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Dissertations / Theses on the topic 'Storia della cultura contemporanea'

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1

Moro, Laura <1982&gt. "La "cultura della sicurezza". La Fondazione Enzo Hruby per la protezione e sicurezza dei beni culturali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3354.

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Abstract:
La tesi parla dell’aspetto della sicurezza nella tutela dei beni culturali. Una breve introduzione di carattere generale su alcuni concetti principali come tutela, valorizzazione, natura del bene culturale e legislazione, seguita dalla descrizione dell’importante attività dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, avvia alla presentazione della Fondazione Enzo Hruby, che sin dalla sua nascita, a Milano nel 2008, ha come obiettivo la diffusione della “cultura della sicurezza”. La Fondazione, senza scopo di lucro, persegue il suo obiettivo finanziando gratuitamente progetti che riguardano la messa in sicurezza dei beni culturali: realizzazioni di impianti e sistemi di prevenzione dotati di tecnologia avanzata. In alcuni casi l’attività di protezione si è allargata a quella della valorizzazione. Fino ad oggi sono state portate a termine molte iniziative, i progetti conclusi sono più di venti e molti altri sono tuttora in esecuzione. La linea sostenuta nella tesi è che la sicurezza non deve essere qualcosa di secondario, ma deve essere considerata di primaria importanza in quanto la salvaguardia del bene culturale fa sì che possa avvenire la tutela, la fruibilità, la valorizzazione, la diffusione stessa della cultura.
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2

Scuro, Luca <1992&gt. "In adversa ultra adversa. Storia, cultura e strategia delle forze speciali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12105.

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Abstract:
L'undici settembre 2001 ha segnato l'inizio di quella che molti hanno definito come "l'età dei commandos", da allora ad oggi il personale delle forze speciali è quasi raddoppiato, il budget triplicato. Nel 2014 l'US Special Operation Command (SOCOM) contava 63.000 operativi, un numero mai visto considerando che negli anni Sessanta in tutto il globo vi erano solamente 800 soldati appartenenti alle forze speciali. L'ascesa del terrorismo transnazionale nella sua brutalità ed efferatezza e l'estrema mediatizzazione della guerre, hanno spinto notevolmente le forze politiche e militari ad investire sullo sviluppo delle forze speciali. Operatori in grado di portare a termine missioni ad alto rischio, anche politico, mantenendo un basso profilo e garantendo allo stesso tempo un alto tasso di successo. L'elaborato prenderà in analisi lo sviluppo storico, culturale e della dimensione strategica delle forze speciali dalla Seconda guerra mondiale sino alla Guerra al terrore, attraverso una profonda ricognizione della storiografia contemporanea.
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3

Forte, Lisa <1975&gt. "IL CENTRO DI AIUTO ALLA VITA DI TREVISO: LA SFIDA DI GENERARE CULTURA DELLA VITA TRA MATERNITA E IMMIGRAZIONE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5476.

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Abstract:
La tesi ripercorre la storia del Centro di Aiuto alla Vita di Treviso dalla nascita del primo CAV italiano ai giorni nostri, con le fatiche, i conflitti e le soddisfazioni delle interazioni con le altre associazioni e enti che operano nel territorio. La seconda parte si sofferma sulla tipologia di utenti prevalenti oggi,indagando il non sempre facile rapporto tra immigrazione e maternità e quali tipi di intervento mettere in atto perché si formino anche in queste situazioni le basi di una cultura della vita nascente.
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4

Rossi, Anna <1994&gt. "Il filo nero: cultura e pratiche della destra radicale tra atlantismo e anticapitalismo dagli anni Settanta agli anni Novanta." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17693.

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Abstract:
Questo lavoro si occupa di analizzare le posizioni culturali e politiche della destra radicale italiana in ambito nazionale e internazionale dalla fondazione del Movimento Sociale Italiano alla fine della prima repubblica, con una particolare attenzione agli anni della contestazione studentesca e della strategia della tensione. La prima parte del lavoro si occupa di analizzare la frattura all'interno del MSI tra coloro che ritenevano opportuno entrare a far parte del sistema repubblicano come fascisti in democrazia e coloro che, più intransigenti, restarono legati al passato seguendo il nostalgismo tipicamente evoliano. A lungo andare coloro che si proclamarono eredi del bagaglio culturale della destra radicale si rivelarono essere movimenti extraparlamentari. La seconda parte si concentra sugli anni della contestazione studentesca e l’impegno politico della destra nella lotta contro il comunismo sottolineando la sua apparente adesione atlantista. Dall'altra parte i movimenti, come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, diventano i protagonisti della violenza politica: prima contro la sinistra e in seguito contro l’intero sistema capitalista, dando inizio al periodo del terrorismo di destra. La terza parte analizza la produzione culturale della destra radicale, un processo di rielaborazione che si svolgerà parallelamente a quello delle stragi che agiteranno l’Italia. La creazione di un immaginario mitopoietico per arricchire e dare corpo alla destra si delineò a partire dalla fine degli anni Settanta nell'ambito musicale, editoriale e sociale.
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Bombardelli, Anna <1988&gt. "Centrale Fies: un centro di creazione e produzione delle arti contemporanee. Analisi della realtà organizzativa e culturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4537.

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Abstract:
Questa tesi di laurea magistrale nasce da un periodo di tirocinio universitario svolto presso Centrale Fies, che mi ha permesso di conoscere la struttura e di approfondire il suo funzionamento ed organizzazione. Centrale Fies è centro di creazione e produzione dell'arte contemporanea in Provincia Autonoma di Trento. La particolarità della struttura nasce dal binomio fra arte ed energia prodotta dall'acqua. Centrale Fies occupa infatti da diversi anni alcune sale che un tempo erano adibite alla produzione di energia all'interno degli spazi di una centrale idroelettrica parzialmente ancora funzionante. Nel primo capitolo si forniranno gli strumenti necessari per comprendere l'ambiente, la struttura territoriale nel quale Centrale Fies è inserita e l'offerta culturale e sportiva del Trentino. Successivamente sarà possibile approfondire la storia della centrale di Fies costruita all'inizio del Novecento, l'attività del centro artistico e capire il complesso iter che ha permesso alla struttura artistica di farsi conoscere ed apprezzare in tutti questi anni dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Moltissime sono le attività prodotte: le due più famose e radicate sono il Festival Drodesera che ha raggiunto la trentatreesima edizione e Fies Factory un progetto artistico che sostiene sette artisti-compagnie che in questi anni hanno raggiunto traguardi importanti in campi artistici eterogenei, facendosi conoscere ed apprezzare nel panorama sia italiano che internazionale. Viene poi analizzato il festival, l'aspetto creativo ed organizzativo, compreso il risultato economico ed il confronto fra le edizioni 2011 e 2012. Vi sarà poi la possibilità di soffermarsi brevemente sulla partecipazione di alcuni degli artisti che compongono la Factory di Centrale Fies alla Biennale di Venezia, rispettivamente in campo teatrale ed in campo artistico. Infine si descriverà il network europeo APAP del quale Centrale Fies è l'unico partner italiano assieme ad altre sette realtà artistiche europee per il progetto di durata quinquennale (2011-2016) Performing Europe.
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Badialetti, Enrico. "Le mutazioni della città storica. Uno spazio per la cultura contemporanea a Firenze." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13457/.

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Abstract:
L’intervento elaborato costituisce il tentativo di inserire un’architettura che sappia declinare il concetto di contemporaneità della città storica all’interno del centro storico “cristallizzato” fiorentino. Eretta sulle manifestazioni più recenti della città e basata sul suo nuovo essere, si lega così ai mutamenti evidenti che la globalizzazione e la cultura di massa hanno apportato sulle città italiane. Si tratta di un esercizio compositivo, una ricerca personale volta a comprendere il metodo con cui approcciare queste dinamiche che inevitabilmente hanno interessato e sempre di più interesseranno questi ambiti. Nell’approcciare la città storica con il fine di redigere un progetto di architettura, è dunque possibile procedere in due direzioni: la prima può avere come scopo il contenimento e la correzione di queste derive mercificatrici della storia e della cultura di un luogo. La seconda, ed è il metodo adottato in questa sede, si prefigge l’accettazione a-valutativa delle dinamiche più recenti e ne indaga le possibili espressioni progettuali.
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Fernandes, Novaes Maristela Abadia <1961&gt. "Storia della costruzione di un oggetto della moda fra Otto e Novecento. Uno spencer Liberty ai confini di Minas Gerais: aspetti culturali e materiali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8565/1/Vers%C3%A3o%20Final_Costruzione%20di%20un%20oggetto%20della%20moda_TESI_2018.pdf.

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Abstract:
Questa ricerca indaga gli aspetti culturali e materiali della storia della costruzione di uno spencer Liberty, che viene qui esaminato come documento storico. Questo capo faceva parte di un vestito da sposa e fu indossato il 12 ottobre 1912, giorno delle nozze, da una quindicenne a Villa Platina, entro i confini di Minas Gerais, regione del sud est del Brasile. La ricerca prende le mosse dalla cultura materiale per svilupparsi poi nel campo della storia, considerando aspetti economici, culturali e politici, della società platinense: una società rurale e tradizionale che si trovava agli albori del sistema repubblicano (periodo denominato di Republica Velha) e coincidente con il movimento artistico dell’Art Nouveau, in Italia denominato Liberty. La tesi indaga dunque le relazioni tra la società, il suo sistema di vestiario e il suo collegamento con la moda occidentale, tenendo sempre presente la storia dell’oggetto. La tesi si struttura su cinque assi: ¬la persona che ha posseduto l’oggetto stesso, l’ambiente produttivo, l’ambiente formativo dei sarti, la stampa e le comunicazioni e, infine l’oggetto. La ricerca si basa su diverse fonti: iconografiche, censimenti, libri contabili, periodici e riviste di moda, manuali tecnici della manifattura degli abiti (modellistica, taglio e cucito), periodici politici ed economici, archivi, testimonianze orali, oggetti manufatti del periodo, materie prime, la ricostruzione filologica dell’oggetto, ecc. L’obiettivo principale di tale indagine è comprendere processi e problematiche proprie delle materie prime, della commercializzazione, dei procedimenti di lavorazione, dei costi, delle mode e delle gerarchie sociali che questo manufatto presenta nelle varie fasi di lavorazione, di taglio ed assemblaggio.
This research questions the material and cultural aspects of a Liberty Spencer construction, which is examined here as a historical document. This clothing was part of a wedding dress and was used about 12 October 1912, the wedding day, by a 15 years old girl. The weeding took place on the border of Minas Gerais, southeast region of Brazil. This research starts from material culture perspective to develop into the fields of history, considering economic, political and cultural aspects of the platinense society. That was a rural and traditional society on the beginning of republican system (so called Republica Velha), the same period of the Art Nouveau artistic movement, named Liberty movement in Italy. Thus, the thesis questions the relationship between society, its vesture system and its link with occidental fashion, considering the object history. This thesis is structured on five axes: the person who owned the object; the productive environment; the dressmakers professional qualification environment; the press; and finally, the object. This research is based on several sources: iconographic, census, accounting books, fashion newspapers and magazines, technical manuals of clothes manufacturing (modeling, cutting and sewing), political and economic periodicals, archives, oral testimonies, artifacts of the period, raw materials, the philological reconstruction of the object, etc. The main object is to understand the process and the raw materials, commercialization, manufacturing, cost, fashion and social hierarchy problematics that this artifact represents in the various manufacturing stages, of cutting and assembly.
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Castiglioni, E. "PAOLO MURIALDI E LE PAGINE CULTURALI DEL 'GIORNO': LETTERATURA E ARTE NEL MONDO(1960-67)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172663.

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Abstract:
The first part of this research focuses on Paolo Murialdi as a journalist, the second one considers his cultural choices for the newspaper ‘Il Giorno’, in particular for the special weekly page Letteratura e arte nel mondo and for the monthly supplement ‘Giornolibri’. Murialdi, well known as the major historian of Italian journalism, was born in 1919 in Genoa, where he started his career at ‘Il Secolo XIX’. After the Second World War Murialdi settled in Milan and changed several editors: he worked for ‘Milano Sera’, ‘L’Avanti!’, as well as for ‘L’Umanità’ and for ‘Corriere della Sera’. In 1956 Murialdi accepted the role of editor in chief in the brand new newspaper ‘Il Giorno’. He was initially responsible for political information but, from 1960 till 1967, he also supervised cultural sections: he structured Letteratura e arte nel mondo and ‘Giornolibri’, published from 1963 to 1966. Murialdi’s special page was quite different from the traditional Italian Third page: the absence of the Elzevir, the accessible language, new cultural and critical reports and several book reviews were its main features. Thanks to young and still unknown collaborators, critics and writers, such as Pietro Citati and Alberto Arbasino, but also to historians and experts like Brunello Vigezzi, Marco Valsecchi, Enzo Forcella, Roberto De Monticelli, Pietro Bianchi and many others, Murialdi designed cultural pages concerned with literature, philosophy, history, arts and mass culture.
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De, Benetti Nicola <1994&gt. "Cultura popolare e identità politiche : il "recupero delle tradizioni" nel Trevigiano dal fascismo al leghismo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15686.

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Abstract:
Partendo dalla figura di Giuseppe Mazzotti, con questa tesi si vuole mettere sotto la lente d’ingrandimento la valorizzazione della cultura popolare. Un’opera stimolata durante il fascismo dagli ideali tradizionalisti che impregnavano l’ambiente culturale e politico di Treviso durante gli anni Venti e Trenta. Come promotore culturale, Mazzotti contribuì a mettere in risalto la tradizione, intesa sia come cultura popolare, sia come critica al modernismo. Nel dopoguerra egli continuò a celebrare la cultura trevigiana, mitizzandone i valori artistici e popolari. Nel mentre, il territorio e la società iniziarono a risentire dei cambiamenti dovuti dallo sviluppo tecnologico ed economico che coinvolsero la Penisola. Un cambiamento che modificava non solo l’aspetto paesaggistico ma pure le abitudini e i consumi dei trevigiani. Il benessere degli anni Ottanta finì nella crisi politica che contribuì a far emergere nuovi attori politici; tra cui la Lega Nord. A Treviso il rifiuto delle nuove abitudini consumistiche della gente si concretizzò nella creazione dell’Ombralonga, una manifestazione enologica tra le varie osterie della città. Iniziata per svago da dei giovani ragazzi, l’Ombralonga diventò un evento noto anche al di fuori delle mura, attirando soprattutto l’attenzione della Lega. Patrocinando e finanziando la manifestazione, il partito rivendicava non solo il carattere tradizionale e locale del consumo enologico, ma tentava di rilanciare l’etichetta della ‘Marca Gioiosa’ entrata in auge grazie a Mazzotti.
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Guidali, F. "UOMINI DI CULTURA E ASSOCIAZIONI INTELLETTUALI NEL DOPOGUERRA TRA FRANCIA, ITALIA E GERMANIA OCCIDENTALE (1945-1956)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/227690.

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Abstract:
The associations established in the years following the Second World War – in particular the Congress for cultural freedom (CCF) and the Société européenne de culture (European Society of Culture, SEC) – were intended to create bonds among intellectuals and to promote the discussion about their function within society. This study investigates the reasons and causes which lead to said associations, and it analyses the intellectual’s perception of their own role at that time and of the instruments they had to perform their civil task. The SEC, founded by the philosopher Umberto Campagnolo in 1950, has been chosen as the case study. The present PhD thesis is divided into: a methodology introduction, a story of culture organization between the end of the Nineteenth Century and the Second World War (a part which has been considered necessary in order to underline the aspects of continuity and the possible original features regarding intellectuals’ associations that were founded during the Cold War years) and, finally, an in-depth analysis of the case study. The investigation moves from a transnational and comparative perspective, making use of the analytical procedure, first introduced by Pierre Bourdieu and Gisèle Sapiro, in a critical manner. In order to explore the core of this thesis, several different phases have been identified: the first one falls between 1945 and 1950, the second between 1950 (year of birth for the main intellectuals’ associations) and September 1953, the third covering the period until March 1956, an important date in SEC history. For this study a wide review of cultural magazines, as well as of relevant archive material has been carried out. Campagnolo conceived culture as a creation of values: in his opinion since intellectuals, were responsible for conceiving ideas and symbols they should maintain full autonomy in the literary field. It was exactly in such dualism between autonomy and engagement that the SEC’s originality can be traced. The association was founded on the conviction that, only by uniting their strength, intellectuals would have been able to win influence within society, though it was the individual who had to commit himself/herself personally. The SEC’s peculiarity was determined also by its effective political independence, in spite of financing from the Italian government. It was conceived as a real association, and the instruments used for its action – the magazine “Comprendre”, the national centres and the Rencontre Est-Ouest [“East-West Encounter”] – did represent new important elements for the organizations of the time. By means of a thorough study of Campagnolo’s speeches, of the “Comprendre” magazine, of the Meetings debates, of correspondence and of the strategy for new members’ recruitment, the SEC’s task was defined as “metaphysical”, meaning that it was not linked to events, but to the spirit which should have accompanied any cultural action. It was hence inferred that the SEC and the CCF were competing for non-political reasons. Actually, the SEC intended to safeguard the autonomy of intellectual relations (defining such an approach as politique de la culture [politics of culture]), while the CCF supported heteronomy, employing Art and literature with a precise political aim. The contrast between these two institutions was hence due to a different conception the intellectuals held about their own role in society. Therefore, the associations under examination did not represent an instrument with a univocal meaning: as demonstrated by the analysis which has been carried out, they were devoid of any intrinsically autonomous or heteronymous function with respect to the literary field. Furthermore it is clearly confirmed that intellectuals had a role of mediation, as they had always affirmed during past history The development of intellectuals’ associations needs to be ascribed to the social aspects of the writer’s or artist’s function, more than to political factors related to the conflict between the blocks. In the attempt to fully understand the reasons for the success of intellectuals’ associations in those years, it has been hypothesized that a decline of the authority provided by traditional mediation forms among intellectuals, masses and politics had occurred. The social problem connected to such form of cultural organization was brought to light: in the SEC, it was less renowned intellectuals who showed particular involvement, and this means that actual interest for the SEC was due to their social condition and to the position a person had in the intellectual field. The sources examined have shown how in Western Europe, after the Cold War peak reached in the months of armed conflict in Korea, the conception of engagement itself evolved: intellectuals were integral part of society, were free to choose time, place and mode for their interventions, positioning themselves midway between pure action and pure Art. This point of arrival corresponded to Campagnolo’s own conclusions, who rightly maintained that the root of the intellectuals’ problem and of their crisis was social, rather than moral or political, relating to their role in a society which was more and more massified. The acceptance of an intermediate position among those expressed after the Second World War put a light on how ideological differences could be smoothed, while the need for autonomy and defence of intellectuals as expressed by associations remained.
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MURACA, SIMONE RENATO. "Istituzioni, pratiche e agenti della diplomazia culturale fascista in Spagna e Portogallo (1936-1945)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3455366.

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Abstract:
Obiettivo della tesi è studiare gli strumenti, i contenuti, gli agenti e gli effetti della diplomazia culturale fascista in Spagna e in Portogallo, operata attraverso la rete degli Istituti italiani di cultura, tra la guerra d’Etiopia e la Seconda guerra mondiale. Con la campagna di Etiopia (1935-1936) e la conseguente proclamazione dell’Impero, lo slancio imperialistico del regime fascista si tradusse anche in una rinnovata politica di potenza in campo culturale. A questo proposito vennero fondati all’estero degli Istituti italiani di Cultura, ideati da Giovanni Gentile già nel 1926 ma lasciati in incubazione fino al decennio successivo. Il loro compito era organizzare il sistema di promozione e propaganda culturale attraverso corsi di lingua, circolazione di prodotti cinematografici e letterari, mostre, esibizioni e cicli di conferenze di professori o gerarchi italiani invitati presso gli Istituti nonché professori locali studiosi del fascismo. I principali interlocutori dovevano essere le élite culturali, politiche e amministrative del paese ospitante. La tesi ricostruisce nel dettaglio i primi passi degli Istituti a Lisbona e Madrid: le loro attività, i protagonisti e i primi successi. Affronta poi gli anni del conflitto mondiale, periodo in cui gli istituti, impossibilitati a esercitare forme dirette di propaganda politica esercitarono la loro funzione attraverso un’agenda di promozione culturale apparentemente apolitica. Dopo l’armistizio, l’occupazione nazista e lo scoppio della guerra civile in Italia, la vita degli Istituti di cultura venne lasciata alla discrezione e alla intraprendenza dei singoli direttori, che si trovano a dover legittimare un istituto sorto sotto il fascismo ma facente funzioni di rappresentanza della nuova Italia badogliana. In questo senso, la questione culturale si fece inscindibilmente connessa ai rapporti interni alla stessa comunità italiana in Spagna e Portogallo. In entrambi i casi un nutrito gruppo di dissidenti fascisti organizzò una rappresentanza parallela al servizio della neo- costituita Repubblica Sociale Italiana. Il lavoro degli Istituti di cultura, ridotti a pochissimi funzionari e sull’orlo della chiusura definitiva, fu così riconfigurato nel verso di azione oppositiva alla propaganda fascista, scongiurando la chiusura e sopravvivendo, con forti continuità nel personale in servizio, al servizio della diplomazia culturale della nuova Italia democratica nel dopoguerra.
The aim of the thesis is to study the institutions, the contents, the agents, and the effects of fascist cultural diplomacy in Spain and Portugal from the Ethiopian war to Second World War. After the Ethiopian colonial war and the proclamation of the Italian Empire, fascist imperialistic wave involved a renewed effort toward culture abroad. Italian institutes of culture were established. Designed by the philosopher Giovanni Gentile in 1926 but left aside until a decade later, the institutes promoted Italian culture through language courses, exhibitions, conferences, and seminars held by Italian guests or local professors. The target audience was foreign cultural and political élites. The thesis tackle in details the first steps of the institutes in Lisbon and Madrid: their activities, the main characters, and the successes. Afterwards, it analyzes the war years, a period in which the Italian cultural diplomacy was forbidden to perform explicit political propaganda. Therefore, the institute proposed a strict a-political agenda. After the Italian armistice with the Allied powers, followed by the Nazi occupation and the outbreak of civil war, the life of the Institutes was left to the resourcefulness of the directors with little guidance from the new Italian government. The directors struggled to keep the institutes alive without sufficient economic funds and they had the difficult task to legitimize an institute born under fascism but now expression of new postfascist government. Thus, cultural diplomacy became strongly connected with the political relationships among the Italian community in the Iberian Peninsula. A group of fascists organized a shadow diplomatic mission of Mussolini’s Italian Social Republic. With the help of the Allies, the agenda of the institutes of culture shifted toward the opposition to the new fascist propaganda. Despite the difficult times, the lack of funds and employees, the institutes managed to survive the period and became the principal tools of cultural diplomacy implemented by the new democratic postwar Italy.
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Franco, Daniele <1980&gt. "Dalla Francia all'Italia: impegno politico, inchiesta e transfers culturali alle origini della sociologia del lavoro in Italia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1470/1/DANIELEFRANCO.pdf.

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Abstract:
Sociology of work in Italy revived at the end of WWII, after thirty years of forced oblivion. This thesis examines the history of discipline by considering three paths that it followed from its revival up to its institutionalization: the influence of the productivity drive, the role of trade unions and the activity of early young researchers. European Productivity Agency's Italian office Comitato Nazionale per la Produttività propagandised studies on management and on the effects of the industrialization on work and society. Academicians, technicians, psychologists who worked for CNP started rethinking sociology of work, but the managerial use of sociology was unacceptable for both trade unions and young researchers. So “free union” CISL created a School in Florence with an eager attention to social sciences as a medium to become a new model union, while Marxist CGIL, despite its ideological aversion to sociology, finally accepted the social sciences lexicon in order to explain the work changes and to resist against the employers' association offensive. On the other hand, political and social engagement led a first generation of sociologists to study social phenomenon in the recently industrialized Italy by using the sociological analysis. Finally, the thesis investigate the cultural transfers from France, whose industrial sociology (sociologie du travail) was considered as a reference in continental Europe. Nearby the wide importance of French sociologie, financially aided by planning institutions in order to employ it in the industrial reconstruction, other minor experiences such as the social surveys accomplished by worker-priests in the suburbs of industrial cities and the heterodox Marxism of the review “Socialisme ou Barbarie” influenced Italian sociology of work.
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Franco, Daniele <1980&gt. "Dalla Francia all'Italia: impegno politico, inchiesta e transfers culturali alle origini della sociologia del lavoro in Italia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1470/.

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Abstract:
Sociology of work in Italy revived at the end of WWII, after thirty years of forced oblivion. This thesis examines the history of discipline by considering three paths that it followed from its revival up to its institutionalization: the influence of the productivity drive, the role of trade unions and the activity of early young researchers. European Productivity Agency's Italian office Comitato Nazionale per la Produttività propagandised studies on management and on the effects of the industrialization on work and society. Academicians, technicians, psychologists who worked for CNP started rethinking sociology of work, but the managerial use of sociology was unacceptable for both trade unions and young researchers. So “free union” CISL created a School in Florence with an eager attention to social sciences as a medium to become a new model union, while Marxist CGIL, despite its ideological aversion to sociology, finally accepted the social sciences lexicon in order to explain the work changes and to resist against the employers' association offensive. On the other hand, political and social engagement led a first generation of sociologists to study social phenomenon in the recently industrialized Italy by using the sociological analysis. Finally, the thesis investigate the cultural transfers from France, whose industrial sociology (sociologie du travail) was considered as a reference in continental Europe. Nearby the wide importance of French sociologie, financially aided by planning institutions in order to employ it in the industrial reconstruction, other minor experiences such as the social surveys accomplished by worker-priests in the suburbs of industrial cities and the heterodox Marxism of the review “Socialisme ou Barbarie” influenced Italian sociology of work.
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Mignini, Alfredo <1988&gt. "Piccole imprese grande Bologna? Spazi della produzione e culture del lavoro autonomo nel bolognese fra anni Sessanta e Settanta." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8110/1/mignini_alfredo_tesi.pdf.

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Abstract:
L’idea intramontabile di una «grande Bologna» informa, negli «boom» economico, l’azione politico-amministrativa che fa del capoluogo il fulcro di una regione economica forgiata attorno all’espansione delle industrie. Con l’intento di studiare i risvolti socio-culturali dell’industrializzazione dell’area negli anni Sessanta e Settanta, la ricerca tenta di intrecciare tre piani distinti di analisi: a) il processo di trasformazione socio-economica nei due decenni, nel tentativo di coglierne i caratteri di fondo – economici, dimensionali, territoriali – e le connessioni extra-locali; b) il ruolo che il Partito Comunista Italiano (PCI), in quanto attore egemone locale, ha assunto nel mettere a punto una strategia di governo dello sviluppo, evidenziandone i rapporti con altri attori locali (Camera di Commercio e Confederazione Nazionale dell’Artigianato, CNA) e la complessa dialettica fra centro e periferia dello stesso; c) la ricostruzione di specifiche traiettorie soggettive e individuali come analisi capace di restituire complessità prospettica a una storia che, altrimenti, rischia di rimanere schiacciata su un quadro interpretativo consolidato che ha teso a rintracciare molto più spesso le continuità e la coerenza interna al sistema, piuttosto che le eventuali aporie e le fratture storicamente date. A fronte di un lettura consolidata, la ricerca critica così la categoria di «modello emiliano» come formula che ha assolto a una precisa funzione ideologica e continua ad essere influente anche nella più recente storiografia. Tramite una griglia con al centro tre nodi di discussione – identità professionale, appartenenza politico-culturale, desiderio di autonomia – la ricerca mira, inoltre, a ridefinire una ‘cultura del lavoro autonomo’ in maniera non ontologica, ma come tentativo di mettere in luce aporie e contraddizioni che entrano in relazione problematica con i tratti culturali che la narrazione prevalente attribuisce alla piccola imprenditoria della Terza Italia.
The everlasting idea of a «great Bologna» shapes, during the «economic miracle» years, local political and administrative action that put the city at the midst of a economic region made by industrial expansion. With the aim of studying socio-political implications of industrialization during the 1960s and 1970s, this research’s aim is to weave three separate level of analysis: a) the process of socio-economic transformation during those decades with the purpose of understanding the general features – in terms of economics, dimensional, spatial – within it extra-local connections; b) the role played by the Italian Communist Party (PCI), as local hegemonic actor, while developing a specific territorial political economy, seen in respect to other local actors (Chamber of Commerce and National Artisans’ Federation, CNA) and in the complex dialectics between party’s center versus Emilian periphery; c) the study of specific trajectories of subjective and individual patterns as a way to give complex historical perspective otherwise collapsed within a well established narrative usually concerned in emphasizing continuity and inner coherence instead of crafting a specific place for aporias and historical cleavages. Against this established narrative , the research criticize the category of «Emilian model» as a precise ideological formula which continues to have strong influence in present time. Furthermore, by using a framework shaped into three different topics – professional identity, cultural-political belonging, autonomy research –, the dissertation aims at redefine a non-ontological ‘labor culture of self-employment’ as an attempt of shed lights on aporias and contradictions within its problematic relationship with Third Italy’s narrative of small entrepreneurship.
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Regis, Margherita <1994&gt. "Danza, politica, identità. La cultura delle Ball e il Voguing dagli anni ’20 del Novecento ai giorni nostri." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17400.

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Abstract:
Questa tesi prende in esame il Voguing, uno stile di danza nato a New York e che rientra nel complesso delle danze sociali inventate negli anni ’70 del Novecento in seno alla comunità nera e latina. In particolare questo stile è stato inventato dalla minoranza razzializzata omosessuale e transessuale di Harlem, che dagli anni ’20 ha fatto parte di una fiorente scena artistica. In questo ambiente si è costituita la subcultura delle Ball. Nel descrivere questo contesto e i suoi partecipanti, mi soffermerò sulla condivisione di esperienze di discriminazione e sulla condizione di indigenza, ma soprattutto mi concentrerò sul come la condivisione di pratiche artistiche e corporee possa diventare una risposta agli abusi e un modo di ricostruire il senso di appartenenza a una comunità. In questa tesi analizzo il processo di mediatizzazione di una parte di questa subcultura, legata inizialmente al Voguing come stile di danza, non solo per la sua dimensione estetica, ma anche per il suo legame con la comunità gay. Mi concentro, inoltre, su come la diffusione mediatica abbia aumentato l’interessamento nei confronti della subcultura delle Ball anche da parte di studiosi e accademici. Facendo riferimento alle teorie queer e ai Black Studies, che hanno guardato alle rappresentazioni mediatiche per affrontare temi come l’etnocentrismo e le discriminazioni razziali e di genere, metto in luce alcuni aspetti centrali della subcultura delle Ball. In particolare, analizzando l’esposizione allestita nel 2018 presso il CA2M di Madrid sulla subcultura delle Ball, indago come, ponendo in relazione le teorie queer con le pratiche artistiche delle Ball, emergano interessanti spunti di riflessione sulle pratiche politiche e sociali messe in atto dalle minoranze che, chiedendo di essere riconosciute, arrivano a mettere in discussione le logiche espositive e istituzionali in un contesto museale.
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Martini, Alessandra <1988&gt. "Arte e cultura contemporanea a Lucca, un focus su tre realtà: il museo Lu.C.C.A., il Photolux Festival e la Tenuta Dello Scompiglio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4091.

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Abstract:
La tesi vuole inquadrare tre realtà recenti e diverse tra loro che a Lucca si occupano di produrre e diffondere arte e cultura contemporanea. Queste realtà verranno contestualizzate storicamente e in relazione al territorio, descritte nelle loro attività, e verranno indagate eventuali difficoltà di operare in un contesto chiuso e provinciale come quello lucchese attraverso interviste agli addetti ai lavori, per avere un'idea più completa e realistica di cosa significhi lavorare in questo settore.
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Simion, Matteo <1997&gt. "ESISTE L’ARTE PSICOTICA? Il processo di identificazione teorica di un genere artistico: l’analisi della nozione culturale di follia quando relazionata all’attività creativa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20274.

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Abstract:
La tesi mira a mettere in discussione il pre-concetto sociale di psicosi in relazione all’attività artistica, domandandosi tramite un approccio multi disciplinare se davvero esista una differenza fattuale tra un’arte “psicotica” ed un’arte “non psicotica”, oppure al contrario se essa sia frutto solamente delle dinamiche di contesto dovute agli ideali umani e alle modalità attuate nell’approcciarsi alle problematiche emerse, in quanto non del tutto comprese a causa del limitato punto di vista rispetto alla nozione di malattia mentale. Inoltre, data come realizzata l’ipotesi dell’esistenza di un’arte “psicotica”, e forti delle dissertazioni di innumerevoli studiosi, saggisti e scienziati, ci si chiede se sia possibile studiarne le manifestazioni di matrice creativa come fossero artisti alla stregua della banale normalità: esiste una differenza reale tra artista tout court e artista psicotico? Non ci si limita solamente all’approfondimento analitico delle caratteristiche estrinseche e contestuali che negli anni hanno portato a considerare un artista come psicotico, in quanto si cerca di esaminare anche lo scarto creativo intrinseco che porta un artista a creare oggetti d’arte frutto di una teorica deriva psichica. L’obiettivo ulteriore, quindi, oltre a capire se possa o meno esservi una giusta definizione per un genere artistico nato senza intenti specifici, è quello di approcciarsi a quest’etichetta in maniera ambivalente, da un lato considerando il punto di vista del soggetto creatore ed artista, dall’altro valutando quello culturale della società contestuale entro la quale il produttore d’arte “psicotica” è immerso ed attivo.
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Fiore, Enrico Maria <1995&gt. "La glocalizzazione della musica giapponese contemporanea. Processi culturali, economici e sociali nell'Universo Giappone del XXI secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18941.

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Abstract:
Questo elaborato parte dalla volontà di approfondire i fattori non solo socioeconomici, ma più ampiamente umani, che si manifestano nei processi di trasmissione, ricezione e assimilazione di esperienze culturali e prodotti creativi stranieri. Il focus tematico è intorno al significato del processo di glocalizzazione della musica giapponese contemporanea, intesa come ri-assimilazione culturale di elementi globali – provenienti da ambienti esterni ad un dato sistema culturale – in specifici contesti locali. Al fine di realizzare l’obiettivo prefissato, è stato ritenuto opportuno selezionare due casi di studio su cui condurre delle indagini di tipo qualitativo. L’elaborato è composto da quattro capitoli. Il primo si prepone di definire l’oggetto in sé della ricerca, ossia la musica giapponese. Nel secondo capitolo si cerca di definire quali siano quei processi che entrano in gioco quando la musica, intesa come prodotti creativi e esperienze di consumo, varca i confini nazionali per approdare in mercati esteri. Il terzo capitolo è più propriamente volto a definire in maniera puntuale la metodologia di ricerca adottata e gli obiettivi prefissati, presentando la domanda di ricerca. Si cercherà di fare questo attraverso la presentazione di due casi di studio. Infine, il quarto capitolo chiude l’opera con l’elaborazione dei dati raccolti dalle interviste alla luce delle fonti teoriche utilizzate per costruire i primi due capitoli. Il fine ultimo è quello di trovare una propria personale risposta alla domanda di ricerca presentata, la quale verrà elaborata nelle Conclusioni.
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OTTINO, VIOLA. "Alberto Carocci e «Nuovi Argomenti» (1953-1965). Per una storia della prima serie della rivista attraverso i carteggi inediti." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1048550.

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Abstract:
La tesi indaga la figura di Alberto Carocci nel suo ruolo di condirettore e organizzatore della cultura, insieme ad Alberto Moravia, nella prima serie della rivista «Nuovi Argomenti» (1953-1965). In particolare, grazie al recupero di una consistente documentazione inedita, segnatamente dei rapporti epistolari che Carocci intrattenne con autori e collaboratori della rivista - tra i quali Norberto Bobbio, Italo Calvino, Giulio Einaudi, Franco Fortini, Georg Lukàcs, Adriano Olivetti e Sergio Solmi - il lavoro offre una puntuale e analitica ricostruzione delle relazioni e degli scambi intellettuali, politici, amicali, professionali e letterari sottesi allo sviluppo della prima serie della rivista; rapporti nei quali, inevitabilmente, si riflettono i momenti più significativi della storia culturale e letteraria degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento che hanno attraversato le pagine della rivista.
This thesis aims to highlight the role played by Alberto Carocci as chief editor, co-founder, and cultural organizer, in collaboration with Alberto Moravia, of the first series of the review "Nuovi Argomenti" (1953-1965). This study is based on the recovery of substantial unpublished documentation relating to Carocci's correspondence with the main contributors to the first series of the review: it especially draws on the mailing with Norberto Bobbio, Italo Calvino, Giulio Einaudi, Franco Fortini, Georg Lukàcs, Adriano Olivetti and Sergio Solmi. Indeed, these unpublished documentary sources, preserved in the archives of the forementioned contributors and in the private Carocci’s one, offered a complete picture of the network underpinning “Nuovi Argomenti”. Intellectual, political, amicable and professional relations are described and analysed by this study with the aim of emphasizing the most significant moments in the cultural and literary history of the review during the 1950s and the 1960s.
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PERSICO, ALESSANDRO. "ADRIANO BERNAREGGI E IL RINNOVAMENTO DELLA CULTURA ECCLESIASTICA ITALIANA (1884 - 1932)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3159.

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Abstract:
La ricerca approfondisce il ruolo svolto da Adriano Bernareggi, sacerdote milanese, poi dal 1932 vescovo di Bergamo, nel movimento di rinnovamento degli studi ecclesiastici che ha attraversato il primo trentennio del Novecento. Formatosi presso le Università Gregoriana e Lateranense, nel clima segnato dal modernismo e dalla reazione pontificia, Bernareggi insegnò presso il Seminario di Milano, dal 1909 al 1932, e presso l’Università Cattolica, dal 1922 al 1926. In queste sedi, si sforzò di dare una risposta moderna – non modernista – all’ansia spirituale dell’uomo contemporaneo, attraverso un nuovo linguaggio religioso, capace di valorizzare la storia della Chiesa e, soprattutto, la sua liturgia. Particolare attenzione è stata dedicata: all’insegnamento seminariale, compreso il tentativo di promuovere un aggiornamento della ratio studiorum della Facoltà teologica in senso universitario, seguendo linee che anticipavano la Deus scientiarum Dominus; alla direzione della rivista “La Scuola Cattolica”, che tentò di trasformare in un periodico di scienze sacre nazionale, per riqualificare gli studi religiosi attraverso l’applicazione di una prospettiva storica e del metodo critico-filologico; alla partecipazione al movimento artistico-liturgico milanese, con la riscoperta, guardando all’insegnamento francese e all’abbazia di Maria Laach, del valore iniziatico dei riti; alla prevostura a S. Vittore al Corpo, laboratorio di una nuova “prassi liturgica”; alla sua partecipazione al dibattito sulla Questione Romana e sulla Conciliazione.
The research focuses the role played by Adriano Bernareggi, priest in Milan, then bishop of Bergamo since 1932, in the renewal movement of ecclesiastical studies during the first three decades of the twentieth century. Trained at the Gregorian and Lateran Universities, in a climate marked by modernism and vatican reaction, Bernareggi taught at the seminary of Milan, from 1909 to 1932, and at the Catholic University, from 1922 to 1926. In these sites, he strove to give a modern response - not modernist – to the spiritual anxiety of modern man, through a new religious language, able to enhance Church history and, especially, its liturgy. Particular attention has been paid to: the teaching, including the attempt to promote an update of the Ratio Studiorum of the Theological Faculty, following lines that anticipated Deus Scientiarum Dominus; the direction of the magazine “La Scuola Cattolica”, that he attempted to transform in a national periodic of sacred sciences, to regenerate religious studies through the application of an historical perspective and critical-philological research method; the participation in the liturgical and artistic movement in Milan, looking to french teachings and Maria Laach, especially to rediscovery the initiation value of rites; the prevostship at St. Vittore al Corpo, a laboratory of a new “liturgical practice”; the role in the debate on the Roman Question and Conciliation.
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TACCOLA, GREGORIO. "Raccogliere, ordinare ed esporre nei musei storici. Le fonti della Grande guerra nel Museo del Risorgimento di Milano tra storia culturale e Archival Turn (1915-1943)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/10281/268175.

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Abstract:
The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
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BAGAINI, ANNA MARIA. "LOST IN PEACE. ASCESA E DECLINO DEL PARTITO LABURISTA NEL QUADRO DELLA STORIA POLITICA ISRAELIANA (1948-2001)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40679.

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Abstract:
La tesi analizza il contemporaneo declino elettorale del Partito Laburista israeliano in relazione agli eventi storici, ai cambiamenti sociali e demografici che hanno portato ad un effettivo cambiamento del sistema politico. In particolar modo la ricerca si sofferma sulla lettura dei risultati elettorali, cercando di sottolineare come le dinamiche sopra indicate abbiano influenzato i trend elettorali e l'offerta politica del partito stesso. Fino a giungere agli anni Novanta, passaggio fondamentale in cui cogliere le ragioni per le quali il Partito Laburista sembra tutt'ora non riuscire invertire il trend negativo degli ultimi quindici anni.
This thesis analyzes the contemporary electoral decline of the Israeli Labor Party in relation to historical events, social and demographic changes that have led to an effective change in the Israeli political system. In particular, the research focuses on the electoral results, trying to underline how the dynamics indicated above have influenced the electoral trends and the political offer of the party itself. The Nineties represent a fundamental passage in which it is possibleto understand the reasons why the Labor Party seems unable, still today, to reverse the negative trend of the last fifteen years.
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TACCOLA, GREGORIO. "RACCOGLIERE, ORDINARE ED ESPORRE NEI MUSEI STORICI. LE FONTI SULLA GRANDE GUERRA NEL MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MILANO TRA STORIA CULTURALE E ARCHIVAL TURN (1915-1943)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/548118.

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Abstract:
L’analisi storica delle pratiche museali di Public History riconduce ad un piano propriamente storiografico il rapporto – per alcuni antitetico – tra scienza e uso pubblico della storia. Per riflettere sulle implicazioni sociali e politiche di queste forme di narrazione del passato, la ricerca ricostruisce la formazione e lo sviluppo della raccolta di fonti sulla Grande guerra in seno al Museo del Risorgimento di Milano nel periodo tra le due guerre mondiali. Più precisamente, assumendo le prospettive della storia culturale, la ricerca si interroga sul ruolo che l’immaginario storico reificato in un allestimento museale ha avuto nel processo di nazionalizzazione delle masse in Italia. L’approfondimento della figura e dell’opera di Antonio Monti (direttore, 1925-45) ha permesso di inquadrare il processo di formazione e sviluppo dell’Archivio-Museo di Guerra all’interno di un contesto sociale, politico e scientifico che precisa le conoscenze fino ad oggi acquisite dagli studi circa la dinamica tra centro e periferia, e circa le fasi della memoria sulla guerra. Oltre allo studio delle fonti documentarie di diversa natura conservate presso le Civiche Raccolte Storiche di Milano (es. documenti cartacei, carteggi, cimeli, opere grafiche), la ricerca si è avvalsa di fonti a stampa (opuscoli, volumi e periodici) e fonti archivistiche proprie. Tra quelle primarie, le principali sono i registri di carico, gli schedari, i cataloghi e gli altri strumenti di corredo prodotti dal museo; queste fonti sono state considerate dal punto di vista quantitativo e qualitativo, sia nell’aspetto materiale che in quello immateriale. A partire dall’analisi archivistica, dallo studio della prassi di gestione documentaria e dalla relazione tra spazio organizzato e spazio descritto, le pratiche museali di narrazione sulla Grande guerra sono state considerate anzitutto come organizzazione materiale dello spazio (nell’archivio, nella biblioteca e nel museo). La storia museale delle fonti ricostruisce le reti di relazioni che conferiscono significato al patrimonio storico conservato, spostando l’attenzione dal piano dell’immaterialità delle rappresentazioni a quello della materialità delle fonti. La sintesi interpretativa si è avvalsa invece di categorie antropologiche: nello scambio continuo tra realtà e immaginazione, il museo opera come dispositivo di risignificazione, che – attraverso le azioni precipue di raccogliere, ordinare ed esporre – modifica le reti di relazioni tra le fonti trasformando di conseguenza il loro stesso significato. Il museo storico, che sancisce attraverso il dono un patto sociale con il pubblico, è lo spazio del rituale di passaggio che accoglie la fase di riaggregazione delle memorie private nella dimensione pubblica della storia della nazione. Attraverso questo rituale, il significato dell’esperienza di guerra viene trasformato da evento traumatico legato al lutto a mito di rigenerazione in continuità col Risorgimento. In conclusione, l’analisi del caso milanese ha permesso di evidenziare le specificità delle reti di relazioni facendo emergere i diversi significati celati dalla rappresentazione oleografica conforme alla “memoria totalitaria” imposta dal fascismo. Infine, l’approccio scientifico che emerge da queste pratiche di uso pubblico della storia è stato identificato nella prodizione di strumenti che dessero conto dello spostamento delle fonti nello spazio durante la loro storia museale.
The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
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GRECO, CAROLINA GIOVANNA. "IL CONTRIBUTO DELLA SOCIETA' CIVILE AL PROCESSO DI DEMOCRATIZZAZIONE IN BOSNIA ERZEGOVINA: ESEMPI DI COOPERAZIONE AL FEMMINILE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6228.

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Abstract:
Il tema della vivacità della società civile nelle regioni della ex Jugoslavia rappresenta - soprattutto se considerato in relazione con le numerose iniziative di pace intraprese negli anni '90 di fronte all'imminenza del conflitto - un tema ancora poco indagato dalla letteratura sia in Italia e nel mondo anglosassone sia, soprendentemente, nei Paesi dell'area balcanica. Il presente lavoro di ricerca si pone invece come obiettivo quello di dimostrare l'esistenza di una radicata tradizione di attivismo civico nelle ex Repubbliche jugoslave e in Bosnia Erzegovina in particolare, dimostrando come soprattutto l'attivismo femminile, dagli anni Settanta sino ad oggi, abbia notevolmente contribuito all'emergere di un nuovo soggetto politico che ha preso attivamente parte ai processi di democratizzazione e riconciliazione della società nel contesto postbellico. Lo studio delle forme e dei metodi di lotta del Neofeminizam rappresenta infatti una lente di ingrandimento privilegiata e poco utilizzata per la comprensione di più ampie dinamiche inerenti il complesso processo di transizione che la Bosnia oggi è costretta ad affrontare.
The theme of the vibrancy of civil society in the regions of the former Yugoslavia represents – especially when considered in connection with the many peace initiatives undertaken in the ‘90s – a topic that has been little studied in the literature both in Italy and in the Anglo-Saxon world, but also surprisingly, in the Balkans countries. This research work aims to demonstrate the existence of a strong tradition of civic activism in all former Yugoslavia Republics and in particular in Bosnia and Herzegovina. Especially female activism, from the ‘70s until today, has greatly contributed to the emergence of a new political subject that has taken an active part in the democratization and reconciliation processes in the context of post-war Bosnia and Herzegovina. The analysis of the forms and struggle methods of Neofeminizam represents a privileged and little used key for the understanding of broader dynamics inherent in the complex process of transition that Bosnia Herzegovina is forced to face today.
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PAGLIARULO, CARLA. "I. Giordani, uomo di lettere e di cultura, e l'ideale di un «cristianesimo integrale»: alcuni carteggi indediti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1795.

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Abstract:
La tesi ha lo scopo di inquadrare Giordani nel contesto del mondo culturale cattolico tra le due guerre e di approfondire la sua proposta di «cristianesimo integrale» come soluzione alla crisi che negli anni Venti e Trenta viziò il mondo economico, il sistema politico e lo scenario culturale, a livello di principi fondamentali, di valori. Per questo si è dato assoluto rilievo ai rapporti di Giordani con molti intellettuali suoi contemporanei e con varie istituzioni culturali cattoliche. Il testo segue dapprima un indirizzo biografico, che permette di ripercorrere la vita di Giordani dalla giovinezza, segnata dalla guerra e dall’esperienza al fronte, alla sua serena fine, nel 1980. Si tratta di una testimonianza di come la sua conseguenzialità tra fede e opere abbia inciso negli ambienti che lo hanno visto protagonista, tanto che è stato avviato per lui il processo di beatificazione. La ricerca è stata condotta tenendo conto degli scritti di Giordani e della storiografia precedente, ma soprattutto utilizzando numerosi materiali d’archivio. In particolare i carteggi privati aiutano a ricostruire l’operato di Giordani a favore dell’impegno degli intellettuali cattolici negli anni oscuri del fascismo e la sua indefessa attività per la realizzazione di un nuovo umanesimo. Altro spazio è stato riservato ai rapporti maturati da Giordani con due esponenti del mondo cattolico italiano di quel periodo, ovvero Giovanni Papini e Piero Bargellini.
This dissertation aims at setting Igino Giordani within the broader framework of the catholic cultural environment between the two world wars. It focuses on his proposal of an «integral Christianity» as a solution to the recession which threatened the fundamental values and principles of the economy, politics and culture during the 1920's and 1930's. This is the reason why the relationships between Giordani and many of his colleagues and cultural catholic institutions have been studied in depth. The work starts with a biography, underlining how Giordani's youth has been affected by the war and the experience as a soldier, up to his peaceful death, in 1980. His life shows how the consistency of his actions with his faith made him an influent personality in his working environments, to the point that the beatification process has begun. The research is based on Giordani's writings and on the previous historiography, but the most important source is constituted by a large number of archive documents. Particularly, Giordani's private correspondence has been very useful in understanding how he acted in order to support the engagement of the catholic intellectuals during the dark fascist age and his endless activity in order to build a new humanism. The work also focuses on the relationships between Giordani and two members of the Italian catholic world of the time: Giovanni Papini and Piero Bargellini.
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Zazzara, Gilda <1977&gt. "La nuovissima storia: genesi della "storia contemporanea" nell'Italia del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2008. http://hdl.handle.net/10579/709.

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Ceroni, Gabriele <1969&gt. "Il ruolo della metafora nella comunicazione della fisica contemporanea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5902/1/Ceroni_Gabriele_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro si rivolge all’analisi del ruolo delle forme metaforiche nella divulgazione della fisica contemporanea. Il focus è sugli aspetti cognitivi: come possiamo spiegare concetti fisici formalmente complessi ad un audience di non-esperti senza ‘snaturarne’ i significati disciplinari (comunicazione di ‘buona fisica’)? L’attenzione è sulla natura stessa della spiegazione e il problema riguarda la valutazione dell’efficacia della spiegazione scientifica a non-professionisti. Per affrontare tale questione, ci siamo orientati alla ricerca di strumenti formali che potessero supportarci nell’analisi linguistica dei testi. La nostra attenzione si è rivolta al possibile ruolo svolto dalle forme metaforiche nella costruzione di significati disciplinarmente validi. Si fa in particolare riferimento al ruolo svolto dalla metafora nella comprensione di nuovi significati a partire da quelli noti, aspetto fondamentale nel caso dei fenomeni di fisica contemporanea che sono lontani dalla sfera percettiva ordinaria. In particolare, è apparsa particolarmente promettente come strumento di analisi la prospettiva della teoria della metafora concettuale. Abbiamo allora affrontato il problema di ricerca analizzando diverse forme metaforiche di particolare rilievo prese da testi di divulgazione di fisica contemporanea. Nella tesi viene in particolare discussa l’analisi di un case-study dal punto di vista della metafora concettuale: una analogia di Schrödinger per la particella elementare. I risultati dell’analisi suggeriscono che la metafora concettuale possa rappresentare uno strumento promettente sia per la valutazione della qualità delle forme analogiche e metaforiche utilizzate nella spiegazione di argomenti di fisica contemporanea che per la creazione di nuove e più efficaci metafore. Inoltre questa prospettiva di analisi sembra fornirci uno strumento per caratterizzare il concetto stesso di ‘buona fisica’. Riteniamo infine che possano emergere altri risultati di ricerca interessanti approfondendo l’approccio interdisciplinare tra la linguistica e la fisica.
The present work deals with the role of metaphorical thinking in the public communication of contemporary physics. We focus on the cognitive aspects: how to disseminate complicated formal physical concepts to a non-professional public maintaining the ‘correct’ disciplinary meaning, that is aiming at communication of ‘good physics’. The focus is on the nature of the explanation and the problem is how to evaluate the effectiveness of public scientific explanation of advanced physical topics to a non-professional audience. For this purpose we have looked for formal tools apt at analyzing the linguistic features of dissemination texts. We have drawn our attention to the role of analogical and metaphorical forms in the construction of ‘actual’ physical meanings because they obviously play an important role in introducing new concepts from previous ones when dealing with contemporary physics phenomena that are far from the ordinary perceptive domain. For the purpose of our investigation the conceptual metaphor perspective, within the framework of cognitive linguistics, appeared to be the most promising analytical tool. We investigate the research problem by analyzing a set of ‘relevant’ analogies and metaphors taken from popular science literature. In particular an analysis of a case study, within the framework of conceptual metaphor, is presented : Schrödinger’s analogy for ‘elementary particle’. The results of the analysis suggest that the conceptual metaphor perspective might be a potential tool both to assess the quality of analogical forms used in explanation of contemporary physics and to design new and ‘better’ analogies and metaphors. Besides, in a recursive process this analysis could help to focus on those meaningful cognitive aspects that characterize, and refine, a ‘complete’ and ‘correct’ physical concept. We think that fruitful results of inquiry might come from a deeper interdisciplinary approach between linguistics and physics.
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Ceroni, Gabriele <1969&gt. "Il ruolo della metafora nella comunicazione della fisica contemporanea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5902/.

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Abstract:
Il presente lavoro si rivolge all’analisi del ruolo delle forme metaforiche nella divulgazione della fisica contemporanea. Il focus è sugli aspetti cognitivi: come possiamo spiegare concetti fisici formalmente complessi ad un audience di non-esperti senza ‘snaturarne’ i significati disciplinari (comunicazione di ‘buona fisica’)? L’attenzione è sulla natura stessa della spiegazione e il problema riguarda la valutazione dell’efficacia della spiegazione scientifica a non-professionisti. Per affrontare tale questione, ci siamo orientati alla ricerca di strumenti formali che potessero supportarci nell’analisi linguistica dei testi. La nostra attenzione si è rivolta al possibile ruolo svolto dalle forme metaforiche nella costruzione di significati disciplinarmente validi. Si fa in particolare riferimento al ruolo svolto dalla metafora nella comprensione di nuovi significati a partire da quelli noti, aspetto fondamentale nel caso dei fenomeni di fisica contemporanea che sono lontani dalla sfera percettiva ordinaria. In particolare, è apparsa particolarmente promettente come strumento di analisi la prospettiva della teoria della metafora concettuale. Abbiamo allora affrontato il problema di ricerca analizzando diverse forme metaforiche di particolare rilievo prese da testi di divulgazione di fisica contemporanea. Nella tesi viene in particolare discussa l’analisi di un case-study dal punto di vista della metafora concettuale: una analogia di Schrödinger per la particella elementare. I risultati dell’analisi suggeriscono che la metafora concettuale possa rappresentare uno strumento promettente sia per la valutazione della qualità delle forme analogiche e metaforiche utilizzate nella spiegazione di argomenti di fisica contemporanea che per la creazione di nuove e più efficaci metafore. Inoltre questa prospettiva di analisi sembra fornirci uno strumento per caratterizzare il concetto stesso di ‘buona fisica’. Riteniamo infine che possano emergere altri risultati di ricerca interessanti approfondendo l’approccio interdisciplinare tra la linguistica e la fisica.
The present work deals with the role of metaphorical thinking in the public communication of contemporary physics. We focus on the cognitive aspects: how to disseminate complicated formal physical concepts to a non-professional public maintaining the ‘correct’ disciplinary meaning, that is aiming at communication of ‘good physics’. The focus is on the nature of the explanation and the problem is how to evaluate the effectiveness of public scientific explanation of advanced physical topics to a non-professional audience. For this purpose we have looked for formal tools apt at analyzing the linguistic features of dissemination texts. We have drawn our attention to the role of analogical and metaphorical forms in the construction of ‘actual’ physical meanings because they obviously play an important role in introducing new concepts from previous ones when dealing with contemporary physics phenomena that are far from the ordinary perceptive domain. For the purpose of our investigation the conceptual metaphor perspective, within the framework of cognitive linguistics, appeared to be the most promising analytical tool. We investigate the research problem by analyzing a set of ‘relevant’ analogies and metaphors taken from popular science literature. In particular an analysis of a case study, within the framework of conceptual metaphor, is presented : Schrödinger’s analogy for ‘elementary particle’. The results of the analysis suggest that the conceptual metaphor perspective might be a potential tool both to assess the quality of analogical forms used in explanation of contemporary physics and to design new and ‘better’ analogies and metaphors. Besides, in a recursive process this analysis could help to focus on those meaningful cognitive aspects that characterize, and refine, a ‘complete’ and ‘correct’ physical concept. We think that fruitful results of inquiry might come from a deeper interdisciplinary approach between linguistics and physics.
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Miele, Serena <1993&gt. "L’influenza politica, economica, militare e culturale francese in Africa nell’età contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12499.

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Abstract:
L’influenza francese nel continente africano caratterizza ancora oggi le relazioni internazionali nella zona Mediterranea. La colonizzazione francese in Africa è stata uno degli eventi storici più importanti, ed ha sviluppato un ruolo fondamentale per determinare i rapporti futuri franco-africani. L’ex-potenza coloniale ha mantenuto il suo status di potenza mondiale, grazie all’Africa, anche successivamente al processo di decolonizzazione. La grandeur francese quindi, è stata possibile grazie al controllo di più di dodici milioni di chilometri quadrati, e al rilevante compito francese di diffusione della modernità; idee democratiche; istruzione; e di sviluppo delle città africane. La tesi vuole dimostrare come l’influenza francese nel territorio africano non sia solamente politica, ma è anche economica, monetaria, linguistico-culturale e militare. La Francia, proponendo la missione civilizzatrice in Africa ha esercitato un’enorme influenza culturale, ha promosso l’alfabetizzazione, così creando un’Africa francofona funzionale agli interessi francesi. L’influenza politica è stata determinata dalla volontà francese di creare in Africa, un’élite occidentalizzata locale, che sarebbe poi subentrata al governo, appena raggiunto lo status d’indipendenza. Questa élite aveva il compito quindi di coltivare i legami con la Francia, mantenere i rapporti commerciali, culturali e di sviluppo. Dall’altra parte, molte sono state le proteste da parte di quella popolazione che non si sentiva rappresentata da questi governi filo-occidentali, che secondo alcuni, erano guidati dall’Occidente, incuranti di ascoltare le esigenze della popolazione locale. L’influenza politica francese nei processi decisionali che coinvolgono oggi i governi africani, non è quindi da sottovalutare, il clientelismo e la poca trasparenza sono stati spesso denunciati, nonostante si dica che la Françafrique non esiste più. Inoltre, le economie francesi e africane sono strettamente interdipendenti. La Francia in sé non potrebbe essere sufficientemente autonoma, senza l’elevato numero di materie prime, risorse minerarie ed energetiche che importa dall’Africa. Il Continente nero è il primo esportatore di petrolio e uranio in Francia, risorse naturali necessarie anche al funzionamento delle centrali nucleari francesi, ed è un mercato di smercio dei prodotti industriali che vengono prodotti in Francia. Per quanto riguarda la difesa, l’esercito francese è sempre in azione. Più di venti operazioni militari francesi si sono eseguite nel territorio africano, dagli anni ’80 ai nostri giorni, senza aggiungere le operazioni antiterrorismo. La Francia ha venduto all’Africa 3.939 miliardi di Euro di armamenti solo dal 2012 al 2016, questo fa comprendere come il coinvolgimento bellico e militare francese non sia affatto scomparso. Infine, l'influenza monetaria oggi in Africa è presente, data l'esistenza ancora oggi del franco CFA, moneta detenuta nelle casse del Tesoro francese e utilizzata da quattordici paesi. Concludendo, i rapporti afro-francesi sono strettamente interconnessi, ciò dovuto anche alle grandi problematiche transnazionali, come la migrazione e il terrorismo. Inoltre, l’Africa, è destinata a raggiungere i quattro miliardi di abitanti da qui alla fine del secolo. Il destino della Francia, quindi, dipenderà dalle relazioni strutturali che saprà allacciare con i paesi africani.
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Giannone, Fabrizio <1971&gt. "Ricostruzione virtuale della Mostra della Rivoluzione Fascista (Roma, 1932)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2002/1/dottGiannone.pdf.

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Giannone, Fabrizio <1971&gt. "Ricostruzione virtuale della Mostra della Rivoluzione Fascista (Roma, 1932)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2002/.

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Ludovici, Ginevra <1992&gt. "Il modello della parresia: alcuni esercizi nell’arte contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14005.

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Abstract:
La presente ricerca, attraverso l’esame del concetto di parresia delineato da Michel Foucault, ricostruisce storicamente un modello filosofico che può fornire ulteriori chiavi di interpretazione per alcune pratiche del contesto artistico contemporaneo. L’impatto sulla realtà dell’esercizio del parlar-franco è esaminato attraverso l’analisi dei lavori di artisti contemporanei impegnati su fronti differenti. L’obiettivo dell’indagine si concentra sulle possibilità di trasformazione dell'oggetto d'arte in luogo di dialogo, confronto e scambio pubblico: nel contesto di queste azioni condivise la lente d’ingrandimento del modello greco parresiastico – nel significato dell’esercizio di un metodo socratico di ricerca e trasformazione di sé – può contribuire a definire effetti e progetti dell’arte contemporanea.
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D’Ottavio, Gabriele <1979&gt. "La politica europea della Repubblica federale tedesca alla prova della «sfida gollista»: dal piano Fouchet alla crisi della sedia vuota, 1960-1966." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1441/1/D%27Ottavio_Gabriele_Tesi.pdf.

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D’Ottavio, Gabriele <1979&gt. "La politica europea della Repubblica federale tedesca alla prova della «sfida gollista»: dal piano Fouchet alla crisi della sedia vuota, 1960-1966." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1441/.

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Cadamuro, Riccardo <1988&gt. "Filogenesi della musica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13156.

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Gatto, Francesco <1994&gt. "Dall’agro-industria all’industria culturale. Il ciclo di vita dello zuccherificio Eridania di Parma (1899-2001)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20961.

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Abstract:
La tesi ricostruisce la storia dello zuccherificio Eridania di Parma dalla sua fondazione, nel 1899, alla sua “rinascita” come auditorium musicale realizzato dall’architetto Renzo Piano, nel 2001. Nel primo capitolo si ripercorrono la storia del settore saccarifero italiano e i primi decenni di vita dello stabilimento parmigiano. Nel secondo si analizza la fase postbellica, quando la creazione del mercato unico europeo pose dei forti limiti allo sviluppo del settore agro-industriale, che subì forti trasformazioni al fine di competere con i produttori europei. Di fronte alla volontà della proprietà di chiudere lo stabilimento, tra il 1967 e il 1969 i lavoratori e i sindacati di categoria reagirono con una forte mobilitazione che ottenne grande solidarietà da parte del movimento studentesco, delle istituzioni e dei partiti locali e che fece leva sulla solidarietà tra produttori bieticoli e operai zuccherieri. Ciò non bastò a impedire la chiusura e la delocalizzazione della produzione in un comune poco distante. Lo zuccherificio, dunque, visse un trentennio di abbandono e degrado durante il quale vennero avanzate alcune proposte di recupero, ma solamente all’inizio del XXI secolo venne convertito in auditorium musicale e inserito all’interno di un progetto di riqualificazione urbana. La ricerca, basata su un’ampia ricognizione di fonti negli archivi locali, tenta di coniugare storia economica, storia sindacale e heritage studies per indagare il ciclo di vita di una fabbrica italiana tra industrializzazione, deindustrializzazione e rigenerazione a nuovi usi.
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Di, Giangirolamo Gianluigi <1979&gt. "L'evoluzione delle politiche culturali in Italia tra centro e periferia con uno sguardo alla Francia (1959-1975)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6935/4/Tesi_Di_Giangirolamo.pdf.

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Abstract:
L’obiettivo di questo studio è comprendere come si sia evoluto il concetto di bene culturale in Italia nella seconda metà del Novecento. Pertanto si ritiene rilevante l’analisi delle vicende storiche e politiche sulla gestione, valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. In particolare si focalizza l’attenzione sullo sviluppo delle politiche pubbliche in Italia tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta. Un momento che si definisce come un punto cardine del dibattito e delle azioni politiche che prendono avvio, in Italia, nel periodo post-unitario. Passaggi centrali di questo processo si considerano l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e le prime iniziative regionali nel campo della cultura. Ed è proprio nel rapporto tra centro e periferia che emerge una nuova attenzione ai beni culturali e all’elaborazione di politiche in questo campo. Al fine di uno sguardo europeo, nell’evoluzione delle politiche culturali, si considera peculiare il caso francese, con la creazione del Ministero degli Affari Culturali, alla fine degli anni Cinquanta.
The aim of this study is to understand how the concept of cultural heritage in Italy developed during the second half of the Twentieth Century. Therefore the analysis of historical and political events on the management, development and protection of cultural heritage is considered relevant. The attention is focused especially on the development of public policies in Italy between the late Sixties and the first half of the Seventies. This period can be defined as a summit of the debate and policies that in Italy began, after the Unification. The establishment of the Ministry of Cultural Heritage and the first regional initiatives in the field of culture, are the central passages of this process. In this way, in the relationship between national and local organization appears a new attention to the development of cultural policies. Finally, for a European look in the evolution of cultural policies the case of France is considered peculiar for the creation of the Ministry of Cultural Affairs, in the late Fifties.
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Di, Giangirolamo Gianluigi <1979&gt. "L'evoluzione delle politiche culturali in Italia tra centro e periferia con uno sguardo alla Francia (1959-1975)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6935/.

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Abstract:
L’obiettivo di questo studio è comprendere come si sia evoluto il concetto di bene culturale in Italia nella seconda metà del Novecento. Pertanto si ritiene rilevante l’analisi delle vicende storiche e politiche sulla gestione, valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. In particolare si focalizza l’attenzione sullo sviluppo delle politiche pubbliche in Italia tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta. Un momento che si definisce come un punto cardine del dibattito e delle azioni politiche che prendono avvio, in Italia, nel periodo post-unitario. Passaggi centrali di questo processo si considerano l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e le prime iniziative regionali nel campo della cultura. Ed è proprio nel rapporto tra centro e periferia che emerge una nuova attenzione ai beni culturali e all’elaborazione di politiche in questo campo. Al fine di uno sguardo europeo, nell’evoluzione delle politiche culturali, si considera peculiare il caso francese, con la creazione del Ministero degli Affari Culturali, alla fine degli anni Cinquanta.
The aim of this study is to understand how the concept of cultural heritage in Italy developed during the second half of the Twentieth Century. Therefore the analysis of historical and political events on the management, development and protection of cultural heritage is considered relevant. The attention is focused especially on the development of public policies in Italy between the late Sixties and the first half of the Seventies. This period can be defined as a summit of the debate and policies that in Italy began, after the Unification. The establishment of the Ministry of Cultural Heritage and the first regional initiatives in the field of culture, are the central passages of this process. In this way, in the relationship between national and local organization appears a new attention to the development of cultural policies. Finally, for a European look in the evolution of cultural policies the case of France is considered peculiar for the creation of the Ministry of Cultural Affairs, in the late Fifties.
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Paci, Giacomo <1996&gt. "L'arte della mediazione. Marcel Broodthaers e Harald Szeemann alle origini della curatela moderna." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17681.

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Abstract:
La tesi propone uno studio in parallelo delle carriere di Marcel Broodthaers e di Harald Szeemann. Da una parte un artista belga che nella sistematicità della propria opera è diventato imprenditore e curatore di sé stesso. Dall’altra uno dei padri della curatela moderna che ha spesso messo in discussione la linea di confine fra artisti e curatori. Lo scavare alle origini del dibattito sulla differenza fra creare e curare non si risolve nella definizione del concetto di mediazione. I due, partendo da punti diversi ma con una mentalità curiosamente simile, fanno della mediazione uno strumento per esplorare l’universo delle immagini. Il loro significato, il loro ruolo e valore nella società contemporanea. Alla base del loro agire vi è una stessa volontà di comprendere tutti i meccanismi dello Spiel der Kunst, il gioco dell’arte. La ricerca è organizzata in due parti. Per i due protagonisti si è effettuata una selezione di mostre da cui emergono le similitudini negli interessi reciproci e nel sostrato culturale e teorico che ha influenzato le loro azioni. Vivono la stessa epoca (per Szeemann si considera la carriera fino agli anni ’70), in più di un’occasione lavorano a contatto. Sottolineando la frequentazione che fanno degli stessi ambienti, degli stessi artisti, si cerca di dimostrare l’interesse dell’approfondimento di un confronto troppo spesso solo abbozzato.
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Cagnin, Giada <1993&gt. "Il valore della Videoarte: storia, collezionismo e mercato d'asta." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10775.

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Abstract:
Dopo un excursus storico-artistico, la tesi si pone l’obiettivo di analizzare il collocamento della video arte nel mercato dell’arte, con una particolare attenzione ai suoi risultati d’asta. Vengono poi analizzati i problemi a essa relativi e il collezionismo.
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Conti, Achille <1984&gt. "La dialettica centro-periferia nella formazione e selezione della classe dirigente comunista. Il caso della Toscana (1945-1991)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6523/1/conti_achille_tesi.Pdf.

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Abstract:
Il problema storico che è al centro di questo progetto di ricerca può essere così riassunto: in che modo viene selezionata la classe dirigente comunista nell’Italia repubblicana? Ovvero, detto in altri termini, in che misura le nomine dipendevano dal centro, per cooptazione, secondo la tradizione del modello di partito centralizzato, e quanto, invece, costituivano una ratifica alta di processi di selezione che si sviluppavano in periferia? Quanto contava, insomma, l’aver avuto lo scettro del comando nei territori di provenienza per ricoprire incarichi direttivi nel partito a livello nazionale? La nostra ricerca vuole quindi verificare la validità di alcuni paradigmi interpretativi, scaturiti da un’analisi complessiva della politica comunista, prendendo in esame un caso di studio locale, quello di una regione «rossa» per antonomasia come la Toscana. Tenendo conto, contestualmente, della realtà nazionale e di quella locale, cercheremo di analizzare, le ricadute che processi di portata nazionale ebbero sulla realtà locale, e in particolare, sulle modalità che regolavano la selezione della classe dirigente, dando alla ricerca un taglio prosopografico.
The historical problem, that is the focus of my research project, can be summarized in a fundamental question: how did Italian Communist Party select its own ruling class from 1945 to 1991? In other words I want to understand if selection process depends on the centre, by cooptation, or if its constitute a ratification of process developed in the periphery. In other words the topic of my research is to reconstruct, on the one hand, the way of formation of the leadership at national level and, on the other hand, to examine a local case study, Tuscany, a “red” region by definition
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Conti, Achille <1984&gt. "La dialettica centro-periferia nella formazione e selezione della classe dirigente comunista. Il caso della Toscana (1945-1991)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6523/.

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Abstract:
Il problema storico che è al centro di questo progetto di ricerca può essere così riassunto: in che modo viene selezionata la classe dirigente comunista nell’Italia repubblicana? Ovvero, detto in altri termini, in che misura le nomine dipendevano dal centro, per cooptazione, secondo la tradizione del modello di partito centralizzato, e quanto, invece, costituivano una ratifica alta di processi di selezione che si sviluppavano in periferia? Quanto contava, insomma, l’aver avuto lo scettro del comando nei territori di provenienza per ricoprire incarichi direttivi nel partito a livello nazionale? La nostra ricerca vuole quindi verificare la validità di alcuni paradigmi interpretativi, scaturiti da un’analisi complessiva della politica comunista, prendendo in esame un caso di studio locale, quello di una regione «rossa» per antonomasia come la Toscana. Tenendo conto, contestualmente, della realtà nazionale e di quella locale, cercheremo di analizzare, le ricadute che processi di portata nazionale ebbero sulla realtà locale, e in particolare, sulle modalità che regolavano la selezione della classe dirigente, dando alla ricerca un taglio prosopografico.
The historical problem, that is the focus of my research project, can be summarized in a fundamental question: how did Italian Communist Party select its own ruling class from 1945 to 1991? In other words I want to understand if selection process depends on the centre, by cooptation, or if its constitute a ratification of process developed in the periphery. In other words the topic of my research is to reconstruct, on the one hand, the way of formation of the leadership at national level and, on the other hand, to examine a local case study, Tuscany, a “red” region by definition
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Di, Qual Anna <1983&gt. "Tre colori. Usi pubblici della storia nel centocinquantenario dell’unità d’Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2395.

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Abstract:
Nel 2011 l’Italia festeggia il 150° anniversario della sua unificazione. La ricorrenza suscita molteplici modalità partecipative o dissociative. Questo lavoro si propone di interrogarsi sulle narrazioni o contro-narrazioni culturali e simboliche prodotte da vari attori della società civile e politica italiana sul proprio passato: non solo sul Risorgimento, l’evento storico celebrato, ma anche sulla storia dell’Italia unita. È un tentativo di guardare “in diretta” lo svolgersi delle celebrazioni, di analizzare il discorso pubblico elaborato su quotidiani, in rassegne espositive, nelle manifestazioni di piazza. L’anniversario del 2011 si connota dunque come uno straordinario osservatorio dal quale studiare il rapporto tra storia e memoria, esaminare l’uso pubblico della storia, nonché restituire le tensioni politiche presenti nel corpo sociale italiano.
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De, Fanti Nicolo' <1980&gt. "La Croazia Contemporanea, dalla dissoluzione della Jugoslavia all'ingresso nell'Unione Europea. Il ruolo delle diaspore nel cammino della Croazia Indipendente." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2519.

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Abstract:
L'elaborato tratterà la Storia della Croazia Indipendente,mettendo in evidenza l'enorme importanza avuta dalle Diaspore di emigrati croati. La tesi vuole analizzare il ruolo avuto dalle Diaspore di emigrati nel processo di democratizzazione in Croazia avvenuto dal 1990 ai giorni nostri accostandolo alla disastrosa deriva attuale dell'intero panorama politico. Proverò a spiegare in che modo queste potenti organizzazioni siano prima rientrate in Croazia poi quanto abbiano inciso nelle nascenti strutture istituzionali. Altro tema fondamentale sarà rappresentato dall'importanza avuta dall'Erzegovina Bosniaca e dalla sua comunità croato-cattolica che di fatto, in questo processo durato 22 anni ,ne è risultata la Diaspora più influente e determinante.
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Tessitore, Alessia <1987&gt. "La Memoria della Shoah: studio sulle testimonianze italiane." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1644.

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Crestani, Marco <1967&gt. "Piccola economia della frugalità nel Canale di Brenta." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1649.

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Abstract:
Del Canale di Brenta restano impresse delle immagini che caratterizzano con forza il paesaggio: la valle, le contrade, la frugalità e la semplicità delle piccole cose, la stanca e paziente laboriosità, il fiume, le pareti rocciose e soprattutto le montagne trasformate dal lavoro dell’uomo.Lo sviluppo vertiginoso dei terrazzamenti nei versanti ci rivela una certa relazione con lo spazio, ma anche dei microcosmi di fatto, specifici nel loro aspetto e nel loro funzionamento. Organizzando lo spazio, queste terrazze hanno ordinato il tempo, dettato modi e ritmi di vita, disseminato conoscenze e fondato sentimenti di comune appartenenza.
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Checchin, Alessandra <1964&gt. "Bibliografia della pittura veneta dell'800." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2415.

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Abstract:
La stesura di una "Bibliografia della pittura veneta dell'800" si propone di offrire uno strumento di supporto allo studio della pittura e degli artisti veneti del diciannovesimo secolo. Il lavoro comprende oltre 1100 schede bibliografiche ottenute prevalentemete attraverso la consultazione in internet dei cataloghi di varie biblioteche. Le schede consentono di creare dei report delle informazioni raccolte, ordinati secondo criteri diversi. La bibliografia è suddivisa in quattro parti: 1. Pubblicazioni ordinate per anno di edizione; 2. Pubblicazioni ordinate per ordine alfabetico dell'autore; 3. Titoli suddivisi per "livello bibliografico" (repertori, opere generali, monografie, cataloghi di collezioni, cataloghi di mostre, articoli o saggi brevi, tesi di laurea); 4. elenco degli studi suddivisi per ordine alfabetico degli artisti a cui si riferiscono. La bibliografia da spunto per alcuni approfondimenti , ad esempio quali artisti, quali periodi e quali luoghi sono stati maggiormente studiati. L'obiettivo a cui ambisce questo lavoro è di raccogliere il maggior numero possibile di notizie bibliografiche su tutto ciò che è stato scritto e pubblicato sui pittori, i movimenti artistici e i luoghi d'arte del Veneto nell'800.
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Scaini, Harpo <1991&gt. "I Musei della città di Pordenone." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14041.

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Abstract:
Il lavoro intende prendere in esame la nascita, lo sviluppo e il funzionamento dei Musei e degli spazi espositivi della città di Pordenone. Verranno analizzati il Museo Civico d’Arte, la Galleria Harry Bertoia, la Galleria Armando Pizzinato, il Museo di Storia Naturale, il Museo Archeologico di Torre e il Museo Diocesano d’Arte Sacra, dei quali saranno delineati i tratti fondamentali, illustrate le collezioni e raccontate la loro formazione ed evoluzione, esposte le proposte formative e la programmazione futura. Questi istituti verranno messi a confronto con i recenti standard museali imposti, al fine di valutarne la funzionalità e l’accessibilità e di evidenziarne le lacune, in modo da suggerire una o più proposte volte a migliorarne il funzionamento e la fruizione, oltre che ad ampliarne la visibilità.
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Casagrande, Giuliano <1989&gt. "Le parole della Resistenza, la propaganda partigiana nel Trevigiano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3287.

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Abstract:
La ricerca si propone di analizzare la propaganda partigiana scritta e stampata nella provincia di Treviso tra 25 luglio 1943 e 25 aprile 1945. Lo studio si basa su 156 documenti reperiti presso - Archivi Contemporanei di Storia Politica della Fondazione Cassamarca di Treviso (ACSP, con sede a Ca’ Tron di Roncade) - Istituto per la storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese (ISREV, con sede a Vittorio Veneto) - Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana (ISTRESCO, con sede a Treviso) - Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (IVSREC, con sede a Padova). Il lavoro è così articolato: dopo un’introduzione volta ad inquadrare il fenomeno dai punti di vista storico, culturale, storiografico e quantitativo, si descrive la rete organizzativa partigiana che coordinava la produzione e la diffusione della stampa clandestina. Dell’organizzazione si trattano in particolare le attività della federazione comunista trevigiana e del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) vittoriese, organizzazioni per le quali si dispone di maggiori informazioni. Non mancano però riferimenti ad altre zone della provincia e all’azione degli altri partiti antifascisti impegnati nella lotta. Di seguito ci si interroga sull’effettiva efficacia della stampa partigiana, valutando quali fossero le difficoltà da parte della popolazione nell’accettare e nel comprendere i fogli clandestini. Infine si sono analizzati gli aspetti retorici e linguistici dei manifesti. Il lavoro termina con una schedatura tecnica dei volantini e giornali partigiani utilizzati nello studio.
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Chirila, Ioana Luiza <1997&gt. "Sintegre Laidi: Analisi della persecuzione rom in epoca fascista." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21308.

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Abstract:
Il Porrajmos, ovvero la persecuzione del popolo romanes perpetrato dai nazifascisti, in Italia è stato a lungo un fenomeno trascurato e poco studiato. Soltanto negli anni ’80, merito soprattutto delle ricerche a mano delle studiose Giovanna Boursier e Mirella Karpati, venne alla luce l’internamento delle comunità romanes nei campi di concentramento italiani e la repressione che subirono da più fronti. La tesi, pertanto, percorre accuratamente la storia degli “zingari” durante il ventennio fascista e di come il belpaese fu partecipe del genocidio di oltre mezzo milione di rom in un crescendo di violenza. La persecuzione in territorio italiano si delineò principalmente in quattro fasi, analizzati nei quattro capitoli dello studio in questione. Dall’avvento del fascismo fino al ’38 i rom stranieri vennero continuamente respinti e costretti alla mobilità coatta poiché allontanati forzatamente in nome della loro presunta pericolosità sociale razziale. Negli anni ’30 la politica antizingara si radicalizzò, soprattutto con l’avvicinarsi del secondo conflitto mondiale, tanto da ordinare nel 1938 la pulizia etnica nei riguardi delle famiglie romanes in Istria e il loro confino in Sardegna. La terza fase (1940-1943) vide l’arresto e il successivo internamento di tutti i rom e la nascita di appositi campi di concentramento fascisti riservati unicamente a loro. L’armistizio - 8 settembre 1943 - innescò la caduta del sistema concentrazionario italiano e della Repubblica di Salò che proseguì nell'incarcerazione dei rom e la loro deportazione nei lager nazisti. Nel contempo i gitani parteciparono attivamente alla liberazione del paese, anche questa pagina della storia italiana è stata a lungo obliata. Inoltre, il Porrajmos è stato inserito nel contesto più ampio della Seconda guerra mondiale e vagliato in correlazione al contemporaneo sterminio nazista nel Reich.
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