Academic literature on the topic 'Sindrome del bambino scosso'

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Journal articles on the topic "Sindrome del bambino scosso"

1

Rizzotto, Melissa Rosa, Martina Bua, and Paola Facchin. "Il trauma cranico da abuso (sindrome del bambino scosso): un vademecum per il pediatra." QUADERNI ACP 28, no. 3 (2021): 102–7. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2021.102-107.

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Bailleux, S., C. Maschi, L. Giovannini-Chami, C. Savoldelli, and L. Castillo. "Sindrome dell’apnea ostruttiva del sonno del bambino." EMC - Otorinolaringoiatria 13, no. 4 (December 2014): 1–8. http://dx.doi.org/10.1016/s1639-870x(14)68913-3.

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3

Callegari, Roberto, Maria Grazia Fusacchia, and Paola Re. "PAS: la catena dell'alienazione. Faglie del legame di coppia e alienazione dei figli." INTERAZIONI, no. 1 (July 2011): 69–79. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-001006.

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Abstract:
Gli Autori propongono una rilettura psicodinamica di quella che č stata designata la Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS), riconoscendo nel comportamento di rifiuto del bambino rivolto ad uno dei due genitori, dinamiche affettive irrisolte che appartengono alla coppia genitoriale, sin dal momento della sua formazione. E il figlio diviene il "portaparola" di un conflitto transgenerazionale e intergenerazionale.
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4

Lazarus, Jeffrey E., and Susan K. Klein. "Trattamento non farmacologico dei tic nella sindrome di Tourette con l'ausilio di un videotape per il trainig autoipnotico." IPNOSI, no. 2 (February 2011): 5–20. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2010-002001.

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Abstract:
questa analisi di casi esamina la possibilitŕ di utilizzare, con i bambini, un metodo standardizzato di apprendimento dell'autoipnosi (AI), per esplorarne l'efficienza e l'efficacia a breve termine nel trattamento dei tic in pazienti con sindrome di Tourette.fra 37 bambini e adolescenti con sindrome di Tourette inviati per un training di AI ne sono stati selezionati 33. Come parte di un protocollo per l'apprendimento dell'AI, tutti visionavano videoregistrazioni di un bambino in training autoipnotico per il controllo dei tic. Il miglioramento del controllo del tic č stato desunto dalla risposta soggettiva del paziente.ad un follow-up medio di 6 settimane, il 79% dei pazienti addestrati in questa tecnica ha sperimentato un risultato clinico a breve termine definito come "controllo". Tra coloro che hanno risposto, il 46% ha raggiunto il controllo sui tic con AI dopo solo 2 sedute e il 96% dopo 3 incontri. Un paziente ha richiesto 4 visite.l'insegnamento dell'AI con l'ausilio di videocassette, migliora un protocollo e riduce probabilmente il tempo di training in questa tecnica. Se l'AI č resa in questo modo piů accessibile, sarŕ un valido aiuto alla gestione multidisciplinare dei disturbi da tic nella sindrome di Tourette.
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5

Marri, Marcello. "Valutazione e terapia del dolore nel disabile grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 49–54. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003008.

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Abstract:
Negli ultimi anni la ricerca di laboratorio e quella clinica hanno aperto nuovi scenari nella fisiopatologia del dolore, permettendo un'approfondita comprensione di numerosi eventi presenti nella persona sofferente. La trasformazione del dolore da "sintomo-segnale d'allarme" caratteristico dell'evento acuto in una vera e propria sindrome "dolore-malattia" caratteristica del quadro cronico č in funzione della "persistenza nel tempo" o della "alta intensitŕ non controllata". All'evoluzione temporale del dolore č associato l'impatto negativo sulla persona. Differenze di ordine neurofisiologico, neuropsicologico e comportamentale giustificano la distinzione dolore acuto-sintomo/dolore cronico-sindrome [4]. Queste scoperte, insieme ad una nuova sensibilitŕ culturale che si č fatta strada nella societŕ civile, hanno permesso a molti operatori sanitari di porre il dolore al centro dell'attenzione della loro attivitŕ assistenziale. Pertanto si sono predisposti e vengono seguiti in molti Centri di cura protocolli e/o procedure che prevedono l'utilizzazione di scale per la valutazione dell'intensitŕ percepita del dolore o della inabilitazione che ne consegue e per la misurazione della componente affettiva, in diversi tipi di soggetti e/o in diversi quadri patologici, utilizzando, come nel caso dei neonati/lattanti o di condizioni cliniche estreme (coma farmacologico), il rilievo del cambiamento di alcuni parametri vitali o fisiologici. Queste scale possono essere distinte, semplificando e dal punto di vista della modalitŕ di "somministrazione", in due gruppi: quelle di Autovalutazione e quelle di Eterovalutazione. Numerose équipe hanno lavorato per trovare i segni comportamentali e fisici idonei a reperire e misurare il dolore nel bambino con disabilitŕ complessa e che non puň esprimersi verbalmente [3]. In Francia l'équipe dell'Ospedale "San Salvadour" (Hyčres) ha messo a punto una scala di 10 item, la DESS (Douleur Enfant San Salvadour), sul modello della DEGR (Douleur Enfant Gustave Roussy). I 10 punti si riferiscono alle modificazioni, in presenza di dolore, di segni neurologici abituali [2]. Un gruppo canadese ha messo a punto e validato una lista di 30 item molto semplici (pianto, grido, gemito, smorfia ecc.) che non necessita di conoscenza preliminare del bambino con disabilitŕ: č la NCCPC (Non-Communicating Children's Pain Checklist) [1]. Per trattare il dolore abbiamo a disposizione due approcci: cercare di interferire con il Sistema Eccitatorio filtrando o inibendo la trasmissione del messaggio "dolore" o rinforzare il Sistema Inibitorio. I mezzi a disposizione per ridurre il dolore sono numerosi e complementari. Per ottenere buoni risultati č sovente necessario associarne molti.
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Ardissino, Gianluigi, and Antonio Vergori. "Gestione dei liquidi e del sodio nella reidratazione per via endovenosa in età pediatrica." Medico e Bambino Pagine elettroniche 23 (July 2020): 156. http://dx.doi.org/10.53126/mebxxiiil156.

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Abstract:
Tornando indietro con la memoria a quasi 30 anni orsono, quando ero giovane specializzando in Pediatria, ricordo distintamente le personali incertezze e difficoltà ad acquisire un metodo per la corretta reidratazione del bambino. Ciascuno dei miei Maestri di allora sembrava utilizzare un approccio diverso e non univoco, come se l’argomento non avesse una sua regola precisa: c’era chi utilizzava sistematicamente la soluzione fisiologica, chi una soluzione ipotonica (a 20, 40 o 60 mEq/l di NaCl) e chi preparava la soluzione aggiungendo NaCl ipertonico alla glucosata. Per non parlare dei volumi da infondere e quindi delle velocità di infusione; anche questi gestiti con variabilità che non consentivano mai di derivarne una regola. In tali condizioni appariva impossibile imparare un metodo, forse anche perché, di fatto, un metodo non c’era. Le stesse mie difficoltà e incertezze le percepisco oggi negli specializzandi che si susseguono al nostro fianco come se il problema di una corretta reidratazione, per quanto basilare in Pediatria, rimanesse invariato nel tempo. La mia vita professionale mi ha poi portato dalla Pediatria alla Nefrologia pediatrica, ove l’equilibrio idrico ed elettrolitico sono elemento fondamentale del sapere. In tale contesto e per superare l’handicap una volta per tutte, ho sviluppato un metodo per la reidratazione del bambino che oggi credo sia giunta l’ora di condividere. Il metodo al quale alludo, infatti, si è rivelato efficace nel corso di decenni di attività non solo nelle condizioni di disidratazione semplice ma anche in condizioni estreme: dal prematuro di 380 g al ragazzone di 110 kg, dalla natremia di 99 mEq/l a quella di 203 mEq/l, dal disidratato con grave insufficienza renale (urea di 604 mg/dl) a quello con sindrome nefrosica (e albuminemia di 0,6 g/dl). A chi avrà la bontà di leggere questo nostro scritto e la pazienza di comprenderlo, promettiamo non solo di superare per sempre le incertezze e difficoltà che agitano i pediatri ospedalieri più giovani (e talvolta anche quelli meno giovani) nell’approccio alla disidratazione, ma promettiamo anche molte soddisfazioni nel veder puntualmente accadere quello che era stato preventivato e anticipato da una grande dimestichezza con la materia che consentirà loro di “giocare” con gli equilibri del sodio e dell’acqua e avere riscontri sempre positivi.
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Rivaldi, Claudia, and Dianora Torrini. "Vivere il lutto nella professione assistenziale. Sequele post-traumatiche e rischio di burn-out negli operatori sanitari." PSICOBIETTIVO, no. 3 (May 2010): 163–74. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-003010.

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Abstract:
La morte durante la gravidanza o dopo il parto č un evento profondamente stressante, che puň compromettere l'equilibrio psichico della madre e della coppia genitoriale, e associarsi a disturbi psichici di lunga durata. L'assistenza ai genitori colpiti da lutto puň essere estremamente stressante anche per l'operatore, che molto spesso č impreparato nell'affrontare una gravidanza che si conclude con la morte del bambino. Spesso i genitori percepiscono la mancanza di assistenza psicologica come un trauma aggiuntivo alla perdita, ed i caregivers rivestono un importante ruolo nel determinare la qualitŕ del percorso di elaborazione del lutto. L'associazione CiaoLapo ONLUS fornisce dal 2006 supporto psicologico ai genitori in lutto e promuove formazione e ricerca sui genitori e sugli operatori nel campo del lutto perinatale. In questo articolo sono presentati i risultati preliminari di uno studio condotto nell'Area Vasta di Firenze. Lo studio si č svolto in due fasi; una prima fase ha visto coinvolti 60 operatori dell'area materno-infantile e successivamente sono state arruolate 100 ostetriche della ASL 10 di Firenze. L'obiettivo era quello di approfondire l'impatto traumatico della morte intrauterina con particolare attenzione alla relazione tra esperienze professionali traumatiche (misurate con l'Impact of Event Scale IES) e sviluppo di sindrome da burn-out (misurata con la Maslach Burn-Out Inventory - MBI). I punteggi di entrambi i test sono risultati significativamente piů alti nelle ostetriche rispetto alle altre categorie professionali. Le ostetriche sembrano dunque piů esposte all'impatto traumatico della morte intrauterina rispetto agli altri colleghi coinvolti nella gestione della coppia affetta da morte in utero, e dovrebbero potersi avvalere di una formazione specifica sul lutto e di un supporto psicologico quando necessario.
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Tozzo, Pamela, Mario Picozzi, and Luciana Caenazzo. "Bioetica clinica - La protezione dei diritti del minore nella Sindrome di Münchausen per procura: una riflessione etica." Medicina e Morale 64, no. 2 (April 30, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.28.

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Abstract:
Per Sindrome di Münchausen by Proxy si intende la produzione fittizia di malattia in un bambino sano da parte di un adulto, solitamente un genitore, attraverso la produzione di racconti non veritieri, sino ad arrivare alla produzione o alla provocazione di false prove. Tale sindrome può presentarsi con i più svariati segni e sintomi di malattia, con uno spettro di manifestazioni che vanno da moderate a molto severe e che possono essere rappresentate principalmente da: simulazione di segni e sintomi di malattie di varia natura di cui il bambino non è affetto, esagerazione di sintomi di una malattia di cui il bambino è realmente affetto, induzione, e quindi provocazione, di segni e sintomi di malattia. Quando vi sia il sospetto di tale patologia, per i professionisti coinvolti il principale dilemma etico è tra il porre in essere accertamenti diagnostici – a volte invasivi, dolorosi e non privi di rischi per salute del minore – senza il consenso dei genitori allo scopo di verificare la natura organica o fittizia dei segni/sintomi presentati, o se continuare nella prescrizione ed esecuzione di test diagnostici, potenzialmente inutili, ma per i quali il genitore maltrattante ha prestato e presterà il proprio consenso, con il rischio di alimentare la volontà maltrattante del genitore e di prolungare l’azione lesiva a danno del minore. La consapevolezza delle problematiche etiche che emergono nel corso della gestione clinica di sospetti casi MSBP può rappresentare il punto di partenza per la pianificazione del progetto diagnostico-terapeutico del minore ed in questo il team curante potrebbe beneficiare dell’apporto qualificato di una riflessione etica strutturata, che consenta di bilanciare i diritti in gioco. ---------- Münchausen syndrome by proxy is a form of child abuse in which a subject, usually a parent, surreptitiously induces real or apparent symptoms of disease in a child. People with Münchausen syndrome by proxy (MSBP) may create or exaggerate a child’s symptoms in several ways. They may simply lie about symptoms, alter tests (such as contaminating a urine sample), falsify medical records, tampering with specimens or instruments, or they may actually induce symptoms through various means, such as poisoning, suffocating, starving, and causing infection, thus leading to a serious and real danger to the child’s life. For health care professionals, in such cases, the ethical dilemma is between doing medical tests (even painful tests, procedures, and surgeries) without the parental knowledge – with the aim to verify the MSBP condition – or to do only medical assessments for which parents have given consent. In the latter case, there is a risk of triggering attitudes masking the disease, up to push the perpetrator to steal the child from the health care setting, thus potentially damaging the victim. Furthermore, health care staff members may become unwitting participants to the abuse, as they do multiple tests and procedures aimed at diagnosing and treating the child, ordering invasive tests that may not be needed. Multiple ethical dilemmas in the field of child abuse create challenges to making decisions that are in the best interest of the child. The clinician should have command of these ethical issues to render the most appropriate and compassionate care to the child. Awareness of these ethical implications is the beginning step in planning care for these children. Continued support for healthcare members is necessary throughout the diagnostic process. Specific protocols, discussion of clinical cases and open communication of feelings will help them to deal more effectively with these families and to ensure that the treatment decision is in the best interest of the child.
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Viglione, M., F. Vaccarella, M. Carlini, and M. Canestri. "Percorso diagnostico terapeutico Labiopalatoschisi nell'A.O. di Alessandria." Working Paper of Public Health 5, no. 1 (June 15, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2016.6691.

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Abstract:
Introduzione: Il progetto “labiopalatoschisi” nasce nel 2003 ad Alessandria e si concretizza nell’apertura ufficiale di un ambulatorio L.P.S. che coinvolge non solo medici, chirurghi, operatori sanitari della nostra ASO ma anche odontoiatri che prestano la loro opera a livello di volontariato. Sempre nel 2003 alcuni genitori fondano l’Associazione Labiopalatoschisi Alessandria “Un sorriso per loro” con l’intento di sostenere le famiglie e i piccoli pazienti nell’impegnativo percorso diagnostico terapeutico che prosegue per tutta l’età evolutiva. Metodologia: Poiché questa patologia coinvolge organi, apparati e funzioni diverse, è stata adottata la formula del day-hospital terapeutico che permette valutazioni collegiali (chirurgica, odontoiatrica, otorino, logopedica e specialistiche correlate) in un’unica struttura e in un unico accesso. I genitori diventano parte integrante di questo percorso e con loro si stringe un’”alleanza terapeutica” perché portino a completamento il percorso terapeutico impegnandosi a collaborare alle cure prestate e a rispettare i tempi di valutazione e intervento. Dalla nascita del piccolo paziente i familiari vengono coinvolti con counselling e materiale informativo finalizzato. Nell’ambulatorio LPS vengono seguiti non solo i bambini operati presso la nostra struttura o residenti comunque sul territorio ma anche bambini operati o provenienti da altre strutture ospedaliere mantenendo poi i contatti con gli operatori dei centri di provenienza. I bambini sono presi in carico dall’ambulatorio dal momento della nascita fino ai 20 anni. Risultati: Dal 2009 presso l’ambulatorio sono stati effettuati 3139 accessi per cure secondarie post operatorie, 940 visite, 131 interventi chirurgici su nuovi casi. I piccoli pazienti hanno potuto godere di interventi e valutazioni interdisciplinari (visita chirurgica, otorino, odontoiatrica-ortodontica, valutazione e counselling logopedico, eventuali visite specialistiche correlate es. chirurgia estetica e ricostruttiva, auxologica, psicologica, neuropsichiatrica) in un unico accesso e un’unica struttura. Le prestazioni sono gratuite comprese quelle odontoiatriche-ortodontiche prestate da odontoiatri volontari. La facilità di accesso garantisce la continuità delle cure, motivando ed incoraggiando i piccoli pazienti ed i loro familiari al completamento del percorso terapeutico impedendo che la malformazione presente alla nascita si trasformi in handicap in età adulta. Conclusione: La palatoschisi ha un incidenza in Italia di circa un caso ogni 1000 nati. E’ una malformazione che può coinvolgere labbro superiore, gengiva, palato duro e molle e naso. Frequentemente è associata a quadri sindromici (es.sindrome velocardio facciale, sindrome di Pierre_Robin, Sindrome da delezione cromosomica (cromosoma 22 Q), sindrome di Charge). La labiopalatoschisi determina dei problemi di natura funzionale ed estetica; un bambino affetto da questa patologia ha delle enormi difficoltà nel nutrirsi, nel parlare. Il recupero completo della malformazione copre solitamente diversi anni e può richiedere anche numerosi interventi chirurgici. Facendo parte di quadri sindromici complessi, possono essere inoltre presenti malformazioni ad altri apparati ed organi e ritardo cognitivo. Risulta quindi indispensabile quell’interdisciplinarietà garantita dall’ambulatorio Labiopalatoschisi che ha permesso a tanti piccoli pazienti di diventare degli adulti “sani”.
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Dissertations / Theses on the topic "Sindrome del bambino scosso"

1

Meneghel, Giulia. "Dall'analisi delle famiglie ai meccanismi di tutela e presa in carico dei minori maltrattati." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425382.

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Abstract:
Background Child abuse is a public health problem characterized by a significant impact on the physical, psychological and social health of the victims, and on society in general. Objective The aim of this study is to understand if there are any preconditions for the risk of ill-treatment and, through the analysis of the protection measures implemented by the social services, what is the effectiveness of the child protection program and rehabilitation of families and understand how social workers act and what they know. Methods Thirty patients with Shaken Baby Syndrome and another 40 with Diagnosis of Chemical Abuse related to the Regional Center for the Diagnosis of Child Maltreated of the Padua Hospital (Veneto region-Italy), their families and the characteristics of the protection program were studied. To understand how the Child Protective Services act, a questionnaire was administered to 25 social workers from Padua. Results From the study there are overwhelming risk factors of Child Syndrome such as the prematurity of the child and the young mother’s age. Even in the cases of Chemical Abuse, it is possible to identify the groups at risk considering the children’s age. The greatest number of cases is of an age included in the year of life and in general, 50% of cases lower than the age of three years. Compared to the protection program of the victims and their families it was possible to find that almost all the families were known by Social Services with very long care paths. The long duration of the taking in charge, with probably interventions subsist, is confirmed by the answers by the social workers interviewed but above all their still lacking capacity to perceive the abuse as a diagnosis of illness. Conclusions The study finds the need for better planning of targeted interventions and strategies to prevent maltreatment in Italy because there is the possibility of distinguishing the families most at risk. The effectiveness of taking care of abused children and their families is questioned by the very long duration of their interventions due to the inability for services and professionals dedicated to the care and protection of children to act in a more conscious and integrated way.
La protezione dei bambini e la prevenzione da qualsiasi forma di minaccia alla loro salute, la tutela da ogni forma di violenza e la promozione del loro benessere fisico, psichico e sociale e’ un problema molto vasto e complesso. Il maltrattamento ai minori infatti, e’ un problema di sanita’ pubblica, caratterizzato da un impatto rilevante sulla salute fisica, psichica e sociale delle vittime, e per estensione, sulla societa’ in generale. Nel mondo ci sono modelli teorici diversi di agire la tutela dei minori, in America ad esempio si agisce attraverso una prevenzione secondaria che, attraverso screening alla nascita mira all' individuazione di fattori di rischio per immette alcune famiglie, cosiddette multiproblematiche, in sistemi di controllo e protezione. In Europa e anche in Italia, si evidenzio una metodologia orientata alla promozione delle relazioni, di tutela della gravidanza, della diade mamma-bambino con interventi di supporto destinati a tutte le famiglie. In Italia in particolar tende ad agire la tutela dopo un evento e con il mandato di un’ autorita’,, le azioni di diagnosi e specifica presa in carico infatti sono piu’ limitate e ancor di piu’ lo sono quelle di prevenzione primaria. Ma, l’azione di protezione del bambino fine a se stessa, separata da un’azione di diagnosi e cura piu’ precoce possibile, ma soprattutto di un’adeguata presa in carico della famiglia e del bambino con adeguati trattamenti e cure mediche, si e’ rilevata piuttosto fallimentare. Queste conseguenze si vedono molto bene nei soggetti che vanno incontro ad adozione internazionale. Non sembra dunque sufficiente modificare solo il contesto di vita del minore poiche’, in assenza di una prona presa in carico e di interventi anche dopo la messa in protezione del bambino. i bambini, gli adolescenti e gli adulti, maltrattati, presentano infatti alterazioni croniche in termini organici con modificazioni permanenti della struttura cerebrale e neuronale e in particolare una compromissione per quanto attiene la formazione e l’efficienza dei tratti cerebrali. Da questo punto di vista, le conseguenze del maltrattamento, riportano immediatamente, nella loro globalita’, la definizione, anch’essa globale di salute.
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2

Dal, Zotto Lara. "Analisi di post processing delle risonanze magnetiche cerebrali di bambini con esiti di Shaken Baby Syndrome: studi di DTI del corpo calloso." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424297.

Full text
Abstract:
Background. The Shaken Baby Syndrome (SBS) is a leading cause of morbidity and mortality among abused children. Its pathogenesis is characterized by the presence of a mechanical damage responsible of focal lesions, which adds a metabolic damage resulting in widespread damage of the white matter (WM). Aim. This study used diffusion tensor imaging (DTI) to examine white matter (WM) abnormalities of corpus callosum (CC) in infants with SBS in order to asses how WM microstructure may reflect axonal damage and correlate with clinical outcomes. Methods. We collect DTI scans from 5 infants (age range: 23 months – 6 years 5 months) after months from the diagnosis of SBS (18 months up to 6 years); the WM of the CC has been analyzed using a probabilistic model. Clinical variables and conventional imaging findings were analyzed in relation to outcome. Cognitive outcomes were assessed by the administration of the scales of development Griffiths (Griffiths Mental Development Scales-GMDS) or the Wechsler scales for children older than 4 years. Fractional anisotropy ( FA ) , axial diffusivity (AD ) , and radial diffusivity ( RD ) were calculated for each of the seven regions in which it was divided the corpus callosum, according to the Wiltelson model. Results . The five children studied (3 males and 2 females , mean age = 48 months, average time since diagnosis = 42 months) had normal cognitive development in 3 cases and below normal in 2 cases . The 3T MRI performed during follow-up in the medium-long term showed damage to the white matter only in one case. Reduced FA values were measured in diffuse regions of WM in all children with SBS, with major impairment in children who had a deviation below the norm of cognitive development, but with altered values also in children that at present showed normal development . Conclusions. Findings support the unique role of new DTI techniques, beyond conventional imaging, in the evaluation of microstructural WM injury of SBS. This preliminary study confirms the important role of DTI tractography for its both therapeutic and prognostic implication, confirming the usefulness of more extensive and sophisticated research in this area
Introduzione. La Shaken Baby Syndrome (SBS) rappresenta una grave forma di maltrattamento fisico, responsabile di importanti sequele nello sviluppo neurologico. La sua patogenesi si caratterizza per la presenza di un danno meccanico responsabile di lesioni focali, cui si aggiunge un danno metabolico con conseguente diffusa sofferenza della sostanza bianca. Obiettivo. In questo studio abbiamo applicato lo studio del tensore di diffusione (DTI) per analizzare le alterazioni della sostanza bianca (SB) del corpo calloso (CC) in bambini con SBS al fine di valutare come le alterazioni della microstruttura della SB possano riflettere il danno assonale e si correlino con gli esiti clinici. Materiali e metodi. Sono stati analizzati i dati delle scansioni DTI di 5 bambini ( di età compresa tra 23 mesi e 6 anni e 5 mesi) a distanza di mesi dalla diagnosi di SBS (da 18 mesi a 6 anni), ed è stata studiata la SB del CC mediante un modello probabilistico. Variabili cliniche e referti radiologici convenzionali sono stati analizzati in relazione al risultato. Gli esiti cognitivi sono stati valutati mediante la somministrazione delle scale di sviluppo Griffiths (GMDS-Griffiths Mental Development Scales) o le scale Wechsler per i bambini di età maggiore di 4 anni. Sono stati calcolati i valori di Anisotropia frazionale (FA), diffusività assiale (AD), e diffusività radiale (RD) per ciascuna delle sette regioni in cui è stato diviso il corpo calloso, secondo il modello di Wiltelson. Risultati. I 5 bambini studiati (3 maschi e 2 femmine, età media=48 mesi, tempo medio trascorso dalla diagnosi=42 mesi) presentavano uno sviluppo cognitivo nella norma in 3 casi e al di sotto della norma in 2 casi. Le RMN 3T eseguite nel follow-up a medio lungo termine evidenziavano solamente in un caso, un danno alla sostanza bianca. Valori di FA ridotta sono stati misurati in diffuse regioni della SBS in tutti i bambini con esiti di SBS, con compromissione maggiore nei bambini che presentavano una deviazione al di sotto della norma dello sviluppo cognitivo, ma con valori alterati anche nei bambini che allo stato attuale presentavano uno sviluppo nella norma. Conclusioni. I risultati supportano il ruolo unico delle nuove tecniche di DTI nella valutazione delle lesioni microstrutturali della SB nei bambini vittime di SBS, non identificabili con tecniche di neuroimaging convenzionali. Tale studio preliminare conferma l’importante ruolo delle nuove metodiche di DTI e trattografia per il suo valore prognostico e le conseguenti implicazioni terapeutiche, confermando l’utilità di ricerche in questo ambito più ampie e sofisticate
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Books on the topic "Sindrome del bambino scosso"

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Correra, Michele M. La violenza nella famiglia: La sindrome del bambino maltrattato. Padova: CEDAM, 1988.

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