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1

Aversano, Francesco. "Regole sul cibo e sviluppo turistico dell'impresa agricola. Il caso dei food events." RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no. 19 (February 2018): 7–37. http://dx.doi.org/10.3280/dt2017-019001.

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Abstract:
La crescita del business nel settore alimentare non è solo legata alle tradizionali attività di distribuzione commerciale, ma anche al settore dell'ospitalità e del tempo libero. La frequente organizzazione di eventi gastronomici è, infatti, un fenomeno che è sicuramente in evoluzione, attraverso la vendita diretta dei prodotti, degustazioni o banchetti. Inoltre, anche le attività produttive e amministrative legate a determinati luoghi sono fattori che guidano lo sviluppo turistico. In questo contributo verranno analizzate tali opportunità, per aziende e territori, attraverso la legislazione del settore alimentare che è un modello di riferimento unitario, perché ha lo scopo di tutelare la sicurezza degli alimenti e salvaguardare il consumatore. In proposito, la legislazione del settore alimentare prevede norme volte a tutelare il consumatore sotto il profilo informativo e a promuovere i prodotti con un valore particolare. Inoltre, la genuinità dei prodotti e la loro origine hanno assunto un'importanza crescente non solo nella scelta del prodotto, ma anche riguardo l'origine del prodotto stesso. Analizzare la legislazione europea del settore alimentare significa, quindi, verificare anche la possibile afferenza alle attuali regole del mercato turistico, il clamore inevitabile sull'assenza di rischio alimentare, quale fattore importante per l'affidabilità della somministrazione del cibo.
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2

Zanni, Fabrizio. "Urban hybridisation." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 95. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056015.

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Abstract:
Una serie di eventi culturali sviluppati dal 2008 al 2010 presso il Politecnico di Milano ha prodotto scritti ed approfondimenti parte dei quali č qui raccolta attorno al concetto di ‘Urban hybridization', che fa riferimento alla possibilitŕ di articolare ragionamenti progettuali e teorici attorno all'idea di ‘ibrido/ ibridazione', applicato alle discipline dell'architettura, del paesaggio, del territorio. Č una massa di studi tutt'ora in elaborazione sotto varie forme che porterŕ forse alla definizione di qualche concettualizzazione significativa. La scarsitŕ di fondi per la ricerca scientifi ca ha indotto ad utilizzare tutti i canali possibili, il principale dei quali č il finanziamento Diap per seminari e convegni. Il lavoro sviluppato all'interno del Dottorato di Ricerca ha portato a buoni frutti ma anche i workshop, internazionali ed interni, sono stati occasioni di sviluppo delle idee; anche nella ‘normale' attivitŕ didattica emergono personalitŕ e prodotti intellettuali molto interessanti.
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3

Parmiggiani, Paola. "Filiera etica e consumi sostenibili." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 160–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116014.

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Abstract:
Parmiggiani Il saggio propone alcune riflessioni sulla tendenza da parte dei consumatori, rilevabile negli ultimi anni, a scegliere i prodotti non solo in base alla qualitŕ e al prezzo, ma anche in base alla loro storia, alla loro biografia, alle scelte effettuate dalle imprese produttrici e distributrici. L'ipotesi č che la tracciabilitŕ sociale della filiera, rendendo visibile il legame tra il prodotto acquistato e tutti gli attori che hanno contribuito a portarlo nelle mani del consumatore, consenta di scegliere pratiche di consumo che tutelino, oltre alla sostenibilitŕ eco-ambientale, anche la dignitŕ umana e promuovano l'inclusione e lo sviluppo degli anelli piů deboli della filiera.
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4

Villarejo Galende, Helena. "Balance de una década de regulación de los grandes establecimientos comerciales en España." Ciudades, no. 10 (February 1, 2018): 39. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.39-65.

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Abstract:
Nuove norme legislative sono state prodotte per risolvere i problemi sollevati dallo sviluppo dei nuovi formati commerciali. All’inizio, sono stati ispirati dal modello francese della legge Royer, con l’obiettivo di regolamentare le grandi strutture distributive. Dalla regolamentazione della localizzazione delle strutture si è quindi passati alla pianificazione del commercio, con i Piani per le attività commerciali, definendo le destinazione d’uso dei suoli e con i Piani per la modernizzazione del commercio, che sostengono attraverso aiuti finanziari gli imprenditori l’innovazione del settore. Gli obiettivi di questi strumenti sono strettamente settoriali e non tengono in alcun conto le relazioni con gli obiettivi della pianificazione e della progettazione urbanistica. La Direttiva Bolkenstein del 2006 ha avuto l’effetto di ridurre gli ostacoli nella localizzazione delle imprese economiche. L’autorizzazione per l’apertura di nuove strutture commerciali deve rispondere all’interesse generale (pianificazione, urbanistica, tutela dell’ambiente), favorendo il successo imprenditoriale.La regolazione di carattere amministrativo delle attività commerciali ha anche prodotto effetti non previsti, come il contenimento degli ipermercati a fronte dello sviluppo di supermercati e centri commerciali ed un processo di concentrazione delle imprese.
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5

Giacopelli, Anna Licia. "Lima cittŕ informale. Attori, ruoli e dinamiche dei processi di trasformazione urbana e di costruzione dell'housing sociale." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 99 (April 2011): 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-099007.

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Abstract:
L'infinito espandersi deglinei Paesi in Via di Sviluppo non č sintomo esplicito di un percorso allo sviluppo. La cittŕ informale ha assunto proporzioni consistenti ed č diventato un problema strutturale delle cittŕ. Si tratta, a livello mondiale, del prodotto di scarto della globalizzazione. Ci interessa provare ad analizzare, attraverso il caso studio di Lima Metropolitana, il ruolo delle Organizzazioni Non Governative (ONG) e delle Comunitŕ di Base nei processi partecipativi di costruzione del diritto a un habitat degno per gli abitanti della cittŕ informale.
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6

Pirone, Francesco. "Grande impresa e sviluppo territoriale: il caso della Fiat in Campania." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 183–95. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118013.

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Abstract:
Il saggio analizza l'impatto sullo sviluppo delle economie regionali della presenza di stabilimenti automobilistici di assemblaggio di grandi imprese multinazionali. La ricerca č basata sullo studio di caso della Fiat in Campania. La prima parte del saggio analizza le trasformazioni tecnico-organizzative della produzione automobilistica e le implicazioni per la divisione territoriale del lavoro. La secon- da parte del lavoro presenta i risultati di una ricerca di campo diacronica condotta su un insieme di unitŕ locali di imprese in Campania, operanti nella fornitura industriale degli stabilimenti Fiat. I risultati dello studio evidenziano effetti ambivalenti in termini di sviluppo locale. L'industria automobilistica, infatti, ha contribuito alla crescita dei principali indicatori macroeconomici regionali: valore prodotto, esportazioni e occupazione; ma essa ha indotto un limitato sviluppo della struttura produttiva locale.
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Corvo, Paolo. "Reinvenzione del cibo e sviluppo del territorio: il turismo enogastronomico." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 90–101. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006006.

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Abstract:
Il rapporto tra le dimensioni fondamentali del vivere sociale e le caratteristiche dei ‘nuovi' turisti sono molto strette, a dimostrazione del ruolo rilevante assunto dal fenomeno turistico; la dimensione globale, lo spazio estetico, la ridefinizione delle coordinate spazio-temporali, il desiderio di recuperare relazioni interpersonali significative determinano in modo decisivo le scelte turistiche. L'autore si sofferma sulla crescente attenzione per la natura e per la ruralitŕ, che conduce alla diffusione di nuove forme di fruizione del territorio, come le greenways, e di modelli innovativi di ricettivitŕ come gli agriturismi. Lo stretto legame che si instaura tra turismo e ambito rurale si esprime in particolare nella riscoperta delle culture e delle tradizioni dei luoghi d'origine dei prodotti enogastronomici. Il binomio turismo-agricoltura č rafforzato dal fatto che la ristorazione e le ricette locali sono parte integrante di ogni tipologia di prodotto turistico. Anche alcune aree montane in difficoltŕ possono trovare occasioni di rinascita sociale ed economica sviluppando il turismo enogastronomico. La rete locale dei soggetti che agisce sul territorio per sviluppare una tale offerta turistica deve peraltro essere suggellata da una progettualitŕ condivisa, che coinvolga la popolazione locale e si ispiri a modelli di sostenibilitŕ: una delle componenti fondamentali del sistema turistico č costituita dalla partnership strategica tra i partecipanti, che li accomuna attorno a progetti di sviluppo.
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Scaramuzza, N., C. Diaferia, and E. Berni. "Micobiota autoctono e uso di biocompetitori in un impianto per la produzione di Culatello." Archivos de Zootecnia 67, Supplement (January 15, 2018): 167–71. http://dx.doi.org/10.21071/az.v67isupplement.3596.

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Abstract:
Un impianto artigianale che produce Culatello (un prodotto carneo stagionato tipico italiano) è stato sottoposto a campionamento in inverno ed estate per valutare il micobiota presente nell’aria degli ambienti di stagionatura e sui prodotti, con particolare attenzione alle muffe indesiderate e alle potenziali produttrici di micotossine. Tra il micobiota caratteristico, i ceppi fungini potenzialmente produttori di ocratossina A sono stati rilevati sporadicamente e sono risultati quelli meno prevalenti tra le specie isolate da culatelli. Al contrario, i ceppi fungini responsabili di colorazioni anomale sui budelli sui budelli sono stati rilevati in quantità massive nei primi step del processo di stagionatura, pur essendo la loro presenza in diminuzione verso la fine di tale processo. Per tale ragione, è stato condotto uno studio relativo all’impiego di ceppi fungini autoctoni quali biocompetitori, al fine di trovare una soluzione allo sviluppo di certuni ceppi fungini sui prodotti carnei stagionati. Ceppi autoctoni di Aspergillus e Penicillium sono stati selezionati ed inoculati su alcuni culatelli per agire come biocompetitori nei confronti di ceppi di Sporendonema naturalmente presenti sui prodotti testati. Nonostante la sua fluttuante concentrazione, la muffa sgradita è riuscita ad impartire ai prodotti inoculati una chiazzatura color rosso fuoco nel corso della stagionatura. Per tale motivo, l’uso di biocompetitori autoctoni non ha rappresentato un’effettiva azione di contrasto nei confronti di muffe in grado di produrre colorazioni anomale sui prodotti carnei.
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Mauri, Aurelio G. "Varietŕ di prodotto e strategie di marca nel settore alberghiero. Recenti evidenze e una proposta di modello interpretativo." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 1 (September 2010): 21–44. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-001002.

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Abstract:
Negli ultimi anni, i principali gruppi alberghieri operanti a livello mondiale hanno introdotto nel mercato una gamma di nuove soluzioni di ospitalitŕ proponendosi l'obiettivo di soddisfare differenti segmenti di clientela. La scelta di una strategia volta all'accrescimento della varietŕ di prodotto ha implicato lo sviluppo di nuovi brand; conseguentemente, ciascuno dei principali gruppi alberghieri dispone oggi di un articolato portafoglio marche. A livello settoriale, questo mutamento in termini di varietŕ dell'offerta č stato accompagnato dal verificarsi di profonde trasformazioni della struttura del business alberghiero. Si č modificata anche la gamma di relazioni competitive dei gruppi alberghieri con i concorrenti (multimarket competition). Il presente articolo si pone dunque l'obiettivo di analizzare i processi di sviluppo dei brand portfolio dei principali competitor a livello internazionale. L'analisi č stata svolta partendo da alcuni modelli teorici utilizzati dagli studiosi di marketing per classificare le scelte di marca in relazione all'introduzione nel mercato di nuovi prodotti e, successivamente, avanzando la proposta di un nuovo modello interpretativo. Inoltre particolare attenzione č stata rivolta allo studio delle architetture di marca prescelte, evidenziando similitudini e divergenze fra i vari gruppi alberghieri nonché i cambiamenti di approccio operati da parte degli stessi soggetti nel tempo. In conclusione vengono formulate alcune riflessioni critiche in merito ai rischi connessi al fenomeno della proliferazione di brand alberghieri a livello dei principali gruppi dell'ospitalitŕ e sull'appropriato utilizzo di architetture di marca fondate sul binomio marca garantita-marca garante.
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Orazi, Francesco. "Innovazione, tecnologia e governance: il ruolo dell'universitŕ nel rilancio delle economie locali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 125 (March 2012): 155–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-125010.

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Abstract:
L'articolo, a partire da ipotesi innovative di governance (Rete di Competenza) descrive il ruolo strategico dell'universitŕ in un contesto di economie basate sul fattore conoscenza, mettendo in luce ipotesi di ammodernamento dei sistemi territoriali. L'obiettivo del lavoro intende verificare le condizioni di persistenza, presso i territori provinciali della Terza Italia, di condizioni favorevoli per lo sviluppo di tessuti produttivi innovativi basati sui fattori tecnologia e conoscenza e caratterizzati per capacitŕ operative di tipo reticolare/virtuale. Il prodotto della ricerca da un lato propone una specifica pratica di governance diffusa per il coordinamento istituzionale delle risorse di sviluppo, dall'altro una dorsale connettiva web based per l'interazione strategica degli attori produttivi, istituzionali e sociali e per l'incremento delle attivitŕ di networking territoriale e virtuale.
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Gallo, Manuela, and Valeria Vannoni. "Credito bancario e sviluppo economico nelle regioni italiane." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (July 2012): 407–20. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-003001.

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Abstract:
Il lavoro propone un'analisi del contributo offerto dal sistema bancario allo sviluppo economico nelle diverse regioni italiane; il presupposto č che la distribuzione e la qualitŕ del credito bancario riflettano le differenze in termini di sviluppo economico delle diverse regioni. L'analisi si concentra, in particolare, sulla qualitŕ del credito, in base alla considerazione per cui la disponibilitŕ delle banche nel concedere prestiti sia influenzata, secondo una relazione inversa, dalla dimensione dei crediti non-performing. Un ulteriore elemento incluso nell'analisi č la presenza delle banche sul territorio, valutata in base al numero degli sportelli per regione. Oltre a questi aspetti, sono oggetto di valutazione anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, per i quali l'aspettativa č quella di un'influenza positiva sullo sviluppo economico della regione. La verifica empirica, condotta mediante un'analisi di regressione lineare multivariata, ha evidenziato come a livelli piů alti di qualitŕ del credito bancario corrispondano anche maggiori livelli del pil: un deterioramento del merito creditizio delle controparti bancarie si traduce, pertanto, in minore crescita economica e, quindi, in una stretta del credito, che a sua volta contrae i margini di aumento del prodotto interno lordo. La spesa per ricerca e sviluppo risulta premiare le regioni che credono sia necessario investire in tal senso.
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Scudo, Gianni, and Matteo Clementi. "La progettazione ambientale delle filiere alimentari orientata allo sviluppo bioregionale." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093004.

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Abstract:
Il testo presenta strumenti di analisi e progetto di filiere alimentari elaborati nella ricerca ‘Bioregione'. Lo studio mira ad approfondire i processi che connettono domanda e offerta in un ambito territoriale definito e a formulare scenari migliorativi. Le filiere interessano i principali alimenti che compongono la domanda aggregata associata alla ristorazione collettiva nelle diverse fasi, dalla produzione in campo al conferimento al centro cottura, al consumo e alla gestione degli scarti. Gli indicatori utilizzati sono la domanda energetica complessiva (energia primaria non rinnovabile), la contabilità di terreno agricolo produttivo per quantità di prodotto o pasto equivalente e il costo di produzione. Essi costituiscono strumenti sperimentali di riferimento per una pianificazione territoriale locale che metta al centro un nuovo modello metabolico campagnacittà ambientalmente sostenibile.
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Brady, Gordon L., and Michael L. Marlow. "The Political Economy of Endangered Species Management: the Case of Elephants *." Journal of Public Finance and Public Choice 9, no. 1 (April 1, 1991): 29–39. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345180.

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Abstract:
Abstract In questo scritto si discute il ruolo dei diritti di proprietà e del rent-seeking nella gestione degli elefanti come specie in via di estinzione. In particolare, gli Autori si soffermano sul dibattito politico che si è prodotto all’interno della comunità ambientalista, divisa fra: 1) preservazionisti, che si oppongono a tutti i tipi di caccia e commercio dei prodotti derivati dagli elefanti, e 2) conservatoristi commerciali, che sono invece favorevoli alia caccia e al commercio dell’avorio e del pellame, cioè ai diritti di proprietà sugli elefanti, da riconoscere alle sole popolazioni africane.Quest’ultimo approccio si è mostrato più proficuo, sia ai fini dello sviluppo delle popolazioni africane che della salvaguardia della specie in pericolo. Il commercio dei prodotti derivati dall’elefante è una cospicua fonte di ricchezza per le popolazioni africane. Il riconoscimento dei diritti di proprietà sugli elefanti a favore di queste popolazioni ha garantito la possibilità di preservare una fonte di ricchezza legale, ridurre i fenomeni di bracconaggio e di commercio illegale e, in ultima analisi, di proteggere la specie in pericolo. L’interesse economico a ottenere vantaggiosi proventi dalla vendita dei prodotti derivati dagli elefanti ha infatti incentivato le popolazioni africane all’adozione di misure atte a proteggere il branco e a favorire al tempo stesso il suo accrescimento.La proibizione del commercio dell’avorio e del pellame di elefante ha prodotto invece solo retorica e ha creato seri problemi di sottosviluppo oltre che ambientali: non potendo ottenere alcun beneficio in termini di reddito direttamente appropriabile, le popolazioni non hanno alcun interesse ad investire sulla protezione degli elefanti. Il caso dei paesi dell’Africa Orientale e Centrale à un esempio probante dei notevoli costi sociali, in termini di declino della popolazione degli elefanti, derivanti da questo tipo di approccio.Ciò di cui si ha bisogno à quindi un approccio che bilanci l’interesse ambientale a salvaguardare la specie in pericolo e quello economico a preservare una fonte di ricchezza per le popolazioni africane.I diritti di proprietà si configurano come un primo e piccolo tassello ai fini della realizzazione di questo obiettivo.
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Boaretto, Marta. "Trema tutto. Contenitori di cura in emergenza." GRUPPI, no. 3 (October 2011): 19–26. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-003003.

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Abstract:
L'autrice riporta un intervento di piccolo gruppo realizzato con la popolazione aquilana pochi mesi dopo il terremoto che ha colpito la cittŕ nel 2009. In particolare, analizza le condizioni e gli esiti di due gruppi di cura in quattro sedute ciascuno, secondo il modello Tavistock, condotti con gli ospiti di due campi. I campi erano gestiti da enti diversi e organizzati secondo modalitŕ nettamente differenziate che avevano portato allo sviluppo di culture distinte. Tali differenze hanno prodotto l'instaurarsi di setting e modi di conduzione particolari, isomorfi alle culture dominanti nelle due tendopoli.
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Craparo, Giuseppe. "Simbolizzazione, mentalizzazione e trattamento gruppale per le addiction." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (September 2012): 73–85. http://dx.doi.org/10.3280/gest2012-001008.

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Abstract:
Il presente articolo approfondisce l'interpretazione evolutivo-relazionale delle addiction (da sesso, da sostanza, da internet, da cibo, ecc.) come espressione di un deficit delle competenze cognitive e metacognitive di regolazione degli affetti. Tale deficit sarebbe il prodotto di uno sviluppo traumatico del soggetto a partire dai primi mesi di vita. Secondo il modello evolutivo-relazionale, inoltre, le condotte additive avrebbero una funzione dissociativa nei confronti dell'emergere di contenuti affettivi presenti nelle memorie traumatiche. L'articolo affronta anche l'efficacia delle terapie di gruppo, in cui il confronto con altri soggetti puň favorire la mentalizzazione delle emozioni implicate nelle condotte additive.
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Cristini, Guido. "Crisi dei consumi e marca commerciale: le opportunitÀ di copacking per le PMI alimentari." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 3 (October 2012): 57–83. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-003004.

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Abstract:
Nel corso dell'ultimo biennio la crisi dei consumi che ha investito anche il settore dei prodotti di largo consumo ha determinato mutamenti rilevanti in ordine alle condotte competitive sia delle imprese industriali di marca che delle insegne distributive. Tra i fenomeni che maggiormente hanno connotato il mercato in oggetto, conviene citare lo sviluppo della marca commerciale anche per le implicazioni che ne derivano per le Piccole e medie imprese1 industriali operanti nel comparto alimentare. Infatti, per una parte di tali imprese la produzione per conto rappresenta, non solo una minaccia, quanto una delle opzioni piů rilevanti sotto il profilo strategico e operativo. In questo contesto, il presente paper intende approfondire il tema delle opzioni di natura strategica che i copacker hanno di fronte, nonché analizzare le politiche di natura produttiva logistiche e di marketing da perseguire al fine di assicurarsi delle relazioni di sub-fornitura durevoli. Il lavoro analizza, pertanto, le politiche di integrazione verticale delle funzioni all'interno della filiera in questione, nel tentativo di comprendere se il processo di integrazione/ disintegrazione delle funzioni in questione abbia prodotto una maggiore efficienza complessiva della filiera o se, al contrario, si sia limitato ad avvantaggiare solo uno dei due attori.
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Cicatiello, Clara, Giulia Avolio, Silvio Franco, and Marco Valente. "Dal prodotto turistico allo sviluppo locale delle aree rurali: il caso di civita di Bagnoregio." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 4 (November 2014): 39–62. http://dx.doi.org/10.3280/mc2014-004004.

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Teresa Cuomo, Maria, Oscar De Franciscis, and Alex Giordano. "La rimodulazione strategica del modello di business. L'integrazione tra agri-food e turismo." ESPERIENZE D'IMPRESA, no. 2 (January 2021): 51–67. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002004.

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Abstract:
L'ampliamento dell'offerta produttiva con attività non appartenenti alle tradizionali aree di mercato delle imprese sta avanzando in specie nel segmento alimentare. Questa nuova impostazione travalica così il tradizionale approccio di tipo "core business", immaginando una logica di "non-core business", di contagio fecondo tra filiere produttive contigue in grado spesso di potenziare imprese e aree geografiche. Lo scenario che emerge dalla nuova alternativa strategica quindi parte dal presupposto che il non-core stimola il core, modificando completamente i tratti di una specifica organizzazione imprenditoriale. Le novità sperimentali fornite da questi business, laddove si manifestano con successo, riescono a produrre alcuni vantaggi fondamentali che vanno dalla diversificazione del rischio d'impresa allo sviluppo del fatturato e delle quote di mercato fino all'innovazione di prodotto in chiave di maggiore sostenibilità. In altri termini, il non-core - che nel caso di un'azienda produttiva a vocazione agricola può configurarsi nell'attività ricettiva, ristorativa e del commercio di produzioni tipiche legate al terroir - può fungere da traino rispetto al business tradizionale diventandone così il nuovo core in una virtuosa spirale di sviluppo.
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Bosi, Lorenzo. "Movimenti e cambiamento sociale. L'interrelazione delle conseguenze." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 42 (January 2012): 69–80. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-042006.

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Abstract:
Nell'ultima decade la letteratura sugli effetti dei movimenti sociali ha conosciuto una notevole espansione. Questo sviluppo ha generato una domanda di miglioramento dei nostri approcci alla materia sia a livello teorico sia metodologico. Nonostante tutto questo, nel cercare di misurare l'impatto dei movimenti sociali, legando questi agli obiettivi che alcune componenti di un movimento dichiarano di avere, la ricerca scientifica sulla materia ha prodotto scarsi risultati. L'articolo suggerisce che per conoscere come i movimenti sociali producono cambiamento sociale bisogna guardare all'interrelazione delle conseguenze e non limitarsi a studiare le conseguenze nel breve periodo ma estendere le analisi al lungo periodo. L'articolo vuole provocare una discussione sulla materia e identificare una nuova opportunitÀ d'investigazione empirica.
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Butera, Federico. "Innovazione e Ricerca e Sviluppo: la questione dell'organizzazione e del lavoro." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 122 (June 2011): 57–68. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122003.

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Abstract:
L'innovazione è un fenomeno più ampio di quello della ricerca e sviluppo: l'autore ne illustra le diverse tipologie. L'Italia dispone di una quota di risorse destinata alla R&S inferiore a tutti i Paesi sviluppati; i finanziamenti pubblici sono in proporzione più alti di quelli di altri Paesi; l'Italia, per numero di brevetti e di marchi comunitari registrati, è invece in una buona posizione e in costante crescita; forte è il contributo delle grandi imprese alla brevettazione, mentre modesto è quello delle medie imprese, praticamente nullo quello delle piccole imprese; tuttavia, il volume di innovazioni generate è molto più elevato: le innovazioni di processo (marketing, organizzazione, metodi, tecnologie di produzione, etc.) non brevettate e le innovazioni di prodotto incrementali sono molto più numerose del numero dei brevetti. L'articolo esamina le caratteristiche organizzative della Ricerca e Sviluppo che sono diverse da quelle di altre funzioni di impresa ma che hanno anticipato nuovi modelli organizzativi e in particolare le organizzazione organiche e quelle in rete. Viene presentato il modello di funzionamento basato sulle 4C originato nella R&S e poi diffuso nelle moderne organizzazioni: Cooperazione autoregolata, Conoscenza condivisa, Comunicazione estesa, Comunitŕ di lavoro.
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Piras, Veronica, and Francesca Salivotti. "Studi organizzativi e sviluppo locale: quali contaminazioni possibili?" STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 9–32. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001001.

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Abstract:
Alla luce delle trasformazioni che stanno investendo il paradigma dello sviluppo locale assumono una rinnovata rilevanza tutte quelle riflessioni che si propongono di integrare i tradizionali strumenti teorici e analitici di questa prospettiva con quelli provenienti da altri ambiti di studio e ricerca con i quali non sempre si sono instaurate proficue occasioni di dialogo e di reciproca contaminazione. Il lavoro presentato costituisce il tentativo di proporre una pista di ricerca in cui le due tradizioni di studi - quella dello sviluppo locale e quella della sociologia dell'organizzazione - possano collaborare al fine di integrare gli strumenti teorici e concettuali di entrambe. Questo obiettivo d'integrazione nasce dalla constatazione che la maggior parte della produzione in materia di sviluppo locale sembra non focalizzare in maniera specifica e puntuale l'attenzione sulla dimensione organizzativa dei propri oggetti di studio, nonostante questi siano spesso costituiti da vere e proprie organizzazioni. Si pensi, ad esempio, come gli studiosi di sviluppo locale abbiano dedicato numerose ricerche sia allo studio di singole imprese sia a quello di interi sistemi di imprese. O, ancora, si prendano ad esempio i numerosi studi riguardanti le diverse forme di agenzie di sviluppo, condotti attraverso l'analisi di particolari esperienze di programmazione negoziata e di concertazione locale. Nonostante l'interesse dello sviluppo locale si articoli proprio attorno a questi e ad altri oggetti di studio, la loro dimensione organizzativa č stata raramente tematizzata in maniera distinta. Ne č conseguito uno scarso impiego degli strumenti analitici propri della sociologia dell'organizzazione e, in particolare, di una specifica prospettiva nata all'interno di questa disciplina: quella neoistituzionalista. La scuola neoistituzionalista ha prodotto concetti come quello di isomorfismo o di campo organizzativo che possono essere intesi come "attrezzi" molto utili per descrivere gli attori dello sviluppo locale, cosě come per mettere in luce alcuni dei meccanismi che influiscono sull'esito finale delle iniziative e delle strategie rinvenibili nei sistemi locali. Il saggio si pone come obiettivo quello di mettere in luce e sottolineare i possibili "ambiti di contaminazione", ovvero i temi e le aree di interesse proprie dello sviluppo locale in cui alcuni tra i piů consolidati concetti e riflessioni della sociologia organizzativa potrebbero essere proficuamente impiegati. Si procederŕ quindi all'individuazione e all'illustrazione di possibili applicazioni di alcuni strumenti analitici della sociologia dell'organizzazione, specificamente della prospettiva neoistituzionalista, impiegabili nell'analisi delle pratiche di sviluppo locale. L'intento vuole essere quello di mostrare come l'adozione di una prospettiva neoistituzionalista, che presta attenzione alla dimensione organizzativa cosě come al contesto istituzionale, integrandosi con gli strumenti classici di lettura dello sviluppo locale, possa aiutare a inquadrare aspetti ed elementi talvolta lasciati in ombra.
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Barani, Azio. "COVID-19, impatto sul contesto socio-economico italiano e strategie per lo sviluppo sostenibile: il contributo dell'Agenda 2030 e modelli etico-valutativi per un'ipotesi di mappa metodologica." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 111 (February 2021): 11–47. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-111002.

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Abstract:
Questo lavoro intende avanzare un'ipotesi di processo strategico per lo svilup-po sostenibile, dopo aver fotografato l'attuale contesto italiano alla luce dei cam-biamenti causati dalla pandemia COVID-19, con particolare riferimento all'impat-to che questa ha prodotto sui 17 Obiettivi che compongono l'Agenda 2030 pro-mossa dall'ONU nel 2015, per arrivare a un'ipotesi di mappa metodologica di va-lutazione.
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BELVEDERE, VALERIA. "Overdesign e sviluppo del nuovo prodotto: un’indagine sul ruolo dei bias cognitivi nei processi decisionali dei progettist." Sinergie Italian Journal of Management, no. 94 (2018): 53–72. http://dx.doi.org/10.7433/s94.2014.04.

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Favaretto, Ilario. "Elementi per un cambiamento delle relazioni tra le imprese italiane." ARGOMENTI, no. 30 (March 2011): 7–22. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030001.

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Abstract:
Se si considera il ruolo di grandi e piccole imprese in Italia, si osserva come per ambedue sia stata inadeguata la risposta alla sfida della complessitŕ posta dalla globalizzazione. La staticitŕ apparente del sistema di imprese in Italia č determinata dall'inadeguatezza della sua evoluzione: in particolare, mancano le forze per l'attivazione e il dominio di una molteplicitŕ di funzioni. Da un lato non si č prodotto un effetto trascinamento da parte di operatori adeguatamente dimensionati; dall'altro le piccole imprese non sono riuscite a trattenere e reinvestire il valore aggiunto necessario a sostenere la propria crescita. L'apparente immutabilitŕ del sistema nasconde tuttavia mutamenti che vanno indagati con attenzione per sapere se nei prossimi anni esso potrŕ contribuire ancora allo sviluppo di ricchezza e benessere o sia condannato a ridimensionare tale contributo.
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Milani, Lorena. "Povertà educativa e Global Education. Riflessioni per uno scenario futuro." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 444–57. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9598.

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Abstract:
L'approccio che noi proponiamo alla questione della povertà educativa intreccia sia gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (Onu, 2015) sia quella della Global Education (Council of Europe, 2019) e dei diritti dei minori dichiarati nella Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Onu, 1989). In questa prospettiva, indagheremo la questione della povertà educativa in termini non solo di mancanza di opportunità, di deprivazione e di qualità della vita, ma anche come deprivazione morale, di orientamenti e prospettive di vita, di qualità della proposta educativa e dei valori insiti in essa. Partendo dalla situazione attuale generata della pandemia del coronavirus, offriamo una lettura delle ricadute sulle povertà materiali e sulla povertà educativa, considerando anche le povertà altre. La prospettiva viene costruita attorno alla centralità dell'etica e all'ipotesi di un nuovo paradigma: il PEL (Prodotto Etico Lordo) cui è associata l'educazione alla sobrietà. In questa logica, la Global Education diviene approccio pedagogico per promuovere l'educazione alla cittadinanza globale per una vita degna e una dignità educativa
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Cantaluppi, Lorenzo. "Educare alla “matematizzazione e modellizzazione” nella scuola media." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 9 (May 27, 2021): 103–26. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.21.9.5.

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Abstract:
L’articolo presenta il percorso didattico svolto in una classe di seconda media con lo scopo di indagare lo sviluppo delle convinzioni degli allievi riguardo agli elementi e ai processi efficaci da attuare al fine di una risoluzione ottimale di un problema matematico. L’itinerario si compone di molteplici attività cooperative attraverso le quali trattare in modo puntuale i processi coinvolti nel ciclo della matematizzazione. Gli allievi hanno affrontato tali proposte con motivazione e interesse, apprezzando in particolare la multidisciplinarietà relativa alla comprensione e alla lettura di un testo. I risultati ottenuti mostrano come gli allievi, durante l’attività di risoluzione di un problema matematico, abbiano imparato a spostare il loro focus dal prodotto ai processi: l’attenzione che prima era rivolta unicamente al risultato matematico viene ora ad essere ripartita anche su processi importanti quali la lettura, l’applicazione di algoritmi, la scelta delle operazioni, l’attuazione di strategie metacognitive e la riflessione e l’interpretazione del risultato matematico ottenuto.
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Fulford, Michael, and Andrew Wallace-Hadrill. "Towards a history of pre-Roman Pompeii: excavations beneath the House of Amarantus (I.9.11–12), 1995–8." Papers of the British School at Rome 67 (November 1999): 37–144. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004529.

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Abstract:
VERSO UNA STORIA DELLA POMPEI PRE-ROMANA: SCAVI AL DI SOTTO DELLA CASA DI AMARANTO (I.9.11–12), 1995–8Scavi condotti al di sotto della casa di Amaranto (I.9.11–12) a Pompei hanno prodotto evidenze della più antica occupazione dell'area. Tali ritrovamenti sono discussi nel presente articolo. Con l'eccezione di alcune tracce di presenza preistorica, la sequenza va dal VI al I secolo a.C, quando la casa fu costruita. Un resoconto della sequenza stratigrafica è presentato insieme ad una descrizione dei vari reperti, in particolare la ceramica, i resti faunistici e quelli botanici. Il recupero di una parte della struttura del sesto secolo, che ha uno stesso orientamento rispetto a quello della casa del primo secolo, e del tracciato stradale ad esse associato, porta a considerazioni sullo sviluppo e la natura della città nel periodo arcaico. Viene qui suggerito che la topografia della parte orientale della città si sia originata già alla fine del sesto secolo. Altri aspetti dell'evidenza archeologica, quali la continuità dell'occupazione, le attività economiche, le attività rituali e cambiamenti nella densità dell'occupazione, vengono anche discussi.
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Cirlŕ, Mario. "Auri sacra fames." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 21 (April 2011): 45–57. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021002.

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Abstract:
Attraverso il significato di misura di tutti i valori attribuito al denaro nell'etŕ moderna e nell'attuale fase dello sviluppo capitalistico, l'autore rinviene nella ritualitŕ del dono, nella gratuitŕ della festa, l'esatto corrispettivo della valorizzazione operata dal denaro, in quanto incontro che sospende e dispone un ridimensionamento della circolazione e dell'accumulo di ricchezza. Il dono č un prodotto del superfluo e la societŕ dei consumi ha l'unico fine di eliminare il superfluo. Il lavoro psicoanalitico, non diversamente dal lavoro capitalistico, ha da sempre a che fare con l'eccedenza, con un qualcosa che ha sostituito la mancanza della mancanza originaria (angoscia) con un eccesso di produzione fantasmatica (consumistica). Č ipotizzabile, da Lacan a Levinas, che la seduta psicoanalitica abbia a che fare con il riconoscimento del volto dell'altro, e si inscriva, nella sua essenza, in una pratica di accoglienza ed ospitalitŕ dell'altro. Il necessario scambio economico esplicito nel pagamento dell'onorario dell'analista diventa un rituale che apre alla spontaneitŕ, all'accoglienza, all'ospitalitŕ tesa a rendere sensato il superfluo, a rendere ragionevole il doloroso accedere alla propria origine.
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Blaskó, Barbara. "Friulani nell’industria ungherese con particolare riguardo alla città di Debrecen." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 124–45. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5558.

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Abstract:
L'emigrazione ha avuto un ruolo significativo nella storia del Friuli per secoli. Sin dal Medioevo, l'emigrazione friulana era caratterizzata principalmente dal movimento di venditori ambulanti (i cosiddetti cramârs) verso i territori tedeschi. Tuttavia, il movimento migratorio friulano più significativo risale ai cinquant'anni precedenti la Prima guerra mondiale, quando la crescente richiesta di manodopera, causata dallo sviluppo industriale europeo, richiamava lavoratori in quantità enormi. Durante questi decenni, l'Impero austroungarico divenne la principale destinazione del movimento, ma il primato dell'Austria fu superato dall'Ungheria negli anni tra il 1892 e il 1894. La migrazione di massa nell'area (avvenuta fino allo scoppio della Prima guerra mondiale) causò cambiamenti duraturi nell'industria ungherese. Le fonti storiche dimostrano che la presenza dei friulani fu significativa soprattutto in alcuni settori, come l'edilizia e la lavorazione della carne. Le aziende friulane attive nel settore della carne durante questo periodo hanno avuto un profondo effetto sulla diffusione e sul successo di un nuovo prodotto: il salame. Va sottolineato che accanto a Budapest e Seghedino, sede del famoso salame Pick, Debrecen ha avuto un ruolo chiave in questo processo con le sue due fabbriche della famiglia Boschetti e Vidoni e dei loro lavoratori migranti
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Moreno, Cesare. "La ricerca-azione nel contesto di un intervento sociale ed educativo: il progetto chance a Napoli dal 1998 al 2008." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2011): 197–217. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003012.

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Abstract:
Chance č un progetto di ricerca-azione, promosso dal Ministero della Istruzione, dell'Universitŕ e della Ricerca alla fine degli anni '80, che ha affrontato il problema degli adolescenti in situazione di esclusione sociale, non affrontato dall'istituzione scolastica. Per il suo carattere sperimentale il progetto si č dotato di forti apparati di riflessione presidiati da professionisti di diversa estrazione culturale. Ciň ha premesso di esperire diversi cicli sperimentali, attingendo anche al livello teorico e di farlo a partire da punti di vista diversi. L'interazione con la ricerca scientifica teorica ed accademica ha prodotto una consapevolezza maggiore riguardo al ruolo della teoria e ha consentito di approfondire importanti temi derivati dalla riflessione sulle pratiche. Inoltre, l'attivitŕ di ricerca ha consentito di delineare diversi profili di competenze per i diversi operatori e un percorso per il loro sviluppo. L'acquisizione piů importante riguarda il ruolo dei conflitti in un particolare processo educativo: l'esistenza di conflitti e contraddizioni č la molla principale per lo sviluppo di una attivitŕ autentica di ricerca. Assumere la dimensione del conflitto nel progetto, sviluppare continue attivitŕ negoziali, č una dimensione isomorfa a quella della ricerca-azione e stabilisce un punto di contatto significativo tra ricerca-azione sul campo, intesa come ricerca di costrutti pedagogici operativi, e ricerca-azione di tipo teorico intesa come ricerca di costrutti di pensiero necessari a tenere insieme la complessitŕ delle attivitŕ messe in campo. L'approccio, fondato su diversi punti di vista, ha provocato emozioni e relazioni che possono trovare una espressione metaforica condivisa in quello che viene chiamato ‘mito di fondazione'. Questo ha un ruolo centrale per costruire una narrazione che rappresenti il punto di incontro tra le metodologie sperimentate e le storie professionali degli operatori.
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Di Pietro, M. L., M. Casini, A. Fiori, R. Minacori, L. Romano, and A. Bompiani. "Norlevo e obiezione di coscienza." Medicina e Morale 52, no. 3 (June 30, 2003): 411–55. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.666.

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Abstract:
L’autorizzazione della commercializzazione, in Italia, del Norlevo - prodotto a base di levonorgestrel - come contraccettivo d’emergenza (Decreto AIC/UAC n. 510/2000 del 26.09.2000) ha sollevato un intenso dibattito sul comportamento del medico che non vuole prescrivere per ragioni deontologiche ed etiche, sostanze che possano ostacolare il proseguimento dello sviluppo del concepito. Ci si chiede, inoltre, se questa decisione possa rientrare nella fattispecie prevista dall’art. 9 della Legge 194/78 in materia di obiezione di coscienza. Per dare una risposta a questo interrogativo, è stato necessario studiare, innanzitutto, il meccanismo di azione del levonorgestrel: solo qualora si fosse riscontrata la possibilità di un effetto abortivo, sarebbe stato possibile appellarsi alla suddetta legge. Poiché si è giunti alla conclusione che, accanto all’unico effetto contraccettivo (inibizione/ritardo dell’ovulazione) dimostrato, sono presenti anche e soprattutto effetti in fase post-fertilizzazione, è stata presa in esame la riflessione giuridica in materia. Alla luce dell’ordinamento italiano e delle decisioni della Corte Costituzionale, il rifiuto di prescrivere/somministrare il Norlevo rientra nelle previsioni dell’art. 9 della Legge 194/78, ma anche qualora questo non venisse riconosciuto, si rende sempre configurabile - a fronte del bene “vita umana” - anche una sorta di “clausola di coscienza” in base alla quale il medico ha diritto ad agire secondo i propri convincimenti interiori.
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Frank, Ellen, and Danielle Novick. "Progress in the psychotherapy of mood disorders: studies from the Western Psychiatric Institute and Clinic." Epidemiology and Psychiatric Sciences 10, no. 4 (December 2001): 245–52. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005418.

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Abstract:
RIASSUNTO— Durante gli ultimi tre decenni abbiamo assistito a significativi miglioramenti sia nei trattamenti psicosociali, sia in quelli farmacologici dei disturbi affettivi.Insieme ai progressi che i nuovi trattamenti farmacologici hanno prodotto, il trattamento psicosociale per la cura specifica del singolo disturbo ha ulteriormente migliorato la prognosi ed il decorso del disturbo bipolare e unipolare. Metodi — Rassegna delle nostre ricerche sul disturbo unipolare e bipolare e sul loro trattamento, in particolare la psicoterapia interpersonale (IPT) e le sue modificazioni. Risultati — Si fornisce la dimostrazione empirica che l'IPT à un trattamento per i disturbi affettivi efficace per la fase acuta e per il mantenimento. La nostra ricerca cumulativa e l'esperienza clinica suggeriscono che le relazioni interpersonali ed i ritmi circadiani e sociali influenzano i disturbi affettivi e che la psicoterapia pud aiutare a normalizzare i problemi in questi settori per i pazienti con disturbi affettivi. Conclusioni — Nonostante l'entusiasmo generato dai recenti progressi nella ricerca sui disturbi mentali e sul loro trattamento, dobbiamo ancora soddisfare l'impegno che l'enorme sviluppo delle conoscenze sulle farmacoterapie mirate e sulle psicoterapie sembrerebbero offrire. Per fare ulteriori progressi, dobbiamo continuare ad applicare rigore scientifico e riflessione per capire l'adattabilita delle attuali nomenclature, l'impatto delle malattie psichiche e mediche in comorbidità sulla manifestazione e sul trattamento dei disturbi affettivi e la praticabilita di un'ampia utilizzazione dei nuovi trattamenti.
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Cohen, Alex. "Prefazione all'edizione italiana." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (March 2002): 15–16. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000460.

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Abstract:
A quanto mi risulta questo breve rapporto rappresenta il primo tentativo di offrire una panoramica internazionale sulla salute mentale delle popolazioni indigene. Dico questo non per rivendicare un merito personale – l'argomento mi è stato suggerito dal dr. Benedetto Saraceno divenuto in seguito Medical Officer del progetto Nations for Mental Health dell'Organizzazione Mondiale della Sanità – ma per sottolineare la vastità degli aspetti relativi a questo tema universale che sono stati per troppo tempo trascurati. Mentre esiste un'ampia letteratura sulla salute mentale delle popolazioni indigene a livello locale, nazionale ed internazionale c'è scarsa discussione e comparazione tra le principali aree geografiche. Ad esempio, i problemi con cui si confrontano le popolazioni indigene della Russia settentrionale sono generalmente considerati in modo del tutto separato dalle esperienze di altre popolazioni artiche: la storia della conquista e della colonizzazione sopportata dai popoli indigeni del Nord America è raramente posta a confronto con quella delle popolazioni indigene del Sud America.Questo è assai bizzarro dal momento che le popolazioni indigene in tutto il mondo hanno dovuto fronteggiare simili esperienze traumatiche (ad es. genocidio, dislocazione, repressione della cultura e del linguaggio) con gli stessi risultati (ad es. elevati tassi di suicidio, abuso di sostanze e depressione). Tali dimenticanze sono altresì deplorevoli dal momento che le ricerche transculturali e transnazionali intorno a questi fenomeni hanno prodotto risultati che io ritengo condivisibili e conoscenze che possono essere utilizzate nello sviluppo di interventi culturalmente appropriati nei programmi di salute mentale.
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Asioli, Fabrizio, and Angelo Fioritti. "Elettroshock (ESK) and electroconvulsive therapy (ECT)." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, no. 2 (June 2000): 99–102. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008289.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Discutere gli dementi etici, deontologici e normativi alia base della regolamentazione nella pratica dell'elettroschock ad un anno dalla emanazione della circolare ministeriale 15.2.1999 in merito. Metodo - Revisione della letteratura e presentazione delle opinioni degli autori. Risultati - Nonostante l'ESK sia la terapia biologica da più tempo praticata in psichiatria, solo negli ultimi 20 anni essa è stata sottoposta al vaglio di studi scientifici controllati con risultati contraddittori che hanno comunque prodotto un progressivo restringimento delle indicazioni cliniche. Sussistono a tutt'oggi ampie variazioni tra paesi diversi ed all'intemo dello stesso paese circa l'estensione dell'utilizzo, le modalità tecniche impiegate, le indicazioni al trattamento. In varie parti del mondo l'ESK sembra essere praticato prevalentemente in grandi strutture asilari o in cliniche private, mentre il suo uso è più ristretto nei servizi che hanno un filosofia territoriale, così come esistono grandi differenze circa il livello di restrittività imposto dai governi o consigliato dalle associazioni professionali; anche l'insegnamento e l'auditing presso gli istituti universitari riconosce ampi gradi di differenza. Infine esistono recenti rapporti da vari paesi, so prattutto in via di sviluppo, che testimoniano un uso corrente per scopi politici o repressivi nelle grandi istituzioni manicomiali. Conclusioni - Gli autori considerano legittimo ed anzi auspicabile che l'insieme di norme e regolamenti alia base dell'attività psichiatrica esercitata nel nostro paese contempli anche disposizioni in materia di ESK. Gli Autori ritengono che la circolare ministeriale 15.2.1999 sia un documento equilibrato e rappresentativo dei valori alia base della politica sanitaria e psichiatrica del nostro paese.
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Tavoletti, Ernesto. "Un'alternativa alla retorica della dimensione aziendale e degli IDE: sistemi agro-alimentari sostenibili di PMI ed internazionalizzazione endogena per mezzo delle indicazioni geografiche." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (January 2021): 27–42. http://dx.doi.org/10.3280/aim2018-002003.

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Abstract:
Le indicazioni geografiche (IG) fanno riferimento a prodotti con speciali caratteristiche, qualità o reputazione riconducibili all'origine geografica, e sono proprietà intellettuali. Sono, quindi, per loro natura uno strumento di marketing e di tutela della denominazione, ed hanno il potenziale per innescare un circolo virtuoso di sviluppo economico locale endogeno, coinvolgendo tutti gli stakeholder territoriali. Offrono un'alternativa alla retorica della dimensione aziendale e degli investimenti diretti esteri. La sostenibilità economica è una pregiudiziale a tutto questo e il multiple case study Fao di Vandecandelaere et al. (2018) aggiunge un modello ed una generalizzazione analitica alle meta-analisi quantitative esistenti, che già evidenziano il contributo positivo delle IG alla sicurezza alimentare, ai prezzi, ai redditi dei produttori e alle quantità prodotte. La raccomandazione di policy principale è quella di promuovere le IG a livello globale perché, lungi dall'essere strumenti protezionistici, favoriscono lo sviluppo di sistemi di produzione alimentari endogeni, sostenibili e resilienti, capaci di contribuire allo sviluppo economico ed imprenditoriale locale, oltre che alla sicurezza e alla qualità alimentare.
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Broccolini, Alessandra, and Katia Ballacchino. "La zuppa, il fuoco e il lago. Cibo e identitŕ intorno al lago di Bolsena." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 102–33. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006007.

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Abstract:
Il saggio prende spunto da un lavoro di ricerca e documentazione relativo ai beni demoetnoantropologici immateriali promosso dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni e le Attivitŕ Culturali, che č stato condotto sui saperi e le pratiche alimentari nell'area del lago di Bolsena (provincia di Viterbo). In particolare il saggio analizza il ruolo che occupa un piatto tradizionale dell'alimentazione lacustre denominato sbroscia - una zuppa di pesci di lago - nella definizione dell'identitŕ locale entro pratiche e saperi della contemporaneitŕ. Questo piatto che, a causa di un sapore denso e di una natura poco adatta ai palati turistici non si č trasformato in prodotto commerciale, rappresenta per molti aspetti un elemento narrativo e uno strumento catalizzatore di sentimenti di appartenenza al lago, grazie alla sua origine mitica e arcaica, al suo rapporto intimo e solido con l'ambiente naturale lacustre e con la cultura locale della pesca tradizionale, di natura prettamente maschile. La riflessione antropologica proposta vuole riflettere sulle problematiche insite nei processi di patrimonializzazione della cultura immateriale locale prodotti dalle pratiche ministeriali di catalogazione (attraverso la scheda BDI), che a fatica riescono a restituire la complessitŕ del rapporto cibo/identitŕ in quello che viene da piů parti definito il lago "che si beve", proprio per l'uso alimentare delle acque lacustri che si faceva e che si fa ancora nella preparazione locale della sbroscia. Sono proprio le acque del lago, infatti, insieme ad un uso tutto maschile del fuoco "non domestico" e all'utilizzo del "pignatto" per cucinare la sbroscia che rendono la preparazione e la consumazione di questo piatto un rito significativo sul piano simbolico per i pescatori che vivono questo territorio. Persino l'abitudine di mangiare la sbroscia con le mani entra nel confine identitario, nella memoria narrativa dei pescatori che si rifanno ad un passato premoderno. Nell'uso quotidiano contemporaneo della sbroscia si rileva il suo rapporto opaco con altri luoghi del consumo alimentare: i paesi lontani dal lago, le sagre e i ristoranti del luogo, confermando la sua forte caratteristica di piatto "intimo" e non commerciale, privato, selettivo e di retroscena. In che modo quindi, questo cosě complesso bene effimero, in bilico tra materiale e immateriale, si puň inserire in un processo di valorizzazione del territorio e delle comunitŕ locali legato al loro sviluppo sostenibile? A questo e ad altri interrogativi relativi al patrimonio etnografico, tenta di rispondere il saggio in questione.
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Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Stanko, Marek. "The Liability for Food Product in the Polish Legal System." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (August 2009): 107–19. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-002006.

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Abstract:
- A precise definition of the principles and basis of the food product liability is included in an unusually broad scope of the food safety subject matter. Having regard to the whole set of Polish legal tools for food safety, the reader's attention was focused on civil-legal aspects of producer's liability for harm caused by food product's defect. The idea of the article, however, was not exclusively a detailed legal analysis of Polish legal solutions within this subject matter, but mainly an attempt to interpret these regulations which arouse most doubts in the Polish practice, especially from the point of view of their compliance with the Community regulations. The legal harmonization is undoubtedly of crucial importance in this sphere. It needs emphasizing that the majority of essential legal issues related to the subject matter of food safety as formulated in the Community law has been reflect119 ed in the Polish legislation. Currently this subject matter is regulated on the Polish legal area by the act of 25 August 2006 about the safety of food and feeding. It can be claimed, however, that the regulation of the liability for harm caused by unsafe product (comprising also the notions of agricultural produce and food product) in the Polish legislation complies with the requirements of the Community law. The shortcomings pointed out in the course of considerations absolutely do not allow to conclude that the objective of harmonization has not been achieved. This does not eliminate, however, the necessity to bring about changes postulated in the course of legislative considerations. In the Polish doctrine it is stressed that from theoretical, dogmatic point of view especially the new regime of liability for unsafe product (comprising agricultural produce and food product) should constitute a facilitation for claims to be made by the harmed person. It will, however, be the judicial practice which will decide about its legal efficiency.Parole chiave: responsabilitĂ civile, prodotto alimentare, rischio di sviluppo e progresso.Key words: Liability, Food Product, Risk of Development and Progress.
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Dammacco, Gaetano. "Riflessioni sul diritto di satira e i suoi limiti." Studia z Prawa Wyznaniowego 23 (December 30, 2020): 101–21. http://dx.doi.org/10.31743/spw.10355.

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Abstract:
La satira è un paradigma estremo della libertà di espressione, ma esistono incertezze sulla sua definizione concettuale e sulla relativa disciplina giuridica. Lo sviluppo della comunicazione ha prodotto numerose figure letterarie simili tra loro come la cronaca (una registrazione impersonale e non interpretativa di fatti accaduti), la critica (analisi soggettiva e giudizio relativi a fatti accaduti) e la satira (critica sarcastica di personaggi, comportamenti, modi di fare individuali con scopo di denuncia sociale). Gli elementi che caratterizzano la satira, sviluppatisi nel corso dei secoli, sono sostanzialmente due: attenzione alle contraddizioni (della politica, della società, della religione, della cultura) e intento moralistico per promuovere un cambiamento sociale. La satira religiosa colpisce il potere ecclesiastico e le sue contraddizioni, ma colpisce anche i simboli religiosi e i contenuti delle religioni. Ne conseguono differenti conseguenze giuridiche. Quando colpisce il patrimonio di fede dei credenti essa non è accettabile. La satira religiosa genera una specie di conflitto tra differenti valori costituzionali, e cioè tra il diritto alla libera espressione del pensiero e il diritto alla reputazione e alla tutela del sentimento religioso. Il diritto di satira in generale è riconosciuto dagli ordinamenti giuridici (sia internazionali, sia nazionali) come diritto soggettivo di rilevanza costituzionale, che deriva dalla libertà di espressione e di pensiero. Pensiero, coscienza e religione – per esempio nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – sono omologhi (come beni giuridici o valori etici). Pertanto pensiero, coscienza e religione non possono essere in contrapposizione tra loro. Notevoli incertezze esistono sulla disciplina giuridica del diritto di satira, che non può mai offendere i diritti fondamentali della persona, la sua dignità, la sua reputazione. La Carta di Nizza ha favorito un orientamento, che considera il diritto di libera espressione nella sua forma più ampia ed espansiva. È tuttavia sempre stato affermato il valore prevalente dei diritti umani fondamentali, che non possono essere offesi dall’esercizio del diritto di satira. Negli ordinamenti giuridici nazionali, la forza del diritto di satira consiste nel riconoscimento del suo rango costituzionale, ma anche nei limiti che deve avere. La giurisprudenza ha elaborato i vincoli “formali”, tra i quali i più importanti sono il limite della continenza e della funzionalità.
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Szymecka, Agnieszka. "Produzioni di qualitĂ e sviluppo rurale: il caso polacco." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 3 (March 2010): 191–98. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003008.

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Abstract:
L'oggetto del presente lavoro sono le condizioni giuridiche di sviluppo delle produzioni agroalimentari di qualità in Polonia. Questo tipo di produzioni è molto importante per l'agricoltura europea. Infatti, la Commissione europea considera tali produzioni l'arma più potente degli agricoltori europei in un mondo sempre più competitivo. Esse contribuiscono, inoltre, allo economico-sociale e ambientale sviluppo rurale sostenibile. Nella prima parte l'autrice prende in esame la definizione della "qualità ". Ne analizza varie nozioni adottate dal recente Libro verde sulla qualità dei prodotti agricoli e sottopone a critica alcune di loro. Vengono presentati anche gli "schemi di prodotti di qualità " europei e nazionali. La seconda parte del lavoro prensenta diverse iniziative avviate in Polonia e dirette alla promozione delle produzioni agroalimentari di qualità . Sono presentate le barriere normative in merito che riguardano: la definizione giuridica dell'attività di trasformazione dei prodotti agricoli, le norme fiscali e le regolazioni sulla vendita diretta. Viene fatta una comparazione con le rispettive norme e regolazioni italiane. In conclusione l'autrice constata che il legislatore polacco non è sufficientemente coinvolto nella creazione di un appropriato contesto normativo necessario per lo sviluppo delle produzioni di qualità in Polonia.
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Codini, Anna. "Approcci knowledge-based allo sviluppo di nuovi prodotti nei mercati industriali." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 1 (March 2010): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-001010.

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Abstract:
Il filone di studio dedicato alle cosiddette dynamic capabilities identifica nella capacitÀ dell'organizzazione di far emergere conoscenze acquisite in passato, integrare conoscenze esterne e diffonderle al proprio interno il requisito essenziale dell'impresa che si preoccupa non solo di lanciare nuovi prodotti spot, ma anche di conservare tale abilitÀ nel lungo periodo. Obiettivo del presente lavoro č quello di evidenziare, attraverso lo studio qualitativo di due casi aziendali, eventuali analogie fra prassi e letteratura, specie in merito alla rilevanza dei processi cognitivi nello sviluppo di nuovi prodotti, nonché di individuare gli strumenti specifici piů o meno innovativi impiegati nella realtÀ empirica al fine di favorire l'emersione, l'integrazione, e l'uso della conoscenza.
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Andrea, Bonaccorsi. "Nuovi ruoli della valutazione delle politiche pubbliche per ricerca e innovazione: oggetti, effetti, metodi, dati." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 48 (January 2012): 15–44. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048003.

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Abstract:
Il saggio sviluppa l'idea che la valutazione delle politiche pubbliche sia soggetta ad un significativo ampliamento della propria sfera di azione, in riferimento agli oggetti, agli effetti delle politiche, ai metodi e ai dati. Circa gli oggetti, il saggio sostiene che č in corso un processo irreversibile secondo il quale i policy makers domandano non piů solo la valutazione del prodotto visibile (output) o del risultato diretto (outcome), ma in modo crescente la valutazione dell'impatto diretto e indiretto, a medio e lungo termine, non solo sull'area di policy considerata ma sulla societŕ nel senso piů ampio. Circa gli effetti sulle politiche, si richiama l'attenzione sull'emergere di una nuova generazione di politiche pubbliche basate sul concetto di condizionalitŕ. In riferimento ai metodi e ai dati, il lavoro discute alcuni recenti sviluppi metodologici e tecnici (approccio controfattuale, metodi non parametrici robusti e condizionali, indicatori non commensurabili) e mostra il potenziale nell'uso di microdati di fonte pubblica. In tutti questi casi alla comunitŕ della valutazione viene chiesto uno sforzo ingente di lavoro metodologico quantitativo.
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Balassone, Fabrizio, and Riccardo Crescenzi. "Economia e politica delle infrastrutture in Italia." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 1 (March 2012): 7–18. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-001001.

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Abstract:
Economia e politica delle infrastrutture in Italia Il generalizzato rallentamento delle principali economie avanzate associato ai notevoli vincoli all'utilizzo di interventi di politica monetaria o fiscale ha sollecitato la (ri)valutazione dello sviluppo infrastrutturale come strumento di rilancio della crescita economica. Sia l'analisi critica della letteratura esistente che l'evidenza empirica prodotta nei saggi che compongono questa raccolta mettono in luce alcune criticitŕ legate agli investimenti in nuove infrastrutture in Italia, suggerendo la necessitŕ di ricondurre questi interventi in un mix bilanciato di politiche di sviluppo.
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Santuari, Alceste. "I Gruppi di Azione Locale (GAL) quali forme giuridiche dei partenariati pubblico-privati nel settore turistico." RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no. 31 (December 2020): 7–21. http://dx.doi.org/10.3280/dt2020-031001.

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Abstract:
Il turismo rappresenta un ambito in cui amministrazioni pubbliche e organizzazioni non lucrative possono decidere di collaborare per promuovere specifici prodotti ovvero per sostenere lo sviluppo di un territorio. In quest'ottica, enti pubblici ed enti private non profit possono costituire forme di partnership, quali i Gruppi di Azione Locale (GAL), oggetto del presente contributo.
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Garotti, Pier Luigi, Lavinia La Torre, Dorella Scarponi, and Andrea Pession. "Operatore e utente nel contesto sanitario. Quali competenze per una relazione efficace?" PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (September 2010): 89–102. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001005.

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Abstract:
La maggior parte dei contributi che riguardano la relazione tra operatore sanitario e paziente ha reso evidente la necessitŕ di approfondire un aspetto importante della formazione dell'operatore, quello che riguarda l'acquisizione di abilitŕ a prestare attenzione alla "risonanza emotiva" suscitata dalla relazione con l'altro. A questo proposito č in corso una ricerca presso il reparto di Oncologia pediatrica dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna che ha tra gli obiettivi quello di verificare il grado di coerenza, nel colloquio clinico tra medico e genitore del giovane paziente, della risposta emozionale non verbale del medico, con i segnali espressivo-emozionali prodotti dal genitore. I risultati confermano che la maggior parte dei segnali non verbali e delle espressioni prodotte dal medico hanno, soprattutto, funzione comunicativo- relazionale e non esprimono emozioni in sintonia con quelle espresse dal genitore. Tale aspetto si puň considerare indicativo di una relazione tra medico e interlocutore non sempre efficace. Riconoscere le emozioni permette di comprenderne il significato e di trarne informazioni su cosa accade all'altro e a se stessi; č un percorso personale di auto-conoscenza e di accrescimento delle proprie capacitŕ relazionali che rende possibile all'operatore di adattare le proprie competenze ai bisogni dell'altro. Lo sviluppo e l'acquisizione di specifiche e adeguate skills comunicative e relazionali possono diventare obiettivo primario di un'organizzazione sanitaria che ha come scopo l'alta qualitŕ del servizio.
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Costantini, Valeria, and Graziana Dizonno. "Biocombustibili, agricoltura e Paesi in via di sviluppo." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 1 (March 2010): 65–93. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001004.

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Abstract:
Il rapido incremento dei prezzi agricoli ed energetici, che ha scosso i mercati internazionali durante il biennio 2006-2008, ha sollevato un acceso dibattito sulle cause all'origine di tale shock e sulle politiche piů adeguate di risposta. Il ruolo dell'agricoltura nella produzione di fonti energetiche alternative ha rappresentato un aspetto importante di tale discussione. Spesso perň, l'attenzione si č rivolta maggiormente sulla verifica della presunta corresponsabilitŕ dei biocarburanti nella crescita dei prezzi di alcuni prodotti agricoli, piuttosto che su aspetti attinenti le potenzialitŕ di sviluppo del settore delle bioenergie e i Paesi in via di sviluppo (Pvs), in particolare nell'ambito dello sviluppo rurale. Il lavoro si propone come una rassegna della letteratura che analizza lo scenario internazionale dei mercati agricoli nel periodo 2006-2008 e gli impatti sui Pvs derivanti dallo sviluppo del mercato dei biocarburanti, dedicando, infine, particolare attenzione, alle possibilitŕ di un ruolo piů attivo dei Pvs nell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, quali le bioenergie
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Borghi, Vando, and Federico Chicchi. "I capricci della merce: produzione di merci come produzione di rapporti sociali." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 20–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116003.

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Abstract:
Karl Marx, in un contesto sociale a dire il vero molto diverso da quello presente, ha dimostrato come il processo di produzione delle merci č, allo stesso tempo, anche un processo di (ri)produzione sociale; un processo in cui non solo le merci, ma anche i rapporti sociali, sono continuamente prodotti in una forma adeguata allo stesso sviluppo capitalistico. Il saggio parte dalla considerazione che questa certamente ancora oggi valida assunzione, deve perň essere interpretata alla luce di due principali metamorfosi: da un lato la dicotomia tra produzione e consumo non puň piů essere considerata in modo cosě netto e radicale (come invece in una considerevole parte delle interpretazioni di origine marxista); dall'altro lato il fatto che le nuove catene di produzione globale del valore coinvolgono, sempre piů direttamente, nuove risorse che riguardano le facoltŕ umane fondamentali (lingua, comunicazione, socievolezza, capacitŕ cognitive e simboliche, capacitŕ sociali, ecc.). Alla fine del saggio, ci si propone inoltre di evidenziare alcune contraddizioni che i piů recenti sviluppi della relazione tra merci e rapporti sociali di produzione stanno causando in termini di rischio di auto-distruzione delle basi morali del capitalismo e di persistenza e crescita di rilevanza economica di pratiche di lavoro che cercano di evitare, come modalitŕ intrinseca della loro organizzazione, l'esercizio dello sfruttamento capitalistico.
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Basile, Gianpaolo, and Bernardo Mattarella. "La socializzazione dell'impresa profit: dall'open innovation alla social open innovation." CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, no. 2 (January 2021): 33–52. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2020oa10572.

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Abstract:
Nonostante l'abbondanza di studi sull'innovazione sociale, il focus è solitamente rivolto alle organizzazioni senza scopo di lucro il cui obiettivo principale è raggiungere il cambiamento sociale, mentre il coinvolgimento di attori esterni, tra cui le imprese profit, nello sviluppo dell'innovazione sociale è ancora trascurato nella letteratura.Pertanto, il principale obiettivo è estendere la comprensione concettuale dell'innovazione sociale e fornire un contributo alla concettualizzazione ed agli studi sulla open social innovation.Quindi, il social open innovation viene studiato attraverso un framework concettuale, che prevede una revisione della letteratura relativa ai modelli di social innovation e di open innovation.Tant'è che il lavoro delinea l'aspetto "aperto della social innovation, evidenziando sia l'utilità del coinvolgimento di differenti attori e processi nella generazione e diffusione di idee in grado di affrontare un cambiamento sociale, che la tendenza a definire nuovi modelli di business.Per raggiungere tale obiettivo, lo studio si concentra su una revisione della letteratura senza analisi empiriche. Casi di studio o approcci quantitativi potrebbero rappresentare utili sviluppi per ulteriori ricerche.Inoltre, il lavoro si focalizza sulla social innovation prodotta da imprese profit in un contesto di collaborazione con stakeholder di varia natura, tanto da caratterizzare un'evoluzione dei modelli di business tradizionali verso un modello "hybrid.
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Roberti, Geraldina. "In relazione al consumo. Legami sociali e pratiche di fruizione sui Sns." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 178–89. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043012.

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Abstract:
L'articolo indaga il rapporto tra consumi e relazioni sociali nell'ambito dei percorsi identitari giovanili che si sviluppano sui social network (con particolare riferimento a Facebook). Attraverso una ricerca su un campione di giovani-adulti č stato possibile osservare come i ragazzi utilizzino la condivisione di una serie di pratiche di fruizione per rafforzare i loro legami sociali e come siano proprio le relazioni uno degli elementi fondamentali per la definizione della loro identitŕ. In questo senso, l'atto del condividere uno specifico consumo (o un prodotto) finisce per diventare piů importante del prodotto stesso, perché consente al soggetto di sperimentare un sentimento di appartenenza e contribuisce a strutturarne la rete sociale.
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Mandarino, Antonella. "Valutazione e sviluppo delle aree rurali: quali esperienze, quali nuovi approcci, quali metodologie di valutazione?" RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 43 (February 2010): 123–34. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043009.

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Abstract:
Il tema dello sviluppo rurale č stato negli ultimi decenni, ed č tuttora, molto dibattuto in ambito accademico e istituzionale, sia per le profonde trasformazioni che hanno interessato le aree rurali, sia per gli orientamenti della Politica Agricola Comune, ancora fortemente sbilanciata verso un approccio di tipo settoriale. Le valutazioni condotte fino ad oggi sulla politica di sviluppo rurale, attuata attraverso diversi strumenti in assenza di una chiara strategia, hanno avuto per oggetto i singoli programmi con cui tale politica č stata a lungo identificata, con il risultato che le analisi e i giudizi presentati non sono andati molto oltre le realizzazioni e i risultati degli interventi finanziati. La necessitŕ - manifestata dai componenti il "Gruppo di Lavoro sullo Sviluppo Rurale" costituito nell'ambito delle attivitŕ del NVVIP della Sardegna - di avviare processi di valutazione integrata, degli effetti prodotti dai diversi strumenti di programmazione sulle aree rurali, ha offerto lo spunto per l'organizzazione, nell'ambito del XII Congresso dell'AIV, di una Tavola Rotonda sul tema della valutazione e sviluppo delle aree rurali. L'articolo č una libera rielaborazione delle riflessioni e dei contributi portati in quella sede, allo scopo di stimolare un dibattito su nuove ipotesi di valutazione delle politiche finalizzate allo sviluppo dei territori rurali e sulle implicazioni, concettuali e di metodo, che la definizione di ricerche valutative sul tema dello sviluppo rurale comporta.
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