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Journal articles on the topic 'Teoria della traduzione'

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Landa, Kristina. "Il problema della traduzione e il “linguaggio dell‟ineffabile” nella Commedia di Dante in rapporto alla traduzione russa del poema." Translationes 6, no. 1 (January 1, 2014): 93–107. http://dx.doi.org/10.1515/tran-2015-0007.

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Abstract:
Riassunto Il presente articolo tratta del ―linguaggio dell‘ineffabilità‖ di Dante Alighieri alla luce della teoria della traduzione, e di alcune strutture di questo linguaggio nella traduzione russa della Divina Commedia di M.L. Lozinskij. Molti hanno scritto sul linguaggio di Dante come mezzo d‘espressione delle verità mistiche. Eppure non esiste un lavoro critico in cui questo tema si studi dal punto di vista della scienza traduttiva. Il nostro obiettivo è dimostrare l‘importanza del tema della ―traduzione‖ delle verità divine nel linguaggio umano per la poetica dantesca e scoprire come tale ―traduzione‖ si effettui nella traduzione russa della Commedia ad alcuni livelli testuali.
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Cortesi, Claudia. "Sviluppi recenti della teoria della traduzione." Équivalences 26, no. 2 (1997): 59–82. http://dx.doi.org/10.3406/equiv.1997.1205.

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3

Wielgosz, Aneta. "Insegnare la teoria della traduzione nel XXI secolo." Incontri. Rivista europea di studi italiani 33, no. 2 (December 20, 2018): 143. http://dx.doi.org/10.18352/incontri.10255.

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4

Loreto, Paola. "«Inglesizzare» Dante: tre traduzioni recenti dell'Inferno da parte dei poeti americani." ACME 74, no. 2 (September 14, 2022): 181–95. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18667.

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Abstract:
Il saggio mette a confronto tre fra le traduzioni più importanti della Commedia curate da poeti americani negli anni 2000, prendendo in analisi le loro strategie e tecniche traduttive e i conseguenti risultati estetici. La base del confronto sono le intenzioni traduttive dichiarate dai poeti-traduttori, il modo in cui hanno cercato di porle in pratica, e l’interpretazione dei loro risultati alla luce della teoria dei translation studies recente. Le idee di Lawrence Venuti sulle «versioni dei poeti» e su come leggere una traduzione, specialmente in un contesto di world literature, sono risultate particolarmente utili nel caso dei tentativi di questi poeti-traduttori di riscrivere un testo poetico autonomo, e di trasportare la complessità della poesia di Dante, potentemente padroneggiata, attraverso due tradizioni letterarie diverse.
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Ferenczi, Sŕndor, and Otto Rank. "Prospettive di sviluppo della psicoanalisi. Sull'interdipendenza tra teoria e pratica (1923 [1924])." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2012): 487–538. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-004001.

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Abstract:
Dopo una Nota redazionale, viene tradotta integralmente per la prima volta in italiano e con una nuova traduzione la monografia Prospettive di sviluppo della psicoanalisi. Sull'interdipendenza tra teoria e pratica di Sándor Ferenczi e Otto Rank, scritta nel 1923 e pubblicata nel 1924 (precedentemente erano stati tradotti in italiano solo i capitoli 1, 3 e 5, pubblicati nel terzo volume dei Fondamenti di psicoanalisi dell'editore Guaraldi nel 1974 e delle Opere dell'editore Raffaello Cortina nel 1992). Viene anche pubblicata una postfazione di Michael Turnheim a una ristampa tedesca dell'editore Turia & Kant di Vienna del 1996. Prospettive di sviluppo della psicoanalisi rappresenta una importante tappa del dibattito sulla teoria della tecnica psicoanalitica, e mostra come giŕ agli inizi degli anni 1920 fossero ben presenti alcune tematiche discusse attualmente all'interno del movimento psicoanalitico.
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Diadori (book author), Pierangela, and Jana Vizmuller-Zocco (review author). "Teoria e tecnica della traduzione. Strategie, testi e contesti." Quaderni d'italianistica 34, no. 1 (July 23, 2013): 321–23. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i1.19915.

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7

Cellauro, Louis. "Daniele Barbaro and Vitruvius: the architectural theory of a Renaissance humanist and patron." Papers of the British School at Rome 72 (November 2004): 293–329. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002749.

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Abstract:
DANIELE BARBARO E VITRUVIO: LA TEORIA ARCHITETTONICA DI UN UMANISTA E PATRONO DEL RINASCIMENTOL'aristocratico veneziano Daniele Barbaro (1514–70), collezionista d'arte, di libri e di strumenti matematici, fu un importante patrono delle artie delle scienze della Venezia del XVI secolo. La sua pubblicazione più imponente e significativa fu la traduzione commentata del De Architectura Libri Decem di Vitruvio. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire un'analisi della teoria architettonica di Daniele Barbaro, cosi come emerge dai suoi commentari e di stabilire il suo rapporto con Vitruvio nel contesto del Rinascimento. Mi focalizzo sui principi teoretici rilevanti per la pratica architettonica, inclusi l'atteggiamento di Barbaro verso Vitruvio, la sua teoria del progresso dell'architettura classica, i rapporti nella sua teoria tra le retorica e l'architettura, le sue opinioni sul ruolo delle proporzioni armoniche nel disegno architettonico e sui sei concetti vitruviani del disegno architettonico. Ilprincipale contributo di Barbaro alla comprensione di Vitruvio nel Rinascimento consiste nell'enfasi posta sulla flessibilità con cui egli credeva che le regole di Vitruvio dovessero essere comprese e sull'importanza delle correzioni ottiche per il disegno architettonico nella teoria dell'autore antico.
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Wesoły, Marian. "New Approaches to the Book Alpha Meizon of Aristotle’s Metaphysics and to its Unique Neoplatonic Commentary by Asclepius of Tralles." Peitho. Examina Antiqua, no. 1(4) (June 3, 2014): 307–10. http://dx.doi.org/10.14746/pea.2013.1.18.

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Abstract:
R. Loredana Cardullo (a cura di), Il libro Alpha della Metafisica di Aristotele tra storiografia e teoria, Catania 2009, pp. 294.R. Loredana Cardullo, A sclepio di Tralle. Commentario al libro Alpha Meizon (A) della Metafisica di Aristotele. Intoduzione, testo greco, traduzione e note di commento, Acireale-Roma 2012, pp. 512.Paris 2012, pp. 164.
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Migone, Paolo. "Il problema della "traduzione" di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (March 2010): 35–52. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-001003.

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Abstract:
Vi sono due modi per concepire il rapporto tra filosofie orientali e psicoterapia occidentale. Un modo č rispettare la diversitŕ delle filosofie occidentali (ad esempio nelle visioni del mondo) e introdurne aspetti a scopo terapeutico: in questo senso alcuni parlano di "integrazione" o "eclettismo", con tutte le controversie legate a questi termini. Un secondo modo č partire da una sola prospettiva, quella di una psicoterapia occidentale, e studiare le pratiche orientali per comprenderne il meccanismo di azione. Questo articolo segue questo secondo modo, e utilizza la teoria psicoanalitica per discutere tecniche quali il rilassamento, il training autogeno (una versione occidentale dello yoga), la meditazione, la mindfulness e altri "esercizi". Vengono discusse anche tecniche occidentali, come la epochč fenomenologica, le "associazioni libere" e l'"attenzione liberamente fluttuante" di Freud, il "momento presente" di D.N. Stern, la terza ondata (third wave) del movimento cognitivo-comportamentale, e cosě via.
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Salerno, Vincenzo. "Testo a fronte. Teoria e pratica della traduzione letteraria, no 50, 2014, numero speciale : 25 anni." Transalpina, no. 18 (August 31, 2015): 199–201. http://dx.doi.org/10.4000/transalpina.1209.

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Popovic, Dusan. "Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila." Zbornik radova Vizantoloskog instituta, no. 45 (2008): 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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Abstract:
(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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López Fonseca, Antonio. "Scotto, Fabio y Bianchi, Marina (eds.): ‘La circolazione dei saperi in Occidenti. Teoria e prassi della traduzione letteraria’. Cisalpino – Istituto Editoriale Universitario: Milán 2018. XVI+191 pp." Estudios de Traducción 9 (September 23, 2019): 191–93. http://dx.doi.org/10.5209/estr.65712.

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Marchetti, Luca. "La filosofia dell'arte di Arthur C. Danto. Alcune traduzioni recenti." PARADIGMI, no. 3 (December 2010): 163–72. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-003012.

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Abstract:
Il saggio si concentra su alcune recenti traduzioni italiane delle opere di A.C. Danto per mostrare le linee guida della sua filosofia dell'arte. In primo luogo la tesi per cui, se due oggetti "indiscernibili" appartengono a due categorie filosofiche differenti, non č piů possibile una teoria "estetica" dell'arte (teoria dell'imitazione, teoria dell'illusione, formalismo, ecc). In secondo luogo, la peculiare unione di "essenzialismo" (la definizione di condizioni necessarie e sufficienti) e di "storicismo" (con riferimento alla filosofia dell'arte hegeliana). Attraverso queste linee guida Danto affronta il rapporto tra filosofia e arte, tra arte e realtŕ (o tra opera d'arte e mero oggetto), la tesi della "fine dell'arte" e il problema dell'arte post-storica.
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Nuessel, Frank, and Enrico Borello. "Teorie della traduzione. Glottodidattica e scienze della comunicazione." Italica 77, no. 4 (2000): 563. http://dx.doi.org/10.2307/480290.

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TOMMASI, Francesco Valerio. "G. BANHAM, D. SCHULTING AND N. HEMS (A CURA DI), THE BLOOMSBURY COMPANION TO KANT, BLOOMSBURY, LONDON-NEW DEHLI-NEW YORK-SYDNEY 2015, 432 PP." Estudos Kantianos [EK] 4, no. 02 (January 25, 2017): 219–22. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2016.v4n2.16.p219.

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Abstract:
È nota la tesi di Hegel secondo cui non è possibile qualcosa come una introduzione alla filosofia; la condizione di chi vuole apprendere questa disciplina sarebbe infatti analoga a quella di colui che impara a nuotare: è assurdo pensare di poterlo fare senza entrare in acqua. Anche per la filosofia, dunque, bisognerebbe confrontarsi senza mediazioni con il pensiero e con la tradizione. Ciò appare tanto più vero nel caso dello studio della storia della filosofia e del pensiero di un autore. Infatti è evidentemente paradossale avvicinarsi agli scritti di qualcuno senza leggerli. Ogni sintesi o parafrasi risulta problematica, in quanto immediatamente riduttiva. Solo il confronto analitico con i testi può rendere ragione in modo adeguato di una proposta teorica, dei suoi dettagli, delle sue sfumature e anche delle sue eventuali difficoltà, incongruenze o dei mutamenti di opinione nel tempo – per cui è altresì inevitabile, per familiarizzare con un pensiero, affrontarlo nella sua completezza. Ad una comprensione piena è poi ovviamente necessaria anche la lettura dei testi in lingua originale. Così, il tenere corsi di lezioni, o forse, ancor di più, il lavorare alla stesura di traduzioni, si presentano sovente come i mezzi migliori per entrare veramente in confidenza con la proposta di un autore: lezioni e traduzioni rappresentano infatti contesti nei quali la comprensione è messa alla prova dalla necessità di restituzione ad altri. Ma la conoscenza diretta e complessiva dei testi, anche nella lingua originale, ancora non basta. Solitamente è anche indispensabile avere familiarità con le opere del contesto, e dunque con le fonti e con gli interlocutori. Infatti, il significato di alcune questioni e di molti termini anche tecnici non può altrimenti essere chiarito.
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Migone, Paolo. "Risposta all'intervento di Gherardo Amadei." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2010): 531–32. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004007.

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Abstract:
L'autore risponde a un intervento di Gherardo Amadei (Psicoterapia e Scienze Umane, 2010, XLIV, 4: 526-530) a proposito dell'articolo, scritto dallo stesso Migone, "Il problema della ‘traduzione' di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale" (Psicoterapia e Scienze Umane, XLIV, 1: 35-52). Alcuni degli aspetti discussi sono i seguenti: la supposta origine "orientale" di pratiche terapeutiche quali la mindfulness, la trasversalitŕ di determinati fenomeni clinici e la loro comprensione, il ruolo di "esercizi" terapeutici ripetuti, la differenza teorica e clinica tra approccio "psicodinamico" e "cognitivo-comportamentale", e cosě via.
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Giuseppe, Civitarese. "L'intermedietŕ come paradigma epistemologico in psicoanalisi." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 17 (December 2011): 40–55. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-017004.

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Abstract:
La psicoanalisi si occupa specificamente di processi intermedi. Freud chiama quest'area "das Zwischenreich", il regno di mezzo, il "qualcosa tra": l'in-between o l'halfway region delle traduzioni inglesi. Si puň dire che ciň che potremmo definire come "il paradigma dell'intermedietŕ" č assolutamente centrale in psicoanalisi. In questo lavoro viene illustrato il "paradigma dell'intermedietŕ" a partire dalla prospettiva della teoria del campo analitico, la sua declinazione, nell'opinione dell'autore, piů recente, coerente e radicale. Si affrontano inoltre i temi correlati del soggetto dell'analisi e del parametro simmetria/ asimmetria nella relazione terapeutica.
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DeLaine, Janet. "The ‘Cella Solearis’ of the Baths of Caracalla: A Reappraisal." Papers of the British School at Rome 55 (November 1987): 147–56. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008989.

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Abstract:
LA ‘CELLA SOLEARIS’ DELLE TERME DI CARACALLA: UNA NUOVA VALUTAZIONE‘Tra le sue opere a Roma, egli ha lasciato le magnifiche terme che portano il suo nome, la cella solearis che gli architetti dicono non possa essere imitata quanto a costruzione. Perchè si dice che graticci di bronzo o di rame erano posti sopra (sotto), ai quali è affidata tutta la volta e tanto grande è la campata che esperti ingegneri dicono che non poteva essere fatto. SHA, Vita Ant. Cara., IX, 4–5. Questo articolo dà una nuova valutazione delle teorie esistenti sul significato di questo brano controverso, e propone una nuova soluzione del problema. Prima di tutto la cella solearis viene identificata con il caldarium sulla base della testimonianza di iscrizioni che fanno riferimento a una cella soliaris. In secondo luogo viene presentata la testimonianza sull'uso di barre di metallo nella volta di calcestruzzo del caldarium, altrimenti normale, e viene suggerito che queste possono avere sostenuto un soffitto con graticcio di bronzo. Infine il brano stesso viene preso nuovamente in considerazione e viene suggerita un'altra traduzione della parte critica che può conciliarsi con la nuova interpretazione strutturale della cella solearis.
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Benasso, Sebastiano, Mauro Palumbo, and Stefano Poli. "Gli indicatori tra costruzione teorica e spendibilitŕ empirica: un caso di studio." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 49 (May 2012): 9–24. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-049002.

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Abstract:
Il paper rende conto di un lavoro affidato al Dipartimento di Scienze Antropologiche dalla Regione Liguria, finalizzato alla definizione di un set di indicatori da utilizzare per la ripartizione del Fondo Sociale Regionale, che alimenta una parte consistente delle politiche sociali liguri, governate dal Piano Sociale Regionale e dai Piani di Zona. L'intervento dei ricercatori si colloca dunque all'interno di indicazioni normative e programmatorie abbastanza stringenti, anche se, come si vedrŕ, nel corso del lavoro si sono sviluppate interessante retroazioni tra esiti del lavoro tecnico scientifico e ripensamento da parte del decisore dei criteri adottati (o della loro traduzione pratica), alla luce dei risultati ottenuti operativizzando dei criteri predefiniti. Si tratta di casi posti anche di recente sotto osservazione dalla letteratura italiana sugli indicatori (Parra Saiani, 2009; Bezzi, Cannavň e Palumbo, a cura di, 2010), che peraltro sono stati sempre caratterizzati da una feconda commistione tra impiego descrittivo-interpretativo e funzione pratica. In casi come questo č abituale per il sociologo l'applicazione dell'approccio lazarsfeldiano (Lazarsfeld, 1965), quindi l'individuazione delle dimensioni principali di un concetto e la successiva costruzione di variabili (indicatori) che permettano di rilevare tali dimensioni. Il lavoro presentato ha mantenuto un certo grado di continuitŕ con il paradigma lazarsfeldiano, pur aprendo ad una serie di riflessioni critiche al riguardo. Emerge in particolare la continua retroazione tra indicatori, dimensioni e concetti indicati, che nel caso del loro impiego valutativo produce anche una maggiore consapevolezza delle implicazioni pratiche delle scelte adottate, sia sul piano metodologico che su quello politico. In questo modo si ottiene un risultato che produce innovazioni ed empowerment sia sulle modalitŕ classiche di lavoro del ricercatore sociale, sia sui processi decisionali interessati.
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Fusco, Antoni Maria. "Le "prefazioni" di J.M. Keynes alle traduzioni della sua teoria generale: estemporanee annotazioni." STUDI ECONOMICI, no. 115 (January 2016): 61–85. http://dx.doi.org/10.3280/ste2015-115002.

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Adamo, Sergia. "Gentzler, Edwin. 1993. Teorie della traduzione: Tendenze contemporanee. Italian translation of Contemporary Translation Theories." Target. International Journal of Translation Studies 12, no. 2 (December 31, 2000): 393–95. http://dx.doi.org/10.1075/target.12.2.27ada.

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El Nawasany, Shirin. "Traduzione tra teoria e prassi: alcune osservazioni strumentali Analisi traduttological de “ll lungo viaggio” dello Sciascia." مجلة کلیة الآداب . حلوان 43, no. 1 (January 1, 2017): 105–58. http://dx.doi.org/10.21608/kgef.2017.96183.

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Gémar, Jean-Claude. "Megale, Fabrizio (2008) : Teorie della traduzione giuridica. Fra diritto comparato e « translation studies ». Napoli : Editoriale scientifica, 165 p." Meta: Journal des traducteurs 55, no. 4 (2010): 845. http://dx.doi.org/10.7202/045694ar.

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Clerc, Sandra. "Machiavelli, Terenzio, e i «sali della commedia»." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 69 (November 14, 2022). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/69.2.2.

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Abstract:
L’apporto di Machiavelli all’interno del dibattito sulla lingua della commedia è visibile sia nella teoria, con il Discorso sopra la nostra lingua, sia nella pratica, con la scrittura delle due commedie originali (Mandragola e Clizia). A queste deve però aggiungersi anche la traduzione dell’Andria, che offre alcuni spunti di riflessione volti a chiarire la concezione linguistica del Segretario Fiorentino e il tipo di apprendistato che Machiavelli ha dovuto affrontare nell’ambito della scrittura drammaturgica. Nel contributo viene in particolare segnalata l’importanza dei detti e dei termini “patrii”, che Machiavelli utilizza nelle commedie coerentemente a quanto annunciato nel Discorso. Keywords: Machiavelli, Terenzio, Andria, teatro, commenti
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Belizário, Edvaldo Sampaio. "TEORIA DA TRADUÇÃO NA PRÁTICA AS ARMADILHAS DA TRADUÇÃO / LE TRAPPOLE DELLA TRADUZIONE." Revista Italiano UERJ 1, no. 1 (January 22, 2011). http://dx.doi.org/10.12957/rev.ital.uerj.2010.1093.

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Heyer-Caput, Margherita. ""Dopo il divorzio" (1902, 1905, 1920) di Grazia Deledda: 'opus in fieri' sul riso del moderno." altrelettere, September 17, 2013. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-13.

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Abstract:
Grazia Deledda, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, è stata generalmente considerata una delle voci maggiori della scrittura al femminile di primo Novecento, sospesa tra Verismo e Decadentismo e spesso tacciata di regionalismo. Tuttavia la critica italiana e nordamericana più recente ha cominciato a sottolineare la rilevanza della narrativa deleddiana nel discorso sul moderno. Il romanzo "Dopo il divorzio", generalmente trascurato dalla critica, rappresenta un caso esemplare della riflessione deleddiana sulla crisi del moderno 'sub specie Sardiniae' per la sua tormentata vicenda editoriale. Pubblicato dapprima nel 1902, all’apice di una rovente polemica pluridecennale sull’introduzione del divorzio in Italia, "Dopo il divorzio" appare poi in una traduzione inglese corredata di alcune significative modifiche nel 1905, e infine in una seconda versione italiana nel 1920 con il titolo di "Naufraghi in porto". L’analisi delle varianti di carattere strutturale e semantico alla luce della critique génétique dimostrerà che il percorso seguito dall’autrice nella geografia culturale dell’Italia post-unitaria si snoda lungo la dialettica tra margine e centro che definisce la poliedrica identità del modernismo italiano. Inoltre "Dopo il divorzio", profondamente radicato nel paesaggio sardo dei più noti romanzi deleddiani, emerge come opus in fieri del moderno attraverso un dialogo intertestuale con le maggiori espressioni contemporanee della riflessione sull’umorismo, da "Le rire" (1900) di Bergson, a "Der Witz" di Freud (1905) al "Saggio sull’umorismo" di Pirandello (1908). La lettura di "Dopo il divorzio" quale work in progress a colloquio con le teorie sull’umorismo di primo Novecento sottolinea l’appartenenza di Grazia Deledda al modernismo europeo non a dispetto, bensì grazie al punto d’osservazione privilegiato offertole dalla insularità sarda. L’analisi di "Dopo il divorzio" nel suo percorso testuale e nella sua rilevanza extratestuale rivela dunque come Grazia Deledda, una scrittrice spesso stigmatizzata per le sue radici regionali «minori», abbia aperto la letteratura italiana alla riflessione sui più inquietanti elementi del modernismo europeo.
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Montaldi, Massimo. "Anthropology applied to the analysis of social deviances and the effects of uprooting on individual trans-generational behavior / Antropologia applicata all’analisi delle devianze sociali e gli effetti dello sradicamento sul comportamento individuale trans generazionale / Antropología aplicada al análisis de las desviaciones sociales y de los efectos del desarraigo en el comportamiento transgeneracional individual." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, October 8, 2019. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.64.

Full text
Abstract:
This article aims to clarify some points of view and aspects on the relationship between multiculturalism and migration, and the relationship between minor and major normative jurisprudences, against the dynamic background of historical and anthropological processes, in a criminological perspective, and using some theories that argue why the phenomena of deviance are associated with intercultural and ethnic contexts. The interaction between outgroup and ingroup, while modern societies are engaged in solving problems related to the management and control of regulatory deviance, seems to bring out spaces to think, thanks to the onset of the ethnographic method in criminological studies. Criminology and ethnography can therefore profitably experiment with a scientific relationship, in the light of the sociology of deviance. New concepts invite to formulate a different approach, less constrained by specializations, but tending to obtain a result of a balanced scientific exchange full of perspectives. In this way, some of the reasons behind the deviant behavior among minorities will appear clearer. It can be argued, for example, that concepts of proximal and distal stress expand the translations of the problem. The cessation of the social bond, the semantic differences between landless and native minorities, seem to have a role in the dynamics of deviance, psychopathology, and crime. The sub-cultural community, the training and educational conditions are all recurrent themes, but they often assume an unexpected value in the eternal struggle for space. The class struggle and the reasons behind the enormous amount of laws appear to be the result of contrasting relationships between majorities and minorities. The problem of cultural deviances does not always seem clear and complete, if interpreted by the individual sciences, they easily run into scientific reductionism and redundancy. Stitching together edges that tend to remain far away could be possible only provided that the different perspectives can be connected, and that the tool of comparative ethnography is regarded as a fruitful link with criminology. Semantics is enriched with concepts, such as the syndrome of socio-cultural adoption, probes the implications of the cultural bond that redefines the existential plots of the condition of the migrant in modernity. The disruptive effects of the stress of minorities, or the disbelief of minorities towards the normative majority, are only some of the concepts with which I have tried to represent the motivations that are at the base of a basic hostility of some social communities to the rules. A multi-scientific approach has an experimental structure, a crossroads of different experiences, which aims to build lexicons and widen and diversify the semantics of deviance, questioning the particularisms and the singular exasperation of the perspectives of hermeneutic excesses. As Europe prepares to deal with the impact of epochal migration, the comparative method is able to provide empirical considerations for a reading consistent with history, and less involved with academic speculation, and ideological needs. Understanding the dynamics that underlie the criminal deviance between minorities, is not only an exercise of absolute social vanguard, but tends to build new bases and theoretical and practical references better systematized, which dictate complex work agendas, expanding the knowledge on the real relationship between criminal deviance and ethnic communities. RiassuntoQuesto articolo si propone di chiarire alcuni punti di vista e aspetti sulle relazioni tra multiculturalismo e migrazione, e il rapporto tra minoranze e maggioranze normative, sullo sfondo dinamico di processi storici e antropologici, in una prospettiva criminologica, e utilizzando alcune teorie che argomentano i motivi per i quali le fenomenologie della devianza si associano ai contesti interculturali ed etnici. L'interazione tra outgroup ed ingroup, mentre le società moderne sono impegnate nella soluzione di problemi legati alla gestione ed al controllo della devianza normativa, sembra far emergere spazi di riflessione grazie all’irruzione del metodo etnografico negli studi criminologici. Criminologia ed etnografia, possono dunque proficuamente sperimentare una relazione scientifica, alla luce della sociologia della devianza. Nuovi concetti invitano a riformulare un approccio meno costretto dalle specializzazioni, ma tendente ad ottenere un risultato di uno scambio scientifico equilibrato e denso di prospettive. Appariranno più chiare in tal modo, alcuni delle motivazioni retrostanti alla condotta deviante tra le minoranze. Si può sostenere, per esempio, che concetti di stress prossimale e distale, ampliano le traduzioni del problema. La cessazione del legame sociale, le differenze semantiche tra minoranze senza terra e minoranze native, sembrano avere un ruolo nella dinamica della devianza, della psicopatologia, della delinquenza. La comunità sub culturale, la formazione e le condizioni di istruzione, sono temi ricorrenti, tuttavia assumono sovente un valore imprevisto nella lotta eterna per lo spazio. La lotta di classe e le ragioni che stanno dietro alla enorme mole di normativa, appaiono il frutto di rapporti di contrasto tra maggioranza e minoranze. Non appare sempre chiaro e completo il problema delle devianze culturali, se interpretato dalle singole scienze, incorrono facilmente nel riduzionismo e nella ridondanza scientifica. Un lavoro di ricucitura di margini che tendono a mantenersi lontani, è possibile a patto che le prospettive sappiano comunicare tra loro, e lo strumento dell’etnografia comparata si profila una proficua connessione con la criminologia. La semantica si arricchisce di concetti, come ad esempio la sindrome dell’adozione socioculturale, sonda le implicazioni del legame culturale che ridefinisce le trame esistenziali della condizione del migrante nella modernità. Gli effetti dirompenti dello stress delle minoranze, o la diffidenza delle minoranze verso la maggioranza normativa, sono solo alcuni dei concetti con cui ho cercato di rappresentare le motivazioni che stanno alla base di un'ostilità di fondo di alcune comunità sociali, rispetto alle regole. Un approccio multi scientifico ha un assetto sperimentale, incrocio di esperienze diverse, che mirano a costruire lessici e ampliare e diversificate le semantiche della devianza, mettendo in discussione i particolarismi e l'esasperazione singolare delle prospettive degli eccessi ermeneutici. Mentre l'Europa si appresta ad affrontare l'impatto di una migrazione epocale, il metodo comparativo è in grado di fornire le considerazioni empiriche per una lettura coerente con la storia, e meno coinvolte con la speculazione accademica, e le esigenze ideologiche. Capire le dinamiche che sotto intendono la devianza criminale tra le minoranze, è un esercizio non solo di assoluta avanguardia sociale, ma tende a costruire basi nuove e riferimenti teorici e pratici meglio sistematizzati, che dettano agende di lavoro complesse, allargando la conoscenza sul rapporto reale tra devianza criminale e comunità etniche. ResumenEste artículo se propone aclarar los puntos de vista y aspectos sobre las relaciones entre multiculturalismo y migración, y la relación entre minorías y mayorías normativas, en el fondo dinámico de procesos históricos y antropológicos. En una perspectiva criminológica, y utilizando algunas teorías que argumentan los motivos por los cuales las fenomenologías de las desviaciones se asocian a los contextos interculturales y étnicos. La interacción entre outgroup e ingroup, mientras las sociedades modernas están ocupadas en la solución de los problemas ligados a la gestión y al control de la desviación normativa, parece que hacen surgir espacios de reflexión gracias a la introducción de la metodología etnográfica en los estudios criminológicos. Criminología y etnografía, pueden entonces experimentar rentablemente una relación científica, bajo la luz de la sociología de la desviación. Nuevos conceptos invitan a reformular un enfoque menos forzado por las especializaciones, pero con la tendencia en obtener un resultado de un intercambio científico equilibrado y lleno de perspectivas. Aparecerán más claras de esta manera, algunas de las motivaciones que están detrás de la conducta desviada entre las minorías. Se puede sostener, por ejemplo, que conceptos como stress proximal y distal, amplían las traducciones del problema. La ruptura del lazo social, las diferencias semánticas entre minorías sin tierra y minorías nativas, parecen tener un rol en la dinámica de la desviación, de la psicopatología y de la delincuencia. La comunidad sub-cultural, la formación y las condiciones de instrucción, son temas recurrentes, sin embargo, asumen a menudo un valor imprevisto en la lucha eterna por el espacio. La lucha de clase y las razones que están detrás a la gran masa normativa, parecen el fruto de relaciones de contraste entre mayorías y minorías. No parece siempre claro y completo el problema de las desviaciones culturales, si es interpretado por las ciencias individuales, incurren fácilmente en el reduccionismo y en la redundancia científica. Un trabajo de reparación de márgenes que tienen la tendencia a mantener la distancia, es posible siempre y cuando las perspectivas sepan comunicarse entre ellas, y el instrumento de la etnografía comparada pueda conectarse rentablemente con la criminología. La semántica se enriquece de conceptos, como por ejemplo el síndrome de la adopción sociocultural, sondea las implicaciones del lazo cultural que redefinen la parte existencial de la condición del migrante en la modernidad. Los efectos disruptivos del stress de las minorías, o la diferencia de las minorías hacia las mayorías normativas, son solo algunos de los conceptos con los que busqué representar las motivaciones que están en la base de la hostilidad de algunas comunidades sociales, con respecto a las reglas. Un enfoque multicientífico tiene un corte experimental, cruce de experiencias diferentes, que velan por construir léxicos, ampliar y diferenciar las semánticas de la desviación, poniendo en discusión los particularismos y la exasperación singular de las perspectivas de los excesos hermenéuticos. Mientras Europa se alista para afrontar el impacto de una migración épica, la metodología comparativa puede suministrar las consideraciones empíricas para una lectura coherente con la historia, y menos involucrada con la especulación académica, y las exigencias ideológicas. Entender las dinámicas que definen la desviación criminal entre las minorías, es un ejercicio no solo de absoluta vanguardia social, sino que tiene la tendencia en construir bases nuevas y referencias teóricas y prácticas mejor sistematizadas, que dictan agendas de trabajo complejas, engrandeciendo el conocimiento sobre la relación real entre desviación criminal y comunidades étnicas.
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