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Dissertations / Theses on the topic 'Sottoprodotto'

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Gadani, Elisa. "Le proteine del siero: un sottoprodotto dalle grandi potenzialità salutistiche." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18707/.

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Abstract:
Il siero di latte è un sottoprodotto presente in elevate quantità e, grazie alle sue proprietà nutrizionali, è sfruttato in molti ambiti del settore agro-alimentare; prima di essere utilizzato deve essere sottoposto a varie analisi che ne decretino l’idoneità in ottemperanza alle normative nazionali ed europee. In funzione delle sue caratteristiche, viene classificato nelle varie categorie merceologiche e, fra queste, una delle più importanti è quella delle proteine del siero di latte. Le proteine del siero di latte sono proteine ad alto valore nutrizionale che apportano benefici alla salute del consumatore e sono sempre più utilizzate da tutte le fasce della popolazione. Le whey protein (WP) possono avere diversi gradi purezza in base al metodo di estrazione, al contenuto di proteine e anche di altri componenti come lattosio e lipidi; di conseguenza, si possono ottenere prodotti differenti per valore economico e per fascia di mercato. Le proteine del siero di latte si sono affermate come ingrediente chiave per molte preparazioni alimentari quali sostituenti di additivi, grassi e carboidrati, fino a costituire la base per un nuovo packaging degli alimenti; gli utilizzi maggiori prevedono l’emulsione delle sieroproteine con lipidi per una migliore stabilità del prodotto finale, oppure sono utilizzate per formare film commestibili, rivestimenti e microcapsule, in combinazione con polisaccaridi, glicerolo, sorbitolo e rivestimenti per alimenti contenenti antimicrobici. Per quanto riguarda l’interazione fra probiotici e sieroproteine si nota una sinergia fra quest’ultimi, che permette di resistere maggiormente alle condizioni di conservazione e a quelle presenti nel corpo umano prima di raggiungere il luogo d’azione, cioè quello intestinale. Infine, l’evoluzione delle tecnologie di processo non termico, sono state utilizzate per migliorare le proprietà funzionali, strutturali e meccaniche delle sieroproteine.
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Giorgini, Valentina. "Caratterizzazione enzimatica di lieviti isolati da olive e sottoprodotto del pomodoro." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12134/.

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Abstract:
L’olio di oliva è da tutti ormai riconosciuto come un alimento funzionale, completo, sano, buono e gustoso. L’industria olearia non opera una trasformazione della materia prima perché le olive contengono già al loro interno il prodotto finito. In termini di produzione, l’Italia è al secondo posto nel mondo dopo la Spagna con una produzione media di 550 000 tonnellate. A fronte di una produzione così estesa l’industria olearia è caratterizzata da elevati quantitativi di prodotti di scarto, costituiti principalmente dalle acque di vegetazione. Tali reflui rappresentano sia un costo di smaltimento sia una possibile fonte di molecole ad alto valore, come fenoli e polifenoli. In termini microbiologici, l’olio di oliva è un prodotto stabile anche se contiene microrganismi, soprattutto lieviti. In generale i lieviti possono rappresentare una risorsa per l’industria proprio in virtù della loro fonte di isolamento. Ceppi di lieviti isolati da olive potrebbero pertanto rappresentare dei buoni agenti microbici per il biorisanamento, ad esempio, delle acque di vegetazione o per la produzione di enzimi extracellulari attivi anche in condizioni chimico-fisiche non usuali. Sulla base di queste premesse questo elaborato ha come obiettivo quello di effettuare una caratterizzazione enzimatica di 20 ceppi di lieviti isolati da olive e sottoprodotto del pomodoro. In particolar modo gli isolati sono stati caratterizzati mediante analisi RAPD-PCR e ne sono state valutate alcune attività enzimatiche, quali quelle proteasica, β-glucosidasica, lipasica ed esterasica, oltre alla capacità di degradare alcuni composti fenolici e la capacità di crescere in presenza di sansa. I risultati così ottenuti sono stati promettenti in quanto un buon numero di ceppi presentano un’ampia e differenziata gamma di attività enzimatiche che potrebbero trovare un grosso impiego in un’economia sempre più sostenibile.
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Polizzi, Andrea. "Studio sulla valorizzazione della crusca di canapa come sottoprodotto industriale, analisi della capacità prebiotica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
In questo lavoro di tesi è stata studiata l’idrolisi batterica del sottoprodotto crusca della farina di semi di canapa ottenuta dalla lavorazione industriale della canapa da fibra e/o alimentare (Cannabis sativa L.), con lo scopo di valorizzarne i componenti bioattivi rilasciati, per un loro impiego nell’industria alimentare o cosmetica. In particolare, oltre alla capacità di idrolizzare e rendere maggiormente bio-accessibili le proteine vegetali della canapa, si è voluto studiarne le capacità prebiotiche sui batteri benefici del tratto gastro-intestinale umano. Dopo aver messo a punto un protocollo che comprendeva sia un trattamento termico che la diluizione ottimale della sospensione della crusca, questa è stata fermentata con differenti specie di Lactobacillus spp.: L. casei, L. rhamnosus, L. plantarum e L. fermentum. L’inoculo batterico iniziale è stato di 6 Log10 CFU/ml e l’idrolisi è stata condotta prima in una fase di screening per 24 ore e poi in una fase in tempi prolungati fino a 72 ore, utilizzando solo le combinazioni e le specie batteriche più promettenti. Le performance di crescita sono state studiate con la quantificazione del carico microbico e la valutazione del pH del mezzo. La quantificazione è stata eseguita sia con tecnica coltura-dipendente, che con coltura-indipendente, tramite qPCR. Inoltre, su differenti campioni di crusca di canapa è stato condotto il saggio di attività prebiotica, anch’esso per via molecolare, confrontandone le performances con farina di semi di canapa e con Frutto-oligosaccaridi di cicoria (FOS). I risultati hanno mostrato che il campione con l’attività prebiotica maggiore verso Lactobacillus probiotico è quella idrolizzata da un pool di tre specie di lattobacilli differenti; mentre verso Bifidobacterium probiotico è quella della crusca che ha subito solo trattamento termico. Nel primo caso, l’attività prebiotica aveva valori simili al FOS, che ad oggi è l'unico composto con l'indicazione prebiotica accettata dall'EFSA
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Useli, Giorgia. "Valutazione della qualita di un nuovo prodotto ottenuto da co-frangitura di olive e sottoprodotto del pomodoro." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14619/.

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Abstract:
Questa sperimentazione è guidata dalla volontà di definire le caratteristiche di un olio di oliva naturalmente arricchito in licopene proveniente da bucce e semi di pomodoro ed ottenuto soltanto mediante estrazione fisico-meccanica. Lo scopo dello studio è duplice: produrre un condimento a base di olio vergine di oliva costituito da olive e sottoprodotto della lavorazione del pomodoro (bucce e semi), ottenuto per co-frangitura delle materie prima, ed analizzarne la composizione chimico-fisica. In fase di co-frangitura, la pasta di olive è stata sottoposta a trattamento mediante reattore ultrasonico e, per mettere in luce l’effetto del trattamento sul prodotto finto, è stato prodotto un campione di controllo, ottenuto mediante co-frangitura ma senza l’applicazione degli ultrasuoni alla pasta. Dalla valutazione qualitativa dei campioni così prodotti emerge una tendenza al miglioramento dello stato idrolitico ed ossidativo nei campioni ottenuti accoppiando la co-frangitura di olive e sottoprodotto al trattamento della pasta con reattore ultrasonico. La co-frangitura delle matrici favorisce il naturale passaggio dei caroteni, primo tra tutti il licopene che, in virtù della loro lipofilia passano dal sottoprodotto all’olio, che risulta così arricchito in composti antiossidanti. Pur non essendo il contenuto in licopene sufficiente a soddisfare il fabbisogno giornaliero di questo composto, il condimento a base di olio vergine di oliva e bucce e semi di pomodoro potrebbe essere considerato un utile integrazione alla dieta. L’olio co-franto rappresenta, infine, un’interessante opportunità di valorizzazione del sottoprodotto dell’industria del pomodoro.
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Gabriele, Arianna. "Recupero e valorizzazione di un sottoprodotto dell'industria lattiero casearia mediante l'applicazione di ceppi selezionati di Yarrowia lipolytica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23145/.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi si inserisce nel contesto della valorizzazione del siero come sottoprodotto dell’industria casearia. Nel presente lavoro, 6 differenti ceppi di Yarrowia lipolytica sono stati fatti crescere su siero di caciotta non trattato per ottenere masse microbiche da poter utilizzare come co-starter per la produzione di formaggi. I risultati ottenuti in questa tesi sperimentale hanno messo in evidenza come tutti i ceppi di Y. lipolytica testati siano capaci di crescere in volumi di siero del valore di 500 mL. Tuttavia, la resa di circa 7 log UFC/mL, o inferiore, per ogni ceppo non è stata sicuramente tra quelle più performanti. Inoltre, si è deciso di lavorare con un siero di Caciotta non trattato termicamente per garantire la sostenibilità di processo. Questo ha permesso ad alcuni microrganismi già presenti nel siero di sviluppare ma tale presenza, tuttavia, non è risultata limitante per la crescita di Y. lipolytica. Nel controllo i valori di LAB sono stati più alti che nei campioni inoculati con i ceppi di Y. lipolytica per via di una possibile competizione a favore dei lieviti. Lo stesso si nota anche dai valori del pH, dato che il controllo ha acidificato maggiormente. Per quanto riguarda la riduzione della componente inquinante del siero, nessuno dei ceppi testati è stato in grado di ridurre i livelli di BOD e COD al di sotto dei valori richiesti dalla legge. La produzione dei composti volatili è stata fondamentale per capire che esisteva un metabolismo diverso tra i diversi ceppi e il controllo. Alcuni campioni, infatti erano caratterizzati più dalla presenza di acidi carbossilici a corta-media catena e loro esteri, mentre altri erano caratterizzati dalla presenza di aldeidi e chetoni. Concludendo, è possibile affermare che i 6 ceppi testati nel siero di Caciotta sono sembrati tutti potenzialmente interessanti ed applicabili come co-starter per la produzione di formaggi soprattutto i ceppi 10 e 6.
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Lucchi, Lorenzo. "Valutazione delle caratteristiche compositive di un olio ottenuto da co-frangitura tra olive e sottoprodotto del pomodoro essiccato." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Lo scopo principale della tesi è l’ottimizzazione del processo di produzione di un olio estratto mediante co-frangitura di olive e sottoprodotto della lavorazione del pomodoro (bucce e semi) per ottenere un prodotto che, pur mantenendo le caratteristiche nutrizionali e compositive di un olio vergine di oliva, sia naturalmente arricchito in licopene. Tale processo rappresenta una possibile strategia di valorizzazione del principale sottoprodotto della lavorazione del pomodoro. In tale ottica risulta fondamentale valutare l’efficacia dell’impiego in co-frangitura del sottoprodotto in forma essiccata per permetterne la conservazione e quindi l’impiego in un momento posteriore alla campagna del pomodoro, cioè coincidente con il periodo di raccolta delle olive. Grazie all’utilizzo di un mini frantoio semi-industriale, sono stati prodotti cinque campioni: un olio tal quale, ovvero il campione di riferimento prodotto frangendo solo olive e quattro oli ottenuti da co-frangitura tra olive e sottoprodotto del pomodoro; questi differivano sia per l’impiego in co-frangitura di sottoprodotto decongelato o essiccato, sia per l’applicazione o meno del trattamento ultrasonico in fase di gramolatura. Sono state realizzate delle analisi per la verifica della qualità di base (possibili modificazioni idrolitiche ed ossidative) e delle caratteristiche compositive (in particolare in composti minori antiossidanti) dei campioni ottenuti in funzione dei parametri tecnologici adottati (sottoprodotto decongelato o essiccato, applicazione o meno degli ultrasuoni). Dai risultati ottenuti, l’essiccamento ad aria del sottoprodotto del pomodoro ed il suo utilizzo in co-frangitura con le olive, congiuntamente con il trattamento ultrasonico, sembra non impattare negativamente sulla qualità del prodotto ma, anzi, sembra rendere più efficace il trasferimento naturale dei caroteni, in particolare del licopene, così come dei composti volatili responsabili dell’aroma del prodotto, nella matrice lipidica.
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La, Pace Federica. "Mutualismo di imprese e simbiosi industriale: la valorizzazione degli scarti presso la cartiera Favini." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Il seguente lavoro di tesi vuole mostrare l’evoluzione del concetto di rifiuto a livello normativo ed economico, ed infine a livello industriale, dove verrà presentato il caso studio della cartiera Favini, con l’obiettivo di dimostrare come l’azienda, partendo dalla valorizzazione degli scarti, stia oggi adottando un modello di simbiosi industriale grazie alle collaborazioni messe in atto. Il presente elaborato si sviluppa in quattro capitoli. Nel primo capitolo sarà fornita una presentazione della situazione normativa in Italia, in termini ambientali. Nel secondo capitolo si procede, dopo un’introduzione del concetto di economia circolare, alla presentazione delle relative best practices. In seguito verrà presentato il quadro normativo dell’economia circolare, sia a livello europeo (Commissione Europea), sia a livello nazionale e sia a livello regionale. Nel terzo capitolo, verrà descritta la disciplina dell’ecologia industriale, che rappresenta il percorso teorico che le imprese devono seguire nel processo di sviluppo sostenibile, per l’attuazione del mutualismo di imprese. Nel quarto capitolo sarà presentato il caso studio della cartiera Favini. Verrà fatta una presentazione generale dell’azienda, saranno descritti i prodotti, i processi e le collaborazioni messe in atto da Favini. Per la valutazione ambientale sarà analizzata la carbon footprint del processo di produzione della carta ecologica Crush, mentre la valutazione economica si concretizzerà in un confronto dei costi di acquisto delle materie prime per la produzione di carte ecologiche personalizzate e carta standard. Sulla base di quanto è emerso dai capitoli precedenti, sarà indagata la corrispondenza tra i principi della simbiosi industriale e le caratteristiche operative di Favini. Infine, prenderà forma una valutazione critica dei punti in comune e degli elementi mancanti e verranno presentate delle proposte di soluzione dei problemi.
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Corradi, Giorgia. "Estrazione e caratterizzazione di oli essenziali ottenuti da bucce di pepe del Madagascar." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il pepe ‘Tsyperifery’ del Madagascar è costituito da una miscela commerciale di diverse varietà di pepe, ad oggi solo parzialmente identificate, che vengono raccolte manualmente dalla popolazione locale tra giugno a settembre. Un sottoprodotto della filiera di produzione del pepe bianco è rappresentato dalle bucce, attualmente non valorizzate. In questo elaborato di tesi, le bucce di pepe ‘Tsyperifery’ sono state sottoposte a tecniche estrattive tradizionali, quali idrodistillazione e distillazione in corrente di vapore, ed innovative, ovvero estrazione con CO2 supercritica. Gli oli essenziali così ottenuti sono stati confrontati in termini di composizione, mediante l’utilizzo della gas cromatografia accoppiata a spettrometria di massa (GC-MS) per la determinazione del profilo in composti volatili. Da questa analisi quali-quantitativa è emerso che i composti della frazione monoterpenica, di cui fanno parte, ad esempio, l’α e β-pinene, l’α e β-fellandrene ed il sabinenene, sono stati individuati in percentuali maggiori nel campione ottenuto da distillazione in corrente di vapore rispetto agli altri estratti e distillati. La frazione sesquiterpenica, che include tra gli altri il β-cariofillene, il germacrene D ed il cubebolo, è risultata, invece, presente in percentuale maggiore nell’estratto supercritico ottenuto a pressione più alta (340 bar). Sia nei distillati che negli estratti è stata evidenziata l’assenza di sostanze antinutrizionali, come safrolo, metileugenolo ed apiolo. Una valutazione olfattiva preliminare, effettuata sulle bucce e grani tal quali nonché sugli oli essenziali, ha permesso di evidenziare alcuni peculiari attributi caratterizzanti ed è stata esaminata la relazione tra la loro composizione ed il profilo sensoriale. Alla luce dei risultati ottenuti, questo lavoro esplorativo di tesi può contribuire ad aprire la strada alla valorizzazione delle bucce di pepe Tsyperifery del Madagascar, un sottoprodotto della lavorazione del pepe bianco.
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Gigli, Alessio. "Isolamento e identificazione di lieviti e batteri lattici da sottoprodotti dell'industria molitoria e loro impiego nella formulazione di pre-fermenti da utilizzare in panificazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20896/.

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Abstract:
Negli ultimi anni, l'industria alimentare, è sempre più orientata verso la sostenibilità ambientale ed economica e quindi alla valorizzazione dei sottoprodotti da essa generati. Nel caso dei sottoprodotti dell’industria molitoria si è osservato che il processo fermentativo da parte di batteri lattici e lieviti, può consentire il rilascio di sostanze bioattive consentendo un arricchimento dei prodotti sotto il profilo nutrizionale e tecnologico con la possibilità di ottenere alimenti funzionali peculiari. In questo contesto l’obiettivo della mia tesi è stato quello di selezionare, in termini di formulazione e consorzi microbici per la loro fermentazione, dei prefermenti a base di sottoprodotti dell’industria molitoria potenzialmente utilizzabili nel settore dei prodotti da forno. I dati ottenuti hanno permesso di formulare 3 differenti miscele di sottoprodotti ottimali per la preparazione di prefermenti oltre ad un consorzio microbico composto da batteri lattici quali Pediococcus pentosaceus, Leuconostoc mesenteroides e Lactobacillus curvatus e lieviti come Saccharomyces cerevisiae ottimale da un punto di vista di cinetiche di acidificazione, stabilità nel tempo e caratteristiche organolettiche del prefermento. Anche i dati ottenuti su questi ultimi prefermenti hanno dimostrato come tutte e tre le miscele di sottoprodotti fermentate dal consorzio microbico selezionato abbiano permesso di ottenere dei prefermenti accettabili da un punto di vista organolettico, ottenuti in tempi brevi (entro le 24h) e stabili microbiologicamente per successivi periodi di stoccaggio. Nonostante le buone potenzialità dei pre-fermenti ottenuti in questa sperimentazione, prima di una possibile applicazione di questi saranno necessarie ulteriori prove riguardanti l’ottimizzazione della loro produzione, analisi nutrizionali, funzionali ed infine prove di panificazione
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Baroni, Daniela. "I sottoprodotti della birra." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
L'elaborato, partendo da una breve descrizione della birra, dalla sua storia e da una panoramica delle materie prime che la compongono, si concentra in particolar modo sui sottoprodotti derivanti dal suo ciclo produttivo. Descrivendone gli usi più comuni e le loro caratteristiche, viene studiato come gli esuberi derivanti dal processo di realizzazione della bevanda vengano valorizzati all'interno dei grandi e dei piccoli birrifici. Infine, è stata raccontata una piccola esperienza personale, nell’ambito della quale si è cercato di impiegare le trebbie derivanti dalla produzione domestica.
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Zannoni, Lorenzo. "Valorizzazione dei principali sottoprodotti dell'Opuntia Ficus Indica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
In questa dissertazione sui sottoprodotti del frutto Opuntia, saranno considerate le classi di composti di maggior interesse nel contesto alimentare (acidi grassi insaturi, vitamina E, fibre, sostanze fenoliche ecc.) con interessanti caratteristiche applicabili sia nell’ambito delle tecnologie alimentari che nell’industria cosmetica. La finalità sarà quella di individuare i principali sottoprodotti del fico d’India, derivanti sia dalla trasformazione industriale che dal consumo fresco del frutto, dimostrando come dall’antico Opuntia sia possibile valorizzarli sia in termini nutrizionali che in termini di sostenibilità ambientale.
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Montanari, Stefano. "Strategie biotecnologiche per la valorizzazione di sottoprodotti agro-alimentari." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Negli ultimi decenni la crescita demografica mondiale ha comportato l’aumento della produzione alimentare con conseguente incremento degli scarti che possono essere classificati come rifiuti e sottoprodotti. La generazione di questi scarti comporta una serie di problematiche in termini di smaltimento, inquinamento e impatto ambientale. Per far fronte a ciò sono stati proposti diversi metodi innovativi volti alla valorizzazione dei sottoprodotti, in quanto contengono ancora dei composti funzionali che potrebbero essere sfruttati dalle stesse industrie alimentari. Vista la crescente domanda da parte dei consumatori di prodotti a valore aggiunto, il recupero di composti bioattivi da questi rifiuti/sottoprodotti agro-alimentari potrebbe presentare una interessante opportunità per l’industria alimentare, favorendo così un’economia circolare e sostenibile. Nel seguente elaborato di tesi, quindi, sono state messe in evidenza le normative vigenti a livello europeo che definiscono ciò che può essere classificato come sottoprodotto riutilizzabile e ciò che invece viene definito come rifiuto destinato allo smaltimento. Successivamente, sono state riportare ed analizzate le maggiori produzioni alimentari a livello globale, con particolare attenzione alla tipologia di scarti prodotti e i relativi metodi di riutilizzo e/o smaltimento attualmente in uso evidenziando le eventuali problematiche a livello ambientale, microbiologico e tossicologico nella loro gestione. Infine, sono stati individuati alcuni processi alternativi ed innovativi per la valorizzazione dei sottoprodotti agro-alimentari quali: i) l’ottenimento di composti bioattivi mediante l’utilizzo di fermentazioni guidate ad opera di microrganismi di interesse industriale, ii) l’estrazione delle sostanze con effetto potenzialmente prebiotico sull’organismo umano come nel caso studio delle vinacce della jabuticaba, iii) l’incapsulamento dei composti per la formulazione di alimenti nutraceutici.
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Magnani, Michele. "Origine e valorizzazione degli scarti e dei sottoprodotti della macellazione avicola." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
In passato, la gestione e lo smaltimento dei sottoprodotti della macellazione erano considerati aspetti marginali della produzione avicola e rappresentavano unicamente un costo per le aziende che tendevano a cedere a terzi gli scarti. La maggiore attenzione sui temi ambientali sia da parte delle aziende che dei consumatori, l’aumento dei costi di smaltimento e la consapevolezza che i sottoprodotti della macellazione possono rappresentare una risorsa in grado di aumentare la redditività dei sistemi di produzione e di migliorare l’immagine complessiva dell’azienda, stanno mutando profondamente la situazione. Infatti, i grandi gruppi integrati stanno investendo direttamente su impianti dotati di tecnologie avanzate in grado di produrre energia “green” e composti ad elevato valore aggiunto che possono essere riutilizzati proficuamente sia nel settore agro-alimentare che in quello chimico, farmaceutico, dei materiali, etc. Ed anche a questo proposito, è sempre più forte l’interesse a identificare aziende partner con le quali sviluppare strategie innovative per il riutilizzo dei sottoprodotti della macellazione. Pertanto, partendo da questo tema, si sta assistendo ad un forte stimolo all’innovazione dei sistemi di produzione nel settore animale che stanno creando le condizioni per la nascita di nuove professionalità ed imprese e che potrebbero ridare nuovo impulso allo sviluppo dei “distretti industriali” che negli ultimi anni hanno subito un depauperamento in seguito alla globalizzazione e alla crisi economica. Indipendentemente dal livello di recupero e riutilizzo raggiunto, è fondamentale continuare ad analizzare le proprietà nutrizionali dei sottoprodotti con tecniche e strumenti innovativi, per poter mettere a punto nuove applicazioni tecnologiche che possano garantire un a progressiva espansione nell’impiego e nel riutilizzo dei sottoprodotti e degli scarti della macellazione avicola massimizzando il rapporto costi-benefici.
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Dal, Pozzo Chiara. "Produzione di ingredienti alimentari da scarti e sottoprodotti dell'industria lattiero-casearia." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21740/.

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Abstract:
La gestione e lo smaltimento dei sottoprodotti della filiera lattiero-casearia, in passato, erano considerati aspetti marginali della produzione e rappresentavano unicamente un costo per le aziende. La maggior attenzione sui temi ambientali, l’aumento dei costi di smaltimento e la consapevolezza che i sottoprodotti sono una grande risorsa, hanno modificato notevolmente la situazione. In questo elaborato sono state analizzare le fasi della filiera lattiero-casearia per poter identificare i principali scarti e sottoprodotti, passando in rassegna le caratteristiche nutrizionali e compositive al fine di rilevare le potenzialità di un loro riutilizzo. Sono state approfondite le tecnologie innovative o tradizionali che consentono la produzione di molecole ad alto valore aggiunto e la riduzione dell’impatto ambientale di effluenti del settore lattiero caseario. Infatti, processi biologici e fisico-chimici per il trattamento di questi effluenti si rendono necessari poiché questi sottoprodotti, presentano un elevato carico organico. È stata approfondita anche la modalità di valorizzazione del siero di latte grazie ad una fermentazione da parte di lieviti, con produzione di SCP (Single Cell Protein), in quanto risulta essere un processo che permette di risolvere, almeno in parte, la principale problematica della filiera lattiero – casearia legata all’impatto ambientale e alla produzione di molecole. L’utilizzo del siero per la produzione di biomassa di lievito che utilizza il lattosio presente formando biomassa proteica, permette una contemporanea riduzione del COD del siero di latte. Concludendo, questo elaborato ha messo in evidenza la necessità di una maggiore e più efficiente valorizzazione del siero, in quanto fonte di ricchezza straordinaria, che può consentire di ridurre lo spreco alimentare e trasformare gli effluenti della filiera lattiero-casearia in una fonte di componenti ad alto valore aggiunto e sostenibili.
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PALMIERI, SILVIA. "Enhancement of bio-based industrial by-products for innovative applications in engineering." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2021. http://hdl.handle.net/11566/289481.

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Abstract:
L'estrazione e la produzione di risorse materiali hanno un impatto significativo sull'ambiente e sulla salute umana, oltre che sull'economia. Pertanto, ora, la salvaguardia e il risparmio delle risorse necessarie per il pianeta sta diventando sempre più importante nel campo dell'ingegneria e delle tecnologie. L’ingegneria della materia, grazie allo sviluppo di materiali innovativi tramite il riutilizzo di vecchie risorse, offre diversi spunti per la realizzazione di materiali durevoli, multifunzionali e, soprattutto, attenti al consumo. Difatti, il settore della ricerca sui materiali si sta focalizzando sempre più sulla valorizzazione di materie prime riciclate, ottenute da sottoprodotti industriali, per un'industria più sostenibile, a minore impatto ecologico, così da garantire un’economia circolare. La presente ricerca si propone di supportare queste esigenze attraverso lo sviluppo e lo studio di materiali a base di sottoprodotti industriali a matrice biologica al fine di convertirli nuovamente in risorse per nuove applicazioni. Lo studio si è focalizzato su vari materiali recuperabili da scarti industriali come derivati amidacei da industrie alimentari, fibre di cellulosa di carta igienica e poliidrossialcanoati (PHA) dal trattamento di acque reflue urbane, fibre di legno, di gusci di macadamia e da fondi di caffè e sulle loro possibili applicazioni. In particolare, sono state realizzate e testate malte a base di calce idraulica rinforzate con fibre di cellulosa di scarto, in termini di proprietà meccaniche e di durabilità, per diminuire l’impatto ambientale dei materiali nel campo dell’ingegneria edile. Sono state studiate le proprietà disinquinanti di alcuni derivati dell’amido (ciclodestrine) in termini di capacità di rimozione di COVs e del particolato per la creazione di filtri innovativi per il trattamento dell’aria. Riguardo i PHA, sono state sperimentate diverse condizioni estrattive (convenzionali, in continuo e con Paar Reactor), includendo anche vari pretrattamenti (chimici e fisici) per valutarne le influenze sulle rese di estrazione. I polimeri estratti sono stati caratterizzati dal punto di vista meccanico, morfologico, chimico e termico. Sono stati inoltre realizzati compositi a base di fibre di legno, di macadamia e di fondi di caffè, per produrre manufatti per il design tramite estrusione e stampaggio a compressione. I risultati mostrano che la valorizzazione di queste materie secondarie è possibile, ottenendo risultati positivi in ogni campo proposto. L'aggiunta di fibre di cellulosa recuperata nelle malte apporta benefici in termini di comportamento a flessione e capacità di tampone igrometrico. L'aggiunta di ciclodestrine aumenta l'efficienza di rimozione di COVs e della frazione dimensionale PM1 dei filtri. Si è dimostrato che i pretrattamenti sulla biomassa influenzano significativamente le proprietà dei polimeri estratti. Infine, i compositi a base di PHA e fibre di legno si sono mostrati i più promettenti per lo stampaggio a compressione, presentando caratteristiche meccaniche e termiche comparabili a quelle di compositi contenenti PHA commerciale.
The extraction and production of material resources have a significant impact on the environment and human health, as well as on the economy. Even today, quality is synonymous with newness, for which a linear economic growth model is established, which has characterized history in the last century. Nowadays, safeguarding and saving the resources needed for the planet is becoming more and more important in the field of engineering and technologies. Materials science and engineering, thanks to the development of innovative materials through the reuse of old resources, offers various ideas for the creation of durable, multifunctional and, above all, consumption-friendly materials. In fact, the materials research sector is increasingly focusing on the enhancement of recycled raw materials, obtained from industrial by-products, for a more sustainable industry with a lower ecological impact, so as to ensure a circular economy. The present research aims to support these needs through the development and study of materials based on biological matrix industrial by-products in order to convert them back into resources for new applications. The study focused on various materials recoverable from industrial waste such as starch derivatives from food industries, cellulose fibers from toilet paper and polyhydroxyalkanoates (PHA) from the treatment of urban wastewater, wood fibers, macadamia shells and coffee grounds and their possible applications. In particular, hydraulic lime-based mortars reinforced with recovered cellulose fibers were made and tested, in terms of mechanical properties and durability, to reduce the environmental impact of materials in the field of construction engineering. The depolluting properties of some starch derivatives (cyclodextrins) were studied in terms of the ability to remove VOCs and particulate matter for the production of innovative filters for air treatment Regarding the PHAs, various extraction conditions (conventional, continuous and with Paar Reactor) were tested, including various pre-treatments (chemical and physical) to evaluate their influences on extraction yields. The extracted polymers were characterized from a mechanical, morphological, chemical and thermal point of view. Furthermore, composites based on wood fibers, macadamia and coffee grounds have been made to produce designer products by extrusion and compression moulding. The results show that the exploitation of these secondary subjects is possible, obtaining positive results in each proposed field. The addition of recovered cellulose fibers in mortars brings benefits in terms of flexural performance and hygrometric buffer capacity. The addition of cyclodextrins increases the efficiency of removing VOCs and the PM1 dimensional fraction of the filters. Biomass pre-treatments have significant influence on the properties of the extracted polymers. Lastly, composites based on PHA and wood fibers have demonstrate to be the most promising composite for compression moulding, presenting mechanical and thermal characteristics comparable to those containing commercial PHA.
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Rosetti, Giulia. "Valorizzazione dei sottoprodotti dell'industria olearia: utilizzo della sansa per la coltivazione di lieviti." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14374/.

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La sansa è il sottoprodotto principale dell’industria olearia costituendo il 30-40% in peso delle olive lavorate. Rappresenta sia un costo di smaltimento sia una possibile fonte di molecole ad alto valore come fenoli e polifenoli. Il suo riutilizzo odierno consiste nell’estrazione dell’olio di sansa, nella produzione di energia termica attraverso la combustione del nocciolino, nella preparazione di compost e mangimi. In virtù della sua composizione ricca in steroli (campesterolo, β-sitosterolo, Δ-5-avenasterolo..) e acidi grassi (palmitico, oleico, linoleico) può rappresentare anche un ottimo substrato per la crescita di microrganismi,come i lieviti, o per la produzione di enzimi di interesse alimentare. In questo contesto questo elaborato ha come obiettivo quello di effettuare una caratterizzazione di 50 ceppi di lieviti isolati da olive, sottoprodotto del pomodoro e olio di oliva. In particolare è stata valutata l’attività lipasica ed esterasica oltre alla capacità di degradare e crescere in presenza di sansa. I risultati ottenuti hanno mostrato che quasi tutti i ceppi sono stati in grado di crescere in presenza degli acidi laurico ed oleico, essendo l’acido oleico idrolizzato più facilmente e rapidamente. Anche la sansa ha rappresentato una buona fonte nutrizionale in grado di supportare la coltivazione di quasi tutti i ceppi il cui sviluppo ha comportato la produzione di oltre 70 molecole volatili rilevate mediante SPME-GC/MS. Tali composti appartengono a diversi classi chimiche come aldeidi, chetoni, alcoli ed esteri. In particolare si è osservato che numerosi alcoli vengono accumulati e tra questi un solo ceppo ha prodotto etanolo, diminuendo il contenuto di composti derivanti dall’ossidazione dell’olio come le aldeidi. I risultati ottenuti sono stati promettenti in quanto i ceppi isolati presentano un’ampia gamma di attività enzimatiche che potrebbero portare a uno sfruttamento innovativo della sansa.
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Baldacci, Juri. "Sottoprodotti dell'industria olearia: possibili approcci per il loro trattamento, smaltimento e possibile valorizzazione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14591/.

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Abstract:
Il sistema agroalimentare si basa sulla quotidiana trasformazione, produzione e distribuzione di milioni di tonnellate di alimenti e bevande, ciascuno dei quali, oltre ad avere un costo valido a compensare l'intera filiera, porta con sé un costo in termini di impatto ambientale. Per le imprese, trascurare questo aspetto, si traduce nell'avere oneri aggiuntivi futuri, dovuti a costi di gestione dello scarto e a possibili sanzioni dovute a scorrette procedure di smaltimento. Inoltre, non tutti gli scarti alimentari possono essere trattati allo stesso modo e perciò necessitano di operazioni preliminari specifiche. Un processo tecnologico tradizionale dei paesi dell'area mediterranea, è quello di trasformazione delle olive nei relativi oli vergini (distinguibili nelle categorie merceologiche "extra vergine", "vergine" e "lampante"). Questa tesi vuole focalizzare l'attenzione su ciò che viene prodotto in un frantoio parallelamente all'estrazione dell'olio, cioè alla corretta gestione dei sottoprodotti generati. Un corretto approccio alla gestione di tali sottoprodotti risponde anche ai continui allarmi riguardanti lo scorretto smaltimento dei reflui con conseguenze deleterie per la fertilità del suolo e la potabilità delle falde acquifere. Per un frantoiano la gestione dei sottoprodotti rappresenta un punto critico, che può però trasformarsi in un beneficio per l'azienda in termini economici e di impatto ambientale. Con le moderne tecnologie, infatti, è possibile gestire il sottoprodotto non più come "scarto" o "rifiuto", ma come possibile risorsa in grado di essere convertita in una fonte di reddito per l'azienda (es. estrazione e purificazione di molecole antiossidanti ad alto valore aggiunto). Questo è possibile grazie all’interessante composizione chimica propria dei due principali sottoprodotti che si ottengono dalla lavorazione delle olive, cioè la sansa e le acque di vegetazione. Comunque, tali sottoprodotti risultano caratterizzati da un elevato carico inquinante in termini di domanda chimica e biochimica di ossigeno (COD e BOD), che andrebbe a calare notevolmente se si estraessero tutti quei composti ritenuti interessanti per le possibili applicazioni in campo agrario, alimentare, cosmetico e farmaceutico. Verranno quindi esposti i trattamenti di maggior efficacia ed economicità con i quali è possibile trattare i reflui oleari così da renderli smaltibili/usabili in ottemperanza ai vincoli legislativi.
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Brucato, Miriam Carmela. "Valutazione delle prestazioni ambientali della valorizzazione di sottoprodotti vitivinicoli effettuati dall’azienda Caviro Distillerie." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il presente studio si inserisce nell’ambito del progetto VALSOVIT - Valorizzazione sostenibile degli scarti della filiera vitivinicola per l'industria chimica e salutistica - finanziato sul Bando POR FESR Emilia-Romagna, il cui obiettivo è la valorizzazione degli scarti vitivinicoli per la produzione di sostanze ad alto valore aggiunto. In questa tesi è stata applicata la metodologia Life Cycle Assessment (LCA) all’attuale processo di valorizzazione di scarti messo in atto dall’azienda Caviro Distillerie con l’obiettivo di rendere in futuro possibile una valutazione comparativa con le valorizzazioni innovative scaturenti dal progetto VALSOVIT. Un secondo obiettivo è stato quello di effettuare un’analisi LCA comparativa tra il processo attuale e due processi alternativi, ipotizzati sulla base di precedenti modalità di smaltimento dei residui della filiera. Nella prima fase del lavoro sono stati individuati tutti i processi rientranti nei confini del sistema e i relativi flussi di materia ed energia in ingresso e in uscita. In seguito i dati raccolti sono stati implementati nel modello realizzato con un software dedicato. Infine i dati sono stati trasformati in contributi a una serie di categorie di impatto ambientale proposte dal manuale ILCD Handbook; ad esse è stata aggiunta la “domanda di energia primaria”. Dallo studio è emerso che i principali impatti derivano dalla fase di autoproduzione di energia elettrica e termica attraverso la combustione di biomasse e biogas, ma questi sono più che compensati dai crediti ottenuti grazie all’evitato consumo di energia elettrica dalla rete e termica da gas naturale. Dall’analisi comparativa si evidenzia come lo scenario attuale presenti impatti ambientali inferiori, in quasi tutte le categorie, alle precedenti configurazioni. Complessivamente con l’attuale sistema di valorizzazione degli scarti si ottengono importanti benefici ambientali in termini di emissioni di gas serra, consumo delle risorse e utilizzo di energia.
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AMENDOLA, DANILA. "VALORIZZAZIONE DI SOTTOPRODOTTI AGRO-ALIMENTARI PER LA PRODUZIONE DI COMPOSTI AD ALTO VALORE AGGIUNTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1733.

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Abstract:
Questa tesi di dottorato ha riguardato il recupero di composti ad alto valore aggiunto dai sottoprodotti agro-alimentari e il loro utilizzo in campo alimentare. In particolare, si è studiato il frazionamento lignocellulosico di raspi d’uva e residui di potatura di melo per ottenere emicellulosa, cellulosa, lignina e antiossidanti attraverso processi di auto-idrolisi e organosolv, investigando successivamente l’influenza di sei cultivar sul frazionamento lignocellulosico dei raspi. Un processo composto da quattro fasi (trattamento di lavaggio seguito da un’idrolisi acida, un’idrolisi basica e, infine, una decolorazione basica) è stato applicato su raspi di uva rossa (Barbera, Pinot Noir, Nebbiolo) e bianca (Müller, Chardonnay and Moscato). I raspi sono stati confrontati in termini di composizione chimica della materia prima (umidità, ceneri, minerali, lipidi, fibre, proteine zuccheri liberi) e di frazioni recuperate ( lavaggio, liquors acidi e basici e residui di cellulosa finali). Si è inoltre studiato l’influenza varietale sull’estrazione di antiossidanti da vinacce di Barbera, Pinot Noir and Nebbiolo, i diversi estratti sono stati confrontati per il loro profilo fenolico e per la loro capacità antiossidante. Infine, un estratto liofilizzato di vinacce di Barbera è stato utilizzato per migliorare la shelf-life di una pasta di nocciole valutando l’ossidazione cinetica.
This thesis has focused on the recovery of high value compounds from agri-food by-products and their use in food. In particular, we studied the lignocellulosic fractionation of grape stalks and apple tree pruning for the recovery of hemicelluloses, cellulose, lignin and antioxidants through processes of auto-hydrolysis and organosolv, investigating subsequently the influence of six grape cultivar,on the lignocellulosic fractionation of grape-stalks. A four-step process (a washing treatment followed by an acid hydrolysis, a basic hydrolysis and, finally, a basic bleaching) was applied to stalks obtained from six different red (Barbera, Pinot Noir, Nebbiolo) and white (Müller, Chardonnay and Moscato) grape cultivars. The different stalks were compared in terms of chemical composition of raw material (moisture, ash, minerals, lipids, fiber, proteins, free sugars) and of the recovered fractions (washing, acid and basic liquors and final cellulose residues). We also studied the influence of variety on the antioxidants extraction from Barbera, Pinot Noir and Nebbiolo grape marc. The different extracts were compared in terms of phenolic profile and antioxidant capacity. Finally, a freeze-dried extract from Barbera grape marc was used to improve the shelf-life of hazelnut paste evaluating the oxidation kinetics.
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Venturi, Landini Sofia. "Potenziali applicazioni biotecnologiche di Yarrowia lipolytica per la valorizzazione di scarti e sottoprodotti agro-industriali." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Con questo elaborato si è voluto rimarcare il vantaggio ottenibile da una gestione sostenibile dei sottoprodotti nei diversi settori dell'industria alimentare e del loro possibile utilizzo per generare materie prime, ingredienti, molecole ad alto valore aggiunto destinati alle produzioni alimentari o a filiere diverse. Sono disponibili numerosi esempi di recupero e valorizzazione di scarti e sottoprodotti alimentari tramite l’uso del lievito “oleaginoso” Yarrowia lipolytica, una delle specie di lievito maggiormente usata a livello industriale. Yarrowia lipolytica è infatti usata come agente biotecnologico per la produzione di acidi organici o sostanze idrofobiche come acidi grassi polinsaturi, di enzimi per l’industria farmaceutica e per la produzione di biocarburanti. Oltre all’ampio uso a livello industriale, questo lievito presenta un importante ruolo applicativo anche nel risanamento ambientale. Y. lipolytica è stato proposto per la valorizzazione della sostanza organica di scarti, reflui e sottoprodotti agro-industriali in composti ad alto valore aggiunto riutilizzabili in diversi settori. Nonostante siano state riportate molte applicazioni industriali per Y. lipolytica, alcuni problemi che limitano il potenziale sviluppo in questo campo permangono. Infatti le caratteristiche di Y. lipolytica sono intrinsecamente ceppo-dipendenti e molti prodotti non possono essere prodotti su scala commerciale. Perciò, l’individuazione del corretto substrato è ritenuta un fattore cruciale per la produzione di specifici prodotti chiave. Con lo sviluppo delle biotecnologie, una serie di strumenti genetici e molecolari permetteranno uno studio più approfondito di Y. lipolytica. Per questo si può concludere che queste biotecnologie forniranno nuove idee e nuove opportunità in futuro per la produzione da parte di Y. lipolytica di altri prodotti naturali, specialmente di quelli con alto valore aggiunto.
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Bellosi, Elena. "Proprietà, estrazione e applicazioni delle proteine presenti nei sottoprodotti del processo di produzione della birra." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
La birra è una delle bevande alcoliche più diffuse al mondo e viene ottenuta dalla fermentazione di malto d’orzo in ambiente acquoso per azione di lieviti del genere Saccharomyces. La birra è amaricata e aromatizzata con luppolo, sottoforma di coni freschi, coni essiccati, pellet o estratto. Il processo di birrificazione genera grandi quantità di sottoprodotti, 20 kg ogni 100 litri di birra, di cui: trebbie, torta e lieviti. La composizione dei sottoprodotti può variare a seconda del tipo, delle materie prime e delle condizioni durante il processo produttivo. In generale, tutti presentano un alto livello di umidità ed un alto contenuto di carbonio. Poiché risultano ricchi in carboidrati, proteine, fibre, vitamine e composti fenolici, questi sottoprodotti presentano un significativo potenziale per applicazioni in processi biotecnologici. Il contenuto proteico, in particolare, risulta significativo, e considerando la notevole quantità di sottoprodotti generata ogni giorno nel mondo, il recupero di questa frazione proteica potrebbe essere di interesse per gli stessi birrifici, per ridurre sprechi. Lo scopo di questa ricerca è stato quello di valutare le potenzialità dei tre sottoprodotti (trebbie, torta e lieviti esausti) come fonte di proteine, da recuperare e riutilizzare come ingredienti per l’alimentazione umana o animale. Sono state eseguite prove analitiche per la determinazione del contenuto proteico totale (metodo Kjeldahl) e della frazione proteica solubile (saggio Bradford), sia dei tre sottoprodotti che di tre estratti proteici ottenuti tramite metodo chimico (trattamento con una base forte, seguito da precipitazione isoelettrica). I tre estratti proteici sono stati inoltre sottoposti a digestione enzimatica per produrre un idrolizzato proteico e valutarne l'attività antiossidante. L’efficacia della reazione idrolitica è stata verificata tramite elettroforesi su gel di poliacrilammide in condizioni denaturanti (SDS-Page).
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Carini, Eugenia. "Valutazione della fattibilita dell'estrazione con metodi biofisici di grassi da sottoprodotti di macinazione della filiera cerealicola." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Per far fronte all’elevato impatto ambientale delle produzioni alimentari si è cercato di sviluppare una metodologia di estrazione dell’olio di germe di grano attraverso tecnologia acquoso-enzimatica che valorizzi il sottoprodotto della lavorazione del frumento e non impatti sull’ambiente con l’utilizzo di solventi. In particolare, in questo studio di tesi, per estrarre l’olio dal germe e separarlo dalla fase acquosa è stato utilizzato l’enzima Alcalase. Dopo una serie di prove di messa a punto, in cui alcune tecnologie non sono risultate efficaci (per esempio la gramolatura) e si è dovuto optare per altre, si sono rese fondamentali per l'estrazione le operazioni di pretrattamento della matrice con microonde e l’alternanza congelamento/scongelamento del campione. Nel presente elaborato di tesi, dopo un quadro dettagliato dello stato dell’arte sulle caratteristiche e potenzialità del germe di grano e le tecniche di estrazione della fase lipidica, viene riportata anche una parte sperimentale di prove effettuate in laboratorio che hanno lo scopo di valutare l’efficacia e la messa a punto della tecnica estrattiva per via enzimatica. Nonostante i risultati in linea generale possono essere considerati positivi in quanto l’enzima è in grado di liberare l’olio contenuto nel germe, sarà necessario approfondire e perfezionare la tecnica di estrazione al fine di rendere questo processo più efficiente da un punto di vista quantitativo e di applicabilità.
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Mascotelli, Alice. "Attività antimicrobica di ceppi di batteri lattici e di sottoprodotti dell'industria agroalimentare nei confronti di microrganismi patogeni." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18564/.

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Abstract:
Recentemente l’industria alimentare ha compiuto un’intensa ricerca volta ad immettere sul mercato prodotti al contempo innovativi e rispondenti alle esigenze del consumatore in termini di qualità e sicurezza. Tra le strategie adottate, vi è l’uso di colture starter funzionali, per lo più appartenenti al gruppo dei batteri lattici, che contribuiscono sia alla sicurezza dell’alimento, sia offrono vantaggi di carattere tecnologico, organolettico, nutrizionale o salutistico. Pertanto la ricerca di nuove specie capaci di assolvere non solo alle tradizionali funzioni tecnologiche, ma anche di esercitare funzioni aggiuntive quali quella protettiva grazie alla produzione di diversi antimicrobici (e.g. acidi organici, perossido di idrogeno, diacetile, etanolo e batteriocine) è un aspetto molto importante da considerarsi per l’identificazione di colture microbiche di biocontrollo o starter. L’obiettivo di questo elaborato è stato quello di valutare la possibile attività antimicrobica sia di alcuni ceppi di batteri lattici isolati da campioni biologici e con comprovate potenzialità probiotiche, sia di sottoprodotti alimentari quali pastazzo di agrumi, residui dal melograno, equiseto, chitina e chitosano, nei confronti di alcuni microrganismi patogeni. Come riferimento si sono utilizzati alcuni probiotici commerciali e prebiotici noti (FOS e inulina). I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come tutti gli isolati studiati posseggano una capacità di antagonizzare i patogeni selezionati (L. monocytogenes, B. cereus, S. aureus, E. coli, Salmonella Enteritidis) del tutto confrontabile con quella dei ceppi commerciali di riferimento. Diversamente, per quanto riguarda i sottoprodotti, solo il pastazzo di agrumi, i residui di melograno ed il chitosano hanno presentato un’attività antimicrobica interessante.
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Rocchi, Simona <1979&gt. "MATERIALI E AMBIENTE - Valorizzazione di sottoprodotti industriali come materie prime secondarie nella produzione di materiali per l'edilizia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2772/1/Rocchi_Simona_tesi.pdf.

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Rocchi, Simona <1979&gt. "MATERIALI E AMBIENTE - Valorizzazione di sottoprodotti industriali come materie prime secondarie nella produzione di materiali per l'edilizia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2772/.

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Parenti, Francesca. "Utilizzo di un marker specifico per valutare il contenuto in aleurone in sottoprodotti ottenuti da frumento attraverso decorticazione pre-macinazione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12141/.

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Abstract:
Negli ultimi anni i produttori del settore alimentare oltre a porre attenzione alle esigenze del mercato cercano di ridurre al minimo gli sprechi derivanti dalla lavorazione delle materie prime trovando sempre nuovi utilizzi per i sottoprodotti che ne derivano. Questo studio si è concentrato sulla valutazione dei sottoprodotti ottenuti dalla lavorazione del frumento attraverso l'applicazione del processo di decorticazione pre-macinazione, tecnologia già impiegata da tanti anni per i cereali con cariosside "vestita" come orzo, riso, farro e avena. In questo elaborato è stato messo a punto un metodo di facile applicabilità in grado di determinare l'eventuale presenza di aleurone nei campioni di interesse: crusca, cruschello e farinaccio a diversi gradi di decorticazione (7% e 10%). Il marker scelto è l'acido fitico perchè ritenuto presente esclusivamente nelle vicinanze dell'aleurone, a differenza di altri composti presenti nelle diverse parti della cariosside. Dai risultati ottenuti nessuna differenza significativa circa il contenuto di acido fitico è stata osservata nei campioni di crusca, cruschello e farinaccio ottenuti attuando una decorticazione pre-macinazione al 7% mentre nel caso di una decorticazione più spinta l'unica evidenza riscontrata riguarda il contenuto inferiore di tale marker in farinaccio rispetto a crusca e cruschello. Ponendo a confronto ogni singolo prodotto in funzione del tipo di processo tecnologico attuato però, le differenze appena descritte diventano nulle. In futuro sarà necessario condurre nuove prove, su sottoprodotti a cui è stato applicato differente grado di decorticazione rispetto a quelli appena presi in esame, per capire se la presenza di acido fitico da sola sia in grado di discriminare la differente quantità di aleurone in prodotti decorticati. In caso contrario sarà necessario individuare un nuovo marker utile alla caratterizzazione dei sottoprodotti arricchiti in aleurone.
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Arfilli, Francesco. "Produzione e consumo sostenibile del caffé: dalla pianta alla tazzina." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Il caffè è il secondo bene di consumo al mondo e la quantità di scarti che si ottengono dalla sua lavorazione e dal suo consumo è molto elevata; nella filiera del caffè risulta di fondamentale importanza il tema della sostenibilità ambientale, economica e sociale. A tal proposito, è importante sia ricercare metodi innovativi di riutilizzo dei sottoprodotti e degli scarti (la maggior parte ancora ricchi in composti bioattivi), sia studiare i comportamenti dei consumatori in materia di smaltimento. Inerente a tale tematica è stata l’elaborazione di un’idea progettuale per un concorso volto a favorire il raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Un’ampia ricerca bibliografica ha permesso di approfondire gli aspetti di valorizzazione e le caratteristiche che contraddistinguono la filiera del caffè, dalla pianta fino alla tazzina. Le abitudini di consumo e smaltimento dei consumatori di caffè sono state indagate mettendo a punto ed erogando un apposito questionario on-line con una successiva analisi ed elaborazione dei dati ottenuti. Questi ultimi, confrontati con la letteratura, hanno dimostrato che il consumo di caffè in Italia, benché sia notevolmente diversificato, derivi in buona parte dall’estrazione della bevanda tramite l’utilizzo di capsule o cialde. Inoltre, l’analisi delle abitudini di smaltimento ha evidenziato che in media i consumatori di capsule e cialde hanno un comportamento meno attento nei confronti delle tematiche di smaltimento sostenibile rispetto a chi consuma caffè in altre modalità. Un’elevata percentuale di consumatori di capsule/cialde si sono però dichiarati disposti ad impegnarsi a differenziare il rifiuto, in un’ottica di riciclo e sostenibilità. Tale risultato, apparentemente contraddittorio, potrebbe essere motivo di ulteriori approfondimenti volti ad indagare le cause di tale comportamento; inoltre potrebbe rappresentare un punto di partenza per sensibilizzare maggiormente il consumatore riguardo l’importanza di un corretto smaltimento.
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Cini, Naomi. "Valutazione delle condizioni di estrazione nella determinazione di composti fenolici nelle patate." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9924/.

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Abstract:
Il presente elaborato di tesi valuta l’effetto delle condizioni di estrazione dei composti fenolici in un sottoprodotto della lavorazione industriale delle patate, la buccia, con l’obiettivo di poter valorizzare tale residuo di processo per utilizzi futuri. Al fine di ottimizzare le condizioni di estrazione, si è deciso di utilizzare il disegno sperimentale Box-Behnken (DBB) mediante la variazione di tre fattori (tempo, tipologia di solvente, rapporto campione/solvente) e per un totale di 15 determinazioni. I dati risultanti dalla determinazione dei composti fenolici totali e dell’attività antiossidante hanno messo in evidenza come la buccia di patate, sottoprodotto del processo di lavorazione industriale, sia un prodotto interessante per il proprio contenuto in composti fenolici ad elevata attività antiossidante. Tuttavia, la scelta delle condizioni ottimali di estrazione è fondamentale al fine di evitare la sottostima del contenuto in composti bioattivi, che deriverebbe da una incompleta estrazione degli stessi dalla matrice alimentare. Il disegno Box-Behnken ha permesso di stabilire le condizioni ottimali di estrazione dei composti fenolici e per questo sará utilizzato in futuro per lo screening di diversi campioni procedenti dalla produzione industriale. L’estrazione ottimale dei composti di interesse ha comunque evidenziato come la buccia di patata sia una fonte di composti fenolici ad attivitá antiossidante che potrá essere utilizzata sia come ingrediente alimentare che in campo nutraceutico.
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Satta, Elena. "Determinazione del contenuto in composti fenolici mediante HPLC-DAD/MS e valutazione dell’attività antiossidante in differenti varietà di patata." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12114/.

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Abstract:
La patata, ampiamente diffusa nell’ alimentazione occidentale, è una ricca fonte di composti fenolici, i quali sono concentrati soprattutto nella buccia. La concentrazione di tali composti bioattivi è strettamente dipendente dalla cultivar, per questo indirizzare la produzione sulla varietà a maggior contenuto fenolico, potrebbe incrementare il valore “nutrizionale” del prodotto finito. Lo studio condotto nell’ ambito del presente lavoro di tesi si è preposto lo scopo di quantificare e identificare i composti fenolici antiossidanti estratti da sottoprodotti industriali, composti in prevalenza da bucce e da polpa, di diverse varietà di patata, per poterne identificarne le diversità e potenzialità. Dalla valutazione dell’attività antiossidante degli estratti delle diverse varietà si è potuto desumere un andamento variabile, con anche differenze significative fra alcune varietà. Anche nella determinazione dei fenoli mediante HPLC-DAD/MS si sono riscontrate differenze quantitative fra le varietà. A livello qualitativo, è emerso come la maggior parte dei composti fenolici identificati fossero acidi fenolici, in particolare derivati dell’acido clorogenico e dell’acido ferulico. Si è voluto, inoltre, verificare la possibile influenza del trattamento con campi elettrici pulsati sull’ attività antiossidante e sul contenuto di fenoli. Il trattamento con PEF, a parità della stessa varietà, non è risultato incidente e non ha significativamente migliorato l’attività antiossidante e il contenuto in composti fenolici dell’estratto analizzato. Dal presente lavoro di tesi è possibile, quindi, concludere come i sottoprodotti dell’industria pataticola, soprattutto se derivanti da specifiche cultivar di patata, si possano considerare prodotti di interesse e potenziali fonti di antiossidanti naturali a basso costo su cui investire per l’innovazione di nuovi prodotti più salutari e con qualità tecniche e nutrizionali migliori.
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Di, Giacomo Roberto. "Produzione di biodiesel da grasso animale tramite biocatalisi enzimatica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18547/.

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Abstract:
Scarti e sottoprodotti costituiscono un problema per l’impatto ambientale. Grazie al processo di “rendering”, ovvero raccolta e lavorazione dei sottoprodotti di origine animale, le aziende valorizzano gli scarti dando loro una seconda vita. Una possibile via di riutilizzo dei grassi animali è la produzione di biodiesel. Tradizionalmente il biodiesel viene ottenuto da oli vegetali mediante catalisi chimica dei grassi con acidi e basi. Questa procedura presenta diversi svantaggi come la mancata separazione del catalizzatore dai prodotti di reazione, difficoltosa purificazione della glicerina, frequente formazione di saponi con abbassamento delle rese. Per ovviare a tali inconvenienti sarebbe indicato utilizzare dei catalizzatori come gli enzimi, i quali hanno la peculiarità di lavorare in egual modo sia nella transesterificazione che nella esterificazione, permettendo una duttilità nella scelta della materia prima. In questo contesto, lo scopo della tesi è stato quello di verificare la possibilità di utilizzare un processo innovativo basato sull’impiego di lipasi per la produzione del biodiesel a partire da grasso animale, attraverso una reazione di transesterificazione con metanolo. Nella fase iniziale del lavoro è stata avviata la reazione di transesterificazione, seguita da alcuni trattamenti perché il prodotto ottenuto non era conforme ai limiti di legge per la commercializzazione. Dopo i trattamenti il biodiesel ha raggiunto una purezza maggiore del 98%, tuttavia parametri come contenuto di zolfo e stabilità all'ossidazione non sono rientrati nei limiti di legge. I risultati ottenuti in questa sperimentazione hanno offerto una promettente e vantaggiosa alternativa alle tecnologie tradizionali impiegate per la produzione di biodiesel. Dopo aver testato una quantità rappresentativa di campioni, data l’elevata eterogeneità delle caratteristiche chimico-fisiche dei grassi animali, si può auspicare di rendere il processo adatto ad un impiego su scala industriale.
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Cambiuzzi, Giulia. "Studio dell'effetto dell'applicazione di alte pressioni di omogeneizzazione (HPH) su qualità e stabilita di purea di kiwifruit." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
La crescente tendenza dei consumatori a ricercare alimenti con alto contenuto funzionale ed elevata shelf-life ha stimolato la ricerca verso lo sviluppo di tecnologie innovative stabilizzanti. Tra i possibili trattamenti applicabili, risultano interessanti le alte pressioni di omogeneizzazione (HPH), anche per il riutilizzo di scarti e sottoprodotti dell’industria agro-alimentare. Infatti, essi sono una matrice ricca di sostanze ad elevato valore nutrizionale e funzionale, come gli antiossidanti, i polifenoli e l’acido ascorbico. L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato quello di valorizzare i kiwifruit a polpa gialla sottodimensionati (e quindi considerati scarti) per la creazione di una purea di frutta composta da kiwifruit, finocchio e limone. Tale purea è stata sottoposta ad HPH come trattamento stabilizzante, con o senza l’utilizzo di un trattamento termico blando (HPH, HPH in aggiunta a trattamento a 70°C (T+HPH) e con solo trattamento termico più intenso (a 97°C per 25 minuti (T)), per la valutazione della stabilità e della qualità chimico-fisica, microbiologica e nutrizionale in rapporto ad un campione non processato. In aggiunta si sono effettuati inoculi di microrganismi patogeni (L. monocytogenes, E. coli, S. enteritidis, B. cereus) e degradativi (S. cerevisiae e L. plantarum) con lo scopo di valutare l’idoneità dei trattamenti applicati nella matrice in oggetto e per analizzare l’andamento di tali microrganismi durante la shelf-life. Dalle analisi effettuate si è osservato un cambiamento del colore per il campione T, mentre il trattamento T+HPH è risultato ottimale fino al 64 giorno di conservazione a temperatura ambiente. L’attività antiossidante è risultata migliore nel campione T, mentre il contenuto di acido ascorbico è diminuito in ogni campione. Dal punto di vista microbiologico, tutti i trattamenti hanno abbattuto i MO patogeni eccetto il B. cereus, per il quale solo il trattamento termico è risultato efficace.
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Vasileva, Vanya Ivanova. "Differenze compositive di oli vegetali in funzione del trattamento di ultrasonicazione e di filtrazione." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Questo lavoro sperimentale si focalizza sulla valutazione di variazioni compositive che incorrono in campioni di olio a seguito dell’applicazione di processi di ultrasonicazione (US) e/o filtrazione (F), ottenuti sia a partire da sole olive, sia mediante la co-frangitura di olive con bucce e semi di pomodoro. Per valutare l’effetto dell’applicazione degli US e della F sono stati prodotti campioni di controllo, nei quali nessuno dei suddetti processi è stato applicato. Il trattamento con US è risultato efficace nell'incrementare la stabilità ossidativa di tutti i campioni. Questo effetto è primariamente ascrivibile ad una più elevata “estraibilità” delle molecole a struttura fenolica polari che, per azione degli US, si ripartiscono più efficacemente nella matrice lipidica. Per le altre molecole antiossidanti (tocoferoli, caroteni, carotenoidi) non è stato invece individuato un loro significativo incremento nei campioni ultrasonicati. Gli US non hanno causato modificazioni idrolitiche ed ossidative apprezzabili, né tantomeno variazioni della composizione in acidi grassi. Per quanto riguarda, invece, l’effetto della filtrazione dell’olio, sì è osservato un lieve aumento dei prodotti primari dell’ossidazione, probabilmente riconducibile ad una maggiore esposizione dell'olio all'ossigeno dovuta alla discontinuità del processo. I campioni non filtrati rispetto ai filtrati hanno evidenziato una maggiore stabilità ossidativa (OSI test); è possibile ipotizzare che la presenza del residuo acquoso, dovuto alla mancata filtrazione, possa veicolare nell’olio altri microcomponenti attivi quali fosfolipidi e/o residui proteici. Né per le molecole polari a struttura fenolica, né per caroteni e carotenoidi si sono avute variazioni significative in seguito a F. Infine, tutti i campioni di olio, ottenuti sia da sole olive che da co-frangitura, sono risultati caratterizzati da un’ottima qualità microbiologica con lieviti e batteri sporigeni inferiori al limite di determinazione.
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Bernabini, Carlotta. "Mitilicoltura: strategie per aumentare la sostenibilità della filiera." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23139/.

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Abstract:
L’aumento demografico assieme all’approvvigionamento di alimenti e alla sostenibilità ambientale sono tematiche di rilevanza globale per le quali la scienza e la tecnologia sono da tempo alla ricerca di strategie efficaci. In un contesto dove lo sfruttamento delle risorse fossili è giunto al limite e anche il settore agro-alimentare è costretti a rivedere i criteri di produzione, la mitilicoltura emerge come fonte sostenibile di alimenti proteici, funzionali e in grado di generare numerosi sottoprodotti per promuovere i principi alla base della bioeconomia. Questo lavoro di tesi ha analizzato l’intero ciclo di produzione dei mitili, partendo dalle sue origini e dalle tecniche utilizzate in passato e proseguendo fino a giorni nostri seguendo l’evoluzione tecnologica per aumentare la produttività e la possibilità di adibire all’allevamento aree che in passato non erano utilizzabili. E’ stato inoltre evidenziato il quadro economico con lo scopo di evidenziare il deficit di offerta nel nostro Paese e le possibilità di investimento nel settore; sono state altresì descritte le tecniche produttive emergenti, in grado di aumentare la sostenibilità della filiera e generare maggiore profitto per le figure imprenditoriali che si cementano nel settore. La parte finale del lavoro di tesi ha preso in considerazione la valorizzazione dei sottoprodotti generati dalla mitilicoltura secondo i principi dell’economia circolare allo scopo di evidenziare la possibilità di aumentare la sostenibilità della filiera di produzione.
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Lazzeretti, Morgana. "Caratterizzazione di oli ottenuti dalla co-frangitura di olive e matrici oleaginose ad alto valore nutrizionale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18599/.

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Abstract:
L'impatto ambientale dovuto alle attività dell’industria alimentare ha condizionato soprattutto le scelte dei consumatori che vogliono sentirsi parte del cambiamento.Da qui la ricerca di nuove applicazioni e metodiche per l’estrazione di componenti di interesse da matrici che, apparentemente, non avrebbero più molto da offrire.Gli scarti ed i sottoprodotti dell’industria alimentare coprono importanti volumi e la loro valorizzazione offre svariati benefici.Lo scopo di questa tesi è quello di stabilire la possibilità di arricchire un prodotto come l’olio di oliva, sfruttando la tecnica della co-frangitura con altre matrici oleaginose provenienti da scarti di produzione. L’impiego della co-frangitura risulta essere vantaggioso per l’azienda, poiché permette una resa estrattiva ottimale da più materie prime attraverso un singolo processo.Nello specifico, abbiamo analizzato le caratteristiche compositive della frazione lipidica di semi di melograno, di vinaccioli e di semi e bucce di pomodoro e abbiamo completato lo studio con la caratterizzazione degli oli co-franti confrontandoli con un olio extravergine di oliva (EVO) tal quale.Alcune analisi come la determinazione della composizione in acidi grassi (FAME),in tocoferoli,in steroli ed in sostanze fenoliche,son state eseguite sia sulle materie prime che sugli oli co-franti.Per completare il quadro è stato valutato anche lo stato ossidativo delle materie prime attraverso il numero di perossido, mentre gli oli co-franti sono stati sottoposti ad un test di ossidazione forzata (OXItest).I risultati ottenuti mostrano come le materie prime analizzate siano senza dubbio una fonte di sostanze bioattive che in parte vanno ad arricchire e modificare quella che è la composizione dell’olio extravergine di oliva.Quindi gli oli co-franti,con una adeguata formulazione e protezione dall’ossidazione,potrebbero apportare composti positivi per la salute e soddisfare le aspettative dei consumatori più sensibili alle tematiche ambientali.
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Serafini, Alba. "Quantificazione e mappatura degli scarti del pesce in Emilia-Romagna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20628/.

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Abstract:
Questa tesi ha lo scopo di effettuare una prima indagine riguardo alla disponibilità di scarto dalla lavorazione dei prodotti ittici in termini quantitativi entro i confini della Regione Emilia-Romagna, individuando le aree geografiche e gli attori della filiera più interessanti in termini di produzione di scarto. Si sono inoltre valutati una serie di metodi per la raccolta di questi dati. Per raggiungere lo scopo, si sono messe in atto due metodologie principali: una stima dello scarto a partire da dati di consumo dei prodotti ittici; un’indagine sulla produzione di scarto attraverso interviste dirette ai diversi operatori della filiera (industria di trasformazione, pescherie, GDO, ristoranti). È emersa una produzione di scarto in Regione di circa 7.000 Mg/anno, che a seconda del tipo di proiezione può variare tra i circa 2.000 Mg/anno fino ad un massimo di 14.000 Mg/anno, concentrati nelle province di Bologna, Rimini, Forlì-Cesena e Reggio nell’Emilia. GDO e ristoranti sono stati individuati come gli attori della filiera più interessanti in termini di quantità di scarto prodotto; i ristoranti in particolare, essendo gli unici attori a gestire lo scarto come rifiuto e non come sottoprodotto, sarebbero i più rilevanti dal punto di vista ambientale. Sono infine state proposte delle raccomandazioni per l'avanzamento di questo studio, che dovrebbe aumentare la disponibilità di dati, sia quantitativi che qualitativi, riguardanti sia la produzione degli scarti sia la domanda degli stessi. Anche se più dispendiosi in termini di tempo, i metodi di raccolta più efficaci sembrano essere quelli diretti, motivo per cui i dati di questa tesi possono servire per indirizzare l’indagine. Il coinvolgimento di intermediari (istituzioni e associazioni di categoria) e iniziative per fornire una maggiore informazione sul tema, appare necessario per rendere più efficace la valorizzazione di questo scarto.
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Pedrielli, Giorgia. "Recodoo ecodesign service platform. A design system for waste industrial marketplace." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25022/.

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Abstract:
Uno dei più grandi cantautori della nostra epoca scriveva in uno dei suoi testi più famosi “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Da questo primo concetto e dai miei interessi personali per la sostenibilità ambientale, si sviluppa il progetto Recodoo, un servizio pensato per migliorare l’incontro tra le aziende e gli eco-progettisti. Eventi come l’Overshoot day, ci dimostrano come non sia più possibile sostenere una produzione basata sull’estrazione delle risorse biologiche del pianeta, e di quanto sia fondamentale cambiare il nostro modello economico, passando da un sistema lineare a un modello circolare in cui un output di un’impresa può diventare input per un’altra. Recentemente si sono sviluppate diverse piattaforme legate all’economia circolare, marketplace in cui le imprese si incontrano per comprare e vendere scarti, sottoprodotti, materie prime seconde, incentivando l’uso di materiali riciclati nei prodotti. Queste ultime lavorano principalmente nell’ultima fase della filiera, ma la fase più decisiva è quella di progettazione, in grado di determinare fino all’80 % degli impatti ambientali. Recodoo estende a queste piattaforme, l’opportunità di aiutare le imprese, in un miglior utilizzo dei materiali acquistati. Sulla piattaforma le aziende potranno lanciare bandi con gli obiettivi specifici che vorranno raggiungere, e troveranno una community di professionisti del settore, in grado di rispondere alle loro necessità e ottimizzare-riprogettare lo stato attuale della loro produzione. I bandi potranno avere due modalità Open e Private e in entrambe le modalità verranno dati come ricompensa premi in denaro o pagamenti mensili ai progetti vincitori. Alla base del progetto c’è il modello di piattaforma Crowdsourcing, che ha l’intento di espandere le conoscenze, ottimizzare i tempi di progettazione contenendo i costi, aumentare i contatti tra gli attori del sistema e aggiornare i prodotti, partendo da risorse di riutilizzo o riciclo.
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Curci, Marco. "Confronto tra filtrazione tangenziale e filtrazione sottovuoto di fondi di chiarifica del vino." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/22133/.

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Abstract:
Il mio elaborato riassume una prova che ho svolto per verificare la possibilità di esaurire mediante la filtrazione tangenziale le fecce di flottazione di mosti di uve bianche. L’esperienza è stata svolta presso la cantina sociale di Faenza, in cui le fecce di flottazione vengono trattate da molti anni con un filtro rotativo sottovuoto. La recente acquisizione del filtro tangenziale Omnia, utilizzato in cantina per la pulizia di molti altri prodotti, ha permesso di valutare le sue prestazioni anche nella lavorazione di questa feccia che si caratterizza per un’elevata presenza di solidi sospesi. Il confronto diretto con il tradizionale filtro rotativo sottovuoto ha evidenziato le positività e i limiti della filtrazione tangenziale in questo trattamento da un punto di vista operativo, tecnologico ed economico. La filtrazione tangenziale è risultata vantaggiosa, per la facile automazione dell’impianto, per il basso impiego di manodopera, per maggiore qualità del permeato ottenuto e per l’eliminazione dei materiali della filtrazione; aspetto quest’ultimo molto importante per evitare problematiche ambientali e sanitarie per gli operatori. Per contro la filtrazione tangenziale ha dimostrato una minore produttività e una insufficiente separazione del mosto dal ritenuto. Infatti la valutazione economica effettuata al termine della prova ha mostrato come il filtro tangenziale sia meno economico, non tanto per i costi diretti dell’impianto, che sono risultati più bassi di quelli del filtro rotativo, quanto per quelli indiretti rappresentati dal mosto perso. Per risolvere questo problema la cantina sociale ha previsto una seconda lavorazione del ritenuto rilasciato dal filtro Omnia da parte del filtro rotativo. Questa soluzione che utilizza i due impianti in maniera complementare ha migliorato il bilancio economico della lavorazione delle fecce di flottazione con vantaggi anche tecnologici e organizzativi del lavoro.
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Fontana, Luca. "Incapsulazione dei composti bioattivi del melograno (Punica granatum L.)." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Nell’ottica di un sistema economico basato sulla sostenibilità, la valorizzazione di sottoprodotti come bucce e semi del melograno è il primo passo da compiere per limitare gli sprechi; inoltre, utilizzare gli scarti del melograno, ricchi in composti bioattivi, può conferire un valore aggiunto ai prodotti finiti. In questo elaborato vengono illustrate le proprietà dei composti bioattivi del melograno, come le sostanze a struttura fenolica e gli isomeri dell’acido linolenico coniugato presenti nell’olio estratto dai semi, nonché le loro potenziali applicazioni tecnologiche. Essendo composti facilmente deteriorabili, l’incapsulazione in materiali protettivi, prevalentemente tramite spray drying, è un processo fondamentale per preservarne le caratteristiche qualitative, permettendone l’impiego nelle formulazioni alimentari.
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Fumarola, Federica. "Sviluppo di uno strumento software per predisporre la documentazione per la certificazione volontaria del contenuto di materiale riciclato dei prodotti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
La certificazione volontaria del contenuto di materiale riciclato e/o recuperato e/o di sottoprodotti presenti in materiali, semi-lavorati o prodotti finiti nasce con lo scopo di valorizzare i prodotti che rispettano determinati standard e requisiti di carattere ambientale. La necessità di certificare prodotti e servizi si colloca nel quadro della sempre più consolidata “Circular Economy”, che ha l’obiettivo di promuovere modelli di produzione e di consumo sostenibili. I prodotti derivanti dal riciclo sono sempre più richiesti dalle Pubbliche Amministrazioni, in quanto il Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50 ‘Codice dei contratti pubblici’ ha reso obbligatorio, per tutte le stazioni appaltanti, l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM). Il presente elaborato di tesi ha avuto l’obiettivo di mettere a punto una procedura automatizzata per la raccolta dei dati e per la compilazione dei documenti necessari per la certificazione volontaria del contenuto di materiale riciclato e/o recuperato e/o di sottoprodotto presente in un materiale, semi-lavorato o prodotto finito. L’elaborato di tesi è organizzato in Capitoli e presenta la seguente struttura: il Capitolo 1 ha scopo introduttivo; il Capitolo 2 fornisce l’inquadramento normativo della certificazione volontaria del contenuto di materiale riciclato e/o recuperato e/o di sottoprodotti presenti in materiali, semi-lavorati o prodotti finiti; il Capitolo 3 illustra i documenti da predisporre per la certificazione volontaria del contenuto di materiale riciclato e gli strumenti software sviluppati durante il lavoro di tesi per la loro compilazione; il Capitolo 4 descrive la procedura automatizzata messa a punto per la compilazione dei documenti per la certificazione volontaria del contenuto di riciclato; il Capitolo 5 illustra l’applicazione della procedura automatizzata ad un caso di studio, dimostrandone la validità; il Capitolo 6 riporta le considerazioni conclusive.
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Greco, Mirko. ""L'oleuropeina e i suoi derivati: proprietà antiossidanti, sensoriali e salutistiche."." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Il seguente elaborato ha l'obiettivo di introdurre il concetto di sostanze fenoliche, riportando le principali caratteristiche chimiche e la loro classificazione, per poi analizzare le vie biosintetiche di suddette molecole nelle foglie e nel frutto dell'Olea europaea. Sono riportati, inoltre, gli aspetti agronomici che influenzano il contenuto fenolico dell'oliva e, in seguito, le principali caratteristiche delle olive da tavola e i processi di deamarizzazione ad esse applicate. L'attenzione è poi rivolta al profilo fenolico dell'olio vergine di oliva, alle modificazione chimico-enzimatiche che avvengono durante le fasi del processo tecnologico, nonché ai principali sottoprodotti dell'industria olearia (foglie di ulivo, acque di vegetazione, sansa di oliva), evidenziando la presenza di sostanze fenoliche e le possibili strategie di recupero e di valorizzazione di tali composti. Sono, inoltre, analizzate le proprietà antiossidanti, sensoriali, salutistiche, antimicrobiche ed antivirali esplicate da suddette molecole fenoliche. Infine, viene introdotta la nozione di Health Claim in merito al consumo di olio EVO, definendo le modalità di autorizzazione dell'EFSA e il Regolamento EU n° 432/2012.
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