitica: fenomeni d’emergenza abitativa incontrollati, inseriti all’interno del tessuto urbano indifferentemente, innesti temporanei che compaiono e scompaiono velocemente, aggredendo qualsiasi porzione di spazio libero, dalle aree industriali dismesse, agli snodi infrastrutturali, ai centri storici fatiscenti. Ai limiti tra l’autocostruzione e la pratica dell’abusivismo, frequentemente, il tipo di rapporto che queste micro realtà instaurano con il tessuto urbano segue le regole parassitarie di vicendevole alleanza tra due insiemi biologici e garantisce la sopravvivenza di entrambi, ma su livelli diversi: quello legale, costituito da piani di sviluppo speculativi o in cui non esistono strumenti urbanistici efficaci e quello illegale, governato dall’esigenza di sopravvivere in condizioni metropolitane avverse. La richiesta di alloggi temporanei permette inoltre di considerare il costruito in maniera differente: scenario dove poter agganciare la casa, dove poter innestare l’habitat minimo in posizioni strategiche, innescando rapporti simbiotici tra l’esistente e l’innesto. Si tratta di fenomeni che, se analizzati criticamente, possono portare a conclusioni inedite. Proprio in Italia, paese nel quale poco si demolisce e molto si conserva, manipolazioni di questo tipo potrebbero rinnovare aree depresse o vaste zone industriali dismesse. Se si considera la residenza come efficace strumento di controllo sociale, i diversi gradi di simbiosi che si possono stabilire tra il costruito e gli innesti potrebbero generare risultati proficui sia sul piano economico ma soprattutto psicosociale degli utenti. L’architettura potrebbe scoprire una nuova espressività, una nuova scrittura, potrebbe nascere un’architettura virale che, come ci suggerisce Franco Purini, sia il risultato di una molteplicità di processi formali di tipo infettivo.
Nella prima parte si analizza una sezione della cultura architettonica europea che, nella seconda metà XX secolo, ha caratterizzato la ricerca disciplinare innescando un forte ripensamento sui mezzi e sulle finalità dell’architettura stessa, promuovendo modelli insediativi rivolti ad una società dotata di un alto grado di mobilità sociale. Fughe in avanti che sembrano sopite, ma dalle quali si possono ancora trarre utili insegnamenti – come dimostrano alcuni dei protagonisti dell’attuale dibattito architettonico globale – e ritrovare spunti di riflessione per gestire la complessità della metropoli contemporanea, concepita come modello dinamicamente e costantemente in evoluzione, in perenne accelerazione. Il pre-testo della ricerca affonda le radici nel saggio di Andrea Branzi Le profezie dell’architettura radicale, apparso nel volume Radicals a cura di Gianni Pettena del 1996. In esso Branzi definisce l’architettura radicale non tanto come «un movimento culturale preciso, piuttosto come un fenomeno energetico, un ‘territorio sperimentale’ che ha investito la cultura del progetto europeo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta». La ricerca tende ad individuare un filo rosso nel vasto dibattito sul tema dell’abitare radical attraverso la rilettura di alcuni frammenti che compongono le testimonianze del periodo, peraltro non ancora debitamente sistematizzate. Sono stati indagati avvenimenti e dibattiti del tempo, soprattutto in quei paesi in cui le lotte sociali hanno, senza alcun dubbio, condizionato le ricerche disciplinari. L’Italia, la Gran Bretagna, l’Austria e la Francia, tra il 1960 e il 1970, sono state considerate realtà rappresentative di condizioni in cui gli scontri ideologici legati all’esplosione della cultura di massa hanno prodotto sperimentazioni originali atte a rispondere alle trasformazioni sociali in atto, mettendo in discussione gli strumenti e le metodologie del progetto urbano e architettonico. I radicals, in ambito accademico prima e in quello professionale poi, hanno prodotto visioni di città future in cui l’uomo può liberamente muoversi in costruzioni dagli assetti variabili in grado di rispondere rapidamente alle richieste funzionali di un’utenza non più certa del proprio futuro ed in costante e continua evoluzione . Tra schizzi frettolosi, disegni ironici, fotomontaggi arditi prodotti nel periodo oggetto di indagine, sono stati selezionati alcuni studi sull’habitat minimo, fughe in avanti che tendevano a produrre oggetti, all’epoca, materialmente irrealizzabili ma divenuti oggi plausibili, in relazione alle opportunità fornite dallo sviluppo tecnologico, sia dal punto di vista costruttivo che funzionale.
Nella seconda parte, sono stati analizzati piccoli manufatti realizzati per aggiunta, per scavo, per manomissione del tessuto urbano contemporaneo, ponendo particolare attenzione a quelli di dimensioni abitative ridotte che, con la loro capacità di collaborare e/o di scontrarsi con pezzi di realtà costruita, si impastano con essa producendo inedite derive urbane. Operazioni di manipolazioni dell’esistente che coinvolgono principalmente due questioni: il limite da porre alla delirante espansione urbana e la riconversione ecologica dello stock edilizio contemporaneo prodotto, in particolar modo in Italia, durante il boom economico degli anni Cinquanta. Presa coscienza dell’impossibilità di operare con strategie edilizie che partano da un grado zero o che necessitino di modificare l’esistente in un ottica anti tabula rasa, sono stati privilegiati alcuni esempi campione che rielaborano e riarticolano il tessuto della città e dell’architettura, con scale d’intervento inattese, verosimilmente microscopiche. Nella contemporaneità si sono individuate due linee di ricerca che poggiano su presupposti simili e si sviluppano declinando scelte tecnologiche high o low tech. Da un lato, l’architettura rubata, fatta di micro inserimenti staminali innestabili sull’esistente, che producono soluzioni abitative legali, e dall’altro l’architettura dei rifiuti, fatta di oggetti di scarto, frutto della sovrabbondanza contemporanea di beni materiali, che vengono utilizzati per la costruzione di soluzioni abitative in territori illegalmente occupati. Entrambi gli approcci si legano a nuove o ritrovate esigenze d’uso dell’ambiente domestico e derivano sovente, dal parassitismo biologico, il concetto di mutazione. L’architettura della manipolazione o dell’innesto, può indicare alcune linee guida grazie alle quali operare in lembi urbani residuali tenendo conto della possibilità di variazione spontanea del costruito. Al di là degli evidenti aspetti di parassitismo connessi alle forme di sopravvivenza tipiche degli homeless, dei campi nomadi, delle conurbazioni improvvisate, delle favelas presenti in larga misura, ormai anche in Europa, ancor più interessante è rintracciare oggi metodologie costruttive parassitarie in tessuti urbani consolidati, legate a situazioni sociali connotate da preoccupanti fenomeni di precarietà economica. A conclusione della seconda parte sono state inserite, quasi a margine della trattazione generale, quindici schede sinottiche descrittive di progetti manifesto, di studi per piccole cellule, di esempi di habitat parassita, costruzioni inedite che, come sopra accennato, risultavano solo pochi lustri addietro carichi di componente utopica, sogni nei cassetti di giovani intellettuali vagheggianti mondi non sempre possibili. Queste microarchitetture risultano tuttavia oggi di grande attualità e addirittura fattibili con le tecnologie presenti sul campo. Ci sono apparsi pertanto come veri e propri riferimenti per altrettanti oggetti architettonici realizzati nella contemporaneità che, quasi provocatoriamente, sono stati accostati ai loro progenitori in questa piccola rassegna al fine di far meglio comprendere e cogliere criticamente il messaggio di un non lontano passato.
Nella terza parte sono documentati alcuni progetti, da me elaborati nel triennio, come strumenti di verifica degli assunti della ricerca: due concorsi internazionali sul tema dell’habitat minimo e gli esiti di un workshop didattico progettuale al quale ho partecipato in veste di tutor presso la Facoltà di Architettura di Trieste.
XXI Ciclo
1976
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Laffert, Parraguez Jean Danton. "Simbiosis meditativa." Tesis, Universidad de Chile, 2015. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/138880.

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Abstract:
Magíster en artes mediales
Este proyecto de tesis investiga sobre las posibilidades de una obra de arte de, conformándose como sistema multimedial, establecer relaciones estéticas entre material electrónico y biológico. En este caso en particular, se busca un estado de interdependencia entre una especie vegetal viva y una imagen digital basada en código, tomando como punto de partida la lectura del proceso de fotosíntesis de la especie, la transformación de éste en dato informático y luego la generación de patrones gráficos que, proyectados sobre la superficie de la planta, influyen en el mismo proceso de fotosíntesis desde el cual se han obtenido los datos originales. Así, se busca configurar un ciclo dinámico de datos informáticos y reacción biológica, que finalmente han de proponer una “imagen simbiótica” que colinda entre lo natural y lo electrónico. Desde aquí, este proyecto busca plantear una estética basada en lo sincrético, que pueda contener y expresar ideas relativas al orden armónico de la naturaleza reflejado en la geometría, las posibilidades plásticas de un sistema autogenerado y la relación entre lo vivo y lo sintético, como una reflexión conceptual sobre el hombre y la naturaleza en el contexto de la tecno-modernidad.
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Sacristán, Soriano Oriol. "Chemical and microbial ecology of thc demosponge Aplysina aerophoba = Ecología química y microbiana de la demosponja Aplysina aerophoba." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2013. http://hdl.handle.net/10803/128858.

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Abstract:
Phylum Porifera (Grant, 1836) are sessile metazoans with a differentiated inhalant and exhalant aquiferous system with external pores. Lacking a tissue grade of construction, sponges can reach two well-differentiated regions, the ectosome (external layer free of choanocytes) and the choanosome (internal region with choanocytes). As the most likely primitive metazoans, their challenging structural organization, physiology for biocalcification and trophic requirements allowed sponges to rapidly colonize distinct environments and built important sponge reefs during the Paleozoic and Mesozoic eras, making them an ecologically relevant group principally in marine benthic communities. To date, sponges are still ecologically important among benthic fauna although the role as reef builders in modern coral reefs has changed in favor of scleractinian corals. Nonetheless, sponges have demonstrated a huge capacity to adapt and spread in many habitats contributing to organization and functioning at both community and ecosystem levels. One of the keys of the evolutionary success of this group lies in the close association between sponges and microbes that dates back to the Precambrian era. The need to be defended may have arisen from the lack of motility of sponges and several mechanisms emerged to fulfill their demand including a chemical protection. Many sponges would have taken advantage of associated microbes to use their metabolites as a defense barrier against predators, competitors or foulers. This particular symbiosis has consequently become a key factor in biotic interactions within the sponge research. To date, chemical ecology and microbial ecology are two independent areas of the sponge research with ecological implications that occasionally converge at the same point. We want to analyze the evolution of the sponge chemical and microbial ecology from the very beginning, to quantify their impact on the scientific community, and to compare both research areas. This PhD dissertation has been conceived to study the chemical and microbial ecology of sponges using the demosponge Aplysina aerophoba (Nardo, 1833) as a model species because its secondary chemistry and its associated microbial community are well studied and it is quite abundant in our study area (Northwestern Mediterranean and Canary Islands). Beyond the knowledge achieved about the major chemistry and bacterial assemblages in A. aerophoba, we have been able to explore the variation sources of the natural products and the sponge microbial consortium. Additionally, we have assessed the putative relationships between the host bacterial community and the production of secondary metabolites in this species. We explored changes in the abundance of secondary metabolites and the relative composition of bacterial assemblages in A. aerophoba at multiple spatial (from few centimeters to thousand kilometers) and temporal (months and years) scales. The approach used allowed us to investigate which is the magnitude of the variance attributable to the distinct spatial and temporal scales and the most relevant scale at which the abundance of secondary metabolites and bacterial symbionts varied. We also investigated the relationship between natural products and microbial community structure by assessing whether both parameters covary at multiple scales. Finally, we experimentally addressed whether different light exposures can modify chemical and microbial profiles in the external and internal regions of A. aerophoba. In summary, the production of natural products in sponges and the abundance and phylogenetic composition of the host-associated microbial community mainly depend to a large extent on the sponge-species and the ecological factors with spatial and temporal variations (e.g., light, predation, competition, fouling). The host state (i.e., stress) is also a key factor that may be the main driver of symbiotic shifts causing a breakdown in the sponge health and making the symbiont communities unstable and likely the sponge chemical defense. The combination between abiotic and biotic factors may finally determine the concentration of bioactive compounds and associated microbial diversity as the abiotic environmental context can control the outcomes of biotic interactions, and biotic interactions often moderate the effect of abiotic factors. For that reason, it is not an easy task to actually figure out the factors that limit or enhance chemical and microbial variability. Further experiments and time-series observations are needed to reveal the underlying processes hidden.
El filo Porifera (Grant, 1836) está compuesto por metazoos sésiles con un sistema acuífero diferenciado del que forman parte los coanocitos que generan un flujo de agua unidireccional. A pesar de no presentar auténticos tejidos, las esponjas pueden llegar a desarrollar dos regiones bien definidas, el ectosoma (capa externa) y el coanosoma (región interna). Estos organismos representan un grupo ecológicamente importante del bentos marino con gran capacidad de adaptación y dispersión en muchos hábitats, contribuyendo así en la organización y funcionamiento a nivel de comunidad y ecosistema. Una de las claves del éxito evolutivo de las esponjas yace en la relación estrecha que presentan desde el Precámbrico con microorganismos a través de la cual desarrollaron una protección química. Muchas esponjas habrían utilizado los metabolitos secundarios de origen microbiano como defensa química. A día de hoy se han desarrollado dos áreas de investigación, la ecología química y la microbiana de esponjas, de las que realmente desconocemos su origen o su impacto. Dado el vacío existente de estudios que evalúen la comunidad bacteriana de esponjas como fuente de compuestos bioactivos, teníamos la oportunidad de integrar estos dos campos de la ecología de esponjas investigando la relación entre productos naturales y microorganismos simbiontes, con el fin de entender la funcionalidad de la comunidad bacteriana en el huésped. Esta tesis fue concebida para estudiar la ecología química y microbiana de la esponja Aplysina aerophoba (Nardo, 1833), cuya química y comunidad bacteriana asociada han sido objeto de muchos estudios previos. El principal objetivo fue explorar las fuentes de variación tanto de los productos naturales adscritos a Aplysina como de su estructura microbiana e inferir una posible relación entre comunidad de microorganismos y la producción de metabolitos secundarios. La aproximación que utilizamos consistía en explorar la variabilidad natural de los compuestos bioactivos y de la estructura microbiana de la esponja Aplysina aerophoba a distintas escalas espaciales (desde pocos centímetros hasta miles de kilómetros) y temporales (meses, años), y evaluar el efecto de factores ambientales, como la luz, en los perfiles químicos y microbianos. Posteriormente, correlacionar ambos patrones de variación e inferir alguna asociación potencial entre productos naturales y simbiontes microbianos. Resumiendo, la producción de metabolitos secundarios en esponjas y la composición filogenética de la microbiota asociada depende esencialmente de la especie de esponja, de los factores ecológicos con variación espacial y temporal, como también del estado del huésped (si presenta o no estrés). La combinación entre factores abióticos y bióticos determinará en última instancia la abundancia de defensas químicas y la diversidad microbiana debido a una autorregulación entre ambos tipos de factores.
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Malta, Rita Alexandra Rosa. "Mutação. Parasita. Simbiose." Master's thesis, Universidade de Lisboa, Faculdade de Arquitetura, 2018. http://hdl.handle.net/10400.5/17415.

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Abstract:
Dissertação de Mestrado Integrado em Arquitetura, com a especialização em Arquitetura apresentada na Faculdade de Arquitetura da Universidade de Lisboa para obtenção do grau de Mestre.
Através da observação do estado da cidade torna-se clara a quantidade de áreas urbanas que aguardam por uma reestruturação. A fragmentação do tecido urbano do Vale de Alcântara resulta do abandono das antigas estruturas industriais. Estes lugares constituem uma oportunidade para valorizar o património industrial. A antiga zona industrial surgiu neste contexto após o terramoto de 1755, acontecimento que marcou e potenciou o desenvolvimento e consequente transformação do panorama rural, que até então se vivia em Alcântara. A proposta desenvolvida propõe a consolidação do local entre a LX Factory e o terreno do grupo SIL, caracterizado como um vazio urbano e composto por edifícios de carácter patrimonial, e pretende destacar a memória do lugar. Uma premissa a ter em conta aquando do desenvolvimento do plano urbano é garantia de que um espaço público é devolvido às pessoas, dada a escassez de espaços públicos qualificados na cidade. O elemento, à escala arquitetónica, foca-se nas preexistências industriais da antiga fábrica da Sidul. A estratégia de requalificação procura elaborar formas de adaptação de novos volumes edificados à estrutura existente. É neste momento que este elemento constituinte do património industrial deixa de ser um constrangimento para a ampliação do edifício e passa a ser um elemento essencial na definição do lugar. O diálogo entre o passado e o presente é evidenciado através das materialidades e formas adotadas no decorrer do desenvolvimento desta intervenção.
ABSTRACT: By observing the state of the city, it becomes clear the number of urban areas awaiting restructuring. The fragmentation of Alcântara valley’s urban fabric results from the abandonment of the old industrial structures. Thus, these places constitute an opportunity to prize industry’s heritage. The old industry area arises in the context after the 1755’s earthquake, an event that determined and enhanced the further development, as well as the subsequent transformation of the rural panorama lived in Alcântara until then. The developed proposal suggests the consolidation of the area between LX Factory and SIL group’s land. Characterised by urban emptiness and composed by patrimonial character’s buildings, the present proposal aims to emphasize the memory of this place. A premise to be taken into account throughout the development of the urban plan is the guarantee that a public space is returned to people, given the scarcity of qualified public spaces in the city. On the architectural scale, the element focuses on the old Sidul factory industrial pre-existences. The requalification strategy seeks to develop ways of adapting new volumes built to the existing structure. At this moment, this industrial heritage’s element ceases to be a constraint to the enlargement of the building, therefore becoming an essential asset in the local essence. A dialogue between the past and the present is evidenced through the materialities, as well as the forms adopted in the course of the development of this intervention.
N/A
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Viale, E. "Symbiotic bacteria inhabiting tephritid flies: a worldwide specific interaction." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424062.

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Abstract:
Several insect lineages have evolved mutualistic associations with their symbiotic bacteria. This is the case of some members of Tephritinae, the most specialized subfamily of fruit flies (Diptera: Tephritidae), harboring co-evolved and vertically transmitted bacterial symbionts in their midgut, known as ‘Candidatus Stammerula spp.’. In the tephritid fly Bactrocera oleae, the major olive pest, symbionts are located in the oesophageal bulb, a diverticulum of the fly head, and designated as ‘Candidatus Erwinia dacicola’. This research, based on two main studies, is focused on different aspects of the relationships between species of the family Tephritidae and their nonculturable symbiotic bacteria. The first study investigated the presence of specific symbiotic bacteria in 15 of the 25 described endemic tephritids of the Hawaiian Archipelago, which represent a spectacular example of adaptive radiation, and their molecular relationships with symbionts of non-Hawaiian tephritids. Moreover the concordant evolution between host and symbiont phylogenies was tested. A specific symbiont was detected through PCR assays in all endemic individuals analyzed and it was designated as ‘Candidatus Stammerula trupaneae’ as it was included in Ca. Stammerula spp. monophyletic clade. The phylogeny of the insect host was reconstructed based on two regions of the mitochondrial DNA (16S rDNA and COI-tRNALeu-COII), while the bacterial 16S rRNA was used for the symbiont analysis. Host and symbiont phylogenies were then compared and evaluated for patterns of cophylogeny and strict cospeciation. Topological congruence between Hawaiian Tephritinae and their symbiotic bacteria phylogenies suggests a limited, but significant degree of host-symbiont cospeciation. The character evolution of three host traits, as island location, host lineage, and host tissue attacked, was finally reconstructed based on the symbiont phylogenies under the hypothesis of cospeciation. The second study surveys the genetic variability of the olive fly symbiont, Ca. Erwinia dacicola, together with the patterns of genetic differentiation of B. oleae, over a large area of its geographical distribution, including most regions of the Mediterranean area, plus South Africa, California and Pakistan. Three bacterial haplotypes, showing a significative geographic distribution, were identified and the co-existence of different Ca. E. dacicola haplotypes in a single fly was never found. Our results reveal the presence of three symbiont haplotypes with a significant phylogeographic distribution related to the territory. In the Mediterranean populations only two bacterial lineages (htA and htB), previously recovered in Italian olive fly populations, have been found, showing a significative East-West genetic differentiation. The South African and Californian olive fly populations were represented only by one of these two lineages, respectively htA and htB. Moreover, a new haplotype (htC) was detected exclusively in the Pakistani population. On the other hand, a high degree of mitochondrial genetic variability with a substantial phylogeographic differentiation has been observed in the B. oleae populations analyzed, revealing the presence of 39 insect haplotypes. Symbiont and host haplotypes were then compared and a significant correlation was found suggesting the predominant presence of vertical transmission. Moreover, the bacterial haplotypes distribution seems to be more related to the territory than the numerous insect host haplotypes, representing an useful tool to reconstruct the debated olive fly’s historical origin.
Diverse specie di insetto si sono evolute in associazione con i loro batteri simbionti. Questo è il caso di alcuni membri dei Tephritinae, la più specializzata sottofamiglia delle mosche della frutta (Diptera: Tephritidae), che ospitano nell’intestino batteri simbionti coevoluti e trasmessi in maniera verticale, conosciuti come “Candidatus Stammerula spp.”. Nella mosca dell’olivo, Bactrocera oleae, i batteri simbionti sono localizzati nel bulbo esofageo, un diverticolo presente nel capo della mosca, e identificati con il nome di “Candidatus Erwinia dacicola”. Questo lavoro, basato su due principali studi, si focalizza su diversi aspetti delle relazioni filogenetiche che intercorrono tra le mosche della frutta e i loro batteri simbionti. Il primo lavoro studia la presenza di specifici batteri simbionti in 15 delle 25 specie descritte di tefritidi endemici dell’Arcipelago delle Hawaii, uno spettacolare esempio di radiazione adattativa, e le relazioni molecolari che intercorrono con i simbionti delle Tephritinae non Hawaiiani. Inoltre è stata analizzata la concordanza evolutiva tra la filogenesi dell’insetto rispetto a quella del simbionte. Uno specifico simbionte è stato individuato mediante saggi di PCR in tutti gli individui analizzati e nominato “Candidatus Stammerula trupaneae”, in quanto incluso nel gruppo monofiletico formato da Ca. Stammerula spp. La filogenesi dell’insetto ospite è stata ricostruita analizzando due regioni del DNA mitocondriale (16S rDNA e COI-tRNALeu-COII), mentre il gene batterico 16S rRNA è stato utilizzato nell’analisi del simbionte. Le filogenesi dell’ospite e del simbionte sono state quindi comparate e valutate per lo studio del modello di congruenza filogenetica e cospeciazione. La congruenza tra la filogenesi delle Tephritinae Hawaiiane e i loro batteri simbionti suggerisce un ridotto, ma significativo livello di cospeciazione. L’evoluzione dei caratteri ancestrali, basata su tre aspetti dell’insetto quali l’isola di origine, la pianta ospite e il tessuto vegetale attaccato dalla mosca, è stata infine ricostruita sulla base della filogenesi del simbionte ipotizzando la presenza di cospeciazione. Il secondo studio analizza la variabilità genetica del simbionte della mosca dell’olivo, Ca. Erwinia dacicola, insieme al grado di differenziazione genetica di B. oleae, su un ampio raggio della sua distribuzione geografica, comprendendo molte regioni del Mediterraneo e alcuni campionamenti puntiformi in Sud Africa, California e Pakistan. Tre aplotipi batterici, con una significativa distribuzione geografica, sono stati identificati ed è stata esclusa la coesistenza di diversi aplotipi di Ca. E. dacicola nella stessa mosca. Nelle popolazioni della mosca dell’olivo raccolte nel Mediterraneo, solo due aplotipi batterici (htA e htB), identificati in precedenza nelle popolazioni Italiane, sono stati trovati, mostrando una significativa distribuzione Est-Ovest. Le popolazioni del Sud Africa e della California sono rappresentate in maniera esclusiva da uno dei due aplotipi, rispettivamente htA e htB. Un nuovo aplotipo (htC) inoltre è stato individuato esclusivamente nelle popolazioni Pakistane. D’altro lato, un alto grado di variabilita’ genetica caratterizzato da una certa differenziazione geografica è stato osservato nelle popolazioni di B. oleae analizzate; i nostri risultati mostrano la presenza di 39 aplotipi dell’insetto. Gli aplotipi del simbionte e quelli dell’insetto sono stati quindi confrontati e un’associazione significativa, con una stretta correlazione al territorio, è stata trovata, evidenziando la presenza di una prevalente trasmissione verticale del simbionte durante il ciclo vitale dell’insetto. Inoltre, il fatto che la distribuzione degli aplotipi batterici sia più strettamente correlata al territorio rispetto a quella ritrovata nei numerosi aplotipi dell’insetto ospite, può rappresentare un importante mezzo per ricostruire la dibattuta origine della mosca dell’olivo.
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MASTELLA, LUCA. "PROCESS AND METABOLIC ENGINEERING FOR THE PRODUCTION OF VITAMIN B9 IN YEASTS AS EXAMPLE OF INDUSTRIAL SYMBIOSIS AND CIRCULAR ECONOMY." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/402373.

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Abstract:
La lignocellulosa è il principale componente strutturale delle piante legnose e non, e rappresenta una delle principali fonti potenziali di materia organica rinnovabile. La lignocellulosa è composta principalmente da due polimeri di carboidrati, cellulosa ed emicellulosa e dalla lignina (un polimero aromatico). Questi polimeri complessi da un lato costituiscono spesso una biomassa residua della filiera agroalimentare, ma allo stesso tempo contengono differenti monomeri zuccherini e precursori fenolici, aventi un enorme valore biotecnologico, poiché potenzialmente possono essere convertiti in differenti prodotti ad elevato valore aggiunto. In uno scenario in cui la popolazione mondiale è in aumento insieme alla generazione di rifiuti ed inquinamento a scapito delle risorse del pianeta e del benessere umano, questo progetto mira a proporre un esempio di bioeconomia circolare e simbiosi industriale. Più in dettaglio, il progetto parte dalla valutazione quali-quantitativa delle biomasse agricole residue fino alla valorizzazione di un sottoinsieme di interesse per il nostro territorio in folati, sfruttando i lieviti come cell factory microbiche. Il folato (Vitamina B9) è una vitamina B idrosolubile con ruoli importanti nella sintesi, riparazione e metilazione degli acidi nucleici, prodotta solo dalle piante verdi e da alcuni microrganismi: per questi motivi rappresenta una componente nutritiva essenziale per l'uomo. La vitamina B9 disponibile in commercio è sintetizzata chimicamente come acido folico, non ottimale in termini di bioattività per l'uomo; la produzione di folati naturali mediante fermentazione microbica sta quindi diventando un'alternativa sostenibile e desiderabile per l'integrazione umana. Nel corso del progetto è stata acquisita ed applicata la metodologia ENEA per l'analisi dei flussi di risorse e per la creazione di possibili sinergie tra le varie aziende presenti nella regione Lombardia. Grazie a questo lavoro è stato possibile identificare le principali biomasse di scarto prodotte nell'area nel settore agroalimentare e le vinacce non fermentate sono state quindi selezionate per ulteriori studi in laboratorio, e confrontate con biomasse residue precedentemente utilizzate, derivanti dal processo di produzione dello zucchero. Il lievito non convenzionale Scheffersomyces stipitis è stato sfruttato come ospite naturale per la produzione di vitamina B9, per la prima volta in questo lavoro. La crescita è stata ottimizzata e la produzione di folati è stata valutata prima in beuta e successivamente in bioreattore in terreni formulati che imitano gli idrolizzati di lignocellulosa. La produzione massima di folati è stata di 3,7 ± 0,07 mg/L, che ad oggi è la più alta riportata se si considerano i microrganismi di tipo selvatico. Inoltre, è stata valutata la produzione di folati in beuta a partire da tre diverse biomasse residue: melassa di barbabietola da zucchero (SBM), polpa di barbabietola da zucchero (SBP) e vinacce non fermentate (UGM). S. stipitis è stato in grado di metabolizzare queste biomasse, raggiungendo titoli di folati rispettivamente di 188,2 ± 24,86 μg/L, 130,6 ± 1,34 μg/L e 101,9 ± 6,62 μg/L. Parallelamente, il lievito Saccharomyces cerevisiae, suscettibile di manipolazione genetica, è stato ingegnerizzato nel percorso anabolico della produzione di folati per acquisire nuove conoscenze sui possibili bersagli per sbloccare i precursori che ne limitano la produzione. Otto geni diversi sono stati manipolati per la prima volta nello stesso background genetico e sfruttando diverse strategie ingegneristiche. Questo è stato fondamentale per testare il miglior ceppo nel bioreattore e per portare la produzione e la produttività di folati rispettivamente a 620,0 ± 12,30 μg/L e 41,33 μgfol/Lh, tra i più alti in letteratura. Nel complesso, questi risultati forniscono una solida evidenza di possibili processi di upcycling a base microbica di biomasse lignocellulosiche.
Lignocellulose is the major structural component of woody and non-woody plants, representing a major potential source of renewable organic matter. Lignocellulose is primarily composed by two carbohydrate polymers, cellulose and hemicellulose and by lignin (an aromatic polymer). These complex polymers on the one hand often constitute a residual biomass of agro-food production chain, but at the same time they contain different sugar monomers and phenolic precursors, harbouring an enormous biotechnological value, since they can potentially be converted into different value-added products. In a scenario where the world population is increasing together with the generation of waste and pollution at the expenses of planet resources and human wellbeing, this project aims at proposing an example of circular bioeconomy and industrial symbiosis. More in detail, the project starts from the quali-quantitative evaluation of residual agricultural biomasses to the valorization of a subset of interest for our territory into folates, exploiting yeasts as microbial cell factory. Folate (Vitamin B9) is a water-soluble B vitamin with important roles in nucleic acid synthesis, repair and methylation, produced only by green plants and some microorganisms: for these reasons it represents an essential nutritional component for humans. Vitamin B9 commercially available is chemically synthetized as folic acid, suboptimal in terms of bioactivity for humans; the production of natural folates by microbial fermentation is therefore becoming a sustainable and desirable alternative for human supplementation. During the project the ENEA methodology for the analysis of resource flows and for the creation of possible synergies between the various companies present in the Lombardy region was acquired and applied. Thanks to this work it was possible to identify the main waste biomasses produced in the area in the agro-food sector and unfermented grape marcs was then selected for further studies in laboratory, and compared with previously utilised residual biomasses, deriving from sugar process of production. The non-conventional yeast Scheffersomyces stipitis was exploited as natural but never investigated host for the production of vitamin B9. The growth was optimized and folate production was assessed first in shake flasks and then in bioreactor in formulated media mimicking lignocellulose hydrolysates. The maximum folate production was 3.7 ± 0.07 mg/L, which to date is the highest reported when considering wild type microorganisms. Moreover, folate production was evaluated in shake flasks starting from three different residual biomasses: sugar beet molasses (SBM), sugar beet pulp (SBP) and unfermented grape marcs (UGM). S. stipitis was able to metabolize these biomasses, reaching folate titers of 188.2 ± 24.86 μg/L, 130.6 ± 1.34 μg/L and 101.9 ± 6.62 μg/L respectively. In parallel, the yeast Saccharomyces cerevisiae, amenable for genetic manipulation, was engineered into the anabolic pathway of folate production to acquire novel knowledge on possible targets for unlocking bottlenecks of production. Eight different genes were manipulated for the first time in the same genetic background and exploiting different engineering strategies. This was pivotal for testing the best strain in bioreactor and in bringing folate production and productivity up to 620.0 ± 12.30 μg/L and 41.33 μgfol/Lh respectively, among the highest in the literature. Overall, these results provide solid evidence of possible up-cycling microbial-based processes of lignocellulosic biomasses that characterize specific territory. The value in terms of circularity of the resources, minimization of management costs of wastes and generation of values in the logic of industrial symbiosis was demonstrated, matching the initial scope of the PhD project.
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GOBETTI, ANNA. "TECNOLOGIE E RELAZIONI DI FILIERA PER UN NUOVO ECOSISTEMA INDUSTRIALE: L’APPLICAZIONE DELLA SIMBIOSI INDUSTRIALE NEL SETTORE DEI METALLI TECHNOLOGIES AND SUPPLY CHAIN RELATIONSHIPS FOR A NEW INDUSTRIAL ECOSYSTEM: THE APPLICATION OF THE INDUSTRIAL SYMBIOSIS IN THE METALS SECTOR." Doctoral thesis, Università degli studi di Brescia, 2022. https://hdl.handle.net/11379/567427.

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Abstract:
Recentemente l’attenzione globale si è focalizzata verso uno sviluppo sostenibile promuovendo un modello di economia circolare. In questo contesto si colloca il presente progetto di dottorato il cui scopo è stato quello di eseguire una caratterizzazione ingegneristica relativa ad una nuova applicazione della scoria da forno elettrico ad arco, come filler in matrici polimeriche, con particolare focus sulla gomma vulcanizzata. Parallelamente è stato eseguito uno studio di questi due settori, nell’ottica di implementare una simbiosi industriale. Il motivo per cui sono stati scelti questi settori è che da una parte l’Italia è il principale produttore europeo di acciaio da forno elettrico, e più del 50% delle grandi imprese italiane di trova in Lombardia dove per questo motivo viene prodotta una ingente quantità di scoria. Nonostante la scoria venga già riutilizzata come aggregato artificiale, è stato stimato che purtroppo ancora buona parte venga smaltito in discarica perciò è necessario studiare nuove applicazioni. Nel presente studio ci si è focalizzati su matrici elastomeriche data la distribuzione geografica delle imprese operanti nel settore delle guarnizioni particolarmente denso in Lombardia. Il tema della valorizzazione dei rifiuti è un tema sensibile non solo al settore siderurgico ma anche ai produttori di articoli in gomma in quanto essa non è facilmente riprocessabile. La produzione di articoli in gomma porta con sé una considerevole percentuale di scarto intrinseca nel processo. A tale proposito, gli scarti industriali da articoli tecnici e anche il polverino di pneumatico fuori uso sono stati riciclati tramite un processo semplice di calandratura a freddo senza l’aggiunta di additivi. L’influenza della scoria come filler è stata valutata anche in questi ultimi. Il lavoro svolto è strutturato in una prima parte di revisione della letteratura e una seconda parte relativa all’attività sperimentale svolta, suddivisa nelle diverse matrici polimeriche caratterizzate: I) Confronto del comportamento meccanico di una resina epossidica additivata con scoria e con sabbia di fiume nelle cosiddette malte epossidiche. II) Caratterizzazione di una NBR standard additivata con una crescente percentuale di scoria. III) Caratterizzazione di sfrido industriale NBR, e influenza della scoria in diverse granulometrie. IV) Analisi della scoria come filler sostituivo e parzialmente sostitutivo del carbon black in matrice NBR. V) Caratterizzazione di polverino PFU riciclato e additivato con scoria EAF. VI) Analisi di una simbiosi industriale potenziale tra il settore dell’acciaio e quello della gomma con relative valutazioni di tipo economico. I risultati ottenuti circa l’applicazione della scoria come filler in matrici polimeriche sono incoraggianti in quanto da una parte la problematica principale del riutilizzo della scoria, ovvero la lisciviazione dei metalli pesanti, può essere superata in questa applicazione, e dall’altra è possibile formulare gomme, riciclate e non, con diverse quantità e dimensioni della scoria come filler in funzione dell’applicazione finale.
Recently, the global attention has focused on sustainable development by promoting a circular economy model. The present PhD project in this context aims to carry out an engineering characterization related to a new application of electric arc furnace slag, as a filler in polymeric matrices, with particular focus on vulcanized rubber. At the same time, a study of these two sectors was carried out, with a view to implementing an industrial symbiosis. The reason why these sectors were chosen is that on the one hand Italy is the main European producer of electric furnace steel, and more than 50% of large Italian companies are located in Lombardy where for this reason a huge quantity of slag is produced. Although the slag is already reused as artificial aggregate, it has been estimated that unfortunately large part is still disposed of in landfills, so it is necessary to study new applications. In this study we focused on elastomeric matrices given the geographical distribution of the companies operating in the particularly dense gasket sector in Lombardy. The issue of waste enhancement is a sensitive issue not only to the steel sector but also to producers of rubber articles as it is not easily reprocessable. The production of rubber articles implies a considerable percentage of intrinsic waste in the process. In this regard, industrial waste from technical articles and also the end-of-life tire powder were recycled through a simple cold calendering process without additives. The influence of slag as a filler was also evaluated in the latter. The work carried out is structured in a first part of literature review and a second part relating to the experimental activity carried out, divided into the different polymeric matrices characterized: I) Comparison of the mechanical behavior of an epoxy resin added with slag and river sand in the so-called epoxy mortars. II) Characterization of a standard NBR added with an increasing percentage of slag. III) Characterization of NBR industrial waste, and influence of the slag in different grain sizes. IV) Analysis of the slag as a substitute and partially substitute filler for carbon black in the NBR matrix. V) Characterization of recycled ELT powder and additives with EAF slag. VI) Analysis of a potential industrial symbiosis between the steel and rubber sectors with the related economic assessment. The results obtained regarding the application of slag as filler in polymeric matrices are encouraging as on the one hand the main problem of the reuse of slag, that is the leaching of heavy metals, can be overcome in this application, and on the other hand it is possible to formulate rubbers, recycled or not, with different quantities and sizes of slag as filler depending on the final application.
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Martins, José Miguel Esteves. "Arquitetura e território em Simbiose." Master's thesis, Universidade de Lisboa, Faculdade de Arquitetura, 2020. http://hdl.handle.net/10400.5/20363.

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Abstract:
Dissertação de Mestrado Integrado em Arquitetura, com a especialização em Arquitetursa apresentada na Faculdade de Arquitetura da Universidade de Lisboa para obtenção do grau de Mestre.
O projeto insere-se no contexto do paradigma da arquitetura contemporânea, em que face às alterações climáticas a sustentabilidade é o principal motor de projeto. Partindo do caso do Vale de Alcântara, o projeto urbano e arquitetónico fundem-se numa simbiose com o território, procurando tirar partido da sua génese natural. Através de um parque urbano é criado um novo corredor verde na cidade que pretende dialogar com o sistema natural da cidade, fazendo parte de uma visão holística que começa na arquitetura sustentável, passa pelo urbanismo verde e culmina num impacto à escala global. O presente documento propõe como as dimensões da sustentabilidade podem guiar as escolhas de projeto. A proposta pretende investigar como o uso de materiais reciclados e ecoeficientes potenciam uma arquitetura mais consciente, mas igualmente bela e funcional. O projeto final de mestrado propõe argumentar a tese de que o urbanismo e a arquitetura sustentável podem melhorar a qualidade de vida.
ABSTRACT: From a new perspective of the contemporany architecture paradigm, the presented project elucidates how sustainability works against climate change and could be the main approach in an architecture project. Taking the case of Alcântara valley, in Lisbon, the project searches for the symbiosis between architecture, urbanism and the territory in which is inserted. The urban plan is composed by an urban park that works as a green corridor, making part of the natural system of the city. This change in the territory makes part of an holistic way of mitigate climate change. The present document shoes how the dimentions of sustainability could guide an architeture project. The proposal pretends to investigate how the use of reclycled and eco-efficient materials can create a more sober architeture, while being equaly functional and beautifull as ever was. This thesis pretends to argue how green architecture and urbanism help to incrise the quality of life.
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Rodrigues, Tchiago Inague [UNESP]. "Rubem Braga: a simbiose jornalística e literária." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2012. http://hdl.handle.net/11449/94133.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2014-06-11T19:26:53Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2012-12-20Bitstream added on 2014-06-13T19:55:20Z : No. of bitstreams: 1 rodrigues_ti_me_assis.pdf: 735076 bytes, checksum: 478bbba3540c9c5ec24b41210519a7b9 (MD5)
Este trabalho tem como objetivo analisar o primeiro livro do escritor-jornalista Rubem Braga (1913-1990), O conde e o passarinho, coletânea de crônicas publicadas em 1936. No decorrer da vida, o escritor capixaba ficou marcado por escrever para jornais quase que exclusivamente textos de crônicas, muitas delas publicadas, posteriormente, em coletâneas ao longo dos anos, inclusive após a sua morte. Nosso estudo buscou respaldo tanto nas teorias literárias a respeito do gênero crônica, sobre suas características, história e processo de “adaptação” no Brasil, como na fortuna crítica do cronista. A análise crítico-interpretativa do corpus procurou evidenciar as estratégias textuais empregadas pelo autor e o diálogo que, muitas vezes, se estabelecia entre os textos da obra. Desse modo, partindo dessas categorias analíticas, tentamos ressaltar as questões mais significativas do objeto artístico estudado, sobretudo a recorrência de alguns temas em seus textos, como a defesa aos menos favorecidos, a descrição da mulher brasileira e seus comentários sobre leis e notícias da época. Também buscamos abordar e analisar as personagens presentes na antologia, bem como destacar as referências culturais utilizadas pelo autor, sejam elas literárias, musicais ou cinematográficas e, por fim, apontar o recurso frequente à metalinguagem na construção de parte das crônicas. A partir desse recorte, nossa análise buscou compreender os aspectos sociais, econômicos e políticos da década de 1930, sobretudo porque a crônica, gênero híbrido, caracteriza-se por transitar entre as esferas do jornalismo e da literatura e também entre o particular, o tempo vivido pelo cronista, e o universal, que permite ao cronista explorar a essência humana
This study aims to analyze the first book of the writer-journalist Rubem Braga (1913- 1990), O conde e o passarinho, a collection of chronicles published in 1936. Throughout life, the writer from Espirito Santo State was marked by writing for newspapers almost exclusively chronicles, many of them published later in collections over the years, even after his death. Our study sought support both the literary theories about the chronic gender, on its characteristics, history and process of adaptation in Brazil, as in the critical fortune of the chronicler. The critical interpretive analysis of the corpus sought to highlight the textual strategies employed by the author and the dialogue that often was established between the texts of the work. Thus, from these analytical categories, we have tried to highlight the most significant issues of the artistic object studied, especially the recurrence of certain themes in his writings, as the defense of the underprivileged, the description of Brazilian women and his comments on laws and news of the that time. We also tried to address and analyze the characters present in the anthology as well as to highlight the cultural references used by the author, whether literary, musical or cinematographic ones and, finally, to point out the frequent recourse to metalanguage in building part of the chronicles. From this side view, our analysis sought to understand the social, economic and political aspects of the 1930s, mainly because chronic, a hybrid genre, is characterized by transitions between the spheres of journalism and literature and also between the private, the time experienced by the chronicler, and the universal, which allows the chronicler to explore the human essence
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Alves, Don Gomes. "Simbiose: relações mútuas através do fazer artístico." Universidade Federal de Goiás, 2016. http://repositorio.bc.ufg.br/tede/handle/tede/5935.

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Abstract:
Submitted by Cláudia Bueno (claudiamoura18@gmail.com) on 2016-08-12T20:50:55Z No. of bitstreams: 3 Dissertação - Don Gomes Alves - 2016 - Parte 1.pdf: 19865406 bytes, checksum: a4c84fd69265ce5cf489205f1f898847 (MD5) Dissertação - Don Gomes Alves - 2016 - Parte 2.pdf: 2744141 bytes, checksum: 13e48b4ac9a9ad38c6e97e3b04158555 (MD5) license_rdf: 0 bytes, checksum: d41d8cd98f00b204e9800998ecf8427e (MD5)
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior - CAPES
The project "Symbiosis" aims to bring reflections on human beings and their relationship with the means they inhabit, whether for the environment, their habitat and/or other beings of our specie. In developing this search an experience was made in the Recycling Cooperative Healthy Environment (COOPERMAS), with activities and reflections that brought to light the prejudices surrounding that space, culminating in the use of art making how a relational tool among members and neighborhood working collective characteristics in a collaborative proposalIt was being built step by step. Human habits are put to debate this process and raise the power that cultural activities have to intervene in hostile environments, human working towards a connection between beings that circumscribe the cloth of Gaia.
O projeto artístico “Simbiose” se propõe a trazer reflexões sobre os seres humanos e sua relação com o meio em que vive, sejam com o meio ambiente, seu habitat e/ou os demais entes de nossa espécie. No desenvolvimento desta pesquisa foi realizada uma vivência dentro da Cooperativa de Reciclagem Meio Ambiente Saudável (COOPERMAS), com atividades e reflexões que trouxeram à tona os preconceitos que envolvem aquele espaço, culminando no uso do fazer artístico como ferramenta relacional entre cooperados e vizinhança, trabalhando características coletivas em uma proposta colaborativa que foi sendo construída passo a passo. Os hábitos humanos são colocados em discussão neste processo e suscitam o poder que ações culturais têm ao intervir em ambientes hostis, trabalhando o humano em prol de uma conexão entre os seres que circunscrevem o tecido de Gaia.
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Rodrigues, Tchiago Inague. "Rubem Braga : a simbiose jornalística e literária /." Assis : [s.n.], 2012. http://hdl.handle.net/11449/94133.

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Abstract:
Orientador: Ana Maria Carlos
Banca: Wellington Ricardo Fioruci
Banca: Álvaro Santos Simões Junior
Resumo: Este trabalho tem como objetivo analisar o primeiro livro do escritor-jornalista Rubem Braga (1913-1990), O conde e o passarinho, coletânea de crônicas publicadas em 1936. No decorrer da vida, o escritor capixaba ficou marcado por escrever para jornais quase que exclusivamente textos de crônicas, muitas delas publicadas, posteriormente, em coletâneas ao longo dos anos, inclusive após a sua morte. Nosso estudo buscou respaldo tanto nas teorias literárias a respeito do gênero crônica, sobre suas características, história e processo de "adaptação" no Brasil, como na fortuna crítica do cronista. A análise crítico-interpretativa do corpus procurou evidenciar as estratégias textuais empregadas pelo autor e o diálogo que, muitas vezes, se estabelecia entre os textos da obra. Desse modo, partindo dessas categorias analíticas, tentamos ressaltar as questões mais significativas do objeto artístico estudado, sobretudo a recorrência de alguns temas em seus textos, como a defesa aos menos favorecidos, a descrição da mulher brasileira e seus comentários sobre leis e notícias da época. Também buscamos abordar e analisar as personagens presentes na antologia, bem como destacar as referências culturais utilizadas pelo autor, sejam elas literárias, musicais ou cinematográficas e, por fim, apontar o recurso frequente à metalinguagem na construção de parte das crônicas. A partir desse recorte, nossa análise buscou compreender os aspectos sociais, econômicos e políticos da década de 1930, sobretudo porque a crônica, gênero híbrido, caracteriza-se por transitar entre as esferas do jornalismo e da literatura e também entre o particular, o tempo vivido pelo cronista, e o universal, que permite ao cronista explorar a essência humana
Abstract: This study aims to analyze the first book of the writer-journalist Rubem Braga (1913- 1990), O conde e o passarinho, a collection of chronicles published in 1936. Throughout life, the writer from Espirito Santo State was marked by writing for newspapers almost exclusively chronicles, many of them published later in collections over the years, even after his death. Our study sought support both the literary theories about the chronic gender, on its characteristics, history and process of "adaptation" in Brazil, as in the critical fortune of the chronicler. The critical interpretive analysis of the corpus sought to highlight the textual strategies employed by the author and the dialogue that often was established between the texts of the work. Thus, from these analytical categories, we have tried to highlight the most significant issues of the artistic object studied, especially the recurrence of certain themes in his writings, as the defense of the underprivileged, the description of Brazilian women and his comments on laws and news of the that time. We also tried to address and analyze the characters present in the anthology as well as to highlight the cultural references used by the author, whether literary, musical or cinematographic ones and, finally, to point out the frequent recourse to metalanguage in building part of the chronicles. From this side view, our analysis sought to understand the social, economic and political aspects of the 1930s, mainly because chronic, a hybrid genre, is characterized by transitions between the spheres of journalism and literature and also between the private, the time experienced by the chronicler, and the universal, which allows the chronicler to explore the human essence
Mestre
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Amadeu, Flavia Regina da Motta. "Sensíveis simbioses : interações afetivas." reponame:Repositório Institucional da UnB, 2006. http://repositorio.unb.br/handle/10482/2714.

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Abstract:
Dissertação (mestrado)—Universidade de Brasília, Instituto de Artes, 2006.
Submitted by Thaíza da Silva Santos (thaiza28@hotmail.com) on 2009-12-14T14:52:59Z No. of bitstreams: 2 sensiveis_simbioses.exe: 2316072 bytes, checksum: ec90c167ee3cd25709095fed3f0e895d (MD5) FlaviaAmadeu.pdf: 3079243 bytes, checksum: 7702e2d7f97e3e8734a60f91d99dae1c (MD5)
Approved for entry into archive by Daniel Ribeiro(daniel@bce.unb.br) on 2009-12-15T00:12:34Z (GMT) No. of bitstreams: 2 sensiveis_simbioses.exe: 2316072 bytes, checksum: ec90c167ee3cd25709095fed3f0e895d (MD5) FlaviaAmadeu.pdf: 3079243 bytes, checksum: 7702e2d7f97e3e8734a60f91d99dae1c (MD5)
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Sensíveis simbioses: interações afetivas é uma pesquisa teórica e prática cuja principal abordagem consiste no conceito de vestimenta computacional afetiva e os materiais que as estruturam, resultando na experiência de projetar e construir uma jóia afetiva para refletir e constatar os processos estudados, além da pesquisa prática de materiais envolvendo a borracha natural da Amazônia (Tecbor) e materiais estimuláveis. Tais vestimentas, equipadas com sensores e microchips, podem monitorar simultaneamente diversas variáveis biométricas captadas do corpo humano de forma não invasiva e estabelecer uma relação interativa entre o usuário, a tecnologia, o meio ambiente e as outras pessoas, ampliando, desse modo, possibilidades comunicacionais e expandem a percepção do seu usuário e de seus observadores quanto aos limites do seu corpo. Tal temática levanta questões como as relações simbióticas entre objetivo e subjetivo, mente e corpo, e entre áreas disciplinares diferentes como arte, design, ciência e tecnologia. ______________________________________________________________________________ ABSTRACT
Sensíveis simbioses: interações afetivas aims at a theoretical and practical research which focus on the concept of wearable affective computing and the correspondent materials that structure them. These studies are experienced in designing and manufacturing an affective jewel directed to reflecting upon the process of creation of wearable affective computing items. When equipped with sensors as well as microchips, it may simultaneously monitors biometric variables as they are captured from the body. This system runs in a not intrusive manner and establishes an interactive rapport between the user, the technology, the environment and the other. The affective wearable amplifies communicational possibilities and expands the perception of their users and observer as it regards the limits of their bodies. Besides, there is the practical research involving materials as the natural Amazon rubber (Tecbor) and smart materials.
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Gonçalves, Iná. "Reconhecendo a simbiose entre comunicação, tecnologia e educação." Florianópolis, SC, 2003. http://repositorio.ufsc.br/xmlui/handle/123456789/86232.

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Abstract:
Dissertação (mestrado) - Universidade Federal de Santa Catarina, Centro Tecnológico. Programa de Pós-Graduação em Engenharia de Produção.
Made available in DSpace on 2012-10-21T04:58:19Z (GMT). No. of bitstreams: 1 223444.pdf: 7317124 bytes, checksum: aa2cd4ab2ae399e8ed2a4df35120ff1a (MD5)
Esta pesquisa analisa a relação intrínseca existente entre a comunicação, a tecnologia e a educação, caracterizando-as como elementos pendentes entre si. Também evidencia as evoluções ocorridas no âmbito de cada um desses elementos, que implicam num processo de mudança do outro. Explica que todos os seres, tanto animados quanto inanimados, podem ser entidades comunicativas, desde que sejamos receptivos aos seus sinais. Ressalta o valor da comunicação para que a vida humana tenha significado, a importância do uso das tecnologias como instrumentos pedagógicos para melhoria do ensino/aprendizagem, a necessidade de uma escola pensada a partir de uma visão epistemológica, pedagógica e filosófica, que preserve o meio ambiente e respeite a cultura e a subjetividade dos indivíduos. Ao pensar nesses indivíduos, inseridos cada vez mais cedo no meio escolar, caracteriza-se uma geração que, desde o nascimento, já convive na sociedade permeada de recursos tecnológicos. Surge, então, a preocupação com a formação continuada dos professores, num movimento de ação ereflexão, revelando alguns sinais de mudanças na sua postura, mostrados nos trabalhos realizados pelos alunos de escolas públicas, em ambiente informatizado. This research asks about the intrinsic relation that is among the communication, the technology and the education, characterizing them as dependent elements to each other. It also evidences the evolutions that occurs in the ambit of each of those elements, that implies in a changing process of each other. It shows that every human being, animated or inanimated, can be talkative entities, since we are receptive to its signs. It stands out the value of the communication so that the human life be meant, the importance of the use of technologies as a pedagogic instrument to improve teaching and learning, the need of a school created from a pedagogic philosophical and epistemologic vision that preserves the environment and respect the culture and the individuals' subjectivity. If we think in those individuals, inserted earlier and earlier in the school environment, a generation is characterized since its birth already living together in a society full of technological resources. Then, comes the concern with the teachers' continued formation, a movement of action and reflection, that reveals changing signs in their way of teaching, shown through the students# school works in a computerized environment.
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MARINELLI, SIMONA. "Strategie innovative per la sostenibilità del settore industriale." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1277915.

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Abstract:
L'industria ha un ruolo centrale da svolgere nella transizione verso la sostenibilità sociale, economica e ambientale guidata dalla Commissione europea e dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. Nonostante un crescente interesse verso un settore industriale di qualità, affidabile, sostenibile e resiliente, le singole imprese incontrano ancora diverse barriere che ostacolano una transizione conforme ai tre pilastri della sostenibilità. Di solito vengono adottate strategie comuni, ma il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di sostenibilità resta ancora una sfida. Partendo da una panoramica della letteratura scientifica e delle politiche europee e internazionali, il presente lavoro mette in luce strategie alternative e innovative per promuovere un'industria sostenibile. Attraverso l'analisi di casi di studio vengono dimostrati i benefici ambientali e il miglioramento del benessere umano, con un focus sulle piccole e medie imprese spesso trascurate rispetto alle grandi aziende energivore. L'obiettivo è l'identificazione di soluzioni praticabili ed efficaci per le industrie che seguono una strategia multi-approccio a più livelli, dimostrando che agire sull'intero settore industriale può contribuire in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. I risultati ottenuti possono aiutare i professionisti e le parti interessate a integrare pratiche sostenibili nel loro modello di gestione.
Industry has a central role to play in the social, economic, and environmental sustainability transition driven by the European Commission and by the United Nations Development Programme. Despite a growing interest in moving towards a quality, reliable, sustainable, and resilient industrial sector, individual firms still encounter several barriers that hamper a transition compliant with the three pillars of sustainability. Common strategies are usually adopted but reaching the ambitious sustainability target levels still remains a challenge. Starting from an overview of the scientific literature and of European and International policies, the present works highlights alternative and innovative strategies for promoting a sustainable industry. Through the analysis of case studies environmental benefits and human well-being improvements are demonstrated, with a focus on small and medium-sized enterprises often overlooked compared to energy-intensive and large companies. The objective is the identification of viable and effective solutions for industries following a multi-approach strategy at several levels, showing that acting on the overall industrial sector can significantly contribute on achieving the Sustainable Development Goals. The obtained results can help practitioners and stakeholders to integrate sustainable practices into their management model.
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Marchiori, Ana Carolina [UNESP]. "Diversidade e evolução na simbiose entre bactérias e formigas Attini." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2013. http://hdl.handle.net/11449/110397.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2014-11-10T11:09:42Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2013-09-03Bitstream added on 2014-11-10T11:58:44Z : No. of bitstreams: 1 000729311.pdf: 1030989 bytes, checksum: eaab2165bdf2127142b441d6bab8557d (MD5)
Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
As formigas da tribo Attini são conhecidas pelo hábito de cultivar fungos mutualistas (Basidiomycota) em uma variedade de materiais coletados para formar o que é chamado de jardim de fungo. Este hábito teve início há cerca de 50 milhões de anos na América do Sul e deu origem a cinco tipos de agricultura, que diferem no tipo de fungo e material coletado. As attíneas utilizam os jardins de fungos como fonte de nutrientes e enzimas, os quais são produzidos não somente pelo fungo mutualista, mas também por outros microrganismos presentes no ninho. Portanto, para as formigas e fungos terem acesso a nutrientes são necessárias associações com outros microrganismos. Estudos das comunidades microbianas associadas às formigas Attini, na maioria das vezes, estão relacionados aos jardins de fungo e objetivam explorar os mecanismos de degradação da biomassa vegetal. Informações sobre a microbiota associada ao corpo das formigas e sua função ainda são insuficientes. As attíneas dependem dos simbiontes para sua nutrição e proteção contra parasitas. Mas alguns desses microrganismos são ameaças às formigas e outros parecem ser apenas comensais. No presente trabalho, as bactérias associadas às formigas Attini Atta laevigata, Trachymyrmex urichi eMycocepurus goeldii foram identificadas por métodos independentes de cultivo e um cenário no qual a evolução das formigas Attini é moldada pela interação com estes microrganismos foi proposto. Além disso, foi desenvolvido um protocolo de lavagem das formigas para eliminar bactérias externas e ser utilizado para amostrar os microrganismos do interior das formigas. Os resultados mostraram diferenças entre as comunidades bacterianas abrigadas pelas formigas Attini estudadas. A discriminação de bactérias internas e externas ao corpo das formigas foi possível devido à padronização e aplicação do protocolo de lavagem desenvolvido. Foi descoberto que nos intestinos da Attini mais basal M. goeldii predomina uma única espécie de Spiroplasma. No entanto, durante a evolução, esta bactéria foi progressivamente substituída por duas espécies de Rhizobiales no intestino da attínea filogeneticamente intermediária T. urichi, e finalmente uma única espécie de Rhizobiales prevaleceu como a espécie bacteriana única nos intestinos da formiga cortadeira mais derivada A. laevigata. As cortadeiras também carregam em suas cutículas, quantidades consideráveis de Acetobacter. Rhizobiales e Acetobacter pertencem a grupos de bactérias fixadoras de nitrogênio. Assim, é concebível que a especialização em mutualistas fixadores de nitrogênio possa ter desempenhado um papel no aumento do tamanho da população e do tamanho do corpo ao longo da evolução das formigas Attini. O aumento da população pode estar associado com o aumento nas taxas de infecção, mas esta tendência foi aparentemente compensada pela alta complexidade social das cortadeiras e pela manutenção de espécies de Burkholderiales e Actinomycetales, encontradas na sua cutícula. Estas bactérias produtoras de antibióticos podem ter assumido o papel protetor que está atribuído a Pseudonocardiaceae nas demais espécies de Attini. Também foi detectada uma associação com espécies de Wolbachia que parecem ser mutualistas e externas ao corpo das attíneas, provavelmente nas cutículas. Esta associação pode ter iniciado na Attini mais basal, se especializado na intermediária, mas foi perdida na mais derivada. As associações mutualistas parecem ser recentes e ter se originado a partir de uma única aquisição das fixadoras de nitrogênio e múltiplas aquisições de bactérias que produzem antibióticos.
Ants of the Attini tribe are known for the habit of cultivating mutualistic fungi (Basidiomycota) on a variety of harvested materials to form what is called the fungus garden. This habit originated approximately 50 million years ago in South America and gave rise to five agricultural systems, which differ in the type of fungus and collected material. Attine ants utilize the fungus garden as a source of nutrients and enzymes, which are not only produced by the mutualistic fungus, but also by other microbes present in the garden. Therefore, for ants and fungi have access to these nutrients associations with other microorganisms became necessary. Studies of microbial community associated with attine ants are mostly related to the fungus gardens and aim to explore the mechanisms of plant biomass degradation. Information on the microbiota associated with the body of ants and its function are still lacking. Attine ants rely on microbial symbionts for nutrition and protection against parasites. On the other hand, some microbes threatens these ants and others appear to be only commensals. In this work, the bacteria associated with the attine ants Atta laevigata, Trachymyrmex urichi and Mycocepurus goeldii were identified by culture-independent methods and a scenario in which the evolution of attine ants is shaped by the interaction with these microorganisms has been proposed. In the present study a washing protocol was also developed to remove external bacteria, and used to sample microorganisms living inside the ants and possibly other insects. The results showed differences between the bacterial communities harbored by the attine ants studied. Discrimination of internal and external ants’ body bacteria was possible due to the standardization and application of the developed washing protocol. It was observed that the intestines of most basal attine M. goeldii are dominated by a single species of Spiroplasma. However, during the attine ants’ evolution, this bacterium was progressively replaced by two Rhizobiales species in the gut of the phylogenetically intermediate T. urichi, and finally a single species of Rhizobiales prevailed as the unique bacterial species in the gut of the most derived leaf-cutter ant A. laevigata. Leaf-cutters also harbor on their cuticles considerable amounts of Acetobacter sp. Both Rhizobiales and Acetobactersp. species are in the group of nitrogen-fixing bacteria. Thus, it is conceivable that specialization in nitrogen-fixing mutualists may have played a role in increasing population and body size during Attini evolution. A larger population is thought to be associated with increases in infection rates, but this tendency was apparently counterbalanced by high social complexity of leaf-cutters and by the maintenance of Burkholderiales and Actinomycetales species, which we only found in the cuticle of ants. These antibiotic-producing bacteria may have assumed the protective role that is currently attributed to Pseudonocardiaceae in the remaining Attini species. We also detected an association with cuticular Wolbachia mutualists, which may have begun in the more primitive Attini, then specialized in the intermediate ones, and finally being lost in the more derived leaf-cutters. Mutualistic associations appear to be recent and originated from a single acquisition of nitrogen-fixing bacteria and multiple acquisitions of antibiotic producing microbes.
FAPESP: 09/09258-5
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Marchiori, Ana Carolina. "Diversidade e evolução na simbiose entre bactérias e formigas Attini /." Rio Claro, 2013. http://hdl.handle.net/11449/110397.

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Abstract:
Orientador: Maurício Bacci Júnior
Banca: André Rodrigues
Banca: Henrique Ferreira
Banca: Fernando Dini Andreote
Banca: Richard Ian Samuels
Resumo: As formigas da tribo Attini são conhecidas pelo hábito de cultivar fungos mutualistas (Basidiomycota) em uma variedade de materiais coletados para formar o que é chamado de jardim de fungo. Este hábito teve início há cerca de 50 milhões de anos na América do Sul e deu origem a cinco tipos de agricultura, que diferem no tipo de fungo e material coletado. As attíneas utilizam os jardins de fungos como fonte de nutrientes e enzimas, os quais são produzidos não somente pelo fungo mutualista, mas também por outros microrganismos presentes no ninho. Portanto, para as formigas e fungos terem acesso a nutrientes são necessárias associações com outros microrganismos. Estudos das comunidades microbianas associadas às formigas Attini, na maioria das vezes, estão relacionados aos jardins de fungo e objetivam explorar os mecanismos de degradação da biomassa vegetal. Informações sobre a microbiota associada ao corpo das formigas e sua função ainda são insuficientes. As attíneas dependem dos simbiontes para sua nutrição e proteção contra parasitas. Mas alguns desses microrganismos são ameaças às formigas e outros parecem ser apenas comensais. No presente trabalho, as bactérias associadas às formigas Attini Atta laevigata, Trachymyrmex urichi e Mycocepurus goeldii foram identificadas por métodos independentes de cultivo e um cenário no qual a evolução das formigas Attini é moldada pela interação com estes microrganismos foi proposto. Além disso, foi desenvolvido um protocolo de lavagem das formigas para eliminar bactérias externas e ser utilizado para amostrar os microrganismos do interior das formigas. Os resultados mostraram diferenças entre as comunidades bacterianas abrigadas pelas formigas Attini estudadas. A discriminação de bactérias internas e externas ao corpo das formigas foi possível devido à... (Resumo completo, clicar acesso eletrônico abaixo)
Abstract: Ants of the Attini tribe are known for the habit of cultivating mutualistic fungi (Basidiomycota) on a variety of harvested materials to form what is called the fungus garden. This habit originated approximately 50 million years ago in South America and gave rise to five agricultural systems, which differ in the type of fungus and collected material. Attine ants utilize the fungus garden as a source of nutrients and enzymes, which are not only produced by the mutualistic fungus, but also by other microbes present in the garden. Therefore, for ants and fungi have access to these nutrients associations with other microorganisms became necessary. Studies of microbial community associated with attine ants are mostly related to the fungus gardens and aim to explore the mechanisms of plant biomass degradation. Information on the microbiota associated with the body of ants and its function are still lacking. Attine ants rely on microbial symbionts for nutrition and protection against parasites. On the other hand, some microbes threatens these ants and others appear to be only commensals. In this work, the bacteria associated with the attine ants Atta laevigata, Trachymyrmex urichi and Mycocepurus goeldii were identified by culture-independent methods and a scenario in which the evolution of attine ants is shaped by the interaction with these microorganisms has been proposed. In the present study a washing protocol was also developed to remove external bacteria, and used to sample microorganisms living inside the ants and possibly other insects. The results showed differences between the bacterial communities harbored by the attine ants studied. Discrimination of internal and external ants' body bacteria was possible due to the standardization and application of the developed washing protocol. It was observed that the... (Complete abstract click electronic access below)
Doutor
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LEMOS, Ivanice Borges. "Simbiose micorrízica arbuscular em porta-enxertos de videira (Vitis spp.)." Universidade Federal de Pernambuco, 2008. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/428.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2014-06-12T15:02:41Z (GMT). No. of bitstreams: 1 license.txt: 1748 bytes, checksum: 8a4605be74aa9ea9d79846c1fba20a33 (MD5) Previous issue date: 2008
Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico
Avaliou-se a simbiose micorrízica na rizosfera de porta-enxertos de videira IAC (313, 572 e 766), SO4, 420A, Paulsen e Harmony, no campo localizado em Petrolina, PE, em 2004 e 2006. Em 2004, a densidade de glomerosporos (DG) na rizosfera variou de 26 a 82, enquanto que em 2006 houve diminuição, variando de 5 a 98/100 g de solo. A colonização micorrízica (CM) avaliada apenas em 2006, variou de 24,4 a 64,6 %. A produção de glomalina foi maior em 2004, variando de 2,42 a 4,05 mg/g e diminuindo em 2006 para 0,01 a 0,05 mg/g de solo. Foram identificados 26 táxons de FMA na rizosfera, sendo as espécies de Glomus predominantes. Os FMA formam simbiose, com os porta-enxertos e diferenças significativas na associação podem estar relacionadas aos genótipos. Objetivando verificar a eficiência micorrízica no crescimento e nutrição de videira var. Harmony foi realizado um experimento com duas espécies de FMA (mistura de Entrophospora infrequens e G.etunicatum e com Glomus etunicatum) e 4 níveis de P (0, 20, 40 e 60 mg de P). Após 120 dias, foram avaliadas: área foliar, biomassa seca (BS) e fresca (BF) aérea e radicular, conteúdo nutricional, CM e DG. Houve efeito da inoculação, da adubação fosfatada e interação entre esses fatores. As médias de CM e a DG alcançaram 25,39% e 6,49 glomerosporos/50 g de solo, respectivamente, sem diferenças significativas entre as espécies de FMA testadas. G. etunicatum promoveu maior crescimento das plantas, enquanto a inoculação com mistura de E. infrequens propiciou maior conteúdo de nutrientes na raiz
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Soares, Ricardo Carlos Morgado. "Caraterização de bactérias isoladas dos nódulos de Lotus spp." Master's thesis, Universidade de Aveiro, 2014. http://hdl.handle.net/10773/15284.

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Abstract:
Mestrado em Microbiologia
O género Lotus engloba espécies com interesse agrícola, como é o caso de L. uliginosus, que possui capacidade de se adaptar a condições adversas e é utilizada em pastagens melhoradas. Este género compreende também espécies silvestres, muito pouco estudadas ao nível dos respetivos microssimbiontes, como é o caso de Lotus parviflorus. Neste estudo, fez-se a caraterização fenotípica e molecular de estirpes de bactérias isoladas dos nódulos radiculares de Lotus parviflorus e de Lotus uliginosus. Os isolados de L. parviflorus mostraram-se bastante heterógenos em relação à velocidade de crescimento, absorção de vermelho de congo e diversidade. Apenas um (isolado Lp11), de crescimento lento, revelou a capacidade para nodular espécies de Lotus. Taxonomicamente foi incluído na espécie Bradyrhizobium canariense, e obteve maior homologia nos genes simbióticos, com isolados de leguminosas da tribo Genisteae. Os restantes isolados não revelaram capacidade para nodular espécies de Lotus, e, taxonomicamente, muitos destes isolados não pertencem à família Rhizobiaceae. Para além da fixação de azoto, alguns isolados de L. parviflorus, revelaram a capacidade de produzir sideróforos (Lp6), de hidrolisar polissacáridos da parede celular das plantas e de inibir o crescimento de fitopatogénios como Phytophthora cinnamomi e Botryosphaeria corticola (Lp7a e Lp7b). Nos isolados de L. uliginosus estudados, apenas um (Lu13) foi incapaz de nodular plantas de Lotus spp., tendo sido classificado fora da família das Rhizobiaceae. Foi também o único de crescimento rápido e com absorção intensa do corante vermelho do congo. Os restantes isolados nodularam de forma eficaz L. uliginosus e L. parviflorus. Nodularam também, mas ineficazmente, L. tenuis e L. corniculatus. Os isolados com capacidade simbiótica foram identificados como pertencentes ao género Bradyrhizobium, com maior similaridade com as estirpes de Bradyrhizobium sp. isoladas de L. uliginosus de estudos anteriores e com estirpes de Bradyrhizobium japonicum bv. genistearum. Possuíram maior homologia nos genes simbióticos, com estirpes isoladas de L. uliginosus, em estudos anteriores, e também, mas com menor similaridade, com estirpes isoladas dos nódulos de plantas da tribo Genisteae.
Lotus spp. comprises species with a high agronomic value, like L. uliginosus, that can tolerate adverse conditions. It also includes wild species that have been little explored in terms of their microsymbionts. In this study a phenotypic and molecular characterization of bacteria isolated from the root nodules of Lotus parviflorus and from Lotus uliginosus was performed. L. parviflorus isolates were very heterogenous regarding the growing type, congo red absorption and genetic diversity. Only the isolate Lp11 was able to induce nodules on Lotus plants. This isolate is a slow grower and was classified as belonging to the Bradyrhizobium canariense specie. On the basis of the symbiotic genes it was close related with strains isolated from plants of the Genisteae tribe. The remaining isolates didn’t nodulate Lotus plants, and a lot of them don’t belong to the Rhizobiaceae family. Besides nitrogen fixation, some strains isolated from L. parviflorus, could produce siderophores (Lp6), hydrolyze cellulose and inhibit the growth of fitopathogens like Phytophthora cinnamomi and Botryosphaeria corticola (Lp7a and Lp7b). In the isolates of L. uliginosus studied, only one isolate (Lu13) couldn’t nodulate Lotus plants and was classified outside of the Rhizobiaceae family. It was the only one that strongly absorbed congo red and revealed a fast growing type. The remaining isolates of the root nodules of L. uliginosus could effectively nodulate L. uliginosus and L. parviflorus plants. These isolates also nodulated L. corniculatus and L. tenuis, however, they were ineffective. These isolates belong to the Bradyrhizobium genus, with high similarities with Bradyrhizobium sp. strains isolated from L. uliginosus, in previous studies, and also with some strains of Bradyrhizobium japonicum bv. genistearum. The symbiotic genes were identical to the isolates of L. uliginosus from previous studies, and to a lower degree to some isolates from plants of the Genisteae tribe.
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Mendonça, Elenira Henrique Miranda. "Fixação e reações de assimilação de N em Crotalaria juncea L." [s.n.], 2002. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/315371.

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Abstract:
Orientador: Marlene A. Schiavanato
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Biologia
Made available in DSpace on 2018-08-02T12:43:25Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Mendonca_EleniraHenriqueMiranda_D.pdf: 4083060 bytes, checksum: d8a412147cb11bb86dd39a6db2096ec1 (MD5) Previous issue date: 2002
Resumo: Crotalaria juncea L. é uma legurninosa amplamente utilizada como adubo verde. O objetivo deste trabalho foi verificar o efeito do N-NH/ sobre o crescimento da planta, produção de compostos nitrogenados e atividade das enzimas envolvidas na assimilação do Nnessa espécie. Foram avaliadas as respostas de plantas, inoculadas (I) ou não (NI) com Rhizobium, à presença (+N) ou ausência (-N) de NH/. Os experimentos foram conduzidos em casa de vegetação, em vasos contendo vermiculita, os quais foram irrigados com solução nutritiva contendo (NH/)2S04 de modo a fornecer 20 mgN/planta/semana ou com solução nutritiva sem N. Todas as avaliações foram realizadas em plantas com 60 dias de idade. A FBN não foi afetada pelo NH/, visto que na presença deste íon a atividade N2ase não foi inibida e houve aumento de :MF e MS de parte aérea, raízes e nódulos. A atividade específica da GS foi maior em folhas que em raízes, em todos os tratamentos. As folhas de plantas NI/+N apresentaram maior atividade de GS e GDH que as de plantas I/+N. Em folhas, raízes e nódulos de plantas inoculadas (+N ou -N), a atividade específica de GS foi semelhante; no entanto, no caso de GDH, a atividade foi maior em folhas e raízes de plantas I/-N e em nódulos de plantas I/+N. Independente do tratamento, em folhas, a atividade específica da GOGAT NADH foi quase nula e a forma predominante da enzima foi aquela dependente de ferredoxina (GOGAT-Fd). Em geral, folhas de plantas +N apresentaram maiores concentrações de pigmentos (clorofila total e carotenóides), N total e ALT. Plantas -N, totalmente dependentes da fixação de N2, exibiram seiva do xilema com maiores teores de AL T que plantas dos outros tratamentos, enquanto que plantas +N apresentaram nódulos com maior concentração de AL T. Em geral, não foram observadas diferenças entre os tratamentos, quanto ao conteúdo de NH/ nas diferentes partes da planta. Os teores de URE encontrados foram minimos, confirmando que o transporte de compostos nitrogenados em seiva de C. juncea se dá na forma de AL T e do íon NH/
Abstract: Crotalaria juncea L. is a legume widely used as green manure. The objective of this work was to obtain basic information on the influence of the N-NH/ in the growth and production of nitrogen compounds and enzymes involved in nitrogen assimilation in this species. The responses of plants, inoculated (I) or not (NI) with Rhizobium to the presence (+N) or absence (- N) of NH/ were evaluated. The experiments were carried out in a greenhouse, in pots with vermiculite irrigated with nutrient solution containing (NH/)zSO4 in order to supply 20 mg of N/plant.week or with nutrient solution deprived of N. AlI the evaluations were carried out with 60 day old plants. Biological nitrogen fixation was not affected by _ +, since in the presence of this ion nitrogenase activity was not inhibited and shoots, roots and nodules ftesh and dry mass increased. GS activity was higher in leaves than in roots, in alI the treatments. Leaves ofNIl+N plants presented higher GS and GDH activities than ofI/+N plants. GS activity ofleaves, roots and nodules ofinoculated plants (+N or - N) was similar. However, GDH specific activity was higher in I/-N plants leaves and roots and in I/+N plant nodules. Independent of the treatment, GOGAT -NADH activity in leaves was almost null and the predominant form of the enzyme was that dependent of ferredoxin (GOGAT-Fd). In general, +N plant leaves presented higher pigment (total chlorophyl and carotenoids), total N and amino acids concentration. -N plants, that are fully dependent on Nz fixation, showed xylem sap with bigger amino acid contents than plants of other treatments, while +N plants presented nodules with bigger amino acid concentration. In general, differences between the treatments were not observed, as regards the ammonia content in the differents parts of the planto The levels of ureides found were minimum, confirming that the transport of nitrogen compounds in xylem sap of C. juncea is based on amino acids and ammoma
Doutorado
Doutor em Biologia Vegetal
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Rodrigues, André. "Ocorrência de fungos filamentosos em ninhos de Atta sexdens rubropilosa Forel, 1908 (Hymenoptera: Formicidae) submetidos a tratamentos com iscas tóxicas /." Rio Claro : [s.n.], 2004. http://hdl.handle.net/11449/94965.

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Abstract:
Orientador: Fernando Carlos Pagnocca
Banca: Elena Maria de Oliveira Diehl
Banca: Derlene Silva Attilli
Além do fungo simbionte que as formigas cortadeiras cultivam para alimentação, outros microrganismos podem ser encontrados em seus ninhos. Apesar das informações disponíveis recentemente na literatura, ainda pouco se sabe sobre esta microbiota, suas inter-relações e em quais circunstâncias podem interferir na simbiose. Este trabalho teve a intenção de fazer um levantamento das principais espécies de fungos filamentosos que podem ocorrer nos ninhos de Alta sexdens rubropilosa (saúva). Para facilitar o crescimento desses fungos, os ninhos foram submetidos a tratamento com iscas tóxicas, induzindo um desequilíbrio na simbiose. Setenta e seis ninhos de laboratório foram utilizados nos ensaios, dos quais, 40 ninhos tratados com sulfiuramida (Mirex-fl e 36 com hidrametilnona, respectivamente; enquanto que 13 ninhos foram tratados in situ com Mirex-S. Conforme esperado, vários fungos filamentosos se desenvolveram poucos dias após aos tratamentos. Mais de 65% dos isolados provenientes dessas colônias se encontravam na esponja fúngica, mesmo local onde as formigas cultivam seu parceiro. Nos ninhos de laboratório, os mais frequentes foram Syncephalaslnnn racemosum (54% e 79%) e Eseovopsis weberi (21% e 15%) quando tratados com Mirex-S e hidrametilnona, respectivamente. Trichoderma cf. harzianum foi o fungo mais encontrado (3%) nos ninhos de campo. Os fungos em comum entre os tratamentos de campo e laboratório foram: Acremoniwn kiliense, Aspergilius niger var. niger, E weberi, Fusarium oxysporum, Fusarium solani, Moniliella suaveolens, Trichoderma sp. e Trichoderma cf. harzianum. Numa abordagem diferente, fragmentos de esponja fúngica foram removidos de outros 12 ninhos recém-coletados no campo e mantidos sem as operárias, havendo também o desenvolvimento de fungos contaminantes, dentre eles M suaveolens (50%), Trichoderma sp. (50%), Á. kiliense (42%) e E. weberi (42%). £ racemosum... (Resumo completo, clicar acesso eletrônico abaixo).
Besides the fungus that leaf-cutting ants cultivate for food, a pool of microorganisms can be found inside the nests of these insects. There are evidences that these microorganisms are under the control of tbe ants, which have several mechanisms to avoid their development. However, when the nests are seriously disturbed this balance is broken and the alien microorganisms can surpass the symbiotic fungus. In this research, we carried out a screening of the filamentous fungi (rather on the symbiotic type) found in association with Ata sexdens rubropilosa colonies. Toxic baits were used to kill most of the workers and thus make the development of the fungi easy. Seventy-six laboratory nests were used in all of the assays, from which forty were treated with sulfluramid (Mirex-S and thirty-six with hydrarmethylnon, respectively. Additionaily, another thirteen nests were treated with Mirex-S in the field. Many different fungi species were isolated from the nests a few days after the beginning of the assays, as expected. More than 65% of the isolates were found in the fungus garden of lhe laboratory nests. Syncephalastrum racemosum (54% and 79%) and Escovopsis weberi (21% and 15%) were the prevalent species in the laboratory nests treated with Mirex-S and the hydramethylnon baits, respectively, whereas Trichoderma cf. harzianum (38%) was the predominant species in the field nests. the species Acremonium kiliense, Aspergillus niger var, niger, E. weberi, Fusarium solani Fusarium oxysporum, Moniliella suaveolens, Trichoderma sp, and Trichoderma cf harzianum were found in both kinds of nests. In another approach, small pieces of the fungus garden were taken from twelve young colonies and the ants were removed. In this experiment we isolated mostly, M. suaveolens (50%), Trichoderma sp. (50%), A. kiliense (42%) and E. weberi (42%). S. racemosum was found only in... (Complete abstract, click electronic address below).
Mestre
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Klein, Cecília Coimbra. "Análise Comparativa de Redes Metabólicas de Bactérias no Contexto da Simbiose." Laboratório Nacional de Computação Científica, 2010. http://www.lncc.br/tdmc/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=208.

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Abstract:
Simbiose é a associação permanente entre dois ou mais organismos de espécies distintas, pelo menos durante uma parte do ciclo de vida. Existe uma grande diversidade de casos de simbiose, os quais são frequentemente classificados de acordo com os benefícios ou deficits no valor adaptativo do hospedeiro, i.e., mutualismo, comensalismo ou parasitismo. Outras características importantes são a localização, a dependência e o modo de transmissão dos simbiontes. O conjunto de organismos selecionado para este trabalho consiste de 58 bactérias que foram agrupadas segundo características das associações simbióticas que elas estabelecem. A análise comparativa das redes metabólicas foi realizada de forma sistêmica, analisando toda a rede sem fazer a partição em vias metabólicas selecionadas a priori. Duas maneiras de comparação foram utilizadas: (i) análise dos conjuntos de compostos e de reações, e (ii) análise da topologia das redes metabólicas modeladas como grafos de compostos. Como fruto dessas análises foi possível observar o contraste entre a conservação de um núcleo metabólico nas bactérias extracelulares, de vida livre e associadas à célula, e a ausência de partes comuns da rede metabólica nas intracelulares estritas. Nota-se que o grupo das mutualistas (MIV) foi o que especialmente contribuiu para os valores baixos de interseção para os conjuntos de compostos e de reações. Esses endocitobiontes apresentam uma proporção maior dos seus genomas dedicada ao metabolismo. Além disso, partes distintas do metabolismo foram conservadas em diferentes subconjuntos dessas bactérias intracelulares mutualistas.
Symbiosis is the permanent association between two or more organisms that are distinct, at least during a part of the life cycle. Cases of symbiosis are widely diverse and are often classified based on the benefits or the deficits on the host fitness, e.g., mutualism, commensalism or parasitism. Location, type of dependency and transmission of the symbionts are also important features. The data set is composed of 58 bacteria which were grouped according to the features of the symbiotic associations established by them. The metabolic network comparison was carried out in a systematic way, taking into account the whole network without previously selecting metabolic pathways. The comparison was performed by analysing: (i) the sets of compounds and reactions, and (ii) the topology of the metabolic networks modelled as compound graphs. A conserved metabolic core inside the groups of extracellular, free-living and cell-associated bacteria was observed, contrasting with the absence of common parts in the metabolic networks of the obligate intracellular bacteria. The group of mutualists (MIV) specially contributed to the low values of the intersections of sets of compounds and reactions. The portion of the genome dedicated to metabolism is higher in these endocytobionts and distinct parts of the metabolism were conserved in different subsets of the intracellular mutualist bacteria.
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Arantes, Andréa Benedetto. "Simbiose industrial como instrumento de gerenciamento de resíduos sólidos da construção civil." Universidade Presbiteriana Mackenzie, 2014. http://tede.mackenzie.br/jspui/handle/tede/1120.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2016-03-15T19:34:10Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Andrea Benedetto Arantes.pdf: 1505293 bytes, checksum: 2fafc8faac2f19863a81496088e85d4c (MD5) Previous issue date: 2014-03-24
This dissertation aims to present a proposal to minimize the problems caused by the solid wastegenerationin the construction industry, one of the most significant segments in the economic and social landscape, but also theenvironment degradation, based on the practice of industrial symbiosis. For this, environmental concerns and waste problemswere presented in order to know the current scenario. The analysis was preceded by a survey on solid waste and specifically the construction waste, the focus of this work, entering within the economic, social and environmental impacts of their generation, followingthe study of theeconomic lawand the solid waste legislation and the legislation applied to the construction industry waste to achieve an alternative to reduce environmental impacts, through the application of the institute of industrial ecology and industrial symbiosis process, using as foundation international and national experiences. Finally the conclusion isthe feasibility of industrial symbiosis as a tool for management to the constructionwaste and implementation of the economic law of waste, since practiced in a structured manner, with the involvement of all thestakeholders (government agencies, private institutions, universities and NGOs), optimizing the economic,social and environmental gains.
Esta dissertação objetiva apresentar uma proposta para minimizar os problemas causados pela geração de resíduos sólidos da indústria da construção civil, um dos segmentos mais significativos no cenário econômico e social, mas também na degradação do meio ambiente, baseada na prática de simbiose industrial. Para isso, foram apresentadas as preocupações ambientais e o problema do lixo, a fim de se conhecer o contexto atual. A análise foi precedida de uma pesquisa acerca dos resíduos sólidos e dos resíduos da construção civil, foco do presente trabalho, adentrando-se nos impactos econômicos, sociais e ambientais causados por sua geração, seguida do estudo da aplicação do direito econômico e da legislação dos resíduos sólidos em geral e dos resíduos da indústria da construção, para o alcance de uma alternativa de redução de impactos ambientais gerados, por meio da aplicação do instituto da ecologia industrial e do processo de simbiose industrial, utilizando-se como alicerce experiências de âmbito internacional e nacional. Finalmente concluiu-se pela viabilidade da simbiose industrial como instrumento de gerenciamento de resíduos da construção civil e de concretização do direito econômico dos resíduos, desde que praticada de forma estruturada, com o envolvimento das diversas partes interessadas (órgãos governamentais, instituições privadas, universidades e ONGs), otimizando os ganhos econômicos, sociais e ambientais.
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42

Costa, de Moraes Wesley. "Masculinidades bajo Pinochet: simbologia y simbiosis en Mala onda y Tony Manero." Thesis, Virginia Tech, 2013. http://hdl.handle.net/10919/23252.

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Abstract:
This essay analyzes the connections between some of the theories about masculinities and the sociopolitical context of Chile under the dictatorship of General Augusto Pinochet in the movie Tony Manero, by Pablo Larrain, and the novel Mala onda, by Alberto Fuguet.
It proposes that the dictator and consequently the ideology of dictatorship are exacerbated representations of masculinity, and this study signals their inherent contradictions and repercussions in this country\'s social environment during its period of authoritarian regime. From this perspective, the protagonists of both fictional works, who come from different social and economic sectors of the Chilean society, can be considered oppressed individuals and oppressors themselves within this context, establishing different kinds of relationship with it. The oppression that they suffer is not only characterized by the authoritarian practices in force but also "and mainly" by the explicit and implicit guidelines of a "code of masculinity" that is put across by the regime and which affects society as a whole. Additionally, actively or passively and in a more or less conscious way, from the male groups to which they belong, both leading characters dominate (or try to do so) the groups of men from lower levels of the hierarchical social ranking and all groups of women. Therefore, oppression is an effective tool used to help maintain the structure of the dictatorship itself and, as a result, the ideological basis of men\'s domination.

Master of Arts
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Rodrigues, André [UNESP]. "Ocorrência de fungos filamentosos em ninhos de Atta sexdens rubropilosa Forel, 1908 (Hymenoptera: Formicidae) submetidos a tratamentos com iscas tóxicas." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2004. http://hdl.handle.net/11449/94965.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2014-06-11T19:27:23Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2004-08Bitstream added on 2014-06-13T19:26:14Z : No. of bitstreams: 1 rodrigues_a_me_rcla_prot.pdf: 966759 bytes, checksum: b86f328aee3f04cd48e3fb270ad01ea2 (MD5)
Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
Além do fungo simbionte que as formigas cortadeiras cultivam para alimentação, outros microrganismos podem ser encontrados em seus ninhos. Apesar das informações disponíveis recentemente na literatura, ainda pouco se sabe sobre esta microbiota, suas inter-relações e em quais circunstâncias podem interferir na simbiose. Este trabalho teve a intenção de fazer um levantamento das principais espécies de fungos filamentosos que podem ocorrer nos ninhos de Alta sexdens rubropilosa (saúva). Para facilitar o crescimento desses fungos, os ninhos foram submetidos a tratamento com iscas tóxicas, induzindo um desequilíbrio na simbiose. Setenta e seis ninhos de laboratório foram utilizados nos ensaios, dos quais, 40 ninhos tratados com sulfiuramida (Mirex-fl e 36 com hidrametilnona, respectivamente; enquanto que 13 ninhos foram tratados in situ com Mirex-S. Conforme esperado, vários fungos filamentosos se desenvolveram poucos dias após aos tratamentos. Mais de 65% dos isolados provenientes dessas colônias se encontravam na esponja fúngica, mesmo local onde as formigas cultivam seu parceiro. Nos ninhos de laboratório, os mais frequentes foram Syncephalaslnnn racemosum (54% e 79%) e Eseovopsis weberi (21% e 15%) quando tratados com Mirex-S e hidrametilnona, respectivamente. Trichoderma cf. harzianum foi o fungo mais encontrado (3%) nos ninhos de campo. Os fungos em comum entre os tratamentos de campo e laboratório foram: Acremoniwn kiliense, Aspergilius niger var. niger, E weberi, Fusarium oxysporum, Fusarium solani, Moniliella suaveolens, Trichoderma sp. e Trichoderma cf. harzianum. Numa abordagem diferente, fragmentos de esponja fúngica foram removidos de outros 12 ninhos recém-coletados no campo e mantidos sem as operárias, havendo também o desenvolvimento de fungos contaminantes, dentre eles M suaveolens (50%), Trichoderma sp. (50%), Á. kiliense (42%) e E. weberi (42%). £ racemosum... .
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VIEIRA, Helder Elísio Evangelista. "Clonagem e expressão do gene PtSRP, um potencial controlador da formação de ectomicorrizas." Universidade Federal de Pernambuco, 2013. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/17468.

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Abstract:
Submitted by Isaac Francisco de Souza Dias (isaac.souzadias@ufpe.br) on 2016-07-19T17:59:27Z No. of bitstreams: 2 license_rdf: 1232 bytes, checksum: 66e71c371cc565284e70f40736c94386 (MD5) Tese Helder Completo 2016 (2).pdf: 6015507 bytes, checksum: b7445aab5f66311e88c1785a5425bc2e (MD5)
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FACEPE
Numa ectomicorriza, a fase pré-simbiótica é um período crucial na determinação da compatibilidade entre o fungo e o seu hospedeiro vegetal para o sucesso e estabelecimento da simbiose. Embora a associação tenha sido amplamente documentada do ponto de vista funcional/ecológico, informações acerca dos genes/proteínas envolvidos no início da interação ainda são escassas. O gene PtSRP é sobrexpresso entre 6-12h do pré-contato entre Pisolithus tinctorius-Castanea sativa e estudos in silico demonstraram que sua proteína apresenta região inicial hidrofóbica transmembranar em alfa-hélice seguida de seis fitas-beta intercaladas por loops. Por essas características foi especulado que esse peptídeo (127 a.a e 13,969 kDa) poderia estar relacionado à sinalização/controle das fases iniciais de formação/desenvolvimento da simbiose. Este trabalho objetivou a clonagem da ORF, expressão e purificação da PtSRP e a produção de anticorpos policlonais anti-PtSRP para serem usados na imunolocalização da proteína em P. tinctorius. A ORF mais provável do PtSRP foi amplificada por PCR com o uso de iniciadores adicionados de sítios de restrição para EcoR1 e Xho1. Os fragmentos foram clonados em vetor comercial pJET1.2 e a ORF subclonada em vetor de expressão pET21D(+), previamente tratado com as respectivas enzimas. Essa nova construção do vetor foi utilizada para transformar bactérias de expressão BL-21 Star. A PtSRP foi então expressa em larga escala sob ação do indutor IPTG a 0,1 mM e purificada com e sem o uso de ureia. As proteínas purificadas foram utilizadas na produção de anticorpos anti-PtSRP, em coelhos Oryctolagus curiculus, imunizados com quatro pulsos de 150μg da PtSRP. Após a sangria total, o soro foi coletado, os anticorpos purificados e testados quanto à sensibilidade e especificidade no reconhecimento da PtSRP por western blot. A partir do microcultivo em lâmina de P. tinctorius, o micélio foi submetido aos testes de imunolocalização com uso de anticorpos primários conformacionais anti-PtSRP obtidos nos ensaios anteriores e os anticorpos secundários Alexa Fluor 488 nm Goat anti-rabbit IgG. Para o controle negativo o micélio foi incubado na ausência do anticorpo primário anti-PtRSP. Na imunofluorescência convencional, o micélio foi observado em microscópio Leica DMI 4000B/objetiva 63x e os campos analisados foram escolhidos de acordo com a dispersão/morfologia das hifas, sendo as imagens capturadas e digitalizadas pelo acoplamento de um computador à câmera digital do microscópio. Na microscopia confocal as imagens foram adquiridas com objetiva de 63x/laser 488nm/ óleo de imersão, sendo capturadas e digitalizadas através do acoplamento de computador à câmera digital do microscópio Leica TCS SP2. Os resultados de expressão em sistema procarioto demonstraram que o peptídeo possui massa de 16 kDa o que confirmou as análises de predição anteriores. Na microscopia de fluorescência convencional houve forte marcação da PtSRP ao longo de toda a hifa, especialmente na região correspondente à membrana. A microscopia confocal identificou a marcação da PtSRP principalmente na periferia da hifa, mais especificamente na região correspondente à parede celular/membrana, inclusive no grampo de conexão (estrutura típica dos Basidiomycota). Esses achados coincidem com propriedades de outras proteínas fúngicas envolvidas na formação e reconhecimento das ectomicorrizas (SRAPs e hidrofobinas) que têm localização membranar. Estudos adicionais como nocaute gênico ou utilização de RNAs de interferência serão fundamentais para melhor compreensão do papel fisiológico da PtSRP na simbiose ectomicorrízica.
In ectomycorrhiza, the pre-symbiotic period is crucial to determine the compatibility between the fungus and its host plant for the success and establishment of symbiosis. Although the association is widely documented, information about the genes/proteins involved in the early period interaction are still missing. The PtSRP gene is overexpressed 6-12h of pre-contact between Pisolithus tinctorius-Castanea sativa and in silico studies have shown that PtSRP protein present a initial region hydrophobic transmembrane in alpha-helix followed by a six-sheet interspersed by loops . For these characteristics it has been speculated that this peptide (127 aa and 13,969 kDa) could be related to signaling/control of the early stages of symbiosis development. This work aimed to clone the ORF, to express and purify the PtSRP as well the polyclonal anti-PtSRP production for use in P. tinctorius protein immunolocalization. The most PtSRP ORF was amplified by PCR using primers with restriction sites (Xho1 and EcoR1). The amplified fragments were cloned into pJET1.2 vector and the ORF was subcloned into pET21D (+)expression vector previously treated with these respective enzymes. This new vector was used to transform BL-21 Star bacterial expression. The PtSRP was then expressed in large scale under the action of inductor 0.1 mM IPTG and purified with and without the use of urea. The purified proteins were used to produce antibodies PtSRP, in Oryctolagus curiculus rabbits immunized with four pulses of 150μg PtSRP. After total bleeding, the serum was collected, and purified antibodies tested for their sensitivity and specificity in recognition of PtSRP by western blot. From the P. tinctorius microculture, the mycelium was submited to immunolocalization tests using primary conformational-antibodies anti- PtSRP obtained in previous trials and the secondary antibodies Alexa Fluor 488 nm goat anti-rabbit IgG. For the negative control the mycelium was incubated in the absence of primary anti-PtRSP. In conventional immunofluorescence, the mycelium was observed in a 4000B/objetiva 63x Leica DMI and the analyzed fields were chosen according to the morphology of hyphae, and the images were captured and digitized by coupling a computer to a microscope digital camera. In confocal microscopy images were acquired with the objective 63x/laser 488nm / immersion oil being captured and digitized by coupling a computer to a Leica TCS SP2 microscop digital camera. The results in the prokaryotic expression system showed that the peptide has a mass of 16 kDa which confirm earlier prediction analyzes. In conventional fluorescence microscopy there was a strong marking PtSRP throughout the hyphae, especially in the membrane region. Confocal microscopy identified marking PtSRP mainly in the periphery of hyphae, and more specifically the region corresponding to the cell wall / membrane, including the clamp connection (typical structure of Basidiomycota). These findings are consistent with properties of other fungal proteins involved in the formation and recognition of ectomycorrhizal (SRAPs and hydrophobins) that have membrane localization. Additional studies such as gene knockout or use of interfering RNAs are essential for better understanding of the physiological role of PtSRP in ectomycorrhizal symbiosis.
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PEREIRA, Camilla Maciel Rabelo. "Fungos micorrízicos arbusculares em unidades de conservação de Mata Atlântica no Nordeste do Brasil." Universidade Federal de Pernambuco, 2017. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/25394.

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Abstract:
Submitted by Fernanda Rodrigues de Lima (fernanda.rlima@ufpe.br) on 2018-08-02T19:36:00Z No. of bitstreams: 2 license_rdf: 811 bytes, checksum: e39d27027a6cc9cb039ad269a5db8e34 (MD5) TESE Camila Maciel Rabelo Pereira.pdf: 5790092 bytes, checksum: 775727aeddac9a843f716ce7bcfff014 (MD5)
Approved for entry into archive by Alice Araujo (alice.caraujo@ufpe.br) on 2018-08-03T22:23:15Z (GMT) No. of bitstreams: 2 license_rdf: 811 bytes, checksum: e39d27027a6cc9cb039ad269a5db8e34 (MD5) TESE Camila Maciel Rabelo Pereira.pdf: 5790092 bytes, checksum: 775727aeddac9a843f716ce7bcfff014 (MD5)
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CNPq
A Mata Atlântica na costa Nordeste Brasileira está protegida por dois regimes de manejo com diferentes graus de impacto humano. Avaliaram-se os possíveis efeitos desses manejos sobre a estrutura da comunidade de Fungos Micorrízicos Arbusculares (FMA), componentes importantes da micobiota do solo que vivem em simbiose com a maioria dos vegetais. Amostras de solo e raízes foram coletadas ao longo de um transecto de 800 km em 10 Unidades de Conservação sob manejo de proteção-integral e de uso-sustentável ao longo da costa Nordeste e em ambiente insular durante as estações chuvosa e seca. Colonização micorrízica, número de esporos, identificação morfológica e molecular dos FMA, índices ecológicos e distribuição de dissimilaridades real e hipotética foram avaliados. Em ambiente insular Neotropical, a atividade dos FMA é afetada pelas práticas de manejo, que provavelmente resulta da perturbação ambiental combinada com a dominância da espécie invasora Leucena leucocephala. A comunidade de FMA não foi significativamente afetada pelas práticas de manejo e isso provavelmente se deve ao processo de homogeneização que vem ocorrendo na biota das florestas tropicais. Em relação as UCs continentais, a abordagem morfológica revelou que as práticas de manejo parecem influenciar a diversidade e a estrutura geral das comunidades de FMA ao reduzir a diversidade β nas áreas sob uso-sustentável. De acordo com a abordagem molecular, proveniente do sequenciamento Illumina Miseq, os dados de dissimilaridade das comunidades de FMA foram divergentes quanto aos previstos sob neutralidade, indicando algum tipo de perturbação antropogênica ou extrema heterogeneidade biológica e ambiental. A caracterização dos FMA em Unidades de Conservação no Nordeste Brasileiro revelou um padrão até então desconhecido de distribuição das comunidades. As variáveis espaciais (localização geográfica e áreas) e os tipos de vegetação, solo e clima foram os responsáveis por modelar regionalmente a distribuição das comunidades de FMA presentes em áreas remanescentes de Mata Atlântica. Os resultados gerados nesse estudo, bem como as sequências ambientais registradas serão incorporadas às plataformas públicas de dados disponíveis e certamente terão um papel decisivo nos trabalhos que tentam elucidar os padrões globais de distribuição dos Glomeromycota, visto que existe uma grande lacuna de conhecimento para a América do Sul.
The Atlantic Forest on the northeast coast of Brazil is protected by two management regimes with different degrees of human impact. We evaluated the possible effects of these treatments on the structure of the Arbuscular Mycorrhizal Fungi (AMF) community, important components of soil mycobiota that live in symbiosis with most plants. Soil and root samples were collected along an 800 km transect in 10 Protected Areas (PA) under strict-protection and sustainable-use management along the Northeast coast and in an insular environment during the wet and dry seasons. Mycorrhizal colonization, number of spores, morphological and molecular AMF identification, ecological indexes and real and hypothetical distribution of dissimilarities were evaluated. In Neotropical insular environment, AMF activity is affected by management practices, which are likely resulted from environmental disturbance combined with the dominance of the invasive species Leucena leucocephala. The AMF community was not significantly affected by management practices and this is probably due to the process of homogenization that has been occurring in tropical forest biota. Regarding the continental PA, the morphological approach revealed that management practices appear to influence the diversity and overall AMF communities’ structure by reducing β-diversity in the areas under sustainable-use. According to the molecular approach, from the Illumina Miseq sequencing, the dissimilarity data of the AMF communities were divergent from those predicted under neutrality, indicating some type of anthropogenic disturbance or extreme biological and environmental heterogeneity. The AMF characterization in PA in the Brazilian Northeast cost revealed an unknown pattern of community distribution. The spatial variables (geographic location and sites) and the types of vegetation, soil and climate were responsible for regionally modeling the distribution of AMF communities present in remnant areas of the Atlantic Forest. Our results, as well as the registered environmental sequences will be incorporated into the available public data platforms and will certainly play a decisive role in the work that tries to elucidate the global distribution patterns of Glomeromycota, since there is a wide knowledge gap for South America.
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Martins, Cíntia [UNESP]. "Determinação de cepas de Wolbachia em populações naturais de Solenopsis spp. (Hymenoptera: Formicidae) analisadas via Multilocus Sequence Typing (MLST): diversidade genética, coevolução e recombinação." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2014. http://hdl.handle.net/11449/134186.

Full text
Abstract:
Made available in DSpace on 2016-02-05T18:30:06Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2014-07-02. Added 1 bitstream(s) on 2016-02-05T18:34:13Z : No. of bitstreams: 1 000857534.pdf: 1229333 bytes, checksum: 4a0683950d7b91d5ae07474bfd3e39ef (MD5)
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Fundação de Amparo a Pesquisa do Estado do Piauí (FAPEPI)
Interações insetos/micro-organismos são amplas e ocorrem das mais diversas maneiras, com as bactérias simbiontes de insetos desempenhando vários papéis, na maioria desconhecidos, na biologia do hospedeiro. O que se considerava apenas um único organismo eucariótico é na verdade um agregado de vários diferentes organismos, o que levou a uma mudança na maneira de se estudar esses organismos, culminando em uma abordagem mais holística. Dentro desse vasto mundo, relativamente pouco conhecido dos micro-organismos em associação com insetos, estão as bactérias do gênero Wolbachia (Classe Alphaproteobacteria, Ordem Rickettsiales), amplamente distribuídas nos artrópodes e transmitidas maternalmente, causadoras de diversas alterações reprodutivas no hospedeiro, sendo que sua ocorrência em populações naturais pode ser de grande interesse no controle biológico. A distribuição dessas bactérias em formigas é pouco explorada e existe carência de informações sobre a interação com formigas do gênero Solenopsis, que inclui espécies nativas da América do Sul. Este gênero possui espécies distribuídas de forma cosmopolita e no Brasil estão amplamente disseminadas, associadas preferencialmente a áreas de atividade humana. Este trabalho teve como objetivo analisar a diversidade genética da Wolbachia de amostras de ninhos de populações nativas de espécies do gênero Solenopsis, através do sequenciamento de cinco genes que compõe o multilocus de Wolbachia, além do gene wsp, a fim de caracterizar as cepas e estabelecer inferências filogenéticas entre elas. Além disso, testar as hipóteses de coevolução entre as cepas e as formigas e de recombinação entre as cepas encontradas. Com o sequenciamento e análises dos cinco genes que compõem o multilocus de Wolbachia (gatB, coxA, hcpA, ftsZ e fbpA), totalizando 2079 pb, destacam-se os seguintes resultados: i. o registro de 15 novas cepas; ii. o registro de 11 alelos...
Insects/microorganisms interactions are broad and occurs in many different ways with symbiont bacteria of insects playing many roles, most unknown, on the biology if its host. What was considered a single eukaryotic organism is actually an aggregate of many different organisms which lead to a change in the way we study organisms, leading to a more holistic approach. Within this vast but relatively unknown world of microorganisms in association with insects are the bacteria of the genus Wolbachia (Class Alphaproteobacteria, Order Rickettsiales) widely distributed in arthropods and maternally transmitted, causing several reproductive alterations in the host, and their occurrence in natural populations being of great interest in the biological control of insects. Its distribution in ants is poorly explored and little is known about the interaction with the Solenopsis genus which includes native species from South America. This genus includes species cosmopolitan distributed and in Brazil they are widely distributed being preferentially associated with areas of human activity. This study aimed to analyze the genetic diversity of samples of nests from native populations of Solenopsis species infected by Wolbachia by sequencing the five genes comprising the Wolbachia multilocus, and also the wsp gene in order to characterize the strains and establish phylogenetic inferences between them. Furthermore test the hypothesis of coevolution between ants and its Wolbachia strains and recombination between found strains. With the sequencing and analysis of five genes comprising the Wolbachia multilocus (gatB, coxA, hcpA, ftsZ e fbpA) totaling 2079 bp the following results are highlighted: i. the record of 15 previously unknown new strains, ii. the record of 11 previously unknown new alleles, iii. phylogenetic relationship between the strains found here presents a polyphyletic pattern, indicative of the complexity of the evolutionary history of strains ...
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Martins, Cíntia. "Determinação de cepas de Wolbachia em populações naturais de Solenopsis spp. (Hymenoptera: Formicidae) analisadas via Multilocus Sequence Typing (MLST) : diversidade genética, coevolução e recombinação /." Rio Claro, 2014. http://hdl.handle.net/11449/134186.

Full text
Abstract:
Orientador: Odair Correa Bueno
Banca: Denise S. Scheepmaker
Banca: Ana Eugenia de Carvalho Campos
Banca: José Chaud Netto
Banca: Osmar Malaspina
Resumo: Interações insetos/micro-organismos são amplas e ocorrem das mais diversas maneiras, com as bactérias simbiontes de insetos desempenhando vários papéis, na maioria desconhecidos, na biologia do hospedeiro. O que se considerava apenas um único organismo eucariótico é na verdade um agregado de vários diferentes organismos, o que levou a uma mudança na maneira de se estudar esses organismos, culminando em uma abordagem mais holística. Dentro desse vasto mundo, relativamente pouco conhecido dos micro-organismos em associação com insetos, estão as bactérias do gênero Wolbachia (Classe Alphaproteobacteria, Ordem Rickettsiales), amplamente distribuídas nos artrópodes e transmitidas maternalmente, causadoras de diversas alterações reprodutivas no hospedeiro, sendo que sua ocorrência em populações naturais pode ser de grande interesse no controle biológico. A distribuição dessas bactérias em formigas é pouco explorada e existe carência de informações sobre a interação com formigas do gênero Solenopsis, que inclui espécies nativas da América do Sul. Este gênero possui espécies distribuídas de forma cosmopolita e no Brasil estão amplamente disseminadas, associadas preferencialmente a áreas de atividade humana. Este trabalho teve como objetivo analisar a diversidade genética da Wolbachia de amostras de ninhos de populações nativas de espécies do gênero Solenopsis, através do sequenciamento de cinco genes que compõe o multilocus de Wolbachia, além do gene wsp, a fim de caracterizar as cepas e estabelecer inferências filogenéticas entre elas. Além disso, testar as hipóteses de coevolução entre as cepas e as formigas e de recombinação entre as cepas encontradas. Com o sequenciamento e análises dos cinco genes que compõem o multilocus de Wolbachia (gatB, coxA, hcpA, ftsZ e fbpA), totalizando 2079 pb, destacam-se os seguintes resultados: i. o registro de 15 novas cepas; ii. o registro de 11 alelos...
Abstract: Insects/microorganisms interactions are broad and occurs in many different ways with symbiont bacteria of insects playing many roles, most unknown, on the biology if its host. What was considered a single eukaryotic organism is actually an aggregate of many different organisms which lead to a change in the way we study organisms, leading to a more holistic approach. Within this vast but relatively unknown world of microorganisms in association with insects are the bacteria of the genus Wolbachia (Class Alphaproteobacteria, Order Rickettsiales) widely distributed in arthropods and maternally transmitted, causing several reproductive alterations in the host, and their occurrence in natural populations being of great interest in the biological control of insects. Its distribution in ants is poorly explored and little is known about the interaction with the Solenopsis genus which includes native species from South America. This genus includes species cosmopolitan distributed and in Brazil they are widely distributed being preferentially associated with areas of human activity. This study aimed to analyze the genetic diversity of samples of nests from native populations of Solenopsis species infected by Wolbachia by sequencing the five genes comprising the Wolbachia multilocus, and also the wsp gene in order to characterize the strains and establish phylogenetic inferences between them. Furthermore test the hypothesis of coevolution between ants and its Wolbachia strains and recombination between found strains. With the sequencing and analysis of five genes comprising the Wolbachia multilocus (gatB, coxA, hcpA, ftsZ e fbpA) totaling 2079 bp the following results are highlighted: i. the record of 15 previously unknown new strains, ii. the record of 11 previously unknown new alleles, iii. phylogenetic relationship between the strains found here presents a polyphyletic pattern, indicative of the complexity of the evolutionary history of strains ...
Doutor
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Ramalho-Sanchez, Manuela de Oliveira. "Microbioma de formigas com ênfase em Camponotini (Hymenoptera, Formicidae) /." Rio Claro, 2017. http://hdl.handle.net/11449/151247.

Full text
Abstract:
Título original: Comunidades de bactérias de dois gêneros de formigas Polyrhachis (Spiny ants) e camponotus (Carpenter ants)
Orientador: Odair Correa Bueno
Coorientadora: Corrie Saux Moreau
Banca: Fernando Carlos Pagnocca
Banca: Cíntia Martins Perinotto
Banca: James Montoya Lerme
Banca: Priscila Cintra Socolowski
Resumo: A interação simbiótica tem sido uma das responsáveis pela evolução e a biodiversidade de espécies existentes no planeta. Mais estudos abordando diferentes hospedeiros mostram-se necessários para aumentar o conhecimento do significado evolutivo desta associação na natureza. As formigas pertencentes aos gêneros Polyrhachis e Camponotus estão contidas na tribo Camponotini e são estreitamente relacionadas além de possuírem ampla distribuição, hábitos diversificados, e estão frequentemente associadas à endossimbiontes. Entretanto existem poucos estudos nesta área, permanecendo então muitas questões a respeito destas associações. Desta maneira, por meio da técnica de Sequenciamento de Nova Geração (NGS) Illumina MiSeq2000, o presente estudo teve como objetivo: I. explorar a comunidade microbiana de diversas espécies de Polyrhachis distribuídas em toda sua extensão e verificar os fatores que a influenciam. II. caracterizar a comunidade bacteriana associada aos gêneros Colobopsis e Camponotus, e analisar se há diferenças na composição da comunidade bacteriana quando comparada entre os diferentes gêneros, colônias e em todos os estágios de desenvolvimento; III. averiguar como se dá a distribuição da comunidade bacteriana nas diferentes partes do corpo (cabeça, mesossoma e gáster) de Camponotus, e se esta diversidade está associada ao ambiente onde estas Camponotus foram coletadas; IV. caracterizar o ovário de Camponotus textor, utilizando técnicas de histologia (HE), documentar a ... (Resumo completo, clicar acesso eletrônico abaixo)
Abstract: Symbiotic interaction has been one of the factors responsible for the evolution and biodiversity of species on the planet. More studies addressing different hosts are necessary to increase the knowledge of the evolutionary meaning of this association in nature. The ants belonging to the genera Polyrhachis and Camponotus are contained in the Camponotini tribe and they are closely related in addition to having wide distribution, diversified habits, and are often associated with endosymbionts. However, there are few studies in this area, and many questions remain about these associations. In this way, through the New Generation Sequencing technique (NGS) Illumina MiSeq2000, the present study aimed: I. To explore the microbial community of several species of Polyrhachis distributed throughout its range and to verify the factors that influence it. II. Characterize the bacterial community associated with the genus Colobopsis and Camponotus, and analyze if there are differences in the composition of the bacterial community when compared between different genera, colonies and at all stages of development; III. To determine how the distribution of the bacterial community occurs in the different parts of the body (head, mesosome and gaster) of Camponotus, and if this diversity is associated with the environment where these Camponotus were collected; IV. To characterize the ovary of Camponotus textor using histology techniques (HE), to document the location of Blochmannia and Wolbachia in oogenesis by fluorescence in situ hybridization (FISH), and to suggest the mechanism of development that these bacteria use to reach the egg . These studies have demonstrated that there are several factors that can influence the ant-associated bacterial community, such as host phylogeny, genera, colony, ontogeny, different body parts, and the environment the ant was ... (Complete abstract click electronic access below)
Doutor
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Fonseca, Fischer Alessandra. "Afundamento dos Naufrágios Mercurius, Saveiros e Taurus, caracterização e comportamento de simbiose alimentar da Ictiofauna na plataforma de Pernambuco Brasil." Universidade Federal de Pernambuco, 2009. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/8134.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2014-06-12T22:57:32Z (GMT). No. of bitstreams: 2 arquivo1419_1.pdf: 3853353 bytes, checksum: 4c2e2c19e6fb21cda334ce5c88e50173 (MD5) license.txt: 1748 bytes, checksum: 8a4605be74aa9ea9d79846c1fba20a33 (MD5) Previous issue date: 2009
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior
O afundamento dos rebocadores Taurus (24,3 m), Saveiros e Mercurius (29,1 m) constituíram uma ótima oportunidade para acompanhar todo o processo de colonização biológica, desde o seu início, gerando assim dados essenciais para a compreensão da dinâmica ecossistêmica em outros naufrágios já existentes na região. O presente trabalho foi desenvolvido na plataforma continental do Estado de Pernambuco, entre as latitudes 08o 03 00 e 08O04 00 S, em uma profundidade aproximada de 24 e 30m, nos locais onde os rebocadores foram afundados. Os mesmos foram dispostos em linha paralela à costa, distando cerca de 1 milha náutica entre si. O projeto cientifico, de iniciativa do Departamento de Pesca e Aqüicultura da Universidade Federal Rural de Pernambuco UFRPE, contou com a colaboração da Universidade Federal de Pernambuco UFPE, o apoio da Associação das Empresas de Mergulho do estado de Pernambuco, representada pela Aquáticos Centro de Mergulho e da Empresa Wilson Sons. A metodologia utilizada nos mergulhos foi a do transecto adaptado, no qual 4 mergulhadores percorrem o naufrágio em aproximadamente 15 minutos, registrando o número de indivíduos de cada espécie, e também foram obtidos fotos e filmagens para melhor identificar as espécies avistadas. Pretendeu-se, a partir do mesmo, estudar o processo de colonização nos naufrágios, desde o seu afundamento, através do relato das espécies de peixes presentes, identificando-se a sua abundância relativa, freqüência de ocorrência por família e por espécie, diversidade, ocupação espacial e nível trófico. Foi também determinado os índices biológicos de eqüitabilidade (J´) e riqueza das espécies (Shannon = H´), e aplicados os testes de Mann-Whitney, Kruskal-Wallis e ordenação não métrica multidimensional (MDS), além de se obter informações acerca dos aspectos etológicos, principalmente daqueles relacionados com a alimentação e limpeza. No total foram contabilizadas, 97 espécies distintas, pertencentes a 70 gêneros e 42 famílias. As curvas cumulativas revelaram que a partir do décimo mês de monitoramento os três naufrágios apresentavam, aproximadamente, o mesmo número de espécies (Taurus = 66, Saveiros = 68, Mercurius = 69). A família mais representativa no total do número de espécies foi a Labridae com nove espécies. A abundância absoluta, foi de 80.509 indivíduos para os três naufrágios estudados. Do total de espécies registradas (97 individuos), 59 foram comuns aos três naufrágios. Do primeiro para o segundo ano, os três naufrágios apresentaram um decréscimo quanto à sua diversidade biológica e equitabilidade, com maiores valores para: Mercurius (H´=2,91 e J´=0,83), Saveiros (H´=2,93 e J´=0,84) e Taurus (H´=2,67 e J´=0,77). Relativo ao teste de Mann-Whitney, o Mercurius, Saveiros e Taurus apresentaram diferença significativa (H´) e apenas o mercurius e taurus para o indice de equitabilidade entre os anos. Já a aplicação do teste de Kruskal-Wallis, verificou que apenas houve diferença significativa para a equitabilidade no primeiro ano do estudo (H=10.95, p<0.05), entre o Mercurius e Taurus e entre o Saveiros e Taurus. O padrão da freqüência relativa dos diferentes tipos de ocupação espacial observados foi semelhante para os três naufrágios, predominando o Tipo A, das espécies ligadas diretamente aos naufrágios. A análise de MDS bi-dimensional demonstrou que as comunidades dos três naufrágios se sobrepuseram na sua maioria, mas apresentaram diferença significativa quanto à sua composição (R=0.122, p<0.05). Em relação à estrutura trófica, os naufrágios apresentaram uma distribuição relativa entre as classes tróficas, estando os planctívoros e comedores de invertebrados móveis entre os mais abundantes, seguido dos omnívoros e carnívoros. Ao longo das três embarcações naufragadas, foram registradas diversas estações de limpeza (ex: casario, convés, hélice). No presente trabalho, foram registradas cinco espécies de limpadores (Elacatinus figaro, Holacanthus tricolor, Halicoeres dimidiatus, Halicoeres bivittatus e Bodianus rufus) e oito de clientes (Cephalopholis fulva, Acanthurus bahianus, Acanthurus coeruleus, Holacanthus ciliares, Gymnothorax funebris, Pseudupeneus maculatus, Haemulon aurolineatum e H. squamipinna) realizando atividade de limpeza nos naufrágios e proximidades. Em relação ao comportamento de perseguição alimentar, duas espécies demonstraram serem nucleares (Pseudupeneus maculatus e Mulloidichthys martinicus e seis seguidoras (Anisotremus virgínicus, Haemulon plumieri, Ocyurus chrysurus, Halichoeres brasiliensis, Sparisoma axillare e Lutjanus synagris) Contudo, a julgar pela composição trófica e interações alimentares observadas, os naufrágios parecem funcionar ecologicamente de forma muito parecida com os recifes naturais, sem afetarem a composição da estrutura trófica
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Urrea, Valencia Salomé. "O gênero Leucocoprinus Pat. (Agaricaceae) no Brasil." reponame:Repositório Institucional da UFSC, 2013. https://repositorio.ufsc.br/xmlui/handle/123456789/122726.

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Abstract:
Dissertação (mestrado) - Universidade Federal de Santa Catarina, Centro de Ciências Biológicas, Programa de Pós-graduação em Biologia de Fungos, Algas e Plantas, Florianópolis, 2013
Made available in DSpace on 2014-08-06T17:17:35Z (GMT). No. of bitstreams: 1 325531.pdf: 1384240 bytes, checksum: 0906d138ed0d095b21a4e4b2f128c482 (MD5) Previous issue date: 2013
O gênero Leucocoprinus Pat. (Agaricaceae) é incluído em Lepiota s.l., complexo que compreende um grande número de cogumelos caracterizados por apresentarem lamelas livres, esporada branca e anel. Foram coletados 67 espécimes do gênero no estado de Santa Catarina e foram analisadas conservando-se as características taxonômicas morfológicas como hipótese de pesquisa. Foram identificadas cinco espécies: Lc. birnbaumii, Lc. brunneoluteus, Lc. fragilissimus, Lc. ianthinus e Lc. longistriatus. A partir de literatura e revisão de coleções de herbário foi obtida a distribuição geográfica para o Brasil de 25 espécies de Leucocoprinus e 136 espécies de Lepiota s.l. compreendidas em 12 gêneros. Foram realizadas análises de máxima parcimônia (MP) e inferência Bayesiana (PP) utilizando sequências de ITS de táxons coletados durante o desenvolvimento do projeto junto com sequências similares obtidas do GenBank. A relação de espécimes de Leucocoprinus com fungos cultivados por formigas da tribo Attini é discutida com base nas análises moleculares.
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