Academic literature on the topic 'Simulazioni da principi primi'

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Journal articles on the topic "Simulazioni da principi primi"

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Paola, Domingo, Riccardo Franchi, and Lorenzo Ravera. "Storia di una ricerca." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 12 (November 21, 2022): 117–28. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.22.12.6.

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Abstract:
L’attività didattica descritta ha avuto origine da un classico problema di calcolo combinatorio e probabilità che si sono posti due studenti di una quinta liceo scientifico, che sono anche due degli autori di questo articolo. Si descrivono i primi tentativi di risoluzione, l’uso della simulazione al computer per cercare di ottenere informazioni sulla soluzione, due diversi approcci per la ricerca di regolarità che aiutassero a risolvere il problema, la ricerca di conoscenze matematiche che aiutassero a dare un senso ai risultati delle simulazioni, il tentativo di spiegare alle compagne e ai compagni tutto il lungo e articolato processo di approccio al problema, che si configura come una vera e propria attività di ricerca.
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Pedley, Mary. "The manuscript papers of Diego de Revillas in the Archive of the British School at Rome." Papers of the British School at Rome 59 (November 1991): 319–24. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009752.

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Abstract:
LE CARTE MANOSCRITTE DI DIEGO DE REVILLAS NELLA BRITISH SCHOOL AT ROMEL'archivio della British School at Rome conserva in due scatole le carte manoscritte del prete girolamino Diego de Revillas (1690–1746), comprate da Thomas Ashby nel 1902 da Constantino Corvisieri che a sua volta le aveva acquistate dal monastero girolamino di S. Alessio e Bonifacio sull'Aventino. Revillas, amante di scienze nella tradizione dell'illuminismo, studiò varie discipline: la fisica, la fisiologia, la metereologia, la topografia classica e la cartografia. I manoscritti della British School contengono note e documenti di molti lavori pubblicati da Revillas, ed anche, diari, schizzi di cartografia ed osservazioni metereologiche a Roma (fù uno dei primi ad usare gli strumenti di Celsius e Réaumur). Le carte sono molto importanti per gli studiosi di topografia classica (che dal tempo di Ashby ne hanno beneficiato) come è dimostrato dalle osservazioni dettagliate di Revillas sulle antichità delle regioni Marsicana e Tiburtina. Le note rivelano anche che egli fu uno dei primi a Roma ad impiegare il rilevamento trigonometrico nella costruzione delle mappe a grande scala. A causa dei legami con il circolo del Cardinale Alessandro Albani e i principi Stuart, le sue carte rivelano l'ambiente scientifico della Roma del XVIII secolo.
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Paganini, Claudia. "Per un'etica dei media. Alla ricerca di un approccio normativo." Salesianum 81, no. 1 (2019): 163–83. https://doi.org/10.63343/xt6866oj.

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Abstract:
Nel presente articolo si perseguono tre intenti. 1) Viene descritto brevemente lo sviluppo dell’etica dei mass media a partire dai primi approcci di etica individualistica fino ai giorni nostri. In questo contesto si cerca anche di fornire una panoramica degli approcci etici normativi sviluppati per la comunicazione mediatica. 2) Vengono descritti i differenti campi della comunicazione mediatica e si difende la tesi che questi debbano essere oggetto di un’etica dei media complessiva. Se infatti l’etica dei media viene suddivisa nelle sue singole componenti – etica giornalistica, etica delle immagini, etica della pubblicità etc. – si corre il rischio che perda decisamente di importanza. 3) Viene infine proposto un approccio normativo, che fino ad oggi nel contesto dell’etica dei media non è ancora stato discusso. Questo fa riferimento ai principi esposti da Beauchamp e Childress e cerca di ricostruire un nucleo centrale della morale, che può divenire fondamentale per l’etica dei media.
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Salvi, Sergio. "La "rivoluzione verde" di Nazareno Strampelli." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 3 (March 2011): 107–21. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003006.

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Abstract:
Nazareno Strampelli (1866-1942) fu il più importante genetista agrario italiano durante i primi quattro decenni del ventesimo secolo. Grazie all'applicazione dei principi dell'ibridazione e della genetica mendeliana nel suo programma di miglioramento genetico del frumento avviato a Rieti fin dal 1903, egli creò numerose varietà di frumento a fusto breve, resistenti alle "ruggini" e a maturazione precoce, molto simili alle cosiddette "varietà ad alto rendimento" ottenute negli anni Cinquanta da Norman Borlaug e ampiamente diffuse in tutto il mondo all'epoca della "rivoluzione verde". Dopo la seconda guerra mondiale, le varietà di Strampelli (protagoniste della cosiddetta "Battaglia del grano" lanciata in Italia dal regime fascista nel 1925) furono rapidamente ed ampiamente adottate dai principali Paesi produttori di frumento, giocando un ruolo fondamentale nei rispettivi programmi di miglioramento genetico così come nei moderni approcci volti a combattere i nuovi ceppi emergenti di ruggine. Oggi, nonostante il rimarchevole ruolo giocato da quelle varietà italiane sulla produzione mondiale di frumento sia stato ampiamente dimostrato, Nazareno Strampelli continua a non essere adeguatamente riconosciuto né come il "precursore" della "rivoluzione verde", né come uno scienziato autentico.
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Sparacia, G., R. Lagalla, M. De Maria, and A. E. Cardinale. "La risonanza magnetica funzionale nello studio dell'ischemia cerebrale in fase iperacuta." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 5 (1996): 529–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900504.

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Abstract:
Nell'ambito delle potenzialità di studi funzionali con risonanza magnetica (fMRI), la tecnica «diffusion-weighted imaging» (DWI) – consentendo la misurazione «in vivo» delle alterazioni del coefficiente di diffusione apparente (ADC) delle molecole dell'acqua nel contesto del tessuto encefalico – riveste un ruolo di preminente importanza quale strumento di valutazione non invasivo del danno ischemico cerebrale in fase iperacuta. Nei pazienti affetti da ictus cerebrale il focolaio ischemico si dimostra, sin dai primi minuti dalla sua insorgenza, come area di iperintensità di segnale nelle immagini DWI in relazione alla riduzione del coefficiente di diffusione apparente che consegue al deficit energetico indotto dall'ipossia ischemica e all'associata insorgenza dell'edema citotossico. Attraverso la tecnica DWI è pertanto possibile identificare il focolaio ischemico con netto anticipo rispetto alla comparsa di anomalie di segnale nelle immagini RM convenzionali T2 ponderate. In questo articolo vengono discussi i principi fisici e i preliminari riferimenti metodologici di questa tecnica funzionale, nonché le potenzialità diagnostiche nella valutazione dell'ischemia cerebrale. In particolare, l'utilizzo di sequenze Eco-Planari (EPI) «diffusion-weighted» consente di ipotizzare larghe prospettive di impiego della tecnica DWI nel monitoraggio dell'evoluzione dell'ischemia cerebrale, con riferimento anche all'avvento di nuove strategie terapeutiche che consentano di realizzare in ambito neurologico quanto, in ambito cardiologico, è già stato messo in atto per il trattamento precoce dell'ischemia miocardica.
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Spagnolo, A. G., D. Sacchini, G. Torlone, and A. A. Bignamini. "Il laboratorio del Comitato Etico - 1. Istituzione e procedure operative standard." Medicina e Morale 48, no. 2 (1999): 221–63. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.804.

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Abstract:
L’articolo, il primo di una serie di contributi 2ad hoc2 che verranno pubblicati su “medicina e Morale”, intende esaminare in concreto i problemi pratici inerenti l’attivazione e il funzionamento dei Comitati Etici (CE) alla luce dell’emanazione delle specifiche linnee-guida dell’Uniione Europea (International Conference on Harmonisation – Good Clinical Practice, ICH-GCP) e dei Decreti del Ministero della Sanità che le hanno recepite e regolamentate in Italia.
 Gli autori, dopo aver preso in considerazione il ruolo dei CE nell’iter della sperimentazione clinica di nuovi prodotti farmaceutici e dei dispositivi medici, si soffermano sul tema dell’istituzione e della legittimità dei CE secondo la normativa vigente. Vengono inoltre fornite indicazioni dettagliate sui primi “obblighi” che i CE si ttrovano ad assolvere e cioè la preparazione “ex novo”/revisione dello statuto istitutivo e del regolamento interno con le relative procedure operative standard (Standard Operative Procedures o SOP). Tali indicazioni si basano non solo sui citati decreti, ma anche sulle diverse linee-guida internazionali in materia.
 Riguardo allo statuto vengono evidenziati gli elementi considerati irrinunciabili nella sua stesura: 1. i principi di riferimento; 2. le funzioni del Comitato; 3. la composizione. In merito alle SOP, i punti indispensabili ai fini della loro elaborazione riguardano le procedure inerenti: 1. riunioni, cariche e avvicendamento dei membri del CE; 2. presentazione della richiesta di approvazione al CE; 3. l’esame della documentazione presentata; 4. la decisione del parere; 5. la comunicazione del parere; la emissione del giudizio di notorietà; 6. il monitoraggio della sperimentazione; 7. l’archiviazione e l’accesso alla documentazione; 8. la revisione delle procedure e gli eventuali allegati.
 In appendice all’articolo vengono infine proposti due facsimile di statuto del CE e di SOP, che possono essere utilizzati come base per redigere e adattare alle realtà locali tali documenti da parte dei singoli CE.
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Danusso, Cristina. "Filippo Vassalli e l'epurazione dal fascismo." Italian Review of Legal History, no. 10/1 (October 9, 2024): 131–88. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/26094.

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Abstract:
Il saggio, ambientato nel tormentato e confuso periodo successivo alla caduta del fascismo, si articola in due parti: nella prima si ricostruisce il coinvolgimento di Filippo Vassalli, eminente professore e stimatissimo avvocato, nelle vicende epurative dell’Università di Roma. Dopo aver rifiutato l’incarico di membro del Comitato di risanamento dell’Ateneo, Vassalli fu inserito nella lista degli epurandi e deferito dall’Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo alla Commissione di epurazione del personale universitario. Con un’accurata e puntuale memoria, egli dimostrò l’infondatezza delle accuse che gli venivano rivolte e venne prosciolto.Nella seconda parte del saggio si esamina, invece, il lungo percorso attraverso il quale Vassalli, inizialmente da solo, difese i senatori dichiarati decaduti dall’Alta Corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, e cercò di riabilitare persone che considerava degne di stima e di rispetto, in nessun modo paragonabili ai gerarchi fascisti.Dichiarando apertamente di voler evitare ogni polemica di tipo politico, si tenne strettamente aderente alle categorie giuridiche e, sul presupposto che la sanzione imposta ai senatori avesse carattere penale, imperniò i primi sei ricorsi sull’art. 528 cpp che ammetteva «in ogni tempo» il ricorso straordinario alla Cassazione a Sezioni Unite contro le sentenze di condanna dei giudici speciali. Le Sezioni Unite penali, con ordinanza 15 gennaio 1946, li dichiararono inammissibili, senza però chiudere del tutto la possibilità di controllo giudiziario in sede diversa. I nuovi scenari, aperti dall’eccezionale vicenda giudiziale, attrassero l’attenzione di parecchi giuristi di spicco e nacque un vivacissimo dibattito.Nel periodo successivo, non pochi furono i mutamenti del contesto politico e giuridico: al dominio della sinistra radicale si era andato gradualmente sostituendo quello del centro democratico e, dopo gli eccessi dell’«epurazione selvaggia», si era imboccata la strada della pacificazione civile.Vassalli riprese l’iniziativa in difesa di un buon numero di senatori. Questa volta anche altri avvocati si attivarono e presentarono ricorsi alle Sezioni Unite civili. Tutti fecero perno sull’art. 362 cpc, che ammetteva il ricorso per cassazione «in ogni tempo» contro le sentenze di un giudice speciale per motivi attinenti alla sua giurisdizione. Con un solo voto di maggioranza, nella sentenza 9 giugno – 9 luglio 1946, gli alti magistrati accolsero il motivo di ricorso basato sull’eccesso di potere compiuto dall’Alta Corte. Tutte le ordinanze impugnate furono pertanto cassate senza rinvio per difetto assoluto di giurisdizione del giudice speciale che le aveva emanate.La sentenza suscitò la reazione di colui che aveva presieduto l’Alta Corte, il giudice Lorenzo Maroni, che, in un articolo su “La Giustizia Penale”, affermò di aver agito nel solo interesse della Nazione, «per superiori esigenze di politica interna ed estera» e sostenne che le ordinanze di decadenza emesse dall’Alta Corte, costituendo «esercizio di una potestà esplicata nella sfera costituzionale per fini decisamente politici», erano sottratte a qualsiasi sindacato dell’autorità giudiziaria. La prospettiva in cui il magistrato si poneva, di opportunità politica, era molto lontana da quella rigorosamente giuridica di Vassalli.Dopo la sentenza delle Sezioni Unite civili, vennero presentati altri ricorsi, con esiti non sempre favorevoli: i magistrati, infatti, ritennero che le ordinanze di decadenza motivate dall’adesione alla Repubblica di Salò, cioè «al governo di tradimento nazionale e di guerra civile», fossero pienamente valide, in quanto contenenti un addebito specifico e di rilevante gravità, e rigettarono i ricorsi.Nonostante quest’ultima parziale sconfitta, Vassalli aveva dimostrato che anche in circostanze eccezionali e nel generale disorientamento in cui versava l’Italia postfascista, le ragioni della politica dovevano rimanere incardinate ai solidi punti di riferimento che solo il diritto poteva fornire, perché la riedificazione delle istituzioni democratiche non poteva prescindere dai basilari principi della convivenza civile.
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La Grassa, Matteo, and Monica Barni. "COMPETENZE CHIAVE PER IL CURRICOLO VERTICALE: L’OPINIONE DEGLI INSEGNANTI E I MATERIALI DIDATTICI." Italiano LinguaDue 16, no. 2 (2025): 351–64. https://doi.org/10.54103/2037-3597/27849.

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Abstract:
In questo contributo si presentano i primi risultati di una indagine qualitativa, condotta in istituti scolastici della Toscana, che ha inteso verificare quale conoscenza e quale importanza sia data in ambito educativo alle Competenze chiave per l’apprendimento permanente descritte dalla Raccomandazione europea del 2006 e aggiornate dalla Raccomandazione del 2018 e se è presente all’interno di scuole una progettualità sistematica su tali competenze e se siano date le condizioni per un loro effettivo sviluppo in ottica verticale e trasversale alle varie discipline. Inoltre, per rilevare eventuali riferimenti allo sviluppo verticale delle competenze prese in considerazione sono stati presi in esame alcuni libri di testo di italiano utilizzati nell’ultimo anno della scuola primaria e nel primo anno della scuola secondaria di primo grado. In base ai dati raccolti emerge che le competenze chiave indagate rappresentano per i docenti intervistati validi principi ispiratori utili alla realizzazione di percorsi educativi in vari ordini scolastici; la trasversalità e la verticalità sono considerate importanti elementi per lo sviluppo di queste competenze. Tuttavia emerge anche che un approccio ‘verticale’ risulta molto complesso da attuare per ragioni logistiche e organizzative e per la mancanza di una formazione specifica che possa favorire il dialogo costruttivo tra gruppi di docenti con competenze e obiettivi disciplinari diversi. Per quanto riguarda i libri di testo presi in esame essi mostrano diverse lacune nel favorire il pieno sviluppo delle competenze chiave in quanto ancora legati a un impianto linguistico e pedagogico tradizionale e, in generale, non vi si ritrovano indicazioni sullo sviluppo progressivo e verticale delle competenze. Key competences for the vertical curriculum: teachers’ opinions and teaching materials In this contribution we present the first results of a qualitative survey, carried out in schools in Tuscany, which aimed to verify what knowledge and importance is given in the educational sphere to the Key Competences for Lifelong Learningdescribed by the 2006 European Recommendation and updated by the 2018 Recommendation, and whether there is systematic planning on these competences within schools and whether the conditions are in place for their effective development from a vertical and transversal perspective across the various disciplines. Furthermore, in order to detect any references to the vertical development of the skills taken into consideration, some Italian textbooks used in the last year of primary school and the first year of secondary school were examined. On the basis of the data collected, it emerges that the key competences investigated represent for the teachers interviewed valid inspiring principles useful for the realisation of educational pathways in various school orders; transversality and verticality are considered important elements for the development of these competences. However, it also emerges that a ‘vertical’ approach is very complex to implement for logistical and organisational reasons and due to the lack of specific training that can foster constructive dialogue between groups of teachers with different competences and disciplinary objectives. With regard to the textbooks examined, they show several shortcomings in fostering the full development of key competences insofar as they are still tied to a traditional linguistic and pedagogical framework and, in general, there are no indications of the progressive and vertical development of competences.
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Gelo, Omar C. G., Andrea F. Auletta, and Diana Braakmann. "Aspetti teorico-metodologici e analisi dei dati nella ricerca in psicoterapia. Parte I: La ricerca sull'esito e la ricerca sul processo dagli anni '50 agli anni '80." Research in Psychotherapy: Psychopathology, Process and Outcome 13, no. 1 (2010). http://dx.doi.org/10.4081/ripppo.2010.10.

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Abstract:
La psicoterapia puù essere descritta facendo riferimento a due dimensioni principali: l'esito (ovvero gli effetti di un trattamento) e il processo (ovvero ciò che accade nel corso di un trattamento). Nelle sue prime fasi, lo studio empirico della psicoterapia si è concentrato principalmente, anche se non esclusivamente, su questi due aspetti distinti, dando origine a ciò che prende il nome di ricerca sull'esito e ricerca sul processo psicoterapeutico. In questo periodo, che va dai primi anni '50 ai primi anni '80, nasce e si afferma quello che può essere definito il paradigma classico della ricerca in psicoterapia, caratterizzato da una adesione ai principi metodologici della scienza neo-positivistica. Con il presente articolo intendiamo descrivere le caratteristiche principali della ricerca sull'esito e sul processo terapeutico nel corso di queste tre decadi, con particolare riferimento ai diversi approcci e disegni di ricerca, ai livelli di osservazione, e all'analisi dei dati. Inoltre, ci proponiamo di discutere quelli che noi consideriamo essere gli aspetti critici in ciascuno di questi due diversi ambiti di ricerca.
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Franceschi, Fabio. "Le istituzioni ecclesiastiche nel Settecento in Italia tra potere spirituale e potere secolare." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, December 1, 2010. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/23946.

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Abstract:
Il contributo è destinato alla pubblicazione nel prossimo numero della Rivista Diritto e religioni SOMMARIO: 1. Le istituzioni ecclesiastiche in Italia nei primi decenni del XVIII secolo: uno sguardo d’assieme - 2. L’avvio di una politica riformista da parte dei principi della penisola e l’affermarsi del giurisdizionalismo di matrice confessionista quale sistema di rapporto tra gli Stati italiani e la Chiesa - 3. La svolta di metà secolo. Aumento dell’ingerenza delle autorità civili nell’organizzazione e nell’attività delle Chiese locali. Assunzione da parte delle stesse di autonome competenze normative in materia di istituzioni e di patrimonio della Chiesa. Parziale inquadramento delle istituzioni ecclesiastiche in seno alle organizzazioni statuali - 4. I principali provvedimenti adottati negli Stati della penisola nel campo delle istituzioni e del patrimonio ecclesiastico - 5. Provvedimenti soppressivi di istituzioni esistenti - 6. (segue) Misure dirette a cancellare i privilegi e le immunità delle istituzioni ecclesiastiche ed a contrastare il fenomeno della manomorta - 7. (segue) Misure dirette a riformare l’organizzazione e l’attività della Chiesa in sede locale e a sottoporre le istituzioni ecclesiastiche al controllo dell’autorità civile - 8. (segue) Misure dirette a secolarizzare le funzioni assistenziali ed educative. Sottrazione dei relativi ambiti di attività alla Chiesa ed alle sue istituzioni - 9. (segue) Rivendicazioni statali in tema di creazione delle istituzioni ecclesiastiche. Tentativi volti ad affermare la necessità e il carattere essenziale del riconoscimento o della confirmatio imperantis dei corpi morali in genere, e delle istituzioni ecclesiastiche in particolare - 10. Istituzioni secolari ed istituzioni regolari. Incidenza dell’azione degli Stati sull’assetto della ripartizione fra le due componenti dell’organizzazione ecclesiastica. L’ostilità dei sovrani riformatori nei confronti dell’organizzazione regolare e della Compagnia di Gesù in particolare. Soppressione di conventi e monasteri - 11. Le istituzioni del clero secolare. Rafforzamento degli episcopati locali e delle strutture organizzative diocesane come effetto della politica ecclesiastica riformista degli Stati italiani. Parziale riorganizzazione, territoriale e funzionale, delle parrocchie e dei seminari - 12. Considerazioni conclusive.
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Dissertations / Theses on the topic "Simulazioni da principi primi"

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GABARDI, SILVIA. "First principles simulations of phase change materials for data storage." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/76292.

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Abstract:
I materiali a cambiamento di fase sono calcogenuri a base di tellurio di notevole interesse tecnologico per la realizzazione di memorie ottiche (DVD) e di memorie elettroniche non volatili di nuova concezione, le memorie a cambiamento di fase o PCM. Questi dispositivi si basano su una veloce (50 ns) e reversibile transizione di fase amorfo-cristallo indotta per riscaldamento. Le due fasi corrispondono ai due stati di memoria che possono essere distinti grazie alla grande differenza tra le proprietà ottiche ed elettroniche dell'amorfo e quelle del cristallo. Nonostante il Ge2Sb2Te5 (GST) sia il materiale attualmente usato nelle PCM, si stanno studiando nuovi materiali con una temperatura di cristallizzazione più alta per aumentare la stabilità termica delle PCM. A questo proposito in questa tesi sono state studiate, attraverso simulazioni di dinamica molecolare ab-initio, diverse leghe ad alta temperatura di cristallizzazione con composizione In3Sb1Te2, In13Sb11Te3 e Ga4Sb6Te3. Queste leghe sono state studiate sperimentalmente e proposte come sostituti del GST, ma le proprietà strutturali e l'origine microscopica dell'elevata temperatura di cristallizzazione della fase amorfa di questi composti non è ancora del tutto chiara. Sono stati, quindi, generati modelli di qualche centinaio di atomi della fase amorfa raffreddando dal liquido in centinaia di ps allo scopo di trovare una relazione tra la struttura dell'amorfo e l'alta temperatura di cristallizzazione di queste leghe. La topologia di legame dei modelli amorfi risulta principalmente tetraedrica, molto diversa dalla geometria della fase cristallina che presenta invece intorni ottaedrici. La presenza di strutture tetraedriche nell'amorfo, assenti invece nella fase cristallina, può quindi costituire un ostacolo alla cristallizzazione con l'effetto di innalzare la temperatura di cristallizzazione rispetto al GST che presenta una geometria di legame prevalentemente ottaedrica sia nell'amorfo che nel cristallo. Nella seconda parte di questo lavoro è stato affrontato il problema del drift, che consiste in un aumento della resistenza elettrica della fase amorfa con il tempo. Questo fenomeno rappresenta un problema nelle celle PCM in quanto modifica le caratteristiche elettriche del dispositivo; tuttavia, manca ancora una spiegazione completa del meccanismo microscopico alla base di questo processo. Il drift sembra però legato al fenomeno del rilassamento strutturale che si verifica nei semiconduttori amorfi e che modifica nel tempo gli stati di difetto in prossimità degli edge delle bande di valenza e di conduzione, da cui dipende la conduzione nella fase amorfa. Per studiare il fenomeno del drift sono stati generati modelli di grandi dimensioni (circa duemila atomi) di GeTe amorfo raffreddando dal liquido in 100 ps attraverso simulazioni di dinamica molecolare classica con un potenziale Neural-Network. Una volta rilassati ab-initio, i modelli presentano diversi stati nel gap localizzati su catene di atomi di Ge. Dopo aver riscaldato i modelli a 500 K in modo da accelerare il processo di drift, si osserva una riduzione del numero di catene di Ge e di legami omopolari Ge-Ge con un conseguente allargamento del gap e riduzione dell'ampiezza delle code di Urbach che possono giustificare un aumento della resistenza. Si propone quindi che il drift sia dovuto al rilassamento strutturale della fase amorfa che porta alla riduzione delle catene di legami omopolari di Ge.<br>Phase change materials based on chalcogenide alloys are of great technological importance because of their use in optical data storage devices (DVDs) and electronic non-volatile memories of new concept, the Phase Change Memory cell (PCM). These applications rely on a fast (50 ns) and reversible change between the crystalline and the amorphous phases upon heating. The two phases correspond to the two states of the memory that can be discriminated thanks to a large difference in their optical and electronic properties. Although Ge2Sb2Te5 (GST) is the compound presently used as active layer in PCMs, alternative materials with a higher crystallization temperature are under scrutiny in order to increase the thermal stability of the PCM devices. In this respect, we analysed, by means of ab-initio molecular dynamics simulations, different high crystallization temperature alloys with composition In3Sb1Te2, In13Sb11Te3 and Ga4Sb6Te3, which have been experimentally proposed as substitute of GST. However, the structural properties and the microscopical reason of the high thermal stability of the amorphous phases of these compounds is still unclear. We, thus, generated models of the amorphous phase of few hundreds of atoms by quenching from the melt in few hundreds of ps aiming at finding out a relation between the structural properties of the amorphous phase and the high crystallization temperature of these alloys. The topology of our amorphous models turned out to be mostly tetrahedral which differs from the octahedral-like geometry of the crystalline phases. The presence of tetrahedral structures in the amorphous which are absent in the crystalline phase, probably hinders the crystallization process resulting in a higher crystallization temperature with respect to GST which display a mostly octahedral-like structures in both amorphous and the crystalline phase. In the second part of this work we addressed the issue of the resistance drift phenomenon, which consists of an increase of the electrical resistance of the amorphous phase with time. This effect is detrimental in PCMs since it changes the electrical characteristics of the devices. This process is believed to be due to an aging of the amorphous phase which modifies during time the defect states in the proximity of the valence and conduction band edges which control the electrical conductivity. The microscopic origin of the structural relaxations leading to the drift is still unknown. To address this problem, we generated large models (about two thousand atoms) of amorphous GeTe by quenching from the melt in 100 ps with classical molecular dynamics simulations by using a neural-network potential. Once relaxed by first principles, the models showed the presence of several in-gap states localized on chains of Ge atoms. After an annealing at 500 K, performed to accelerate the drift process, Ge chains and homopolar Ge-Ge bonds reduce in number resulting in a band gap widening and a reduction of the Urbach tails at the band edges which can account for the increase of the resistance. We thus propose that the resistance drift originates from structural relaxations leading to the removal of Ge chains.
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MACCIONI, MARIA BARBARA. "Magnetoelectric, multiferroic, wide-gap, and polar oxides for advanced applications: first-principles theoretical studies." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266675.

Full text
Abstract:
This Ph.D. thesis reports a theoretical study of electronic and structural properties of several materials relevant for electronic and optical applications. In the last few years, in fact, the renaissance of many physical effects has evolved rapidly, firstly due to new nano-fabrication techniques that allow us to implement advanced materials in numerous innovative structures and devices. The first part of this thesis is related to a new class of multi-functional magnet materials called multiferroics, where magnetism and ferroelectricity are strongly coupled together. Because of that, these materials can be considered as suitable candidates for several technological applications, such as storage devices. Among the class AnBnO3n+2 of layered-perovskite oxides, I have considered the Lanthanum titanate, La2Ti2O7 (LTO), and in order to achieve multiferroicity in this topological ferroelectric I have suggested an isovalent substitution of the Ti cation, non magnetic, by a magnetic one, Mn, obtaining the compound La2Mn2O7 (LMO). Operationally, I have optimized the structures involved in the paraelectric (PE) ferroelectric (FE) transition. Then, I have determined that LMO is a multiferroic materials since ferroelectric (FE) and magnetic order coexist in the same phase. Finally, I have demonstrated that LMO is also a magnetoelectric materials showing a non-zero lattice-mediated magnetoelectric tensor, α. Moreover, magnetic noncollinear spin-orbit calculations reveal that spins point along the c direction but manifests a spin canting in the bc plane generating a weak ferromagnetism interpretable by Dzyaloshinsky-Moriya (DM) interaction. The second part of this thesis is based on the investigation about Gallium oxide, Ga2O3, Indium oxide, In2O3, and their solid solutions. This study is motivated by the recently attracting interest on novel materials systems for high-power transport devices as well as for optical ultraviolet absorbers and emitters. Resorting to an appropriated optimization of physical properties and nanostructuration of Gallium- and Indium-based semiconductor layers of chosen composition, it is possible to tune their key properties (such as band gaps, interface band off-sets, vibrational absorptions, as well as, potentially, the magnetic behavior) leading overall to novel multi-functional nanomaterials, nanostructures and devices. This may enable the design of devices based on interfaces Ga2O3/(Ga1−xInx)2O3 or In2O3/(Ga1−xInx)2O3 such as high-power field effect transistors and far-UV photodetectors or emitters. Operationally, I have studied the electronic and local structural properties of pure Ga2O3 and In2O3. Then, starting from the monoclinic (β) structure of Ga2O3, I have explored alloyed oxides, (Ga1−xInx)2O3, for different In concentrations (x). The structural energetics of In in (Ga1−xInx)2O3 causes most sites to be essentially inaccessible to In substitution, thus limiting the maximum In content to somewhere between 12 and 25% in this phase. In this framework, the gap, the volume and the band offset to the parent compound exhibit also anomalies as function of In concentration. Furthermore, I have explored alloyed oxides based on the bixbyite equilibrium structure of In2O3 in all the In concentration range. The main result is that the alloy shows a phaseseparation in a large composition range, exhibiting a huge and temperature-independent miscibility gap. In addition, in accord with experimental results, intermediate alloying shows an additional crystallographic phase, in competition with the bulk Ga2O3 and In2O3 phases. Finally, I have investigated the orthorhombic (ε) phase of Ga2O3, that results to be the second most stable structure beside β-Ga2O3. Moreover, ε-Ga2O3 exhibits a large spontaneous polarization and a sizable diagonal piezoelectric coefficient, comparable with typical polar semiconductors.
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TARTUFERI, Emanuele. "L'impronta ecologica della Regione Marche." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251180.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca si basa sul metodo di calcolo dell'impronta ecologica, un indicatore complesso che permette di stimare l'impatto di una determinata popolazione sull'ambiente attraverso il consumo di risorse e la richiesta di assimilazione di rifiuti da parte di una determinata popolazione e di esprimere queste grandezze in termini di superficie di territorio produttivo corrispondente. La tesi è divisa in tre singoli lavori accademici: nel primo viene introdotta la metodologia di calcolo e vengono passate in rassegna le principali applicazioni dell'impronta ecologica su scala globale, nazionale e regionale. Vengono inoltre presentati gli altri indicatori affini e complementari all'impronta ecologica capaci di dare una misura al concetto di sostenibilità e di affiancare il PIL nel misurare la situazione economica e sociale di un paese. Infine vengono presentati i principali studi critici sull'impronta ecologica e le risposte da parte dei fautori e sostenitori di questo indicatore. Nel secondo capitolo viene calcolata l'impronta ecologica per la Regione Marche: oltre ad un approfondimento della metodologia di calcolo, con particolare attenzione alle realtà sub-nazionali, vengono presentati e discussi i risultati relativi al calcolo dell'impronta ecologica del 2011 e del 2001 per la Regione Marche, sia a livello aggregato che disaggregato, compresa la simulazione di possibili scenari per valutare eventuali benefici di strumenti atti alla riduzione dell'impronta ecologica. Nel terzo ed ultimo capitolo vengono calcolate le impronte ecologiche di tutte e quattro le regioni del Centro Italia per gli anni 2011 e 2001: vengono passati in rassegna i principali studi sulle impronte ecologiche regionali italiane e presentati e discussi i risultati aggregati e disaggregati delle regioni Marche, Lazio, Toscana ed Umbria attraverso la comparazione dei valori dell'impronta ecologica.
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